i doni dello spirito santo - Chiesa Cristiana Evangelica ADI Brugherio

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i doni dello spirito santo - Chiesa Cristiana Evangelica ADI Brugherio
I DONI DELLO SPIRITO SANTO
Un elenco di 9 doni distribuiti dallo Spirito Santo è indicato in 1 Corinzi
12:1-11.
Sono dati per operare i segni potenti e i prodigi coi quali Dio accompagna la
testimonianza della Sua Parola - Ebrei 2:3-4; Atti 14:3.
I ministeri sono accompagnati dai doni - 1 Corinzi 12:27-28 - Marco 16:20.
I doni sono una delle conseguenze del battesimo nello Spirito Santo. La loro
manifestazione deriva dal fatto che chi li esercita è ripieno dello Spirito di
Dio. Una torcia elettrica si accende quando si preme l'interruttore, ma ci deve essere la pila.
I DONI SONO ANCHE PER OGGI
Non esiste alcuna dichiarazione nella Scrittura che faccia pensare ad una
sospensione dei doni nei nostri tempi. Alcuni avanzano argomentazioni
strane:
1. Il Signore ritirò i doni al termine dell'era apostolica.
Questo non appare nel N.T. Al contrario vediamo in Romani 11:29 ed
Ebrei 13:8 una conferma che il Signore continua ad essere con i Suoi
nella stessa maniera di sempre - Matteo 28:20.
1 Corinzi 13:8 sembra confermare la cessazione dei doni (lingue e profezie) ma qui si parla anche di conoscenza e sappiamo che questa va aumentando, come afferma anche Daniele 12:4. Infatti il v.10 afferma che
ciò avverrà quando la perfezione sarà venuta ossia al ritorno del Cristo,
quando vedremo faccia a faccia (v.12).
2. La storia dimostra che i doni cessarono alla fine dell'età apostolica.
In effetti si ebbe una diminuzione dei doni dopo 1'età apostolica ed anche in tutte le epoche successive, ma non perché il Signore li avesse ritirati, bensì perché la carità dei più si é raffreddata. Si vede infatti che
nei periodi di risveglio i doni sono riapparsi in una forma o l'altra.
Non possiamo quindi accusare Dio di aver ritirato i doni quando invece
è la chiesa che è diventata tiepida!
I padri della chiesa (Tertulliano, Ireneo, Agostino, Crisostomo) affermano
che i doni esistevano al loro tempo ed apparvero anche negli oscuri secoli del Medioevo.
3. Il canone della Scrittura è completo. Non c'è più bisogno del ministerio
dei doni perché abbiamo la Parola scritta.
I doni non furono dati per completare il N.T. né per riempire il vuoto
mentre la compilazione del Vangelo era ultimata. Lo scopo dei doni era e
sarà sempre quello di strumento valido e necessario per dimostrare la
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potenza di Dio.
4. I doni non sono più necessari perché il mondo conosce ormai il cristianesimo.
E' un'affermazione senza senso perché esistono miliardi di persone che
non hanno mai udito parlare di Gesù e del Vangelo della salvezza.
La guarigione fisica ed altre opere soprannaturali dello Spirito Santo
hanno il potere di scuotere gli indifferenti e compungere di peccato portando le anime alla conversione.
E' certo quindi che la chiesa oggi può godere pienamente ogni dono dello
Spirito. Dobbiamo camminare avanti per ottenere di più dal Signore con una
fede rinnovata. Possiamo avere piena fiducia che il Signore ci abbonderà di
questi doni cosi necessari in un'epoca dominata dal soprannaturale diabolico di maghi, indovini, guaritori, ecc. veri emissari dell'avversario.
LO SCOPO DEI DONI
La Chiesa primitiva fu chiamata a testimoniare di un Gesù asceso al cielo
ma che continuava ad operare attraverso i Suoi discepoli i quali dovevano
proseguire ciò che Lui aveva cominciato a fare e ad insegnare (Atti 1:1).
Essi sarebbero stati testimoni efficaci dopo aver ricevuto lo Spirito Santo
(Atti 1:8).
Da ciò s'intende come i doni abbiano lo scopo di conferire una capacità spirituale al disopra di qualunque abilità naturale in quanto il discepolo è
chiamato ad esercitare un ministerio di carattere soprannaturale.
Questo appare chiaro dalla contiguità tra ministeri e doni in 1 Corinzi
12:28.
La manifestazione dei doni genera talvolta perplessità e dubbi nei non credenti, tuttavia l'origine divina dei doni è puntualizzata in 1Corinzi 12:4-6.
L'apostolo Paolo parla dei doni sotto un triplice aspetto:
- varietà di doni dati dallo Spirito Santo (charismata)
- varietà di servizi resi a Dio (ministeri = diakonai)
- varietà di potenza di Dio (operazioni = energemata)
La Scrittura ci afferma che i doni sono dati:
* "per l'edificazione" = costruzione di una casa. 1 Corinzi 14:5, 12, 17, 26.
La costruzione della Chiesa. Ognuno è una pietra vivente sul fondamento che è Cristo Gesù. L'esercizio dei doni ha lo scopo di perfezionare spiritualmente ogni membro sul modello di Gesù.
*
"per il bene comune" 1 Corinzi 12:7.
I doni non sono dati per vantaggio o prestigio di chi li esercita, ma per il
bene della Chiesa. Quando sono usati per autoesaltazione o gratificazione personale, si pecca contro la volontà del Donatore e contro i beneficiari. La vista non è a beneficio dell'occhio ma dell'intero corpo.
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Come leggiamo in 1 Corinzi 14: 24-25, un ulteriore scopo dei doni è quello di
portare gli uomini a faccia a faccia con la realtà di Dio e far loro sentire il
peso dei propri peccati.
Infine l'esercizio continuo dei doni nella chiesa ricorda continuamente ai fedeli la presenza e la potenza del Consolatore il che è certamente di edificazione.
CLASSIFICAZIONE DEI DONI
I doni elencati in 1 Corinzi 12 si possono classificare in 3 gruppi:
* di ISPIRAZIONE (capacità soprannaturali di pensiero:
Parola di sapienza, parola di conoscenza, discernimento degli spiriti.
* di PAROLA o ESPRESSIONE (capacità soprannaturali di parola: profezia, lingue, interpretazione delle lingue)
* di POTENZA (capacità soprannaturali di azione: fede, operar miracoli,
guarigioni)
Nota: dobbiamo anche considerare i doni di Romani 12:6-8 - E siccome abbiamo dei doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo
dono di profezia, profetizziamo secondo la proporzione della nostra fede; se di
ministerio, attendiamo al ministerio; se d’insegnamento, all’insegnare; se di
esortazione, all’esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con
diligenza; chi fa opere pietose, le faccia con allegrezza.
e di Efesini 4:11-12 - Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori,12 per il
perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del
corpo di Cristo,
che forniscono la capacità per i ministeri.
