L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 235 (47.370) Città del Vaticano giovedì 13 ottobre 2016 . Con urgenza e con forza il Pontefice implora di porre fine al disumano conflitto siriano Per un immediato cessate il fuoco Almeno il tempo necessario all’evacuazione dei bambini intrappolati sotto i bombardamenti «Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le vittime del disumano conflitto in Siria. È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti». Al termine dell’udienza generale di mercoledì 12 ottobre in piazza San Pietro, Papa Francesco è tornato a parlare delle violenze che insanguinano il Paese mediorientale, tre giorni dopo aver annunciato il concistoro in cui creerà cardinale l’arcivescovo Mario Zenari, «che rimane nunzio apostolico nell’amata e martoriata Siria». In precedenza il Pontefice aveva parlato delle violenze contro i cristiani, ricevendo nell’auletta dell’Aula Paolo VI la conferenza dei segretari di Christian World Communions. «Quando i terroristi o le potenze mondiali — ha detto — perseguitano le minoranze cristiane o i cristiani, non si domandano: “Ma tu sei luterano? Tu sei ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei riformato? Tu sei pentecostale?”, no. “ Tu sei cristiano”. Loro riconoscono uno solo: il cristiano». Quindi raggiunta piazza San Pietro, il Papa ha inaugurato un nuovo ciclo di riflessioni dedicato alle opere di misericordia corporali e spirituali, ricordando come «nel corso dei secoli, tante persone semplici le hanno messe in pratica». Del resto, ha fatto notare, non c’è bisogno di «andare alla ricerca di chissà quali imprese da realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici». Anche perché, ha detto ancora, non si tratta «di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani». Al contrario «il Signore indica una strada fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore», al punto «che su questi saremo giudicati». Il riferimento è al capitolo 25 del Vangelo di Matteo che costituisce uno dei temi forti della predicazione di Francesco. E in tal senso il modello è santa Teresa di Calcutta, «non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma — ha concluso il Papa — perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la dignità». PAGINE 7 E 8 Putin annulla la visita a Parigi dopo le tensioni al Consiglio di sicurezza Divisi sulla Siria DAMASCO, 12. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha annullato ieri il suo viaggio a Parigi in programma per il 19 ottobre. La decisione è arrivata dopo due giorni di altissima tensione diplomatica con l’Eliseo, in seguito allo scambio di veti sulle risoluzioni al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Entrambe le risoluzioni riguardavano la Siria. Il capo del Cremlino era atteso a Parigi per l’inaugurazione di una cattedrale ortodossa. Dopo l’annuncio della cancellazione, il portavoce del Cremlino ha dichiarato che Putin «è disposto a recarsi a Parigi in una data gradita al presidente francese François Hollande. Aspetteremo il momento giusto». Hollande ha detto di essere «pronto a continuare il dialogo sulla Siria». Putin — ha continuato il capo dell’Eliseo — «ha preferito rinviare questa visita, il che non impedirà che ci siano altre occasioni di discussione». Lo scontro diplomatico sembra dunque non conoscere tregua. Mentre ad Aleppo i combattimenti continuano e almeno due milioni di persone sono bloccate in attesa di aiuti umanitari, il dialogo stenta. Da una parte, il Cremlino si sente sempre più isolato. Un clima al quale sarebbe da mettere in relazione l’iniziativa dell’amministrazione di San Pietroburgo che ha ordinato di accumulare riserve di grano. La settimana scorsa, in scuole, uffici e fabbriche di tutto il paese si sono tenute esercitazioni condotte dalla protezione civile per capire che cosa fare in caso di attacco. Alcuni siti internet hanno riportato un ordine che sarebbe stato emesso dal Cremlino e rivolto a tutti i funzionari governativi: far rientrare subito tutti i parenti che si trovano all’estero. Oltre al sostegno alle truppe di Assad, Putin ha ordinato il rafforzamento della base strategica di Jableh, in Siria, e lo schieramento di missili Iskander a capacità nucleare a Kaliningrad. A ciò si aggiunge l’aumento dei voli militari russi al limite degli spazi aerei della Nato. D all’altra parte, i toni non sono meno duri. Due giorni fa il governo tedesco ha ventilato l’ipotesi di nuove sanzioni a Mosca per i bombardamenti ad Aleppo. Poi c’è stato lo scontro all’Onu, con il veto francese sulla risoluzione russa che chiedeva l’invio di aiuti umanitari ad Aleppo, ma senza fermare le operazioni militari. Ieri il ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, ha usato parole forti: «La Russia dovrebbe essere indagata per crimini di guerra ad Aleppo». I colloqui con gli Stati Uniti su una possibile cessazione delle ostilità si sono fermati nove giorni fa. Sul terreno la situazione è drammatica. Sono almeno quaranta le Con la prefazione del Papa e il contributo di Benedetto XVI y(7HA3J1*QSSKKM( +.!#!z!=!%! In un libro l’omaggio a Bartolomeo Nella chiesa di San Giorgio al Fanar (29 novembre 2014) PAGINA 4 persone che ieri hanno perso la vita in diverse zone della Siria. Cinque minori, tra bambini e adolescenti, sono morti a causa di un bombardamento che ha colpito una scuola nel sud del paese, in un’area controllata dalle forze governative. Almeno sedici civili sono rimasti uccisi durante i raid aerei compiuti su Aleppo est, parte della città controllata dagli insorti. Ci sono notizie di nuovi bombardamenti in atto anche oggi. Mentre continua ad aumentare di ora in ora il numero degli sfollati che abbandonano le proprie case. Miliziani attaccano una moschea sciita e il mausoleo di Kart-e-Sakhi Ancora sangue a Kabul KABUL, 12. Ancora violenza in Afghanistan. Un nuovo attacco contro una moschea sciita è stato perpetrato nella notte a Kabul, dopo quello contro il mausoleo sciita di Kart-eSakhi che ieri sera ha fatto 16 morti e 54 feriti mentre erano in corso i riti della festività sciita dell’Ashura. Come ha riferito il portavoce del ministero afghano degli interni, questo secondo attacco ha preso di mira la moschea di Charyar, nel quartiere Karte Char. Le forze speciali sono subito intervenute e non ci sono al momento notizie di vittime. Il governo afghano aveva giorni fa vietato manifestazioni pubbliche in occasione dell’Ashura, visti i numerosi attentati realizzati in passato da gruppi fondamentalisti in Afghanistan, Pakistan e Bangladesh. Ma questo, ancora una volta, non è servito a bloccare il commando di almeno tre membri che, indossando divise dell’esercito, è riuscito a penetrare con armi ed esplosivi nella moschea di Kart-e-Sakhi, affollata di centinaia di fedeli, dopo aver ucciso all’ingresso un uomo della sicurezza. Raffiche di armi automatiche all’interno della moschea e un’esplosione hanno segnato la prima fase dell’attacco che è durato in tutto meno di due ore. I miliziani hanno anche preso in ostaggio alcune persone, rendendo più complessa la reazione delle teste di cuoio. Grazie a una ricostruzione fatta con l’aiuto di testimoni, i media locali hanno spiegato che, dopo l’ingresso nella moschea, un primo attentatore suicida ha attivato l’esplosivo che portava nel suo giubbotto, mentre un secondo è stato ucciso qualche tempo dopo in uno scontro a fuoco. Successivamente il portavoce del mini- stero dell’interno ha comunicato alla stampa che «anche il terzo terrorista è stato ucciso e che ora la zona è completamente libera e l’attacco è concluso». A questo punto le autoambulanze, che fino ad allora non avevano ricevuto l’autorizzazione per avvicinarsi alla moschea, hanno potuto prendersi cura dei feriti che sono stati trasportati negli ospedali della zona. L’attentato non è stato rivendicato, ma sulla base dell’esperienza passata è possibile che dietro questa azione ci sia la mano del cosiddetto stato islamico (Is). E, intanto, Afghanistan e Pakistan hanno adottato oggi stringenti misure di sicurezza in occasione della ricorrenza dell’Ashura. Il governo di Kabul ha disposto il rafforzamento dei controlli al traffico, sospendendo la circolazione nelle strade che conducono ai luoghi di culto dove oggi si svolgeranno le cerimonie commemorative. Anche in Pakistan, le autorità hanno dispiegato un ingente dispositivo di sicurezza: forze di polizia sono state inviate nelle province di Sindh, Khyber Pakhtunkhwa, Baluchistan, Azad Jammu e Kashmir e Gilgit Baltistan. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Belgio Sua Eccellenza Monsignor Augustine Kasujja, Arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, finora Nunzio Apostolico in Nigeria. Nomina di Vescovo Ausiliare Il mausoleo Kart-e-Sakhi a Kabul assaltato dai terroristi (Reuters) Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Manaus (Brasile) il Reverendo Padre Edmilson Tadeu Canavarros dos Santos, S.D.B., finora Direttore pedagogico del Collegio “Santa Tereza” a Corumbá, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Feradi minore. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 13 ottobre 2016 Progressi e difficoltà nella lotta alla fame nel mondo La sfida più difficile ROMA, 12. La sfida della lotta alla fame nel mondo è una priorità essenziale, un compito arduo e complesso. Progressi sono stati fatti e si stanno facendo, ma bisogna fare ancora di più. Questa la diagnosi che emerge dall’ultimo rapporto sullo stato della fame nel mondo redatto dal Cesvi, organizzazione da anni impegnata nel settore umanitario, a stretto contatto con l’O nu. Per fornire un quadro globale sul fenomeno, l’organizzazione umanitaria ha analizzato la situazione di 118 paesi, esclusi quelli europei e dell’America settentrionale, raccogliendo i dati più recenti disponibili per il periodo 2011-16. Il parametro di riferimento per calcolare i livelli di fame è l’Indice globale. Questa cifra, che oscilla in una scala da 0 (assenza di fame) a 100 (valore massimo), sintetizza tre dimensioni che contribuiscono a costruire il dato finale: denutrizione, deperimento e arresto della crescita, e il tasso di mortalità dei bambini fino a cinque anni. Nella scala, un Indice della fame con un valore compreso tra 35 e 49,9 indica un fenomeno «allarmante», uno tra 20 e 34 una situazione «grave» e, infine, un valore ancora più basso, una condizione meno preoccupante. Il rapporto del Cesvi dal titolo «Obiettivo fame zero», presentato ieri, mostra che dall’inizio del nuovo millennio il livello della fame nel mondo — ovvero il consumo di meno di 1800 calorie al giorno (secondo il parametro di riferimento della Fao, l’agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) — si è ridotto del 29 per cento. Su scala globale, l’Indice della fame 2016 è passato dal punteggio di 30, nel 2000, a quello di 21,3 di quest’anno. Ma non basta: sono ancora tante le aree del Sale il bilancio delle vittime dell’uragano negli Stati Uniti WASHINGTON, 12. Sale a quota 34 il bilancio dei morti provocati dal passaggio dell’uragano Matthew negli Stati Uniti: la Florida ne conta nove, tra cui una donna colpita da un albero caduto e un anziano fulminato da un palo della luce abbattuto, ma lo stato più colpito è il North Carolina, dove 18 persone hanno perso la vita per cause legate all’uragano, in molti annegati a bordo di automobili trascinate via dall’acqua. Ad Haiti Matthew ha lasciato dietro di sé circa 900 morti e centinaia di migliaia di sfollati in condizioni critiche. La Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente Barack Obama ha dichiarato lo stato di calamità nel South Carolina, disponendo aiuti federali in aggiunta agli aiuti forniti alle popolazioni dai governi locali. Il presidente ha anche rivolto un appello ai residenti, affinché seguano le raccomandazioni delle autorità, anche perché l’allerta per le alluvioni non è del tutto passata. Intanto un altro uragano, Nicole, si è riformato sull’oceano Atlantico e punta verso le Bermudas, dove è già stata dichiarata l’allerta. Secondo il Centro nazionale statunitense per gli uragani di Miami, la tempesta viaggia con venti fino a 140 chilometri l’ora ed è previsto un rafforzamento prima che l’occhio del ciclone raggiunga domani, giovedì, le isole, sotto forma di uragano di categoria due. