La mia Inghilterra
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La mia Inghilterra
La mia Inghilterra Da Dover al Vallo di Adriano ricordi, annotazioni di viaggio e commenti personali di una nazione amata e più volte visitata D a Palermo, 38° parallelo, dopo esser sbarcato a Civitavecchia, 42° parallelo, 10 gradi est da Greenwich (l’Inghilterra è già presente!), superato il tunnel del Monte Bianco, arriviamo a Calais correndo sulle magnifiche statali francesi. Un efficiente traghetto della SeaFrance (oltre 400 linee di imbarco!) ci fa gustare la vista degli white cliff's of Dover, le bianche scogliere, sempre più grige, punteggiati dal volo e dagli strilli dei gabbiani, nella amata e inconfondibile umida atmosfera salmastra e fresca del mare del nord. Proviamo a conoscere gli inglesi Un rapido sincronismo degli orologi, un'ora indietro, un saluto al comitato di accoglienza, la pioggerellina che non disturba più di tanto almeno loro inglesi, e subito a sinistra sulle lisce strade. E proprio delle strade voglio dire e non solo. Molto rumorose per il tipo di asfalto, ovunque si vada, sono del tutto esenti da buche! Le M (motorway o autostrade) hanno anche otto corsie per ogni senso di marcia: quattro normali percorse ininterrottamente; due lunghe di accelerazione e di accesso (verso destra); due di emergenza e riposo. Sono gratuite e sfociano nelle statali A, altrettanto larghe, ma che sono attraversabili e quindi potenzialmente pericolose: importante sapere in anticipo le varie destinazioni. Le strade A e le B (più strette) sono contrassegnate da una a quattro cifre, secondo l’importanza; le B a 4 cifre hanno in genere una sola corsia con marcia alternata (passing places), dove degli slarghi permettono l’incrocio: se si sbaglia, anche un Tir fa marcia indietro; ringraziare con pollice in alto! In Inghilterra le distanze sono tutte indicate in miglia (1609 metri) e in yard's (0,914 metri): e così rimarranno malgrado l’unificazione europea, e per decisione UE, le unità di peso, di pressione, di misura dei liquidi. Non sono indicati limiti di velocità, se non il famoso 'reduce speed now' a 400 yard's (365 metri) prima dei famigerati roundabout, rondò (almeno due al miglio!), che obbligano alla fermata per dare la precedenza a destra, girare a sinistra, e ripartire. Nulla vieta di andare a vita in autostrada a 60 miglia l’ora in ogni più sperduto angolo! Nei centri abitati bisogna incunearsi tra due stretti marciapiedi a forma di doppia z, velocità zero! Ogni strada è delimitata da bassi muretti: guai a perdere la concentrazione di guida! Nessuna indicazione di velocità, ma avvisi di rallentamento con indicata una certa distanza (restrictez zone 220 yds ahead!). Tra un rondò ed il successivo ci sono tre segnalazioni. La prima indica le direzioni principali da seguire e bisogna memorizzarne assolutamente gli svincoli, per non ritrovarsi fuori del tutto dalla direzione preordinata; seguono indicazioni comunali e quindi locali. Solo con vero spirito in- glese non si accumula stress! Non esiste poi né la coda, né il casello! I lavori in corso non intralciano perché ai lati delle strade ci sono delle canaline che convogliano fili o tubazioni, eliminando qualsivoglia scavo. Tutto il popolo (all the people) scorre a tutte le ore (at all hours) a velocità costante sulle arterie; solo (only) qualcuno si ferma, mani sul volante e occhio perso, a riposare e chiedersi ‘dove vado’ oppure ‘perché’; è il momento propizio per presentarsi e chiedere, carta geografica alla mano, dove ci si possa trovare! Con il navigatore penso proprio non ce ne sia più bisogno, ma ciò limita la conoscenza delle persone…e della loro immobile espressione! Ricordare comunque di pronunziare correttamente l’idioma del luogo, a meno di veder grattare indefinitamente la testa dell’interlocutore! Attenzione ad azionare i propri fari che hanno effetto contrario rispetto all’Italia; un lampeggio indica accettazione della manovra in essere: sa chi lo sa quante