vitaospedaliera vitaospedaliera - Provincia Romana Fatebenefratelli

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vitaospedaliera vitaospedaliera - Provincia Romana Fatebenefratelli
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 1
VITAOSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
DICEMBRE 2012
POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA
ANNO LXVII - N° 12
Nuovo Superiore Generale
Fra Jesús Etayo Arrondo
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EDITORIALE
S O M M A R I O
RUBRICHE
4
Curare e prendersi cura della persona
5
Lo statuto ontologico dell’embrione:
una riflessione bioetica
6
Elementi di ortopedia
nell’arte di santa Maria alla Scala
7
Il lungo viaggio
8
Prevenire l’obesità infantile
9
Il miocardio non compatto
10
I docenti scendono dalla cattedra
per avvicinarsi ai malati
XXVII-Completezza della celebre
Scuola Salernitana (830 d.C.)
nella formazione del medico
11
Schegge Giandidiane N. 35b
I dieci anni in Italia
del Beato Guglielmo Llop
15
L’ospedale di Manila
al tempo degli inglesi
16
Grazie, infinitamente grazie!
17
Vertigine parossistica
posizionale benigna
18-20
21
LXVIII Capitolo Generale
L’A.F.Ma.L. e l’Alliance ancora insieme
DALLE NOSTRE CASE
22
Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
Maria, lacrime di speranza nel mondo
23
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VITA OSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
ANNO LXVII
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Di Camillo
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Sostenitore 26,00 Euro - c.c. postale n. 76697002
Finito di stampare: dicembre 2012
In copertina: Foto di fra Jesús Etayo Arrondo, eletto Superiore Generale dei Fatebenefratelli lo scorso primo novembre a Fatima. Nato in Spagna a
Fustiñana il 26 maggio 1958, entrò nella Provincia
Aragonese nel 1974, emise la prima Professione
nel 1977 e quella Solenne nel 1983. Fu ordinato
sacerdote nel 1985. Fu Superiore Provinciale dal
1995 al 2001 e in quest'ultimo sessennio è stato
membro della Curia Generalizia quale Secondo
Consigliere Generale, incaricato del settore della
Bioetica e della Formazione dei Confratelli.
IO MI TI
MANGIO!
D
a ragazzetto
mi ricordo di
come mia madre, ai sorrisetti di mio fratello, ancor poppante e di sei anni più piccino di me, reagiva con gioioso affetto,
scandendogli “Io a te, mi
ti mangio!...”, non certo
per cannibalismo, ma
cercando d’esprimere in
quel modo il proprio desiderio di sentirsi totalmente unita a lui.
L’adorazione dei pastori
(Gherardo delle Notti - 1622)
Quei suoi momenti di tenerissimo affetto mi sono tornati in mente leggendo il nuovo
libro pubblicato da Benedetto XVI giusto alla vigilia di Natale, con il titolo L’infanzia
di Gesù. Quando, infatti, vi descrive la nascita del Salvatore e di come la Madonna lo
depose nella mangiatoia, il Papa ricorda che l’antica iconografia sacra, in base alla teologia dei Padri della Chiesa, usava raffigurare la mangiatoia come una sorta d’altare e
conclude citando a sostegno di tale interpretazione uno dei più grandi Dottori della Chiesa. Queste le parole testuali della conclusione del Papa:
“Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo
essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna.
In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la
grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini”.
In altre parole, quello che era l’ingenuo modo con cui mia madre provava a manifestare il suo anelito di sentirsi intimamente unita al figlioletto, diventa grazie al mistero
dell’Incarnazione una possibilità mistica, ma assolutamente reale e concreta, di nutrirsi di Gesù, che mediante l’Eucaristia e mosso da un amore senza pari, si muta per noi
in pane celeste.
Quando la notte di Natale ci sentiremo commossi d’andare a baciare il Bambinello
che il celebrante tende verso di noi, ricordiamoci che quel bacio è solo un primo tenuissimo saggio della possibilità che ora Dio ci offre, già su questa terra, d’entrare in intima comunione con il Corpo e Sangue di Cristo ricevendo il Pane Eucaristico. Che il
Natale sia dunque il punto di partenza, specie in quest’Anno della Fede, per dare nuovo spessore e coerenza alla nostra troppo tiepida devozione eucaristica.