ESERCIZIO DEI DONI SPIRITUALI
L'esercizio dei doni deve essere motivato dall'AMORE, altrimenti sono inutili
- 1 Corinzi 13:1-3. La parola carità in questo passo, traduce il termine greco
agàpe = amore divino e spontaneo, nel senso più alto e puro.
Senza amore il valore dell'esercizio dei doni è zero perché non si raggiunge lo
scopo designato da Dio. Analogamente, qualsiasi opera buona e filantropica
non giova a niente se è fatta con orgoglio o desiderio di fama.
Non debbono essere esercitati meccanicamente ma anche con l'intelligenza,
cioè la cooperazione del credente - 1 Corinzi 14:14-15. Il credente deve desiderare la pienezza dei doni per evitare emotività sbagliate e saper riconoscere la stimolo e la guida dello Spirito Santo quando si manifestano.
Per l'uso dei doni di potenza e di ispirazione non vi sono istruzioni particolari poiché il loro esercizio corretto è verificabile dagli effetti risultanti. Ma è
necessario disciplinare l'uso dei doni di parola o espressione, perciò Paolo
scrive gli insegnamenti del cap. 14 di 1 Corinzi affinché questi doni siano
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esercitati con ordine.
A Corinto v'era evidentemente disordine nelle assemblee, taluni credenti
parlavano contemporaneamente generando confusione. La chiesa è paragonata ad un corpo umano e i credenti debbono realizzare un'interdipendenza
ed un rispetto reciproco.
Questo disordine interrompe la pace nelle riunioni e quindi non è da Dio - 1
Corinzi 14:33.
ALCUNE DOMANDE RELATIVE AI DONI SPIRITUALI
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Chi può riceverli?
Ogni credente battezzato nello Spirito Santo - Romani 12:4-8; Marco
16:17-18.
Può un credente ricevere tutti i doni? Eccezionalmente si.
Gesù aveva lo Spirito senza misura. Giovanni 3:34.
Paolo poteva conferire qualche dono agli altri?- Poiché desidero vivamente
di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale affinché siate fortificati;
Romani 1:11.
Alcuni ritengono che l'apostolo Paolo, avendo "la pienezza delle benedizioni di Cristo" (Romani 15:29), potesse dare i doni spirituali imponendo
le mani sui fratelli, mentre è solo lo Spirito Santo che conferisce doni "ma
tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi
doni a ciascuno in particolare come Egli vuole" (1 Corinzi 12:11)
L'espressione "comunicarvi" (gr. metadidomi) significa "condividere", cioè
esercitare i doni per il beneficio e l'edificazione gli uni degli altri (Vine's
Expository Dictionary).
Nota.
La Scrittura ci indica che l'apostolo Paolo esercitava tutti i doni dello Spirito
Santo:
1. Parola di sapienza - 1 Corinzi 2:7; Efesini 1:8; Colossesi 1:28; 2 Corinzi
12:1; 7.
2. Parola di conoscenza - 2 Corinzi 2:14; 11:6; 3:4; 2 Pietro 3:15.
3. Fede - Galati 2:20; 2 Timoteo 4:7.
4. Guarigioni - Atti 14:3, 10; 15:12; 19:11; Romani 15:18-19
5.Miracoli- Atti 19:11; 20:8-12.
6. Profezia- 1 Timoteo 1:18; 4:14; Atti 20:25.
7. Discernimento degli spiriti - Atti 13:10; 16:18.
8. Lingue -1 Corinzi 13:18.
9. Interpretazione delle lingue - 1 Corinzi 14:13-16.
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I doni possono essere usati male?
Si. con principi egoistici - 1 Corinzi 13:1-3; cap.14. Devono essere usati
per edificazione della chiesa, mossi dall'amore.
C'è pericolo di una manifestazione diabolica nell'uso dei doni?
No. Nessun vero figliuolo di Dio corre questo pericolo. 1 Giovanni 4:4.
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Come si possono ricevere?
Mediante fede e preghiera - 1 Corinzi 12:31; 14:1; Matteo 7:7-11
Possiamo scegliere i doni che desideriamo?
SI:1 Corinzi 14:1; 12.
DONI DI ISPIRAZIONE
1. PAROLA DI SAPIENZA
Sia la parola di sapienza che quella di conoscenza non sono doni di sapienza
o conoscenza umana che il credente consacra al servizio di Dio, ma sono veri e propri doni soprannaturali. A uno è dato mediante lo Spirito...ma tutte
queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito... (vv. 8, 11).
Notiamo infatti Stefano al quale i dotti di Gerusalemme non riescono a stare
a pari - Atti 6:9-10.
Pietro e Giovanni "erano popolani senza istruzione" (Atti 4:13) ma tennero
testa all'intero Sinedrio.
Questi doni non hanno a che vedere con l'intelligenza umana così come il
parlare in lingue non ha niente a che vedere con lo studio delle lingue
straniere, né quello di guarigione con la scienza medica.
Paolo aveva ben realizzato questa verità - 1 Corinzi 2:1-4.
Gesù aveva promesso questo tipo di sapienza per poter rispondere agli avversari - Luca 21:14-15.
Due esempi di parola di sapienza nel Suo ministerio possiamo leggerli in
Matteo 21:25 (risposta ai sacerdoti sul battesimo di Giovanni) e in Matteo
22:21 (tributo a Cesare).
La parola di sapienza trova il suo utilizzo più frequente nella chiesa, che
richiede una conduzione saggia poiché sorgono continuamente situazioni
difficili e problemi sia materiali che spirituali.
Donald Gee scrive: La Chiesa è un corpo spirituale e pure i suoi problemi
più pratici, come ad es. quelli finanziari, sono sempre essenzialmente spirituali, quindi la sapienza di cui essa ha bisogno, per il governo e la guida in
ogni campo, è la sapienza spirituale.
Un bell'esempio lo troviamo in Atti 6:1-7 per il problema dell'assistenza alle vedove della chiesa di Gerusalemme. Una decisione piaciuta a tutta la
moltitudine e che portò prosperità alla chiesa (v.7).
Questo dono abbondò in Paolo che ne fece uso per scrivere le sue molte Epistole, come afferma anche Pietro (2 Pie. 3:15). Tuttavia Paolo seppe distinguere i concetti dettati dallo Spirito di Dio dalle sue convinzioni personali,
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come vediamo in 1 Corinzi 7:12; 25; 40.
La parola di sapienza è molto necessaria a coloro che sono in posizione di
governo della chiesa per la predicazione e l'evangelizzazione. Per questi ministeri, Paolo fa distinzione tra sapienza umana e divina - 1 Corinzi 2:4-5 affermando che la predicazione non deve essere fondata sulla propria sapienza
ma su quella di Dio - 1 Corinzi 2:6-10. Tuttavia questo dono non è riservato
a pastori ed anziani:
Anche il semplice credente può sperimentare una manifestazione personale
per affrontare un bisogno urgente o per cogliere un'occasione.
