Agli occhi del mondo il cinema diventa uno dei simboli della volontà
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Agli occhi del mondo il cinema diventa uno dei simboli della volontà
Agli occhi del mondo il cinema diventa uno dei simboli della volontà di riscatto degli italiani e il modo più diretto di familiarizzazione con un popolo sconosciuto. È questo cinema che non nasconde nulla a ridare dignità morale e visibilità a un paese povero e vitale che il fascismo ha cercato di occultare.[…] Cinecittà è inagibile e gli uomini del cinema scendono per le strade, costruiscono nuovi set dove capita, girano con pellicola di fortuna, dimostrando che l’Italia, pur ferita e dilaniata, è uno straordinario set naturale e il suo popolo può essere il soggetto di infinite storie cinematografiche. […] Il cinema che rinasce è il figlio di un doppio spirito laico e cattolico, che sia pure per poco tempo, si danno la mano per procedere lungo una strada comune.[…] Il cinema neorealista, da subito, per le persone che operano nello spazio che lo definisce, non vuole essere semplice registrazione e mimesi dell’esistente, questo oggi è ben più chiaro che in passato. Scompone e decostruisce il racconto tradizionale, ma intende raccontare ed esplorare le dimensioni plurime del reale, ivi comprese quelle fantastiche, del sogno, dell’immaginazione. Registi e sceneggiatori inventano una nuova etica del vedere, riaffermano o affermano il primato dell’etica sulla politica e vanno alla scoperta di valori comuni, di elementi difformi e di dimensioni sconosciute del paese. Il cinema del dopoguerra racconta, in forma corale, le dinamiche e le trasformazioni nella vita degli italiani, nei comportamenti e nella mentalità collettiva in forma di “diario pubblico”. Un diario scritto da un io collettivo, un registro o un libro dei conti dove vengono annotati profitti e perdite, inutili dissipazioni di energie, difficoltà e durezze degli ostacoli da superare, dolore e rassegnazione assieme all’ottimismo e alla volontà di ripresa. Si può tuttora riconoscere come, rispetto a tutte le altre cinematografie del dopoguerra, americana compresa, il cinema italiano abbia avuto il merito e la capacità di andare alla scoperta di un paese e della sua storia partendo dal basso, tentando di soffermarsi di preferenza su fenomeni di proletarizzazione della piccola borghesia e di borghesizzazione del proletariato e seguirle entrambe nel processo intrecciato di progressiva ascesa economica e sociale e progressiva dissoluzione.[…] Presi come macrosistema, i grandi e piccoli film del dopoguerra accompagnano e aiutano a definire caratteristiche e trasformazioni della vita e della mentalità dell’italiano, che passa dalla ricostruzione alla guerra fredda al miracolo economico, agli anni di piombo, dalla fase di ricerca e scoperta delle mille e una Italia agli anni in cui la percezione della nazione, il senso di identità, la rappresentazione di valori comuni sembrano svaniti per sempre. (Gian Piero Brunetta, Cinema italiano dal neorealismo alla Dolce vita, in Storia del cinema mondiale, L’Europa Le cinematografie nazionali, pagg 585-593, Einaudi, 2000)