Dossier Brasile

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Dossier Brasile
Missione in Brasile
Belo Horizonte e San Paolo,
27-30 marzo 2006
Documentazione di supporto
1
CONTENUTO
•
Dossier Brasile: presenza e operatività del sistema bancario italiano
in Brasile ed altri elementi di approfondimento su questioni
economico-finanziarie
•
Dati macroeconomici relativi al Brasile e rapporti con l’Italia
•
Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano
2
D
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ER
RB
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RA
AS
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LE
E
Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile
ed altri elementi di approfondimento su questioni economicofinanziarie
3
I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile
a.
Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane in Brasile
b.
Valutazione del Rischio Paese Brasile
c.
Operatività delle banche italiane con il Brasile
II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario
brasiliano
a.
Tassi di interesse e razionamento del credito sul mercato brasiliano
b.
Assetti proprietari del settore bancario e processi di privatizzazione
c.
Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni)
III. Atre questioni economiche e finanziarie che potrebbero essere oggetto di
approfondimento con le Autorità e con i rappresentanti delle Federazioni
Industriali brasiliane
a.
Il programma “Avança Brasil” e la nuova legge sulle Partecipazioni Pubblico-Private
b.
I
rapporti
della
Repubblica
Federale
del
Brasile
con
il
Fondo
Monetario
Internazionale
c.
Il processo di integrazione interregionale: il Mercosur
d.
Le relazioni tra Mercosur e Unione Europea
e.
Gli strumenti finanziari e i programmi di cooperazione dell’Unione Europea con il
Brasile
f.
g.
Gli interventi della Banca Interamericana di Sviluppo
Strumenti della cooperazione italiana
4
I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile1
a. Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane in Brasile
Sono presenti in Brasile, nella città di San Paolo, tre banche italiane, SanPaolo IMI,
Unicredit (anche tramite il Gruppo HVB) e Banche Popolari Unite con cinque dipendenze (di
cui quattro con un ufficio di rappresentanza ed un ufficio operativo del Gruppo UnicreditHVB).
Prospetto riepilogativo
SanPaolo IMI
Unicredit
Unicredit – HVB
Unicredit- HVB
Gruppo Banche Popolari Unite
Banca Nazionale del Lavoro
Banca Intesa
Ufficio di rappresentanza
Ufficio di rappresentanza
Ufficio di rappresentanza
Rappresentanza*
Ufficio di rappresentanza
Italian Desk
Partecipazione in ABN Amro
Real
San Paolo
San Paolo
San Paolo
Rio de Janeiro
San Paolo
San Paolo
-
* rappresentanza specializzata in project financing
Accordi di collaborazione
Numerose banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta, attraverso
accordi di collaborazione con intermediari locali. Si tratta peraltro di un’opzione scelta
anche dalle banche presenti in loco con un Ufficio di Rappresentanza, che ha la funzione di
orientare gli operatori sul mercato ed introdurli nei circuiti finanziari locali.
In particolare, da un’indagine effettuata presso le banche italiane più attive sui mercati
internazionali, è emerso che otto tra i maggiori gruppi bancari italiani hanno stipulato
accordi con banche brasiliane.
Gli accordi sono finalizzati all’assistenza reciproca alla clientela e ad assicurare le migliori
condizioni di accesso al credito. In particolare gli accordi sono volti a facilitare
l’intermediazione dei flussi di import-export, assistere la clientela interessata a investire
nell’area, gestire il trasferimento delle rimesse degli immigrati
Oltre agli accordi sopra menzionati sono attualmente allo studio nuove e sempre più
sofisticate forme di collaborazione interbancaria e finanziaria volte a facilitare l’accesso al
1
Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: sito ufficiale dell’Unione Europea
(www.europa.eu.int/comm/external_relations/brazil/intro/index.htm), Banca Europea degli Investimenti (www.eib.org),
Istituto per il Commercio Estero (www.ice.gov.it), World Investment Report (www.unctad.org), Ministero degli Affari
Esteri (www.esteri.it), Servizi Assicurativi del Commercio Estero (www.sace.it), Banca d’Italia (www.bancaditalia.it),
Eurostat (http://epp.eurostat.cec.eu.int), Istituto nazionale di statistica, (www.coeweb.istat.it), Il sole 24 ore
(www.ilsole24ore.com), Sintesi 2000 (www.sintesi2000.com), Fondo Monetario Internazionale (www.imf.org), Banco
Central do Brasil (www.bcb.gov.br), Federação das Indústrias do Estado de São Paulo (www.fiesp.com.br), Ministério do
Planejamento, Orçamento e Gestão (www.planejamento.gov.br), Inter-American Development Bank (www.iadb.org),
Secretaria de Estado de Desenvolvimento Econômico de Minas Gerais (www.economico.mg.gov.br), Asociación
Latinoamericana de Integración (www.aladi.org), Ministério do Desenvolvimento, Indústria e Comércio Exterior
(www.desenvolvimento.gov.br/sitio/inicial/index.php), rilevazioni ABI.
5
credito (particolarmente difficoltoso a causa degli elevati tassi di mercato) delle imprese
italiane in loco, ovvero delle imprese partner di operatori italiani.
Si segnala infine che SIMEST ha stipulato due accordi di collaborazione con banche
brasiliane per il finanziamento congiunto di iniziative di joint venture tra imprese italiane e
brasiliane.
b. Valutazione del rischio Paese Brasile
Nonostante la fiducia degli investitori nel Paese sia cresciuta negli ultimi anni grazie alle
politiche macroeconomiche di stabilizzazione promosse dal Governo, il giudizio delle
Agenzie di Rating internazionali non si attesta ancora all’investment grade; attualmente il
rating assegnato al Brasile è B1 da Moody’s e BB da S&P, ancorché l’outlook all’inizio di
novembre sia stato elevato da stabile a positivo, in considerazione del tendenziale
miglioramento dei conti con l’estero e delle prospettive di consolidamento della dinamica
del debito pubblico.
Per SACE il Paese si colloca in categoria 5/7, secondo la valutazione del rischio Paese
effettuata in sede OCSE da uno specifico gruppo cui partecipano le Export Credit Agencies
dei Paesi dell’Organizzazione.
Secondo invece la valutazione effettuata a dicembre 2005 sulla base della matrice ABIBanca d’Italia per la valutazione del rischio Paese ai fini della determinazione del patrimonio
di vigilanza, il Brasile si situa nella 2° classe di rischio, con una corrispondente aliquota di
rettifica del 15% applicabile alle esposizioni non garantite verso il Paese (a fine 2004 il
Paese era in classe 3, cui corrisponde un’aliquota di rettifica del 20%).
d. Operatività delle banche italiane con il Brasile
L’operatività delle banche italiane con il Brasile è volta principalmente al finanziamento
delle esportazioni di beni di investimento, alla realizzazione di infrastrutture ed al
finanziamento di imprese operanti in loco.
Al fine di disporre di un quadro dettagliato ed aggiornato circa l’operatività dell’industry
bancaria in Brasile, nel mese di gennaio 2006 l’ABI ha condotto una specifica indagine
presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali, composto dalle maggiori banche più
attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi
dell’indagine.
6
Plafond Complessivo (mln di €)
Plafond utilizzato (mln di €)
(totale impegni in essere e disponibilità a
gennaio 2006)
Con
Sace
Senza
Sace*
Totale
Con Sace
Senza
Sace
di cui per
export
di cui per
altre finalità
Totale
Util./
Totale
Totale a breve
45,1
560,0
605,1
11,6
444,5
363,0
81,5
456,1
75,4%
Totale a m.l.t.
494,7
790,7
1.285,5
376,6
237,4
77,9
159,5
614,0
47,8%
539,8
1.350,8
1.890,6
388,2
681,9
440,9
240,9
1.070,0
56,6%
Totale
Complessivamente risulta un plafond stanziato di circa 1,9 miliardi di euro, utilizzati al
56,6%. Il 32% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 68% è
allocato sul medio-lungo termine.
Tale allocazione riflette una domanda prevalente per il finanziamento di esportazioni di beni
durevoli, per la realizzazione di infrastrutture (in alcuni casi anche in regime di project
financing), per finanziamenti diretti a imprese a capitale italiano o misto. Molto contenuta
risulta invece la domanda per prestiti a breve a fronte di vendite di beni di consumo2.
Il 71,5% circa del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa, e di questo il
41,5% circa è allocato sul breve termine (pesando per circa il 30% sul plafond totale).
