Un Natale Incredibile – More Pie`s Adventures

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Un Natale Incredibile – More Pie`s Adventures
Libro tratto dalla storia: The Lost Boys
di: Andrew Dylan James (Andrea Zatti)
Tutti i diritti sono riservati all’autore
Disegno in copertina: Beatrice Uberti
Traduzione a cura di: Beatrice Tortelli
Edizione: Dicembre 2016
Un Natale Incredibile
–
More Pie’s Adventures
Era la vigilia di natale e come quasi ogni sera More Pie stava bevendo l’intruglio a base di anice che Skania preparava per lui.
Come sempre More non aveva sonno, quindi guardava dalla sua tenda il campo
base. Faceva freddo, molto freddo, in quel momento i Lost Boys dovevano essere in quella che una volta era Boston, se i suoi calcoli erano corretti.
La sua tenda era staccata dal gruppo, gli altri avevano optato per uno spiazzo
nel bosco, mentre lui era tra gli alberi, per la precisione: sugli alberi. Lui era
così, doveva vivere ad almeno 5 metri da terra, ormai era abituato così, nessuno
poteva farci molto. Poi l’altezza gli piaceva, gli ricordava casa sua.
Dall’alto in quel momento osservava tutto: le luci della tenda di Prometheus
erano ancora accese, probabilmente stava riguardando qualche progetto o risistemando la tuta di Dol, che era appena uscita dalla sua tenda per andare a
dormire in quella accanto. More pensava stesse sistemando la tuta, dato che con
quel freddo le batterie dei guanti di Doll avevano iniziato ad avere problemi, lui
l’aveva notato durante il tragitto per arrivare lì.
Chris probabilmente era già a dormire, le sue luci erano spente da un po. Res
e Toyger erano appena rientrati dalla festa e si erano chiusi nella loro tenda,
probabilmente stanchi dopo i giochi del pomeriggio. Ci fu un pareggio causa
rischio rottura attrezzature nella sfida 1 contro 1 tra Yu e Ur.
Gli altri, probabilmente, erano ancora alla festa di Skania e Eevee. Loro due
organizzavano sempre feste, però era comprensibile, chi non lo farebbe se fosse
in loro? Erano belle, innamorate l’una dell’altra e giovani. Poi diciamocelo, se
non avessero fatto queste feste avrebbero fatto tutt’altro, quindi forse era meglio
così, si diceva More, contando poi che il giorno dopo sarebbe stato Natale.
Natale ormai non era più la festa che leggevano nei libri, ormai era stata ribattezzata con il nome “Lost Day”, una delle feste perdute. L’unico che credeva
ancora un minimo nel Natale era More. A lui piaceva l’idea di un vecchio con
una slitta volante che lasciava regali a tutti, era qualcosa di cui voleva capirne il
funzionamento. Sia del vecchio che della slitta.
More capiva che la festa di Skania era ancora in corso per un motivo non troppo
difficile, un motivo che aveva un nome: Magnus. Il dannato gatto di Skania e
Eevee che immancabilmente, durante le loro feste, andava nella tenda di More
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per starsene tranquillo, che lui ci fosse oppure no.
Alla fine non era un cattivo gatto, era grande, con un pelo corto grigio-argentato
e due occhi molto luminosi. Quello che dava molto fastidio a More era che invadeva i suoi spazi, e il suo letto, e doveva sempre discuterci per farlo spostare
da lì.
- Dai Magnus, ora vai, non mi interessa dove, io voglio dormire. Quindi su,
via! - Magnus, senti, io conto fino a 7, poi ti do un calcio che voli direttamente nel
camion da dove sei venuto, passando attraverso le pareti e senza passare dal
via! - Prima o poi ti attacco le ali e ti faccio volare a mille chilometri di distanza, poi
voglio vederti a tornare indietro a piedi! Alla fine, però, non arrivava mai a fare qualcosa di concreto, non sarebbe stato
corretto, poi diciamo la verità, sapeva benissimo che Skania e Eevee gli avrebbero sparato qualche colpo di mitragliatore se l’avesse fatto, e lui non aveva
assolutamente voglia di avere questo genere di discussioni con loro perché da
entrambe ne sarebbero usciti con lividi e ferite.
Quella sera successe la stessa cosa: More che cercava di convincere Magnus e
Magnus che non si spostava. Dopo qualche tentativo, però, Magnus si spostò
dal letto e si mise in un angolo della tenda. Non era una vittoria completa, ma
almeno More poteva dormire nel suo letto senza che nessuno lo disturbasse.
Aveva ottenuto il suo compromesso con quel dannato gatto.
Alla fine, More, rassegnato decise di fumare l’ultima sigaretta e andare a letto.
Non fu molto difficile addormentarsi per lui, anche se per qualche minuto continuò a sperare che il vecchio quella volta avesse ricevuto la sua lettera, e che
facesse qualcosa, abbastanza da poter dire “Ehi, esiste!”, così da non rendere
vane tutte le parole scritte nelle scorse lettere e per rinfacciarlo a chi dei Lost
Boys rideva di lui per questa cosa.
Allora. Svegliare More Pie era quasi impossibile, nessuno ci riusciva davvero, a
parte Skania, quando lo svegliava con dei pugni ben assestati nelle costole. Una
cosa che More odiava in una maniera veramente profonda.