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va mondo dove si muore per l’assenza di cibo o la malnutrizione. I tassi di riduzione del fenomeno devono ancora accelerare, specialmente in Ciad, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Yemen, Zambia e Madagascar, paesi dove i livelli di fame rientrano nella categoria definita «allarmante». In altre 43 nazioni — sottolinea il rapporto — «la situazione è grave». Il monitoraggio del dossier del Cesvi non tiene conto dell’Indice della fame di 13 stati, non calcolabile per insufficienza di dati. Tra questi ci sono Burundi, Siria, Libia, Papua Nuova Guinea, Somalia e Sud Sudan, tutti paesi con gravi problemi politici e sociali al loro interno. Paesi che, proprio per questo, molto probabilmente sono soggetti alle stesse problematiche. La denutrizione colpisce soprattutto i bambini. Il 28,1 per cento dei minori al di sotto dei cinque anni soffre di arresto della crescita (nel 2000 erano il 37,8) e l’8,4 di deperimento. Il tasso di mortalità, nel 2015, raggiungeva il 4,7 per cento, in diminuzione rispetto all'8,2 del 2000. La denutrizione, insomma, ha ripercussioni gravissime sul fisico e sulla psiche dei minori nei paesi più a rischio. Il rapporto 2016 del Cesvi mette poi in evidenza che 795 milioni di persone nel mondo sono denutrite croniche. A livello regionale, a soffrire di più la fame sono gli abitanti dell’Asia meridionale e dell’Africa subsahariana. Quest’ultima ha tuttavia registrato il miglioramento più notevole, con una riduzione di 14,3 punti rispetto al dato del 2000. Per quanto riguarda poi i singoli paesi, Namibia e Sri Lanka sono quelli che, nel lungo periodo, restano più indietro nella lotta alla fame: dal 2000 registrano le più basse riduzioni percentuali dell’Indice della fame. Al contrario, Ruanda, Cambogia e Myanmar, tra tutti i paesi dove il fenomeno è «serio» o «allarmante», sono quelli che hanno fatto i maggiori progressi e possono ancora migliorare. Asia orientale e sud-est asiatico, Vicino oriente e Nord Africa, America latina e Caraibi, Europa dell’Est e comunità degli stati indipendenti sono aree con livelli di fame moderati o bassi, ma con alcune differenze interne, spiegano gli esperti del Cesvi. Emblematici i casi di Haiti e Cina. La piccola isola caraibica, pur trovandosi in una regione del mondo in via di sviluppo con un Indice della fame relativamente basso, si colloca nella categoria «allarmante», e questo soprattutto a causa dei disastri naturali che l’hanno travolta. La forte popolosità della Cina, invece, contribuisce a migliorare lo status della fame dell’Asia orientale e del sud-est asiatico che altrimenti risulterebbe ancor più grave. L’obiettivo dell’eliminazione totale della fame nel mondo è stato già lanciato nel 2012 dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante il summit di Rio. Inserito tra gli obiettivi del millennio, è stato poi adottato in continuità anche negli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati lo scorso anno. Il palazzo di vetro punta a eliminare completamente la fame entro il 2030. Nei negoziati tra Bogotá ed Eln Non ci saranno cambiamenti per il prossimo anno Quito offre una mediazione Il governo britannico rassicura gli studenti stranieri QUITO, 12. Il governo dell’Ecuador ha ribadito oggi di essere pronto a offrire tutto il suo aiuto per i negoziati tra Bogotá e i guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) auspicando che il dialogo sia breve e produttivo. Lo ha sottolineato alla stampa il presidente ecuadoriano, Rafael Correa. Il governo colombiano tornerà al ta- LONDRA, 12. Le incognite sulla Brexit non limitano le agevolazioni per gli studenti di paesi Ue in Gran Bretagna. Il governo di Londra si è impegnato a garantire, a chiunque sia intenzionato a far domanda per l’anno accademico 2017-18, l’accesso ad agevolazioni e aiuti finanziari previsti dalle norme attuali per l’intera durata del corso. Almeno fino al 2019, dati i tempi negoziali prefissati, il regno continua a far parte dell’Unione ed è tenuto a rispettarne le regole. Dunque, il mantenimento delle agevolazioni poteva sembrare scontato ma il valore del pronunciamento di Downing Street è forte poiché si estende per un triennio o un quadriennio: quindi oltre il termine del possibile divorzio definitivo tra Regno Unito e Unione europea. Ogni anno le nuove iscrizioni di stranieri sono 430.000. E, secondo i dati di 'The Complete University Guide, sfiorano il 20 per cento del totale delle iscrizioni a Oxford e Cambridge, superano il 40 per cento all’Imperial College o alla London School of Economics, e si attestano addirittura a quasi il 60 per cento a Buckingham. Intanto, c’è un’altra questione che riguarda in particolare studenti italiani e che ha provocato una nota di protesta verbale dell’ambasciata d’Italia nel Regno Unito rivolta al volo del dialogo con l’Eln il 27 ottobre a Quito, ed è un ulteriore segnale della volontà del presidente colombiano, Juan Manuel Santos, insignito la settimana scorsa del premio Nobel per la pace, di intraprendere il cammino della riconciliazione sull’intero territorio nazionale, piagato da un conflitto armato andato avanti per 50 anni. Manifestazione per la pace in Colombia (Afp) Stanziati fondi per i terremotati dell’Italia centrale ROMA, 12. Il consiglio dei ministri italiano ha stanziato i fondi per risarcire chi ha perso la casa nel terremoto del 24 agosto, sia nel caso di prima casa che di seconda casa. È uno dei punti centrali del decreto approvato ieri, che autorizza l’immediata erogazione di 300 milioni di euro per «far partire subito il processo di ricostruzione», e inserisce nella legge di stabilità la spesa di 4,5 miliardi proprio per la ricostruzione di edifici pubblici e privati nelle zone colpite. GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va ca riservata ai bambini provenienti dalla penisola viene ritenuta inaccettabile e nella nota di protesta si legge tra l’altro che l’Italia è un paese unito dal 1861. Secondo fonti della stampa italiana, il ministero degli esteri britannico sta preparando una risposta di scuse. Egitto, Cipro e Grecia a confronto sui migranti IL CAIRO, 12. Porre il tema dei migranti tra le priorità da affrontare con un approccio globale ed equilibrato che non tenga conto solo della sicurezza. È la raccomandazione emersa al vertice tra il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, il presidente cipriota Nicos Anastasiades, e il primo ministro greco Alexis Tsipras, che si è svolto ieri al Cairo. Secondo i media egiziani, Anastasiades ha definito l’incontro «un successo per un’intesa tra i paesi». Tsipras ha parlato di cooperazione strategica tra Egitto, Cipro e Grecia non solo sul tema dei flussi migratori, ma anche su temi quali i giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo. Intanto, fonti della sicurezza di Alessandria fanno sapere che nelle ultime 24 ore nove trafficanti di migranti sono stati arrestati nel nord dell’Egitto. L’agenzia nazionale Mena precisa che i malviventi avevano formato due bande specializzate nel traffico di migranti verso l’Italia e la Grecia. Le autorità egiziane hanno annunciato un giro di vite per contrastare il traffico dei migranti dopo l’affondamento di un barcone avvenuto lo scorso 21 settembre al largo della città di Rosetta, nel Delta del Nilo, nel quale hanno perso la vita 200 persone. No del Consiglio d’Europa alla maternità surrogata Il decreto prevede anche altre misure, come il blocco del pagamento delle tasse e le imposte differite, e fissa parametri e modalità di procedimenti per garantire il massimo della legalità e della trasparenza. Nei 62 comuni inseriti nell’area del cratere del terremoto, dunque, sarà riconosciuto il 100 per cento dei danni a privati, imprese e abitazioni. Per i comuni limitrofi, il rimborso sarà pari al 100 per cento in caso di prime case e seconde case in centri storici e borghi, e al 50 per cento per tutte le altre situazioni. Servizio vaticano: [email protected] ministero degli esteri britannico. È emersa l’esistenza di moduli d’iscrizione messi online da alcune circoscrizioni scolastiche britanniche di Inghilterra e Galles che prevedono diverse classificazioni tra «italiani», «italiani-siciliani» e «italiani-napoletani». La distinzione etnico-linguisti- STRASBURGO, 12. L’Europa a 47 paesi dice no alla maternità surrogata. L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha bocciato ieri definitivamente il controverso rapporto De Sutter teso a regolamentare questa pratica. I no sono stati 83, i sì 77 e gli astenuti 7. Il risultato del voto è che dunque non viene regolamentata, riconosciuta e prevista la maternità surrogata. La proposta di risoluzione era stata presentata dalla parlamentare belga Petra De Sutter. Non era la prima volta. Si trattava infatti di un Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale testo frutto di diverse revisioni, elaborate dopo la prima bocciatura di quella che era la proposta originaria del 2015. Il fronte del no ha spiegato che si tratta di una decisione lesiva dei diritti dei bambini e delle donne. Nello specifico — sottolinea la stampa — il testo bocciato ieri riguardava le raccomandazioni ai capi delle diplomazie europee per elaborare formalmente linee guida in vista della tutela dei bambini nati con la pratica della maternità surrogata. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Filippo VI annuncia consultazioni MADRID, 12. Re Filippo VI ha annunciato che terrà il 24 e 25 ottobre le consultazioni con i leader dei partiti. Il giorno prima, il 23, il consiglio federale dei socialisti dovrebbe decidere se optare per l’astensione sulla fiducia al presidente del Governo uscente, Mariano Rajoy, o tornare alle urne, per la terza volta in un anno. Le elezioni saranno inevitabili se non ci sarà un nuovo presidente del Governo entro il 31 ottobre. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 13 ottobre 2016 pagina 3 Angela Merkel annuncia da Addis Abeba il nuovo progetto Una conferenza per lo sviluppo africano Si stringe il cerchio attorno ai jihadisti a Sirte TRIPOLI, 12. È ancora lontana dalla stabilità la Libia, a causa della guerra civile che si è instaurata sul suo territorio dopo la rivolta, iniziata nel febbraio del 2011, che ha portato alla caduta del regime del colonnello Gheddafi. Il Paese è in balia dei contrasti tra gruppi tribali, milizie armate ed è segnato soprattutto dalla lotta contro gli ultimi jihadisti circondati in alcuni quartieri della città di Sirte. E proprio nella città di Gheddafi, lo scontro è durissimo. I miliziani del cosiddetto stato islamico (Is) asserragliati a Sirte «stanno usando alcune famiglie come scudi umani» ha denunciato una fonte militare dell’operazione che fa capo al governo di concordia nazionale libico del premier Fayez Al Sarraj. Le forze legate al governo di Tripoli «stanno avanzando con grande prudenza oggi verso gli ultimi covi dell’Is nel quartiere di Al Giza poiché temono per le famiglie che l’organizzazione tiene sotto sequestro e utilizza come scudi umani» ha dichiarato la fonte al portale di notizie libico Al Wasat, precisando poi che «i miliziani dell’Is rimasti in città sono molto pochi, dopo che è stato preso il controllo della zona degli Edifici 656». Dal canto suo, il portavoce dell'aviazione, Muhammad Qnuno, ha fatto sapere che i caccia statunitensi hanno sferrato ieri quattro raid che hanno colpito «con grande precisione» posizioni dell’Is a Sirte, uccidendo alcuni miliziani. Altri violenti scontri a fuoco si registrano a Mazda, villaggio che si trova nelle vicinanze di Tripoli. Secondo quanto riporta ancora il sito informativo Al Wasat, due clan rivali si sono affrontati a colpi d’arma da fuoco. Gli scontri hanno interessato sia la parte sud del villaggio, abitati dalla tribù degli Al Qantara, sia la parte nord abitata dagli Al Mashashia. I combattimenti sono iniziati lunedì in seguito all'uccisione di quattro persone del clan degli Al Mashashia. Gli abitanti di questi quartieri hanno lasciato le proprie case e si sono diretti verso Abu Al Gharb e Bani Walid. Al momento i combattimenti proseguono nonostante i tentativi di mediazione da parte dei capi tribù locali e il bilancio parziale delle vittime ammonterebbe a sei morti e 12 feriti. Sempre per quanto riguarda la cronaca militare, un alto funzionario dell'amministrazione di Tripoli Tripoli, Siddiq Nahaisi, è deceduto in seguito alle ferite riportate nell’attacco avvenuto ieri nella zona di Al Draibi da un commando armato. Nell’attacco – dicono fonti di stampa – è rimasto ferito anche un altro funzionario pubblico, di cui però non si conoscono per il momento le condizioni di salute. Il ministero dell’interno del governo di accordo nazionale ha condannato l’attacco armato avvenuto contro l’ufficio del registro dello stato civile della capitale. Il ministero ha promesso che saranno prese le misure necessarie per mettere in sicurezza gli uffici pubblici dagli attacchi armati e che saranno arrestati i responsabili della sparatoria. Negli ultimi giorni la città di Tripoli è stata teatro di frequenti attacchi e sequestri di persona ai danni di importanti personalità della zona, come lo sceicco Nadir Al Amrani, imam della moschea di Al Fawatir, rapito della zona di Al Hadaba della capitale libica. Nei giorni scorsi è stato liberato invece Omar Al Hijabi, vicedirettore della Banca centrale libica, rapito a Tripoli da miliziani armati lo scorso 26 settembre. ADDIS ABEBA, 12. «L’Africa sarà la priorità», lo ha affermato il cancelliere Angela Merkel, annunciando che l’anno prossimo, nell’ambito della presidenza del G20 affidata alla Germania, verrà organizzata a Berlino una conferenza sull’Africa per promuoverne lo sviluppo, puntando su investimenti privati, su reti di trasporto ed energetiche, nonché sulla formazione professionale. L’annuncio, riferiscono i media tedeschi, è stato fatto dall’Etiopia, ultima tappa del viaggio di tre giorni nel continente che si è conclusa ieri ad Addis Abeba, dove Merkel ha partecipato all’inaugurazione del quartier generale operativo dell’Unione africana finanziato dalla stessa Germania. Il tour, iniziato domenica scorsa, ha portato il cancelliere dal Mali all’Etiopia passando per il Niger, principali paesi di transito per i migranti diretti in Europa. Il cancelliere si è detto intenzionato a rafforzare la cooperazione con questi paesi per migliorare le condizioni economiche e di sicurezza, in modo da ar- ginare i flussi migratori. In particolare, lo sviluppo economico, la pacificazione di queste aree per frenare i flussi e la collaborazione nella politica sulle migrazioni sono i temi principali affrontati con le autorità locali durante il viaggio, come riferito alla vigilia della partenza dal portavoce del governo tedesco Steffen Seibert. La Germania, paese europeo che ha accolto più migranti nel 2015, mira anche a impostare argini economici e militari ai flussi migratori che, attraverso l’area subsahariana e la Libia, poi approdano in Italia puntando alla Germania. In particolare, Merkel si è impegnata a garantire al Niger 17 milioni di aiuti diretti allo sviluppo, ma anche forniture militari. Berlino vuole inoltre allestire nel paese una base di supporto alla missione Onu nel confinante Mali. Tuttavia, diverse misure di sostegno economico sono state assicurate anche al Mali e all’Etiopia. È previsto inoltre un impegno pluriennale di 77 milioni di euro per la zona di Agadez, snodo del traffico di esseri umani. In Mali, Merkel ha annunciato sostegni nella lotta al traffico di droga e di esseri umani, oltre che nello sviluppo del settore agricolo, e un aiuto alla stabilizzazione del nord minacciato dai jihadisti. Nel 2015 sono giunti in Germania circa 890.000 profughi, secondo le stime del ministero dell’interno. Oltre che da Siria, Iraq e Afghanistan, molti migranti provengono dall’Africa subsahariana. «Il benessere dell’Africa interessa la Germania», ha sottolineato recentemente il cancelliere, segnando