Il plafond SACE invece - che rappresenta il 28,5% del plafond totale - è per il 91,6%
allocato sul medio-lungo termine.
Per quanto riguarda il livello di utilizzo delle risorse, il 57,3% del totale utilizzato è
impegnato per operazioni a medio-lungo termine e il 66,7% ha finalità export.
Il plafond senza copertura SACE è pari al 63,7% del totale utilizzato (pari a circa 1 miliardo
di euro) e rappresenta il 50,5% del totale stanziato senza previsione di copertura
assicurativa; esso è inoltre per il 64,7% impiegato con finalità export e per il 65,2% è
allocato sul breve.
Il plafond SACE è utilizzato al 72% (rispetto al plafond complessivamente stanziato con
previsione di copertura assicurativa); diversamente dal plafond senza copertura, il tiraggio
dei fondi risulta per il 97% sul il medio-lungo termine.
Il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche
stanziamenti destinati a linee di credito open nelle quali possono essere inseriti una serie di
contratti non identificati a priori (secondo lo schema del credito acquirente). Con
riferimento a questa tipologia di linee sei tra le principali banche italiane hanno inserito il
Brasile nell’ambito delle convenzioni quadro stipulate con l’Istituto Assicurativo, per un
importo complessivo di 88 milioni di Euro, di cui circa 65,4 disponibili.
2
Circa i settori delle esportazioni italiane maggiormente finanziati si segnalano sul medio-lungo termine i seguenti:
petrolifero, infrastrutturale, macchinari, autoveicoli, prodotti dell’ICT; sul breve termine sono segnalati invece il settore
agroalimentare, il cuoio ed i prodotti tessili, i mobili ed i semilavorati del legno.
7
II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario
brasiliano
a. Tassi di interesse e razionamento del credito sul mercato brasiliano
Uno dei principali problemi per le piccole e medie imprese operanti in Brasile è l’accesso al
credito. Se da un lato viene spesso indicato lo scarso merito di credito delle imprese stesse
tra le principali ragioni di tale situazione, è d’altra parte un dato di fatto che i tassi di
interesse si attestino su livelli molti elevati, costituendo un forte limite al ricorso al capitale
di rischio; ciò è vero in particolare per le piccole e per le micro-imprese, che rappresentano
la maggioranza delle imprese industriali brasiliane e l’elemento più dinamico in termini di
crescita occupazionale.
Al contempo, la limitata attività di finanziamento del sistema brasiliano (i prestiti
rappresentano il 28% degli assets totali) si combina con il massiccio impiego di fondi in
titoli del debito pubblico (che rappresentano a livello di settore circa 1/3 del totale attivo e
beneficiano, tra l’altro, di una ponderazione pari a zero).
Il tasso di interesse di riferimento (SELIC – Sistema Especial de Liquidaçao e Custodia) era
alla fine nel 2005 intorno al 17%, mentre il tasso medio sui prestiti (imprese e famiglie) si
attestava intorno al 48%3 (a fronte di un tasso medio sui depositi del 18% circa).
La presenza di spread molto elevati ha reso il settore bancario brasiliano uno dei più
profittevoli a livello mondiale. I profitti netti del settore (pari a 4,3 miliardi di dollari nel
2004) sono cresciuti dal 2003 al 2004 del 48%, determinando un Roe medio intorno al
16%.
Anche se le politiche di inflation targeting perseguite dal Governo hanno indotto la Banca
Centrale ad un atteggiamento molto cauto nei tagli dei tassi di interesse, le previsioni
indicano tuttavia una riduzione graduale del SELIC per i prossimi anni, con un livello atteso
per il 2007 intorno al 12% (il tasso di inflazione dovrebbe passare dal 6,9% del 2005 al 4%
nel 2007).
Tale diminuzione, che dipenderà anche dal mantenimento del grado di fiducia degli
investitori esteri verso il Paese all’indomani delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2006,
potrà rappresentare un’importante stimolo all’incremento degli investimenti, sia perché
renderà meno difficoltoso l’accesso al credito, sia perché potrà facilitare una moderata
svalutazione della moneta brasiliana nei confronti dell’euro e del dollaro nordamericano,
con ricadute positive nella ripresa di quei settori maggiormente esportatori, soprattutto di
beni primari.
In uno scenario di tassi di interesse decrescenti la principale sfida che il sistema bancario
brasiliano dovrà affrontare sarà dunque legata alla propria capacità di espandere l’attività di
3
Fonte: Banco Central do Brasil, Ottobre 2005.
8
prestito, migliorando le possibilità di accesso al credito della clientela, diversificando le fonti
di profitto su un più ampio spettro di prodotti e servizi e riducendo i costi connessi alle
inefficienze operative ancora esistenti4.
b. Assetti proprietari e privatizzazioni del settore bancario
Il sistema bancario brasiliano ha subito profondi cambiamenti a partire dall’inizio del “Plano
Real”, il piano di stabilizzazione avviato nel 1994 e resosi necessario per la crisi economica
che il Brasile stava attraversando. Nella seconda metà degli anni novanta furono lanciati
diversi programmi di ristrutturazione e rafforzamento del sistema bancario5, che aveva
accumulato elevati livelli di non performing loans e che era stato danneggiato dal fallimento
di alcune grandi banche private6. Uno di questi programmi (PROES, Program of Incentive to
the Reduction of the State-Level Public Sector in the Bank Activity) offriva un pacchetto di
incentivi agli Stati federali per procedere, alternativamente, alla liquidazione, alla
privatizzazione diretta, ovvero al trasferimento delle banche pubbliche locali al Governo
federale per la successiva vendita sul mercato. Nell’ambito del PROES, cui aderirono quasi
tutti gli Stati federali, furono liquidate dieci banche, sei furono privatizzate e altre sei
furono cedute al Governo federale; infine, 16 furono trasformate in Agenzie di Sviluppo e
cinque furono ristrutturate.
Il programma interessava esclusivamente le banche di proprietà dei singoli Stati, ma non le
grandi banche pubbliche del Governo federale, per le quali fu invece lanciato un piano di
ristrutturazione nel 2001, attraverso il quale furono ricapitalizzate.
Complessivamente l’assetto del settore dal 1994 ad oggi è mutato radicalmente: nel 1994
vi erano in Brasile un totale di 246 banche, di cui 146 private, 37 con partecipazione
minoritaria estera, 37 controllate da soggetti esteri e 32 pubbliche. Oggi il numero delle
banche pubbliche è sceso a 164, di cui 14 pubbliche.
La quota di mercato delle banche pubbliche rimane tuttavia molto elevata, rappresentando
oggi il 40% degli assets, ed il 46% circa del mercato dei prestiti. Le principali banche
4
Il tema dell’accesso al credito è una delle questioni al centro dell’attenzione delle Autorità e del mondo imprenditoriale
brasiliano. La FIESP (Confindustria dello Stato di San Paolo), co-organizzatore della missione di Febbraio, ha svolto
numerosi approfondimenti in materia formulando specifiche proposte di miglioramento degli attuali strumenti gestiti da
soggetti pubblici, quali il BNDES, finalizzati ad agevolare l’accesso al credito delle PMI brasiliane, ed in particolare delle
micro-imprese. I dati dimostrano infatti che la principale fonte di finanziamento in Brasile è quella realizzata con fondi
propri e che negli ultimi anni la quota di fondi pubblici canalizzati alle piccole e piccolissime imprese è diminuito, a
favore dei finanziamenti a grandi imprese per la realizzazione delle opere infrastrutturali. (Fonte: Agenda da Indùstria,
Fiesp, ottobre 2005). D’altra parte le esigenze di contenimento della spesa pubblica stanno inducendo le Autorità
brasiliane a studiare forme nuove di intervento che promuovano l’espansione di servizi market–based; nella stessa
ottica è promosso anche lo sviluppo delle banche di credito cooperativo e di organismi di microfinanza.
5
In parallelo fu anche rafforzata la supervisione bancaria, riconoscendo alla Banca Centrale la possibilità di richiedere
aumenti di capitale, di trasferire temporaneamente il controllo di una banca sotto un sistema di amministrazione
provvisoria, ovvero di determinarne la fusione o l’acquisto da parte di un altro istituto finanziario.
6
Il lungo periodo di inflazione che aveva interessato l’economia brasiliana aveva favorito le banche, che avevano tratto
rilevanti guadagni dalle passività sulle quali non erano dovuti interessi (come alcune forme di deposito e di
intermediazione di fondi); tali inflationary gains avevano compensato le inefficienze e talvolta una non prudente
gestione dei rischi; la stabilizzazione dei prezzi si rivelò pertanto “costosa” in termini di minori guadagni del sistema, che
tentò di recuperare margini espandendo l’attività di finanziamento oltre i limiti di una sana e prudente gestione.