Quella notte, però, More si svegliò di colpo. Qualcosa aveva urtato la sua tenda
facendola oscillare e sempre quel qualcosa si schiantò a terra poco dopo, provocando un rumore di legno che si spezza. Probabilmente era caduto un albero,
però More uscì comunque a controllare. Un albero può cadere, ma non può farlo
senza motivo, urtando la sua tenda e schiantandosi molti metri più lontano.
More si fece forza e uscì dalla tenda, ovviamente non senza borbottare qualcosa in welsh, o quello che Simour aveva identificato come welsh, dopo aver
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ascoltato sia Prometheus che More mentre discutevano o si innervosivano per
qualcosa. A More non è che importasse davvero che lingua fosse, lui la parlava
fin da quando era un bambino, ormai era automatico per lui parlarlo, non gli
importava nient’altro.
Comunque potremmo interpretare, o cercare di tradurre, il suo borbottio con: Bene, se prendo chi, o cosa, mi ha svegliato in questo modo, diventa un tavolino
da campeggio.More, borbottando, si fece forza e uscì dalla tenda, ma non vide nulla. Magnus
era scomparso e tutto era spento e tranquillo, nemmeno Wanted era a fare i suoi
percorsi di perlustrazione nel campo base a quell’ora. Però ormai era sveglio,
quindi prese la sua fiaschetta piegata e la spranga e andò nella direzione in cui
aveva sentito i rumori dello schianto.
Era buio pesto, quindi decise di indossare la tuta, che tramite le batterie, avrebbe
creato una fonte di luce accettabile, almeno per vedere a qualche metro davanti
a lui.
More camminò per qualche minuto ma niente, così, arrabbiato e annoiato, decise di tornare all’accampamento.
In quel preciso istante, però, More vide una sagoma nella neve ad una decina di
metri alla sua sinistra. Era una specie di forma curva, come una pietra, con un
qualcosa di rosso schiacciatogli sopra. Al primo sguardo sembrava una carcassa, così decise di avvicinarsi per poterla vedere meglio, ovviamente tenendo la
sua spranga nella mano destra e una chiave inglese nella sinistra, non si sa mai
che si potesse ancora muovere.
Quando arrivò a circa tre metri di distanza iniziò a distinguere bene le forme, ma
era decisamente troppo strana come cosa.
- Cosa diamine avrà messo Skania nell’intruglio stavolta? Di sicuro ci avrà messo dentro ancora qualche dannato allucinogeno, immagino. Come sulla nave. Se
la prendo stavolta nessuno salverà la sua rotula destra. - questo era la prima cosa
che pensò More non appena riuscì a distinguere bene la forma.
Mentre faceva questi pensieri, però, la sagoma si mosse borbottando qualcosa.
More guardava la sagoma in modo strano, come se non capisse, quando questa
sagoma alzò la testa e disse: - oh… oh… oh… che brutta botta.In quel momento fu decisamente troppo per More. L’unica spiegazione che poteva venirgli in mente era che aveva bevuto troppo. La sagoma era troppo simile
alle immagini del libro sul Natale che aveva rubato a Simour, era troppo simile,
troppo rossa e troppo grossa, con una dannata barba troppo bianca.
More la guardò, spostò la testa di lato come fanno i pappagalli e ridacchiando
disse: - Ok. Stavolta quell’idiota di Skania perde tutte e due le sue schifosissime
rotule. - e se ne andò.
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Nell’istante in cui More decise di andarsene la sagoma lo guardò e disse quasi
sussurrando: - Per favore, aiutami, non so come sia successo ma ho avuto un
incidente…Dopo quella frase, a More, non sembrava più un’allucinazione, anzi, sembrava
fin troppo reale la sofferenza del vecchio appollaiato sulla cosa ricurva. Poi in
qualsiasi caso non aveva molto altro da fare, ormai era sveglio, quindi decise di
assecondare la sua testa.
Guardò l’uomo vecchio e grosso per qualche secondo e poi disse: - Avevo intuito che avessi avuto un incidente. All’inizio pensavo dormissi, però non ci sono
molte persone che dormirebbero in quel modo… a parte me.Finita la frase More si avvicinò: il vecchio non sembrava aver riportato grosse
ferite, sembrava solo un po’ stordito e sorpreso dall’accaduto.
- Le mie renne! Potresti controllare che stiano bene?- disse l’uomo quasi come
si fosse ricordato solo in quel momento dell’esistenza delle sue renne. More al
momento si guardò intorno sorpreso, non gli sembrava di aver visto renne, però
non si poteva mai dire. Aguzzando la vista poi le vide: erano una decina di renne, sdraiate ma coscienti, anche loro probabilmente scosse dall’accaduto, però
sembravano tutte funzionanti, tranne una, quella sembrava davvero messa male,
molto male, dato che stava rannicchiata e non si muoveva.
More si avvicinò alla renna. Aveva un naso strano, quella renna, luminoso, e
lei non si muoveva, stava lì con una zampa coperta e guardava More con aria
sospetta, non voleva si avvicinasse troppo secondo i pensieri di More.
