GLI OGGETTI HANNO UN`ANIMA

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GLI OGGETTI HANNO UN`ANIMA
Gli oggetti hanno un'anima.
Testo descrittivo.
IC
A.S. 2015-2016
Un libro speciale
di Sharon Farinella
Il mio oggetto preferito, che possiedo ormai da molto tempo, è un
libriccino di favole che mi ha regalato la mia bisnonna quando ero piccola.
E’ un libriccino quadrato, non molto grande, ha circa cento pagine
abbastanza spesse. Il libro ha le pagine azzurrine con le scritte nere, ogni
due pagine circa ha delle figure che ritraggono le storie che racconta e in
copertina ha il disegno di un cagnolino bianco steso su un prato verde, in
riva ad un ruscello colmo di acqua limpida e azzurra. Le sue pagine
profumano di vaniglia e sono molto lisce, a volte anche fin troppo taglienti
e il rumore che fanno, quando vengono sfogliate, è leggero e delicato.
Sfogliarlo mi fa tornare alla mente quando la mia bisnonna era ancora
viva e viveva con noi: passava delle ore intere a leggermi quelle favole, che
ogni volta, come per magia, cambiavano finale ed io rimanevo a bocca
aperta ad ascoltarla. Una volta che mi sentivo triste, perché i miei
genitori dovevano andare via per tutto il giorno, la mia bisnonna mi ha
fatto sedere sulle sue gambe, comode, morbide e avvolgenti e con il
libriccino in mano ha iniziato a leggermi una storia, poi, ad un certo punto,
insieme abbiamo iniziato a inventarne un'altra, lasciando libera la nostra
immaginazione: è venuto fuori un racconto senza senso, ma così brutto
che abbiamo iniziato a ridere senza riuscire a smettere e la malinconia mi
è passata, lasciando spazio alla felicità.
Ora che lei non c’è più e mi manca, questo libro me la ricorda molto e
continua a provocarmi gioia e tristezza allo stesso tempo.
Il pallone di pallavolo
Simone Ferri
Il pallone di pallavolo è un oggetto che mi sta a cuore perché la
pallavolo è il mio sport preferito.
È blu e bianco, è molto morbido. Con un pallone si possono fare tante
cose: con il mio faccio le partite, gioco con i miei amici al parco e lo porto
al mare.
Durante una partita di pallavolo con il pallone mi piace fare lunghe battute
e schiacciare in modo potente contro gli avversari. All’inizio di una partita
sono sempre emozionato, anche se è da qualche anno che gioco, ma quando
arriva il pallone la tensione lascia il posto al divertimento.
Quando sono al parco con i miei amici mi piace fare un cerchio enorme e
giocare a passaggi. Visto che non è una partita seria, posso sperimentare
nuovi tipi di palleggio, schiacciata, bagher e battuta. Provo sempre una
sensazione di libertà estrema, perché nessuno mi giudica per quel che
faccio.
Al mare gioco spesso a beach volley con i miei amici di sempre e con
persone che non conosco. Ricordo che, quest’estate, i miei amici e io
partecipammo a un torneo e la nostra squadra vinse contro gli animatori.
Anche se il pallone è un oggetto comune per tanti, per me, invece, è molto
speciale.
Con un pallone ci si può divertire in molti, o anche da soli, facendo
passaggi contro il muro.
Geomag: una passione eterna!
Federico Ronchi
Un Natale, quando ero piccolo, ricevetti moltissimi regali.
Arrivai all’ultimo da scartare ed era un pacco molto pesante e abbastanza
voluminoso: non vedevo l’ora di aprirlo. Il regalo era da parte dei miei
nonni e, appena finii di togliere tutta la carta che lo avvolgeva,
scoprii che si trattava di una miriade di magneti Geomag, con i quali
potevo divertirmi a inventarmi costruzioni e a sfidare la forza di gravità
(anche se a quell’età non sapevo nemmeno cosa fosse).
Ogni volta che tornavo dalla scuola materna, avevo in mente una
nuova forma geometrica da edificare con piccole barrette magnetiche
colorate e sfere anch’esse magnetiche. Dalle forme più semplici,
come le piramidi, alle forme più complesse, come l’icosaedro.
Dopo qualche tempo iniziai a trascurarli e a lasciarli in disparte , fino
a quando, un Natale successivo, ne ricevetti un altro pacco. Nell’istante
in cui li vidi, mi ritornarono alla mente tutti i momenti felici passati
con quelli precedenti, così ripresi a giocarci, unendoli ai vecchi. Da quel
momento riuscii a costruire solidi dalle forme bizzarre,
sempre più
complicate e ogni volta che me ne veniva in mente una, provavo gioia ed
emozione.