9
pubbliche sono il Banco do Brasil (con una quota di assets del 16,3% è anche la prima
banca del Paese), il BNDES (11,85%, terza banca del Paese, preceduta dalla privata Banco
Bradesco) e la Caixa Economica Federal (10,36%, quarta banca del Paese). Per tali banche
non si conoscono le prospettive di privatizzazione, anche considerato il ruolo strategico che
esse svolgono, soprattutto nelle zone rurali, grazie ad una rete capillare di filiali sul
territorio. Inoltre, sia li BNDES che il Banco do Brasil svolgono un’importante attività di
microcredito, per facilitare la quale il Governo brasiliano ha lanciato alcuni specifici
programmi di sostegno.
c. Prospettive di Applicazione del Nuovo Accordo sul Capitale di Basilea 2 e
utilizzo degli IAS (cenni)
Il sistema di regole di vigilanza attualmente vigente in Brasile accoglie in buona misura i
principi dell’Accordo sul Capitale di Basilea I7. Secondo le risoluzioni del dicembre 2004
l’Accordo di Basilea II sarà applicato in generale con l’approccio standardised, mentre solo
alle istituzioni finanziarie che operano anche sui mercati internazionali sarà permesso di
utilizzare l’advanced internal rating approach. La road map prevede un’applicazione
dell’accordo entro il 2011.
Peraltro, secondo alcuni studi condotti dalla Banca Centrale, ad oggi il sistema standardised
non dovrebbe produrre cambiamenti di particolare rilievo negli attuali requisiti di capitale,
mentre l’IRB advanced appare per il momento troppo sofisticato per una sua efficace
implementazione8.
Per quanto riguarda invece l’applicazione degli International Accounting Standards, la
Banca Centrale ha adottato gli IAS nel 2002, imponendo che dal 2005 i bilanci delle banche
siano redatti secondo gli International Finance Reporting Standards.
III. Atre questioni economiche e finanziarie che potrebbero essere oggetto di
approfondimento con le Autorità Brasiliane
a.
Il programma “Avança Brasil” e la nuova legge sulle Partecipazioni PubblicoPrivate
Nel 2000 il Governo brasiliano allora guidato da Cardoso ha lanciato un piano chiamato
“Avança Brasil” (Avanza Brasile) per favorire lo sviluppo sociale del Paese9, anche tramite
7
Anche se la ponderazione a zero è estesa a impegni statali o garantiti dallo Stato anche se quest’ultimo non è un
Paese OCSE o ad esso equiparabile.
8
Peraltro alcune simulazioni condotte hanno evidenziato che i requisiti previsti dall’IRB sono in grado di coprire la
volatilità del tasso di default dei portafogli creditizi al 90% contro il 50% dei requisiti di capitale vigenti oggi.
9
Tra gli obiettivi del programma si ricordano inoltre: la creazione di posti di lavoro; la lotta all’emarginazione sociale e
alla povertà; il rafforzamento della democrazia e la tutela dei diritti umani.
10
la costruzione di grandi opere infrastrutturali. Il programma prevede investimenti pubblici e
privati di oltre 350 miliardi di dollari per un periodo compreso tra il 2000 e il 2007.
Nell’ambito di tale programma, circa 50 progetti e programmi strategici sono stati
selezionati come prioritari nel settore sociale, delle infrastrutture, delle risorse idriche,
dell’ambiente e della comunicazione10. Il piano, che coinvolge anche un’ampia zona della
foresta amazzonica (si prevede che saranno investiti in quest’area tra i 40 e i 45 miliardi di
fondi privati e statali), ha ricevuto aspre critiche per il suo elevato impatto ambientale e in
particolare sulle popolazioni indigene11.
Nonostante gli sforzi compiuti, il piano non è stato fino ad oggi sufficiente a stimolare gli
investimenti; si sono pertanto aggravate le carenze infrastrutturali, che limitano la crescita
del Paese, oggi principalmente guidata dai sostenuti ritmi di incremento delle esportazioni.
Il Governo Lula ha rinnovato l’impegno per gli investimenti nel settore infrastrutturale con il
Programma Pluriennale 2004-2007 (Plano Brasil), definendo strategie ed azioni per la
crescita del Paese; tuttavia, la necessità di contenere il deficit pubblico rende difficoltosa la
realizzazione dei progetti. Pertanto, al fine di far fronte alla crescente necessità di interventi
e di fondi, il Governo ha approvato, nel dicembre 2004, la legge sulle Partecipazioni
Pubblico-Private (PPP), con il preciso intento di convogliare risorse private nel settore
infrastrutturale ad integrazione dei fondi pubblici disponibili (in particolare per opere nel
settore trasporti, realizzazione di strade, aeroporti e porti, ferrovie12).
Più in particolare, lo schema operativo della partnership pubblico-privata prevede che:
- Il Governo federale e le amministrazioni statali e municipali possano impegnare fondi
entro un limite massimo dell’1% delle entrate fiscali13;
- i contratti disciplinino la realizzazione delle opere ed il successivo affidamento in
concessione per una durata massima di 35 anni;
10
In dettaglio il Piano “Avança Brasil” prevede progetti di scolarizzazione infantile, programmi di formazione
professionale, accesso ai servizi sanitari di base e riduzione della mortalità infantile, eliminazione del lavoro minorile,
servizi pubblici di base, abitazioni, sviluppo delle micro e piccole imprese, rivalutazione del patrimonio culturale,
sicurezza e qualità degli alimenti, sicurezza pubblica; costruzione di autostrade, centrali idroelettriche, dighe,
elettrodotti, miniere, gasdotti, pozzi petroliferi, canali di navigazione, porti, ferrovie, aeroporti, acquedotti; realizzazione
della rete idrica nell’area del Nord-Est, opere di irrigazione; protezione, risanamento e preservazione delle aree forestali,
delle riserve naturali; sviluppo di infrastrutture moderne di informazione e comunicazione, servizi di telecomunicazioni in
ospedali, biblioteche, scuole. Oltre a tali programmi strategici, sono stati varati anche Piani di Azione Integrata
finalizzati alla soluzione di problematiche complesse, tra i quali: il “Projeto Alvorada” per combattere la povertà e
l’emarginazione sociale, il “Piano Nazionale di Sicurezza Pubblica”, per prevenire la violenza e ridurre la criminalità, e il
piano “Brasil Empreendedor” per incentivare la formazione di micro, piccole e medie imprese, creando posti di lavoro e
migliorando la capacità imprenditoriale.
11
Gli esperti avvertono che questi progetti porteranno alla distruzione di un'area di Foresta Amazzonica tra il 33 e il 42
per cento dell'attuale estensione. Nella regione sono previsti infatti 8.000 chilometri di strade, l'ampliamento o la
costruzione ex novo di dieci porti e quattro aeroporti, due gasdotti, tre centrali termoelettriche, un ampliamento della
centrale idroelettrica sul fiume Tucurui, quattro canali navigabili (Araguaia-Tocantins di 2250 km, e lungo il fiume
Madeira di 1056 km), chilometri di linee elettriche e oltre a 1.400 km di ferrovie.
12
Altri settori di intervento sono: infrastrutture marittime, settore navale, settore aereo, settore urbano, energia,
acquedotti, trattamento acque, trattamento rifiuti solidi.
13
Per l’anno in corso si tratterebbe per tutto il Brasile di 3,5 miliardi di Reais, oltre un miliardo di Euro.
11
- la partecipazione privata debba raggiungere almeno il 30% del totale, mentre la
partecipazione pubblica sia nella misura massima del 70% (dell’80% qualora vi sia una
partecipazione dei fondi pensione pubblici);
- siano esclusi contratti inferiori ai 20 milioni di Reais (6,7 milioni di dollari)14.
La legge individua due tipi di PPP15: a) la “concessione sponsorizzata”, che prevede che
l’Amministrazione pubblica versi un contributo al concessionario privato, il quale percepisce
al
contempo
i
ricavi
per
i
servizi
prestati
in
concessione;
b)
la
“concessione
amministrativa”, nella quale l’utente finale è l’Amministrazione stessa.
In aggiunta, è stato istituito un fondo di garanzia statale, gestito dal Banco Central do
Brasil di 4 miliardi di Reais (circa 1,23 miliardi di euro) per far fronte ad eventuali casi di
inadempienza del soggetto pubblico contraente.