La Redazione e i Collaboratori
di Vita Ospedaliera augurano
ai lettori un Santo Natale
e un sereno Anno Nuovo
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CHIESA E SALUTE
CURARE E PRENDERSI CURA
DELLA PERSONA
Fra Elia Tripaldi sac. o.h.
I
n questi ultimi decenni, anche a
causa del progredire della tecnologia sempre più presente in ambito
ospedaliero a discapito del coinvolgimento della relazionalità con l’altro,
con il malato, si è parlato sempre di più
della differenza tra “curare” e “prendersi cura” (caring) dell’altro che presuppone il coinvolgimento dei sentimenti tra persone, tra paziente e medico, partecipando anche in modo emotivo alle difficoltà e alle sofferenze altrui.
Il primo a parlarci di cura in questi termini è stato il filosofo tedesco Martin
Heidegger, massimo esponente dell’esistenzialismo e tra i maggiori pensatori del sec. XX, il quale ha avuto il merito di aver riproposto una visione antropologica fondata sul rispetto della
persona e radicata nel Vangelo. L’etica
del prendersi cura ha lo scopo di stimolare la riflessione e il confronto tra operatori impegnati quotidianamente nella
relazione con l’altro in contesti di cura
e di vicinanza e accompagnamento pastorale. Prendersi cura significa interessarsi dell’uomo da parte dell’uomo.
L’umanizzazione e l’evangelizzazione
sono due aspetti complementari uniti tra
di loro da uno stretto legame di natura
teologica, antropologica e pastorale.
Possiamo affermare che l’umanizzazione prepara la via all’evangelizzazione,
l’azione dell’umanizzazione precede
quella della pastorale.
Anche i vescovi italiani hanno voluto
sottolineare questo importante aspetto:
“Per la sua valenza evangelizzatrice,
l’umanizzazione entra tra le sue funzioni specifiche della pastorale” (Nota
CEI, 1989, n.21). Se gli ospedali, i centri assistenziali sono inospitali e quindi
non conformi alla dignità della persona
(un malato che staziona su un lettino o
4
su una barella in corridoio!), ciò potrebbe costituire un problema che si riflette negativamente sulla visione umana e cristiana dell’uomo che ha bisogno
di dialogo, di accompagnamento e di
empatia. “Prendersi cura significa andare oltre la diagnosi, la terapia, ma assume un significato più ampio volto a
rafforzare il vincolo tra medico e paziente. La relazione interpersonale implica ascolto, attenzione, rispetto, solidarietà, condivisione, partecipazione,
empatia”1.
Per realizzare l’umanizzazione – presupposto indispensabile per un’efficace
azione pastorale e di vicinanza – occorre innanzitutto programmare, promuovere, gestire e verificare l’assistenza attraverso:
• l’accoglienza, ossia l’ospitalità al fine di curare il corpo e di non trascurare lo spirito, i mali fisici e morali;
• l’orientamento per indirizzare la
persona verso il servizio più idoneo
alla sua richiesta e per la quale le indicazioni scritte a grosse lettere non
sono sufficienti;
• la comunicazione per stabilire una
relazione con la persona sia sotto
l’aspetto verbale che comportamentale nei rapporti tra operatori sanitari e utenti, tra malati e loro parenti,
tra cappellano, religiosi/e e le persone che avviciniamo.
Dalla cura, problema strettamente professionale, occorre passare al prendersi
cura, ossia a coinvolgere anche l’aspetto religioso e antropologico della persona che desidera incontrarsi con un
centro di benessere non solo altamente
specializzato, ma anche umanizzato e
spiritualizzato.