quella che alcuni osservatori considerano una “svolta” nella politica estera nei confronti del continente. La strategia emersa dalle dichiarazioni del cancelliere — dicono gli analisti — prevede però un importante ruolo anche del settore privato: l’imprenditoria soprattutto delle reti di trasporto ed energetiche è infatti un elemento su cui punterà la conferenza sull’Africa che verrà organizzata a Berlino a metà dell’anno prossimo. Merkel durante l’inaugurazione del quartier generale dell’Unione africana (Afp) Contro l’aumento delle tasse universitarie Le autorità temono attacchi in occasione dello Yom Kippur Violenti scontri tra polizia e studenti sudafricani Gerusalemme blindata PRETORIA, 12. Non si placano le proteste degli studenti universitari sudafricani, i quali rivendicano l’istruzione gratuita per tutti e minacciano di paralizzare gli atenei del paese. Le manifestazioni, che proseguono da settimane, sono culminate ieri in duri scontri tra i partecipanti e le forze di sicurezza, in particolare nel campus dell’università di Witwatersrand, la più importante di Johannesburg, dove per il secondo giorno consecutivo i repar- ti antisommossa della polizia sono intervenuti, sparando gas lacrimogeni, proiettili di gomma e usando gli idranti contro gli studenti che protestavano contro il governo e gli amministratori dell’ateneo per la proposta di aumento delle tasse. Il governo ha dichiarato che non ci sono fondi per l’istruzione gratuita per tutti ma che quest’anno gli studenti meno abbienti saranno garantiti. Una concessione che gli universitari non ritengono sufficiente. Un momento degli scontri tra studenti e polizia a Johannesburg (Afp) TEL AVIV, 12. Non si attenua la tensione in Terra santa. Un palestinese è rimasto ucciso oggi a Siluan, a Gerusalemme est, durante degli scontri con l’esercito israeliano. La vittima, colpito da una pallottola all’addome, si chiamava Ali Atef Shiyoukhi e aveva vent’anni. La notizia è resa nota dall’agenzia palestinese Maan, che registra anche altri dodici feriti. In tutta l’area di Gerusalemme est è stata rafforzata la presenza di soldati e polizia per prevenire nuovi possibili attacchi. Dopo l’attentato che domenica ha causato due morti e cinque feriti, oltre l’attentatore, le autorità israeliane hanno sigillato la Cisgiordania e la Striscia di Gaza impedendo ai palestinesi di entrare in Israele nel giorno della festa ebraica più importante, lo Yom Kippur, il cosiddetto «giorno dell’espiazione» (in cui ricorre anche l’anniversario della guerra del 1973). Il timore del governo e dell’intelligence è che possano tornare a colpire soprattutto i cosiddetti “lupi solitari”. Lo stesso premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha riconosciuto che «questo periodo viene scelto dai fomentatori del terrorismo per appiccare le fiamme. Dobbiamo restare vigili». Ieri un palestinese è stato accusato di aver pianificato un attentato suicida su un autobus a Gerusalemme. Il giovane, il ventiduenne Muhammad Joulani proveniente dal campo profughi di Shuafat a Geru- salemme est, era stato arrestato dai servizi israeliani dello Shin Bet il 9 settembre, ma la notizia è stata resa nota solo dopo. Secondo le indagini condotte dallo Shin Bet, Joulani sarebbe un esponente di Hamas, legato alle frange più estremiste del movimento. L’uomo aveva ideato varie tipologie di attentato: aprire il fuo- Quattro militari uccisi nel Myanmar NAYPYIDAW, 12. Non si ferma la violenza nel Myanmar. Almeno quattro soldati sono stati uccisi ieri nel corso del terzo giorno di violenti scontri nello stato occidentale di Rakhine. I soldati, informa la Bbc online, citando i media statali, sono stati attaccati da oltre 300 uomini armati di pistole, spade e coltelli. L’agguato non è stato ancora rivendicato, ma viene attribuito dalle autorità di Naypyidaw all’O rganizzazione per la solidarietà rohingya (Rso). Durante lo scorso fine settimana, nove poliziotti erano stati uccisi in una serie di attacchi coordinati lungo il confine occidentale del Myanmar con il Bangladesh. Intervento della Santa Sede Individuati undici casi di colera Contro l’esclusione delle donne Emergenza sanitaria a Sana’a Una delle chiavi essenziali dello sviluppo è la partecipazione e il rispetto delle donne. Questo il punto cruciale dell’intervento tenuto dall’arcivescovo Bernardito Auza, nunzio apostolico, osservatore permanente della Santa Sede, in una riunione a margine della 71ª assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Nonostante i progressi fatti, «è allarmante che circa il 35 per cento delle donne nel mondo abbia subito violenza fisica a un certo punto della loro vita, e specialmente violenza domestica e sessuale». Occorre prestare maggiore attenzione a questa «situazione scandalosa» e attuare «misure e programmi per combattere e sconfiggere questo deplorabile tipo di comportamento nei confronti delle donne». Auza ha ricordato in particolare che «in un contesto sociale nel quale è assente il sostegno dei valori familiari e del rispetto e della protezione di ciascun membro della famiglia, in particolare donne e bambini, comportamenti violenti possono anche alimentare nuove forme di aggressione sociale». E ovviamente, su un piano più vasto, tutto questo può condurre a «varie forme di esclusione e sfruttamento, nelle quali le donne sono private di risorse economiche e non possono esercitare i loro diritti politici». La Santa Sede — ha sottolineato Auza — condanna soprattutto la pratica della mutilazione genitale: «Molte istituzioni e organizzazioni cattoliche, e specialmente le religiose donne, sono in prima linea nel cercare di cambiare le pratiche culturali e dare alle giovani donne il potere di resistere a tali violenze. Le loro iniziative sono sempre accompagnate da un’educazione di qualità per le ragazze». SANA’A, 12. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato oggi che l’epidemia di colera apparsa la scorsa settimana nello Yemen — dove un sanguinoso conflitto ha colpito milioni di civili aggravando il degrado di un sistema sanitario in un paese già tra i più poveri della penisola arabica — è confinata alla capitale Sana’a dove sono stati individuati 11 casi. «Finora avevamo registrato 17 casi di colera e 11 sono stati confermati» ha detto un esperto dell’O ms, Amro Saleh, in una conferenza stampa a Sana’a. Si teme che l’epidemia — che per ora è sotto controllo — possa propagarsi. Infatti, oltre 143 casi sospetti sono stati registrati nel paese e in particolare 49 a Taiz (sud-ovest) e 42 a Hodeida (ovest). La popolazione civile paga il prezzo più alto a causa dell’intensità delle violenze. Manca tutto: acqua, cibo e corrente elettrica e il co- co contro un checkpoint, lanciare una bomba nel negozio a Gerusalemme dove aveva lavorato nel 2011, oppure colpire la stazione centrale degli autobus o un centro commerciale. In seguito, a causa del rafforzamento delle misure di sicurezza, aveva optato per un attacco contro un autobus. lera si propaga a causa dell’assorbimento di acqua non potabile o da prodotti alimentari contaminati. Lo Yemen è lacerato da un conflitto — tra le forze regolari del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, e i ribelli huthi — che ha già causato almeno 7000 morti. Sul piano militare, l’Arabia Saudita ha detto oggi di aver abbattuto un missile balistico lanciato dai ribelli huthi. Lo riferisce l’agenzia di stato saudita, spiegando che il missile, puntato sulla città sudoccidentale di Khamis Mushait, è stato distrutto nella notte senza causare feriti. I ribelli, che sarebbero in possesso di missili Scud di era sovietica, hanno lanciato una serie di attacchi contro il regno saudita dall’inizio dell’offensiva della coalizione contro di loro nel marzo 2015. Il Rakhine è abitato da circa un milione di musulmani di etnia rohingya, a cui il governo non riconosce la cittadinanza, considerandoli immigrati illegali dal Bangladesh. I rohingya sono una delle minoranze etniche più perseguitate al mondo, secondo l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Uomini, donne e bambini sono privati di molti diritti fondamentali, dalla cittadinanza alla libertà di movimento, e sono quasi sempre senza accesso alle cure mediche e all’istruzione. Proprio a causa della difficile situazione e delle ripetute violenze nei loro confronti, decine di rohingya sono fuggiti per essere accolti in fatiscenti campi profughi nel Rakhine. Samsung blocca la produzione del Galaxy Note 7 SEOUL, 12. Il gigante della tecnologia sudcoreana Samsung ha deciso di bloccare la produzione del Galaxy Note 7. L’ultima versione del noto modello di phablet — una via di mezzo tra uno smartphone e un tablet — ha infatti avuto vita breve a causa di un problema insormontabile: le batterie, che surriscaldandosi possono prendere fuoco e addirittura esplodere. Sono stati riportati diversi casi, tanto da causare un iniziale maxirichiamo in fabbrica per 2,5 milioni di esemplari. Samsung aveva tentato di risolvere il problema con un aggiornamento che limitava la carica della batteria, ma non c’è stato nulla da fare. La decisione ha provocato drastici cali del titolo Samsung alla Borsa di Seoul. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 13 ottobre 2016 In un libro l’omaggio a Bartolomeo per il venticinquesimo anniversario dell’elezione alla sede patriarcale di Costantinopoli Cammino comune La prefazione del Papa con sentimenti di cordiale vicinanza che mi unisco a tutti coloro che quest’anno celebrano, con gioia e giubilo, il venticinquesimo anniversario dell’elezione di Sua Santità Bartolomeo I a patriarca ecumenico. Il mio primo incontro con il mio amato fratello Bartolomeo è avvenuto il giorno stesso in cui ho iniziato il mio ministero papale, quando mi ha onorato della sua presenza a Roma. Ho sentito che stavo incontrando un uomo che cammina nella fede (cfr. 2 Corinzi, 5, 7), che nella sua persona e nei suoi modi esprime tutta la profonda esperienza umana e spirituale della tradizione orto- È Apostolo e visionario S’intitola Bartholomew Apostle and Visionary l’eccezionale omaggio al patriarca ecumenico Bartolomeo contenuto in un volume appena uscito negli Stati Uniti nel venticinquesimo anniversario della sua elezione alla sede di Costantinopoli. Del libro (Nashville, Thomas Nelson, 2016, pagine XXXII + 271, dollari 26,99) anticipiamo la prefazione del Papa e la riflessione di Benedetto XVI. Il volume è aperto da una breve riflessione di Joe Biden, vicepresidente degli Stati Uniti, e ricostruisce l’itinerario del patriarca in sei capitoli commentati da altrettanti autori. Il contributo di Joseph Ratzinger è relativo al primo, intitolato “Un delicato mosaico” e dedicato al «costruttore di ponti in un mondo volatile». Seguono le riflessioni del rabbino David Rosen (su Bartolomeo come protagonista ecumenico nel mondo cristiano), dell’arcivescovo anglicano Rowan Williams (sugli anni della giovinezza del patriarca, al secolo Dimitrios Archontonis, nato a Imbro il 29 febbraio 1940), di Al Gore (sull’impegno di Bartolomeo per l’unità nell’ortodossia), dell’antropologa Jane Goodall (sull’opera Le corone di fiori che Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo hanno lanciato nel mare dell’isola di Lesbo insieme con l’arcivescovo Hierònymos lo scorso 16 aprile pionieristica del patriarca per la tutela del creato) e del giornalista George Stephanopoulos (che traccia un profilo personale e pastorale di Bartolomeo). Autore del libro è John Chryssavgis, arcidiacono del Trono ecumenico e consulente teologico dell’arcidiocesi grecoortodossa di America e del patriarca ecumenico per le questioni ambientali. Australiano di nascita, Chryssavgis è sposato e vive a Boston, dopo aver studiato ad Atene e Oxford. Nella bibliografia del teologo vanno ricordati i tre volumi in cui ha raccolto scritti di Bartolomeo, l’antologia Toward an Ecology of Transfiguration: Orthodox Christian Perspectives on Environment, Nature and Creation (2013) e Dialogue of Love. Breaking the Silence of Centuries (2014), un piccolo libro con contributi preziosi pubblicato a cinquant’anni dal primo incontro tra Atenagora e Paolo VI, alle origini di un “dialogo d’amore” che continua. (g.m.v.) dossa. In quella occasione ci siamo abbracciati con affetto sincero e reciproca comprensione. I nostri successivi incontri a Gerusalemme, Roma e Costantinopoli hanno non soltanto rafforzato la nostra affinità spirituale, ma soprattutto reso più profonda la nostra consapevolezza condivisa della responsabilità pastorale comune che abbiamo in questo momento della storia, dinanzi alle sfide urgenti che i cristiani e l’intera famiglia umana devono affrontare oggi. In particolare tengo caro nel cuore la splendida memoria del caloroso e fraterno benvenuto che il patriarca Bartolomeo mi ha riservato durante la mia visita al Fanar per la festa dell’apostolo Andrea, santo patrono del patriarcato ecumenico, il 30 novembre 2014. La Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli sono unite da un profondo e antico vincolo, che neanche secoli di silenzio e di malintesi sono riusciti a spezzare. Questo vincolo è esemplificato dalla relazione tra coloro a cui la tradizione attribuisce la fondazione delle nostre rispettive Chiese, ovvero i santi apostoli Pietro e Andrea, due fratelli nella carne, ma soprattutto due discepoli del Signore Gesù, che insieme hanno creduto in lui, lo hanno seguito e infine hanno condiviso il suo destino sulla croce, nell’unica e identica speranza di servire la venuta del suo regno. I nostri predecessori, l’illustre Atenagora I e il beato Paolo VI, ci hanno lasciato il sacro compito di percorrere a ritroso il cammino che ha portato alla separazione delle nostre Chiese, sanando le fonti del nostro reciproco allontanamento, e di procedere verso il ripristino della piena comunione nella fede e nell’amore, consci delle nostre legittime differenze, così com’era nel primo millennio. Oggi, noi fratelli nella fede e nella speranza che non delude, siamo profondamente uniti nel desiderio che i cristiani d’oriente e d’occidente si possano sentire parte dell’una e unica Chiesa, affinché possano proclamare al