Di sicuro era rotta, o comunque slogata, questo era quello che aveva dedotto
guardando bene la renna da lontano. Nessuno si copre così un arto se non per
proteggerlo. È un comportamento che aveva visto fare molto spesso a persone
o altri animali nelle stesse condizioni. Quella renna gli ricordava in maniera
troppo vivida il primo incontro con Chris, a Città del Messico.
Intanto il vecchio si era alzato e si stava togliendo di dosso la neve, mentre
guardava la cosa ricurva che prima stava sotto di lui.
More sembrava sempre più confuso, quella cosa a guardarla bene sembrava una
slitta, anche se era una cosa tremendamente impossibile. Era tutto troppo simile
a quel vecchio libro.
- Le renne stanno bene, sono solo stordite. Tutte tranne quella col naso fosforescente, quella mi sa che si è spezzata una zampa. - disse More in modo molto
tranquillo, come se fosse tutto normale.
Il vecchio in quel momento sembrò preso da un attacco di panico misto ad un
infarto: - No. no. no. Non va bene. La slitta può essere riparata ma Rudolf no.
Come posso risolvere questa cosa? Non ripartirò mai in tempo. Rudolf in questo
stato non potrà mai volare e senza di lui nessuna delle altre può, figuriamoci la
slitta!4
Rudolf… Rudof? More aveva già sentito quel nome da qualche parte, però non
voleva crederci, non poteva crederci. Era troppo.
Nonostante questo guardò il vecchio e disse: - Lascia fare a me, la aggiusto io
la tua renna.Con questa frase More si congedò dal vecchio e partì in direzione dell’accampamento, senza avere un piano e senza sapere da dove cominciare.
“Come si aggiusta una renna? Soprattutto se questa deve anche decollare...”
Oltre a questi pensieri aveva preparato due fasi:
1- Capire come si aggiusta una dannata renna.
2- Capire come far decollare la dannatissima renna.
Il suo piano più o meno era questo, sapere cosa fare per primo e cosa per secondo. Il punto due era senza grossi problemi, non aveva problemi a far decollare
le cose, se c’era riuscito con Prometheus poteva farlo anche con una renna. Sì,
non doveva essere un grosso problema.
Era aggiustare la dannatissima renna il problema. Le cose meccaniche non gli
facevano paura, le aggiustava ogni giorno, era quello che faceva nella sua vita,
ma le cose animate era tutta un’altra storia. Fino a quando si trattava di curare
Toyger, di lavorare con il corpo di Prometheus o degli altri Tredici non era
un problema, poteva comunicarci comodamente con loro, ma con una renna?
Come poteva interagire con lei?
L’unica cosa che gli venne in mente era di chiedere consiglio a qualcuno. Ci
pensò per qualche minuto, poi decise di andare dal Dottor S, c’era un “dottore”
nel nome ed era un suo grande amico, quindi gli sembrò la scelta migliore.
More, silenziosamente, andò verso la sua tenda e non appena gli arrivò davanti
ci sgattaiolò dentro fino al punto in cui il Dottor S dormiva e lo scosse con forza.
- Chi è? Che succede?- disse il Dottor S preso di soprassalto; More con un tono
pacato rispose: -Sono More, ho un problema…-; - More, lo so già, tutti lo sappiamo! Non è una novità che ti abbia problemi con l’alcool e il fumo! Lasciami
dormire, se vuoi domani ne riparliamo.- rispose il Dottor S con un’aria abbastanza annoiata ed esasperata. - No, aspetta, non quel problema, un altro. Devo
aggiustare una renna…- Rispose More in modo serissimo; - Ok, More, Skania
ti ha dato ancora un suo intruglio speciale? Ho capito che “la cirrosi non è una
malattia ma un traguardo” però dovresti stare attento con quella roba, fa male.disse il Dottor S a More quasi in torno fraterno.
- Si, quello è ovvio. Però non c’entra nulla, davvero. C’è una dannata renna nel
bosco, che si è rotta, e io devo aggiustarla e non so come fare. Credimi. - ribatté
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More ormai sconsolato.
- Ok, sei ancora sotto qualche strano effetto…- si limitò a dire il Dottor S.
- Senti, non puoi rispondermi e basta? Cosa ti costa? Tanto in caso mal che
vada aggiusto qualche altro animale, non faccio male a nessuno eh!- rispose
More alzando un pochino la voce per la mancanza di comprensione da parte del
Dottor S.
- Va bene More, mettiamo che io ti creda e tutto quello che vuoi. Ricordi cosa
sono io?- disse pacatamente il Dottor S guardando More di traverso.
- Si, un dottore.- rispose More senza alcun dubbio.
- Ok, ma non sono quel tipo di dottore. Io aggiusto le menti delle persone, la
loro testa, non il loro corpo. Non so come si aggiusta una renna, posso insegnarti come farti obbedire dalla renna ma non posso spiegarti come si aggiusta
perché non lo so fare. È Skania il medico, quello che sistema le persone a livello
corporale, perché non chiedi a lei e mi lasci dormire in pace? - disse il dottor S
con il suo tono pacato e tranquillo.
- No grazie, in questi giorni mi sta antipatica, faccio da solo. Buonanotte Dottor
C!- rispose More in tono bambinesco, come se stesse rispondendo ad una maestra che gli dice di chiedere scusa ad un altro bambino.