Secondo le valutazioni governative saranno necessari più di 40 miliardi di Reais (circa 13
miliardi di Euro), su base annua, per il rinnovamento infrastrutturale del Paese, di cui
almeno 13 miliardi di Reais (4 miliardi di dollari) nei prossimi tre anni. Nel gennaio 2004 il
presidente Lula ha presentato alla comunità internazionale un portafoglio di 24 progetti
(irrigazione, autostrade, ferrovie e porti) che per il 75% devono essere finanziati con
risorse private. Si tratta, pertanto, di una grande opportunità per l’attrazione di
investimenti
privati
nazionali
ed
internazionali
in
progetti
infrastrutturali,
per
la
realizzazione dei quali l’intervento pubblico è necessario ma non può coprire integralmente
il relativo fabbisogno finanziario.
Anche i singoli Stati membri della Federazione hanno predisposto Piani Pluriennali di
investimento per il 2004-2007 ed alcuni hanno già adottato provvedimenti in materia di
PPP a livello locale16. In particolare, lo stato del Minas Gerais ha individuato cinque progetti
pilota: l’ampliamento della rete autostradale MG-050, lo sviluppo dei servizi pubblici di base
nei comuni dello Stato con i più bassi indici di sviluppo umano, la costruzione di un centro
amministrativo nel governo di Belo Horizonte, la costruzione di un campus universitario e la
costruzione di prigioni. Lo Stato di San Paolo è stato inoltre il primo a lanciare una gara, in
conformità alla nuova legge, per la costruzione della quarta linea di metropolitana (3,3
miliardi di Reais, 2,4 dal Tesoro statale e 0,9 dai privati). Altri progetti (per un totale di 7
miliardi di Reais) sono stati selezionati da questo Stato come prioritari17.
14
La normativa generale prevede che il Ministero competente proponga la realizzazione di un’opera e richieda al
Ministero della Programmazione Economica l’allocazione sul bilancio statale delle risorse necessarie, se tale richiesta è
approvata, il Ministero proponente provvederà alla stesura del bando di gara e alla successiva scelta dell’impresa
vincitrice.
15
Si tratta di contratti più flessibili sia dei contratti di concessione, in cui il settore privato non riceve contributi dal
settore pubblico, sia dei contratti di fornitura, in cui non si è autorizzati ad applicare tariffe e la durata massima è di 5
anni.
16
In realtà, gli Stati di Minas Gerais e San Paolo lo hanno fatto prima del Governo federale.
17
Autostrada Tamoios, trattamento dell’acqua a Taiaçupeba, trasferimenti marittimi, corridoio Nordest Campinas e il
centro sportivo a Ibirapuera
12
b.
I rapporti della repubblica Federale del Brasile con il Fondo Monetario
Internazionale
Come già detto, nel 1994 il Brasile ha attuato un ambizioso piano di riforma, il “Piano
Real”, caratterizzato da rigorose politiche macroeconomiche di stabilizzazione e da riforme
strutturali. Tra il 1994 e il 1998 il programma ha raggiunto buoni risultati in termini di
stabilizzazione monetaria (il tasso annuale di inflazione è sceso dal 2700% al 3% in quattro
anni), di crescita economica (4% annuo in media) e di riforme strutturali (privatizzazioni,
deregolamentazioni e ristrutturazione del sistema bancario). Il “Piano Real” non è riuscito
tuttavia a contenere il disavanzo pubblico (8% del PIL nel 1998), il debito estero, pari a
243 miliardi di dollari (31,2%% del PIL), e il deficit delle partite correnti (4,3 del PIL nel
1998), accentuando la vulnerabilità esterna del Brasile. Gli investitori internazionali, per il
timore di una massiccia svalutazione del Real, cominciarono a ritirare i capitali. La Banca
Centrale, per contrastare la fuga di capitali, fu costretta a difendere la moneta, bruciando
tutte le riserve internazionali (50 miliardi di dollari) e innalzando i tassi di interesse. In
conseguenza del forte squilibrio della bilancia dei pagamenti (il deficit passò da 7,845 nel
1997 a 17,625 miliardi di dollari nel 1998) e del rallentamento della crescita (dal 3,5% nel
1997 allo 0,5% nel 1998), nel dicembre 1998 il Governo brasiliano concordò con il Fondo
Monetario Internazionale un primo programma triennale di aggiustamento strutturale.
L’intervento del FMI con uno specifico stand-by agreement18 di 18 miliardi di dollari (pari al
600% della quota di capitale brasiliana del FMI, circa 3 miliardi di dollari) prevedeva tra
l’altro:
• il consolidamento fiscale, finalizzato al raggiungimento di avanzi primari di bilancio
(dal 2,6 al 3 per cento del PIL tra il 1999 e il 2001); l’aumento dei contributi
pensionistici dei dipendenti pubblici e del prelievo fiscale sulle transazioni finanziarie;
• una politica monetaria restrittiva, diretta principalmente alla difesa del tasso di
cambio;
• l’attuazione di una serie di riforme strutturali (tra cui impegni in materia di controllo
della spesa pubblica, di welfare pubblico, di istruzione e sanità, privatizzazioni nel
settore elettrico, bancario e delle public utilities).
Il programma di risanamento consentì al Paese di resistere alle difficoltà del default della
vicina Argentina, al rallentamento dell’economia USA ed alla crisi energetica19. Ciò
18
E’ l’accordo standard mediante il quale i Paesi membri che sperimentino temporanei squilibri della bilancia dei
pagamenti sono autorizzati a prelevare un ammontare pari al 100 per cento della propria quota su base annuale e al
300 per cento della propria quota su base cumulativa dal Conto Generale delle Risorse (General Resource Account –
GRA). Gli acquisti delle tranche di credito sono soggetti all’obbligo di riacquisto entro quattro anni al massimo dalla data
del primo prelevamento, con aspettative di riacquisto a partire dai 27 mesi dal primo tiraggio. La durata tipica degli
accordi è di 12-18 mesi, estendibile a 3 anni.
19
Nel 2001 il Brasile ha affrontato la peggiore crisi energetica degli ultimi 70 anni dovuta soprattutto alla persistente
siccità, che ha ridotto la portata dei fiumi che alimentano le centrali idroelettriche, e della mancanza di investimenti in
nuove centrali idroelettriche e in fonti alternative di energia. Circa il 38% dell’energia totale viene generata da centrali
idroelettriche, rilevando la forte dipendenza del Brasile dalle fonti idroelettriche oltre che dal petrolio. Il Governo
13
nonostante, al termine dello stand-by agreement del 1998 il Brasile era ancora molto
indebitato ed il Real continuava a perdere valore, causando un aumento del tasso di
inflazione e costringendo il Governo a manovre restrittive (che hanno portato i tassi di
interesse al 19% nel settembre 2001), con effetti negativi sulla crescita economica.
L’intervento del FMI nel settembre del 2001, con un prestito a 15 mesi di 15,58 miliardi di
dollari, si rese pertanto necessario per scongiurare il pericolo di un riscadenzamento della
posizione debitoria o di un default.
L’ultimo programma (Stand-by Arrangement) approvato dall’FMI in favore del Brasile è
stato avviato nel settembre del 2002 (30,7 miliardi di dollari) per contrastare le turbolenze
finanziarie causate dalle pressioni sui tassi di interesse e sul tasso di cambio derivanti dalle
incertezze del quadro politico antecedente le elezioni presidenziali dell’ottobre 2002. Il
programma è terminato il 31 marzo scorso e le autorità brasiliane non solo non ne hanno
richiesto il rinnovo, data la buona performance economica del Paese20, ma hanno
annunciato la cancellazione anticipata del debito con il FMI21. Rimangono però ancora da
affrontare problemi, come l'indebitamento esterno del Brasile (per 226 miliardi di dollari,
26,2% del PIL) e quello interno (per circa 200 miliardi, 24,4% del PIL), oltre ad una
situazione di squilibri sociali ancora molto accentuata.
Con specifico riferimento al settore bancario, si segnala che nell’ambito dei rapporti del
Brasile con il FMI, il Paese si è impegnato: a migliorare il sistema di supervisione bancaria,
la trasparenza e l’efficacia del sistema di controllo, la revisione contabile e il reporting della
Banca Centrale; a modificare la legge sulla bancarotta (approvata nel dicembre 2004); a
compiere progressi nel processo di privatizzazione delle banche degli Stati federali.