Questa si verifica in particolare verso gli schernitori e gli oppositori del Vangelo perché è, una sapienza che mette a tacere la contestazione dell'uomo
critico - Matteo 10:18-20.
Occorre però un avvertimento: alcuni credono d'avere questo dono in forma
perenne e di potervi attingere in qualunque momento, tanto da stimarsi dei
sapienti.
Questo dono implica la necessità che sia detto qualcosa attraverso l'intervento diretto dello Spirito Santo in un momento preciso.
Anche chi ha esercitato in precedenza questo dono può dare un consiglio
sciocco o dire una parola inopportuna, se in quel momento prevale in lui la
propria personalità ovvero se è separato dalla grazia divina.
La manifestazione dei doni spirituali è soggetta all'autorità divina e dipende
dal cammino del credente e dalla sua continua comunione col Signore.
Nell'Antico Testamento vi sono preannunci del dono di sapienza:
* Giuseppe in Egitto - Genesi 41:38-40
* Salomone nel suo giudizio - 1 Re 3:16-28
* Daniele in tutto il suo ministerio a Babilonia
Nel Nuovo Testamento troviamo questo dono esercitato per:
* rivelare il significato di numeri o visioni - Apocalisse
13:18; 17:9.
* capacità nell'amministrare la chiesa - Atti 6:3.
* capacità di trattare con i non credenti - Colossesi 4:5.
* capacità di trasmettere la verità cristiana - Colossesi
1 :28.
* conoscenza dei requisiti per una vita santa - Giacomo
3:17.
* conoscenza delle cose divine e capacità di ragionare e interpretare la
Scrittura - Atti 6:10.
2. PAROLA DI CONOSCENZA
Nel significato spirituale questo dono è costituito da una visione intima delle
cose celesti, una conoscenza di Dio e delle verità della fede:
 Conoscenza di Dio - 2 Corinzi 2:14
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Conoscenza delle cose appartenenti a Dio - Romani 11:33
Conoscenza della fede cristiana - Romani 15:14
Conoscenza delle verità divine in contrasto con la pretesa conoscenza dei
falsi dottori - 1 Timoteo 6:20-21
Il rapporto tra sapienza e conoscenza è intimo e non è facile fare una netta
distinzione tra i due doni.
Si può dire che la sapienza è "conoscenza ben applicata" ossia la conoscenza
è la materia prima usata dalla sapienza. Per esercitare la sapienza è fondamentale possedere la conoscenza, così come un costruttore ha bisogno di
buoni materiali per costruire la casa.
Esempio pratico: è stato detto che la parola di sapienza è necessaria per
la predicazione, l'evangelizzazione, l'insegnamento della Scrittura. Ma questa
sapienza si avvale di una conoscenza delle cose di Dio che il predicatore, l'evangelista o il dottore debbono possedere.
La conoscenza spirituale per l'ammaestramento è espressa in molti punti
delle Epistole con la dichiarazione "noi sappiamo" (Romani 3:19; 8:22, 26,
28; 1 Corinzi 8:1, 4; 2 Corinzi 5:1, ecc.).
Il dono di parola di conoscenza è stato talvolta sottovalutato perché non ha
le manifestazioni evidenti e sensazionali come le lingue, i doni di guarigioni o
di profezia. Tuttavia è particolarmente importante nell'ammaestramento,
come dichiara Paolo in 1 Corinzi 14:18-19. La sua esortazione in 2 Timoteo
2:2 sottolinea la necessità di "insegnare" la Parola di Dio.
Occorre quindi il dono di sapienza per utilizzare la conoscenza perché quest'ultima non è attiva e non si governa da sola. (Un mucchio di mattoni necessita la sapienza del muratore per costituire una solida parete).
Ogni conoscenza appartiene al Signore "nel quale tutti i tesori della sapienza
e della conoscenza sono nascosti" (Col. 2:3). Mediante lo Spirito Santo si ha
un'illuminazione estemporanea, generalmente a beneficio della comunità,
che scaturisce dall'onniscienza di Dio.
Quando ci sentiamo spinti a pregare intensamente per una persona magari
lontana, oppure dare un aiuto pratico o materiale a qualcuno, è Dio che ci
porta a conoscenza di fatti che altrimenti ci risulterebbero sconosciuti, e nei
quali dobbiamo intervenire con sapienza.
La Scrittura ci mostra episodi in cui il Signore ha rivelato ai Suoi servitori
determinati fatti, dando loro una conoscenza che si è dimostrata utile nell'opera di Dio.
Ad es. :
Giovanni 11:14 - Gesù sa che Lazzaro è
"
4:18 - Gesù sa chi è la Samaritana
"
1:47-48 - Gesù conosce da lontano la personalità di
Natanaele
Atti 5:3-4 - Pietro conosce le menzogne di Anania
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Anche nell'Antico Testamento vi sono episodi in cui Dio dà conoscenza soprannaturale ai Suoi servitori:
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2 Re 6:8-12 - Eliseo conosce i piani dei Siri
2 Re 5:26 - Eliseo conosce la perfidia di Ghehazi
1 Samuele 9:15 - Samuele sa dell'arrivo di Saul
9:20 - Samuele sa delle asine ritrovate
Una conoscenza crescente delle cose di Dio ci porta ad una vita spirituale
sempre più ricca. Ecco perché Paolo prega in Efesini 1:16-17 affinché i fratelli suggellati con lo Spirito Santo (v.13) possano ricevere "uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui".
3. DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI
E' il terzo dei doni di ispirazione o rivelazione. Consiste nella capacità di distinguere, al di là delle apparenze esteriori, la vera natura di una persona o
di una manifestazione soprannaturale.
Non è la capacità psicologica di intuire la natura umana, che può derivare
da esperienza o dote personale (come ad es. uno psichiatra) ma la penetrazione nel profondo mondo spirituale che è nell'uomo e fuori di esso. Vi sono
2 regni dello spirito in lotta tra loro: quello di Dio e dei Suoi santi angeli e
quello di Satana coi suoi demoni e angeli malvagi - Efesini 6:12.
La parola greca che definisce questo dono (diakrisis) significa "giudicare attraverso, distinguere" e implica una penetrazione al di là dell'apparenza
esterna per fare un giudizio in base a questa percezione - 1 Corinzi 2:14
Questo dono permette di discernere il carattere spirituale di una persona o
giudicare se una qualsiasi manifestazione nella chiesa è da Dio (profezia,
lingue, interpretazione delle lingue ecc.)
La manifestazione di questo dono ci rende partecipi dell'onniscienza di Dio,
un attributo divino per il quale l'Eterno è conoscitore di tutte le cose, anche
le più segrete e profonde: 1 Cronache 28:9; Salmo 139:1-12; Geremia 17:10;
Ebrei 4:13.