manovre all'italiana o inversioni inconcepibili abbia potuto effettuare, con file silenziose in attesa curiosa e occhio riprovevole, ma sempre autorizzato! Una tipica casa inglese di una tipica cittadina inglese con dei tipici cittadini inglesi: il tipico in tutta l’Inghilterra è di casa... IL CLUB n. 99 – pag. 41 Guai però ad impegnare una striscia pedonale appena toccata da un pedone; essa è difesa da colori in contrasto, simulanti dissuasori (ci sono anche quelli veri alti 20 cm, e colorati allo stesso modo!) perché grande è il rispetto per la persona, frutto dell’Habeas Corpus del 1660: massima tutela della libertà, assoluta fiducia su quanto si dichiara; si dà la camping card solo per evitare lo spelling del nome! C’è una giusta ossessione per gli anziani o i portatori di handicap per i quali sono a disposizione enormi parti di parcheggi (carpark), corsie riservate, nessun ostacolo architettonico. Pesante potrebbe risultare anche la lettura dei diritti all'ingresso di un campeggio prima di sapere se c'è posto, o l’elencazione dei tempi di attesa delle pietanze, al ristorante, prima ancora di essersi seduti. Devo purtroppo notare una eccessiva rigidità mentale molto classista soprattutto nel popolo inglese; sempre di una gentilezza esasperante non priva di uno sguardo di sorridente superiore ironia, alla quale si può rispondere o con altrettanta condi- scendenza che è lo spirito di conoscenza che deve animarci (come specificato nelle circolari del nostro Club) o con ributtante iattanza che non facilita certo i rapporti e ci distrugge la vacanza. E non saranno un po’ di turisti a far vacillare il rispetto e attaccamento, se non amore, per le loro Istituzioni, e le loro Tradizioni: la Magna Charta, la più antica forma di costituzione del 1215, che limita il potere eccessivo della Corona; il parlamento con la camera dei Lords e quella dei Comuni (1300); la monarchia, con la Regina capo della Chiesa anglicana protestante (riconoscimento dal 1534) con i due arcivescovi di Canterbury e di York; la Post Office (Royal Mail) con i suoi magnifici vettori rossi presenti in ogni più sperduto angolo; la Royal Navy (un ufficiale della regia marina militare inglese mi ha ospitato perchè mi ero posteggiato davanti casa sua, nel salotto una grande effigie della regina); la BBC con le interminabili partite di cricket trasmesse in continuazione; i pub eleganti e strutturati, data di fondazione su frontespizio e licenza per la vendita degli alcoolici, perfetti luoghi di aggregazione; la birra (pale ale, braun ale, stout scura e forte); il whisky, o meglio lo scotch whisky, fregio di quello autentico scozzese, dove è nato; il golf giocato davanti le fermate degli autobus anche dalle vecchiette con cappellino a fiori. Poliziotto a cavallo Forse il loro spirito nasce dal fatto che hanno tutto preordinato dalle autorità, serissime, che in ricambio godono del più alto, libero consenso di rappresentanza, dovessero anche dichiarare guerra alle Falkland, come in effetti è avvenuto! Parodiando il fumetto Asterix direi proprio : ’Sono Pazzi Questi Inglesi!’, non riuscendo noi mai a capirli compiutamente. L’Inghilterra del sud Le scogliere e il porto di Dover IL CLUB n. 99 – pag. 42 Un Castle domina la cittadina di Dover (in quasi tutte le città visitate ce n'è uno, più o meno conservato e agibile, e sono 160!); questo è visitabile anche nei sotterranei e nelle casematte utilizzate dal 12° secolo fino alla World War II. All'incrocio delle vie principali in un palazzo neogotico è insediato il municipio, Town Hall, con l'immancabile rete di stradine laterali rigorosamente pedonali, punto di incontro, shopping e socializzazione almeno fino all'ora di chiusura dei negozi (orario unico 10/18), quando assumono questa funzione i pub con l’ausilio della stupefacente birra! Dover, antica città fortificata dei romani (Dubrae), fece parte della confederazione detta dei cinque porti; visitiamo Sandwich che ne faceva parte, oggi non è più sul mare, ma è un