La tabella seguente riassume tutti gli interventi del FMI a favore del Brasile dal 1998.
Stand-By Arrangement FMI - Brasile
Data di approvazione
Data di scadenza
Importo approvato
Importo Utilizzato
6 settembre 2002
31 marzo 2005
30,7 mld di dollari
22,9 mld di dollari
14 settembre 2001
5 settembre 2002
15,6 mld di dollari
14,7 mld di dollari
2 dicembre 1998
14 settembre 2001
18 mld di dollari
13,2 mld di dollari
brasiliano è intervenuto con un piano di razionamento dell'energia, imponendo una riduzione del 35% nell’illuminazione
pubblica, proibendo l’illuminazione di monumenti e statue, sospendendo l’installazione di nuove linee elettriche urbane e
rurali ed esortando le industrie a preparare piani di emergenza per ridurre il consumo.
20
La combinazione di alti surplus primari di bilancio, l’inflation targeting, il regime di tassi di cambio flessibile e
l’apprezzamento del real hanno ridotto le vulnerabilità ed aumentato la fiducia dei mercati finanziari nonostante le
incerte condizioni politiche
21
Per compiere questo storico passo, il Governo ha deciso di usare una parte delle riserve monetarie federali,
(ricostituite dopo gli attacchi speculativi al real) stimate in circa 67 miliardi di dollari, ripristinandole poi con il surplus
maturato nel 2005, anno di ingente crescita economica per il Paese sudamericano. La cancellazione consente un
risparmio di oltre 900 milioni di dollari in interessi fino al 2007, quando avrebbe dovuto estinguersi l’ultimo pagamento.
14
c.
Il processo di integrazione interregionale: il Mercosur
Con il trattato di Asunción, firmato nel marzo del 1991 da Argentina, Brasile, Paraguay e
Uruguay22, nasce il Mercato Comune del Sud (Mercosur), volto alla creazione di un’area di
libero scambio e di un’unione doganale tra gli Stati membri entro il 200623. Gli obiettivi
principali del Mercosur sono:
-
la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi tra gli Stati membri,
attraverso la riduzione progressiva dei dazi, accompagnata dall’eliminazione delle
barriere non tariffarie;
-
la fissazione di una tariffa esterna comune (a partire dal 1995) al 20%24 su circa
l'85% dei prodotti, mentre per il restante 15% si è prevista l’applicazione di tale
tariffa entro il 2006;
-
la libera concorrenza tra i sistemi economici degli Stati membri, attraverso il
coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali in materia di commercio
estero, agricoltura, industria, sistema monetario, valutario e fiscale, servizi, dogane,
trasporti e comunicazioni;
-
l’impegno alla modifica delle eventuali normative interne in contrasto con il processo
di integrazione.
Rispetto al prefissato termine del 2006 l’unione doganale è ancora incompleta e la libera
circolazione dei prodotti non si applica a quelli importati dai Paesi esterni all’area. Inoltre, lo
scorso febbraio, Argentina e Brasile hanno raggiunto un accordo che introduce i meccanismi
di adattamento competitivo: se un Paese si considera penalizzato dall’altro per le eccessive
importazioni in un settore produttivo (è avvenuto di recente per diversi comparti argentini
quali elettrodomestici, automobili, calzature e tessile), può chiedere l’introduzione, per una
durata massima di quattro anni, di limiti quantitativi e dazi doganali fino al 90% di quelli
applicati secondo l’accordo Mercosur sulle merci provenienti dai Paesi non membri.
22
Bolivia, Cile, Colombia ed Ecuador godono dello status di Paesi associati e nel dicembre 2005 è stata sancita l’entrata
del Venezuela, che sarà effettiva nell’arco di tre anni.
23
Le origini del processo di integrazione del Mercosur si possono far risalire ai tentativi di integrazione latinoamericana
degli anni sessanta, con l’istituzione dell’Associazione Latinoamericano di Libero Commercio (ALALC), il cui obiettivo era
la creazione di un’area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Cile, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay, Colombia,
Ecuador, Venezuela e Bolivia. L’impossibilità di raggiungere l’obiettivo entro i termini prefissati (15 anni) portò alla
creazione, nel 1980, dell’Associazione Latinoamericana di Integrazione (ALADI), che sostituì l’ALALC, e il cui obiettivo
non era creare un’area di libero scambio, ma piuttosto una zona economica preferenziale che promuovesse iniziative
bilaterali differenziate a seconda del livello di sviluppo di ciascun Paese. L’ALADI è un’associazione aperta all’adesione di
qualsiasi Paese latinoamericano e nel 1999 anche Cuba diventò membro. Tuttavia, l’impulso principale al Mercosur
derivò dal processo di integrazione bilaterale tra Argentina e Brasile iniziato nel 1986 con la firma dell’Atto di
integrazione argentino-brasiliana.
24
Lo 0% nella tariffa esterna comune viene applicato ai beni importati ed ai prodotti particolari come i libri, i giornali,
prodotti petroliferi, ecc.; dal 2 al 10% si applica sulle materie prime e semilavorati industriali; il 12% si applica sui beni
strumentali, informatici e per le telecomunicazioni; dal 15 al 20% per i beni di consumo durevoli; 22,5-35% per i
prodotti finiti. I Paesi possono continuare ad applicare il proprio regime tariffario per il commercio intra-regionale ed
esterno nei settori dello zucchero, automobilistico, tessile e dell’abbigliamento. Inoltre, al momento dell’entrata in vigore
dell’unione doganale, è stato concesso ai singoli Paesi di presentare una lista di massimo 300 prodotti che potevano
essere esclusi temporaneamente dal regime tariffario esterno comune.
15
Si tratta di misure che tendono a rallentare il processo di integrazione interregionale, il cui
completamento potrebbe invece aprire rilevanti opportunità per le imprese che investono
nell’area.
d.
Le relazioni tra Mercosur e Unione Europea
Il Mercosur conta una popolazione di oltre 235 milioni di abitanti, un prodotto interno lordo
di 620 miliardi di euro ed ha fatto registrare una crescita del 4,1% nel 2004,
rappresentando oggi il quarto mercato mondiale dopo l’UE, gli USA ed il Giappone. L’area
produce il 64% del PIL e il 33% dell’intero commercio del continente sudamericano25.
Data la rilevanza economica dell’area, l’Unione Europea è stata sempre una decisa fautrice
del
processo
di
integrazione
regionale
del
Mercosur,
in
vista
della
creazione
di
un’associazione “transatlantica”.
L’interscambio UE-Mercosur rappresenta il 44,7% del commercio dell’Unione Europea con
tutta l’America Latina. L’Unione Europea è infatti il primo partner commerciale del Mercosur
(nel 2004 pesava per il 25% dell’interscambio totale del Mercosur) con una quota pari al
26,9% delle importazioni (gli Stati Uniti registrano una quota del 21,8% e la Cina del 5,6%)
e al 24,2% delle esportazioni (gli Stati Uniti hanno una quota del 18,2% e la Cina del 6,9%)
del Mercosur; l’UE è inoltre il primo investitore nell’area con 1,031 miliardi di euro di IDE nel
2004 (nel 2000 gli IDE avevano raggiunto i 26,5 miliardi di euro). Il Mercosur rappresenta
invece il nono partner commerciale dell’Unione Europea (con una quota del 2,75% delle
importazioni e dell’1,91% delle esportazioni). La bilancia commerciale è a favore del
Mercosur con un avanzo di 9,9 miliardi di euro.
In particolare, l’UE rappresenta il primo mercato di sbocco per le esportazioni agricole dei
Paesi del Mercato del Sud, che pesano per il 63% sul totale delle importazioni europee
dall’area.
L’UE
esporta
invece
principalmente
prodotti
industriali
(macchinari
e
apparecchiature meccaniche) pari al 50% delle esportazioni totali, seguiti da prodotti chimici
(22,5%).
L’Italia ha una quota dell’1,4% delle esportazioni e dello 0,9% delle importazioni del
Mercosur. Per quanto riguarda gli IDE, nel 2004 il flusso dell’Italia è stato pari a 161 milioni
di euro (con 1.193 milioni di euro nel 2000). Gli altri investitori europei nell’area sono:
Regno Unito (253 milioni di euro), Spagna (223 milioni di euro), Germania (213 milioni di
euro), Portogallo 8193 milioni di euro) e Francia (177 milioni di euro).