mondo intero che «è apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tito, 2, 11-13). Nelle due dichiarazioni comuni che abbiamo firmato a Gerusalemme e al Fanar abbiamo affermato con fermezza e determinazione il nostro impegno condiviso, che deriva dalla nostra fedeltà al Vangelo, a costruire un mondo più giusto e più rispettoso della dignità e delle libertà fondamentali, la più importante delle quali è la libertà di religione. Siamo anche fondamentalmente uniti nel nostro comune impegno di far crescere ulteriormente la consapevolezza delle persone e della società in generale rispetto alla questione della salvaguardia del creato, lo scenario cosmico nel quale l’infinita misericordia di Dio — donata, rifiutata e ripristinata — viene manifestata e glorificata in ogni momento. Sono profondamente grato per la guida del patriarca ecumenico in questo campo e per le sue riflessioni su tale questione, da cui ho imparato e continuo a imparare tanto. Ho trovato una profonda sensibilità spirituale nel patriarca Bartolomeo per la dolorosa condizione dell’umanità attuale, così profondamente ferita da indicibile violenza, ingiustizia e discriminazione. Siamo entrambi grandemente turbati da quel grave peccato contro Dio, che sembra crescere di giorno in giorno, che è la globalizzazione dell’indifferenza dinanzi alla deturpazione dell’immagine di Dio nell’uomo. È nostra convinzione che siamo chiamati a operare per la costruzione di una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà. Entrambi siamo consapevoli che le voci dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, ora al punto di estrema angoscia, ci obbligano a procedere più rapidamente sul cammino della riconciliazione e della comunione tra cattolici e ortodossi, in modo che possano proclamare in maniera credibile il Vangelo di pace che viene da Cristo. Per queste molteplici ragioni sono molto lieto che il venticinquesimo anniversario dell’elezione del mio amico e fratello Bartolomeo a patriarca dell’antica e gloriosa sede di Costantinopoli venga celebrato da così tante persone che rendono grazie al Signore per la sua vita e il suo ministero. Considero una grazia e un privilegio camminare insieme al patriarca Bartolomeo nella speranza di servire il nostro unico Signore Gesù Cristo, contando non sulle nostre esigue forze, bensì sulla fedeltà di Dio, e sostenuti dall’intercessione dei fratelli santi, gli apostoli Andrea e Pietro. È con questa certezza e nel costante ricordo nella preghiera che esprimo a Sua Santità il patriarca Bartolomeo i miei cordiali e fraterni buoni auspici per una lunga vita nell’amore e nella consolazione del Dio uno e trino. PAPA FRANCESCO Dal Vaticano, 4 aprile 2016 Compagni di viaggio La riflessione di Benedetto l mio primo stretto contatto personale con il patriarca ecumenico Bartolomeo è stato nell’anno 2002, durante il viaggio verso l’incontro internazionale di preghiera ad Assisi. Era stata del papa san Giovanni Paolo II l’idea di recarci insieme in treno ad Assisi per esprimere il nostro percorso interiore oltre al viaggio esteriore. Per me fu una gioia apprendere che il patriarca mi aveva invitato a sedere per un po’ accanto a lui, nello stesso scompartimento, e, in tal modo, conoscerci meglio. Per me tale incontro — lungo il cammino — è più di un’espressione accidentale dello stato della fede. Fui anche subito commosso dall’apertura e dal calore personale del patriarca. Non ci volle un grande sforzo per avvicinarci di più l’uno all’altro. La sua apertura interiore e la sua semplicità ispiravano subito una piacevole intimità. A contribuire a questa sensazione fu naturalmente anche il fatto che parla tutte le principali lingue europee, non soltanto francese e inglese, ma anche italiano e tedesco. Ancor più sorprendente fu per me il fatto che padroneggia il latino e sa esprimersi in tale lingua. Se si può conversare con qualcuno nella propria lingua, c’è immediatezza nel parlare cuore a cuore e pensiero a pensiero. Il patriarca non ha studiato solo nell’ambito della Chiesa ortodossa, ma anche a Monaco e a Roma. Alla diversità di lingue corrisponde, di conseguenza, anche una diversità di culture nelle quali egli si muove. I Così, il suo pensiero è, dal profondo, un viaggio con gli altri e verso gli altri, che certamente non degenera in una mancanza di direzione, dove l’“essere in cammino” semplicemente non porterebbe da nessuna parte. Essere profondamente radicati nella fede in Gesù Cristo, figlio del Dio vivente e nostro redentore, non ostacola l’apertura verso l’altro perché Gesù Cristo porta in sé tutta la verità. Al tempo stesso, però, questo radicamento ci protegge dallo scivolare nella futilità e da un vuoto gioco di vanità, poiché ci mantiene nella verità, che appartiene a tutti e vuole essere la via per tutti. Così, in qualche modo vedo in questo nostro primo incontro un ritratto dell’intera personalità del patriarca ecumenico: vivere in cammino verso una meta; vivere nelle molte dimensioni delle grandi culture; vivere nell’incontro, sostenuto dall’incontro fondamentale con la verità che è Gesù Cristo. Alla fine, la meta di tutti questi incontri è l’unità in Gesù Cristo. Anche se, naturalmente, il fine di questa breve riflessione non può essere quello di delineare in qualche modo il ministero del patriarca nella sua interezza, vorrei almeno sottolineare un aspetto che è importante per descrivere questo grande uomo della Chiesa di Dio: il suo amore per il creato e il suo impegno perché venga trattato conformemente a questo amore, nelle questioni grandi e piccole. Un pastore del gregge di Gesù Cristo non è mai orientato soltanto alla cerchia dei propri fedeli. La co- XVI munità della Chiesa è universale anche nel senso che include tutta la realtà. Ciò appare evidente, per esempio, nella liturgia, che non indica soltanto la missione sacerdotale proprio con questo suo impegno verso il creato. La mia elezione a successore di Pietro ha naturalmente con- re ricordi ricevuti da lui. Questi oggetti non sono soltanto segni affettuosi della nostra amicizia personale, ma anche indicazioni verso l’unità tra Costantino- commemorazione e il compimento degli atti salvifici di Gesù Cristo. È in cammino verso la redenzione dell’intera creazione. Nell’orientamento della liturgia verso oriente, vediamo che i cristiani, insieme al Signore, desiderano procedere verso la salvezza del creato nella sua interezza. Cristo, il Signore crocifisso e risorto, è al tempo stesso anche il “sole” che illumina il mondo. Anche la fede è sempre diretta verso la totalità del creato. Pertanto, il patriarca Bartolomeo realizza un aspetto essenziale della sua ferito una nuova dimensione al nostro incontro personale. La responsabilità per la fede nel mondo e, al tempo stesso, la responsabilità per l’unità del cristianesimo diviso fanno parte del ministero che ci è stato dato, ma sono anche un dovere personale. Considero particolarmente bello il fatto che, dopo la mia rinuncia, il patriarca mi sia rimasto sempre vicino personalmente e che sia perfino venuto a trovarmi nel mio piccolo convento. In molti angoli del mio appartamento si possono trova- poli e Roma, segni di speranza che ci stiamo dirigendo verso l’unità. Sua Santità Bartolomeo è un patriarca davvero ecumenico, in tutti i sensi del termine. In solidarietà fraterna con Papa Francesco sta compiendo ulteriori importanti passi sul cammino dell’unità. Caro fratello in Cristo, possa il Signore garantirle ancora molti anni di ministero benedetto come pastore nella Chiesa di Dio. La saluto en philèmati haghìo [“con il bacio santo”, Romani, 16, 16 e 1 Corinzi, 16, 20]. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 13 ottobre 2016 pagina 5 Affresco-icona del XIV secolo raffigurante la santa Trinità Conferenza del cardinale segretario di Stato all’Università cattolica portoghese Le radici culturali come antidoto alla paura di PIETRO PAROLIN di GIOVANNI ZAVATTA Completo sostegno alla salvaguardia del matrimonio come «unione sacramentale per tutta la vita di un uomo e di una donna», alla genitorialità e alla famiglia come «fondamenti irremovibili di qualsiasi società»; denuncia della violenza e dello spargimento di sangue «nel nostro paese e nel mondo intero, in particolare nel Medio oriente e in Africa dove l’ostilità e la brutalità sono fra membri di differenti religioni, a volte sedicenti in nome della religione». E poi la presa di coscienza su «la crisi del linguaggio pubblico, la polarizzazione della società, la persistenza della povertà, le sfide alla libertà religiosa, la ripresa del razzismo, l’escalation della violenza nelle nostre comunità». È quanto si legge nel messaggio diffuso al termine della riunione annuale dell’Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti di America (creata dopo la conferenza preconciliare panortodossa di Chambésy nel 2009 per sanare “anomalie” canoniche presenti nella vita della Chiesa in alcune regioni), svoltasi nei giorni scorsi a Detroit, in Michigan. L’incontro si è aperto con la celebrazione della divina liturgia nella basilica ortodossa antiochena di Saint Mary a Livonia, dove i quarantuno gerarchi partecipanti sono stati accolti dal vescovo Anthony. Nella preghiera sono stati ricordati il metropolita greco-ortodosso Boulos Yazigi (fratello del patriarca di Antiochia Giovanni X) e l’arcivescovo siro-ortodosso Yohanna Ibrahim, rapiti ad Aleppo il 22 aprile 2013. Sono state poi espresse felicitazioni a Bartolomeo per il venticinquesimo anniversario della sua elezione ad arcivescovo di Costantinopoli e a patriarca ecumenico. Nel suo discorso di apertura, l’arcivescovo di America, Demetrios, ha Assemblea dei vescovi ortodossi canonici degli Stati Uniti Per il bene di tutti i fedeli esortato l’assemblea a restare legata al mandato originario delle Chiese madri di «lavorare in modo conciliare in direzione dell’unità canonica per il bene dei fedeli». Demetrios, pur compiendo un rapido excursus sul concilio panortodosso tenutosi nel giugno scorso a Creta, ha sottolineato che «il nostro compito primario, come gerarchi degli Stati Uniti, non è quello di discutere sul concilio di Creta. Come pastori del gregge del Signore dobbiamo rimanere legati l’uno all’altro, saldi nella nostra missione, impegnati nel superare qualsiasi sfida utilizzando tutte le opportunità in maniera fraterna, veritiera, conciliare. Siamo un’assemblea di vescovi ortodossi; non c’è niente e nessuno che possa dire o fare qualcosa per cambiare questo. Siamo uno in Cristo. Se non viviamo con la responsabilità di lavorare come un unico corpo, cari fratelli, lasciamo i fedeli in balìa di un mondo freddo e spietato. E possiamo stare certi — ha osservato — che la società non chiederà se qualcuno è greco o bulgaro, russo o ucraino, serbo o romeno, georgiano o antiocheno, convertito od ortodosso dalla culla. La nostra gente alla fine cadrà preda di attacchi e nel ridicolo». Di qui l’invito «a individuare chiaramente i nostri obiettivi comuni e a lavorare sodo per raggiungerli insieme, non per i nostri propri interessi, ma piuttosto per il bene della Chiesa e della società». Nel messaggio finale si assicurano preghiere per «una pace giusta e duratura in Medio oriente, la protezione dei cristiani e di altre comunità vulnerabili da atti di genocidio, la cessazione del terrorismo, delle persecuzioni, delle intimidazioni e del dislocamento delle popolazioni, della discriminazione razziale e del fanatismo religioso». L’assemblea, relativamente ai problemi più urgenti negli Stati Uniti, ha affermato che preparerà risposte adeguate e interverrà presso le istituzioni pubbliche al fine di evitarne o attenuarne le conseguenze. Credo che l’identità dell’Europa si possa definire solo storicamente e culturalmente. E in nessun altro modo. L’Europa è una storia. Non un semplice dato di fatto. Non ha un’espressione geografica ben definita. Non ha neppure un’identità linguistica. È il risultato aperto di una storia di libertà di donne e di uomini concreti. Il ruolo del cristianesimo nella costruzione dell’identità europea è stato imprescindibile. Ciò non esclude altri importanti incontri, altri riconoscimenti, altre contaminazioni, altre radici. L’Europa è una storia plurale, anche all’interno dello stesso cristianesimo, nelle sue divisioni e specificità. Dopo le catastrofi della prima metà del XX secolo — le due terribili guerre mondiali, i totalitarismi, la Shoah — l’Europa ha saputo reinventarsi a partire dalle sue ceneri, grazie all’ispirazione cristiana di tre grandi statisti (Konrad Adenauer, Robert Schuman, Alcide De Gasperi). L’Europa è diventata l’ideale e la meta di costruzione di una comunità di stati e di popoli che prima si erano combattuti. Nazioni antagoniste diventavano partner. Oggi quel felice progetto in parte realizzato, appare quasi perso. Nelle attuali circostanze internazionali le preoccupazioni per il futuro del progetto europeo sono aumentate. Ma non possiamo dimenticare i risultati storici ottenuti finora, in primo luogo dalla stessa Unione europea: il suo allargamento, l’istituzione di una moneta unica e la definizione di un concetto di cittadinanza. L’Unione europea si trova oggi a dover affrontare simultaneamente un insieme di crisi senza precedenti nella sua storia. Alcune sono globali (come la recessione economica e la crisi dell’Euro, o le grandi migrazioni di massa); altre geopolitiche (quella “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla Papa Francesco, con i conflitti in Siria, Iraq, Libia, Somalia o il conflitto congelato nel sud dell’Ucraina); altre sociali (la crisi dell’occupazione, soprattutto giovanile); altre ancora di tipo culturale (un diffuso orientamento che sminuisce la generatività e la famiglia, un processo di desertificazione della religione); altre, per così dire, trasversali, come la sicurezza e il terrorismo. Infine, la crisi istituzionale e democratica, interna alla stessa Il Wcc si prepara alla Cop22 di Marrakech Azioni efficaci e risultati concreti GINEVRA, 12. «I cristiani devono guardare alle sfide del cambiamento climatico attraverso la lente della fede e della speranza nell’amore di Dio». È quanto ha