La carenza di umanità nel servizio reso al malato fa sì che “un ospedale che
cura ma non si cura del malato rischia
di essere un Ospedale disumano e disumanizzante. “Di modernità si può morire”, dice uno slogan attuale. Invece di
umanità si vive, si spera e si guarisce. E
quando non si può guarire, si muore in
pace. (...) La nostra missione: impedire
che si passi oltre l’uomo2”.
Benedetto XVI, di fronte all’attuale situazione storica e sociale del malato, sollecita un “prendersi cura della persona
sofferente che si traduce in gesti di attenzione, di tenerezza, di confronto verso il malato a partire da un sentimento di
amore profondo per l’essere umano capace di trasformare un atto di servizio
oppure un dovere in un’opera di autentica carità3”. La presenza religiosa “rappresenta un segno di salvezza perché è
una comunità testimone dell’amore che
Dio ha per l’uomo; è una comunità profetica in quanto annunzia la redenzione
dal dolore e la fede in Dio; è una comunità librante perché condivide il dolore
di ogni fratello e sorella; è insomma una
comunità esperta in umanità4”.
_________________
1
LANGHERO E., dalla Prefazione, in
“Medical Humanities e Bioetica clinica”, Camilliane, Torino 2010
2
MARCHESI P., Umanizzazione, Centro Stampa Fatebenefratelli, Roma
1983, pp. 17, 49, e ss.
3
BENEDETTO XVI, Pensieri... cit, pp.
9-10
4
TRIPALDI E. (a cura di), L’umanizzazione delle cure come sfida planetaria,
ISB, Acireale (CT) 2005, pp. 198-199
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BIOETICA
LO STATUTO ONTOLOGICO
DELL’EMBRIONE:
UNA RIFLESSIONE BIOETICA
Raffaele Sinno
N
el dibattito bioetico contemporaneo la questione del confronto
tra i sostenitori di uno statuto
proprio dell’embrione, ossia della sua appartenenza fin dall’origine alla natura
umana, e coloro che al contrario vi attribuiscono tale caratteristica solo in una fase successiva della sua formazione, trova
nuovi spunti di riflessione grazie alle recenti ricerche embriogenetiche. Ogni statuto, ossia ogni ordinamento di carattere
giuridico ed etico, prevede che ci sia un
riconoscimento formale di unitarietà, vale a dire stabilire quando e come l’embrione abbia il diritto all’esistenza e sia
riconosciuto quale persona umana. Una
prima questione innovativa, posta dalla
bioetica, riguarda lo studio delle fasi di
sviluppo embrionale, dalla sua iniziale
formazione, quando s’incontrano e fondono il patrimonio genetico maschile,
dello spermatozoo, e femminile, dell’ovocellula, fino alla strutturazione di un
nuovo individuo della specie umana. Le
nuove ricerche dell’embriologia studiano i meccanismi che determinano il destino delle prime cellule dell’embrione,
infatti, il riconoscimento delle linee cellulari ci condurrà a capire in quale preciso momento l’embrione può essere considerato un individuo, consentendo di rileggere una serie di punti etici, in una
nuova prospettiva biologica1.
Lo statuto biologico quindi riveste una
peculiare importanza per dirimere il dibattito etico, e le diverse scelte operative che ne conseguono: basti pensare
che avvalorare la tesi scientifica ed etica del pre-embrione, affidandosi al rapporto Warnock, il quale sosteneva che
l’inizio della specificità umana inizia
con la formazione della notocorda al
14° giorno d’età, comporta l’accettazione di ogni manipolazione tecno
scientifica e, di fatto, legalizza qualsia-
si tecnica di fecondazione assistita. Per
sostenere la tesi dell’inviolabilità dell’embrione è fondamentale utilizzare i
seguenti livelli razionali:
➤
➤
➤
➤
Il processo evolutivo biologico riconosce una sua teleologia, ossia
esiste un piano di coordinazione
biologica che porta alla formazione
di un individuo umano, sin dalla
sua origine;
Tale piano biologico non è solo formativo ma informativo, di conseguenza prevede la possibilità di correggere
le eventuali disfunzioni ed errori;
Per questi due aspetti precedenti il
processo è coordinato secondo le regole della spazialità e identità umana;
Le strutture genetiche, molecolari,
cellulari, e tissutali coinvolte sono
organizzate secondo un piano d’azione individualizzato.
