L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 235 (47.370)
Città del Vaticano
giovedì 13 ottobre 2016
.
Con urgenza e con forza il Pontefice implora di porre fine al disumano conflitto siriano
Per un immediato cessate il fuoco
Almeno il tempo necessario all’evacuazione dei bambini intrappolati sotto i bombardamenti
«Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le
vittime del disumano conflitto in Siria. È con un senso
di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con
tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a
un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti». Al termine dell’udienza generale di mercoledì 12 ottobre in
piazza San Pietro, Papa Francesco è tornato a parlare
delle violenze che insanguinano il Paese mediorientale,
tre giorni dopo aver annunciato il concistoro in cui creerà cardinale l’arcivescovo Mario Zenari, «che rimane
nunzio apostolico nell’amata e martoriata Siria».
In precedenza il Pontefice aveva parlato delle violenze
contro i cristiani, ricevendo nell’auletta dell’Aula Paolo
VI la conferenza dei segretari di Christian World Communions. «Quando i terroristi o le potenze mondiali —
ha detto — perseguitano le minoranze cristiane o i cristiani, non si domandano: “Ma tu sei luterano? Tu sei
ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei riformato? Tu sei
pentecostale?”, no. “ Tu sei cristiano”. Loro riconoscono
uno solo: il cristiano».
Quindi raggiunta piazza San Pietro, il Papa ha inaugurato un nuovo ciclo di riflessioni dedicato alle opere
di misericordia corporali e spirituali, ricordando come
«nel corso dei secoli, tante persone semplici le hanno
messe in pratica». Del resto, ha fatto notare, non c’è bisogno di «andare alla ricerca di chissà quali imprese da
realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici». Anche perché, ha detto ancora, non si tratta «di compiere
grandi sforzi o gesti sovraumani». Al contrario «il Signore indica una strada fatta di piccoli gesti che hanno
però ai suoi occhi un grande valore», al punto «che su
questi saremo giudicati». Il riferimento è al capitolo 25
del Vangelo di Matteo che costituisce uno dei temi forti
della predicazione di Francesco. E in tal senso il modello è santa Teresa di Calcutta, «non la ricordiamo per le
tante case che ha aperto nel mondo, ma — ha concluso il
Papa — perché si chinava su ogni persona che trovava in
mezzo alla strada per restituirle la dignità».
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E
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Putin annulla la visita a Parigi dopo le tensioni al Consiglio di sicurezza
Divisi sulla Siria
DAMASCO, 12. Il presidente russo,
Vladimir Putin, ha annullato ieri il
suo viaggio a Parigi in programma
per il 19 ottobre. La decisione è arrivata dopo due giorni di altissima
tensione diplomatica con l’Eliseo,
in seguito allo scambio di veti sulle
risoluzioni al Consiglio di sicurezza
dell’Onu. Entrambe le risoluzioni
riguardavano la Siria.
Il capo del Cremlino era atteso a
Parigi per l’inaugurazione di una
cattedrale ortodossa. Dopo l’annuncio della cancellazione, il portavoce
del Cremlino ha dichiarato che Putin «è disposto a recarsi a Parigi in
una data gradita al presidente francese François Hollande. Aspetteremo il momento giusto». Hollande
ha detto di essere «pronto a continuare il dialogo sulla Siria». Putin
— ha continuato il capo dell’Eliseo
— «ha preferito rinviare questa visita, il che non impedirà che ci siano
altre occasioni di discussione».
Lo scontro diplomatico sembra
dunque non conoscere tregua.
Mentre ad Aleppo i combattimenti
continuano e almeno due milioni di
persone sono bloccate in attesa di
aiuti umanitari, il dialogo stenta.
Da una parte, il Cremlino si sente
sempre più isolato. Un clima al
quale sarebbe da mettere in relazione l’iniziativa dell’amministrazione
di San Pietroburgo che ha ordinato
di accumulare riserve di grano. La
settimana scorsa, in scuole, uffici e
fabbriche di tutto il paese si sono
tenute esercitazioni condotte dalla
protezione civile per capire che cosa
fare in caso di attacco. Alcuni siti
internet hanno riportato un ordine
che sarebbe stato emesso dal Cremlino e rivolto a tutti i funzionari governativi: far rientrare subito tutti i
parenti che si trovano all’estero. Oltre al sostegno alle truppe di Assad,
Putin ha ordinato il rafforzamento
della base strategica di Jableh, in
Siria, e lo schieramento di missili
Iskander a capacità nucleare a Kaliningrad. A ciò si aggiunge l’aumento dei voli militari russi al limite
degli spazi aerei della Nato.
D all’altra parte, i toni non sono
meno duri. Due giorni fa il governo
tedesco ha ventilato l’ipotesi di
nuove sanzioni a Mosca per i bombardamenti ad Aleppo. Poi c’è stato
lo scontro all’Onu, con il veto francese sulla risoluzione russa che
chiedeva l’invio di aiuti umanitari
ad Aleppo, ma senza fermare le
operazioni militari. Ieri il ministro
degli esteri britannico, Boris Johnson, ha usato parole forti: «La Russia dovrebbe essere indagata per
crimini di guerra ad Aleppo». I
colloqui con gli Stati Uniti su una
possibile cessazione delle ostilità si
sono fermati nove giorni fa.
Sul terreno la situazione è drammatica. Sono almeno quaranta le
Con la prefazione del Papa e il contributo di Benedetto
XVI
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In un libro
l’omaggio a Bartolomeo
Nella chiesa di San Giorgio al Fanar (29 novembre 2014)
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persone che ieri hanno perso la vita
in diverse zone della Siria. Cinque
minori, tra bambini e adolescenti,
sono morti a causa di un bombardamento che ha colpito una scuola
nel sud del paese, in un’area controllata dalle forze governative. Almeno sedici civili sono rimasti uccisi durante i raid aerei compiuti su
Aleppo est, parte della città controllata dagli insorti.
Ci sono notizie di nuovi bombardamenti in atto anche oggi. Mentre
continua ad aumentare di ora in
ora il numero degli sfollati che abbandonano le proprie case.
Miliziani attaccano una moschea sciita e il mausoleo di Kart-e-Sakhi
Ancora sangue a Kabul
KABUL, 12. Ancora violenza in Afghanistan. Un nuovo attacco contro
una moschea sciita è stato perpetrato nella notte a Kabul, dopo quello
contro il mausoleo sciita di Kart-eSakhi che ieri sera ha fatto 16 morti
e 54 feriti mentre erano in corso i riti della festività sciita dell’Ashura.
Come ha riferito il portavoce del
ministero afghano degli interni, questo secondo attacco ha preso di mira
la moschea di Charyar, nel quartiere
Karte Char. Le forze speciali sono
subito intervenute e non ci sono al
momento notizie di vittime.
Il governo afghano aveva giorni
fa vietato manifestazioni pubbliche
in occasione dell’Ashura, visti i numerosi attentati realizzati in passato
da gruppi fondamentalisti in Afghanistan, Pakistan e Bangladesh. Ma
questo, ancora una volta, non è servito a bloccare il commando di almeno tre membri che, indossando
divise dell’esercito, è riuscito a penetrare con armi ed esplosivi nella moschea di Kart-e-Sakhi, affollata di
centinaia di fedeli, dopo aver ucciso
all’ingresso un uomo della sicurezza.
Raffiche di armi automatiche
all’interno della moschea e un’esplosione hanno segnato la prima fase
dell’attacco che è durato in tutto
meno di due ore. I miliziani hanno
anche preso in ostaggio alcune persone, rendendo più complessa la
reazione delle teste di cuoio. Grazie
a una ricostruzione fatta con l’aiuto
di testimoni, i media locali hanno
spiegato che, dopo l’ingresso nella
moschea, un primo attentatore suicida ha attivato l’esplosivo che portava nel suo giubbotto, mentre un secondo è stato ucciso qualche tempo
dopo in uno scontro a fuoco. Successivamente il portavoce del mini-
stero dell’interno ha comunicato alla
stampa che «anche il terzo terrorista
è stato ucciso e che ora la zona è
completamente libera e l’attacco è
concluso».
A questo punto le autoambulanze, che fino ad allora non avevano
ricevuto l’autorizzazione per avvicinarsi alla moschea, hanno potuto
prendersi cura dei feriti che sono
stati trasportati negli ospedali della
zona. L’attentato non è stato rivendicato, ma sulla base dell’esperienza
passata è possibile che dietro questa
azione ci sia la mano del cosiddetto
stato islamico (Is).
E, intanto, Afghanistan e Pakistan
hanno adottato oggi stringenti misure di sicurezza in occasione della ricorrenza dell’Ashura. Il governo di
Kabul ha disposto il rafforzamento
dei controlli al traffico, sospendendo
la circolazione nelle strade che conducono ai luoghi di culto dove oggi
si svolgeranno le cerimonie commemorative. Anche in Pakistan, le autorità hanno dispiegato un ingente
dispositivo di sicurezza: forze di polizia sono state inviate nelle province
di Sindh, Khyber Pakhtunkhwa, Baluchistan, Azad Jammu e Kashmir e
Gilgit Baltistan.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha nominato
Nunzio Apostolico in Belgio
Sua Eccellenza Monsignor
Augustine Kasujja, Arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, finora Nunzio Apostolico in Nigeria.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il mausoleo Kart-e-Sakhi a Kabul assaltato dai terroristi (Reuters)
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Manaus (Brasile) il Reverendo Padre Edmilson Tadeu Canavarros dos Santos,
S.D.B., finora Direttore pedagogico del Collegio “Santa
Tereza” a Corumbá, assegnandogli la Sede titolare vescovile
di Feradi minore.
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giovedì 13 ottobre 2016
Progressi e difficoltà nella lotta alla fame nel mondo
La sfida più difficile
ROMA, 12. La sfida della lotta alla
fame nel mondo è una priorità essenziale, un compito arduo e complesso. Progressi sono stati fatti e si
stanno facendo, ma bisogna fare ancora di più. Questa la diagnosi che
emerge dall’ultimo rapporto sullo
stato della fame nel mondo redatto
dal Cesvi, organizzazione da anni
impegnata nel settore umanitario, a
stretto contatto con l’O nu.
Per fornire un quadro globale sul
fenomeno, l’organizzazione umanitaria ha analizzato la situazione di 118
paesi, esclusi quelli europei e
dell’America settentrionale, raccogliendo i dati più recenti disponibili
per il periodo 2011-16. Il parametro
di riferimento per calcolare i livelli
di fame è l’Indice globale. Questa
cifra, che oscilla in una scala da 0
(assenza di fame) a 100 (valore massimo), sintetizza tre dimensioni che
contribuiscono a costruire il dato finale: denutrizione, deperimento e arresto della crescita, e il tasso di mortalità dei bambini fino a cinque anni. Nella scala, un Indice della fame
con un valore compreso tra 35 e 49,9
indica un fenomeno «allarmante»,
uno tra 20 e 34 una situazione «grave» e, infine, un valore ancora più
basso, una condizione meno preoccupante.
Il rapporto del Cesvi dal titolo
«Obiettivo fame zero», presentato
ieri, mostra che dall’inizio del nuovo
millennio il livello della fame nel
mondo — ovvero il consumo di meno di 1800 calorie al giorno (secondo il parametro di riferimento della
Fao, l’agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) — si è ridotto
del 29 per cento. Su scala globale,
l’Indice della fame 2016 è passato
dal punteggio di 30, nel 2000, a
quello di 21,3 di quest’anno. Ma non
basta: sono ancora tante le aree del
Sale il bilancio
delle vittime
dell’uragano
negli Stati Uniti
WASHINGTON, 12. Sale a quota 34
il bilancio dei morti provocati dal
passaggio dell’uragano Matthew
negli Stati Uniti: la Florida ne
conta nove, tra cui una donna
colpita da un albero caduto e un
anziano fulminato da un palo
della luce abbattuto, ma lo stato
più colpito è il North Carolina,
dove 18 persone hanno perso la
vita per cause legate all’uragano,
in molti annegati a bordo di automobili trascinate via dall’acqua.
Ad Haiti Matthew ha lasciato
dietro di sé circa 900 morti e centinaia di migliaia di sfollati in
condizioni critiche.
La Casa Bianca ha fatto sapere
che il presidente Barack Obama
ha dichiarato lo stato di calamità
nel South Carolina, disponendo
aiuti federali in aggiunta agli aiuti
forniti alle popolazioni dai governi locali. Il presidente ha anche
rivolto un appello ai residenti, affinché seguano le raccomandazioni delle autorità, anche perché
l’allerta per le alluvioni non è del
tutto passata.
Intanto un altro uragano, Nicole, si è riformato sull’oceano
Atlantico e punta verso le Bermudas, dove è già stata dichiarata
l’allerta. Secondo il Centro nazionale statunitense per gli uragani
di Miami, la tempesta viaggia con
venti fino a 140 chilometri l’ora
ed è previsto un rafforzamento
prima che l’occhio del ciclone
raggiunga domani, giovedì, le isole, sotto forma di uragano di categoria due.
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mondo dove si muore per l’assenza
di cibo o la malnutrizione. I tassi di
riduzione del fenomeno devono ancora accelerare, specialmente in
Ciad, Repubblica Centrafricana,
Sierra Leone, Yemen, Zambia e Madagascar, paesi dove i livelli di fame
rientrano nella categoria definita «allarmante». In altre 43 nazioni — sottolinea il rapporto — «la situazione è
grave». Il monitoraggio del dossier
del Cesvi non tiene conto dell’Indice
della fame di 13 stati, non calcolabile
per insufficienza di dati. Tra questi
ci sono Burundi, Siria, Libia, Papua
Nuova Guinea, Somalia e Sud Sudan, tutti paesi con gravi problemi
politici e sociali al loro interno. Paesi che, proprio per questo, molto
probabilmente sono soggetti alle
stesse problematiche.
La denutrizione colpisce soprattutto i bambini. Il 28,1 per cento dei
minori al di sotto dei cinque anni
soffre di arresto della crescita (nel
2000 erano il 37,8) e l’8,4 di deperimento. Il tasso di mortalità, nel
2015, raggiungeva il 4,7 per cento, in
diminuzione rispetto all'8,2 del
2000. La denutrizione, insomma, ha
ripercussioni gravissime sul fisico e
sulla psiche dei minori nei paesi più
a rischio.
Il rapporto 2016 del Cesvi mette
poi in evidenza che 795 milioni di
persone nel mondo sono denutrite
croniche. A livello regionale, a soffrire di più la fame sono gli abitanti
dell’Asia meridionale e dell’Africa
subsahariana. Quest’ultima ha tuttavia registrato il miglioramento più
notevole, con una riduzione di 14,3
punti rispetto al dato del 2000. Per
quanto riguarda poi i singoli paesi,
Namibia e Sri Lanka sono quelli
che, nel lungo periodo, restano più
indietro nella lotta alla fame: dal
2000 registrano le più basse riduzioni percentuali dell’Indice della fame.
Al contrario, Ruanda, Cambogia e
Myanmar, tra tutti i paesi dove il fenomeno è «serio» o «allarmante»,
sono quelli che hanno fatto i maggiori progressi e possono ancora migliorare.
Asia orientale e sud-est asiatico,
Vicino oriente e Nord Africa, America latina e Caraibi, Europa dell’Est e
comunità degli stati indipendenti sono aree con livelli di fame moderati
o bassi, ma con alcune differenze interne, spiegano gli esperti del Cesvi.