dichiarato il segretario generale del World Council of Churches (Wcc), reverendo Olav Fykse Tveit, durante la riunione del gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici cha fa capo alla stessa organizzazione ecumenica. Fkyse Tveit ha sottolineato in particolare l’importanza di affrontare le questioni relative alla giustizia climatica con un impegno spirituale e con una preparazione multidisciplinare collaborativa. Composto da esperti di Chiesa, teologi e attivisti di tutto il mondo che lavorano per la giustizia climatica, il gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici (Working group on climate change, Wgcc) si è riunito nei giorni scorsi a Ginevra per finalizzare il suo piano in vista della Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop22) che si terrà, dal 7 al 18 novembre prossimi, a Marrakech, in Marocco, per discutere le strategie chiave per i prossimi due anni. Durante i lavori, il coordinatore del Wgcc, reverendo Henrik Grape, ha sottolineato il voto da poco espresso dal parlamento europeo per la ratifica dell’accordo di Parigi, adottato da parte dei paesi membro delle Nazioni Unite lo scorso dicembre. L’intesa mira a limitare di due gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, il riscaldamento globale del pianeta per evitare cambiamenti climatici catastrofici. L’accordo di Parigi entra in vigore quando almeno 55 paesi, che rappresentano il 55 per cento delle emissioni globali di gas serra, lo ratificano. A oggi, secondo il sito delle Nazioni Unite, hanno ufficialmente aderito all’accordo ben 72 paesi che rappresentano oltre il 56 per cento delle emissioni globali. «D’ora in poi — ha aggiunto Grape — il nostro compito urgente è quello di seguire l’attuazione dell’accordo di Parigi e di dare assistenza e sostegno alle nostre Chiese membro». «Come Chiese — ha proseguito Athena Peralta, responsabile esecutivo del programma per la giustizia economica ed ecologica del Wcc — dobbiamo fare in modo che l’accordo di Parigi, fornisca un supporto concreto e protezione a quanti sono vulnerabili dal punto di vista socioeconomico, che sono quelli che contribuiscono meno alle emissioni globali e che subiscono di più le le conseguenze dei cambiamenti climatici», Il Wgcc ha individuato alcuni ambiti prioritari: la riflessione teologica, la ricerca, l’azione, la contestualizzazione della giustizia climatica, il collegamento di quest’ultima con la Unione e ai paesi aderenti, con l’apertura di un processo di de-europeizzazione avviato dal referendum inglese dello scorso giugno, con il cosiddetto Brexit. Di fronte alle crisi geopolitiche in corso, l’Unione europea non riesce a parlare efficacemente con una sola voce. Persino le nazioni che la formano in modo consolidato spesso si muovono, per interessi nazionali, e finiscono con l’aggravare l’uno o l’altro aspetto del problema. Manca L’identità dell’Europa Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana stralci della conferenza sull’identità dell’Europa, tenuta dal cardinale segretario di Stato all’Università cattolica portoghese di Lisbona mercoledì mattina, 12 ottobre, in occasione della visita in Portogallo, in corso da martedì 11 a giovedì 13. Sul sito dell’Osservatore Romano il testo integrale in portoghese dell’intervento. un’Europa come soggetto forte ed equilibratore nella costruzione e nel mantenimento della pace. Manca un’Europa nel contrasto al traffico d’armi che alimenta le guerre. Manca un’Europa nella realizzazione di un progetto di aiuti e interventi umanitari che mirino a porre fine ai conflitti. Gli attacchi terroristici di matrice islamica che hanno colpito gravemente paesi come la Spagna, la Gran Bretagna, la Francia soprattutto, e il Belgio, hanno scatenato il corto circuito della paura e hanno dimostrato non solo il bisogno di un miglior coordinamento europeo in materia di sicurezza, ma anche il bisogno di un ritorno alle radici culturali profonde del continente. † † Il Segretario per i Rapporti con gli Stati Sua Eccellenza Monsignor Paul Richard Gallagher, il Sottosegretario Monsignor Antoine Camilleri e tutti gli Officiali della Sezione per i Rapporti con gli Stati, esprimendo profondo cordoglio e sentita vicinanza a Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato per la dolorosa scomparsa del padre Signor ANTONIO MARIA BECCIU padre di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Nell’esprimere a Sua Eccellenza e ai familiari sentimenti di profondo cordoglio, i Superiori, gli Officiali e il personale della Segreteria di Stato e del Servizio Diplomatico della Santa Sede elevano preghiere di suffragio affidando alla misericordia del Padre l’anima del caro defunto. I funerali saranno presieduti da Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Angelo Becciu, domani alle ore 15, nella parrocchia di Santa Sabina a Pattada (Sassari). † il Signor ANTONIO MARIA BECCIU È assicurata la preghiera di suffragio. † dere come le Chiese e i partner interreligiosi affrontano il cambiamento climatico dal punto di vista cristiano. A margine dell’incontro, Isabel Apawo Phiri, segretario generale associato del Wcc per la pubblica testimonianza e la diakonìa, ha ricordato anche come «le questioni di giustizia climatica sono collegate con l’acqua, il cibo, i diritti umani», «elementi chiave della sostenibilità». fuga dalla povertà, dalla violenza e dalle guerre, che cerca di dare un futuro alla propria vita. Più che le istituzioni dell’Unione, qui sono chiamati in causa i singoli stati che non accettano un sistema europeo comune di accoglienza, lasciando ricadere, anche grazie alla Convenzione di Dublino, il peso dell’accoglienza soprattutto sugli stati del Sud. Non si deve sottovalutare il crescente sentimento di paura e d’insicurezza nelle popolazioni europee. Dobbiamo tornare alle radici. Ritrovare le radici cristiane sulle quali la storia dell’Europa si è sviluppata per poter esercitare fino in fondo la nostra responsabilità pubblica. Noi cristiani, prima di tutto. La Segreteria di Stato comunica che è deceduto il Sua Eccellenza Monsignor Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e gli officiali del Dicastero partecipano al dolore che ha colpito Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, e i suoi familiari per la perdita dell’amato padre, che lo scorso giugno aveva compiuto cento anni, giustizia economica, l’apprendimento della spiritualità e delle pratiche indigene nella cura del creato, l’intensificazione del dialogo interconfessionale e l’azione nel rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici. Inoltre, il Wgcc ha pubblicato un libro dal titolo Making peace with the earth: action and advocacy for climate che comprende 22 articoli scritti da teologi e attivisti che fanno intrave- Identità deboli, anche sul piano religioso, generano processi sociali di disorientamento e, a volte, risposte generazionali di radicalismo. Identità deboli impediscono il dialogo e processi di integrazione. Nella percezione di una crescente opinione pubblica europea questo fenomeno si collega erroneamente alla sfida più grande che l’Europa deve affrontare oggi: l’emigrazione di massa dal Nord dell’Africa e dal Medio oriente. Un’umanità varia, in Il Prefetto, il Segretario, i direttori e il personale tutto della Segreteria per la Comunicazione si uniscono al dolore di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Angelo Becciu per la scomparsa del padre, Signor ANTONIO MARIA ed elevano preghiere di suffragio per la sua anima. Città del Vaticano, 12 ottobre 2016 Signor ANTONIO MARIA BECCIU si uniscono alla preghiera di quanti implorano il Signore per l’anima del caro defunto e ne piangono la perdita. † La Radio Vaticana partecipa con la preghiera e con sentimenti di vicinanza al lutto di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Angelo Becciu per la morte del caro papà ANTONIO MARIA † Il Direttore, il Personale e i Collaboratori del Centro Televisivo Vaticano sono vicini a Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu in questo momento di dolore per la perdita del caro papà ANTONIO MARIA † L’Osservatore Romano partecipa al dolore del sostituto, monsignor Angelo Becciu, per la scomparsa del padre ANTONIO MARIA e si unisce ai familiari nel ricordo e nella preghiera. Città del Vaticano, 12 ottobre 2016 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 13 ottobre 2016 Domenica 16 ottobre il Pontefice proclama i nuovi santi Nel posto giusto Salomone Leclercq primo martire dei fratelli delle scuole cristiane di ROD OLFO COSIMO MEOLI* È il primo martire dei fratelli delle scuole cristiane, trucidato nel 1792, durante quella rivoluzione francese che identificò nella Chiesa un nemico da combattere. La testimonianza cristiana di fratel Salomone Leclercq incrocia gli anni più turbolenti, dilaniati da feroci sollevazioni popolari, che la Francia abbia mai attraversato. La sua storia ha inizio da Boulogne-sur-Mer e approda a Caracas, in Venezuela, dove nel 2007 è avvenuto il miracolo decisivo per farlo uscire dall’ambito limitato del suo istituto dopo che nel 1926 Papa Pio XI lo aveva beatificato insieme ad altri 190 compagni. Nicolas-Guillaume-Louis (questo il nome di battesimo) nasce a Boulogne-surMer il 14 novembre 1745. Siamo a metà del secolo XVIII, quando la Francia è ricca e potente, le ideologie dei suoi pensatori hanno grande influenza sugli altri Paesi e il francese è ormai la lingua delle classi colte di tutta Europa. È inoltre la principale potenza manifatturiera del mondo, possiede il miglior sistema stradale del continente e una fiorente marina. La sua è una famiglia di agiati mercanti. Suo padre François è anche proprietario di una salina sulle spiagge di La Rochelle, mentre la madre proviene da una grande famiglia di mastri birrai. Tra i nove figli di questa coppia, Nicolas si mostra il più dotato e perciò tutto lascia pensare che sia destinato a prendere il posto di suo padre. I tentativi di far entrare il giovane nel mondo del commercio, però, falliscono uno dopo l’altro. A 16 anni il padre lo invia da un cugino a Devres, poco lontano da Boulogne, per iniziarlo al commercio. Nicolas vi rimane due anni, ma torna senza alcun entusiasmo. L’ultimo tentativo il padre lo fa mandandolo a Parigi, presso un suo corrispondente. Nicolas se la sbriga bene negli affari, ma soffre molto il clima antireligioso e la promiscuità tentatrice della grande città: «Non trovavo alcun gusto — scrisse — quando partecipavo ai divertimenti con gli altri e vi andavo sempre controvoglia; sentivo interiormente che non ero al posto dove Dio mi voleva». Rientrato a Boulogne, il padre finalmente si convince che la vita del mercante non è fatta per Nicolas. Richiestogli di manifestare chiaramente i suoi desideri, egli risponde che aspira a una vita di impegno e di dedizione agli altri, però non nel campo degli affari terreni, ma in quello educativo, come, ad esempio, quella che conducevano i fratelli delle scuole cristiane, nel cui istituto era stato per quattro anni. Il giovane lascia così la famiglia: la forte fede fa accettare ai genitori questa dolorosa separazione con un certo rammarico, ma senza ripensamenti e ostacoli. È il 23 marzo 1767 e Nicolas ha 22 anni quando entra tra i fratelli delle scuole cristiane a Saint-Yon, sobborgo di Rouen, nel noviziato aperto nel 1715 dal fondatore san Giovanni Battista de La Salle. Lui sa quello che vuole e sa di trovarlo in questa congregazione. Tra i suoi componenti non vi sono sacerdoti perché tutti si dedicano alla scuola e fanno della cattedra il loro “altare”. Anche l’insegnamento è innovativo: gratuito, niente latino ma uso della lingua volgare, non metodo individuale ma collettivo, per classi raggruppate secondo l’età dei ragazzi. Quello che Nicolas, divenuto fratel Salomone, vede intorno a sé, quello che studia, quello che sperimenta, finalmente lo soddisfa. E quando comincia a fare scuola, scrive senza perifrasi ai propri genitori: «Se si guarda il mio impiego con gli occhi del mondo, non c’è gran piacere a stare in mezzo ad una banda di 100/120 ragazzi poveri e maleodoranti (...) Ma, se si guarda con gli occhi della fede e si considerano come membra di Cristo, e il mio lavoro al servizio della gloria di Dio, tutti questi disgusti svaniscono per far posto all’unico desiderio, quello di piacere a Dio. E se ho qualche problema a scuola (e chi non ce l’ha nel suo lavoro?), è molto ben compensato dalla soddisfazione e dalla tranquillità che godo dentro di me e che si trova in tutte le case religiose dove c’è regolarità, pace e unione tra coloro che la compongono» (30 novembre 1768). Nel 1770 fratel Salomone riceve un chiaro segno della grande fiducia che i suoi superiori ripongono in lui: viene inviato a Maréville, vicino Nancy, in una grande istituzione lasalliana con noviziato, scuola e casa di correzione per giovani che vengono lì indirizzati con sentenza del giudice. Vi trascorre più di dieci anni di intensa attività didattica e apostolica. Insegna ai collegiali, diventa vicedirettore del noviziato e poi direttore, infine procuratoreeconomo di quella istituzione che accoglie più di mille persone e che egli provvederà anche a ingrandire. Negli ultimi nove mesi della sua permanenza a Maréville, tra i novizi c’è anche il fratello Pierre, che prende il nome di fratel Salvatore, ma che purtroppo morì a soli 26 anni a SaintYon. Lasciare Maréville è duro per lui, ma nel 1782 viene inviato allo scolasticato, che ha sede a Melun, non lontano da Parigi, come insegnante di matematica. Vi restò cinque anni. Si arriva così al 1787. È l’anno del capitolo generale dell’istituto e fratel Salomone vi partecipa come membro eletto. Nella prima sessione viene nominato segretario, incarico di grande importanza e delicatezza: tutto dovrà passare per le sue mani Un ragazzo normale di FIDEL GONZÁLEZ FERNÁNDEZ* Il quindicenne messicano Giuseppe Sánchez del Río era un portabandiera dei cristeros e, anche senza prendere parte direttamente agli scontri armati, pagò con il martirio la scelta di cedere il suo cavallo a un combattente perché potesse fuggire. Nato a Sahuayo, in diocesi di Zamora nello stato di Michoacán, il 28 marzo 