Questo attributo si manifestò in modo singolare nel Messia:
Giovanni 1:47-49 - Gesù e Natanaele (conosc.+ discern)
4:16-18 - Gesù e la Samaritana
2:24-25 - Gesù e lo spirito dell'uomo
Altri esempi della manifestazione di questo dono:
Atti 8:18-23 - Pietro e Simone mago
Atti 16:16-18 - Paolo e la serva di Filippi
Atti 13:6-11 - Paolo smaschera Elima il mago
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V'è un estremo bisogno di questo dono nella Chiesa. Dobbiamo capire che
stiamo vivendo gli ultimi tempi, caratterizzati da un risveglio soprannaturale
satanico. False dottrine propagate da spiriti seduttori si stanno diffondendo
-1Timoteo 4:1.
I credenti ripieni di Spirito Santo debbono esser capaci di discernere, smascherare e respingere le false manifestazioni con le quali Satana cerca di ingannare i figliuoli di Dio - Matteo 24:23-24 (tribolazione).
Riassumendo, il dono del discernimento degli spiriti permette a colui che lo
esercita di riconoscere la vera natura da cui proviene qualsiasi manifestazione soprannaturale, sia essa divina o satanica. Inoltre permette di individuare la natura spirituale di una persona, sia positiva, sia negativa. Va
per6 tenuto presente quanto scrive Donald Gee al riguardo: "Occorre un
grande aiuto divino per usare equilibratamente questo dono e per esercitarlo
alla gloria di Dio".
Beata l'assemblea in cui il conduttore e i membri sono usati dallo Spirito
Santo ad esercitare questo dono.
DONI DI POTENZA O AZIONE
4. FEDE
E' un dono fondamentale per esercitare gli altri doni di potenza.
Va chiarito innanzi tutto che non si tratta della fede per la salvezza senza la
quale è impossibile piacere a Dio (Ebrei 11:6). La fede per avere salvezza è
quella che ci porta a credere in Cristo come personale Salvatore, ed è anch'essa un dono di Dio - Efesini 2:8.
Tuttavia il dono di fede indicato in 1Corinzi 12:9 è una particolare manifestazione dello Spirito di Dio, concesso ad alcuni. Viene anche definita "fede
dei miracoli" ed è appunto la certezza soprannaturale che in determinate occasioni eleva il credente al disopra della fede naturale, facendogli compiere
potenti operazioni.
E' la fede di Dio di cui Gesù parla ai discepoli in Marco 11:22 (Diodati). E'
quell'attributo di Dio per il quale Egli stabili la creazione mediante la parola,
come descritto in Genesi 1:3, 6, 7, ecc. Una porzione di questa fede divina
viene riversata nell'anima di un credente per realizzare ciò che è impossibile
secondo le leggi di natura. E' la fede che smuove le montagne - Matteo
17:19-20.
Non è perciò esercizio di fede propria ma quella suscitata dallo Spirito Santo
per chiedere il compimento di opere soprannaturali che lo Spirito stesso
suggerisce. Le azioni conseguenti sono volute da Dio in armonia col Suo
piano.
Un impressionante esempio di questa potenza è l'episodio di Elia sul monte
Carmel - 1 Re 18:33-35. La certezza della preghiera di Elia è fondata sulla
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fede che l'evento straordinario si verificherà, per la gloria di Dio.
Altri esempi scritturali sono:
Atti 3:4-6 - Guarigione dello zoppo (cfr. v.16)
20:10 - Paolo ed Eutico
9:40 - Risurrezione di Tabita
Questa fede di Dio si basa su 4 elementi essenziali:
1) Conoscenza
3) Umiltà
2) Semplicità
4) Coraggio
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3.
4.
Conoscenza di una verità rivelata da Dio
Semplicità per accettarla come verità
Umiltà per sottoporsi allo Spirito Santo
Coraggio per agire in ubbidienza
Quindi la Chiesa è in grado di dominare le leggi di natura per la potenza dello Spirito Santo. Questo non è il risultato del programma presuntuoso di
una religione, ma la gloriosa manifestazione del piano di Dio attuato dallo
Spirito Santo.
5. DONI DI GUARIGIONI
Questa capacità soprannaturale di guarire malattie ed infermità è espressa
al plurale, probabilmente ad indicare la varietà di guarigioni che lo Spirito
Santo può operare oppure che in una stessa assemblea, più persone possono essere guarite.
E' certamente uno dei doni più spettacolari e desiderati, ma va ricordato
che, analogamente agli altri, questo dono può essere esercitato solo secondo
la volontà dello Spirito Santo e non secondo il desiderio, sebbene lodevole,
del credente.
Dal Nuovo Testamento rileviamo che i membri della Chiesa primitiva non
andavano in giro guarendo tutti senza eccezione. Anche nel ministerio del
Signore Gesù, sebbene sia detto spesso "Egli li guari tutti" (Matteo 8:16;
12:15; 14:36; Marco 6:56; Luca 4:40; 6:19, ecc.), il contesto d'alcuni passi ci
dimostra che Gesù spesso interveniva su casi isolati e particolari, secondo la
guida dello Spirito Santo - Giovanni 5:3-6.
Talvolta è l'incredulità delle persone che impedisce guarigioni e miracoli Matteo 13:58.
Il dono di guarigioni appare collegato soprattutto al ministerio dell'evangelista come segno e testimonianza di Dio che accompagna quella di coloro che
annunciano la Buona Novella - Atti 8:6-7; 28:8-10.
La presenza di questo dono nella chiesa non è certo di impedimento a che gli
altri credenti preghino per una guarigione imponendo le mani sui malati
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(Marco 16:18), né agli anziani della chiesa di praticare l'unzione dell'olio per
la guarigione, come scritto in Giacomo 5:14.
Il dono di guarigioni proviene dallo Spirito Santo e non deriva da capacità
naturali, poteri psichici o mentali dell'uomo. Gli apostoli attribuirono sempre a Dio la gloria e il merito quando questi doni si manifestarono - Atti
3:12-16; 14:15.
Stiamo in guardia verso quelle pretese guarigioni operate da maghi, guaritori, esorcisti del giorno d'oggi e le dottrine di certe sette religiose (Scienza Cristiana, Dianetics, ecc.) che affermano il potere della mente sulla materia facendo credere che l'uomo sia il guaritore e il salvatore di sé stesso.
I doni di guarigioni non hanno neppure legami con la scienza medica. Certamente quest'ultima svolge un ruolo ammirevole nella conservazione della
vita umana ed anche per questo sia ringraziato il Signore, ma l'opera dello
Spirito Santo è soprannaturale e si manifesta al di là di qualsiasi conoscenza scientifica od uso di mezzi naturali.
La Scrittura ci dimostra che un ministro o un credente, particolarmente ripieni dello Spirito e con una vita spirituale esuberante, possono essere usati
spesso e ripetutamente per guarire degli infermi - Atti 5:15; 19:11-12. Tuttavia diffidiamo di chi afferma di "possedere" questo dono perché non può
appartenere ad un singolo credente ma è parte del tesoro spirituale della
Chiesa.
