Versione pdf - Circolo Culturale La Torre

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Versione pdf - Circolo Culturale La Torre
IN QUESTO STATO (DI MERDA)
DAGOSPIA - Denise Pardo per 'l'Espresso' 15/2/2013
- LA PREVALENZA DEL CRETINO DOMINA LA CAMPAGNA ELETTORALE - L'EX GELIDO TECNICO
MONTI E' ARRIVATO A STROMBAZZARE LE PIPI' DEL CAGNOLINO E A SCOLARSI BIRRETTE BERLUSCONI, SUL SUO TERRENO, HA DOMINATO LA SCENA - BERSANI, L'UNICO "NORMALE", HA
FATTO LA FIGURA DEL GRIGIO NOIOSO - DA INGROIA UN "PIZZINO PER LA BOCCASSINI - IL "VOTO AL
BUIO" PER I CANDIDATI DI GRILLO....
Non poteva che diventare così, non poteva che diventare la campagna elettorale più pazza del mondo. C'è Monti,
ex gelido tecnico, ora nell'inquietante parte di quello che fa il simpaticone, trincatore di birrette, abbracciato a
piccini e cagnolini, incontinenti, ci ha fatto carinamente sapere (i cagnolini, ovvio).
C'è l'Unto del Signore Berlusconi che dall'alto dei cieli dei suoi dobloni si negava a faccia a faccia e a giornalisti
poco embedded, preferendo essere una Voce nei talk non autorizzati
(«Ce stà Berlusca ar telefono», urlavano i centralinisti Rai a "Ballarò",
«Via da questo postribolo», ordinava lui da padrone a Iva Zanicchi
ospite di Gad Lerner) a 76 anni si mette a spazzare come una
massaia qualsiasi la sedia da Michele Santoro - lui che va dal nemico
numero uno!!! - e accetterebbe pure l'invito del circo "Pizza e fichi" pur
di stare in tv. C'è Antonio Ingroia che rappresenta l'estrema sinistra,
Rifondazione, i No-global, la Fiom, è un magistrato ma chiama il suo
partito Rivoluzione Civile.
C'è Beppe Grillo un capocomico che recita un politico, riempie le
piazze e fa persino comizi. Tutti fuori
ruolo. Tutti fuori fase. Tranne il
diligente Pier Luigi Bersani, il segretario che fa il politico, serio, con un'onesta
campagna elettorale, bacia la Camusso, va a tutte le confqualcosa, più ortodosso
di così non si può.
Ma sono in tanti a dire «Mio Dio che noia, che grigio, che travet», nonostante il
video in cui - che spericolato! - ascolta Vasco Rossi e beve birra (pure lui? che sia
un messaggio subliminale per Angela?). In effetti, sembra l'unico disadattato. Ma
in un manicomio, l'unico sano non può che apparire clinicamente pazzo, no?
A una settimana dal voto, la politica italiana da camicia di forza arricchisce di
giorno in giorno il campionario di una campagna
elettorale a volte burlesque, altre al limite
dell'assurdo, altre ancora al confine del non-sense.
Così mentre in un crescendo di climax mediatico pure il papa ci si mette e si
dimette ed è costretto a ristrutturare un convento perché quelli di un certo rango
sono stati già occupati dalla politica (a Montecassino rischia di incontrare Piero
Marrazzo e a Nostra Signora di Sion, covo di Scelta Civica, Corrado Passera sta
lanciando sedie contro Andrea Riccardi, ministro agit-prop della lista montiana
che ha esodato il sopracitato Passera) non solo i candidati sono fuori ruolo ma
per alcuni di loro spira pure il pericolo dello sdoppiamento di personalità.
Nel senso che ora gli tocca di andare contro il loro ex se stesso che (vedi i casi
Bersani e Berlusconi) ha
sostenuto e votato per un anno il governo di Monti. Quel Monti
trasformato adesso proprio da loro in un «mascalzone» per
l'amabile Cavaliere, «un Berlusconi con il loden» per il cordiale
Bersani suo, forse, un giorno sì l'altro no, futuro alleato, capace di
riportare dall'ultima riunione sul bilancio Ue solo «una vittoria di
Pirro».
«Sei infantile», è stata la risposta piccata, seguendo certo la
normativa europea, di Monti che da par suo aveva definito
«vecchio illusionista ringalluzzito» e «pifferaio» Berlusconi la cui
pronta replica era stata «mi vuole tassare anche il piffero»,
laddove il piffero, nella sua cerimoniosa glottologia, non poteva
che avere l'evocativo significato.
Il tutto in un'impennata di torte in faccia virtuali in cui un anziano potente cioè il leader Pdl rottama - effetto Renzi?
- il politichese per sdoganare - ma non lo facevano i grillini? - il linguaggio dell'anti-politica «la più grande cazzata
è stata la nomina di Monti a senatore a vita», spiega ai microfoni di "Un giorno da pecora" il Cavaliere che nelle
manifestazioni Pdl gode nel fare il verso a Bersani: «Mo' disce le sciolite sctronzate». Porte girevoli e tutti nella
parte di tutti, Maurizio Crozza, vero narratore della campagna più pazza del mondo, imita Berlusconi e Bersani, e
Berlusconi imita Crozza che imita Bersani.
