312 Il seno nell`arte - Fondazione Internazionale Menarini

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312 Il seno nell`arte - Fondazione Internazionale Menarini
n° 312 - ottobre 2003
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Il seno nell’arte
Il seno è il petto delle donne
elevato a mistero. (Novalis)
Maternità, estetica, costume, medicina.
È ciò che sottende l’iconografia di quella parte del
corpo femminile, il seno,
che da sempre esprime il
rispetto dovuto alla donna
e l’incanto della sua femminilità.
Un florilegio di simboli
per le numerose suggestioni legate all’intricato
universo di sensazioni che
ruota attorno ad esso.
Vi è stato un tempo, nel
Medioevo, scrive Alfonso
Maria Pluchinotta, in cui
il seno era considerato “il
luogo della follia”; allora
si cercava di guarire questo male oscuro strizzando
il seno delle donne che
ne erano affette. Una concezione della malattia psichica sicuramente derivata dallo stato emotivo
che il seno riesce a suscitare.
Ed emozioni e fantasia sono
molto vicine alla creatività
e all’arte.
Quale immagine dal potere altamente evocativo,
il seno affonda le sue radici, con la sua funzione
fisiologica, nell’alba della
vita per arrivare, proposto
scoperto oppure sapientemente velato, alla visione
della moda. Può essere elemento innocente o peccaminoso se si fa riferimento
alla morale; utile oppure
causa di sofferenza se lo si
considera dal punto di vista medico.
Immagine sempre doppia
e dal duplice aspetto simbolico-culturale: polo della
positività e perciò della
bellezza, della salute, della
gioia e nello stesso tempo
della negatività intesa come
malattia, paura, psicosi.
Il richiamo più immediato
è quello estetico materno,
ricco di significati legati
ai sogni infantili e al tepore materno. Nell’iconografia di Maria lactans la
Madonna che mostra il seno
sottolinea il suo ruolo di
Madre di tutti gli uomini,
simbolo della Chiesa con
il suo potere di nutrimento
spirituale. Dal XVII al
XIX secolo, soprattutto
nell’area mediterranea, si
afferma l’iconografia di
una Madonna che mostra
uno o entrambi i seni.
Come nella statua policroma di impronta tipicamente devozionale di
scuola ispano-campana del
XVI con l’immagine della
Vergine che mostra i due
seni, di cui uno accarezzato dal Figlio e l’altro offerto simbolicamente a chi
la osserva.
La complessità simbolica
relativa al seno rende qualsiasi minaccia verso questa parte del corpo, malattia in primis, particolarmente sentita e mostruosa.
Il seno, infatti, è stato ed
è anche luogo di paura. La
violenza contro il seno è
sempre percepita come un
atto sacrilego. L’asportazione di un seno costituisce la ferita suprema. Le
sante rappresentate col seno
tagliato non facevano altro che rispecchiare questa paura delle donne. Secondo la leggenda, sant’Agata, il cui martirio consistette nell’amputazione
del seno, si rivolge al suo
carnefice dicendogli «Non
ti vergogni di tagliare ciò
che tu stesso hai succhiato
dalla madre».
L’opera di Francesco di Simone da Santacroce, raffigurante Sant’Agata, dei
primissimi anni del Cinquecento, conservata ai
Musei Civici di Padova, ci
mostra la santa che porta
il suo seno, simbolo di fertilità e di maternità, su un
vassoio. In molte rappresentazioni del XVI e XVII
secolo sant’Agata è rappresentata anche con gli
strumenti chirurgici di allora: pinze e tenaglie, insieme a bracieri di carboni
ardenti dove venivano resi
incandescenti i cauteri. Un
indizio forse che le asportazioni chirurgiche erano
frequenti. Cruda, ma velata di premura, l’immagine di Giovanni Lanfranco
con sant’Agata in carcere
curata da san Pietro, conservata alla Galleria Nazionale di Parma.
L’iconografia del seno delle
donne ci porta quindi lungo
un percorso artistico articolato sin dagli idoli scolpiti in pietra nel 2900 a.C.
ritrovati nelle isole Cicladi, attraverso gli ex voto
della fede popolare sino
alle opere di Picasso e ci
conduce soprattutto attraverso implicazioni diverse
a seconda di epoche e culture. Eppure univoco resta il tributo a quella parte
del corpo femminile il cui
antico complesso potere
di suggestione rimane inalterato nei secoli, sino ai nostri giorni.
Poiché simboleggia la Madre e la Donna, il seno è la
Vita. Donna come la giovane rappresentata da Rem-
Miniatore meridionale del XII secolo:
L’esame clinico della mammella
Firenze, Biblioteca Laurenziana
Scultore ispano-campano: Madonna delle Grazie
Roma, collezione privata
pag. 2
brandt nella Fidanzata ebrea,
il dipinto nel quale alcuni
hanno creduto di riconoscere il figlio prediletto del
pittore alla vigilia delle
nozze: il gioco degli
sguardi, delle mani e della
luce esprime la tenerezza
nei confronti dell’amata,
il cui seno è sfiorato dalla
mano leggera che si posa
su di lei.
«Il rituale del seno denudato, scrive Dominique
Gros, è un gesto sacro: gli
amori nascono, il coraggio
torna, la gioia e l’allegra
appaiono. La pubblicità,
il cinema, le riviste non si
stancano di usare questo
strano e resistente potere
di seduzione del seno femminile. La sua onnipresenza nelle immagini multimediali serve a evidenziare mille cose: un profumo, un medicamento,
una macchina o degli occhiali. Il seno fa vendere
perché fa sognare».
Il manifesto di Aldo Mazza
per “Scienza per tutti”, rivista di divulgazione scientifica. mostra il connubio tra seno e comunicazione: il rimando all’arte
classica della donna diventa
inquietante nella rivelazione dello scheletro. Ma
quale modo più efficace di
spiegare una radiografia
nel 1909?
maria siponta de salvia
da sopra in senso orario: Ex voto del XVII secolo
Collezione privata
Rembrandt: La fidanzata ebrea - Amsterdam, Rijksmuseum
Pablo Picasso: il sogno - New York, collezione privata
Aldo Mazza: Manifesto per la rivista Scienza per tutti (1909) Treviso Museo Civico L. Bailo