6. POTENZA D'OPERAR MIRACOLI
Il testo originale greco usa il termine dunamis la cui traduzione letterale significa "opere di potenza1'. Espressioni usate da altre versioni della Bibbia
sono: "potere dei prodigi", "energie di potenza soprannaturale". Viene anche
definito dono di "potenti operazioni.
Il concetto principale è sempre quello di potenza che deriva da Dio. Mosè e i
figliuoli d'Israele, dopo aver passato il Mar Rosso per l'asciutto, così inneggiarono all'Eterno (Esodo 15:11):
Chi è pari a te, mirabile nella tua santità,
tremendo anche a chi ti loda, operator di prodigi?
Cos'é in effetti un miracolo? E' un avvenimento sul piano fisico che sovverte
le leggi di natura, operato per mezzo della potenza di Dio.
Le Scritture abbondano di narrazioni riguardanti opere miracolose di Dio attuate per mezzo dei Suoi servitori, sia per aiutare, sia per castigare gli uomini:
* Eliseo fa galleggiare l'ascia caduta nel fiume - 2 Re 6:6
* la verga d'Aaronne diviene un serpente - Esodo 7:10
* le acque del Nilo mutate in sangue - Esodo 7:20
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* Gesù chiama in vita i morti
* Pietro risuscita Tabita - Atti 9:40
Talvolta Dio opera direttamente dei miracoli:
* gli apostoli liberati da un angelo - Atti 5:17-20
* Pietro liberato da un angelo - Atti 12:6-10
* Paolo e Sila liberati da un terremoto - Atti 16:25-26
La capacità di operar miracoli comprende la facoltà di cacciare gli spiriti
immondi che spesso opprimono o possiedono delle creature umane. Il discernimento degli spiriti dà facoltà di riconoscere se vi è possessione e con la
potenza di operar miracoli si provoca l'espulsione di spiriti demoniaci dal
corpo dei posseduti - Atti 16:17-18.
Purtroppo la medicina psichiatrica spesso attribuisce a squilibri psichici delle manifestazioni imputabili invece a possessione o dominazione demoniaca,
che debbono essere affrontate con la potenza di Dio.
Per contro però occorre discernimento per accertare se c'è veramente possessione o meno. Purtroppo certi credenti agiscono con eccessiva facilità e
presunzione anche nei casi dove non c'è possessione.
Persone che si ritengono esorcisti capaci, senza averne l'autorità dallo Spirito Santo, peggiorano la situazione e si espongono a rischi personali - Atti
19:13-16.
Anche l'esercizio di questo dono è estemporaneo, cioè non è a discrezione del
credente il quale agisce unicamente come strumento poiché lo Spirito distribuisce "i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole" (1 Corinzi 12:11).
DONI DI PAROLA O ESPRESSIONE
7. PROFEZIA
Lo studio di questo dono ci porta a considerare un campo alquanto vasto
poiché la profezia ha avuto grande rilevanza sia nel Nuovo, sia nell'Antico
Testamento.
Innanzi tutto va chiarito che nel linguaggio biblico la parola "profeta" qualifica la persona che riceve un messaggio da Dio e lo rivela secondo i Suoi comandi. Il significato moderno che si dà al ruolo di un profeta è quello di annunziare il futuro e le cose che accadranno; ma tale interpretazione tende a
snaturare il vero ruolo di chi profetizza da parte di Dio nonché l'importanza
di tale ruolo nella rivelazione biblica e nel piano divino.
La profezia quindi non è solamente predizione di fatti che devono avvenire
ma anche esortazione, riprensione, incoraggiamento, edificazione; cioè comprende ogni tipo di messaggio che l'Eterno voglia comunicare al Suo popolo 1 Corinzi 14:3. E' un messaggio in lingua corrente, ispirato da Dio e com12
preso da chiunque lo ascolti.
Paolo lo definisce come il dono da ricercare più attivamente -1 Corinzi 14:1,
39 e lo reputa superiore al dono delle lingue - 1 Corinzi 14:5. Probabilmente
questo è dovuto al fatto che la profezia è anche mezzo di espressione di altri
doni. La sapienza deve essere comunicata affinché non rimanga nascosta e
inutilizzata; la fede deve esprimersi con parola di autorità per essere efficace
e la profezia è la voce attraverso la quale parla la fede.
Esiste una differenza sostanziale tra il profeta dell'Antico Testamento e quello del Nuovo Testamento. Anticamente il profeta fungeva da intermediario
tra Dio e il popolo, come ad esempio Samuele - 1 Samuele 3:20 e 8:21.
Spesso era alla guida delle azioni politiche e spirituali di Israele.
Anche nel Nuovo Testamento si ravvisa il ministerio di profeta ma non con la
funzione di guida della Chiesa come il profeta dell'Antico Testamento lo era
per il popolo - 1 Corinzi 12:28; Efesini 4:11-12; Atti 13:1; 15:32.
Ma nella nuova dispensazione è privilegio di tutti i credenti essere guidati
personalmente dallo Spirito Santo - Romani 8:14. Oggi non abbiamo più bisogno di profeta né di sacerdote che faccia da mediatore con Dio in quanto
tutti i salvati hanno un rapporto personale col Cristo che è il nostro Mediatore - 1 Timoteo 2:5.
La profezia si distingue dalla normale predicazione della Parola, ma certamente una predicazione ispirata può acquistare una particolare potenza
quando è fusa con l'elemento profetico provveduto dallo Spirito Santo.
Una cautela particolare va usata dalla Chiesa verso l'abuso del dono di profezia perché vi sono comunità in cui abbondano profezie infondate che non
trovano adempimento o fondamento perché non sono da Dio. Attenzione
quindi ai facili entusiasmi ed impariamo a difenderci da eventuali inganni,
secondo i suggerimenti della Scrittura:
a)
b)
c)
d)
la prova degli spiriti 1 Giovanni 4:1-6
il dono del discernimento degli spiriti
il discernimento dei battezzati nello Spirito Santo - 1 Corinzi 14:29
lo studio attento di ciò che la Scrittura rivela e insegna sul dono di profezia e le lezioni sulla storia della Chiesa.
Le tre possibili fonti di una profezia sono:
1.
2.
3.
In
Lo Spirito Santo - 2 Samuele 23:2; Geremia 1:9; Atti 19:6
spiriti bugiardi - Isaia 8:19-20; Matteo 8:28-29; Atti 16:17
lo spirito umano - Geremia 23:16; Ezechiele 13:2-3.
quest'ultimo caso giuoca l'emotività personale di chi profetizza.
Un altro elemento di verifica è che la profezia deve sotto ogni punto di vista
essere concorde con la Parola di Dio.
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Il dono di profezia è una grande benedizione per la chiesa ma, per manifestarsi genuinamente, occorre una completa ubbidienza alla Parola del Signore e fede nello Spirito Santo perché possa operare in mezzo ai fighuoli di
Dio - 1 Tessalonicesi 5:19-22.