L’analisi di questo statuto biologico dell’embrione determina una prima conseguenza etica: esiste un’evidente progettazione strutturale che non è inerte, al contrario rispetta l’interazione quale prima regola del suo procedere, la prima legge
della specificità umana.
L’uomo, quale essere sottoposto come
gli altri alle leggi biologiche della natura, possiede una sua intrinseca capacità
di attuarle ed elevarle in un progetto di
relazionalità; ogni suo meccanismo è a
sua volta finalizzato a trascendere gli
istinti, e a strutturare la stessa razionalità, nel confronto dialogico, con la ragionevolezza nella quale siamo immersi. Non siamo solo dotati di ragione,
pensiero e spirito, ma chiamati alla vocazione di trascenderli2.
Una seconda conseguenza etica filosofica dallo statuto biologico dell’embrione
è la seguente: “Il dato inoppugnabile è
messo in chiaro dalla genetica, al momento della fertilizzazione i due gameti
dei genitori formano una nuova entità
biologica, lo zigote che porta un progetto che è attore principale di sé. Ne consegue che il tentativo di declassificare l’embrione a pre-embrione è una violazione
della verità oggettiva3.” Il tema della crono-spazialità rappresenta inoltre un’argomentazione davvero innovativa, poiché
segue tre proprietà biologiche fondamentali: la coordinazione, la continuità, la
gradualità.
In definitiva, lo statuto ontologico dell’embrione prevede un’analisi comparata tra diverse istanze che si confrontano.
In effetti, i dati genetici ed embriologici
sono la base per comprendere quelli etici filosofici e giuridici, e consentono di
affermare che ogni individuo è una persona dotata di un’unitarietà psicofisica
spirituale. Ogni vita ha il diritto di emergere prima di ogni altra motivazione o
ragione umana, per riaffermare la sua
unicità, irripetibilità, chiamata all’esistenza. Solo nel rispetto di questa verità l’uomo troverà giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità4.
_________________
1
CORRADO FLAMIGNI, Nuove acquisizioni in embriologia: lo sviluppo
della struttura embrionale, in Quale statuto per l’embrione umano. Problemi e
prospettive, Politea, Milano 1991, p. 16
2
Cfr RAFFAELE SINNO, L’Utopia
della Bioetica o del post-umano. L’inganno della neiscenza, in “Quaerere
Deum”, Anno IV 2012, n. 5, pp. 59-60
3
ELIO SGRECCIA, Bioetica. Manuale per medici e biologi, Vita e pensiero,
Milano 1987, p. 183
4
GIOVANNI PAOLO II, Evangelium
vitae, n. 5
5
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LA MEDICINA NELL'ARTE
ELEMENTI DI ORTOPEDIA
NELL’ARTE DI SANTA MARIA
ALLA SCALA
clinico, mentre scorre il brusio e il movimento in sala.
Luigi Meccariello
L
a pratica ortopedica risale a epoche lontane. Eppure la parola "ortopedia" viene usata solo dal 1741:
fu coniata dal medico francese Nicolas
Andry, a partire da due parole greche (orthòs: diritto; pàis: bambino), perché aveva come obiettivo quello di correggere le
deformità del fisico nei bambini.
Il simbolo dell'ortopedia è infatti un albero torto legato a un bastone tramite
una corda.
La rappresentazione pittorica è stata
molto attenta nel corso dei secoli a rappresentare i deficit che, per affezioni
congenite o acquisite, alterano la morfologia e la funzionalità di un arto o della colonna vertebrale; ogni artista ha
quasi sempre cercato di evidenziare, oltre che il protagonista di una leggenda,
di un mito, di una guarigione prodigiosa, il distretto corporeo sul quale si è
manifestata la malattia o la deformità.
scena dal grande valore narrativo, ricca
di episodi e di dettagli che illustrano la
vita quotidiana dell’Ospedale della Repubblica Senese, centrando l'attenzione
su un giovane ferito gravemente da un
fendente alla coscia destra (fig.1). L’arma ha tagliato di netto tutti i fasci muscolari, lasciando intravedere sul fondo
il piano osseo.