magnifico borgo medioevale, ricordata più che dalle notevoli stratificazioni storiche, dalla nascita nel 1762 dell'omonimo panino imbottito; più a ovest ci sono Hythe, New Romney e Hastings, che in cambio della difesa delle coste (ancora esistono delle torri normanne di avvistamento), non pagavano tributi. Siamo nel Kent, il cui re, contro i Pitti dell’Irlanda e gli Scoti della Scozia, nel 500 chiamò gli Angli dalla foce dell’Elba e i Sassoni dall’Holstein per aiuto (da qui il loro nome di anglo-sassoni per estensione); questi, dopo averlo ucciso, ne conquistarono il regno (di Britannia), fondando il Sussex, l’Essex, e dando successiva forma all’eptarchia anglosassone con il Kent, il Wessex e la Northumbria: proprio in questo periodo nasce la leggenda di re Artù e dei suoi cavalieri contro i Sassoni. E ad Hastings, sbarcarono, con cruenta battaglia nel 1066, i Vichinghi, insediati da secoli nella Normandia, e che portarono latino di ritorno, nuova civiltà e cattolicesimo sul sostrato celtico. Da Dover, arriviamo a Canterbury, Durovernum, patrimonio dell'umanità, la città di Thomas Becket, arcivescovo fatto assassinare nel 1170 da Enrico II proprio nella cattedrale, perchè in disaccordo sulla prevalenza del potere ecclesiale. Quasi a ripicca, Becket fu subito dichiarato santo: divenne celebre anche per il dramma di Eliot 'Assassinio nella cattedrale'. Da allora il sovrano è a capo della Chiesa anglicana proprio con sede a Canterbury nella Christ Church. Già dal 596 sede dell’episcopato bretone, notevole esempio di gotico perpendicolare ricostruita in pietra di Caen nel 1184 sulle rovine di precedenti basiliche a partire da quella del VI secolo dovuto a Sant'Agostino, testimonia della lunga e tormentata storia di questa terra. Da non perdere è la visita della pedonale Old Weavers Houses con case a graticcio del '500, e la rappresentazione dettagliata (compresi gli odori e lo svuotamento degli orinali) dei Canterbury Tales, racconti di pellegrini nel viaggio di espiazione e per omaggio proprio a Saint Thomas. The Canterbury Tales. In basso il ponte sul Tamigi Un pezzetto di A2 verso Sittingbourne e Dartford ci porta ad incrociare l’immensa M25 (l’Orbital M twenty five, tangenziale di Londra, 16 corsie), e ad attraversare un ponte sospeso sull’estuario del Tamigi, da noi preferito rispetto al tunnel sottomarino, verso la magnifica e verde campagna inglese, a volte brumosa, punteggiata da cittadine storiche di tutto riguardo al cui ingresso fanno sfoggia gli stemmi delle stesse nel magnifico colore verde, rosso o bleu, circoscritto dai caratteristici profili in oro o con colori in contrasto; ognuna di esse porta l’elenco delle gemelle, spesso italiane, perché per noi nutrono grande ammirazione, malgrado i tanti nostri difetti fra i quali an- IL CLUB n. 99 – pag. 43 noverano la nostra non conoscenza della loro lingua! Produce sempre una autentica emozione attraversare uno dei più larghi estuari del mondo, sul Dartford crossing, un lungo ponte sospeso, a circa 17 miglia da Westminster, centro di Londra, visitata in altra occasione, essendo sul Tamigi, e sull’Orbital! Abbiamo lasciato alle spalle le immense dighe che proteggono la città da eventuali catastrofi dovute alla concomitanza di maree, vento impetuoso che spira da nord, piogge torrenziali, essendo Londra su un grande pianoro a volte sotto il livello del mare. Raggiungiamo, senza storia, Chelmsford, Colchester, la città più antica dell’Inghilterra, con i suoi mitici (e romani) allevamenti di mitili e ostriche; la solita passeggiata ci fa conoscere l’High Street, con reminiscenze romane, fino al Castle normanno del 1085, ed alla chiesa di St. Botolph’s del 12° secolo, solo imponenti rovine (facciate e colonnati). Ipswich con il suo centro pedonale similare in tutte le città inglesi, centro di aggregazione unico rispetto alle disarmoniche cittadine siciliane nelle quali esiste solo il ‘passìo’ lungo le vie principali assieme con macchine e motorini, è un piacevole rilascio