Emblematici i casi di Haiti e Cina. La piccola isola caraibica, pur
trovandosi in una regione del mondo in via di sviluppo con un Indice
della fame relativamente basso, si
colloca nella categoria «allarmante»,
e questo soprattutto a causa dei disastri naturali che l’hanno travolta.
La forte popolosità della Cina, invece, contribuisce a migliorare lo status della fame dell’Asia orientale e
del sud-est asiatico che altrimenti risulterebbe ancor più grave.
L’obiettivo dell’eliminazione totale
della fame nel mondo è stato già
lanciato nel 2012 dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante il summit di Rio. Inserito tra gli
obiettivi del millennio, è stato poi
adottato in continuità anche negli
obiettivi di sviluppo sostenibile fissati lo scorso anno. Il palazzo di vetro
punta a eliminare completamente la
fame entro il 2030.
Nei negoziati tra Bogotá ed Eln
Non ci saranno cambiamenti per il prossimo anno
Quito offre
una mediazione
Il governo britannico rassicura
gli studenti stranieri
QUITO, 12. Il governo dell’Ecuador
ha ribadito oggi di essere pronto a
offrire tutto il suo aiuto per i negoziati tra Bogotá e i guerriglieri
dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) auspicando che il dialogo sia breve e produttivo. Lo ha
sottolineato alla stampa il presidente ecuadoriano, Rafael Correa. Il
governo colombiano tornerà al ta-
LONDRA, 12. Le incognite sulla Brexit non limitano le agevolazioni per
gli studenti di paesi Ue in Gran Bretagna. Il governo di Londra si è impegnato a garantire, a chiunque sia
intenzionato a far domanda per l’anno accademico 2017-18, l’accesso ad
agevolazioni e aiuti finanziari previsti dalle norme attuali per l’intera
durata del corso.
Almeno fino al 2019, dati i tempi
negoziali prefissati, il regno continua
a far parte dell’Unione ed è tenuto a
rispettarne le regole. Dunque, il
mantenimento delle agevolazioni poteva sembrare scontato ma il valore
del pronunciamento di Downing
Street è forte poiché si estende per
un triennio o un quadriennio: quindi
oltre il termine del possibile divorzio
definitivo tra Regno Unito e Unione
europea.
Ogni anno le nuove iscrizioni di
stranieri sono 430.000. E, secondo i
dati di 'The Complete University
Guide, sfiorano il 20 per cento del
totale delle iscrizioni a Oxford e
Cambridge, superano il 40 per cento
all’Imperial College o alla London
School of Economics, e si attestano
addirittura a quasi il 60 per cento a
Buckingham.
Intanto, c’è un’altra questione che
riguarda in particolare studenti italiani e che ha provocato una nota di
protesta
verbale
dell’ambasciata
d’Italia nel Regno Unito rivolta al
volo del dialogo con l’Eln il 27 ottobre a Quito, ed è un ulteriore segnale della volontà del presidente
colombiano, Juan Manuel Santos,
insignito la settimana scorsa del
premio Nobel per la pace, di intraprendere il cammino della riconciliazione sull’intero territorio nazionale, piagato da un conflitto armato andato avanti per 50 anni.
Manifestazione per la pace in Colombia (Afp)
Stanziati fondi
per i terremotati dell’Italia centrale
ROMA, 12. Il consiglio dei ministri
italiano ha stanziato i fondi per risarcire chi ha perso la casa nel terremoto del 24 agosto, sia nel caso
di prima casa che di seconda casa.
È uno dei punti centrali del decreto
approvato ieri, che autorizza l’immediata erogazione di 300 milioni
di euro per «far partire subito il
processo di ricostruzione», e inserisce nella legge di stabilità la spesa
di 4,5 miliardi proprio per la ricostruzione di edifici pubblici e privati nelle zone colpite.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
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ca riservata ai bambini provenienti
dalla penisola viene ritenuta inaccettabile e nella nota di protesta si legge tra l’altro che l’Italia è un paese
unito dal 1861. Secondo fonti della
stampa italiana, il ministero degli
esteri britannico sta preparando una
risposta di scuse.
Egitto, Cipro e Grecia
a confronto sui migranti
IL CAIRO, 12. Porre il tema dei migranti tra le priorità da affrontare
con un approccio globale ed equilibrato che non tenga conto solo
della sicurezza. È la raccomandazione emersa al vertice tra il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, il presidente cipriota Nicos Anastasiades, e il primo ministro greco
Alexis Tsipras, che si è svolto ieri
al Cairo.
Secondo i media egiziani, Anastasiades ha definito l’incontro «un
successo per un’intesa tra i paesi».
Tsipras ha parlato di cooperazione
strategica tra Egitto, Cipro e Grecia non solo sul tema dei flussi migratori, ma anche su temi quali i
giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo.
Intanto, fonti della sicurezza di
Alessandria fanno sapere che nelle
ultime 24 ore nove trafficanti di
migranti sono stati arrestati nel
nord dell’Egitto. L’agenzia nazionale Mena precisa che i malviventi
avevano formato due bande specializzate nel traffico di migranti verso l’Italia e la Grecia. Le autorità
egiziane hanno annunciato un giro
di vite per contrastare il traffico dei
migranti dopo l’affondamento di
un barcone avvenuto lo scorso 21
settembre al largo della città di Rosetta, nel Delta del Nilo, nel quale
hanno perso la vita 200 persone.
No del Consiglio d’Europa
alla maternità surrogata
Il decreto prevede anche altre misure, come il blocco del pagamento
delle tasse e le imposte differite, e
fissa parametri e modalità di procedimenti per garantire il massimo
della legalità e della trasparenza.
Nei 62 comuni inseriti nell’area
del cratere del terremoto, dunque,
sarà riconosciuto il 100 per cento
dei danni a privati, imprese e abitazioni. Per i comuni limitrofi, il rimborso sarà pari al 100 per cento in
caso di prime case e seconde case in
centri storici e borghi, e al 50 per
cento per tutte le altre situazioni.
Servizio vaticano: [email protected]
ministero degli esteri britannico. È
emersa l’esistenza di moduli d’iscrizione messi online da alcune circoscrizioni scolastiche britanniche di
Inghilterra e Galles che prevedono
diverse classificazioni tra «italiani»,
«italiani-siciliani» e «italiani-napoletani». La distinzione etnico-linguisti-
STRASBURGO, 12. L’Europa a 47
paesi dice no alla maternità surrogata. L’assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa ha bocciato ieri
definitivamente il controverso rapporto De Sutter teso a regolamentare questa pratica. I no sono stati 83,
i sì 77 e gli astenuti 7.
Il risultato del voto è che dunque
non viene regolamentata, riconosciuta e prevista la maternità surrogata. La proposta di risoluzione era
stata presentata dalla parlamentare
belga Petra De Sutter. Non era la
prima volta. Si trattava infatti di un
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
testo frutto di diverse revisioni, elaborate dopo la prima bocciatura di
quella che era la proposta originaria
del 2015. Il fronte del no ha spiegato che si tratta di una decisione lesiva dei diritti dei bambini e delle
donne.
Nello specifico — sottolinea la
stampa — il testo bocciato ieri riguardava le raccomandazioni ai capi
delle diplomazie europee per elaborare formalmente linee guida in vista della tutela dei bambini nati con
la pratica della maternità surrogata.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
Filippo VI
annuncia
consultazioni
MADRID, 12. Re Filippo VI ha annunciato che terrà il 24 e 25 ottobre le consultazioni con i leader
dei partiti. Il giorno prima, il 23,
il consiglio federale dei socialisti
dovrebbe decidere se optare per
l’astensione sulla fiducia al presidente del Governo uscente, Mariano Rajoy, o tornare alle urne,
per la terza volta in un anno. Le
elezioni saranno inevitabili se non
ci sarà un nuovo presidente del
Governo entro il 31 ottobre.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
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pagina 3
Angela Merkel annuncia da Addis Abeba il nuovo progetto
Una conferenza
per lo sviluppo africano
Si stringe
il cerchio
attorno ai jihadisti
a Sirte
TRIPOLI, 12. È ancora lontana dalla stabilità la Libia, a causa della
guerra civile che si è instaurata sul
suo territorio dopo la rivolta, iniziata nel febbraio del 2011, che ha
portato alla caduta del regime del
colonnello Gheddafi. Il Paese è in
balia dei contrasti tra gruppi tribali, milizie armate ed è segnato
soprattutto dalla lotta contro gli
ultimi jihadisti circondati in alcuni
quartieri della città di Sirte.
E proprio nella città di Gheddafi, lo scontro è durissimo. I miliziani del cosiddetto stato islamico (Is) asserragliati a Sirte «stanno usando alcune famiglie come
scudi umani» ha denunciato una
fonte militare dell’operazione che
fa capo al governo di concordia
nazionale libico del premier Fayez
Al Sarraj. Le forze legate al governo di Tripoli «stanno avanzando
con grande prudenza oggi verso
gli ultimi covi dell’Is nel quartiere
di Al Giza poiché temono per le
famiglie che l’organizzazione tiene
sotto sequestro e utilizza come
scudi umani» ha dichiarato la fonte al portale di notizie libico Al
Wasat, precisando poi che «i miliziani dell’Is rimasti in città sono
molto pochi, dopo che è stato
preso il controllo della zona degli
Edifici 656».
Dal canto suo, il portavoce dell'aviazione, Muhammad Qnuno,
ha fatto sapere che i caccia statunitensi hanno sferrato ieri quattro
raid che hanno colpito «con grande precisione» posizioni dell’Is a
Sirte, uccidendo alcuni miliziani.
Altri violenti scontri a fuoco si
registrano a Mazda, villaggio che
si trova nelle vicinanze di Tripoli.
Secondo quanto riporta ancora il
sito informativo Al Wasat, due
clan rivali si sono affrontati a colpi d’arma da fuoco. Gli scontri
hanno interessato sia la parte sud
del villaggio, abitati dalla tribù
degli Al Qantara, sia la parte nord
abitata dagli Al Mashashia.
I combattimenti sono iniziati
lunedì in seguito all'uccisione di
quattro persone del clan degli Al
Mashashia. Gli abitanti di questi
quartieri hanno lasciato le proprie
case e si sono diretti verso Abu Al
Gharb e Bani Walid. Al momento
i combattimenti proseguono nonostante i tentativi di mediazione da
parte dei capi tribù locali e il bilancio parziale delle vittime ammonterebbe a sei morti e 12 feriti.
Sempre per quanto riguarda la
cronaca militare, un alto funzionario dell'amministrazione di Tripoli
Tripoli, Siddiq Nahaisi, è deceduto in seguito alle ferite riportate
nell’attacco avvenuto ieri nella zona di Al Draibi da un commando
armato. Nell’attacco – dicono fonti di stampa – è rimasto ferito anche un altro funzionario pubblico,
di cui però non si conoscono per
il momento le condizioni di salute. Il ministero dell’interno del governo di accordo nazionale ha
condannato l’attacco armato avvenuto contro l’ufficio del registro
dello stato civile della capitale. Il
ministero ha promesso che saranno prese le misure necessarie per
mettere in sicurezza gli uffici pubblici dagli attacchi armati e che
saranno arrestati i responsabili
della sparatoria.
Negli ultimi giorni la città di
Tripoli è stata teatro di frequenti
attacchi e sequestri di persona ai
danni di importanti personalità
della zona, come lo sceicco Nadir
Al Amrani, imam della moschea
di Al Fawatir, rapito della zona di
Al Hadaba della capitale libica.
Nei giorni scorsi è stato liberato
invece Omar Al Hijabi, vicedirettore della Banca centrale libica,
rapito a Tripoli da miliziani armati lo scorso 26 settembre.
ADDIS ABEBA, 12. «L’Africa sarà la
priorità», lo ha affermato il cancelliere Angela Merkel, annunciando
che l’anno prossimo, nell’ambito
della presidenza del G20 affidata alla
Germania, verrà organizzata a Berlino una conferenza sull’Africa per
promuoverne lo sviluppo, puntando
su investimenti privati, su reti di trasporto ed energetiche, nonché sulla
formazione professionale.
L’annuncio, riferiscono i media tedeschi, è stato fatto dall’Etiopia, ultima tappa del viaggio di tre giorni
nel continente che si è conclusa ieri
ad Addis Abeba, dove Merkel ha
partecipato all’inaugurazione del
quartier generale operativo dell’Unione africana finanziato dalla
stessa Germania.
Il tour, iniziato domenica scorsa,
ha portato il cancelliere dal Mali
all’Etiopia passando per il Niger,
principali paesi di transito per i migranti diretti in Europa. Il cancelliere si è detto intenzionato a rafforzare la cooperazione con questi paesi
per migliorare le condizioni economiche e di sicurezza, in modo da ar-
ginare i flussi migratori. In particolare, lo sviluppo economico, la pacificazione di queste aree per frenare i
flussi e la collaborazione nella politica sulle migrazioni sono i temi principali affrontati con le autorità locali
durante il viaggio, come riferito alla
vigilia della partenza dal portavoce
del governo tedesco Steffen Seibert.
La Germania, paese europeo che
ha accolto più migranti nel 2015, mira anche a impostare argini economici e militari ai flussi migratori che,
attraverso l’area subsahariana e la
Libia, poi approdano in Italia puntando alla Germania.
In particolare, Merkel si è impegnata a garantire al Niger 17 milioni
di aiuti diretti allo sviluppo, ma anche forniture militari. Berlino vuole
inoltre allestire nel paese una base di
supporto alla missione Onu nel confinante Mali. Tuttavia, diverse misure di sostegno economico sono state
assicurate anche al Mali e all’Etiopia. È previsto inoltre un impegno
pluriennale di 77 milioni di euro per
la zona di Agadez, snodo del traffico di esseri umani. In Mali, Merkel
ha annunciato sostegni nella lotta al
traffico di droga e di esseri umani,
oltre che nello sviluppo del settore
agricolo, e un aiuto alla stabilizzazione del nord minacciato dai jihadisti.
Nel 2015 sono giunti in Germania
circa 890.000 profughi, secondo le
stime del ministero dell’interno. Oltre che da Siria, Iraq e Afghanistan,
molti migranti provengono dall’Africa subsahariana. «Il benessere
dell’Africa interessa la Germania»,
ha sottolineato recentemente il cancelliere, segnando quella che alcuni
osservatori considerano una “svolta”
nella politica estera nei confronti del
continente.
La strategia emersa dalle dichiarazioni del cancelliere — dicono gli
analisti — prevede però un importante ruolo anche del settore privato:
l’imprenditoria soprattutto delle reti
di trasporto ed energetiche è infatti
un elemento su cui punterà la conferenza sull’Africa che verrà organizzata a Berlino a metà dell’anno prossimo.