- Vattene o ti sparo, dannato testa di… - More pie non riuscì a finire di ascoltare
la frase del Dottor S perché era troppo impegnato ad uscire dalla tenda gesticolando contro il Dottor S, era troppo impegnato a mostrargli i due medi delle dita
mentre camminava all’indietro.
More non voleva andare da Skania. Lei aveva troppe idee folli. Non che a more
non piacessero, solo che gli sembrava sempre che Skania provasse a fregarlo in
qualche modo e in quel periodo a lui non piaceva questa cosa. Skania proponeva
sempre a More idee che si potrebbero definire “strane”, quelle idee che rendono
sempre il tutto più difficile e lui non aveva tempo per queste cose, non quella
notte.
Così, comportandosi nello stesso modo di poco prima, decise di optare per la
seconda opzione: Simour. Stavolta quando sgattaiolò nella sua tenda lo trovò
sveglio a leggere un libro. “Ancora più facile” si disse More, prima di porre a
Simour la stessa domanda che aveva fatto al Dottor S:
- Simour, tu sai come si aggiusta una renna?Simour lo guardò per qualche minuto prima di rispondere. Forse perché se l’era
trovato nella tenda all’improvviso, forse per la domanda molto particolare, fatto
sta che soppesò le parole prima di dire qualcosa.
- Mmh, fammi pensare… sai, io so di un tizio: vecchio, barba bianca, grosso e
rosso. Ho letto che lui vive con le renne, che ne ha qualcuna, quindi di sicuro è
un esperto e saprebbe di sicuro come aggiustarle in caso di rottura. Però c’è un
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piccolo problema, mi sa che questa notte il suddetto signor Claus sia impegnato.
Potresti sempre scrivergli una lettera e indirizzarla al Polo Nord, probabilmente
gli arriva anche in volo, però non ne sono sicuro. Provare non costa nulla.More guardò Simour, che lo guardava con un’espressione fra il serio e il divertito. No, quello era decisamente troppo. Per una volta More era serio e non poteva credere che la gente non riuscisse ad esserlo con lui. Guardò Simour, disse
qualcosa in welsh, di certo non una frase dolce e gentile, e uscì dalla sua tenda,
mentre Simour continuava a fissarlo quasi divertito.
Restava una sola cosa da fare. Non c’era più tempo, era passato troppo tempo da
quando aveva lasciato il vecchio. Doveva andare da Skania. Piuttosto si sarebbe
colpito alle rotule, ma era una situazione di emergenza e non restava altro da
fare.
Così prese la fiaschetta, bevve un grande sorso e andò verso il camion di Skania,
strisciando i piedi e borbottando fra sé. Arrivò in circa tre minuti, il camion non
era molto vicino alla tenda di Simour, e appena arrivò bussò alla porta in modo
deciso, come se volesse abbattere la porta.
Skania si presentò trenta secondi dopo alla porta, con un machete nella mano
sinistra e un mitragliatore nella mano destra.
- Come hai fatto ad aprire la porta con in mano quelle due cose?- fu l’unica cosa
che riuscì a dire More al momento.
- Sssshht. Non importa. Che cosa ci fai qui piuttosto?- Rispose Skania con aria
apatica.
- Mi serve una mano, devo aggiustare una renna, è nel bosco ed è rotta… - rispose More.
- Ok, senti, entra che ho freddo qui sulla porta. - disse Skania voltandosi ed
entrando nel camion.
More Pie pensò che era anche ovvio che Skania avesse freddo, se vai ad aprire
una porta con indosso solo l’intimo e un camice logoro, a Boston, d’inverno,
per forza hai freddo.
Dentro al camion si capiva benissimo che c’era stata una festa, c’era un disordine incomprensibile e moltissime cose erano a terra, ma tutto sommato per More
era anche accogliente, diciamo che era il suo habitat.
Skania disse a More di aspettare lì qualche secondo che voleva mettersi almeno
un maglione addosso, non poteva starsene così a parlare di cose serie come
l’aggiustare una renna. Mentre More aspettava Skania, per sbaglio, voltò lo
sguardo alla sua destra e vide Eevee che dormiva nel loro letto. Stava dormendo
supina, in quel materasso riposto a terra, indossava solo il reggiseno, i capelli
erano sparsi sul cuscino, lasciando scoperto il simbolo dei Lost Boys tatuato in
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mezzo alle scapole e poco dopo c’era la coperta, appena sotto la linea del reggiseno. Era impossibile non pensare che fosse un qualcosa di meraviglioso, fino a
quando non ci si ricordava che era fidanzata con Skania e che era portatrice sana
di pazzia, proprio come lei.
- Se la guardi ancora ti colpisco in mezzo agli occhi con il machete, poi vedi che
bel naso che ti ritrovi. - questo fu l’avvertimento di Skania.
- Stavo solo guardando il tatuaggio, sai benissimo che non la guarderei mai in
quel modo. So che è la tua ragazza e abbiamo gli stessi gusti io e lei, quindi tranquilla, non stavo facendo nulla di male. - rispose More in modo molto sincero,
era quello che pensava, poi però aggiunse: - anche se a dire il vero, a guardarla
bene non so cosa ci trovi una come lei in una come te. Però, chi sono io per
giudicare?- qui usò un tono provocatorio, era sempre così lui con Skania, non
riusciva proprio a stare zitto ed evitarsi problemi.