25
Per quanto riguarda il commercio intra-regionale, l’interscambio nel 2004 è risultato pari a 34,63 miliardi di dollari
rappresentando circa il 18% del commercio totale dell’area. Tra il 1991 e il 2004 le importazioni e le esportazioni intraregionali sono aumentate quasi del 230% (Dati UNCTAD).
16
Il rapporto tra UE e Mercosur risale al 1992 con l’Accordo Interstituzionale, il cui obiettivo
era il trasferimento di competenze in materia di integrazione regionale sotto il profilo
politico, economico ed istituzionale. In seguito, nel dicembre 1995 a Madrid, l’UE e i Paesi
del Mercosur firmarono un Accordo Quadro di Cooperazione Interregionale, propedeutico
alla firma, non ancora avvenuta, di un Accordo di Associazione Interregionale UE-Mercosur,
il cui obiettivo principale, sotto il profilo economico, è la creazione di un’area di libero
scambio26.
I negoziati per l’Accordo di Associazione Interregionale UE-Mercosur, iniziati nell’aprile del
2000, si sviluppano su tre assi fondamentali:
- un partenariato per le questioni politiche e di sicurezza;
- una migliore cooperazione in campo economico e istituzionale;
- la creazione di una zona di libero scambio che, nel rispetto delle regole dell’OMC,
tenga conto della sensibilità di alcuni prodotti, specificamente di quelli agricoli.
In particolare, la liberalizzazione reciproca dei mercati riguarda il commercio dei beni e dei
servizi, gli investimenti, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, le normative in materia
di appalti pubblici.
Fino all’estate 2004 si è registrato un graduale e sostanziale progresso nei negoziati, che
hanno attualmente raggiunto una fase di stallo a causa della riluttanza reciproca a fare
concessioni su dossier importanti quali l'accesso al mercato per i prodotti agricoli27 e per
quelli industriali28. La difficile prosecuzione del negoziato EU-Mercosur dipende peraltro
dagli esiti in ambito multilaterale dell’attuale round OMC (Doha Round), soprattutto in tema
di rimozione dei sussidi agricoli europei29.
Si ricorda che i negoziati UE-Mercosur sono andati di pari passo (e in diretta concorrenza)
con un altro importante negoziato nell’agenda del Mercosur: la formazione dell’Area di
Libero Scambio delle Americhe (Free Trade Area of the Americas, FTAA, ovvero Área de
Libre Comercio de las Américas, ALCA).
26
Si tratta del primo accordo tra blocchi regionali ed è un programma di ampia portata poiché, al di là degli aspetti
economici e commerciali, è finalizzato ad intensificare il dialogo politico tra le due aree, nel segno della promozione e del
consolidamento delle istituzioni democratiche e delle libertà fondamentali.
27
I negoziati in questo settore sono particolarmente importanti per il Mercosur in quanto le esportazioni di prodotti
agricoli verso l’UE rappresentano il 35% del totale delle esportazioni agricole e il 48% delle esportazioni verso l’Unione
europea.
28
I paesi del Mercosur considerano di vitale importanza l’apertura del mercato comunitario alle esportazioni dei loro
prodotti agricoli, mentre l'UE ritiene prioritario facilitare l'accesso dei prodotti industriali e dei servizi ai mercati del
Mercosur.
29
Il Brasile, infatti, insieme a Cina, India e Sud Africa, guida il G20 (Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica,
Cuba, Ecuador, Guatemala, Messico, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Perù, Filippine, Tailandia e Venezuela), il gruppo di
Paesi emerso nell’arena commerciale internazionale come elemento di multipolarità, indebolendo la bipolarità costruita
da USA e Unione Europea. Dopo il fallimento del vertice OMC di Cancún nel settembre 2003, i Paesi in via di sviluppo,
guidati dal G20, sono diventati interlocutori attivi nei negoziati commerciali internazionali. L’obiettivo del G20 è quello di
combattere la politica agricola di UE e Usa mediante: la riduzione dei sostegni interni; l’eliminazione dei sussidi
all’esportazione; il miglioramento dell’accesso al mercato dei prodotti provenienti dai Paesi in Via di Sviluppo.
17
Il processo30 iniziato nel 1994 mira ad integrare tutti i paesi Americani (Nord e Sud), ad
eccezione di Cuba, in un'unica zona di libero scambio, accrescendo gli investimenti e
promuovendo la concorrenza.
Il progetto rimane tuttavia per il momento lettera morta, dopo il fallimento del vertice di
Mar del Plata lo scorso novembre. La proposta americana, sostenuta da Canada, Messico e
Colombia, di un accordo di massima per varare il libero scambio di merci si è scontrata con
l’opposizione dei Paesi del Mercosur (Argentina e Brasile) e del Venezuela, che pongono
come condizione indispensabile per proseguire i negoziati l'abolizione delle sovvenzioni
interne e degli sbarramenti eretti a difesa dei prodotti agricoli nazionali da parte degli Usa.
Al momento, non è stato neanche riprogrammato un nuovo vertice per la definizione delle
tappe necessarie alla realizzazione dell’ALCA.
e.
Gli strumenti finanziari e i programmi di cooperazione dell’Unione Europea
con il Brasile
Gli attuali rapporti tra l’Unione Europea e il Brasile sono regolati dall’Accordo Quadro di
Cooperazione EC-Brasile del 1992 e dall’Accordo Quadro di Cooperazione EU-Mercosur del
1995. Nell’ambito di tali accordi, si segnalano i seguenti strumenti finanziari e di
cooperazione bilaterale:
- La Banca Europea per gli Investimenti
In qualità di istituzione finanziaria dell’Unione Europea, la BEI sostiene progetti di
investimento nei Paesi firmatari di accordi di cooperazione con l’Unione Europea. I
finanziamenti al Brasile, in quanto tale, rientrano nel mandato della BEI per i Paesi ALA
(Asia ed America Latina) pari a 2,48 miliardi di euro per il periodo 2000-200731. La BEI
interviene con prestiti individuali per progetti di grandi dimensioni (superiori ai 25 milioni
di euro) concessi direttamente al promotore del progetto (di norma il governo locale),
che possono coprire fino al 50% del costo totale dell’operazione. Nel caso di progetti di
piccola e media dimensione (inferiori ai 25 milioni di euro) la BEI concede prestiti globali
ai soggetti privati attraverso banche locali intermediarie. Il Brasile è il principale
beneficiario dei prestiti BEI in America Latina (52% dell’attività nell’area) con 21 progetti
approvati per un totale di 1 miliardo di euro32 . Tra i maggiori investimenti sostenuti si
ricordano: Pirelli (per un valore di 22 milioni di euro nel 1997 per la costruzione di un
impianto di fibre ottiche a Sorocaba, garantiti dalla Banca Commerciale Italiana, e 40
milioni di euro nel 1999 per espandere la capacità produttiva dei tre impianti di
30
Si tratta di un'iniziativa del 1990 dall'amministrazione statunitense, lanciata con il Summit delle Americhe a Miami nel
1994 e riattivata al Summit di Quebec City nel 2001.
31
Il primo mandato per i Paesi ALA risale al 1993.
32
Solo negli ultimi cinque anni il Brasile ha ricevuto finanziamenti per 595 milioni di euro, superiori ai 556 milioni di
euro destinati alla Cina.
18
pneumatici), TIM, Telefonica, Itaú-BBA, Volkswagen, Mercedes, Veracel e il gasdotto
Brasile-Bolivia.
- Programmi di cooperazione UE - Brasile
L’Unione Europea ha stanziato 64 milioni di euro per il Brasile per il periodo 2001-2006
(Il Country Strategy Paper per il 2007-2013 è in fase di negoziazione) per l’attuazione
delle riforme economiche, il sostegno allo sviluppo sociale e la tutela dell’ambiente. La
maggior parte delle risorse finanziarie dei progetti in fase di attuazione è destinata
all’ambiente, particolarmente nel quadro del Programma Pilota per la protezione della
foresta tropicale brasiliana.
- Programmi di cooperazione UE - Mercosur
Il Brasile beneficia inoltre degli interventi di cooperazione e assistenza tecnica previsti
dall’Unione Europea in favore del Mercosur (48 milioni di euro stanziati attraverso il
Regional
Strategy
Paper
del
2002-2006),
nell’ambito
dell’Accordo
Quadro
di
Cooperazione del 1995, finalizzati a rafforzare il processo di integrazione tra le due
regioni.