Il trauma ha leso il corpo e anche la
psiche del giovane: dal suo volto sofferente e implorante traspare l'angoscia
dell'animo nel vedere e ascoltare il
considerevole numero di medici e chirurghi intenti a discutere il suo caso
Esso è rappresentato dagli infermieri
che depongono un malato sulla barella
mentre a sinistra si concentrano nel
guardare le urine, sempre sulla sinistra
da un frate che raccoglie le ultime parole di un vecchio moribondo e due portantini che entrano portando la lugubre
bara. In basso a sinistra di chi osserva
c'è un litigio fra cane e gatto forse simbolo fra i litigi di medici e chirurghi.
L'opera forse non molto eccezionale
dal punto di vista artistico ma di indiscutibile valore per capire gli ambienti
di lavoro della pratica medica nei tempi passati e per la raffigurazione anatomo patologa della lesione alla coscia,
come è di interesse notevole lo stato
psicologico del giovane paziente passato da un benessere al pericolo di vita. A
Siena vi è un'altra notevole opera che
raffigura la chirurgia della gamba.
È stato tuttavia possibile individuare,
quasi in ogni epoca, opere nelle quali
l'artista, superando gli schemi dei singoli fatti, di eventi mitizzati e descritti con
finalità didattiche o morali, ha voluto
rappresentare contemporaneamente, e
forse simbolicamente, diverse deformità
degli arti o del tronco. Nella produzione
artistica toscana ci sono molti riferimenti a patologie dell'apparato locomotore.
Nei 350.000 metri cubi del complesso
santa Maria della Scala in Siena è possibile osservare la settima opera dell’autore Domenico Di Bartolo, “Cura e
governo degli Infermi”, databile nel
1440 o 1441(fig.1), che raffigura la medicazione di una ferita di coscia.
L’opera di Domenico Di Bartolo “Cura e governo degli Infermi” (fig.1) è una
6
Fig. 1
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MONDIALITÀ
IL LUNGO VIAGGIO
Simone Bocchetta
I
l lungo viaggio dell’uomo nel mondo è iniziato milioni di anni fa, partendo presumibilmente dalle regioni dell’Africa centrorientale e seguendo
rotte, che avrebbero portato l’uomo a occupare “spazi” sempre più estesi, da stanziale e non più da nomade1. I primi insediamenti, realizzati lungo le rive del Tigri e dell’Eufrate, hanno rappresentato
un momento significativo del processo
evolutivo della specie umana. Lo stanziamento successivo degli uomini sulle
terre bagnate dal Mediterraneo è stato
una tappa ulteriore di questo viaggio.
Analizzando i più antichi fossili umani
ritrovati nei depositi dell’Africa meridionale e orientale, risalenti a un periodo compreso da 4 milioni a quasi un milione di anni fa, e ascrivibili ad almeno
mille individui di specie diverse, R. Leakey ritiene che «è dunque corretto affermare che gran parte dell’evoluzione del
genere umano ebbe luogo in Africa»2.
Come se si volesse edipicamente uccidere i propri padri o umiliare i propri fratelli maggiori, i rapporti tra Africa e resto
del mondo sono via via cambiati nel corso delle epoche umane, fino ad arrivare
all’oggi. Allargando ancora lo sguardo,
la scena del mondo contemporaneo vede
un Occidente sempre più avanzato tecnologicamente e sempre più ricco, che si
oppone al resto del mondo, sempre più
povero e più dipendente. Il divario diventa più accentuato e pericoloso per le
conseguenze di povertà e di sottosviluppo che comporta per gli abitanti più po-
veri del pianeta, che vivono soprattutto
nel resto del mondo, in Asia, in Africa e
nei paesi latino-americani. Non è difficile prevedere al riguardo che «la conseguenza – come afferma Paul Kennedy –
è un crescente squilibrio tra le aree del
mondo che godono di ricchezza, tecnologia, benessere e altri vantaggi e quelle
in cui vivono le nuove generazioni in rapidissima espansione, che non hanno
nulla di tutto ciò»3. Non risolvere questi
squilibri è segno di grande miopia politica e mancanza di speranza. L’economia
di mercato sembra, apparentemente, aver
vinto la sfida (anche se il periodo di crisi rende sempre più persone scettiche, su
questo punto), ma è «totalmente incapace di risolvere i problemi delle diseguaglianze, della povertà estrema anche all’interno degli USA, della povertà di noi
in occidente, della disoccupazione, e del
terzo mondo, del nostro rapporto con il
terzo mondo, ossia i quattro quinti dell’umanità»4.
