ehremberger - Bruno Vidoni

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ehremberger - Bruno Vidoni
EHREMBERGER
IL CABARET
(Tecnica mista)
(Paris, 1920)
«La vita è bella» furono le ultime parole di Henry de Toulouse Lautrec, mentre moriva a 37 anni. Nell'ultimo momento
della sua breve vita c'è la sintesi di tutta la sua opera, disincantata, spiritualmente vissuta, con il sorriso amaro sulle
labbra, ma senza pianto; tragica, senza mai essere presa sul tragico.
Lo spirito di Lautrec avrà una parte importante nell'opera di Ludwig Lutz Ehremberger. Anche se lontanissimi per
struttura fisica e mentale, entrambi operano nel grande palcoscenico dove consumava le proprie giornate l'uomo della
"secessione" del "jugendstyl" (nuova estetica), simbolo della potenza economica prodotta dalla rivoluzione industriale,
maturata in uno scenario di eleganza raffinata, minata irrimediabilmente da inquietudini e preoccupazioni sociali e
morali, che, nei Paesi dell'Europa del Nord, erano definiti "male del secolo".
L. L. Ehremberger è attore e protagonista di questa commedia umana in chiave di satira, dove i personaggi
raccontano, ognuno nel proprio ruolo, i vizi e i miti consacrati, le ipocrisie e quel mondo aristocratico e illanguidito,
inutile e malato. Attore e protagonista implacabile; fustigatore sorridente, estroso e fantasioso, inquieto e amaro,
partecipe e vittima del gioco sottile e straziante del suo tempo.
L'opera di L. L. Ehremberger diventa documento e testimonianza della crisi dell'uomo che ha smarrito la certezza e ha
dispersi i valori del positivismo ottocentesco e la cieca fiducia nel progresso.
E' interpretazione consapevole di un periodo inquieto e di transizione, dove gli uomini " fingono" una dimensione
diversa, ideale, vista in uno specchio magico che ripropone una seducente menzogna, che non fa avvertire nascoste
profondità, sinistri tonfi e scricchiolii delle fondamenta.
E intanto il suo pennello, intinto nelle sue stesse passioni racconta dei fantasmi che lo ossessionano; li proietta
direttamente sulla tela, dicendo di sè, più chiaramente e più immediatamente che usasse la parola, cose che superano
l'apprezzamento per la genialità e l'estrema bellezza della forma; cose che, oltre l'identificazione dell'artista, ci appassionano perché rivelano i nostri conflitti, i desideri, e anche la nostra estrema solitudine.
Attraverso le sue immagini sentiamo la lotta formidabile delle linee e dei colori nel difficile equilibrio tra audacia e
misura; nei tratti leggeri e potenti, crudeli e spirituali,
INCONTRO
(Tecnica mista)
nelle linee spezzate e negli arabeschi si riaffacciano le ossessioni e le paure di Edvard Munch, nascoste in una
esuberanza romantica alla Lautrec, immagini che si rivelano come espressione visiva di una cultura che sa di " gioco ".
E proprio perché tali estremi non possono compiersi né collaborare con l'elemento “gioco”.
E' degli esseri viventi, dell'uomo, questa nota di gioco che dà la misura della sua vitalità e la misura di un tempo, ed è
equivoco considerare l'Art Nouveau un movimento avente fini solamente decorativi, incapaci di produrre opere d'arte
autentiche e di qualità espressiva.
E le opere di L. L. Ehremberger vanno lette come opere di cultura e non come opere tecnicamente valide solo nel loro
ambito. Possiamo toccare con mano come un elemento di estrema attualità, il satanico erotismo di L. L. Ehremberger
che forse si risolve in una critica di costume (problema lontanissimo allora dalla versione italiana dell'Art Nouveau, il
Liberty abbastanza provinciale perché priva del respiro cosmopolita e legata al classicheggiante Novecento) esistesse
già nell'opera di L. L. Ehremberger come problema. Problema che viene posto in misura drammatica. Un'antitesi di
difficile superamento: la vita degli istinti, per natura centrifuga prepotente anarchica, e la vita sociale, per definizione
centripeta, ordinata gerarchicamente, tendente alla struttura.
Alimentare l'erotismo significa per L. L. Ehremberger correre il rischio di non valutare nella giusta prospettiva
l'importanza dell'ordine sociale, della disciplina e della gerarchia; ecco perché i rapporti tra morale e vita possono
sembrare problematici nella sua opera. Altro elemento del" gioco" di L. L. Ehremberger è l'esasperante ruolo della
donna della Belle Epoque, apparentemente elegante, spregiudicata, tutta gioia di vivere (Sarah Bernard, in Italia
incarna in un modo superbo l'eroina Liberty): anelli, rose, piume di struzzo, gioielli complicati, cascate di fiori che
lasciano presto il posto alle tragiche cascate di acciaio e di ferro delle granate.
Finisce l'Art Nouveau, nasce l'uomo moderno con altri sogni, con l'illusione di un ritorno all'ordine e con la speranza
di una pace durevole ricorrente l'eterno mito della felicità. La breve storia del jugend-stil si allontana sempre di più,
non dimenticata tuttavia, perché storia o critica d'espressione d'arte che resti lontana dal "vivo" moto di un artista,
finisce con il non vedere più tratti di un momento della storia dell'uomo.
BRUNO VIDONI