In tutta risposta Skania gli agitò davanti alla faccia il machete dicendo: - More,
vuoi aggiustare anche te oltre che alla renna? Non sfidarmi perché poi voglio
vedere come rimetti insieme il puzzle che creo con la tua faccia da …- ma si
interruppe vedendo che More la fissava con aria assorta.
Subito dopo Skania chiese a More cosa intendeva con “c’è una renna rotta” e
si fece spiegare tutto. Ovviamente more non disse tutto tutto, disse che aveva
trovato una renna con la zampa rotta o slogata e che doveva sistemarla ad ogni
costo.
Skania disse la cosa più istintiva e semplice del mondo: - Scusa ma… sul serio
sei venuto fin qui e in tutto questo tempo non ti è venuto in mente che potevi
anche solo farle una fasciatura rigida con del semplice legno o comunque qualcosa del genere?- .
Basta, era fatta.
Spesso a More bastava questo, una parola, una piccola frase che gli facesse
scattare qualcosa in testa, qualcosa che scuotesse i suoi neuroni.
Disse qualcosa di incomprensibile, simile a “dannazione, vedi che a volte sei
veramente utile?”, strinse Skania e poi corse velocissimo fuori dal camion. Skania restò immobile, guardandolo uscire, dicendo solo: - Ook…-.
More aveva già pensato a tutto in quel frangente. Per aggiustare la renna doveva steccare l’arto, ma non bastava solo questo. Se la renna doveva “decollare”
significava anche che doveva volare e sopratutto doveva atterrare. Una semplice
fasciatura rigida non bastava, serviva qualcosa di più adatto. E lui sapeva cosa.
Sempre di corsa si infilò nella tenda di Yu e Ur, salutandoli con la mano come
fanno i bambini, prese qualcosa e corse fuori. La seconda tappa fu la sua tenda,
dove prese altri oggetti e soprattutto i suoi “attrezzi del mestiere”. Passata la
seconda tappa corse a tutta velocità verso il bosco, fino ad arrivare dal vecchio
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che intanto aveva aggiustato come poteva quella che ormai era chiaro fosse una
slitta.
More guardò per un attimo la slitta, le renne e il vecchio, grosso e rosso, per
poi scacciare i pensieri, prendere fiato. Intanto il vecchio lo guardò e disse: - Ho
fatto quello che ho potuto, ma da solo questo è il massimo risultato. Non potevo
fare molto purtroppo. Rudolf non si vuole alzare per giunta.- .
L’unica cosa che More disse al vecchio fu: - Adesso ci penso io alla renna radioattiva.- .
Il vecchio lo guardò, poi fece un cenno di assenso: - Tanto non credo si possa
rompere più di così…- disse guardando More che ormai era già in fase di preparazione.
La renna però non sembrava dello stesso parere, continuava a guardare More
con aria sospetta e non si lasciava avvicinare da lui. Questa cosa, purtroppo, a
More creava non pochi problemi, si stava innervosendo. Che avesse allucinazioni poteva anche andare bene, ma che queste iniziassero a fare i capricci no,
era troppo davvero.
- Senti, Naso strano, parliamoci chiaro. Io devo aggiustarti e lo farò ad ogni
costo. Non avete più tempo a quanto sembra e non ho voglia di convincerti.
Quindi direi che è meglio se la smetti di fare la schizzinosa e inizi a collaborare.
Se no ti do un bel pugno fra le corna e poi collabori di sicuro.- .
Dopo questo discorso di More la renna sembrò rassegnata e si spostò quel poco
che basta per lasciare libera la zampa che sembrava rotta.
More lavorò per una ventina di minuti. Il vecchio cercò di avvicinarsi ma non
riuscì a vedere nulla, More stava lavorando piegato sulla renna e non si capiva
che cosa stesse facendo.
Rumori di ferro e di cinghie che sfregano continuavano a riempire l’aria, insieme all’odore di tabacco vecchio che brucia e al profumo di anice che usciva dalla fiaschetta da cui More beveva qualche sorso ogni tanto. Provò ad allungarla
al vecchio senza guardarlo ma lui non la prese, quindi torno a sorseggiarla come
se niente fosse, mentre terminava il lavoro.
Alla fine, più che una renna, Rudolf sembrava un cyborg.
Il vecchio guardò More e poi Rudolf per qualche istante, per poi tornare a guardare More e dire:
- Che cosa hai fatto alla mia renna? - Beh, è relativamente semplice come cosa: la zampa sembrava rotta, quindi
aveva bisogno di qualcosa che la tenesse più o meno rigida, una steccatura in fin
dei conti. Però, tu mi hai detto che doveva anche volare, e facendo due calcoli
con una steccatura avrebbe potuto volare, ma di sicuro l’atterraggio sarebbe stato un suicidio. Così ho preso dei pezzi di scorta delle armature di Yu e Ur, due
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bellissime persone, e li ho adattati per la zampa della renna. Questo dovrebbe
tenere la zampa rigida e allo stesso tempo lasciare che la renna la muova come
se non fosse rotta.- disse More con fare molto intellettuale, poi alzò la mano
destra e la mise in orizzontale puntando il vecchio e continuò: - tranquillo, la
renna e l’armatura si sino connessi subito tramite il segno che le ho inciso sulla
coscia, dove entra un piccolo aggeggio che serve a connettere l’armatura al cervello della renna e fa in modo che lei non si accorga neanche che abbia addosso
un’armatura. Ovviamente non appena avrai terminato le tue cose dovrai curarla,
per ora è salva, però la tuta che le ho installato non è curante, non c’era tempo,
è una soluzione temporanea. Almeno può muoversi in libertà.- .