8. DIVERSITA' DI LINGUE
E' il dono che consente di parlare in modo soprannaturale in un linguaggio
sconosciuto a colui che parla ma reso comprensibile agli ascoltatori mediante il dono spirituale di interpretazione. Talvolta il messaggio è in una lingua
comprensibile solo a qualcuno degli ascoltatori ma non a colui che parla.
Il parlare in lingue viene definito anche "glossolalia" (dal greco = altre lingue). Occorre però distinguere quando questa espressione è segno del battesimo nello Spirito Santo e quando invece è dono dello Spirito Santo.
Nel primo caso (segno) è per tutti coloro che, dopo un'esperienza di salvezza,
chiedono e ricevono il battesimo ma nell'assemblea non deve essere usato ad
alta voce perché:
* è un parlare personale tra il credente e Dio - 1 Cor.14:2
* è incomprensibile a chi ascolta - 14:16
* la chiesa non è edificata - 14:17
L'esortazione che segue queste istruzioni richiama ad una maturazione spirituale che i credenti debbono raggiungere - 14:20.
Nel secondo caso (dono) il parlare in lingue non è per tutti perché lo Spirito
distribuisce "i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole" (1 Corinzi
12:11).
L'apostolo Paolo non attribuisce molto valore al parlare in lingue nell'assemblea, a meno che vi sia l'interpretazione -1 Corinzi 14:5.
Quando un messaggio in lingue viene dato ad alta voce durante una riunione, è indispensabile che l'assemblea stia in silenzio attendendo l'interpretazione.
Può sembrare che l'apostolo Paolo scoraggi il parlare in lingue nel cap. 14 di
1 Corinzi. In effetti la chiesa di Corinto doveva essere disciplinata in quanto
vi era troppo parlare in lingue senza interpretazione. Perciò Paolo fissa un
limite (v.27) e insiste perché vi sia interpretazione (v.28).
Per timore di essere frainteso precisa anche che le lingue non devono essere
proibite ma usate con discernimento (vv.39-40).
Il principio base dell'esercizio dei doni, particolarmente profezia e parlare in
lingue con interpretazione, è evidenziato in 14:26.
9. INTERPRETAZIONE DELLE LINGUE
14
E' il dono indispensabile per rendere utile il parlare in lingue - 1 Corinzi
14:5, 13. Donald Gee lo descrive così:
Lo scopo del dono dell'interpretazione è quello di rendere comprensibile a
tutti, ripetendolo nel linguaggio comune dell'assemblea, il parlare ispirato dallo Spirito Santo, che è stato espresso in un linguaggio sconosciuto
ai presenti.
Il dono dell'interpretazione non è riservato a colui che parla in lingue ma
può essere esercitato anche da un altro membro dell'assemblea - 1 Corinzi
14:27.
L'interpretazione di un parlare in lingue non è una traduzione del messaggio
poiché l'interprete non conosce quel linguaggio. L'interpretazione non è data
da un'accurata attenzione alle parole pronunciate, ma dalla rivelazione dello
Spirito Santo, analogamente a quanto avviene per la profezia. La persona
viene spinta in modo quasi irresistibile a parlare senza che la sua mente
debba pensare a ciò che dice.
Perciò, di solito, il parlare in lingue e la relativa interpretazione hanno lunghezza diversa.
La chiesa è chiamata a giudicare, con la luce dello Spirito Santo, l'autenticità dell'interpretazione - 1 Corinzi 14:29. Può accadere che venga data un'interpretazione non dettata dallo Spirito Santo ma dall'emotività di una persona; allora può esservene una seconda che corregge, completa o sostituisce la
prima.
Le lingue e l'interpretazione delle lingue sono due doni che non troviamo mai
manifestati nell'Antico Testamento.
Vediamo che Giuseppe e Daniele hanno la capacità di interpretare i sogni e
le visioni, ma non è la stessa cosa del dono dello Spirito Santo.
Sembra proprio che il parlare in lingue e interpretarle, siano stati riservati
da Dio per la dispensazione della grazia. Questo valorizza ancor più la Pentecoste, l'evento in cui lo Spirito di Dio, sino ad allora riservato a quei pochi
incaricati di compiti particolari, viene invece sparso su ogni carne cioè su
chiunque Lo voglia ricevere manifestando desiderio e ubbidienza al Padre.
I DONI DI Romani 12:4-8
I doni che Dio ha predisposto per la Chiesa non si esauriscono però con i 9
elencati in 1 Corinzi 12:7-11. Ai vv. 4-6 si dice infatti che vi sono:
* diversità di doni
* diversità di ministeri
* varietà di operazioni
e questo ci spinge ad investigare più oltre le Scritture. Ai vv. 28-30 troviamo
menzionati alcuni doni già considerati (miracoli, guarigioni, diversità di lingue, interpretazione) ma anche profezia, insegnamento, assistenze, doni di
governo, che ci ricollegano a Romani 12:4-8 e ci fanno intendere che anche
15
questi ultimi sono carismi dello Spirito Santo per la Chiesa.
In questo passo l'apostolo paragona la Chiesa ad un corpo (vv.4-5) costituito
da membra che hanno funzioni diverse da assolvere, nei limiti assegnati da
Dio a ciascuno, senza l'ambizione di occupare uno il posto di un altro od
esercitare un'autorità che non è stata data dal Signore.
Nel passo citato vengono definiti "doni" anche i seguenti:
A) MINISTERIO
Questo termine traduce la parola greca diakonia che nel N.T. ha un significato ampio e quasi sempre indica un servizio nella Chiesa primitiva. In genere comprende tutte le forme di attività cristiana volte al bene del corpo di
Cristo e alla sua edificazione - Efesini 4:11-12.
Questo ministerio è anche riferito all'ufficio apostolico - Atti 20:24; 2 Corinzi
4:1; 1 Timoteo 1:12.
La Scrittura indica anche altri compiti definiti:
* ministerio della riconciliazione - 2 Corinzi 5:18
*
"
della Parola (predicazione) - Atti 6:4
* ministerio dello Spirito e della giustizia - 2 Cor.3:8-9
Dio onora e benedice coloro che, chiamati ad un ministerio lo assolvono con
fedeltà. L'esortazione "attendiamo" (v. 7) indica piena consacrazione del credente a qualsiasi servizio gli venga affidato, sia pubblico, sia nascosto od
umile.
B) INSEGNAMENTO
E'
un ministerio importante. Nella Chiesa primitiva era affidato a quei
conduttori il cui compito era di stabilire i fondamenti dell'interpretazione biblica. Oggi l'insegnamento coincide spesso col ministerio pastorale - 1 Timoteo 3:2. L'insegnamento fa appello alle facoltà intellettuali per chiarire la verità mediante il ragionamento. Infatti è necessario comprendere la verità
con la mente perché possa influire sull'anima ed essere accettata dalla volontà.