1913, era stato battezzato nella parrocchia di San Giacomo apostolo, nello stesso luogo dove fu poi incarcerato. I suoi genitori, Macario Sánchez e Maria del Río, ebbero quattro figli: due prima di lui — Macario e Miguel, membri dell’Azione cattolica della gioventù messicana entrati nel movimento dei cristeros per difesa della libertà religiosa — e una dopo, Maria Luisa. Joselito, come veniva chiamato familiarmente, fece la prima comunione all’età di 9 anni. Qualche anno dopo, a Guadalajara, visitò la tomba del giovane avvocato Anacleto González Flores, martirizzato il 1° aprile 1927 e beatificato nel 2005 assieme ad altri otto giovani Il quindicenne messicano Giuseppe Sánchez del Río laici, fra i quali lo stesso Sánchez del Río. Durante tale visita maturò la scelta di offrire anch’egli la propria vita a Dio in difesa della fede cattolica. Grazia che ottenne l’anno dopo, il 10 febbraio 1928, appena dopo essersi unito ai cristeros. I 27 testimoni del suo processo super martyrio lo ricordano come un ragazzo normale, sano e di carattere gioviale: frequentava il catechismo e si distingueva per l’impegno nelle difficili attività parrocchiali, non consentite in quei tempi di persecuzione; si avvicinava ai sacramenti, quando poteva, anche perché il culto pubblico era proibito, rischiando la vita; pregava ogni giorno il rosario assieme alla famiglia. Anche se molto giovane, sapeva bene ciò che si stava vivendo nel Messico. Come si chiede una delle testimonianze al suo processo: «Da dove prese quella forza questo ragazzo innocente come Tarcisio e intrepido come Sebastiano?». A Sahuayo il movimento dei cristeros era molto radicato. Le famiglie cattoliche lo appoggiavano in mille modi; per esempio nascondendo i sacerdoti che rischiavano di essere fucilati. In quei anni spesso si parlava dei primi martiri cristiani e molti giovani erano desiderosi di seguire le loro tracce. I martiri della fede sono diverse centinaia. La Chiesa ne ha riconosciuti con la canonizzazione 22 preti e 3 giovani laici e con la beatificazione una quarantina, in maggioranza giovani laici e alcuni sacerdoti. Il crudele martirio di molti di loro, di cui Joselito aveva conoscenza, rafforzò ancora di più il desiderio di donare la vita a Cristo in difesa della libertà religiosa. Con grande insistenza chiedeva ai suoi genitori il permesso di unirsi ai cristeros. E nonostante la iniziale ragionevole prudenza e rifiuto da parte dei genitori e dei dirigenti, data la giovane età, ottenne il consenso. Alle obiezioni rispondeva: «Mamma, mai è stato così facile come adesso Fedeli messicani con l’immagine di Giuseppe Sánchez del Río durante la visita di Papa Francesco alla cattedrale di Morelia (16 febbraio 2016) di andare in paradiso». Alla fine, ottenne la benedizione paterna. Nell’estate 1927 riuscì a unirsi ai cristeros assieme a un altro amico, adolescente come lui. La sua occupazione principale era di svolgere semplici compiti, che non comportavano la partecipazione alla lotta attiva. Ma nel confronto con le truppe governative federali del 6 febbraio 1928, dopo aver ceduto il suo cavallo fu fatto prigioniero assieme a un altro suo giovane amico indigeno di nome Lázaro. Incarcerato a Cotija, lo stesso giorno Joselito poté mandare una lettera alla madre. Il giorno dopo fu portato a Sahuayo e rinchiuso nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, trasformata in prigione. I soldati usavano la parrocchia anche come stalla e avevano trasformato il presbiterio con il tabernacolo in un pollaio per “galli da combattimento” di proprietà del capo politico della regione. Di fronte a quella profanazione, Giuseppe reagì ammazzando i galli, senza temere le ritorsioni di quel capo, che tra l’altro era stato amico della sua fami- glia e suo padrino di prima comunione. L’8 febbraio il giovane rispose così alle accuse: «La casa di Dio è per pregare, non come una stalla di animali... Sono disposto a tutto. Puoi fucilarmi, così sarò ben presto alla presenza di Nostro Signore e potrò chiedergli che ti confonda». Uno dei soldati lo percosse violentemente alla bocca con il calcio del fucile, rompendogli i denti. Poi in sua presenza, il compagno Lázaro venne impiccato nella piazza davanti alla chiesa. Anche se in realtà non morì e fu salvato dal becchino. A Giuseppe il capo politico fece proposte lusinghiere come quella di iscriverlo alla prestigiosa scuola militare del Regime, e anche quella di fuggire negli Stati Uniti, ma il ragazzo le rifiutò con fermezza. Poi il capo politico chiese alla famiglia del giovane un riscatto, che il papà di Giuseppe consegnò e che il persecutore trattenne nonostante lo avesse mandato a morte la notte precedente. Il giovane aveva ripetutamente chiesto ai suoi genitori di non pagare il riscatto, dicendo che «la sua fede non era in vendita». Il 10 febbraio infatti, verso le 18, dalla prigione nella parrocchia Joselito fu trasferito in una locanda nella piazza antistante, diventata caserma delle truppe federali. Qui i soldati gli scorticano i piedi con un coltello. Verso le 7, poté scrivere una lettera che riuscì a far arrivare a una sua zia, dove comunicava che probabilmente sarebbe stato ucciso di lì a poco e chiedeva di fargli portare la comunione. Verso le 20 di quella stessa sera riuscì a ricevere il sacramento. Alle 23, quando ormai era notte, lo fecero uscire dalla locanda-caserma e lo costrinsero a camminare colpendolo lungo la strada che portava al cimitero municipale. Nonostante le crudeli torture a cui fu sottoposto, le sue labbra gridarono «Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe». Al cimitero il capo della guarnigione ordinò ai soldati di pugnalarlo per evitare che in paese si sentissero gli spari. C’era il coprifuoco. Il giovane martire, ad ogni pugnalata gridava con un filo di voce: «Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe». Ancora prima di morire, il capo dei soldati gli chiese cinicamente se voleva mandare qualche messaggio a suo padre, e il giovane martire rispose di dire: «Che ci vedremo in paradiso». Allora, il capo militare con la sua pistola gli sparò in testa. Il suo corpo fu buttato in un piccolo fosso e ricoperto con poca terra. Erano le 23.30 della notte di venerdì 10 febbraio 1928. Successivamente il becchino, aiutato di nascosto da alcune anime buone, lo diseppellì, avvolse il corpo in un lenzuolo e ritornò a seppellirlo più degnamente nello stesso luogo. Nel 1954, i resti sono stati inumati e portati nella cripta della vicina chiesa del Sacro Cuore. Nel 1996 sono stati trasferiti alla parrocchia di San Giacomo apostolo di Sahuayo, a un lato del battistero, dove era stato battezzato e dove era stato prigioniero prima del martirio. *Postulatore prima del voto dell’assemblea. Al termine del capitolo, fratel Agathon Gonlieu, confermato superiore generale, lo assume come suo segretario personale. Questi riconoscimenti inorgogliscono più i membri della famiglia che lui, tanto che si affretta a scrivere alla sorella Rosalie: «Non cambiate nulla al vostro modo di scrivere di prima. Io sarò sempre e semplicemente fratel Salomone delle scuole cristiane. Se, dopo essere stato procuratore, segretario, ecc... diventassi portinaio, cuoco, ecc... sarà uguale. Prego Dio che mi conceda solo di fare bene il mio lavoro, qualunque esso sia, per il suo amore, che distrugga il mio orgoglio e mi dia umiltà, in una parola, che mi faccia diventare santo. Oh! Se ne sono lontano!» (17 luglio 1788). Si giunge al 1789. Dagli scritti di Rousseau e di Voltaire, il passaggio ai decreti dell’assemblea nazionale e alle violente sollevazioni popolari, il passo è breve. Il clero e i religiosi vengono ritenuti dei parassiti, nemici del popolo e perciò da eliminare. I loro beni vengono confiscati, le chiese danneggiate. Perfino il calendario gregoriano viene abolito e sostituito da invenzioni di matrice pagana, viene creata una chiesa parallela assoggettata allo Stato, vengono ridisegnati i confini delle diocesi. Ritornano i tempi delle persecuzioni dei primi secoli. Il 10 agosto 1792 la residenza della famiglia reale alle Tuileries viene assalita dai rivoluzionari, il re dichiarato decaduto e imprigionato insieme alla sua famiglia. Quello stesso giorno inizia la caccia spietata a sacerdoti e religiosi: circa tremila vengono arrestati e gettati in prigioni provvisorie. Tra loro anche alcuni vescovi. Il 15 agosto giunge il momento anche per fratel Salomone. Viene arrestato e condotto nel convento dei carmelitani di Rue de Vaugirard trasformato in prigione. Si trova insieme a tre vescovi e, in pratica, a una rappresentanza di tutta la Chiesa di Francia: gesuiti, francescani, cappuccini, benedettini, carmelitani, sulpiziani. Salomone è l’unico fratello delle scuole cristiane. Il 2 settembre i rivoluzionari fin dal primo mattino iniziano il massacro. Al rifiuto del giuramento alla Costituzione civile del clero, vengono uno a uno passati a filo di spada. Anche fratel Salomone rifiuta e alle ore 16 viene decapitato sui gradini del giardino del convento. *Postulatore generale dei fratelli delle scuole cristiane Nomina episcopale in Brasile La nomina di oggi riguarda la Chiesa in Brasile. Edmilson Tadeu Canavarros dos Santos ausiliare di Manaus Nato il 3 dicembre 1967 a Corumbá, nello stato di Mato Grosso, ha emesso la professione religiosa il 31 gennaio 1988 nella società salesiana di San Giovanni Bosco e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 7 dicembre 1996. Ha frequentato il corso di filosofia presso l’università cattolica Dom Bosco a Campo Grande e quello di teologia presso l’istituto teologico Pio XI a São Paulo. Ha conseguito la laurea in educazione e ha partecipato a corsi postuniversitari di accompagnamento spirituale, di etica sessuale e di spiritualità salesiana. Nel corso del ministero sacerdotale è stato socio del maestro dei novizi (1997), direttore dell’istituto São Vicente, aspirantato, a Campo Grande (2000), direttore del collegio e della facoltà salesiana di Lins (2002), direttore dell’istituto teologico Pio XI a São Paulo (2005-2008), vice-ispettore dei salesiani del Mato Grosso con sede a Campo Grande (2008-2014), direttore del post-noviziato, Campo Grande (20102014). Attualmente era direttore della comunità religiosa di Corumbá, direttore pedagogico del collegio Santa Tereza, direttore della facoltà e vicario parrocchiale del santuario Nossa Senhora Auxiliadora. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 13 ottobre 2016 pagina 7 Il Papa alla conferenza dei segretari di Christian World Communions Chi perseguita i cristiani non fa distinzioni Prima dell’udienza generale di mercoledì 12 ottobre, il Papa ha ricevuto nell’auletta dell’Aula Paolo VI i partecipanti alla conferenza dei segretari di Christian World Communions, organizzazione internazionale di incontro e dialogo tra cristiani di varie denominazioni. Pubblichiamo il saluto che il Pontefice ha rivolto a braccio ai presenti. Due cose hanno attirato la mia attenzione di quello che Lei [il Capo della Delegazione] ha detto. Prima cosa: Gesù è con noi. Seconda cosa: Gesù è in cammino con noi. Queste cose mi fanno riflettere e mi pongono due domande: io sono capace di credere che Gesù è con noi? Io sono capace di camminare con tutti, insieme, anche con Gesù? Tante volte pensiamo che il lavoro ecumenico è soltanto quello dei teologi. Per questo è importante che i teologi studino, si mettano d’accordo ed esprimano il disaccordo; questo è molto importante. Ma, nel frattempo, l’ecumenismo si fa in cammino. E in cammino con Gesù, non con il mio Gesù contro il tuo Gesù, ma con il nostro Gesù. Il cammino è semplice: si fa con la preghiera e con l’aiuto agli altri. Pregare insieme: l’ecumenismo della preghiera, gli uni per gli altri e tutti per l’unità. E poi, l’ecumenismo del lavoro per tanti bisognosi, per tanti uomini e donne che oggi soffrono ingiustizie, guerre... queste cose terribili. Tutti insieme dobbiamo aiutare. La carità verso il prossimo. Questo è ecumenismo. Questa è già unità. Unità in cammino con Gesù. C’è un altro ecumenismo che dobbiamo riconoscere e che oggi è tanto attuale: l’ecumenismo del sangue. Quando i terro- risti o le potenze mondiali perseguitano le minoranze cristiane o i cristiani, quando fanno questo non si domandano: “Ma tu sei luterano? Tu sei ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei riformato? Tu sei pentecostale?”, no. “Tu sei cristiano”. Loro riconoscono uno solo: il cristiano. Il nemico non sbaglia, sa bene riconoscere dove è Gesù. È questo l’ecumenismo del sangue. Oggi ne siamo testimoni, e penso ai frati ortodossi copti sgozzati sulle spiagge della Libia per esempio: sono nostri fratelli. Loro hanno dato testimonianza di Gesù e sono morti dicendo: “Gesù aiutami!”. Con il nome: hanno confessato il nome di Gesù. Così, ecumenismo della preghiera, ecumenismo del cammino; e il nemico ci insegna l’ecumenismo del sangue. Grazie tante. Grazie tante di questa visita. Gruppi di fedeli in piazza San Pietro All’udienza generale di mercoledì 12 ottobre, in Piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Partecipanti al Capitolo Generale delle Suore di Santa Elisabetta; Partecipanti alla Conferenza Europea delle Radio Cristiane; Partecipanti al Festival internazionale del Folklore; Missionari Verbiti. Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Cremona, con il Vescovo Antonio Napolioni; Pellegrinaggio della Diocesi di Pescia, con il Vescovo Roberto Filippini; Pellegrinaggio della Diocesi di Anagni-Alatri, con il Vescovo Lorenzo Loppa; Pellegrinaggio della Diocesi di Conversano-Monopoli, con il Vescovo Giuseppe Favale; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Cristoforo, in Tonezza del Cimone; San Martino, in San Martino Buon Albergo; Santa Maria della Presentazione, in La Salute di Livenza; Santi Pietro e Paolo, in Leno; Santi Gervaso e Protaso, in Tregasio; San Giorgio, in Limbiate; Santi Nabore e Felice, in Stradella; Santa Maria della neve, in Chiesina Uzzanese; San Bartolomeo, in Tuto di Scandicci; Santa Cristina, in Bolsena; Maria Santissima, in Tollo; Maria Santissima Assunta, in Paglieta; Santa Maria Assunta, in San Dònaci; Immacolata Concezione, in Fagnano Castello; Santa Croce, in Fùrnari; Maria Santissima di Trapani, in Tonnarella; Divina Misericordia; Sant’Angela Merici, in Misterbianco; San Giuseppe, in Sassari; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Salizzole, Urgnano, Albinatico, Anchione; Associazione Confartigianato, di Bergamo; Associazione AVO, di Pietrasanta; Associazione NIDA, di Roma; Associazione RYLA, di Padova; Associazione ANDE, di Carugate; Associazione CNA, di Brescia; Fondazione Opera Santa Rita, di Prato, con il Vescovo Franco Agostinelli; Cooperativa Canalete, di Valdagno; Cooperativa Domus, di Forli; Cooperativa Ippogrifo, di Mantova; gruppo Federcasse Cooperative; gruppo Veneto associazione lavoratori Intesa, di Padova; Soci Credito cooperativo Valdarno Fiorentino; gruppo «Le ali colorate della danza, di Villafranca di Verona; gruppo folk «I picciotti di Matarò», di Marsala; gruppo «Il quartetto degli angeli», di Castignano; gruppo Operatori dell’Aeroporto di Milano-Malpensa; Confraternita Santa Zita, di Genova; gruppo di preghiera «Eccomi», di Carbonera; Comunità Cenacolo, di Saluzzo; gruppo protezione civile Aquile Lucane Regione Basilicata; Lions club Mantova Terre Matildiche; Residenza per anziani Opera pia Castori, di Foligno; Centro anziani Don Giustino, e Centro Santa Felicita, di Roma; Casa primaria delle Canossiane, di Brescia; gruppi dell’Unitalsi di Turi, Fermo, San Miniato; Scuola Nievo, di Gambettola; Scuola Nostra Signora del Suffragio, di Roma; Scuola media, di Borgosesia; Scuola Santa Gianna Beretta Molla, di Corbetta; Scuola Figlie di Maria Immacolata, di Roma; Istituto Genco, di Altamura; gruppi di fedeli da Este, Massafra, Cagliari, Corsico, Villacortese. Dal Liechtenstein: Missione cattolica italiana, di Schaan. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Slovacchia; Ucraina; Slovenia; Lituania; Ungheria; Repubblica Ceca; Croazia. I polacchi: Pielgrzymi z parafii: Nawiedzenia Najświętszej Maryi Panny ze Ścinawy Małej, św. Mikołaja z Wierzchlasu w archidiecezji częstochowskiej, Matki Bożej Anielskiej z Obrzynowa, św. Jadwigi Śląskiej z Wrocławia -Leśnicy, św. Bartłomieja z Czańca, św. Marii Magdaleny z Zakrzewa, św. Zygmunta z Łosic; pielgrzymka rodzin z parafii Ducha Świętego i św. Maksymiliana Kolbego z Bełchatowa; pielgrzymka z sanktuarium Matki Jedności Chrześcijan w Świętej Lipce; Polska Misja Katolicka z Amsterdamu; uczestniczki Kapituły Generalnej Zgromadzenia Sióstr Elżbietanek wraz z przełożoną generalną siostrą Samuelą Werbińską; pielgrzymka organizowana przez Zgromadzenie Sióstr od Aniołów z Konstancina-Jeziornej; pielgrzymka pracowników Radia rdn Małopolska oraz Radia rdn z Nowego Sącza; pielgrzymi z Sandomierza i z Białegostoku; młodzież z gimnazjum księży salezjanów z Poznania; grupa górników ze Związków Zawodowych Górników wraz z kadrą z kopalni «Wieczorek» z Katowic; grupa z Miejskich Zakładów Autobusowych w Warszawie; pielgrzymi indywidualni. Dalla Custodia di Terra Santa: gruppo di fedeli. De France: Pèlerinage du diocèse de Quimper, avec S.Exc. Mgr Laurent Dognin; Pèlerinage du diocèse du Havre, avec S.Exc. Mgr Jean-Luc Brunin; groupes de pèlerins des diocèses de Coutances, Tarbes et Lourdes, Cahors, Arras, Saint-Dié; Paroisse Saint-Jean du Lanot Bizanos; Paroisse Saint Lizier -Sainte Croix, de Saint-Lizier; Paroisse Saint-Ambrose, de Mazeres Lezons; Paroisse de la Cathédrale de Montpellier; Paroisse de Viviers; Paroisse de Strasbourg; Paroisse d’Aups; Studium de Notre Dame de Vie, de Saint-Didier; Association sur les chemins de la foi, du diocèse de Montpellier; Association Triomphe de Marie, Saint-Denis Ile de la Réunion; Communion Marie Porte du ciel; Lycée Sainte-Jeanne d’Arc, de Vitré; Lycée SaintJean-Hulst, de Versailles; Lycée Saint-Louis et Saint-Clément, de Viry-Châtillon en Essonne, avec S.Exc. Mgr Michel Dubost; Collège Saint-Michel, de Château Gontier; Collège Saint-François d’Assise - Saint Michel, de Le Lion d’Angers; groupe de pèlerins de Boucieu-Le-Roi. De Suisse: groupe du Jura Pastoral, Bienne. De Haïti: groupe de pèlerins. De la République démocratique du Congo: groupe de pèlerins de l’archidiocèse de Bukavu. From various Countries: Delegates attending the 46th World Congress of the International Council of Folklore Festivals and Folk Art. From England: Pilgrims from the following parishes: St Dunstan, Kings Heath, Birmingham; St Lawrence, Feltham, Hounslow; St Mary’s Cathedral, Newcastle upon Tyne; St Joseph, Rugeley, Staffordshire. From Jersey Island: A group of pilgrims. From Ireland: Pilgrims from: Diocese of Down and Connor; Diocese of Kerry; Members of the Department of Education and State Examinations Social Club, Athlone, County Westmeath. From Denmark: Students and staff from Svendborg Secondary School. From Ghana: Members of the Order of the Knights and Ladies of Marshall. From Namibia: Pilgrims from Sacred Heart Parish, Rehoboth. From Australia: Filipino Chaplaincy New South Wales. Pilgrims from the Chatswood Parish, From New Zealand: Pilgrims from the Diocese of Auckland. From Indonesia: Pilgrims from: Diocese of Banjarmasin; Diocese of Denpasar; Diocese of Manado; Diocese of Sanggau; Sacred Heart Cathedral, Makasar; St John the Evangelist Church, Delanggu Klaten; St Peter Catholic Church, Purwosari. From Japan: A group of Rissho Koseikai Buddhists. From Malaysia: Pilgrims from: Holy Infant Jesus Catholic Church, Kuala Selangor; St Pius Spirituality Centre, Johor. From The Philippines: Pilgrims from the Diocese of Marbel. From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Hartford, Connecticut; Archdiocese of San Francisco, California; Diocese of Gary, Indiana; Diocese of Lafayette, Indiana; Diocese of Toledo, Ohio; Episcopal Diocese of Maryland accompanied by Bishop John Rabb; Pilgrims from the following parishes: St Anne, Sacramento, California; St Joseph, Elk Grove, California; Mother Cabrini, Littleton, Colorado; Assumption, Ansonia, Connecticut; St Theresa, Branford, Connecticut; St Joseph, Orlando, Florida; Saints Peter and Paul, Winter Park, Florida; Our Lady of the Angels, Mishawaka, Indiana; Good Shepherd, Andover, New Jersey; Ascension, New Milford, New Jersey; St Paul, Ramsey, New Jersey; St Joseph, Millbrook, New York; St Mary, Bluffton, Ohio; St Aloysius, Bowling Green, Ohio; St Jerome, San Antonio, Texas; Immaculate Conception, Hampton, Virginia; Members of the Catholic Area Faith Community of Jesus Our Living Water, Diocese of New Ulm, Minnesota; Pilgrims from the «Institute for Spirituality in the Workplace», New York; Students and staff from the University of Dallas, Texas, Rome Campus. From Nigeria: group of pilgrims. Aus verschiedenen Ländern: Neupriester und neugeweihte Diakone des Collegium Germanicum et Hungaricum mit ihren Gästen. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Gregor, Aachen; Mariä Himmelfahrt, Ahaus-Alstätte; St. Castor, Alsdorf; Hl. Maria Magdalena, Arnsberg; St. Kilian, Aschaffenburg; Pfarrverband Aufkirchen; St. Nikolaus, Bad Abbach; St. Bonifatius, Bahrendorf; St. Ignatius, Betzdorf; St. Barbara, Heilig Geist und St. Sebastian, Bonn; St. Rochus und Augustinus, Bonn; St. Lubentius, Dietkirchen; St. Benno, Dresden; St. Michael, Düren-Lendersdorf; St. Laurentius, Essen; Pfarreiengemeinschaft Esterwegen; St. Magnus und St. Agatha, Everswinkel; St. Georgen, Frankfurt; St. Wendelinus, Freigericht-Neuses; St. Johann, Gerchsheim; St. Franziskus, Gummersbach; Maria Himmelfahrt, Hachenburg; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; St. Josef und St. Barbara, Herne; St. Mariä Himmelfahrt, Hildesheim; Heilig Kreuz, Ibbenbüren; St. Marien, Köln; Hl. Dreifaltigheit, Kollnburg; St. Cyriakus und Heiligste Dreifaltigkeit, Krefeld; St. Stephan, Krefeld; St. Remigius, Leverkusen; St. Martin, MainzFinthen; St. Cyriakus, Mendig; Maria Regina, Mespelbrunn; St. Josef, Moers; St. Nikolaus, Münster; Pilgergruppe Gabriel, St. Franziskus, Meschede; St. Germanus, Niederzissen; St. Katharina, Oberhausen; Herz Jesu und St. Thomas Morus, Obertshausen; St. Ursula, Oberursel; St. Martin, Oberwesel; St. Joseph, Ostenland; St. Antonius, Papenburg; St. Willibrord, Plaidt; St. Christophorus, Regensburg; St. Johannes XXIII., Rüsselsheim; St. Peter, Sinzig; St. Wendelinus, Trulben; St. Marien, Volkmarsen; St. Severinus, Wenden; St. Michael, Wolfsburg; Pilgergruppen aus dem Bistum Aachen; Erzbistum Köln; Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Bistum Speyer; Bistum Trier; Pilgergruppen aus Anzing; Ellwangen; Fridolfing; Mainburg; Merxheim; Netphen; Obertshausen; Stuttgart; Wolfenbüttel; Diözesanwallfahrten aus dem Bistum Essen in Begleitung von Bischof Franz-Josef Overbeck; Erzbistum Köln in Begleitung von Rainer Maria Kardinal Woelki; Bistum Münster in Begleitung von Bischof Felix Genn und den Weihbischöfen Wilfried Theising und Christoph Hegge; Bistum Speyer in Begleitung von Bischof Dr. Karl-Heinz Wiesemann; Seminaristen und Kapläne des Mainzer Priesterseminars in Begleitung von Weihbischof Dr. Udo Markus Bentz; Diözesanjugendwallfahrt des Bistums Trier mit Weihbischof Jörg Michael Peters; Deutschland pro Papa - Solidarität mit dem Papst e.V.; Bischöfliche Studienförderung Cusanuswerk, Bonn; Brücke-Krücke e.V. Behinderte und Nichtbehinderte von der katholischen Jugend, Bonn; Katholische Japanische Gemeinschaft, Frankfurt; Kolpingwerk Diözesanverband, Köln; Katholisches Ferienwerk Oberhausen; Evangelisch-Lutherische Markusgemeinde und Pfarreiengemeinschaft St. Jakobus, Sögel; Kirchenchor St. Cäcilia 1879, Solingen-Krahenhöhe; Circulo Argentino de Baden-Württemberg e.V.; Gemeinderat Gachenbach; III. Zivilsenat des Bundesgerichtshofs, Karlsruhe; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Canisius-Kolleg, Berlin; Lichtenberg-Oberstufen-Gymnasium, Bruchköbel; JohannWolfgang-von-Goethe-Gymnasium, Chemnitz; Adolf-Reichwein-Schule, Neu-Anspach; Johanna-Wittum-Schule, Pforzheim; Gymnasium der Benediktiner, Kloster Schäftlarn; Konrad-Adenauer-Gymnasium, Westerburg; Messdiener aus folgenden Pfarrgemeinden: St. Gangolf, HeinsbergWaldfeucht; St. Thomas Morus, Krefeld; St. Vitus, Oelde-Lette; St. Markus und St. Josef, Stolberg; St. Margareta, Wadersloh. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus folgenden Pfarreien: St. Marien, Mank; St. Maria Magdalena, Reichenthal; St. Hippolyt, Zell am See; Pilger aus Ruprechtshofen und Ybbs an der Donau; Mitarbeiter des Bischöflichen Ordinariates Graz-Seckau. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Pilgergruppe aus den Pfarreien St. Georg, Sursee; Seelsorgeeinheit Unteres Toggenburg; Pilger aus Olten; Katholische Kroatenmission, St. Gallen; Firmlinge aus folgenden Pfarreien: St. Martin, Meilen; St. Antonius, Wettingen. Aus dem Fürstentum Liechtenstein: Pilger aus dem Erzbistum Vaduz. De diversos Países: grupo de la Carrera por la Paz. De España: Peregrinación de la Diócesis de Tui-Vigo, con S. E. Mons. Luis Quintero Fiuza; Peregrinación diocesana de Toledo; Parroquia San Diego, de Madrid; Parroquia de la Purísima Concepción, de Yecla; Parroquia San Manuel González, de San Sebastián de los Reyes; Parroquias de Orio y Aia; Hermandad y Cofradía del santísimo Cristo de la Expiración, de Sevilla; Cofradía Penitencial de la Santa Vera Cruz, de Valladolid; Hermandad de María Santísima en su Soledad, de Sevilla; Hospidalidad de Lourdes, de la Diócesis de CoriaCáceres; Asociación española amigos Tierra Santa, de Madrid; Enfermos de la Unidad del dolor del Hospital de La Princesa, de Madrid; Grupo de afectados por Esclerosis Lateral Amiotrofica. De México: grupo de peregrinos de Santiago de Querétaro. De la República Dominicana: grupo de peregrinos. De Chile: Parroquia Santa Sofía; grupo de peregrinos de Viña del Mar. De Argentina: grupo musical «Canto Libre», de Santa Fe; Círculo Argentino Baden-Wurttemberg; grupos de peregrinos. De Portugal: grupo Cabanelas e Cervães. Do Brasil: grupo de visitantes de São Paulo; Comunidade Shalom, de São Luís do Maranhão. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 13 ottobre 2016 Jos Stassen «Opere di misericordia» (1992) All’udienza generale il Pontefice parla delle opere di misericordia e ricorda santa Teresa di Calcutta La rivoluzione dei piccoli gesti Per compiere le opere di misericordia non servono «grandi sforzi sovraumani»; al contrario bastano piccoli semplici gesti quotidiani per realizzare una vera rivoluzione culturale. Come ha fatto santa Teresa di Calcutta chinandosi «su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle dignità». È quanto ha auspicato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 12 ottobre in piazza San Pietro, inaugurando un nuovo ciclo di riflessioni dedicate alle opere di misericordia spirituali e corporali. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nelle catechesi precedenti ci siamo addentrati poco alla volta nel grande mistero della misericordia di Dio. Abbiamo meditato sull’agire del Padre nell’Antico Testamento e poi, attraverso i racconti evangelici, abbiamo visto come Gesù, nelle sue parole e nei suoi gesti, sia l’incarnazione della Misericordia. Egli, a sua volta, ha insegnato ai suoi discepoli: «Siate misericor- diosi come il Padre» (Lc 6, 36). È un impegno che interpella la coscienza e l’azione di ogni cristiano. Infatti, non basta fare esperienza della misericordia di Dio nella propria vita; bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per gli altri. La misericordia, inoltre, non è riservata solo a dei momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana. Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati. Infatti, una pagina tra le più belle del Vangelo di Matteo ci riporta l’insegnamento che potremmo ritenere in qualche modo come il “testamento di Gesù” da parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azione della Misericordia. Gesù dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui (cfr. Mt 25, 31-46). La Chiesa ha chiamato questi gesti “opere di misericordia corporale”, perché soccorrono le persone nelle loro necessità materiali. Ci sono però anche altre sette opere di misericordia dette “spirituali”, che riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più. Tutti certamente ne ricordiamo una che è entrata nel linguaggio comune: “Sopportare pazientemente le persone moleste”. E ci sono; ce ne sono di persone moleste! Potrebbe sembrare una cosa poco importante, che ci fa sorridere, invece contiene un sentimento di profonda carità; e così è anche per le altre sei, che è bene ricordare: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per i morti. Sono cose di tutti i giorni! “Ma io sono afflitto...” - “Ma Dio ti aiuterà, non ho tempo...”