Ancora adesso mi diverto molto a giocare con essi, non mi stanco mai,
anche perché, usandoli, posso conoscere il mondo del magnetismo, della
geometria, della fisica, dell’architettura e dell’ingegneria, alcune delle
quali sono le mie materie di studio preferite. Ogni giorno tento
costruzioni più difficili e faccio esperimenti per sfidare la forza di
gravità, come appendere il maggior numero di sfere ad una sola barretta.
I Geomag rappresentano per me un gioco divertente, che mi appassiona e
mi fa imparare cose nuove.
Il mio amico d'infanzia
Davide Vacchini
Nella mia camera ho ritrovato un sacco pieno di pupazzi, gli amici della mia
infanzia, gli amici che mi hanno sempre fatto compagnia.
Tirando fuori tutti i pupazzi, ho ritrovato anche Lio, un lupo. Il suo pelo è
lungo, di un bel marrone. Gli occhi di Lio sono azzurri. Le orecchie sono
piccoline come il nasino, nero; la bocca è aperta e liscia, con la lingua fuori
e questo dona al muso di Lio un'espressione scherzosa e felice. La sua
coda è lunga e morbida.
Con Lio ho condiviso molte emozioni, momenti belli e momenti tristi: mi ha
fatto compagnia diverse notti, soprattutto all'inizio, quando avevo paura
del buio e lui è stato un vero amico.
Un amico ritrovato
di Alessandro Naracci
In casa custodisco come un tesoro la testa di un pupazzo: è
di plastica gialla, poco più grande di una mela, ha due
antennine rotonde e verdi, due occhioni splancati, il viso paffuto, la bocca
sorridente.
Quando la vidi la prima volta mi suscitò una grande tenerezza. Non so
bene a che genere di gioco o di pupazzo appartenga e la ragione è nella
storia del suo ritrovamento: da piccolo andavo sempre al parco giochi ed
un giorno la trovai sotto un grosso cespuglio, sporca di fango e
ingarbugliata tra i rami. Dal primo momento mi piacque e cercai un posto
all'interno del parco, dove nasconderla, di modo che gli altri bambini non
potessero vederla.
Un pomeriggio andai, come al solito, al parco, per ritrovare il mio gioco nel
punto in cui lo avevo nascosto, ma era sparito: in lontananza, vidi che un
bambino lo stava prendendo a calci e lo lanciava per aria; io, infuriato,
corsi subito a riprendermelo, ma lui non volle restituirmelo e, anzi, iniziò a
correre per il parco, portandoselo via. Poi tornò da me, senza il mio piccolo
tesoro, e mi disse:
«Se lo vuoi, devi andare a cercartelo!»
Così feci: mi misi a rovistare in ogni angolo del parchetto, ma non lo
trovai, finché vidi spuntare qualcosa di giallo da un cespuglio: corsi a
vedere se fosse “lui” e, con grande felicità, lo riconobbi. Lo presi e decisi
di portarmelo a casa, al sicuro da altri bambini che lo avrebbero trattato
male.
Da quel giorno lo tengo sulla mia mensola e ancora oggi, guardandolo, mi dà
gioia e serenità.
Un cartoncino di ricordi
di Ottavia Liardo
Il mio tesoro non ha molti anni ma molta storia.
É un cartoncino plastificato: “Un cartoncino?!”, vi starete chiedendo. Sì,
proprio così.
È giallo, con attaccati disegni, foto e scritte. Si tratta del regalo che le
mie maestre delle elementari ci hanno consegnato alla fine della quinta.
In alto, a sinistra, c'è un mio ritratto, fatto in prima elementare, sotto
cui c'è parte di un testo di riflessioni sul nostro primo giorno di scuola,
che la maestra d'italiano ci aveva chiesto di scrivere.
In alto, a destra, c'è, invece, un altro mio testo, che riguardava la mia
persona, le mie caratteristiche e, sotto ad esso, un disegno creato in
quinta elementare: confrontandolo con il ritratto del primo anno, ho
notato la mia trasformazione, il che mi ha fatto riflettere.
In mezzo ci sono le considerazioni che le mie amiche hanno scritto su di
me. Una di loro è Melissa, migliore amica dalla scuola materna, con la quale
c'è un legame speciale che si è evoluto col tempo. La seconda frase è da
parte della mia amica Marta.
Ci sono, poi, quattro foto della mia vecchia classe, nei quattro anni
precedenti, durante alcune gite; due mi piacciono particolarmente: una è
stata scattata durante un'escursione con il CAI, in seconda o forse in
terza elementare, l'altra risale alla nostra visita all'EXPO, l'anno scorso,
il ventidue maggio: è stata la gita più bella, c'era stata da poco
l'inaugurazione e in più respiravamo l'atmosfera internazionale dell'EXPO.
Tra le foto, c'è una dedica da parte delle mie maestre, che mi fa pensare
ad alcuni momenti più dolci.
Questo è il mio tesoro, il ricordo speciale dei mie anni alle elementari.