E così fece una pausa e indicò la renna che si stava alzando. E come aveva appena detto, sembrava sanissima. Ovviamente senza contare la zampa robotica che
emanava un bagliore verde uguale ad alcune tute dei Lost Boys, e una specie di
zaino sulla groppa.
Poi More bevve un sorso dalla fiaschetta, l’ultimo sorso e ricominciò a parlare:
-Mh, dopo l’ammaccatura dimentico sempre che ci sta molto meno intruglio qui
dentro, dannazione. Comunque poi mi hai detto che doveva anche volare quella
renna. Io ho provato a cercare delle ali o cose del genere ma la tua renna non
ne era dotata, così ci ho pensato io. Ho usato lo scaccia Magnus. Ti spiego per
bene: Magnus è il gatto di Skania, una mia amica, che spesso mi crea molti fastidi, così avevo costruito una copia in miniatura delle ali di Prometheus, per farlo
volare molto molto lontano in caso di necessità. Però lasciamo perdere questo
piccolo dettaglio. Ad ogni modo le ali funzionano esattamente come il braccio,
sono connesse a quello infatti e la renna può controllarle senza problemi, però,
essendo state costruite per portare un gatto a mille chilometri di distanza, sono
dotate anche di radiocomando in caso la renna non volesse collaborare. Tieni,
eccolo qui. Spero tanto che riesca a volare, in teoria tutto dovrebbe funzionare
come si deve… spero…- .
Finito questo discorso More fece per bere un altro sorso dalla fiaschetta, dimenticandosi che era vuota. Nella sua testa borbottò qualcosa per non averla
riempita quando prese le ali.
Intanto il vecchio lo guardava con aria strana, un misto di ammirazione e di
“questo è un pazzo...”.
- Senti, non guardarmi così, tu prova a vedere se funzionano, in caso sai dove
trovarmi. Scusa ma non posso restare qui tutta la notte, sono stanco e vorrei provare almeno a dormire per cancellare questa allucinazione dalla testa. Tanto il
mio compito l’ho fatto, no?- disse More mentre si voltava verso l’accampamento. Poi iniziò a camminare salutando con la mano sinistra e alzando il pollice
della mano destra.
Il vecchio non sapeva cosa dire, sapeva che erano cose geniali quelle che More
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aveva appena fatto, per di più le aveva fatte in pochissimo tempo, senza quasi
pensarci. Così legò Rudolf alla slitta, poi prese le briglie e si sedette davanti
a questa gigantesca slitta. In quel momento le nuove ali di Rudolf si aprirono
e fecero dei rumori simili a quelli di un compressore, si stavano assestando a
quanto sembrava.
- Adesso vedrai come si fa volare delle renne caro More Pie! Grazie mille e incrocia le dita con me!- urlò il vecchio prima di dire delle cose incomprensibili,
probabilmente erano i nomi delle renne, More non capì molto bene, l’unica cosa
che fece fu di voltarsi un pochino e alzare entrambe le mani mostrando le dita
incrociate.
In quel momento le renne si misero in posizione e iniziarono a correre. Era uno
spettacolo molto strano: per prima cosa si potrebbe dire sicuramente che era per
quella renna-cyborg con una zampa meccanica e delle ali enormi che stava in
testa al gruppo; mentre il secondo motivo era che le renne fecero solo qualche
metro in corsa sul terreno prima di iniziare a “correre” nell’aria.
More, che stava sbirciando, voleva sapere due cose in tutto questo:
1- Come riuscivano le renne a volare così. Per giunta trascinando il vecchio
grosso e rosso.
2- Quanto durava l’effetto dell’intruglio di Skania.
In ogni caso decise di continuare a camminare. In lontananza sentiva le renne
correre, sentiva i campanelli che portavano al collo e la risata del vecchio, ma
scomparve tutto molto in fretta.
Arrivò alla tenda in pochi minuti, si fumò la sua ultima sigaretta e andò a letto
dicendosi: - Dopo questa allucinazione direi che posso andare a dormire. Sono
veramente stanco e non ho più voglia di pensare a tutto questo.- .
Poi il nulla totale, il buio, finalmente il silenzio.
La mattina seguente era il giorno tanto atteso, quello che una volta veniva chiamato Natale. More si svegliò in maniera tranquilla, prima di rendersi conto del
vociferare che c’era sotto alla sua tenda.
Quando More uscì vide due persone: Prometheus e Nova. I due stavano discutendo sottovoce, come per non farsi sentire. Prometheus stava indicando qualcosa sotto alla tenda di More e guardando Nova disse: - Sai che se tocchi le sue
cose poi si arrabbia. Lascia subito tutto. Poi non ti lamentare se ti demolisce
la sedia come l’ultima volta. - . Ma Nova sembrava voler fare i capricci e mugugnando disse: - mmmmh, volevo solo sapere cosa c’è dentro. Non voglio
toccare niente… - .