rica. Le cifre del fenomeno dell’immigrazione sono enormi. La stima per l’Italia, resa nota dall’ISTAT l’11 aprile 2007,
in base ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, ammonta a 2.768.000. Maggiori sono le presenze straniere stimate
per la Germania (7.287.980), la Spagna
(3.371.394), la Francia (3.263.186) e la
Gran Bretagna (2.857.000). Le cifre fanno riferimento solo agli immigrati entrati legalmente nei paesi europei. Dovrebbero, perciò, essere riviste verso l’alto,
per includere l’immigrazione illegale, difficile da quantificare.
In termini di sviluppo economico, i quadri concettuali sono oggi profondamente
cambiati. Parlare di “terzo mondo” per
paesi come l’India, la Cina, altri paesi
emergenti dell’Asia e dell’America Latina, in piena crescita economica, sarebbe
insostenibile. La povertà colpisce paesi
africani, un miliardo circa di persone, per
i quali sarebbe necessario un nuovo riformismo meno spettacolare, ma più concreto5. Sarebbe necessario un lungo viaggio
verso il prossimo, un lungo viaggio verso
il riconoscimento della propria umanità,
dell’essere uomini tra gli uomini.
_________________
Cfr R. Pititto, Lui è come me. Intersoggettività, accoglienza e responsabilità, Studium, Roma 2012, p. 27, utile
riferimento per tutte le suggestioni presenti in questo intervento.
2
Si veda la ricostruzione delle origini
dell’umanità secondo R. LEAKEY (Le
origini dell’umanità, in R. LEAKEY, P.
D. MACLEAN, Le origini dell’umanità. Evoluzione del cervello e comportamento umano, trad. di I. Comoglio e di
F. Bianchi Bandinelli, Corriere della Sera, Milano 2011), qui a p. 35
3
P. KENNEDY, Il mondo in una nuova
era, trad. di S. Minucci, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma 2008, p. 421
4
P. RICOEUR, L’unico e il singolare,
trad. di E. D’Agostini, Servitium Editrice, Sotto il Monte 2000, p. 56
5
Cfr P. COLLIER, L’ultimo miliardo.
Perché i paesi più poveri diventano
sempre più poveri e cosa si può fare per
aiutarli, trad. di L. Crespa, Laterza, Roma-Bari 2008
1
Si parlava di un lungo viaggio, come
quello dei migranti. Il fenomeno dell’emigrazione presenta oggi profili diversi
rispetto al passato. Dalla fine dell’Ottocento e fino agli anni Cinquanta, milioni
di persone si sono spostate dall’Europa
verso i paesi del continente americano e
l’Oceania. Dagli ultimi decenni del Novecento, i flussi migratori sono cambiati.
L’esodo maggiore è dai paesi dell’Asia e
dell’Africa verso l’Europa, mentre permane un flusso migratorio dai paesi latino-americani verso i paesi del Nord Ame-
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SANITÀ
PREVENIRE
L’OBESITÀ INFANTILE
Affrontare il problema attraverso la
semplice imposizione di una dieta alimentare si è dimostrata una scelta inefficace e controproducente.
Mariangela Roccu
L
’obesità infantile è un problema
di notevole rilevanza sociale. Il
fenomeno, denunciato a gran voce dai più autorevoli nutrizionisti (in Italia colpisce un bambino su quattro) è il
risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo: si introducono
più calorie di quante se ne consumano.