Per non parlare delle allusioni erotiche. Fosse solo il Cavaliere, dopo il bunga bunga, nulla può più stupire compreso l'orribile siparietto da osteria con la malcapitata manager di
Green Power. Ma il pruriginoso argomento ha sfiorato persino la
signora Elsa, una martire, va detto, tirata in ballo da Daria Bignardi,
curiosa di una sua possibile lettura del sexy best-seller "Cinquanta
sfumature di grigio" . Invece di un compunto no comment, il marito
Mario ha scandito: «Mia moglie ha anche una sua vita privata». Aiuto!
E che dire degli strali e dei sottintesi di Antonio Ingroia nei confronti di
un'Ilda Boccassini durissima con lui per aver paragonato le critiche sulla
sua candidatura a quelle che aveva subito Giovanni Falcone: «Non dico
quello che Paolo Borsellino diceva di lei», e non ha detto. Stessa
corrente di pensiero di Gabriele Albertini versus Roberto Formigoni che
dopo un iniziale accordo gli ha preferito Roberto Maroni per la corsa al
Pirellone: «Non m'inquieti troppo perché posso fare dichiarazioni che lo metterebbero a terra e lui sa di cosa sta
parlando». Il trend politico ha fatto scuola, così ora nel Web c'è il tormentone: «Non voglio dire cosa papa Wojtyla
ha detto di Ratzinger».
Mentre il generale inverno (i candidati sono arzilli ma nessuno è un giovanotto)e il timore della piazza vuota fanno
sì che i giochi si facciano solo all'interno dei set televisivi (Monti, a colazione, Berlusconi spezzafame, Bersani a
pranzo, Ingroia al tè, Vendola all'aperitivo e via così da mane a sera senza un attimo di tregua per gli italiani)
l'amena rappresentazione si guarda bene dall'appesantire il copione con concetti ammuffiti, vedi programmi e
contenuti.
Preferisce il bestiario come dottrina politica e quindi l'adozione (vera?) berlusconiana della cagnolina Vittoria in
onore di Michela Vittoria Brambilla, l'amica degli animali al contrario di Carlo Giovanardi,
paladino di circhi vivisezioni e colli di pellicce come lo sceriffo di Treviso Giancarlo Gentilini
che all'ennesima campagna elettorale fa sapere la sua posizione sulle nutrie: farle secche.
Monti per non essere da meno ha affiliato anche lui, come è noto, una quadrupede, siccome è
colto l'ha chiamata Empy da empatia, non mancando di diramare che la cara bestiolina fa pipì
dappertutto.
Van Rompuy ne sarà stato deliziato.
Dal canto suo, Oscar Giannino leader di "Fermare il declino ", indispettito dall'attacco politico di Ale Sallusti, un
insolente amarcord sulla pulizia dei suoi gatti in visita in redazione quando i due erano colleghi, ha pensato bene
di proteggere i piccini inserendoli in un "topos" (niente di più appropriato ) creando per loro il neo movimento
"Fare miao".
In campagna niente figli questa volta, triti e ritriti e ormai quasi sull'orlo della pensione vista l'età dei candidati,
meglio teneri nipotini. Il primo a venderli come spot il solito Berlusconi pronto all'annuncio un attimo dopo la
nascita, seguito a stretto giro da un Monti privé con contorno di nipotini alla marinara (tutti e tre in maglia a
strisce).
E che dire dell'evoluzione di uno dei simboli più forti e più impressionanti della giustizia e del giustizialismo ad
accessorio di puro spettacolo? In questa sorta di Helzapoppin elettorale, persino le manette diventano parodia e
quando il Cavaliere incontra Ingroia, le trasforma nell'occasione per l'ennesima photo opportunity, lui i polsi
incrociati a simulare l'arresto, finalmente esorcizzato, vicino al terribile magistrato Ingroia ridens a tutta gengiva.
Stessa sorte delle catene, non più emblema di prigionia ma nuovo braccialetto di protesta così paradossale da
diventare folclore con cui l'incredibile Oscar (Giannino) si presenta a "Porta a Porta", lui vestito di grigio in un
molto personale Ucciardone style. Gran rumore di catene anche per la presenza di questi fantasmi, per esempio i
ministri del governo: che fine hanno fatto, Monti li ha saponificati?
Elsa Fornero è stata finora rinchiusa dentro uno scantinato e affidata a Mamma Ebe? Pier Ferdinando Casini è
stato momentaneamente esiliato? Gianfranco Fini, ibernato? Qualcuno ha notizie di Antonio Di Pietro? E
soprattutto il Cavaliere-Barbablù dove ha nascosto per settimane Francesca Pascale la baby fidanzata ripulita e
rimpannucciata che lo fa sentire, povero caro, meno solo?
Nonostante la realtà irrompa con forza inaudita - lo scandalo del Monte dei Paschi, l'amministratore delegato
dell'Eni Paolo Scaroni indagato, l'arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, persino lo sconquasso a
San Pietro delle dimissioni del papa - la campagna elettorale continua la sua corsa ai confini della realtà. Per
esempio con la lista che non c'è.
Ovvero quella dei candidati di Beppe Grillo, i futuri deputati e senatori carta bianca, la delega a chicchessia, l'atto
di fede perché il Capo, una faina, nella campagna elettorale giocata nei set televisivi, fosse matto, non ha mai
voluto mandarli anche per paura della rivelazione dell'incompetenza, ragione per cui li ha scelti, e delle trappole
dei Lupi verso i suoi cappuccetti rossi. Dopo il voto di scambio, il voto al buio. Non poteva non esserci anche
questo in una campagna elettorale così.