Poi Prometheus vide More che usciva dalla tenda: - Ecco, proprio nel momento
perfetto. Buongiorno Principessa!- .
More, come risposta, fece un piccolo inchino come a dire “eccomi, sono arrivato”, poi si rivolse a Nova: - Nooooova, vuoi che la tua sedia resti intatta?11
creando sulla faccia di nova un’espressione molto triste volta ad impietosirlo:
- Eddai… non ho fatto niente stavolta…- .
Subito dopo More saltò giù dalla sua tenda per controllare che cosa stessero
guardando Nova e Prometheus. Appena fu a terra vide che sotto alla sua tenda
c’era un sacco di juta da dove spuntava un tubo esagonale. Non erano di certo
cose sue.
- Chi ha lasciato qui sotto queste cose?- chiese More rivolto a Nova e Prometheus.
- Credevo le avessi lasciate tu, nessuno viene a lasciare cose sotto alla tua tenda…- Rispose Prometheus.
- C’è anche un biglietto con scritto “More Pie”, quindi pensavamo fossero cose
tue- ribatté Nova.
More era confuso: - Mh, queste cose non sono mie di sicuro, però se c’è scritto
il mio nome lo sono diventate non appena l’avete letto. Grazie bellezze. - disse
tranquillamente.
Poi si avvicinò al sacco e guardò dentro: - Aspetta… ma questa è una spranga
brugola gigante! Poi… le sigarette, e sono nuove… un sigaro… e una fiaschetta!
Ma questa è la mia lista dei regali di Natale! Si! La ricordo! Sigarette, sigaro,,
spranga nuova e fiaschetta maggiorata. Manca solo la circolare! Dannazione, è
proprio lei!- disse More urlando per la sorpresa e l’emozione. Era molto agitato
e con un sorriso a dir poco inquietante.
-Ma… una lista di natale? Sul serio…- disse Nova confuso.
- Si, la scrive tutti gli anni a dire il vero. Qualcuno deve averla intercettata. L’unico problema è che la indirizza al Polo Nord e la spedisce con i nostri mezzi
speciali, nessuno può intercettarla.- disse Prometheus guardando Nova, anche
lui era confuso.
In quel momento, per via del casino che stava facendo More, si stavano avvicinando anche il Sgt. Stargers e Hope, tenendosi per mano, come sempre. Come
sempre camminavano senza troppa fretta, forse perché avevano già capito la
situazione, forse per la dolce attesa di Hope.
- Che succede?- chiese Stargers a Prometheus.
- A quanto pare qualcuno ha lasciato qui delle cose per More stanotte. Le cose
che aveva chiesto per Natale. - rispose Prometheus guardandolo come se non
stesse capendo davvero.
- Ah, e chi è stato? Babbo Natale?- chiese Hope con il suo solito sorriso spensierato.
- A saperlo. Non ne ho proprio idea. Come dicevo a Nova, More indirizza la
posta al Polo Nord, poi usa i nostri mezzi per mandarla, nessuno può leggerla,
lo sapete anche voi. Solo il destinatario può.-.
Intanto More stava accendendo una delle sue nuove sigarette targate “2115”,
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non le ultime ma sempre nuovissime rispetto alle sue, assaporando ogni singola
briciola di tabacco mentre toglieva il resto. Dopo aver tirato fuori tutto vide un
foglio sul fondo, niente circolare, quindi, anche quest’anno niente. A dire il vero
rimase un po’ deluso da questo, però allo stesso tempo era felice che quasi tutto
quello che aveva chiesto fosse arrivato. L’allucinazione della notte prima gli
sembrava molto più reale ora. Sapeva che era stato lui.
Alla fine aprì il foglio di carta e lo lesse. Forse finalmente aveva la sua conferma:
Ciao More. Come vedi sono riuscito a portare a termine questa nottata, direi
che è solo merito tuo. Rudolf ha volato benissimo e adesso non vuole più lasciare le ali, quindi mi sa che non le rivedrai molto presto, scusami, quando
quella renna si mette in testa qualcosa non posso farci molto, ha la testa dura.>
- Tranquillo che lo so bene- disse more fra sé, poi continuò a leggere. < Per
ringraziarti ho cercato di chiudere un occhio, facciamo tutti e due, per esaudire
la lista dei tuoi desideri per Natale. Di solito non porterei mai queste cose a
nessuno, ma te le sei meritate.
In più ti ho lasciato una nuova spranga, l’ho chiamata la “spranga-brugola-gigante”, anche se so che la chiamerai la “spacca rotule brugolare”, probabilmente. Con questa puoi lavorare quanto vuoi che non si piega, è in un materiale
speciale, anche io la usavo ai miei tempi e non sono mai riuscito a danneggiarla concretamente, credimi.
Cerca di non fare troppo male alle persone, per favore.
Grazie ancora More Pie e Buon Natale!
Santa
L’unica cosa che fece More fu quella di correre all’impazzata, per il campo,
sotto gli occhi increduli dei suoi amici urlando:
- Io lo sapevo! Esiste, guardate qua! Hahaha! Buon Natale Vecchio! Vedrai la
Spacca Rotule Brugolare all’opera! Non ti deluderò, te lo prometto!