Merkel durante l’inaugurazione del quartier generale dell’Unione africana (Afp)
Contro l’aumento delle tasse universitarie
Le autorità temono attacchi in occasione dello Yom Kippur
Violenti scontri tra polizia
e studenti sudafricani
Gerusalemme blindata
PRETORIA, 12. Non si placano le
proteste degli studenti universitari
sudafricani, i quali rivendicano
l’istruzione gratuita per tutti e minacciano di paralizzare gli atenei
del paese. Le manifestazioni, che
proseguono da settimane, sono culminate ieri in duri scontri tra i partecipanti e le forze di sicurezza, in
particolare nel campus dell’università di Witwatersrand, la più importante di Johannesburg, dove per il
secondo giorno consecutivo i repar-
ti antisommossa della polizia sono
intervenuti, sparando gas lacrimogeni, proiettili di gomma e usando
gli idranti contro gli studenti che
protestavano contro il governo e gli
amministratori dell’ateneo per la
proposta di aumento delle tasse. Il
governo ha dichiarato che non ci
sono fondi per l’istruzione gratuita
per tutti ma che quest’anno gli studenti meno abbienti saranno garantiti. Una concessione che gli universitari non ritengono sufficiente.
Un momento degli scontri tra studenti e polizia a Johannesburg (Afp)
TEL AVIV, 12. Non si attenua la tensione in Terra santa. Un palestinese
è rimasto ucciso oggi a Siluan, a
Gerusalemme est, durante degli
scontri con l’esercito israeliano. La
vittima, colpito da una pallottola
all’addome, si chiamava Ali Atef
Shiyoukhi e aveva vent’anni. La notizia è resa nota dall’agenzia palestinese Maan, che registra anche altri
dodici feriti. In tutta l’area di Gerusalemme est è stata rafforzata la presenza di soldati e polizia per prevenire nuovi possibili attacchi.
Dopo l’attentato che domenica ha
causato due morti e cinque feriti, oltre l’attentatore, le autorità israeliane hanno sigillato la Cisgiordania e
la Striscia di Gaza impedendo ai
palestinesi di entrare in Israele nel
giorno della festa ebraica più importante, lo Yom Kippur, il cosiddetto
«giorno dell’espiazione» (in cui ricorre anche l’anniversario della
guerra del 1973).
Il timore del governo e dell’intelligence è che possano tornare a colpire soprattutto i cosiddetti “lupi solitari”. Lo stesso premier israeliano,
Benjamin Netanyahu, ha riconosciuto che «questo periodo viene scelto
dai fomentatori del terrorismo per
appiccare le fiamme. Dobbiamo restare vigili».
Ieri un palestinese è stato accusato di aver pianificato un attentato
suicida su un autobus a Gerusalemme. Il giovane, il ventiduenne
Muhammad Joulani proveniente dal
campo profughi di Shuafat a Geru-
salemme est, era stato arrestato dai
servizi israeliani dello Shin Bet il 9
settembre, ma la notizia è stata resa
nota solo dopo. Secondo le indagini
condotte dallo Shin Bet, Joulani sarebbe un esponente di Hamas, legato alle frange più estremiste del movimento. L’uomo aveva ideato varie
tipologie di attentato: aprire il fuo-
Quattro militari
uccisi nel Myanmar
NAYPYIDAW, 12. Non si ferma la
violenza nel Myanmar. Almeno
quattro soldati sono stati uccisi ieri
nel corso del terzo giorno di violenti scontri nello stato occidentale
di Rakhine.
I soldati, informa la Bbc online,
citando i media statali, sono stati
attaccati da oltre 300 uomini armati di pistole, spade e coltelli. L’agguato non è stato ancora rivendicato, ma viene attribuito dalle autorità di Naypyidaw all’O rganizzazione per la solidarietà rohingya
(Rso).
Durante lo scorso fine settimana, nove poliziotti erano stati uccisi in una serie di attacchi coordinati lungo il confine occidentale
del Myanmar con il Bangladesh.
Intervento della Santa Sede
Individuati undici casi di colera
Contro l’esclusione delle donne
Emergenza sanitaria a Sana’a
Una delle chiavi essenziali dello
sviluppo è la partecipazione e il rispetto delle donne. Questo il punto
cruciale
dell’intervento
tenuto
dall’arcivescovo Bernardito Auza,
nunzio apostolico, osservatore permanente della Santa Sede, in una
riunione a margine della 71ª assemblea generale delle Nazioni Unite a
New York. Nonostante i progressi
fatti, «è allarmante che circa il 35
per cento delle donne nel mondo
abbia subito violenza fisica a un
certo punto della loro vita, e specialmente violenza domestica e sessuale». Occorre prestare maggiore
attenzione a questa «situazione
scandalosa» e attuare «misure e
programmi per combattere e sconfiggere questo deplorabile tipo di
comportamento nei confronti delle
donne». Auza ha ricordato in particolare che «in un contesto sociale
nel quale è assente il sostegno dei
valori familiari e del rispetto e della
protezione di ciascun membro della
famiglia, in particolare donne e
bambini, comportamenti violenti
possono anche alimentare nuove
forme di aggressione sociale». E
ovviamente, su un piano più vasto,
tutto questo può condurre a «varie
forme di esclusione e sfruttamento,
nelle quali le donne sono private di
risorse economiche e non possono
esercitare i loro diritti politici». La
Santa Sede — ha sottolineato Auza
— condanna soprattutto la pratica
della mutilazione genitale: «Molte
istituzioni e organizzazioni cattoliche, e specialmente le religiose donne, sono in prima linea nel cercare
di cambiare le pratiche culturali e
dare alle giovani donne il potere di
resistere a tali violenze. Le loro iniziative sono sempre accompagnate
da un’educazione di qualità per le
ragazze».
SANA’A, 12. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato oggi che l’epidemia di colera
apparsa la scorsa settimana nello
Yemen — dove un sanguinoso conflitto ha colpito milioni di civili aggravando il degrado di un sistema
sanitario in un paese già tra i più
poveri della penisola arabica — è
confinata alla capitale Sana’a dove
sono stati individuati 11 casi.
«Finora avevamo registrato 17 casi di colera e 11 sono stati confermati» ha detto un esperto dell’O ms,
Amro Saleh, in una conferenza
stampa a Sana’a. Si teme che l’epidemia — che per ora è sotto controllo — possa propagarsi. Infatti,
oltre 143 casi sospetti sono stati registrati nel paese e in particolare 49
a Taiz (sud-ovest) e 42 a Hodeida
(ovest). La popolazione civile paga
il prezzo più alto a causa dell’intensità delle violenze. Manca tutto: acqua, cibo e corrente elettrica e il co-
co contro un checkpoint, lanciare
una bomba nel negozio a Gerusalemme dove aveva lavorato nel 2011,
oppure colpire la stazione centrale
degli autobus o un centro commerciale. In seguito, a causa del rafforzamento delle misure di sicurezza,
aveva optato per un attacco contro
un autobus.
lera si propaga a causa dell’assorbimento di acqua non potabile o da
prodotti alimentari contaminati.
Lo Yemen è lacerato da un conflitto — tra le forze regolari del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi,
riconosciuto dalla comunità internazionale, e i ribelli huthi — che ha
già causato almeno 7000 morti.
Sul piano militare, l’Arabia Saudita ha detto oggi di aver abbattuto
un missile balistico lanciato dai ribelli huthi. Lo riferisce l’agenzia di
stato saudita, spiegando che il missile, puntato sulla città sudoccidentale di Khamis Mushait, è stato distrutto nella notte senza causare feriti. I ribelli, che sarebbero in possesso di missili Scud di era sovietica, hanno lanciato una serie di attacchi contro il regno saudita
dall’inizio dell’offensiva della coalizione contro di loro nel marzo
2015.
Il Rakhine è abitato da circa un
milione di musulmani di etnia
rohingya, a cui il governo non riconosce la cittadinanza, considerandoli immigrati illegali dal Bangladesh. I rohingya sono una delle
minoranze etniche più perseguitate
al mondo, secondo l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.
Uomini, donne e bambini sono
privati di molti diritti fondamentali, dalla cittadinanza alla libertà di
movimento, e sono quasi sempre
senza accesso alle cure mediche e
all’istruzione. Proprio a causa della
difficile situazione e delle ripetute
violenze nei loro confronti, decine
di rohingya sono fuggiti per essere
accolti in fatiscenti campi profughi
nel Rakhine.
Samsung blocca
la produzione
del Galaxy Note 7
SEOUL, 12. Il gigante della tecnologia sudcoreana Samsung ha deciso di bloccare la produzione del
Galaxy Note 7. L’ultima versione
del noto modello di phablet —
una via di mezzo tra uno smartphone e un tablet — ha infatti
avuto vita breve a causa di un
problema insormontabile: le batterie, che surriscaldandosi possono
prendere fuoco e addirittura
esplodere. Sono stati riportati diversi casi, tanto da causare un iniziale maxirichiamo in fabbrica per
2,5 milioni di esemplari.
Samsung aveva tentato di risolvere il problema con un aggiornamento che limitava la carica della
batteria, ma non c’è stato nulla da
fare. La decisione ha provocato
drastici cali del titolo Samsung alla Borsa di Seoul.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 13 ottobre 2016
In un libro l’omaggio a Bartolomeo per il venticinquesimo anniversario
dell’elezione alla sede patriarcale di Costantinopoli
Cammino comune
La prefazione del Papa
con sentimenti di cordiale
vicinanza che mi unisco a
tutti coloro che quest’anno
celebrano, con gioia e giubilo, il venticinquesimo anniversario dell’elezione di Sua Santità
Bartolomeo I a patriarca ecumenico.
Il mio primo incontro con il mio
amato fratello Bartolomeo è avvenuto il
giorno stesso in cui ho iniziato il mio
ministero papale, quando mi ha onorato
della sua presenza a Roma. Ho sentito
che stavo incontrando un uomo che
cammina nella fede (cfr. 2 Corinzi, 5, 7),
che nella sua persona e nei suoi modi
esprime tutta la profonda esperienza
umana e spirituale della tradizione orto-
È
Apostolo
e visionario
S’intitola Bartholomew Apostle and Visionary
l’eccezionale omaggio al patriarca
ecumenico Bartolomeo contenuto in un
volume appena uscito negli Stati Uniti nel
venticinquesimo anniversario della sua
elezione alla sede di Costantinopoli. Del
libro (Nashville, Thomas Nelson, 2016,
pagine XXXII + 271, dollari 26,99)
anticipiamo la prefazione del Papa e la
riflessione di Benedetto XVI. Il volume è
aperto da una breve riflessione di Joe
Biden, vicepresidente degli Stati Uniti, e
ricostruisce l’itinerario del patriarca in sei
capitoli commentati da altrettanti autori. Il
contributo di Joseph Ratzinger è relativo
al primo, intitolato “Un delicato mosaico”
e dedicato al «costruttore di ponti in un
mondo volatile». Seguono le riflessioni del
rabbino David Rosen (su Bartolomeo
come protagonista ecumenico nel mondo
cristiano), dell’arcivescovo anglicano
Rowan Williams (sugli anni della
giovinezza del patriarca, al secolo
Dimitrios Archontonis, nato a Imbro il 29
febbraio 1940), di Al Gore (sull’impegno
di Bartolomeo per l’unità nell’ortodossia),
dell’antropologa Jane Goodall (sull’opera
Le corone di fiori che Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo
hanno lanciato nel mare dell’isola di Lesbo
insieme con l’arcivescovo Hierònymos lo scorso 16 aprile
pionieristica del patriarca per la tutela del
creato) e del giornalista George
Stephanopoulos (che traccia un profilo
personale e pastorale di Bartolomeo).
Autore del libro è John Chryssavgis,
arcidiacono del Trono ecumenico e
consulente teologico dell’arcidiocesi grecoortodossa di America e del patriarca
ecumenico per le questioni ambientali.
Australiano di nascita, Chryssavgis è
sposato e vive a Boston, dopo aver
studiato ad Atene e Oxford. Nella
bibliografia del teologo vanno ricordati i
tre volumi in cui ha raccolto scritti di
Bartolomeo, l’antologia Toward an Ecology
of Transfiguration: Orthodox Christian
Perspectives on Environment, Nature and
Creation (2013) e Dialogue of Love. Breaking
the Silence of Centuries (2014), un piccolo
libro con contributi preziosi pubblicato a
cinquant’anni dal primo incontro tra
Atenagora e Paolo VI, alle origini di un
“dialogo d’amore” che continua. (g.m.v.)
dossa. In quella occasione ci siamo abbracciati con affetto sincero e reciproca
comprensione. I nostri successivi incontri a Gerusalemme, Roma e Costantinopoli hanno non soltanto rafforzato la
nostra affinità spirituale, ma soprattutto
reso più profonda la nostra consapevolezza condivisa della responsabilità pastorale comune che abbiamo in questo
momento della storia, dinanzi alle sfide
urgenti che i cristiani e l’intera famiglia
umana devono affrontare oggi. In particolare tengo caro nel cuore la splendida
memoria del caloroso e fraterno benvenuto che il patriarca Bartolomeo mi ha
riservato durante la mia visita al Fanar
per la festa dell’apostolo Andrea, santo
patrono del patriarcato ecumenico, il 30
novembre 2014.
La Chiesa di Roma e la Chiesa di
Costantinopoli sono unite da un profondo e antico vincolo, che neanche secoli di silenzio e di malintesi sono riusciti a spezzare. Questo vincolo è esemplificato dalla relazione tra coloro a cui
la tradizione attribuisce la fondazione
delle nostre rispettive Chiese, ovvero i
santi apostoli Pietro e Andrea, due fratelli nella carne, ma soprattutto due discepoli del Signore Gesù, che insieme
hanno creduto in lui, lo hanno seguito e
infine hanno condiviso il suo destino
sulla croce, nell’unica e identica speranza di servire la venuta del suo regno. I
nostri predecessori, l’illustre Atenagora I
e il beato Paolo VI, ci hanno lasciato il
sacro compito di percorrere a ritroso il
cammino che ha portato alla separazione delle nostre Chiese, sanando le fonti
del nostro reciproco allontanamento, e
di procedere verso il ripristino della piena comunione nella fede e nell’amore,
consci delle nostre legittime differenze,
così com’era nel primo millennio. Oggi,
noi fratelli nella fede e nella speranza
che non delude, siamo profondamente
uniti nel desiderio che i cristiani
d’oriente e d’occidente si possano sentire parte dell’una e unica Chiesa, affinché possano proclamare al mondo intero che «è apparsa infatti la grazia di
Dio, apportatrice di salvezza per tutti
gli uomini, che ci insegna a rinnegare
l’empietà e i desideri mondani e a vivere
con sobrietà, giustizia e pietà in questo
mondo, nell’attesa della beata speranza
e della manifestazione della gloria del
nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tito, 2, 11-13).
Nelle due dichiarazioni comuni che
abbiamo firmato a Gerusalemme e al
Fanar abbiamo affermato con fermezza
e determinazione il nostro impegno
condiviso, che deriva dalla nostra fedeltà al Vangelo, a costruire un mondo più
giusto e più rispettoso della dignità e
delle libertà fondamentali, la più importante delle quali è la libertà di religione.
Siamo anche fondamentalmente uniti
nel nostro comune impegno di far crescere ulteriormente la consapevolezza
delle persone e della società in generale
rispetto alla questione della salvaguardia del creato, lo scenario cosmico nel
quale l’infinita misericordia di Dio —
donata, rifiutata e ripristinata — viene
manifestata e glorificata in ogni momento. Sono profondamente grato per
la guida del patriarca ecumenico in questo campo e per le sue riflessioni su tale
questione, da cui ho imparato e continuo a imparare tanto.