- Programmi di cooperazione UE - America Latina
Inoltre, il Brasile si avvale di programmi di cooperazione economica dell’Unione Europea
destinati all’America Latina nel suo complesso: AL-INVEST (40 milioni di euro per il
2002-2006, promuove investimenti e scambi commerciali tra PMI europee e PMI
latinoamericane), URB-AL (50 milioni di euro, collaborazione tra le città per progetti di
sviluppo urbano), ALFA (27 milioni di euro, collaborazione tra università), ALIS
(informatica), ALURE (settore energetico).
Non sono disponibili dati sul coinvolgimento delle imprese italiane nei programmi sopra
illustrati.
f.
Gli interventi della Banca Interamericana di Sviluppo
Un’altra importante fonte di finanziamento per progetti di investimento in Brasile è
rappresentata dalla Banca Interamericana di Sviluppo (BID), fondata nel 1959 al fine di
ridurre la povertà e promuovere l’equità sociale e la crescita economica nella regione33.
La Banca Interamericana di Sviluppo finanzia una vastissima gamma di progetti e
programmi nei Paesi dell'America e dei Carabi, la cui realizzazione genera opportunità di
lavoro per le imprese dei Paesi membri, tra cui l’Italia. La Banca concede prestiti a lungo
termine (15-25 anni) a tassi agevolati ai suoi Membri e alle imprese private situate nei loro
33
Agli originari 19 membri latinoamericani e agli Stati Uniti, si aggiunsero in seguito altri Paesi americani ed europei per
un totale di 47. La quota di ciascuno è calcolata in rapporto al capitale sottoscritto, pari ad un totale di 101 miliardi di
dollari. Il Brasile e l’Argentina sono i maggiori azionisti con 900.154 azioni, corrispondenti ad altrettanti voti, con una
quota sul totale del 10,7% (l’Italia, come Francia e Germania, dispone di 158.638 azioni con una quota dell’1,8%).
19
territori, nei settori delle infrastrutture, dell’energia, dell’ambiente, del turismo, del
commercio, dello sviluppo urbano, dei trasporti e dell’industria.
Il Programma Operativo di Finanziamento del Brasile34 del 2004-2005 prevedeva 23
progetti per un intervento finanziario complessivo di 3,5 miliardi di dollari ripartiti in vari
settori
tra
cui
infrastrutture,
lotta
alla
povertà
e
promozione
dell’equità
sociale,
miglioramento delle aree urbane. Non sono ancora disponibili dati sullo stato di attuazione
di tale programma.
All’interno del BID operano due istituzioni specializzate: la Corporazione interamericana di
investimento (CII)35, per l’appoggio finanziario alle Piccole e Medie Imprese, e il Fondo
multilaterale di investimento (FOMIN), che fornisce assistenza tecnica per investimenti
finalizzati a riforme di mercato, formazione professionale e innovazione tecnologica delle
Piccole e Medie Imprese.
Nel 1992 la CII ha istituito un “Fondo Italia” di 2,2 milioni di dollari per finanziare attività di
assistenza tecnica (studi di fattibilità, attività pilota, trasferimento di tecnologia) ad imprese
italiane in relazione alle operazioni della CII.
g.
Strumenti della cooperazione italiana
Il Brasile non è eleggibile a programmi di credito d'aiuto del Ministero degli Affari Esteri
(gestiti dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo) in quanto ha superato la
soglia di reddito prevista dalla normativa OCSE.
Tuttavia, nel 2006 l’Italia ha stanziato cinque milioni di euro per lo sviluppo infrastrutturale
e ambientale dei Paesi dell'America Latina, nell’ambito dell'accordo-quadro di cooperazione
firmato il 2 febbraio scorso con la Corporación Andina de Fomento (CAF)36, volto ad
incrementare il volume e l'efficacia del contributo italiano allo sviluppo dei Paesi andini ed a
favorire l'inserimento del Sistema-Paese Italia nelle operazioni che la CAF finanzia nella
regione, offrendo in tal modo un nuovo incentivo all'internazionalizzazione delle imprese
italiane.
Nel corso degli ultimi anni, alcune imprese italiane di costruzione si sono aggiudicate
contratti per un valore complessivo di 400 milioni di dollari, nell'ambito delle attività
finanziate dalla Corporación Andina de Fomento.
Nel quadro del rilancio in atto delle relazioni bilaterali, il Ministro Fini ed il suo omologo
Celso Amorim, hanno sottoscritto lo scorso 17 ottobre a Roma una Dichiarazione congiunta
34
Fino al 2005, il Brasile ha ricevuto dal BID un totale di 358 prestiti per un ammontare di 27,8 miliardi di dollari, 348
doni per 207,7 milioni di dollari, 13 investimenti per 44,3 milioni di dollari e 4 garanzie per 228 milioni di dollari.
35
La CII opera attraverso una molteplicità di strumenti quali: prestiti diretti alle PMI, investimenti in capitale o quasicapitale, linee di credito ad intermediari finanziari locali, investimenti in fondi di capitale privato nazionali o regionali,
garanzie.
36
La CAF e' una banca di sviluppo multilaterale istituita alla fine degli anni '60, figura tra le maggiori istituzioni
finanziarie dell' America Latina. Originariamente creata su impulso dei governi di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e
Venezuela, la banca latino-americana si è progressivamente ampliata attraverso l'apporto di altri 11 Paesi, tra i quali
Argentina, Brasile, Costarica, Messico e Uruguay, e di 18 banche private della regione andina.
20
con cui impegnano i Ministeri di cui sono titolari ad elaborare, entro il 17 luglio 2006,
progetti di ricerca ed il Programma esecutivo dell’Accordo di Cooperazione Scientifica e
Tecnologica tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica
Federativa del Brasile, firmato a Roma il 12 febbraio 1997, entrato in vigore nel 1999. Tale
accordo non ha sinora avuto attuazione, poiché difficoltà di vario tipo hanno impedito di
concludere il relativo Programma esecutivo.
21
K
KE
EY
YN
NU
UM
MB
BE
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RS
SB
BR
RA
AS
SIIL
LE
E
Dati macroeconomici relativi al Brasile e rapporti con l’Italia
22
BRASILE
(Marzo 2006)
Key Numbers dell’economia
Indicatore
1995
2003
2004
2005
2006
UE 25
PIL a prezzi correnti (miliardi US$)
704,2
505,5
603,8
775,0
818,1
12.180,0
4,2
0,5
4,9
3,5
3,6
1,7
4.428,3
2.858,2
3.370,0
4.270,0
66,0
14,7
6,6
6,8
4,7
2,2
8,7
12,3
11,5
9,9
8,9
9,4
Debito Pubblico/PIL
30,5
58,7
51,7
50,2
48,8
63,4
Debito estero/PIL
22,8
46,6
37,4
28,1
26,2
--
Tasso di crescita reale
Reddito pro-capite (US$)
Inflazione
Tasso di disoccupazione
Saldo Commerciale (miliardi di US$)
4.450,0 28.100,0
-3.465,8 24.793,8 33.666,2 37.092,0 33.966,0
Costo orario del lavoro (USD)
--
2,8
3,5
4,4
4,5
-127,9
13,85
Popolazione (milioni di abitanti)
--
176,03
179,1
181,4
183,7
456,9
Età media popolazione – anni
--
--
--
27,81
--
39,09
Tasso di crescita della popolazione
--
--
--
1,06%
--
0,15%
% media popolazione con età ≤14
anni
--
--
--
26%
--
16%
Tasso di iscrizione scuola primaria*
--
--
--
94,6%
--
95,2%
Tasso di iscrizione scuola secondaria*
--
--
--
69,2%
--
90,0%
84,7
86,9
86,9
86,9
86,9
98%
Tasso di alfabetizzazione (%
popolazione con più di 15 anni)
Fonte: EIU su elaborazione Sintesi 2000, Banca Mondiale, CIA The World Factbook
* In percentuale della popolazione in età scolare
Interscambio Italia - Brasile (Valori in milioni di euro) e principali concorrenti
Esportazioni
Importazioni
Saldo
Interscambio
totale
2001
2.613,01
2.325,33
287,68
2002
1.996,94
2.157,73
-160,79
2003
1.614,79
2.156,86
-542,06
2004
1.804,34
2.672,58
-868,25
2005
2.874,0
2.032,9
-841,0
4.938,34
4.154,67
3.771,65
4.476,92
4.906,9
Fonte: ISTAT
Dal 1995 al 2001 il saldo commerciale con il Brasile è sempre stato a favore dell’Italia (ad
eccezione del 2000). Nel 2002 si è assistito a una netta inversione di tendenza per effetto
del deprezzamento del real nei confronti dell’euro (dati ICE).