dalle fatiche di guida: un senso di piacevole lasciarsi andare, anche se comincia a colpire la visione di ragazze oltremodo obese. La città è con qualche notevole casa a graticcio che invita a continuare la passeggiata in King Street o in Saturday Market Place. Norwich ci attende poi con la sua imponente cattedrale e il suo imponente slancio interno alto fino a 100 metri con arcate romaniche, porte gotiche e unico chiostro a due piani d’Inghilterra. Anche qui una ricca Market Place ed un Castle con relativo Museum, e l’onnipresente King Street con altre chiese gotiche e antichi palazzi. Ci dirigiamo ora verso King’s Lynn, ma prima il nostro favoloso Rapido 746 ci conduce nei luoghi della residenza estiva della regina, Sandringham House, e attraverso boschi e pascoli a Houghton Hall colma di cimeli nella dimora quasi palladiana. È tutto visitabile quando non c’è la presenza dei reali; visitabile a caro prezzo, ma ahimè questo è il contributo che si deve pagare alla privatizzazione estrema portata avanti dalla primo ministro Teacher anche per la visita di una piccola chiesa. Saltiamo Cambridge visitata in precedenza, la città con le molteplici università fondate nel medioevo (King’s College, Trinity College, Christ’, Emmanuel, Queens’, Corpus Christi College, Peterhouse, Pembroke College), ognuna con la sua ricca storia e con magnificenza di architetture e opere d’arte, e proseguiamo verso Lincoln visitata diverse volte. Bellissima cittadina che si preannunzia dall’alto di una collina con la sua cattedrale a tre torri, il suo centro pedonale infarcito da case a graticcio. Un’istantanea del centro di York In basso due coppie di anziani alla fine di una cerimonia Anche York, romana Eborarum, ha la sua gotica cattedrale di St. Peter, ma conserva oltre 5 km di mura medioevali tutte da visitare; oltre ad un magnifico edificio a graticcio e a ricchissimi musei come quello del castello e quello ferroviario (Railway national museum). Per sgranchirci dalle junction e dai rondbout attraversiamo prima verso nord (Witby, la sua antica abbazia svettante su un colle) e poi verso ovest il North York Moors National Park lungo una stradella (naturalmente di tipo inglese) a volte panoramica, con una grande varietà di verde, pascoli, IL CLUB n. 99 – pag. 44 piccole coltivazioni, brughiera, uscendone attraverso un grande intrico di strade a Durham una delle più belle città del regno. Pur essendo abitata da sole 90.000 persone è sede di una prestigiosa University del 1820; la Market Place è ricca di una chiesa neogotica e del municipio (Town Hall) del 1850. La incantevole cittadina è adagiata su uno sperone-ansa del fiume Wear; la zona pedonale è fiancheggiata da case neoclassiche, con il castello fatto costruire da Guglielmo il Conquistatore (1080), e la Cathedral normanna dello stesso periodo, dai giganteschi pilastri cilindrici le volte a costoloni leggerissime, che occupa quasi tutto lo spazio tra i due rivi. Il Vallo di Adriano Siamo a poche miglia da Newcastle Upon Tyne (sopra il fiume Tyne), romana Pons Aelius, grandiosa e moderna città con alcune vestigia e un nugolo di ponti. Ma soprattutto siamo a poche yards da Vallsend, dove inizia il Vallo di Adriano. Ed eccoci finalmente all’Hadrian’s Wall, la fortificazione fatta costruire dal più grande e moderno dei grandi imperatori romani intorno al 122 d.c., appunto Adriano. Lungo le 75 miglia romane, 80 miglia inglesi, tutte le località hanno il loro corrispondente nome latino. Il Vallo corre da est, South Shield (Arbeia), Wallsend (Segedunum), Newcastle Upon Tyne, fino a ovest, Carlisle (Luguvalium), Bowness, passando da Corstopitum, Cilurnum, Brocolitia, Vercovicium, lungo la B6318, una strada militare che lo costeggia e attraversa, larga meno di tre metri, dall’impervio tracciato (pendenze del 24 per cento, subito dopo curve cieche a gomito!), affiancata oggi da un percorso meno impegnativo (A69) che se ne distanzia facendone perdere però il senso romantico. Quasi del tutto distrutto, si gusta e assapora solo in parte dei suoi elementi architettonici, sparsi nei pianori (lontano dalla prima linea), dove continuano incessanti le ricerche di reperti conservati in piccoli musei e che sono testimonianza della vita delle guarnigioni militari, fatte integrare sapientemente con le popolazioni locali: villaggi formati durante e dopo la costruzione dell’opera. 