Ho trovato una profonda sensibilità
spirituale nel patriarca Bartolomeo per
la dolorosa condizione dell’umanità attuale, così profondamente ferita da indicibile violenza, ingiustizia e discriminazione. Siamo entrambi grandemente
turbati da quel grave peccato contro
Dio, che sembra crescere di giorno in
giorno, che è la globalizzazione dell’indifferenza dinanzi alla deturpazione
dell’immagine di Dio nell’uomo. È nostra convinzione che siamo chiamati a
operare per la costruzione di una nuova
civiltà dell’amore e della solidarietà. Entrambi siamo consapevoli che le voci
dei nostri fratelli e delle nostre sorelle,
ora al punto di estrema angoscia, ci obbligano a procedere più rapidamente sul
cammino della riconciliazione e della
comunione tra cattolici e ortodossi, in
modo che possano proclamare in maniera credibile il Vangelo di pace che
viene da Cristo.
Per queste molteplici ragioni sono
molto lieto che il venticinquesimo anniversario dell’elezione del mio amico e
fratello Bartolomeo a patriarca dell’antica e gloriosa sede di Costantinopoli
venga celebrato da così tante persone
che rendono grazie al Signore per la
sua vita e il suo ministero. Considero
una grazia e un privilegio camminare
insieme al patriarca Bartolomeo nella
speranza di servire il nostro unico Signore Gesù Cristo, contando non sulle
nostre esigue forze, bensì sulla fedeltà
di Dio, e sostenuti dall’intercessione dei
fratelli santi, gli apostoli Andrea e Pietro.
È con questa certezza e nel costante
ricordo nella preghiera che esprimo a
Sua Santità il patriarca Bartolomeo i
miei cordiali e fraterni buoni auspici per
una lunga vita nell’amore e nella consolazione del Dio uno e trino.
PAPA FRANCESCO
Dal Vaticano, 4 aprile 2016
Compagni di viaggio
La riflessione di Benedetto
l mio primo stretto contatto personale con il
patriarca
ecumenico
Bartolomeo è stato nell’anno 2002, durante il
viaggio verso l’incontro internazionale di preghiera ad Assisi.
Era stata del papa san Giovanni Paolo II l’idea di recarci insieme in treno ad Assisi per
esprimere il nostro percorso interiore oltre al viaggio esteriore.
Per me fu una gioia apprendere
che il patriarca mi aveva invitato a sedere per un po’ accanto
a lui, nello stesso scompartimento, e, in tal modo, conoscerci meglio.
Per me tale incontro — lungo
il cammino — è più di
un’espressione accidentale dello
stato della fede. Fui anche subito commosso dall’apertura e
dal calore personale del patriarca. Non ci volle un grande
sforzo per avvicinarci di più
l’uno all’altro. La sua apertura
interiore e la sua semplicità
ispiravano subito una piacevole
intimità. A contribuire a questa
sensazione fu naturalmente anche il fatto che parla tutte le
principali lingue europee, non
soltanto francese e inglese, ma
anche italiano e tedesco. Ancor
più sorprendente fu per me il
fatto che padroneggia il latino
e sa esprimersi in tale lingua.
Se si può conversare con qualcuno nella propria lingua, c’è
immediatezza nel parlare cuore
a cuore e pensiero a pensiero.
Il patriarca non ha studiato solo nell’ambito della Chiesa ortodossa, ma anche a Monaco e
a Roma. Alla diversità di lingue corrisponde, di conseguenza, anche una diversità di culture nelle quali egli si muove.
I
Così, il suo pensiero è, dal profondo, un viaggio con gli altri
e verso gli altri, che certamente
non degenera in una mancanza
di direzione, dove l’“essere in
cammino” semplicemente non
porterebbe da nessuna parte.
Essere profondamente radicati
nella fede in Gesù Cristo, figlio
del Dio vivente e nostro redentore, non ostacola l’apertura
verso l’altro perché Gesù Cristo
porta in sé tutta la verità. Al
tempo stesso, però, questo radicamento ci protegge dallo
scivolare nella futilità e da un
vuoto gioco di vanità, poiché ci
mantiene nella verità, che appartiene a tutti e vuole essere la
via per tutti.
Così, in qualche modo vedo
in questo nostro primo incontro
un ritratto dell’intera personalità del patriarca ecumenico: vivere in cammino verso una meta; vivere nelle molte dimensioni delle grandi culture; vivere
nell’incontro, sostenuto dall’incontro fondamentale con la verità che è Gesù Cristo. Alla fine, la meta di tutti questi incontri è l’unità in Gesù Cristo.
Anche se, naturalmente, il fine di questa breve riflessione
non può essere quello di delineare in qualche modo il ministero del patriarca nella sua interezza, vorrei almeno sottolineare un aspetto che è importante per descrivere questo
grande uomo della Chiesa di
Dio: il suo amore per il creato
e il suo impegno perché venga
trattato conformemente a questo amore, nelle questioni grandi e piccole. Un pastore del
gregge di Gesù Cristo non è
mai orientato soltanto alla cerchia dei propri fedeli. La co-
XVI
munità della Chiesa è universale anche nel senso che include
tutta la realtà. Ciò appare evidente, per esempio, nella liturgia, che non indica soltanto la
missione sacerdotale proprio
con questo suo impegno verso
il creato.
La mia elezione a successore
di Pietro ha naturalmente con-
re ricordi ricevuti da lui. Questi
oggetti non sono soltanto segni
affettuosi della nostra amicizia
personale, ma anche indicazioni verso l’unità tra Costantino-
commemorazione e il compimento degli atti salvifici di Gesù Cristo. È in cammino verso
la redenzione dell’intera creazione. Nell’orientamento della
liturgia verso oriente, vediamo
che i cristiani, insieme al Signore, desiderano procedere
verso la salvezza del creato nella sua interezza. Cristo, il Signore crocifisso e risorto, è al
tempo stesso anche il “sole”
che illumina il mondo. Anche
la fede è sempre diretta verso la
totalità del creato. Pertanto, il
patriarca Bartolomeo realizza
un aspetto essenziale della sua
ferito una nuova dimensione al
nostro incontro personale. La
responsabilità per la fede nel
mondo e, al tempo stesso, la
responsabilità per l’unità del
cristianesimo diviso fanno parte
del ministero che ci è stato dato, ma sono anche un dovere
personale.
Considero
particolarmente
bello il fatto che, dopo la mia
rinuncia, il patriarca mi sia rimasto sempre vicino personalmente e che sia perfino venuto
a trovarmi nel mio piccolo convento. In molti angoli del mio
appartamento si possono trova-
poli e Roma, segni di speranza
che ci stiamo dirigendo verso
l’unità.
Sua Santità Bartolomeo è un
patriarca davvero ecumenico, in
tutti i sensi del termine. In solidarietà fraterna con Papa Francesco sta compiendo ulteriori
importanti passi sul cammino
dell’unità. Caro fratello in Cristo, possa il Signore garantirle
ancora molti anni di ministero
benedetto come pastore nella
Chiesa di Dio. La saluto en
philèmati haghìo [“con il bacio
santo”, Romani, 16, 16 e 1 Corinzi, 16, 20].
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 13 ottobre 2016
pagina 5
Affresco-icona del XIV secolo
raffigurante la santa Trinità
Conferenza del cardinale segretario di Stato all’Università cattolica portoghese
Le radici culturali
come antidoto alla paura
di PIETRO PAROLIN
di GIOVANNI ZAVATTA
Completo sostegno alla
salvaguardia del matrimonio come «unione
sacramentale per tutta
la vita di un uomo e di
una donna», alla genitorialità e alla famiglia
come «fondamenti irremovibili di qualsiasi società»; denuncia della
violenza e dello spargimento di sangue «nel
nostro paese e nel mondo intero, in particolare
nel Medio oriente e in
Africa dove l’ostilità e la brutalità sono fra membri di differenti
religioni, a volte sedicenti in nome della religione». E poi la
presa di coscienza su «la crisi
del linguaggio pubblico, la polarizzazione della società, la persistenza della povertà, le sfide
alla libertà religiosa, la ripresa
del razzismo, l’escalation della
violenza nelle nostre comunità».
È quanto si legge nel messaggio
diffuso al termine della riunione
annuale dell’Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli
Stati Uniti di America (creata
dopo la conferenza preconciliare
panortodossa di Chambésy nel
2009 per sanare “anomalie” canoniche presenti nella vita della
Chiesa in alcune regioni), svoltasi nei giorni scorsi a Detroit,
in Michigan.
L’incontro si è aperto con la
celebrazione della divina liturgia
nella basilica ortodossa antiochena di Saint Mary a Livonia,
dove i quarantuno gerarchi partecipanti sono stati accolti dal
vescovo Anthony. Nella preghiera sono stati ricordati il metropolita greco-ortodosso Boulos
Yazigi (fratello del patriarca di
Antiochia Giovanni X) e l’arcivescovo siro-ortodosso Yohanna
Ibrahim, rapiti ad Aleppo il 22
aprile 2013. Sono state poi
espresse felicitazioni a Bartolomeo per il venticinquesimo anniversario della sua elezione ad
arcivescovo di Costantinopoli e
a patriarca ecumenico. Nel suo
discorso di apertura, l’arcivescovo di America, Demetrios, ha
Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti
Per il bene
di tutti i fedeli
esortato l’assemblea a restare legata al mandato originario delle
Chiese madri di «lavorare in
modo conciliare in direzione
dell’unità canonica per il bene
dei fedeli».
Demetrios, pur compiendo un
rapido excursus sul concilio panortodosso tenutosi nel giugno
scorso a Creta, ha sottolineato
che «il nostro compito primario,
come gerarchi degli Stati Uniti,
non è quello di discutere sul
concilio di Creta. Come pastori
del gregge del Signore dobbiamo rimanere legati l’uno all’altro, saldi nella nostra missione,
impegnati nel superare qualsiasi
sfida utilizzando tutte le opportunità in maniera fraterna, veritiera, conciliare. Siamo un’assemblea di vescovi ortodossi;
non c’è niente e nessuno che
possa dire o fare qualcosa per
cambiare questo. Siamo uno in
Cristo. Se non viviamo con la
responsabilità di lavorare come
un unico corpo, cari fratelli, lasciamo i fedeli in balìa di un
mondo freddo e spietato. E possiamo stare certi — ha osservato
— che la società non chiederà se
qualcuno è greco o bulgaro, russo o ucraino, serbo o romeno,
georgiano o antiocheno, convertito od ortodosso dalla culla. La
nostra gente alla fine cadrà preda di attacchi e nel ridicolo». Di
qui l’invito «a individuare chiaramente i nostri obiettivi comuni e a lavorare sodo per raggiungerli insieme, non per i nostri propri interessi, ma piuttosto
per il bene della Chiesa e della
società».
Nel messaggio finale si assicurano preghiere per «una pace
giusta e duratura in Medio
oriente, la protezione dei cristiani e di altre comunità vulnerabili da atti di genocidio, la cessazione del terrorismo, delle persecuzioni, delle intimidazioni e
del dislocamento delle popolazioni, della discriminazione razziale e del fanatismo religioso».
L’assemblea, relativamente ai
problemi più urgenti negli Stati
Uniti, ha affermato che preparerà risposte adeguate e interverrà
presso le istituzioni pubbliche al
fine di evitarne o attenuarne le
conseguenze.
Credo che l’identità dell’Europa si
possa definire solo storicamente e
culturalmente. E in nessun altro
modo. L’Europa è una storia. Non
un semplice dato di fatto. Non ha
un’espressione geografica ben definita. Non ha neppure un’identità
linguistica. È il risultato aperto di
una storia di libertà di donne e di
uomini concreti.
Il ruolo del cristianesimo nella
costruzione dell’identità europea è
stato imprescindibile. Ciò non
esclude altri importanti incontri, altri riconoscimenti, altre contaminazioni, altre radici. L’Europa è una
storia plurale, anche all’interno dello stesso cristianesimo, nelle sue divisioni e specificità.
Dopo le catastrofi della prima
metà del XX secolo — le due terribili
guerre mondiali, i totalitarismi, la
Shoah — l’Europa ha saputo reinventarsi a partire dalle sue ceneri,
grazie all’ispirazione cristiana di tre
grandi statisti (Konrad Adenauer,
Robert Schuman, Alcide De Gasperi). L’Europa è diventata l’ideale e
la meta di costruzione di una comunità di stati e di popoli che prima si
erano combattuti. Nazioni antagoniste diventavano partner. Oggi quel
felice progetto in parte realizzato,
appare quasi perso.
Nelle attuali circostanze internazionali le preoccupazioni per il futuro del progetto europeo sono aumentate. Ma non possiamo dimenticare i risultati storici ottenuti finora,
in primo luogo dalla stessa Unione
europea: il suo allargamento, l’istituzione di una moneta unica e la
definizione di un concetto di cittadinanza.
L’Unione europea si trova oggi a
dover affrontare simultaneamente
un insieme di crisi senza precedenti
nella sua storia. Alcune sono globali
(come la recessione economica e la
crisi dell’Euro, o le grandi migrazioni di massa); altre geopolitiche
(quella “terza guerra mondiale a
pezzi” di cui parla Papa Francesco,
con i conflitti in Siria, Iraq, Libia,
Somalia o il conflitto congelato nel
sud dell’Ucraina); altre sociali (la
crisi dell’occupazione, soprattutto
giovanile); altre ancora di tipo culturale (un diffuso orientamento che
sminuisce la generatività e la famiglia, un processo di desertificazione
della religione); altre, per così dire,
trasversali, come la sicurezza e il terrorismo. Infine, la crisi istituzionale
e democratica, interna alla stessa
Il Wcc si prepara alla Cop22 di Marrakech
Azioni efficaci e risultati concreti
GINEVRA, 12. «I cristiani devono
guardare alle sfide del cambiamento
climatico attraverso la lente della fede e della speranza nell’amore di
Dio». È quanto ha dichiarato il segretario generale del World Council
of Churches (Wcc), reverendo Olav
Fykse Tveit, durante la riunione del
gruppo di lavoro sui cambiamenti
climatici cha fa capo alla stessa organizzazione ecumenica. Fkyse Tveit
ha sottolineato in particolare l’importanza di affrontare le questioni
relative alla giustizia climatica con
un impegno spirituale e con una preparazione multidisciplinare collaborativa. Composto da esperti di Chiesa, teologi e attivisti di tutto il mondo che lavorano per la giustizia climatica, il gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici (Working group
on climate change, Wgcc) si è riunito nei giorni scorsi a Ginevra per finalizzare il suo piano in vista della
Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (Cop22) che si
terrà, dal 7 al 18 novembre prossimi,
a Marrakech, in Marocco, per discutere le strategie chiave per i prossimi
due anni.
Durante i lavori, il coordinatore
del Wgcc, reverendo Henrik Grape,
ha sottolineato il voto da poco
espresso dal parlamento europeo per
la ratifica dell’accordo di Parigi,
adottato da parte dei paesi membro
delle Nazioni Unite lo scorso dicembre. L’intesa mira a limitare di due
gradi centigradi, rispetto ai livelli
preindustriali, il riscaldamento globale del pianeta per evitare cambiamenti climatici catastrofici. L’accordo di Parigi entra in vigore quando
almeno 55 paesi, che rappresentano il
55 per cento delle emissioni globali
di gas serra, lo ratificano. A oggi, secondo il sito delle Nazioni Unite,
hanno ufficialmente aderito all’accordo ben 72 paesi che rappresentano
oltre il 56 per cento delle emissioni
globali.