I nuovi convertiti hanno bisogno di essere ammaestrati nei principi della fede e guidati nella loro crescita spirituale. Questo è un compito che richiede
un particolare dono che ne dia la capacità.
C) ESORTAZIONE
Si può ritenere come una fase del dono di profezia in cui talvolta c'è un appello rivolto ad una o più persone ad abbandonare il male e scegliere il bene,
ad avere più fede, ad essere più fedeli, ecc. L'esortazione collegata alla profezia è evidente in passi come Atti 15:32 e 1 Corinzi 14:3. Non è quindi un
esortare secondo il ragionamento umano ma secondo il consiglio di Dio, avvalorato da quanto c'insegna la Parola.
C) DARE E COMPIERE OPERE PIETOSE
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Paolo commenta questa manifestazione dell'amore fraterno in 2 Corinzi 8:67 in relazione all'aiuto della chiesa di Corinto ai fratelli bisognosi in Giudea.
E' un richiamo affinché, chi ha buone disponibilità di beni, sia generoso verso i bisognosi; chi è incaricato di amministrare le finanze della comunità, lo
faccia con spirito di carità e non di grettezza.
Un cuore aperto alla consacrazione può essere usato da Dio per esercitare
questo dono con semplicità (generosità, disinteresse, allegrezza) avendo
sempre come obiettivo l'avanzamento del piano di salvezza.
D) PRESIDENZA
E' la responsabilità di chi dirige le attività della chiesa locale od in un campo
più vasto. Il termine "presiede" nell'originale greco significa "stare in piedi di
fronte a qualcuno". E' la stessa parola usata nel testo greco in 1 Tessalonicesi 5:12.
Si tratta dei conduttori della chiesa, i sovrintendenti, quelli che vigilano sul
buon andamento dell'Opera delle chiese. Hanno grande responsabilità e in
Romani 12:8 sono esortati ad operare con diligenza", cioè tenendo conto di
questa responsabilità e della dignità del compito loro assegnato da Dio.
I DONI PER I MINISTERI - EFESINI 4:7. 11-15
Questo passo dichiara che è il Signore Gesù che conferisce alla Sua Chiesa i
doni per i ministeri necessari alla sua edificazione (v.11): apostoli, profeti,
evangelisti, pastori, dottori. L'insieme di questi doni costituisce un ministerio mediante il quale possiamo crescere nella conoscenza del Signore,
nell'unità della fede e tendere alla perfetta statura di Cristo (v.13).
Nell'intenzione del Signore questi ministeri non sono concentrati in una sola
persona (il conduttore) ma sono distribuiti nell'assemblea locale e nella chiesa in generale. Sono rare le persone che possono svolgere contemporaneamente il ruolo di pastore, evangelista, dottore e profeta.
Questi doni per i ministeri hanno due caratteristiche:
1. Sono gerarchici
2. Sono permanenti
1) Qualificano il ministro per un compito specializzato e lo pongono, quando è nell'esercizio delle sue funzioni, in posizione di autorità sugli altri
che beneficiano della manifestazione spirituale relativa al ministerio - 2
Corinzi 13:10; Tito 2:15.
2) Non sono saltuari od estemporanei come i doni di 1 Cor. 12 in quanto
qualificano i compiti del ministro per tutta la sua vita.
A) APOSTOLI
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Il significato del termine greco è "messaggero, inviato" e deriva da un verbo
che indica "flotta, spedizione navale, comandata di nave".
Una nave, prima di partire, deve aver a bordo tutto il necessario per il viaggio; così l'apostolo deve essere dotato di quanto necessita spiritualmente per
assolvere la sua missione.
Gesù era un Apostolo, l'Inviato di Dio per adempiere il piano di redenzione
ed Egli stesso chiamò i dodici che definì "apostoli" - Luca 6:13.
Questo perciò è il primo ministerio, in ordine di tempo, dato alla chiesa, il
quale accentra diverse funzioni del servizio cristiano:
a) Possesso di autorità e potere decisionale per il mandato. Es. Atti 6:3, elezione dei diaconi - Atti 15:28, conferenza di Gerusalemme.
b) Qualità spirituali per fondare e guidare nuove comunità -1 Corinzi 3:10.
In effetti l'apostolo assomma qualità di evangelista, pastore e dottore come è
evidente ad es. nel ministerio di Paolo.
Nella Chiesa primitiva il concetto di apostolo era basato sulla testimonianza
oculare del Cristo - Atti 1:21-22, ma a questa categoria unica nel suo genere, furono aggiunti altri per assolvere l'opera di apostolato - Romani 16:7.
Anche Paolo fu costituito "apostolo dei Gentili" - Atti 9:15; Romani 15:15-16.
Il corrispondente latino di apostolo è "missionario" e questo spiega forse il
perché alcuni celebri missionari in epoca più recente sono stati definiti apostoli, ad es.
William Carey - apostolo dell'India (1700)
Hudson Taylor - apostolo della Cina
Questi e molti altri sono stati inviati da Dio a portare il Vangelo in terre
nuove. Ogni risveglio spirituale necessita di autentici apostoli spiritualmente
qualificati a proclamare la Buona Novella.
B) PROFETI
Nel N.T. il significato di questo termine è "colui che parla al posto (o nel nome) di Dio". Il profeta parla per l'impulso di un'ispirazione improvvisa, dando
una rivelazione che riceve al momento.
Quest'ispirazione precede il ragionamento della persona; esce impetuosamente e spesso stupisce il profeta stesso. Il messaggio profetico è per edificazione, esortazione o consolazione (1 Cor. 14:3) e non è preparato in anticipo come può essere l'insegnamento del dottore, la predicazione del pastore o
l'esortazione dell'evangelista.
L'insegnamento del dottore è rivolto alle facoltà razionali degli ascoltatori
mentre il messaggio del profeta si rivolge alla coscienza, generalmente attraverso le emozioni di chi ascolta. Nella Chiesa primitiva c'era una distinzione
tra "profeti" e "dottori" - Atti 13:1; 1 Corinzi 12:28; Efesini 4:11.
18
Anche l'evangelista può talvolta, col suo appello toccare potentemente le
emozioni ma, di solito, non esercita questo ministerio per una rivelazione
che riceve direttamente in quel momento.
La persona investita del ministerio di profeta è un messaggero che non teme
gli uomini e non è condizionato dalle circostanze - Geremia 20:7-9; Amos
3:7-8.
Lo Spirito Santo, attraverso il profeta può parlare in prima persona (Atti
13:2) oppure esporre la rivelazione (Atti 11:28), oppure esemplificarla con
gesti (Atti 21:10-11).
C) EVANGELISTI
Il significato della parola è "colui che reca buone notizie". Il termine "evangelista" ricorre solo 3 volte nel Nuovo Testamento: Atti 21:8 (la persona); Efesini
4:11-12 (il lavoro); 2 Timoteo 4:5 (la chiamata).