Nel 2004 l’Italia è risultata il settimo acquirente delle merci brasiliane, con una quota di
mercato del 3,1%, preceduta da Stati Uniti (20,8%), Argentina (7,5%), Paesi Bassi
(6,1%), Cina (5,6%), Germania (4,1%) e Messico (4,0%). Principali voci delle importazioni
italiane sono: minerali di ferro, cereali ed altri seminativi, cuoio, frutta e prodotti utilizzati
23
per la preparazione di bevande e spezie, prodotti della siderurgia, carni fresche e
refrigerate del estimane, oli e grassi grezzi. L’Italia è inoltre l’ottavo fornitore con una
quota di mercato del 3,5%, dopo Stati Uniti (22,4%), Argentina (8,9%), Germania (9,2%),
Cina (5,5%), Nigeria (5,6%, importante fornitore di petrolio), Giappone (3,8%) e Francia
(3,7%). Principali voci delle esportazioni italiane: parti ed accessori per autoveicoli e loro
motori,
altre
macchine
per
impieghi
speciali,
macchine
per
le
industrie
tessili,
dell’abbigliamento e del cuoio, altre macchine di impiego generale, pesticidi ed altri prodotti
chimici per l’agricoltura, prodotti chimici di base organici, pompe, compressori e sistemi
idraulici. In notevole aumento sono le esportazioni di prodotti chimici e farmaceutici
principalmente legati all’agricoltura (+22% nel 2004, in particolare per i fitofarmaci
+457%), di macchine e apparecchiature elettriche (+30% nel 2004) e di prodotti in
gomma e materie plastiche (+22% nel 2004).
La quota dell’Italia sulle importazioni brasiliane si è ridotta dal 5,8% nel 1995 al 3,5% nel
2004. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, solo la Germania ha visto diminuire la
propria quota dal 9,6% nel 1995 all’9,2% nel 2004. Il Regno Unito è rimasto più o meno
stabile (2,4%). Le quote della Francia e della Spagna sulle importazioni brasiliane sono
aumentate rispettivamente dal 2,8% nel 1995 al 3,7% nel 2004 e dal 1,7% all’2,1%. Al di
fuori dell’Unione Europea, gli Stati Uniti hanno registrato una crescita del proprio peso sulle
importazioni brasiliane (dal 21,2% nel 1995 al 22,4% nel 2004) mentre quello del
Giappone si è ridotto (dal 6,6% al 3,8%). Gli aumenti più rilevanti sono quelli della Nigeria
(la cui quota è passata dall’1% nel 1995 al 5,6% nel 2004) e della Cina passata dal 2,1%
nel 1995 al 5,5% nel 2004 (Annuario 2004 ICE).
Investimenti Diretti Esteri
Nel 2004 il Brasile ha occupato il decimo posto tra i Paesi destinatari di IDE, assorbendone
una percentuale del 2,5%, con un flusso pari a 18,16 miliardi di dollari (a fronte del 10,14
registrato nel 2003).
La stabilizzazione del cambio, dell’inflazione e, soprattutto, l’accelerazione data ai processi
di privatizzazione (nei settori delle telecomunicazioni, bancario e infrastrutture) hanno
favorito uno sviluppo straordinario degli IDE nel periodo 1995 – 2000, quando si è assistito
ad un incremento del flusso degli investimenti esteri diretti di oltre il 644% (da 4,4 miliardi
di dollari al valore record di 32,8 miliardi di dollari); dal 2001 al 2003, in tutta l’area
dell’America centrale e meridionale si è verificata invece una forte contrazione degli IDE,
che solo nel 2004 sono tornati a crescere, registrando un incremento del 51,5% sull’anno
precedente, per un totale di 57,4 miliardi di dollari (il Brasile si conferma la principale
destinazione dell’America Latina con il 31,6% del totale). (UNCTAD - World Investment
Report 2005)
Secondo la Banca Centrale del Brasile, nel 2004 l’Italia ha contribuito con 429,21 milioni di
dollari al flusso in entrata in Brasile degli IDE, per una quota corrispondente al 2,36% del
totale. Secondo dati ICE invece, il flusso di investimenti diretti netti italiani in Brasile è
24
cresciuto da 33,4 nel 1995 a 910,2 milioni di euro nel 2001, per poi ridursi a soli 114,9
milioni di euro nel 200437.
Per quanto riguarda invece gli investimenti del Brasile in Italia, secondo dati ICE (Nota
Congiunturale agosto 2005), nel 2003 sono stati pari 84 milioni di dollari, corrispondenti
allo 0,16% del totale investito dal Paese sudamericano all’estero38. L’importo risulta in calo
rispetto a quello registrato nel 2001 e nel 2002, rispettivamente pari a 168 e 190 milioni di
dollari.
Presenza di imprese italiane in Brasile
Secondo l’ICE in Brasile sono presenti circa 222 imprese italiane (filiali commerciali o
produttive, uffici di rappresentanza, joint-venture). Secondo altre fonti il numero
supererebbe le 400 presenze.
Tra i principali investitori in Brasile si segnalano: FIAT, BREMBO, TEKSID, COMALI,
MAGNETI MARELLI, IVECO (industria automobilistica), PIRELLI (settore pneumatici),
TELECOM
(telecomunicazioni),
TERNA
(energia),
TECHINT
(impiantistica),
BARILLA,
FERRERO, PERFETTI (alimentare), SACMI (macchine e impianti per l’industria ceramica),
IMPREGILO (grandi opere), MARCEGAGLIA (trasformazione dell’acciaio), ZAMBON (settore
farmaceutico).
IDE in Brasile per Paese di origine, 2000 - 2004
18%
USA
35%
Belgio e Lussemburgo
Spagna
Isole Cayman
16%
Francia
Italia
Altri
2%
7%
14%
8%
Fonte: Elaborazione dati Banco Central do Brasil
37
Secondo gli ultimi dati UNCTAD, nel 2002 l’Italia era il tredicesimo investitore in Brasile con 472,5 milioni di dollari,
dopo Paesi Bassi, Stati Uniti, Francia, Isole Cayman, Bermuda, Lussemburgo, Canada, Germania, Spagna, Giappone,
Isole Vergini e Regno Unito. Gli IDE italiani hanno registrato una crescita straordinaria tra il 1990 e il 1998 (da 3,3 a
646,6 milioni di dollari) per poi ridursi a 281,3 milioni di dollari nel 2001.
38
Vi sono fonti discordanti su tale dato; secondo lo stesso Annuario ICE 2004 il flusso di investimenti diretti netti del
Brasile in Italia sarebbe stato pari a 30,7 milioni di euro.
25
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Dati di sintesi sul sistema bancario del Brasile
26
KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO
a cura di Sintesi 2000 srl
Struttura:
Dati in
milioni di
US$
Numero
effettivo
Numero
per cui i
dati sono
disponibili
Total Assets
(valore assoluto
e percentuale
su tot.)
Banche statali
16
14
223.388 41,35%
89.642
46,59% 313.030
72,19%
Banche private
94
43
214.317 39,67%
66.428
34,53%
81.840
18,87%
Banche estere
58
32
102.559 18,98%
36.322
18,88%
38.732
8,93%
Non identificate
21
0
189
89
Totale
540.264
Mercato dei
prestiti
(valore ass. e %
su tot)
192.392
Mercato dei
depositi
(valore ass. e %
su tot)
433.602
Indicatori dell’andamento del settore:
I dati medi si riferiscono ad un campione di 50 banche (che costituiscono l’80% degli assets
di settore del sistema bancario del Brasile.
Dati a dicembre 2004
Tasso di interesse medio sui prestiti
Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine
55,1%
Tasso di interesse medio sui depositi
15,4%
% Non performing loans (lordi)
10,5%
ROE
22,6%
n.d.
Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività di
trading nette)
Margine di interesse
n.d.
32.244,5 US$/mio
Livello di bancarizzazione dell’economia:
Dati in milioni di US$ a dicembre 2004
In valore assoluto e percentuale
(depositi+prestiti) /PIL
(433.602+192.392)/603.800
103,67%
Depositi /PIL
433.602/603.800
71,81%
Prestiti /PIL
192.392/603.800
31,86%
Processo di privatizzazione:
E’ stato realizzato solo in parte. Le banche statali dominano ancora la scena.
Regolamentazione di vigilanza:
Vengono applicati i requisiti di Basilea I.
L’applicazione di Basilea II è prevista per il 2010-2011.
A partire dall’esercizio 2005 in Brasile sono introdotti gli IFRS.
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