18 milioni di blocchi di pietra, suole con chiodi, pettini di legno, sandali femminili con infradito, tavolette in terracotta tracciati con pennini in ferro e scritte in latino corsivo, pietre epigrafiche come quella di Cecilio Crocolo della quinta coorte, ricordi della seconda, sesta e ventesima legione, terme, luoghi di culto, testimoniano della vita di oltre 17.000 uomini in 17 grandi accampamenti. Un fossato largo 10 metri, un muro alto 6 metri rafforzato militarmente ogni miglio da un fortino preceduto e seguito da torri di avvistamento, una 'larga' strada di collegamento e quindi un secondo profondo fossato delimitato da due alti argini di terra: un'opera grandiosa concepita per delimitare l’impero: un baluardo che divenne l'emblema della rinuncia alla politica di conquista, una prova della potenza tutelatrice di Roma che salvaguardava i suoi confini, grazie a lungimiranza e intelligenza politica del suo magnifico comandante supremo, chiamato il graeculus; o secondo nuovi studi per la creazione di una terra cuscinetto, fatta nascere per la precisa volontà di distogliere i soldati da 10 anni di solitudine. E’ l'aria che vi si respira che rende unico il grandioso sito, patrimonio dell’umanità; le nuvole oceaniche si susseguono portando profumi primaverili, estivi, autunnali o invernali nel breve volgere di poche ore; si è parte della natura negli spazi grandiosi, nelle brughiere che si susseguono, ininterrotte ricoperte da un manto erboso fitto, profondo e morbido dove si ode un fresco e gioioso 'fruscellare' d'acqua fra le grandi pietre muschiate; a volte si scorgono muretti a secco che si perdono a vista d'occhio, punteggiati da ciuffi di lavanda, di erica o di microscopici fiorellini viola o gialli. Mi è capitato di percepire un lontano ovattato ticchettìo che si faceva sempre più vicino, indistinto: e poi ecco l’arrivo di una ragazza in bici, con il rocchetto della ruota che produce- va quel leggero suono meccanico lungo la statale altrimenti vuota e silenziosa! Uniche creature visibili le pecore spesso nere dal bianco mantello lanoso colorato da colpi di vernice variopinta per distinguerle tra i vari, grandi stazzi, e nessun uomo per decine di miglia! Con i surreali disegni delle nuvole pare proprio di intravedere l'Animula Vagula, Blandula, come Marguerite Yourcenar premette nelle 'Memorie di Adriano' (tra l’altro sono parole di una poesia dell’imperatore) e che gli fa dire: tutto mi piacque in quella terra piovosa, le frange di bruma sui fianchi delle colline, quella razza malinconica, dagli occhi grigi, la prospera Gallia, l'opulenta Spagna, mi trattennero meno a lungo della Britannia. Un uomo, anche se imperatore, che guarda l’ignoto di uomini e di terre sconosciute. Un uomo, nella ricostruzione, probo, giusto e lungimirante; ma che andando in fondo potrebbe essere stato crudele; sposò Plotina, moglie di Traiano al quale succedette grazie ad una dichiarazione di successione ‘inventata’ con l’amante; amò alla follia Antinoo, che morì forse fatto da lui uccidere per gelosia. Ma sempre un uomo eclettico e grandissimo. La sera, in camper, rivediamo e riascoltiamo Giorgio Albertazzi, nelle vesti di Adriano, in un affascinante viaggio nella memoria, rappresentato a villa Adriana e da anni in tutti i teatri del mondo. Questa è la quarta volta che esploro i resti del poderoso baluardo, la sesta che torno in Britannia e dopo dieci anni dall'ultima volta, tanto è il fascino di questa terra. Giuseppe Eduardo Spadoni Un improbabile miles romano ancora a guardia del Vallo di Adriano mentre, in un momento di relax, si accende la pipa IL CLUB n. 99 – pag. 45