. No! Mi fermo, lo ascolto, perdo il tempo e consolo lui, quello è un gesto di misericordia e quello è fatto non solo a lui, è fatto a Gesù! Nelle prossime Catechesi ci soffermeremo su queste opere, che la Chiesa ci presenta come il modo concreto di vivere la misericordia. Nel corso dei secoli, tante persone semplici le hanno messe in pratica, dando così genuina testimonianza della fede. La Chiesa d’altronde, fedele al suo Signore, nutre un amore preferenziale per i più deboli. Spesso sono le persone più vicine a noi che hanno bisogno del nostro aiuto. Non dobbiamo andare alla ricerca di chissà quali imprese da realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci indica come le più urgenti. In un mondo purtroppo colpito dal virus dell’indifferenza, le opere di misericordia sono il miglior antidoto. Ci educano, infatti, all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri «fratelli più piccoli» (Mt 25, 40), nei quali è presente Gesù. Sempre Gesù è presente lì. Dove c’è un bisogno, una persona che ha un bisogno, sia materiale che spirituale, Gesù è lì. Riconoscere il suo volto in quello di chi è Appello del Papa alla vigilia della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali Per la tutela della casa comune Salutando come di consueto al termine dell’udienza i vari gruppi linguistici presenti in piazza San Pietro, il Pontefice ha lanciato l’appello per un immediato cessate il fuoco in Siria e uno a sostegno della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali. Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrinaggi delle Diocesi di Quimper, Le Havre e Cahors, accompagnati dai loro vescovi, lo Studium di Notre Dame de Vie, il Liceo San Giovanni Hulst di Versailles, come pure i pellegrini venuti da Haïti, dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Svizzera. Cari pellegrini, attraverso la carità che essi esprimono, dei semplici gesti di misericordia possono compiere una vera rivoluzione culturale di cui il nostro mondo indifferente ha bisogno. Lasciamo che lo Spirito Santo accenda in noi il desiderio di portare agli altri la tenerezza e la prossimità di Dio. Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Jersey, Irlanda, Danimarca, Ghana, Namibia, Nigeria, Australia, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone, Malaysia, Filippine e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù! Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai gruppi delle Diocesi di Köln, Essen, Münster e Speyer, accompagnati dai loro Vescovi, nonché ai seminaristi di Mainz e ai giovani di Trier, come pure ai familiari e amici dei neopresbiteri del Collegio Germanico e Ungarico. La Vergine Maria, alla cui intercessione ci affidiamo nella preghiera del Santo Rosario, vi accompagni sempre. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los provenientes de España y Latinoamérica. Que el Espíritu Santo encienda en nosotros el deseo de practicar las obras de misericordia, para que nuestros hermanos sientan presente a Jesús, que no los abandona en sus necesidades sino que se hace cercano y los abraza con ternura. Muchas gracias. Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per il gruppo di Cabanelas e Cervães, di São Paulo e per i membri della Comunità Shalom. Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno. Su di voi e sulle vostre famiglie, scenda, misericordiosa, la Benedizione di Dio. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare al Vicario Generale della Custodia di Terra Santa, Fra Dobromir Jasztal con gli operai che restaurano la Basilica della Natività di Betlemme. Cari fratelli e sorelle, le opere di misericordia sono al cuore della nostra fede in Dio, riscopriamole e incarniamole nella nostra vita. Il Signore vi benedica! Saluto i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, mentre viviamo l’Anno Giubilare della Misericordia e beneficiamo dei doni dell’amore di Dio, chiediamo allo Spirito Santo di accendere in noi il desiderio di compiere ogni giorno le opere di misericordia corporali e spirituali, affinché rispondiamo a quest’amore, portandolo ai più bisognosi. Ricordiamoci che tutto ciò che facciamo ai fratelli, lo facciamo a Cristo stesso che è in loro. La sua benedizione vi accompagni sempre! Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, specialmente ai gruppi parrocchiali. Cari fratelli e sorelle, il Santo Rosario è preghiera di comunione. Vi invito a rafforzare questa unione con Cristo, con sua Madre Maria e con i fratelli. Vi affido tutti alla materna intercessione della Madonna del Rosario. Con questo augurio benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo! Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi di Budapest, di Lövéte e di Brasov dell’Arcidiocesi di Alba Iulia, che sono venuti per l’ordinazione diaconale degli alunni del Pontificio Collegio Germanico-Ungarico. Isten éltessen! Oggi ho parlato delle opere di misericordia. Invocando la celeste intercessione della Regina Hungariae, per ottenere le grazie speciali dell’Anno della Misericordia, imparto di cuore a voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica. Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le vittime del disumano conflitto in Siria. È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti. Domani, 13 ottobre, ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, che quest’anno propone il tema: «Ridurre la mortalità». Infatti i disastri naturali potrebbero essere evitati o quanto meno limitati, poiché i loro effetti sono spesso dovuti a mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Incoraggio pertanto a unire gli sforzi in modo lungimirante nella tutela della nostra casa comune, promuovendo una cultura di prevenzione, con l’aiuto anche delle nuove conoscenze, riducendo i rischi per le popolazioni più vulnerabili. Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Sono lieto di accogliere i fedeli delle Diocesi di Cremona, Pescia, Anagni-Alatri e Conversano-Monopoli, accompagnati dai rispettivi Pastori, e li esorto a trarre frutto dal Giubileo che stiamo celebrando, per essere annunziatori del Vangelo con una coerente testimonianza di vita. Saluto le Suore di Santa Elisabetta, qui convenute in occasione del Capitolo Generale, ed auspico che il carisma di fondazione venga riscoperto nella prospettiva della Divina Misericordia. Saluto i giovani del Festival del Folklore di Cori; i partecipanti alla Conferenza Europea delle Radio Cristiane e la Fondazione Opera Santa Rita di Prato con il Vescovo Mons. Franco Agostinelli. Il passaggio della Porta Santa sia un atto di fede personale e comunitario, e stimoli tutti all’esercizio delle opere di misericordia nei propri ambienti. Rivolgo un saluto speciale agli organizzatori e ai partecipanti alla “Partita per la pace e la solidarietà” che si terrà questa sera allo Stadio Olimpico. Porgo un saluto infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Giovanni XXIII. Invocate la sua celeste intercessione, cari giovani, per imitare la dolcezza del suo amore paterno; pregatelo nei momenti della croce e della sofferenza, cari ammalati, per affrontare le difficoltà con la stessa sua mansuetudine; imparate da Lui, cari sposi novelli, l’arte dell’educare i figli con la tenerezza e con l’esempio. Il mosaico con il volto dell’angelo, recentemente venuto alla luce durante il restauro della basilica della Natività di Betlemme, è stato il simbolo dell’incontro di Papa Francesco con le oltre quarantamila persone che, mercoledì mattina 12 ottobre, hanno riempito piazza San Pietro rilanciando con un forte applauso l’appello per un immediato cessate il fuoco in Siria. A donare al Pontefice il mosaico sono stati i rappresentanti della Custodia di Terra Santa, guidati dal delegato per l’Italia, Giuseppe Ferrari. L’opera presentata al Papa, spiega il francescano, «è stata realizzata da giovani artisti arabi cristiani della Scuola del mosaico di Gerico». E ha una storia particolare: «Ricevendo il 16 giugno la Riunione delle opere di aiuto per le Chiese orientali, Francesco ha fatto un esplicito riferimento proprio a questo settimo angelo, scoperto durante i restauri». Un’immagine, aggiunge il religioso, divenuta subito «un simbolo di speranza» proprio per quell’esortazione di Francesco nel bisogno è una vera sfida contro l’indifferenza. Ci permette di essere sempre vigilanti, evitando che Cristo ci passi accanto senza che lo riconosciamo. Torna alla mente la frase di Sant’Agostino: «Timeo Iesum transeuntem» (Serm., 88, 14, 13), “Ho paura che il Signore passi” e non lo riconosca, che il Signore passi davanti a me in una di queste persone piccole, bisognose e io non me ne accorga che è Gesù. Ho paura che il Signore passi e non lo riconosca! Mi sono domandato perché Sant’Agostino ha detto di temere il passaggio di Gesù. La risposta, purtroppo, è nei nostri comportamenti: perché spesso siamo distratti, indifferenti, e quando il Signore ci passa vicino noi perdiamo l’occasione dell’incontro con Lui. Le opere di misericordia risvegliano in noi l’esigenza e la capacità di rendere viva e operosa la fede con la carità. Sono convinto che attraverso questi semplici gesti quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale, come è stato in passato. Se ognuno di noi, ogni giorno, ne fa una di queste, questa sarà una rivoluzione nel mondo! Ma tutti, ognuno di noi. Quanti Santi sono ancora oggi ricordati non per le grandi opere che hanno realizzato ma per la carità che hanno saputo trasmettere! Pensiamo a Madre Teresa, da poco canonizzata: non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la dignità. Quanti bambini abbandonati ha stretto tra le sue braccia; quanti moribondi ha accompagnato sulla soglia dell’eternità tenendoli per mano! Queste opere di misericordia sono i tratti del Volto di Gesù Cristo che si prende cura dei suoi fratelli più piccoli per portare a ciascuno la tenerezza e la vicinanza di Dio. Che lo Spirito Santo ci aiuti, che lo Spirito Santo accenda in noi il desiderio di vivere con questo stile di vita: almeno farne una ogni giorno, almeno! Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia corporale e spirituale e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno e nel momento nel quale vediamo Gesù in una persona che è nel bisogno. Il volto dell’angelo ad avere «la certezza che sotto le incrostazioni materiali e morali, anche sotto le lacrime e il sangue provocate dalla guerra, dalla violenza e dalla persecuzione, sotto questo strato che sembra impenetrabile, c’è un volto luminoso come quello dell’angelo del mosaico». Il Pontefice ha ringraziato anche quanti stanno lavorando al complesso restauro della basilica. Al Papa è stato inoltre donato il libro edito dalla Custodia di Terra Santa per riproporre le parole del Pontefice su san Francesco d’Assisi. Come sempre, protagonisti dell’udienza del mercoledì sono state le persone anziane e sofferenti. Con affetto Francesco ha abbracciato oltre cento malati di sclerosi laterale amiotrofica dell’associazione Reto todos unidos, venuti dalla Spagna per incontrarlo. E un’attenzione particolare l’ha riservata a Esterina Ballisai e René de Cassan, festeggiando i loro 101 e 100 anni. Il Papa ha accolto la fondazione Opera Santa Rita, diretta emanazione della diocesi di Prato, che si occupa dell’assistenza per i giovani disabili e autistici. E anche la delegazione della cooperativa sociale Ippogrifo di Mantova che gestisce comunità per pazienti psichiatrici affiancando le famiglie. Per parlare di solidarietà concreta sono venuti appositamente dalla Polonia i promotori del centro per persone che corrono il rischio di un’emarginazione sociale nella regione Kujawko-Pomorskie. «Abbiamo dato vita — dice Piotr Całbecki — a un modello alternativo di intendere l’economia, mettendo al centro sempre la persona umana, soprattutto se sta vivendo una situazione di povertà». Con questo spirito, aggiunge, «è possibile sostenere i disoccupati nella ricerca di un lavoro attraverso cooperative sociali, non lasciando indietro nessuno grazie a punti di aiuto concreto che non facciano mai mancare l’essenziale». A rappresentare il mondo dello sport pulito era presente stamani in piazza San Pietro l’ultramaratoneta romano Giorgio Calcaterra, tre volte campione del mondo della cento chilometri, noto per il suo impegno contro le scorciatoie del doping. «Correre è vivere un’esperienza spirituale interiore in mezzo agli altri» confida «e poi la solidarietà per i maratoneti è del tutto naturale». Calcaterra, che al Papa ha donato il suo libro Correre è la mia vita scritto con Daniele O ttavi, è testimonial e vincitore assoluto della Wings for Life, «la competizione che si svolge contemporaneamente in trentaquattro città del mondo per raccogliere fondi per sostenere la ricerca di una cura per le lesioni del midollo spinale». A dar man forte alla testimonianza di Calcaterra, i volontari dell’associazione trevigiana Amici di Diego che corrono le maratone spingendo le carrozzine di giovani disabili. E anche le podiste rappresentanti dell’associazione padovana Ryla, con la sua squadra Run for Istituto oncologico veneto. Tra i presenti, i rappresentanti dell’International Ecumenical Fellowship e il pellegrinaggio diocesano di Cremona con il progetto di un’opera di accoglienza e promozione delle donne. In vista della canonizzazione di domenica, Francesco ha anche benedetto la prima pietra della prima parrocchia intitolata al vescovo spagnolo Manuel González, a San Sebastián de los Reyes. «È una zona nuova intorno a Madrid — spiega il parroco don José María Marín — piena di ragazzi, bambini e di coppie giovani».