Davvero un miracolo: contro Berlusconi ora sono di più

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Davvero un miracolo: contro Berlusconi ora sono di più
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
VENERDÌ 28 OTTOBRE 2011
ANNO IX • N°213 • € 1,00
D.L.
seven
S TA M P A
BLOG
TV
Anche Facci
non ne può più.
Nemmeno
di Libero
Fioravanti,
star nera
di un docu-film
innocentista
Se la televisione
della morbosità
dimentica
l’alluvione
In Italia
li paradossale
d
l effetto
ff
del
d l vertice
i di Bruxelles.
ll Non c’è alcuna
l
stabilizzazione
bili
i
Davvero un miracolo: contro
Berlusconi ora sono di più
È rinata
l’Europa.
Anzi due
RAFFAELLA
CASCIOLI
N
on è solo questione di arginare i Neroni in giro per
l’area euro (di cui Berlusconi è il
capofila, anche se non è l’unico).
Né soltanto il rafforzamento del
fondo salvastati o l’accordo sulla
ricapitalizzazione delle banche
europee. Il vertice europeo di
mercoledì, il secondo nel giro di
pochi giorni, ha consentito un primo importante passo avanti nella
direzione di un’Europa a due velocità.
Con la modifica dei trattati,
stabilita dall’eurovertice del 25
marzo, si era iniziato a ragionare
sulla necessità di cambiare per
difendere la moneta unica e non
solo. Tuttavia, in quell’occasione la
Germania era apparsa ancora poco
convinta di mettere mano ad una
modifica finalizzata alla realizzazione di una politica comune della stabilità. Poi il pericolo del contagio della crisi e lo spettro di un
ritorno a svalutazioni competitive
nazionali hanno ricondotto i tedeschi sui propri passi. La modifica
dei trattati può essere un punto di
svolta.
SEGUE A PAGINA
n un colpo solo, Berlusconi ha
ricompattato le opposizioni, i
sindacati e i dissidenti della maggioranza. Questi gli effetti politici
della lettera d’intenti portata dal
premier a Bruxelles che pure aveva riscosso il consenso europeo.
Ma i problemi sono a Roma. Cgil
Cisl e Uil parlano di sciopero generale contro le proposte del governo sui licenziamenti, il Pd continua ad attaccare «il libro dei sogni», Casini accusa l’esecutivo di
fomentare lo scontro sociale, Fli
non farà sconti. Bersani, Casini e
Di Pietro ieri hanno fatto il punto
della situazione.
Ma la novità è la venuta allo
scoperto di un nutrito gruppo di
dissidenti che chiede di allargare
la maggioranza e sostanzialmente
un passo indietro del Cavaliere. Si
tratta di senatori vicini a Beppe
Pisanu. Anche se sono emerse distinguo e successive dissociazioni,
è chiaro che nel Pdl si va allargando lo spazio di un’area ormai pronta a non sostenere più il governo.
a crisi che l’Italia sta attraversando
è certamente una delle più drammatiche della sua storia. Alle difficoltà economiche si aggiungono infatti
una crisi di credibilità delle istituzioni
forse senza precedenti, e una nuova
tensione nelle relazioni di convivenza
civile, esasperate da una mancanza di
fiducia nel futuro e da un senso di
solitudine e abbandono che colpiscono tutti, non più solo i giovani “indignati”. Che ci sia uno specifico problema italiano, una crisi nella crisi, è
del tutto evidente: nasce dallo stato
dei nostri conti pubblici, dal mancato
sviluppo, dalla miopia di certe scelte
politiche (di quelle fatte e di quelle
mai prese), dalla precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro di intere generazioni, nonché dalla triste
agonia di un governo che trascina a
fondo l’intero paese. C’è una crisi italiana nella crisi mondiale.
Ma c’e anche, altrettanto evidente,
una dimensione globale della crisi
che qui rischia di essere inghiottita in
un dibattito provinciale che assume
la dimensione sovranazionale dei fenomeni come alibi per negare o non
affrontare i nodi italiani, per non assumere la responsabilità di scelte
difficili.
SEGUE A PAGINA 8
A
pertura in diretta tv per la Leopolda, in collegamento stasera
su La7. Non poteva essere altrimenti per un Matteo Renzi che punta su
questo appuntamento per testare le
sue possibilità di leadership nazionale. Dal Big bang fiorentino non
uscirà ancora il nome dello sfidante
di Bersani per eventuali primarie,
ma il sindaco garantisce: «Uno di
noi più giovani dovrà candidarsi,
non bastano Bersani, Di Pietro e
Vendola». Il dibattito entrerà nel vivo
È
A DI BRUXELLES
DOPO LA NOTTE
I
Rissa
sull’imbroglio
svelato di Silvio
Lavoro,
quella riforma
impossibile
Sindacati,
una sola
voce
Casini, Bersani
e l’altra lettera
(della Bce)
FRANCESCO LO SARDO
RAFFAELLA CASCIOLI
M. COLIMBERTI
GIOVANNI COCCONI
Sul voto
irlandese ansia
da austerity
Papandreou
ottimista, il paese
non si fida
A Super
Sarkozy non
resta che la tv
Gregor Gysi:
Merkel e la crisi
del neoliberismo
LORENZO BIONDI
PAVLOS NERANTZIS
VALENTINA LONGO
ALESSANDRO BELLARDITA
ALLE PAGINE
Un altro G20 Su il sipario sul Big bang,
nella tempesta nel Pd qualcosa si muove
L
STEFANO
MENICHINI
Cisl e Uil si ricompattano alla Cgil, opposizioni unite e fronda nel Pdl
2
FEDERICA
MOGHERINI
Renzi,
Zingaretti,
che volete?