Gli autori dei 4 Vangeli furono denominati "evangelisti" perché furono i primi
a proclamare per iscritto la Buona Novella.
L'evangelista è annunciatore del Vangelo ad una collettività ed anche ad una
sola persona, laddove il messaggio della salvezza non è stato mai annunziato.
In Filippo abbiamo un esempio del modello scritturale del vero evangelista.
Non era apostolo, né pastore; il suo ministerio fu distinto da interventi soprannaturali, il suo messaggio autenticato da segni dello Spirito Santo - Atti
8:6-8.
Oltre ad evangelizzare la Samaria, porta il messaggio di Gesù all'Etiope e lo
battezza - Atti 8:26-40.
Nell'Antico Testamento il profeta Isaia ha aspetti di evangelismo poiché più
di ogni altro profeta ha profezie messianiche, tanto che il suo libro viene anche definito il quinto Evangelo.
Le caratteristiche dell'evangelista sono:
a) doti personali di entusiasmo, dinamismo, esuberanza spirituale, spirito
di sacrificio, audacia, ardimento - 2 Corinzi 11:24-27
b) certezza della chiamata - Atti 8:26; 13:2
c) certezza che sta adempiendo il suo lavoro secondo la chiamata di Dio Atti 16:6-10.
L'evangelista deve anche possedere capacità di discussione per sostenere la
verità che annunzia - Atti 6:8-10. Naturalmente questa capacità non deve
essere animata da spirito di contenzione umana ma dallo Spirito Santo.
Il messaggio dell'evangelista è rivolto ai non credenti ma è salutare anche
per la chiesa. E' un ministerio di risveglio, incoraggiamento, sprone verso
una vita di maggiore santificazione.
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D) PASTORI
La parola "pastore" si trova come tale una sola volta nel Nuovo Testamento,
in Efesini 4:11 ma il concetto di questo ministerio è espresso diffusamente
in molti passi, anche col titolo di "vescovo" - 1 Timoteo 3:1-2.
Pastore significa "colui che pastura (ciba) o dirige una moltitudine". Nell'Antico Testamento troviamo riferimenti a Dio come Pastore d'Israele - Salmi
80:1; 23:1. Gesù è il Pastore del Suo popolo - Giovanni 10:11; Ebrei 13:20; 1
Pietro 2:25; 5:4.
Il pastore ha la guida e la responsabilità delle pecore, animali miti e privi di
difesa e senso d'orientamento. Simbolicamente questo è l'ufficio del pastore
nella Chiesa di Cristo. Il gregge dipende dal conduttore e si affida alle sue
capacità e alle sue risorse di coraggio e dedizione al ministerio.
Il concetto di pastore è analogo nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Nell'Antico si accenna al ministerio di coloro che Dio ha costituiti conduttori - Salmo 78:70-72; Geremia 3:14-15.
Come per tutti i ministeri, occorre una precisa chiamata del Signore. Chi
vuole fare il pastore di sua iniziativa, va incontro ad un fallimento e provoca
danni all'opera del Signore.
La funzione del pastore è quella di una sorveglianza saggia e competente:
1. affinché nelle riunioni dell'assemblea tutto si faccia con decoro e con ordine" (1 Corinzi 14:40). Questo comporta il presiedere con diligenza Romani 12:8.
2. affinché la sana dottrina sia predicata e conservata - Tito 2:1, e il gregge
protetto dai lupi che si presentano come falsi maestri - 2 Pietro 2:1.
Il pastore è responsabile anche:
a) del governo e amministrazione della vita della chiesa in conformità alla
Parola di Dio, prendendosi cura dei membri che si trovano in situazioni
di necessità - Giacomo 5:14.
b) della sorveglianza, esortazione e riprensione, ove occorra - Tito 2:15; 2
Timoteo 4:2. La Scrittura lo definisce "l'angelo della chiesa", ossia il sorvegliante (Apocalisse 2: 1; 8; ecc.)
c) di rendere conto a Dio delle anime affidate alla sua cura - Ebrei 13:17.
Al disopra di tutto c'è comunque il continuo lavoro di pascere il gregge - Atti
20:28; 1 Pietro 5:2. Poiché, come afferma D. Gee: "un gregge ben nutrito difficilmente si ammala spiritualmente o provoca delle situazioni difficili".
E) DOTTORI
E' un ministerio il cui dono era ritenuto importante nella Chiesa primitiva,
tanto che figura in tutti e tre gli elenchi scritturali dei ministeri: i Corinzi
20
12:28; Romani 12:7; Efesini 4:11.
Sia nell'Antico, sia nel Nuovo Testamento è l'insegnante, ossia il teologo che
interpreta e insegna la Scrittura e le sue dottrine. L'apostolo e l'evangelista
aprono la via all'Evangelo risvegliando la comunità ma poi occorre un dottore per ammaestrare nella dottrina - Atti 18:24-27.
Il testo di Efesini 4:11 considera insieme "pastori e dottori" in quanto i due
ministeri possono essere riuniti nella stessa persona e questo è di benedizione per la chiesa.
Le caratteristiche del dottore sono:
a) sapienza e conoscenza dallo Spirito Santo per ottenere piena comprensione della Parola - 2 Timoteo 3:10.
b) capacità di insegnare ed esporre la dottrina biblica - 2 Timoteo 2:2.
c) abilità di parola per difendere la verità contro eresie e false dottrine - Tito
1:9; 2:1.
Il dottore (quando è solo tale) ha un compito essenzialmente teorico di insegnamento ma completa e valorizza il lavoro svolto in precedenza dall'apostolo e dall'evangelista - 1 Corinzi 3:6.
Il dottore si dedica a studi, indagini, riflessioni e meditazioni illuminate dallo
Spirito Santo. Contribuisce così alla formazione ed esposizione della dottrina
su cui si basa il credente e la chiesa.
CONCLUSIONE
La varietà dei doni e dei ministeri previsti dalla Scrittura pone dinanzi ai
credenti un vasto campo di servizio cristiano in cui tutti possono servire,
adempiendo una funzione piuttosto che ricercando una posizione ufficiale
nella chiesa. Il credente che cammina unito a Dio ha la possibilità di profetizzare, ammonire, incoraggiare per l'edificazione del Corpo di Cristo.
Chi ha abbondanza di beni può avere la gioia di donare agli altri poiché non
mancano le occasioni per manifestare compassione per coloro che sono nel
bisogno.
Così, chi ha sincero desiderio di servire, si metta a disposizione di Dio con
un cuore pronto ad assumere i compiti che il Signore gli affida.
Bibliografia:
D. Gee - I doni dello Spirito Santo - ADI Media
Lo Spirito Santo - Manuale Scuola Domenicale - ADI 1974
M. Pearlman - Le Dottrine della Bibbia - ADI Media
Dake's Reference Bible
Rossi Raimondo - Febbraio 1992
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