«D’ora in poi — ha aggiunto Grape — il nostro compito urgente è
quello di seguire l’attuazione dell’accordo di Parigi e di dare assistenza e
sostegno alle nostre Chiese membro». «Come Chiese — ha proseguito
Athena Peralta, responsabile esecutivo del programma per la giustizia
economica ed ecologica del Wcc —
dobbiamo fare in modo che l’accordo di Parigi, fornisca un supporto
concreto e protezione a quanti sono
vulnerabili dal punto di vista socioeconomico, che sono quelli che contribuiscono meno alle emissioni globali e che subiscono di più le le conseguenze dei cambiamenti climatici»,
Il Wgcc ha individuato alcuni ambiti prioritari: la riflessione teologica,
la ricerca, l’azione, la contestualizzazione della giustizia climatica, il collegamento di quest’ultima con la
Unione e ai paesi aderenti, con
l’apertura di un processo di de-europeizzazione avviato dal referendum
inglese dello scorso giugno, con il
cosiddetto Brexit.
Di fronte alle crisi geopolitiche in
corso, l’Unione europea non riesce a
parlare efficacemente con una sola
voce. Persino le nazioni che la formano in modo consolidato spesso si
muovono, per interessi nazionali, e
finiscono con l’aggravare l’uno o
l’altro aspetto del problema. Manca
L’identità dell’Europa
Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana stralci della
conferenza sull’identità dell’Europa, tenuta dal cardinale
segretario di Stato all’Università cattolica portoghese di
Lisbona mercoledì mattina, 12 ottobre, in occasione della
visita in Portogallo, in corso da martedì 11 a giovedì 13. Sul
sito dell’Osservatore Romano il testo integrale in portoghese
dell’intervento.
un’Europa come soggetto forte ed
equilibratore nella costruzione e nel
mantenimento della pace. Manca
un’Europa nel contrasto al traffico
d’armi che alimenta le guerre. Manca un’Europa nella realizzazione di
un progetto di aiuti e interventi
umanitari che mirino a porre fine ai
conflitti.
Gli attacchi terroristici di matrice
islamica che hanno colpito gravemente paesi come la Spagna, la
Gran Bretagna, la Francia soprattutto, e il Belgio, hanno scatenato il
corto circuito della paura e hanno
dimostrato non solo il bisogno di
un miglior coordinamento europeo
in materia di sicurezza, ma anche il
bisogno di un ritorno alle radici culturali profonde del continente.
†
†
Il Segretario per i Rapporti con gli Stati
Sua Eccellenza Monsignor Paul Richard
Gallagher, il Sottosegretario Monsignor
Antoine Camilleri e tutti gli Officiali
della Sezione per i Rapporti con gli Stati, esprimendo profondo cordoglio e
sentita vicinanza a Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu, Sostituto per gli
Affari Generali della Segreteria di Stato
per la dolorosa scomparsa del padre
Signor
ANTONIO MARIA BECCIU
padre di Sua Eccellenza Reverendissima
Monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
Nell’esprimere a Sua Eccellenza e ai
familiari sentimenti di profondo cordoglio, i Superiori, gli Officiali e il personale della Segreteria di Stato e del Servizio Diplomatico della Santa Sede elevano preghiere di suffragio affidando alla misericordia del Padre l’anima del caro defunto.
I funerali saranno presieduti da Sua
Eccellenza Monsignor Giovanni Angelo
Becciu, domani alle ore 15, nella parrocchia di Santa Sabina a Pattada (Sassari).
†
il Signor
ANTONIO MARIA BECCIU
È assicurata la preghiera di suffragio.
†
dere come le Chiese e i partner interreligiosi affrontano il cambiamento
climatico dal punto di vista cristiano.
A margine dell’incontro, Isabel Apawo Phiri, segretario generale associato del Wcc per la pubblica testimonianza e la diakonìa, ha ricordato
anche come «le questioni di giustizia
climatica sono collegate con l’acqua,
il cibo, i diritti umani», «elementi
chiave della sostenibilità».
fuga dalla povertà, dalla violenza e
dalle guerre, che cerca di dare un
futuro alla propria vita. Più che le
istituzioni dell’Unione, qui sono
chiamati in causa i singoli stati che
non accettano un sistema europeo
comune di accoglienza, lasciando ricadere, anche grazie alla Convenzione di Dublino, il peso dell’accoglienza soprattutto sugli stati del
Sud. Non si deve sottovalutare il
crescente sentimento di paura e
d’insicurezza nelle popolazioni europee.
Dobbiamo tornare alle radici. Ritrovare le radici cristiane sulle quali
la storia dell’Europa si è sviluppata
per poter esercitare fino in fondo la
nostra responsabilità pubblica. Noi
cristiani, prima di tutto.
La Segreteria di Stato comunica che è
deceduto il
Sua Eccellenza Monsignor Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la
Famiglia e la Vita, e gli officiali del Dicastero partecipano al dolore che ha colpito Sua Eccellenza Monsignor Angelo
Becciu, Sostituto per gli Affari Generali
della Segreteria di Stato, e i suoi familiari per la perdita dell’amato padre, che
lo scorso giugno aveva compiuto cento
anni,
giustizia economica, l’apprendimento
della spiritualità e delle pratiche indigene nella cura del creato, l’intensificazione del dialogo interconfessionale e l’azione nel rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici.
Inoltre, il Wgcc ha pubblicato un
libro dal titolo Making peace with the
earth: action and advocacy for climate
che comprende 22 articoli scritti da
teologi e attivisti che fanno intrave-
Identità deboli, anche sul piano religioso, generano processi sociali di
disorientamento e, a volte, risposte
generazionali di radicalismo. Identità deboli impediscono il dialogo e
processi di integrazione.
Nella percezione di una crescente
opinione pubblica europea questo
fenomeno si collega erroneamente
alla sfida più grande che l’Europa
deve affrontare oggi: l’emigrazione
di massa dal Nord dell’Africa e dal
Medio oriente. Un’umanità varia, in
Il Prefetto, il Segretario, i direttori e il
personale tutto della Segreteria per la
Comunicazione si uniscono al dolore di
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Angelo Becciu per la scomparsa
del padre,
Signor
ANTONIO MARIA
ed elevano preghiere di suffragio per la
sua anima.
Città del Vaticano, 12 ottobre 2016
Signor
ANTONIO MARIA
BECCIU
si uniscono alla preghiera di quanti implorano il Signore per l’anima del caro
defunto e ne piangono la perdita.
†
La Radio Vaticana partecipa con la preghiera e con sentimenti di vicinanza al
lutto di Sua Eccellenza Reverendissima
Monsignor Angelo Becciu per la morte
del caro papà
ANTONIO MARIA
†
Il Direttore, il Personale e i Collaboratori del Centro Televisivo Vaticano sono
vicini a Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu in questo momento di dolore per la perdita del caro papà
ANTONIO MARIA
†
L’Osservatore Romano partecipa al dolore del sostituto, monsignor Angelo
Becciu, per la scomparsa del padre
ANTONIO MARIA
e si unisce ai familiari nel ricordo e nella
preghiera.
Città del Vaticano, 12 ottobre 2016
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 13 ottobre 2016
Domenica 16 ottobre il Pontefice proclama i nuovi santi
Nel posto giusto
Salomone Leclercq primo martire dei fratelli delle scuole cristiane
di ROD OLFO COSIMO MEOLI*
È il primo martire dei fratelli delle scuole
cristiane, trucidato nel 1792, durante quella rivoluzione francese che identificò nella
Chiesa un nemico da combattere. La testimonianza cristiana di fratel Salomone Leclercq incrocia gli anni più turbolenti, dilaniati da feroci sollevazioni popolari, che
la Francia abbia mai attraversato. La sua
storia ha inizio da Boulogne-sur-Mer e
approda a Caracas, in Venezuela, dove nel
2007 è avvenuto il miracolo decisivo per
farlo uscire dall’ambito limitato del suo
istituto dopo che nel 1926 Papa Pio XI lo
aveva beatificato insieme ad altri 190 compagni.
Nicolas-Guillaume-Louis (questo il nome di battesimo) nasce a Boulogne-surMer il 14 novembre 1745. Siamo a metà
del secolo XVIII, quando la Francia è ricca
e potente, le ideologie dei suoi pensatori
hanno grande influenza sugli altri Paesi e
il francese è ormai la lingua delle classi
colte di tutta Europa. È inoltre la principale potenza manifatturiera del mondo,
possiede il miglior sistema stradale del
continente e una fiorente marina.
La sua è una famiglia di agiati mercanti. Suo padre François è anche proprietario di una salina sulle spiagge di La Rochelle, mentre la madre proviene da una
grande famiglia di mastri birrai. Tra i nove figli di questa coppia, Nicolas si mostra
il più dotato e perciò tutto lascia pensare
che sia destinato a prendere il posto di
suo padre. I tentativi di far entrare il giovane nel mondo del commercio, però, falliscono uno dopo l’altro. A 16 anni il padre lo invia da un cugino a Devres, poco
lontano da Boulogne, per iniziarlo al commercio. Nicolas vi rimane due anni, ma
torna senza alcun entusiasmo. L’ultimo
tentativo il padre lo fa mandandolo a Parigi, presso un suo corrispondente. Nicolas se la sbriga bene negli affari, ma soffre
molto il clima antireligioso e la promiscuità tentatrice della grande città: «Non trovavo alcun gusto — scrisse — quando partecipavo ai divertimenti con gli altri e vi
andavo sempre controvoglia; sentivo interiormente che non ero al posto dove Dio
mi voleva».
Rientrato a Boulogne, il padre finalmente si convince che la vita del mercante
non è fatta per Nicolas. Richiestogli di
manifestare chiaramente i suoi desideri,
egli risponde che aspira a una vita di impegno e di dedizione agli altri, però non
nel campo degli affari terreni, ma in quello educativo, come, ad esempio, quella
che conducevano i fratelli delle scuole cristiane, nel cui istituto era stato per quattro
anni.
Il giovane lascia così la famiglia: la forte fede fa accettare ai genitori questa dolorosa separazione con un certo rammarico,
ma senza ripensamenti e ostacoli. È il 23
marzo 1767 e Nicolas ha 22 anni quando
entra tra i fratelli delle scuole cristiane a
Saint-Yon, sobborgo di Rouen, nel noviziato aperto nel 1715 dal fondatore san
Giovanni Battista de La Salle. Lui sa
quello che vuole e sa di trovarlo in questa
congregazione.
Tra i suoi componenti non vi sono sacerdoti perché tutti si dedicano alla scuola
e fanno della cattedra il loro “altare”. Anche l’insegnamento è innovativo: gratuito,
niente latino ma uso della lingua volgare,
non metodo individuale ma collettivo, per
classi raggruppate secondo l’età dei ragazzi. Quello che Nicolas, divenuto fratel Salomone, vede intorno a sé, quello che studia, quello che sperimenta, finalmente lo
soddisfa.
E quando comincia a fare scuola, scrive senza perifrasi ai propri genitori: «Se si
guarda il mio impiego con gli occhi del
mondo, non c’è gran piacere a stare in
mezzo ad una banda di 100/120 ragazzi poveri e maleodoranti (...)
Ma, se si guarda con gli occhi
della fede e si considerano come membra di Cristo, e il mio
lavoro al servizio della gloria
di Dio, tutti questi disgusti
svaniscono per far posto
all’unico desiderio, quello di piacere a Dio. E se
ho qualche problema a
scuola (e chi non ce
l’ha nel suo lavoro?), è
molto ben compensato dalla soddisfazione
e dalla tranquillità
che godo dentro di
me e che si trova in
tutte le case religiose
dove c’è regolarità,
pace e unione tra coloro che la compongono» (30 novembre
1768).
Nel 1770 fratel Salomone riceve un chiaro segno della grande fiducia che i suoi
superiori ripongono in lui: viene inviato a
Maréville, vicino Nancy, in una grande
istituzione lasalliana con noviziato, scuola
e casa di correzione per giovani che vengono lì indirizzati con sentenza del giudice. Vi trascorre più di dieci anni di intensa
attività didattica e apostolica. Insegna ai
collegiali, diventa vicedirettore del noviziato e poi direttore, infine procuratoreeconomo di quella istituzione che accoglie
più di mille persone e che egli provvederà
anche a ingrandire. Negli ultimi nove mesi della sua permanenza a Maréville, tra i
novizi c’è anche il fratello Pierre, che
prende il nome di fratel Salvatore, ma che
purtroppo morì a soli 26 anni a SaintYon.
Lasciare Maréville è duro per lui, ma
nel 1782 viene inviato allo scolasticato, che
ha sede a Melun, non lontano da Parigi,
come insegnante di matematica. Vi restò
cinque anni.
Si arriva così al 1787. È l’anno del capitolo generale dell’istituto e fratel Salomone vi partecipa come membro eletto. Nella
prima sessione viene nominato segretario,
incarico di grande importanza e delicatezza: tutto dovrà passare per le sue mani
Un ragazzo normale
di FIDEL GONZÁLEZ FERNÁNDEZ*
Il quindicenne messicano Giuseppe Sánchez del Río era un portabandiera dei cristeros e, anche senza prendere parte direttamente agli
scontri armati, pagò con il martirio
la scelta di cedere il suo cavallo a
un combattente perché potesse
fuggire.
Nato a Sahuayo, in diocesi di
Zamora nello stato di Michoacán,
il 28 marzo 1913, era stato battezzato nella parrocchia di San Giacomo apostolo, nello stesso luogo
dove fu poi incarcerato. I suoi genitori, Macario Sánchez e Maria
del Río, ebbero quattro figli: due
prima di lui — Macario e Miguel,
membri dell’Azione cattolica della
gioventù messicana entrati nel movimento dei cristeros per difesa della libertà religiosa — e una dopo,
Maria Luisa.
Joselito, come veniva chiamato
familiarmente, fece la prima comunione all’età di 9 anni. Qualche
anno dopo, a Guadalajara, visitò la
tomba del giovane avvocato Anacleto González Flores, martirizzato
il 1° aprile 1927 e beatificato nel
2005 assieme ad altri otto giovani
Il quindicenne messicano Giuseppe Sánchez del Río
laici, fra i quali lo stesso Sánchez del Río. Durante tale visita maturò la scelta di offrire
anch’egli la propria vita a Dio
in difesa della fede cattolica.
Grazia che ottenne l’anno dopo, il 10 febbraio 1928, appena
dopo essersi unito ai cristeros.
I 27 testimoni del suo processo super martyrio lo ricordano come un ragazzo normale,
sano e di carattere gioviale:
frequentava il catechismo e si
distingueva per l’impegno nelle difficili attività parrocchiali,
non consentite in quei tempi
di persecuzione; si avvicinava
ai sacramenti, quando poteva,
anche perché il culto pubblico
era proibito, rischiando la vita;
pregava ogni giorno il rosario
assieme alla famiglia. Anche se
molto giovane, sapeva bene
ciò che si stava vivendo nel
Messico. Come si chiede una
delle testimonianze al suo
processo: «Da dove prese
quella forza questo ragazzo innocente come Tarcisio e intrepido
come Sebastiano?».