solo domani, mentre le conclusioni
di Renzi sono attese per domenica
all’ora di pranzo, più o meno in contemporanea con l’intervento di Pier
Luigi Bersani a Napoli, in chiusura
di Finalmente Sud!, l’iniziativa di formazione del Pd con duemila giovani
meridionali. Ieri, intanto, è stato Nicola Zingaretti a illustrare il proprio
manifesto politico, che prova a trovare una sintesi riformista alle diverse piattaforme generazionali emerse
nelle ultime settimane. A PAGINA 6
2, 3, 4 E 5
Matteo
pesca fuori
Nicola
l’innovativo
PAOLO
NATALE
ANTONIO
FUNICIELLO
P
er alcuni è il nuovo che avanza. Per altri è il segno di tempi infausti. Per altri ancora i testaa-testa di una volta (tra D’Alema e
Veltroni, o ancor più lontano nel
tempo tra Ingrao e Amendola) oggi ce li sogniamo. Ma comunque
è questo il duello che si va profilando.
SEGUE A PAGINA 9
P
er quanto si sia cercato di farlo passare come un contributo
mediano tra due estremismi, quello di Zingaretti sul Foglio è un manifesto decisamente innovativo e
che, nella dialettica interna al Partito democratico, si colloca nettamente da un parte.
SEGUE A PAGINA
8
❱❱ RESSA PER I MAXISCONTI ❰❰
CULTURA
IL FESTIVAL
DEL FILM DI ROMA
“The lady” apre
una kermesse
pensata solo per
il grande pubblico
PAOLA CASELLA
A PAGINA 1O
N
o, non ci sono paragoni per
il caos che ieri ha paralizzato
mezza Roma per l’apertura di un
supermercato di elettrodomestici
nel cuore di Ponte Milvio, il food
district della Capitale, luogo notturno di struscio e movida. Quando, però, alla martellante campagna di comunicazione dei giorni
scorsi hanno risposto migliaia e
migliaia di persone che si sono
riversate a Roma Nord come lemmings, addirittura accampandosi
la notte come a Tahrir per strappa-
re un bigliettino d’ingresso e aggiudicarsi a prezzi scontatissimi
generi di conforto come ultrapiatti, laptop e smartphone, si è scatenato un putiferio. Scontri, code,
vetri rotti, cordoni di sicurezza, e
intorno una trappola di lamiere
fino al Raccordo anulare. Abbastanza per provocare un rimpallo
di responsabilità tra il Campidoglio e il titolare del negozio, condite dalle sacrosante polemiche
politiche su un caos più che annunciato (il battage era stato davvero ciclopico, difficile non accorgersene). Restano gli interrogativi
sul popolo di Trony, cosa racconta
Chiuso in redazione alle 20,30
ROBIN
La guerra di Trony
FILIPPO
SENSI
la cosa migliore che ci si
potesse aspettare dal Pd,
comunque era inevitabile che
accadesse. Se qualcuno sperava
che nelle austere conferenze di
programma potesse esaurirsi
l’elaborazione dei democratici,
ecco che suona la sveglia della
politica contemporanea. Che è
fatta di personalità forti, di iniziative di movimento, di comunicazione diretta, di mobilitazioni orizzontali. Ieri il referendum, oggi una raffica di autoconvocazioni e sortite che mirano a smuovere le acque.
Non per rendere più difficile
la strada a Bersani, ma per aprirne altre di strade, in direzioni
diverse, con destinazioni più
promettenti di quanto non sia
una risicata vittoria elettorale
nel 2012 a rischio di trasformarsi presto in sconfitta politica.
È chiaro però che non si possa essere con Matteo Renzi, Nicola Zingaretti o la coppia Serracchiani-Civati meno esigenti
che con il segretario del partito.
E se a Bersani viene rimproverata la staticità di linea, chi alza
la testa per dire la sua ha un diritto (il diritto di non vedersela
tagliare subito nel nome di chissà quale improbabile ortodossia
democratica), ma anche il dovere di giocare allo scoperto su
contenuti e obiettivi.
Nicola Zingaretti, per esempio. Il principale motivo per cui
tutti gli pronosticano una luminosa carriera è la sua indubbia
capacità di piazzarsi al centro
del campo di forze. I berlingueriani hanno governato il Pci e il
Pds-Ds per anni, in questo modo. Ma può funzionare ancora
così?
SEGUE A PAGINA 4
sull’Italia l’ingorgo umano per un
iPhone? Il dramma di un paese su
cui pende la crisi e che si arma di
tenda per risparmiare qualche euro? L’efficacia del marketing
nell’Italia del ventennio berlusconiano? La sostituzione di rockstar
e mobilitazioni politiche con lussuosi gadget da adorare, secondo
il culto dell’oggetto battezzato da
quel guru dello scomparso Steve
Jobs? La persistenza dell’homo consumans, a dispetto delle indignazioni che pretenderebbero di sussumere tutto nell’impegno civile e
nella partecipazione politica diretta?
SEGUE A PAGINA 4
Ponte
Cancellato il progetto per il ponte sullo Stretto. Non si farà mai.
Adesso sì che è giusto chiamarlo
come voleva lui: Ponte Silvio
Berlusconi.