WASATAYE! -
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W
a
y
a
t
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Nota dell’autore
La prima lettura inerente al progetto The Lost Boys: Un Natale Incredibile.
Quello che vi posso dire è che questo è solo un primo e piccolissimo assaggio della storia, ho voluto scrivere questo primo spin-off per iniziare
a farvi capire come sarà scritto l’intero libro, lo stile letterario e grafico
che voglio adottare per il mio progetto in due parole. In più presento un
personaggio che mi sta molto a cuore: More Pie.
Insieme a lui, come avrete notato, personaggi già presentati e nuovi fanno la loro apparizione, personaggi chiave nella storia vera e propria. I
nuovi nomi che avete letto verranno presentati di settimana in settimana,
proprio come ho fatto per i 13, quindi molto presto li conoscerete.
Poi, come ho detto sul sito e sui social, questo è il primo spin-off del
libro, prima dell’uscita ce ne saranno altri volti al conoscere alcuni personaggi e per divertirvi un po’ prima dell’arrivo del libro vero e proprio
intorno a Giugno del 2017.
Ricordo ancora una volta che l’illustrazione in copertina è stata realizzata
da Beatrice Uberti. Una delle persone che si occupano ufficialmente di
realizzare le illustrazioni per questo progetto. Un grazie non basta, davvero, è stato bellissimo ricevere questa prima immagine.
Ricordo anche che la traduzione in inglese di questo testo sarà gestita da
Beatrice Tortelli, insieme a tutto quello che riguarda il progetto The Lost
Boys. Anche per te un grazie non basta, è un’emozione fortissima leggere
i propri testi tradotti e parafrasati in inglese.
Infine ricordatevi di passare sul sito: lostboysbook.wordpress.com , e di
sbirciare ogni tanto anche la pagina Facebook per tutti gli aggiornamenti
in tempo reale.
Entro il 31 verrà presentato ufficialmente anche il Simbolo dei Lost Boys.
Ora posso lasciarvi solo con il loro motto:
May Death try to take you alive
Possa la morte cercare di prenderti vivo.
Grazie di aver letto questa piccola avventura, a presto, Andrew.
Ringraziamenti
Questa è una cosa difficile, perché hai sempre paura di dimenticarti qualcuno.
Prima di tutto voglio ringraziare chi, insieme a me, sta lavorando a questo
progetto: Mattia, Mauro, Beatrice Miyako, Beatrice e Francesca. Grazie
davvero per tutto quello che state facendo. Siete persone a dir poco magnifiche e spero di poter lavorare a lungo con voi.
Poi voglio ringraziare chi ha ispirato questo progetto, chiunque lo abbia ispirato, dalle band musicali come i My Chemical Romance, cuore
dell’idea vera e propria, ai 13, fino ai 100 e andando oltre. Grazie a tutti
quelli che mi hanno dato anche solo un briciolo di ispirazione per questo
immenso progetto.
Volevo ringraziare tutta la mia famiglia per il loro appoggio e per quanto
credono in me, chi più e chi meno, comunque grazie.
Ringrazio i miei amici, vicini e lontani, che mi stanno accanto in qualsiasi momento.
Voglio fare un ringraziamento speciale ai Carousel 47, che mi hanno lasciato usare le loro canzoni, sapendo quanto siano state importanti per
questo mio progetto e per me in generale. Li seguo ormai da 8 anni, circa,
e continuerò a farlo, perché meritano davvero tanto. Grazie ragazzi.
Ringrazio Terenas, per avermi dato la forza di iniziare questo libro e di
creare un progetto così immenso. E non sto scherzando, probabilmente se
non ci fosse stato lui ci avrei messo altri mesi e mesi prima di decidermi,
contando che il progetto è stato ideato ben due anni fa. Lui mi ha fatto
capire che dovevo mettermi in gioco sul serio.
Quindi grazie Lapo. Sei una fonte di motivazione per me.
Un enorme grazie anche a voi che avete letto questo racconto e che presumo leggerete il libro. È per voi che io e il resto dei ragazzi ci stiamo
impegnando così tanto. Quindi grazie anche a voi, Lost Boys!
Per ultimo ringrazio quegli stronzi che vogliono solo smontarti, che cercano sempre di farti sentire inferiore, che non provano nemmeno un minuto a credere in te. Siete anche voi uno dei motivi per cui voglio che
questo progetto sia immenso. Per farvi vedere quanto vi sbagliate, quanto
siete ridicoli e miseri. Perché noi ci crediamo in questa cosa e voi state
sprecando solo il vostro tempo ad essere falsi e comportarvi come bambini. Non ci fermerete.
Vi rispondo con quello che direbbe Gerard Way: Keep Running. Che è
quello che faremo noi, sempre.
(Scusate ma dovevo)
Grazie a tutti, spero di non aver dimenticato nessuno, anche se questi
sono dei piccoli ringraziamenti, niente più. Quelli veri saranno alla fine
del primo libro e porteranno via qualche pagina!
A presto ragazzi, Wasataye!
Andrew Dylan James (Andrea Zatti)
Monticelli Brusati, 21.12.2016