A Sahuayo il movimento dei cristeros era molto radicato. Le famiglie cattoliche lo appoggiavano in
mille modi; per esempio nascondendo i sacerdoti che rischiavano
di essere fucilati. In quei anni
spesso si parlava dei primi martiri
cristiani e molti giovani erano desiderosi di seguire le loro tracce. I
martiri della fede sono diverse centinaia. La Chiesa ne ha riconosciuti con la canonizzazione 22 preti e
3 giovani laici e con la beatificazione una quarantina, in maggioranza
giovani laici e alcuni sacerdoti. Il
crudele martirio di molti di loro, di
cui Joselito aveva conoscenza, rafforzò ancora di più il desiderio di
donare la vita a Cristo in difesa
della libertà religiosa. Con grande
insistenza chiedeva ai suoi genitori
il permesso di unirsi ai cristeros. E
nonostante la iniziale ragionevole
prudenza e rifiuto da parte dei genitori e dei dirigenti, data la giovane età, ottenne il consenso. Alle
obiezioni rispondeva: «Mamma,
mai è stato così facile come adesso
Fedeli messicani con l’immagine di Giuseppe Sánchez del Río
durante la visita di Papa Francesco alla cattedrale di Morelia (16 febbraio 2016)
di andare in paradiso». Alla fine,
ottenne la benedizione paterna.
Nell’estate 1927 riuscì a unirsi ai
cristeros assieme a un altro amico,
adolescente come lui. La sua occupazione principale era di svolgere
semplici compiti, che non comportavano la partecipazione alla lotta
attiva. Ma nel confronto con le
truppe governative federali del 6
febbraio 1928, dopo aver ceduto il
suo cavallo fu fatto prigioniero assieme a un altro suo giovane amico
indigeno di nome Lázaro. Incarcerato a Cotija, lo stesso giorno Joselito poté mandare una lettera alla
madre. Il giorno dopo fu portato a
Sahuayo e rinchiuso nella chiesa
parrocchiale di San Giacomo, trasformata in prigione. I soldati usavano la parrocchia anche come
stalla e avevano trasformato il presbiterio con il tabernacolo in un
pollaio per “galli da combattimento” di proprietà del capo politico
della regione. Di fronte a quella
profanazione, Giuseppe reagì ammazzando i galli, senza temere le
ritorsioni di quel capo, che tra l’altro era stato amico della sua fami-
glia e suo padrino di prima comunione. L’8 febbraio il giovane rispose così alle accuse: «La casa di
Dio è per pregare, non come una
stalla di animali... Sono disposto a
tutto. Puoi fucilarmi, così sarò ben
presto alla presenza di Nostro Signore e potrò chiedergli che ti
confonda».
Uno dei soldati lo percosse violentemente alla bocca con il calcio
del fucile, rompendogli i denti. Poi
in sua presenza, il compagno Lázaro venne impiccato nella piazza
davanti alla chiesa. Anche se in
realtà non morì e fu salvato dal
becchino.
A Giuseppe il capo politico fece
proposte lusinghiere come quella
di iscriverlo alla prestigiosa scuola
militare del Regime, e anche quella
di fuggire negli Stati Uniti, ma il
ragazzo le rifiutò con fermezza.
Poi il capo politico chiese alla famiglia del giovane un riscatto, che
il papà di Giuseppe consegnò e
che il persecutore trattenne nonostante lo avesse mandato a morte
la notte precedente. Il giovane aveva ripetutamente chiesto ai suoi
genitori di non pagare il riscatto,
dicendo che «la sua fede non era
in vendita».
Il 10 febbraio infatti, verso le 18,
dalla prigione nella parrocchia Joselito fu trasferito in una locanda
nella piazza antistante, diventata
caserma delle truppe federali. Qui
i soldati gli scorticano i piedi con
un coltello. Verso le 7, poté scrivere una lettera che riuscì a far arrivare a una sua zia, dove comunicava che probabilmente sarebbe stato
ucciso di lì a poco e chiedeva di
fargli portare la comunione. Verso
le 20 di quella stessa sera riuscì a
ricevere il sacramento.
Alle 23, quando ormai era notte,
lo fecero uscire dalla locanda-caserma e lo costrinsero a camminare
colpendolo lungo la strada che
portava al cimitero municipale.
Nonostante le crudeli torture a cui
fu sottoposto, le sue labbra gridarono «Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe».
Al cimitero il capo della guarnigione ordinò ai soldati di pugnalarlo per evitare che in paese si
sentissero gli spari. C’era il coprifuoco. Il giovane martire, ad ogni
pugnalata gridava con un filo di
voce: «Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe». Ancora prima
di morire, il capo dei soldati gli
chiese cinicamente se voleva mandare qualche messaggio a suo padre, e il giovane martire rispose di
dire: «Che ci vedremo in paradiso». Allora, il capo militare con la
sua pistola gli sparò in testa. Il suo
corpo fu buttato in un piccolo fosso e ricoperto con poca terra. Erano le 23.30 della notte di venerdì
10 febbraio 1928. Successivamente
il becchino, aiutato di nascosto da
alcune anime buone, lo diseppellì,
avvolse il corpo in un lenzuolo e
ritornò a seppellirlo più degnamente nello stesso luogo. Nel 1954,
i resti sono stati inumati e portati
nella cripta della vicina chiesa del
Sacro Cuore. Nel 1996 sono stati
trasferiti alla parrocchia di San
Giacomo apostolo di Sahuayo, a
un lato del battistero, dove era stato battezzato e dove era stato prigioniero prima del martirio.
*Postulatore
prima del voto dell’assemblea. Al termine
del capitolo, fratel Agathon Gonlieu, confermato superiore generale, lo assume come suo segretario personale.
Questi riconoscimenti inorgogliscono
più i membri della famiglia che lui, tanto
che si affretta a scrivere alla sorella Rosalie: «Non cambiate nulla al vostro modo
di scrivere di prima. Io sarò sempre e semplicemente fratel Salomone delle scuole
cristiane. Se, dopo essere stato procuratore, segretario, ecc... diventassi portinaio,
cuoco, ecc... sarà uguale. Prego Dio che
mi conceda solo di fare bene il mio lavoro, qualunque esso sia, per il suo amore,
che distrugga il mio orgoglio e mi dia
umiltà, in una parola, che mi faccia diventare santo. Oh! Se ne sono lontano!» (17 luglio 1788).
Si giunge al 1789. Dagli scritti
di Rousseau e di Voltaire, il passaggio ai decreti dell’assemblea
nazionale e alle violente sollevazioni popolari, il passo è breve.
Il clero e i religiosi vengono ritenuti dei parassiti, nemici del
popolo e perciò da eliminare. I
loro beni vengono confiscati, le
chiese danneggiate. Perfino il calendario
gregoriano viene abolito e sostituito da invenzioni di matrice pagana, viene creata
una chiesa parallela assoggettata allo Stato, vengono ridisegnati i confini delle diocesi. Ritornano i tempi delle persecuzioni
dei primi secoli.
Il 10 agosto 1792 la residenza della famiglia reale alle Tuileries viene assalita dai
rivoluzionari, il re dichiarato decaduto e
imprigionato insieme alla sua famiglia.
Quello stesso giorno inizia la caccia spietata a sacerdoti e religiosi: circa tremila
vengono arrestati e gettati in prigioni
provvisorie. Tra loro anche alcuni vescovi.
Il 15 agosto giunge il momento anche
per fratel Salomone. Viene arrestato e
condotto nel convento dei carmelitani di
Rue de Vaugirard trasformato in prigione.
Si trova insieme a tre vescovi e, in pratica,
a una rappresentanza di tutta la Chiesa di
Francia: gesuiti, francescani, cappuccini,
benedettini,
carmelitani,
sulpiziani.
Salomone è l’unico fratello delle scuole
cristiane.
Il 2 settembre i rivoluzionari fin dal primo mattino iniziano il massacro. Al rifiuto
del giuramento alla Costituzione civile del
clero, vengono uno a uno passati a filo di
spada. Anche fratel Salomone rifiuta e alle
ore 16 viene decapitato sui gradini del
giardino del convento.
*Postulatore generale dei fratelli
delle scuole cristiane
Nomina episcopale
in Brasile
La nomina di oggi riguarda la Chiesa
in Brasile.
Edmilson Tadeu
Canavarros dos Santos
ausiliare di Manaus
Nato il 3 dicembre 1967 a Corumbá,
nello stato di Mato Grosso, ha emesso
la professione religiosa il 31 gennaio
1988 nella società salesiana di San Giovanni Bosco e ha ricevuto l’ordinazione
sacerdotale il 7 dicembre 1996. Ha frequentato il corso di filosofia presso
l’università cattolica Dom Bosco a
Campo Grande e quello di teologia
presso l’istituto teologico Pio XI a São
Paulo. Ha conseguito la laurea in educazione e ha partecipato a corsi postuniversitari di accompagnamento spirituale, di etica sessuale e di spiritualità
salesiana. Nel corso del ministero sacerdotale è stato socio del maestro dei novizi (1997), direttore dell’istituto São Vicente, aspirantato, a Campo Grande
(2000), direttore del collegio e della facoltà salesiana di Lins (2002), direttore
dell’istituto teologico Pio XI a São Paulo (2005-2008), vice-ispettore dei salesiani del Mato Grosso con sede a Campo Grande (2008-2014), direttore del
post-noviziato, Campo Grande (20102014). Attualmente era direttore della
comunità religiosa di Corumbá, direttore pedagogico del collegio Santa Tereza, direttore della facoltà e vicario parrocchiale del santuario Nossa Senhora
Auxiliadora.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 13 ottobre 2016
pagina 7
Il Papa alla conferenza dei segretari di Christian World Communions
Chi perseguita i cristiani
non fa distinzioni
Prima dell’udienza generale di mercoledì 12
ottobre, il Papa ha ricevuto nell’auletta
dell’Aula Paolo VI i partecipanti alla
conferenza dei segretari di Christian World
Communions, organizzazione internazionale di
incontro e dialogo tra cristiani di varie
denominazioni. Pubblichiamo il saluto che il
Pontefice ha rivolto a braccio ai presenti.
Due cose hanno attirato la mia attenzione
di quello che Lei [il Capo della Delegazione] ha detto. Prima cosa: Gesù è con
noi. Seconda cosa: Gesù è in cammino con
noi. Queste cose mi fanno riflettere e mi
pongono due domande: io sono capace di
credere che Gesù è con noi? Io sono capace di camminare con tutti, insieme, anche
con Gesù? Tante volte pensiamo che il lavoro ecumenico è soltanto quello dei teologi. Per questo è importante che i teologi
studino, si mettano d’accordo ed esprimano il disaccordo; questo è molto importante. Ma, nel frattempo, l’ecumenismo si
fa in cammino. E in cammino con Gesù,
non con il mio Gesù contro il tuo Gesù,
ma con il nostro Gesù. Il cammino è semplice: si fa con la preghiera e con l’aiuto
agli altri. Pregare insieme: l’ecumenismo
della preghiera, gli uni per gli altri e tutti
per l’unità. E poi, l’ecumenismo del lavoro per tanti bisognosi, per tanti uomini e
donne che oggi soffrono ingiustizie, guerre... queste cose terribili. Tutti insieme
dobbiamo aiutare. La carità verso il prossimo. Questo è ecumenismo. Questa è già
unità. Unità in cammino con Gesù.
C’è un altro ecumenismo che dobbiamo
riconoscere e che oggi è tanto attuale:
l’ecumenismo del sangue. Quando i terro-
risti o le potenze mondiali perseguitano le
minoranze cristiane o i cristiani, quando
fanno questo non si domandano: “Ma tu
sei luterano? Tu sei ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei riformato? Tu sei pentecostale?”, no. “Tu sei cristiano”. Loro riconoscono uno solo: il cristiano. Il nemico non
sbaglia, sa bene riconoscere dove è Gesù.
È questo l’ecumenismo del sangue. Oggi
ne siamo testimoni, e penso ai frati ortodossi copti sgozzati sulle spiagge della Libia per esempio: sono nostri fratelli. Loro
hanno dato testimonianza di Gesù e sono
morti dicendo: “Gesù aiutami!”. Con il
nome: hanno confessato il nome di Gesù.
Così, ecumenismo della preghiera, ecumenismo del cammino; e il nemico ci insegna l’ecumenismo del sangue. Grazie tante. Grazie tante di questa visita.
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
All’udienza generale di mercoledì 12 ottobre, in Piazza San Pietro, erano presenti i
seguenti gruppi:
Da diversi Paesi: Partecipanti al Capitolo Generale delle Suore di Santa Elisabetta;
Partecipanti alla Conferenza Europea delle
Radio Cristiane; Partecipanti al Festival
internazionale del Folklore; Missionari Verbiti.
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi
di Cremona, con il Vescovo Antonio Napolioni; Pellegrinaggio della Diocesi di Pescia,
con il Vescovo Roberto Filippini; Pellegrinaggio della Diocesi di Anagni-Alatri, con
il Vescovo Lorenzo Loppa; Pellegrinaggio
della Diocesi di Conversano-Monopoli, con
il Vescovo Giuseppe Favale; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Cristoforo, in Tonezza del Cimone; San Martino, in San
Martino Buon Albergo; Santa Maria della
Presentazione, in La Salute di Livenza;
Santi Pietro e Paolo, in Leno; Santi Gervaso e Protaso, in Tregasio; San Giorgio, in
Limbiate; Santi Nabore e Felice, in Stradella; Santa Maria della neve, in Chiesina Uzzanese; San Bartolomeo, in Tuto di Scandicci; Santa Cristina, in Bolsena; Maria
Santissima, in Tollo; Maria Santissima Assunta, in Paglieta; Santa Maria Assunta, in
San Dònaci; Immacolata Concezione, in
Fagnano Castello; Santa Croce, in Fùrnari;
Maria Santissima di Trapani, in Tonnarella;
Divina Misericordia; Sant’Angela Merici, in
Misterbianco; San Giuseppe, in Sassari;
Gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Salizzole, Urgnano, Albinatico, Anchione; Associazione Confartigianato, di Bergamo; Associazione AVO, di Pietrasanta; Associazione NIDA, di Roma; Associazione RYLA, di Padova; Associazione ANDE, di Carugate; Associazione CNA, di Brescia; Fondazione Opera
Santa Rita, di Prato, con il Vescovo Franco
Agostinelli; Cooperativa Canalete, di Valdagno; Cooperativa Domus, di Forli; Cooperativa Ippogrifo, di Mantova; gruppo Federcasse Cooperative; gruppo Veneto associazione lavoratori Intesa, di Padova; Soci
Credito cooperativo Valdarno Fiorentino;
gruppo «Le ali colorate della danza, di Villafranca di Verona; gruppo folk «I picciotti
di Matarò», di Marsala; gruppo «Il quartetto degli angeli», di Castignano; gruppo
Operatori dell’Aeroporto di Milano-Malpensa; Confraternita Santa Zita, di Genova;
gruppo di preghiera «Eccomi», di Carbonera; Comunità Cenacolo, di Saluzzo; gruppo
protezione civile Aquile Lucane Regione
Basilicata; Lions club Mantova Terre Matildiche; Residenza per anziani Opera pia Castori, di Foligno; Centro anziani Don Giustino, e Centro Santa Felicita, di Roma; Casa primaria delle Canossiane, di Brescia;
gruppi dell’Unitalsi di Turi, Fermo, San
Miniato; Scuola Nievo, di Gambettola;
Scuola Nostra Signora del Suffragio, di Roma; Scuola media, di Borgosesia; Scuola
Santa Gianna Beretta Molla, di Corbetta;
Scuola Figlie di Maria Immacolata, di Roma; Istituto Genco, di Altamura; gruppi di
fedeli da Este, Massafra, Cagliari, Corsico,
Villacortese.
Dal Liechtenstein: Missione cattolica italiana, di Schaan.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Slovacchia; Ucraina;
Slovenia; Lituania; Ungheria; Repubblica
Ceca; Croazia.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii: Nawiedzenia Najświętszej Maryi Panny ze Ścinawy Małej, św. Mikołaja z Wierzchlasu w archidiecezji częstochowskiej, Matki Bożej
Anielskiej z Obrzynowa, św. Jadwigi
Śląskiej
z
Wrocławia
-Leśnicy,
św.
Bartłomieja z Czańca, św. Marii Magdaleny
z Zakrzewa, św. Zygmunta z Łosic; pielgrzymka rodzin z parafii Ducha Świętego i
św. Maksymiliana Kolbego z Bełchatowa;
pielgrzymka z sanktuarium Matki Jedności
Chrześcijan w Świętej Lipce; Polska Misja
Katolicka z Amsterdamu; uczestniczki Kapituły Generalnej Zgromadzenia Sióstr
Elżbietanek wraz z przełożoną generalną
siostrą Samuelą Werbińską; pielgrzymka organizowana przez Zgromadzenie Sióstr od
Aniołów z Konstancina-Jeziornej; pielgrzymka pracowników Radia rdn Małopolska oraz Radia rdn z Nowego Sącza; pielgrzymi z Sandomierza i z Białegostoku;
młodzież z gimnazjum księży salezjanów z
Poznania; grupa górników ze Związków Zawodowych Górników wraz z kadrą z kopalni «Wieczorek» z Katowic; grupa z Miejskich Zakładów Autobusowych w Warszawie; pielgrzymi indywidualni.
Dalla Custodia di Terra Santa: gruppo
di fedeli.
De France: Pèlerinage du diocèse de
Quimper, avec S.Exc. Mgr Laurent Dognin; Pèlerinage du diocèse du Havre, avec
S.Exc. Mgr Jean-Luc Brunin; groupes de
pèlerins des diocèses de Coutances, Tarbes
et Lourdes, Cahors, Arras, Saint-Dié; Paroisse Saint-Jean du Lanot Bizanos; Paroisse Saint Lizier -Sainte Croix, de Saint-Lizier; Paroisse Saint-Ambrose, de Mazeres
Lezons; Paroisse de la Cathédrale de Montpellier; Paroisse de Viviers; Paroisse de
Strasbourg; Paroisse d’Aups; Studium de
Notre Dame de Vie, de Saint-Didier; Association sur les chemins de la foi, du diocèse
de Montpellier; Association Triomphe de
Marie, Saint-Denis Ile de la Réunion;
Communion Marie Porte du ciel; Lycée
Sainte-Jeanne d’Arc, de Vitré; Lycée SaintJean-Hulst, de Versailles; Lycée Saint-Louis
et Saint-Clément, de Viry-Châtillon en Essonne, avec S.Exc. Mgr Michel Dubost;
Collège Saint-Michel, de Château Gontier;
Collège Saint-François d’Assise - Saint Michel, de Le Lion d’Angers; groupe de pèlerins de Boucieu-Le-Roi.
De Suisse: groupe du Jura Pastoral,
Bienne.
De Haïti: groupe de pèlerins.
De la République démocratique du Congo: groupe de pèlerins de l’archidiocèse de
Bukavu.
From various Countries: Delegates attending the 46th World Congress of the International Council of Folklore Festivals
and Folk Art.
From England: Pilgrims from the following parishes: St Dunstan, Kings Heath,
Birmingham; St Lawrence, Feltham, Hounslow; St Mary’s Cathedral, Newcastle upon
Tyne; St Joseph, Rugeley, Staffordshire.
From Jersey Island: A group of pilgrims.
From Ireland: Pilgrims from: Diocese of
Down and Connor; Diocese of Kerry;
Members of the Department of Education
and State Examinations Social Club, Athlone, County Westmeath.
From Denmark: Students and staff from
Svendborg Secondary School.
From Ghana: Members of the Order of
the Knights and Ladies of Marshall.
From Namibia: Pilgrims from Sacred
Heart Parish, Rehoboth.
From
Australia:
Filipino Chaplaincy
New South Wales.
Pilgrims from the
Chatswood Parish,
From New Zealand: Pilgrims from the
Diocese of Auckland.
From Indonesia: Pilgrims from: Diocese
of Banjarmasin; Diocese of Denpasar; Diocese of Manado; Diocese of Sanggau; Sacred Heart Cathedral, Makasar; St John the
Evangelist Church, Delanggu Klaten; St
Peter Catholic Church, Purwosari.
From Japan: A group of Rissho Koseikai Buddhists.
From Malaysia: Pilgrims from: Holy Infant Jesus Catholic Church, Kuala
Selangor; St Pius Spirituality Centre, Johor.
From The Philippines: Pilgrims from the
Diocese of Marbel.
From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Hartford, Connecticut; Archdiocese of San Francisco,
California; Diocese of Gary, Indiana; Diocese of Lafayette, Indiana; Diocese of
Toledo, Ohio; Episcopal Diocese of Maryland accompanied by Bishop John Rabb;
Pilgrims from the following parishes: St
Anne, Sacramento, California; St Joseph,
Elk Grove, California; Mother Cabrini,
Littleton, Colorado; Assumption, Ansonia,
Connecticut; St Theresa, Branford, Connecticut; St Joseph, Orlando,
Florida; Saints Peter and
Paul, Winter Park, Florida;
Our Lady of the Angels,
Mishawaka, Indiana; Good
Shepherd, Andover, New Jersey; Ascension, New Milford,
New Jersey; St Paul, Ramsey,
New Jersey; St Joseph, Millbrook, New York; St Mary,
Bluffton, Ohio; St Aloysius,
Bowling Green, Ohio; St
Jerome, San Antonio, Texas;
Immaculate
Conception,
Hampton, Virginia; Members
of the Catholic Area Faith
Community of Jesus Our
Living Water, Diocese of
New Ulm, Minnesota; Pilgrims from the «Institute for
Spirituality in the Workplace», New York; Students
and staff from the University
of Dallas, Texas, Rome Campus.
From Nigeria: group of
pilgrims.
Aus verschiedenen Ländern: Neupriester und neugeweihte Diakone des Collegium Germanicum et Hungaricum mit ihren Gästen.
Aus der Bundesrepublik Deutschland:
Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St.
Gregor, Aachen; Mariä Himmelfahrt,
Ahaus-Alstätte; St. Castor, Alsdorf; Hl. Maria Magdalena, Arnsberg; St. Kilian,
Aschaffenburg; Pfarrverband Aufkirchen;
St. Nikolaus, Bad Abbach; St. Bonifatius,
Bahrendorf; St. Ignatius, Betzdorf; St. Barbara, Heilig Geist und St. Sebastian, Bonn;
St. Rochus und Augustinus, Bonn; St. Lubentius, Dietkirchen; St. Benno, Dresden;
St. Michael, Düren-Lendersdorf; St. Laurentius, Essen; Pfarreiengemeinschaft Esterwegen; St. Magnus und St. Agatha, Everswinkel; St. Georgen, Frankfurt; St. Wendelinus, Freigericht-Neuses; St. Johann, Gerchsheim; St. Franziskus, Gummersbach;
Maria Himmelfahrt, Hachenburg; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; St. Josef und
St. Barbara, Herne; St. Mariä Himmelfahrt,
Hildesheim; Heilig Kreuz, Ibbenbüren; St.
Marien, Köln; Hl. Dreifaltigheit, Kollnburg; St. Cyriakus und Heiligste Dreifaltigkeit, Krefeld; St. Stephan, Krefeld; St. Remigius, Leverkusen; St. Martin, MainzFinthen; St. Cyriakus, Mendig; Maria Regina, Mespelbrunn; St. Josef, Moers; St.
Nikolaus, Münster; Pilgergruppe Gabriel, St. Franziskus, Meschede; St. Germanus, Niederzissen; St. Katharina, Oberhausen; Herz
Jesu und St. Thomas
Morus, Obertshausen; St.
Ursula, Oberursel; St. Martin, Oberwesel; St. Joseph,
Ostenland; St. Antonius,
Papenburg; St. Willibrord,
Plaidt; St. Christophorus,
Regensburg; St. Johannes
XXIII., Rüsselsheim; St. Peter, Sinzig; St. Wendelinus,
Trulben; St. Marien, Volkmarsen; St. Severinus, Wenden; St. Michael, Wolfsburg; Pilgergruppen aus
dem Bistum Aachen; Erzbistum Köln; Bistum Münster; Erzbistum Paderborn;
Bistum Speyer; Bistum Trier; Pilgergruppen aus Anzing; Ellwangen; Fridolfing;
Mainburg; Merxheim; Netphen; Obertshausen; Stuttgart; Wolfenbüttel; Diözesanwallfahrten aus
dem Bistum Essen in Begleitung von Bischof Franz-Josef Overbeck; Erzbistum
Köln in Begleitung von Rainer Maria Kardinal Woelki; Bistum Münster in Begleitung von Bischof Felix Genn und den
Weihbischöfen Wilfried Theising und Christoph Hegge; Bistum Speyer in Begleitung
von Bischof Dr. Karl-Heinz Wiesemann;
Seminaristen und Kapläne des Mainzer
Priesterseminars in Begleitung von Weihbischof Dr. Udo Markus Bentz; Diözesanjugendwallfahrt des Bistums Trier mit Weihbischof Jörg Michael Peters; Deutschland
pro Papa - Solidarität mit dem Papst e.V.;
Bischöfliche Studienförderung Cusanuswerk, Bonn; Brücke-Krücke e.V. Behinderte
und Nichtbehinderte von der katholischen
Jugend, Bonn; Katholische Japanische Gemeinschaft, Frankfurt; Kolpingwerk Diözesanverband, Köln; Katholisches Ferienwerk
Oberhausen; Evangelisch-Lutherische Markusgemeinde und Pfarreiengemeinschaft St.
Jakobus, Sögel; Kirchenchor St. Cäcilia
1879, Solingen-Krahenhöhe; Circulo Argentino de Baden-Württemberg e.V.; Gemeinderat Gachenbach; III. Zivilsenat des Bundesgerichtshofs, Karlsruhe; Schülerinnen,
Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen:
Canisius-Kolleg, Berlin; Lichtenberg-Oberstufen-Gymnasium, Bruchköbel; JohannWolfgang-von-Goethe-Gymnasium, Chemnitz; Adolf-Reichwein-Schule, Neu-Anspach; Johanna-Wittum-Schule, Pforzheim;
Gymnasium der Benediktiner, Kloster
Schäftlarn; Konrad-Adenauer-Gymnasium,
Westerburg; Messdiener aus folgenden
Pfarrgemeinden: St. Gangolf, HeinsbergWaldfeucht; St. Thomas Morus, Krefeld;
St. Vitus, Oelde-Lette; St. Markus und St.
Josef, Stolberg; St. Margareta, Wadersloh.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus folgenden Pfarreien: St. Marien,
Mank; St. Maria Magdalena, Reichenthal;
St. Hippolyt, Zell am See; Pilger aus Ruprechtshofen und Ybbs an der Donau; Mitarbeiter des Bischöflichen Ordinariates
Graz-Seckau.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Pilgergruppe aus den Pfarreien St.
Georg, Sursee; Seelsorgeeinheit Unteres
Toggenburg; Pilger aus Olten; Katholische
Kroatenmission, St. Gallen; Firmlinge aus
folgenden Pfarreien: St. Martin, Meilen; St.
Antonius, Wettingen.
Aus dem Fürstentum Liechtenstein: Pilger aus dem Erzbistum Vaduz.
De diversos Países: grupo de la Carrera
por la Paz.
De España: Peregrinación de la Diócesis
de Tui-Vigo, con S. E. Mons. Luis Quintero Fiuza; Peregrinación diocesana de Toledo; Parroquia San Diego, de Madrid; Parroquia de la Purísima Concepción, de Yecla; Parroquia San Manuel González, de
San Sebastián de los Reyes; Parroquias de
Orio y Aia; Hermandad y Cofradía del santísimo Cristo de la Expiración, de Sevilla;
Cofradía Penitencial de la Santa Vera Cruz,
de Valladolid; Hermandad de María Santísima en su Soledad, de Sevilla; Hospidalidad de Lourdes, de la Diócesis de CoriaCáceres; Asociación española amigos Tierra
Santa, de Madrid; Enfermos de la Unidad
del dolor del Hospital de La Princesa, de
Madrid; Grupo de afectados por Esclerosis
Lateral Amiotrofica.
De México: grupo de peregrinos de Santiago de Querétaro.
De la República Dominicana: grupo de
peregrinos.
De Chile: Parroquia Santa Sofía; grupo
de peregrinos de Viña del Mar.
De Argentina: grupo musical «Canto Libre», de Santa Fe; Círculo Argentino Baden-Wurttemberg; grupos de peregrinos.
De Portugal: grupo Cabanelas e Cervães.
Do Brasil: grupo de visitantes de São
Paulo; Comunidade Shalom, de São Luís
do Maranhão.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 13 ottobre 2016
Jos Stassen
«Opere di misericordia» (1992)
All’udienza generale il Pontefice parla delle opere di misericordia e ricorda santa Teresa di Calcutta
La rivoluzione dei piccoli gesti
Per compiere le opere di misericordia non servono «grandi sforzi sovraumani»; al contrario
bastano piccoli semplici gesti quotidiani per realizzare una vera rivoluzione culturale. Come ha
fatto santa Teresa di Calcutta chinandosi «su ogni persona che trovava in mezzo alla strada
per restituirle dignità». È quanto ha auspicato Papa Francesco all’udienza generale di
mercoledì 12 ottobre in piazza San Pietro, inaugurando un nuovo ciclo di riflessioni dedicate
alle opere di misericordia spirituali e corporali.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nelle catechesi precedenti ci siamo addentrati poco alla volta nel grande mistero
della misericordia di Dio. Abbiamo meditato sull’agire del Padre nell’Antico Testamento e poi, attraverso i racconti evangelici, abbiamo visto come Gesù, nelle sue
parole e nei suoi gesti, sia l’incarnazione
della Misericordia. Egli, a sua volta, ha insegnato ai suoi discepoli: «Siate misericor-
diosi come il Padre» (Lc 6, 36). È un impegno che interpella la coscienza e l’azione di ogni cristiano. Infatti, non basta fare
esperienza della misericordia di Dio nella
propria vita; bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per
gli altri. La misericordia, inoltre, non è riservata solo a dei momenti particolari, ma
abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana.
Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che
si tratti di compiere grandi sforzi o gesti
sovraumani. No, non è così. Il Signore ci
indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi
occhi un grande valore, a tal punto che ci
ha detto che su questi saremo giudicati.
Infatti, una pagina tra le più belle del
Vangelo di Matteo ci riporta l’insegnamento che potremmo ritenere in qualche
modo come il “testamento di Gesù” da
parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azione della Misericordia. Gesù dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a
chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui (cfr. Mt 25, 31-46). La Chiesa ha
chiamato questi gesti “opere di misericordia
corporale”, perché soccorrono le persone
nelle loro necessità materiali.
Ci sono però anche altre sette opere di
misericordia dette “spirituali”, che riguardano altre esigenze ugualmente importanti,
soprattutto oggi, perché toccano l’intimo
delle persone e spesso fanno soffrire di
più. Tutti certamente ne ricordiamo una
che è entrata nel linguaggio comune:
“Sopportare pazientemente le persone moleste”. E ci sono; ce ne sono di persone
moleste! Potrebbe sembrare una cosa poco importante, che ci fa sorridere, invece
contiene un sentimento di profonda carità;
e così è anche per le altre sei, che è bene
ricordare: consigliare i dubbiosi, insegnare
agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per i morti. Sono cose di tutti i giorni! “Ma io sono afflitto...”
- “Ma Dio ti aiuterà, non ho tempo...”.
No! Mi fermo, lo ascolto, perdo il tempo
e consolo lui, quello è un gesto di misericordia e quello è fatto non solo a lui, è
fatto a Gesù!
Nelle prossime Catechesi ci soffermeremo su queste opere, che la Chiesa ci presenta come il modo concreto di vivere la
misericordia. Nel corso dei secoli, tante
persone semplici le hanno messe in pratica, dando così genuina testimonianza della fede. La Chiesa d’altronde, fedele al
suo Signore, nutre un amore preferenziale
per i più deboli. Spesso sono le persone
più vicine a noi che hanno bisogno del
nostro aiuto. Non dobbiamo andare alla
ricerca di chissà quali imprese da realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci indica come le più urgenti. In un mondo purtroppo colpito dal
virus dell’indifferenza, le opere di misericordia sono il miglior antidoto. Ci educano, infatti, all’attenzione verso le esigenze
più elementari dei nostri «fratelli più piccoli» (Mt 25, 40), nei quali è presente Gesù. Sempre Gesù è presente lì. Dove c’è
un bisogno, una persona che ha un bisogno, sia materiale che spirituale, Gesù è lì.
Riconoscere il suo volto in quello di chi è
Appello del Papa alla vigilia della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali
Per la tutela della casa comune
Salutando come di consueto al
termine dell’udienza i vari gruppi
linguistici presenti
in piazza San Pietro, il Pontefice ha
lanciato l’appello per un immediato
cessate il fuoco
in Siria e uno a sostegno della
Giornata internazionale per la
riduzione dei disastri naturali.
Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrinaggi delle Diocesi di Quimper,
Le Havre e Cahors, accompagnati
dai loro vescovi, lo Studium di Notre Dame de Vie, il Liceo San Giovanni Hulst di Versailles, come pure i pellegrini venuti da Haïti, dalla Repubblica Democratica del
Congo e dalla Svizzera.
Cari pellegrini, attraverso la carità che essi esprimono, dei semplici gesti di misericordia possono
compiere una vera rivoluzione culturale di cui il nostro mondo indifferente ha bisogno. Lasciamo che
lo Spirito Santo accenda in noi il
desiderio di portare agli altri la tenerezza e la prossimità di Dio. Dio
vi benedica!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza,
specialmente quelli provenienti da
Inghilterra, Jersey, Irlanda, Danimarca, Ghana, Namibia, Nigeria,
Australia, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone, Malaysia, Filippine
e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo
della Misericordia sia per voi e per
le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale,
invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!
Rivolgo un cordiale saluto ai
pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai gruppi delle Diocesi di
Köln, Essen, Münster e Speyer, accompagnati dai loro Vescovi, nonché ai seminaristi di Mainz e ai
giovani di Trier, come pure ai familiari e amici dei neopresbiteri
del Collegio Germanico e Ungarico. La Vergine Maria, alla cui intercessione ci affidiamo nella preghiera del Santo Rosario, vi accompagni sempre.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España y Latinoamérica. Que el Espíritu Santo encienda en nosotros el
deseo de practicar las obras de misericordia, para que nuestros hermanos sientan presente a Jesús,
que no los abandona en sus necesidades sino que se hace cercano y
los abraza con ternura. Muchas
gracias.
Carissimi pellegrini di lingua
portoghese, vi saluto cordialmente
tutti, con una menzione speciale
per il gruppo di Cabanelas e Cervães, di São Paulo e per i membri
della Comunità Shalom. Impariamo di nuovo a memoria le opere
di misericordia e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno. Su di voi e sulle
vostre famiglie, scenda, misericordiosa, la Benedizione di Dio.
Rivolgo un cordiale benvenuto
ai pellegrini di lingua araba, in
particolare al Vicario Generale della Custodia di Terra Santa, Fra
Dobromir Jasztal con gli operai
che restaurano la Basilica della Natività di Betlemme. Cari fratelli e
sorelle, le opere di misericordia sono al cuore della nostra fede in
Dio, riscopriamole e incarniamole
nella nostra vita. Il Signore vi benedica!
Saluto i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, mentre viviamo l’Anno Giubilare della Misericordia e
beneficiamo dei doni dell’amore di
Dio, chiediamo allo Spirito Santo
di accendere in noi il desiderio di
compiere ogni giorno le opere di
misericordia corporali e spirituali,
affinché rispondiamo a quest’amore, portandolo ai più bisognosi.
Ricordiamoci che tutto ciò che facciamo ai fratelli, lo facciamo a Cristo stesso che è in loro. La sua benedizione vi accompagni sempre!
Con affetto do il benvenuto ai
pellegrini slovacchi, specialmente
ai gruppi parrocchiali.
Cari fratelli e sorelle, il Santo
Rosario è preghiera di comunione.
Vi invito a rafforzare questa unione con Cristo, con sua Madre Maria e con i fratelli. Vi affido tutti
alla materna intercessione della
Madonna del Rosario. Con questo
augurio benedico voi ed i vostri
cari.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto cordialmente i pellegrini
ungheresi di Budapest, di Lövéte e
di Brasov dell’Arcidiocesi di Alba
Iulia, che sono venuti per l’ordinazione diaconale degli alunni del
Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. Isten éltessen!
Oggi ho parlato delle opere di
misericordia. Invocando la celeste
intercessione della Regina Hungariae, per ottenere le grazie speciali
dell’Anno della Misericordia, imparto di cuore a voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica.
Voglio sottolineare e ribadire la
mia vicinanza a tutte le vittime del
disumano conflitto in Siria. È con
un senso di urgenza che rinnovo il
mio appello, implorando, con tutta
la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato
cessate il fuoco, che sia imposto e
rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione
dei civili, soprattutto dei bambini,
che sono ancora intrappolati sotto
i bombardamenti cruenti.
Domani, 13 ottobre, ricorre la
Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, che quest’anno propone il tema: «Ridurre
la mortalità». Infatti i disastri naturali potrebbero essere evitati o
quanto meno limitati, poiché i loro
effetti sono spesso dovuti a mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Incoraggio pertanto
a unire gli sforzi in modo lungimirante nella tutela della nostra casa
comune, promuovendo una cultura
di prevenzione, con l’aiuto anche
delle nuove conoscenze, riducendo
i rischi per le popolazioni più vulnerabili.
Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!
Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi
di Cremona, Pescia,
Anagni-Alatri e Conversano-Monopoli, accompagnati dai rispettivi Pastori, e li esorto a trarre
frutto dal Giubileo che
stiamo celebrando, per
essere annunziatori del
Vangelo con una coerente testimonianza di
vita. Saluto le Suore di
Santa Elisabetta, qui
convenute in occasione
del Capitolo Generale,
ed auspico che il carisma di fondazione venga riscoperto nella prospettiva della Divina
Misericordia. Saluto i
giovani del Festival del
Folklore di Cori; i partecipanti alla Conferenza
Europea delle Radio Cristiane e la
Fondazione Opera Santa Rita di
Prato con il Vescovo Mons. Franco
Agostinelli. Il passaggio della Porta Santa sia un atto di fede personale e comunitario, e stimoli tutti
all’esercizio delle opere di misericordia nei propri ambienti.
Rivolgo un saluto speciale agli
organizzatori e ai partecipanti alla
“Partita per la pace e la solidarietà” che si terrà questa sera allo Stadio Olimpico.
Porgo un saluto infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Giovanni XXIII. Invocate la sua celeste intercessione, cari giovani, per imitare la dolcezza
del suo amore paterno; pregatelo
nei momenti della croce e della
sofferenza, cari ammalati, per affrontare le difficoltà con la stessa
sua mansuetudine; imparate da
Lui, cari sposi novelli, l’arte
dell’educare i figli con la tenerezza
e con l’esempio.
Il mosaico con il volto dell’angelo,
recentemente venuto alla luce
durante il restauro della basilica
della Natività di Betlemme, è stato
il simbolo dell’incontro di Papa
Francesco con le oltre quarantamila
persone che, mercoledì mattina 12
ottobre, hanno riempito piazza
San Pietro rilanciando con un forte
applauso l’appello per un immediato
cessate il fuoco in Siria.
A donare al Pontefice il mosaico
sono stati i rappresentanti della
Custodia di Terra Santa, guidati dal
delegato per l’Italia, Giuseppe
Ferrari. L’opera presentata al Papa,
spiega il francescano, «è stata
realizzata da giovani artisti arabi
cristiani della Scuola del mosaico di
Gerico». E ha una storia particolare:
«Ricevendo il 16 giugno la Riunione
delle opere di aiuto per le Chiese
orientali, Francesco ha fatto un
esplicito riferimento proprio a questo
settimo angelo, scoperto durante i
restauri». Un’immagine, aggiunge il
religioso, divenuta subito «un
simbolo di speranza» proprio
per quell’esortazione di Francesco
nel bisogno è una vera sfida contro l’indifferenza. Ci permette di essere sempre vigilanti, evitando che Cristo ci passi accanto
senza che lo riconosciamo. Torna alla
mente la frase di Sant’Agostino: «Timeo
Iesum transeuntem» (Serm., 88, 14, 13), “Ho
paura che il Signore passi” e non lo riconosca, che il Signore passi davanti a me in
una di queste persone piccole, bisognose e
io non me ne accorga che è Gesù. Ho
paura che il Signore passi e non lo riconosca!
Mi
sono
domandato
perché
Sant’Agostino ha detto di temere il passaggio di Gesù. La risposta, purtroppo, è nei
nostri comportamenti: perché spesso siamo distratti, indifferenti, e quando il Signore ci passa vicino noi perdiamo l’occasione dell’incontro con Lui.
Le opere di misericordia risvegliano in
noi l’esigenza e la capacità di rendere viva
e operosa la fede con la carità. Sono convinto che attraverso questi semplici gesti
quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale, come è stato in passato. Se ognuno di noi, ogni giorno, ne fa
una di queste, questa sarà una rivoluzione
nel mondo! Ma tutti, ognuno di noi.
Quanti Santi sono ancora oggi ricordati
non per le grandi opere che hanno realizzato ma per la carità che hanno saputo
trasmettere! Pensiamo a Madre Teresa, da
poco canonizzata: non la ricordiamo per
le tante case che ha aperto nel mondo, ma
perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la
dignità. Quanti bambini abbandonati ha
stretto tra le sue braccia; quanti moribondi ha accompagnato sulla soglia dell’eternità tenendoli per mano! Queste opere di
misericordia sono i tratti del Volto di Gesù Cristo che si prende cura dei suoi fratelli più piccoli per portare a ciascuno la
tenerezza e la vicinanza di Dio. Che lo
Spirito Santo ci aiuti, che lo Spirito Santo
accenda in noi il desiderio di vivere con
questo stile di vita: almeno farne una ogni
giorno, almeno! Impariamo di nuovo a
memoria le opere di misericordia corporale e spirituale e chiediamo al Signore di
aiutarci a metterle in pratica ogni giorno e
nel momento nel quale vediamo Gesù in
una persona che è nel bisogno.
Il volto
dell’angelo
ad avere «la certezza che sotto
le incrostazioni materiali e morali,
anche sotto le lacrime e il sangue
provocate dalla guerra, dalla violenza
e dalla persecuzione, sotto questo
strato che sembra impenetrabile,
c’è un volto luminoso come quello
dell’angelo del mosaico».
Il Pontefice ha ringraziato
anche quanti stanno lavorando
al complesso restauro della basilica.
Al Papa è stato inoltre donato il libro
edito dalla Custodia
di Terra Santa per
riproporre le parole
del Pontefice
su san Francesco
d’Assisi.
Come sempre,
protagonisti
dell’udienza del
mercoledì sono state le
persone anziane e
sofferenti. Con affetto
Francesco ha
abbracciato oltre cento
malati di sclerosi
laterale amiotrofica
dell’associazione Reto
todos unidos, venuti
dalla Spagna per
incontrarlo. E
un’attenzione
particolare l’ha
riservata a Esterina
Ballisai e René de
Cassan, festeggiando i
loro 101 e 100 anni. Il
Papa ha accolto la
fondazione Opera
Santa Rita, diretta
emanazione della diocesi di Prato,
che si occupa dell’assistenza per i
giovani disabili e autistici. E anche la
delegazione della cooperativa sociale
Ippogrifo di Mantova che gestisce
comunità per pazienti psichiatrici
affiancando le famiglie.
Per parlare di solidarietà concreta
sono venuti appositamente dalla
Polonia i promotori del centro per
persone che corrono il rischio di
un’emarginazione sociale nella
regione Kujawko-Pomorskie.
«Abbiamo dato vita — dice Piotr
Całbecki — a un modello alternativo
di intendere l’economia, mettendo al
centro sempre la persona umana,
soprattutto se sta vivendo una
situazione di povertà». Con questo
spirito, aggiunge, «è possibile
sostenere i disoccupati nella ricerca
di un lavoro attraverso cooperative
sociali, non lasciando indietro
nessuno grazie a punti di aiuto
concreto che non facciano mai
mancare l’essenziale».
A rappresentare il mondo dello sport
pulito era presente stamani in piazza
San Pietro l’ultramaratoneta romano
Giorgio Calcaterra, tre volte
campione del mondo della cento
chilometri, noto per il suo impegno
contro le scorciatoie del doping.
«Correre è vivere un’esperienza
spirituale interiore in mezzo agli
altri» confida «e poi la solidarietà
per i maratoneti è del tutto
naturale». Calcaterra, che al Papa
ha donato il suo libro Correre
è la mia vita scritto con Daniele
O ttavi, è testimonial e vincitore
assoluto della Wings for Life, «la
competizione che si svolge
contemporaneamente in trentaquattro
città del mondo per raccogliere fondi
per sostenere la ricerca di una cura
per le lesioni del midollo spinale».
A dar man forte alla testimonianza di
Calcaterra, i volontari
dell’associazione trevigiana Amici di
Diego che corrono le maratone
spingendo le carrozzine di giovani
disabili. E anche le podiste
rappresentanti dell’associazione
padovana Ryla, con la sua squadra
Run for Istituto oncologico veneto.
Tra i presenti, i rappresentanti
dell’International Ecumenical
Fellowship e il pellegrinaggio
diocesano di Cremona con il
progetto di un’opera di accoglienza e
promozione delle donne.
In vista della canonizzazione di
domenica, Francesco ha anche
benedetto la prima pietra della prima
parrocchia intitolata al vescovo
spagnolo Manuel González, a San
Sebastián de los Reyes. «È una zona
nuova intorno a Madrid — spiega il
parroco don José María Marín —
piena di ragazzi, bambini e di coppie
giovani».