Si definisce obeso un bambino il cui
peso supera del 20% quello ideale; in
soprappeso se supera del 10-20%, oppure quando il suo indice di massa corporea (Body Mass Index –BMI-) è
maggiore del previsto.
anche per gli elevati costi economici e
sociali che gravano sul Servizio sanitario nazionale. Nei progetti comunicativi dove l’attenzione è rivolta all’obesità infantile, si tratta di intervenire su più
livelli in quanto, non basta educare i ragazzi alla corretta alimentazione, ma è
necessario contare sulla collaborazione
della scuola per fornire indicazioni e
strategie di comportamento e sulla disponibilità della famiglia per variare abitudini alimentari e stile di vita.
L’obesità è una patologia causata, laddove non sia attribuibile ad altri motivi,
da comportamenti e abitudini di vita scorretti; contrastarla significa diffondere la
consapevolezza dei danni alla salute.
Il problema dell’obesità è tra le priorità del Ministero della Salute che nel
Piano sanitario nazionale 2002-2004,
con il Progetto-obiettivo 9 “Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla
salute”, si propone di sensibilizzare la
popolazione, affinché ciascuno adotti
un corretto modello alimentare in modo tale da ridurre i fattori di rischio e
aumentare la capacità di controllare,
mantenere e migliorare il proprio stato
di salute. Infatti, secondo le attuali conoscenze scientifiche, l’obesità, un’alimentazione non corretta ed errori dietetici sono un importante fattore di rischio
per la salute dell’individuo e sono in
stretta correlazione con numerose patologie: alcuni tipi di tumori, il diabete
mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari ischemiche, l’artrosi, l’osteoporosi, la litiasi biliare, lo sviluppo di carie dentarie, le patologie da carenza di
ferro e carenza di iodio. La prevenzione
dell’obesità, inoltre, è indispensabile
8
Per ottenere cambiamenti durevoli è
utile un approccio di tipo comportamentale, inteso non già come perdita
esclusiva di peso corporeo, piuttosto come adozione di comportamenti finalizzati al cambiamento degli stili di vita,
che contribuiscono in pratica, ad accrescere il livello di autoefficacia del bambino migliorandone l’autostima.
In un recente studio condotto da ricercatori della West Virginia University è
emerso che quanti svolgevano una regolare attività fisica, sia all’inizio sia alla fine del periodo preso in esame, mostravano un rendimento scolastico migliore; fare sport, inoltre, migliora la
qualità della vita e la tendenza alle relazioni con gli altri.
É necessario che i bambini in soprappeso si confrontino tra di loro, vivendo
insieme un percorso rieducativo alimentare, fisico e psicologico e si confrontino in un’attività fisica e di educazione alimentare che li porti a dimagrire e soprattutto a vivere una vita sana.
L’obesità produce i suoi effetti negativi anche a livello di autostima e sull’immagine che i bambini hanno di loro, inducendoli spesso a passare molte
ore davanti alla tv, non voler partecipare ad attività con i coetanei, con conseguente scarso impegno scolastico, modificazione del carattere ed emarginazione per diversità.
Il Rapporto dell’Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) del 2010 sottolinea quanto
un approccio preventivo possa rappresentare una soluzione efficace per la lotta all’obesità: facendo prevenzione nelle diverse fasce di età, in particolare sui
bambini, si potrebbe infatti, garantire un
guadagno di salute importante a prezzi
contenuti.
In questo contesto, promozionale ed
educativo, l’azione multisciplinare tra i
diversi professionisti della salute e l’azione specifica dell’infermiere, soprattutto nel territorio, potrà sviluppare strategie politiche sulle uguali opportunità,
pianificando le azioni educative, sia
nelle scuole, sia all’interno di istituzioni pubbliche e private, enti volontari,
sensibilizzando, altresì, le organizzazioni commerciali, affinché siano sempre più presenti prodotti sani.
Tutto ciò potrà essere il deterrente efficace per rafforzare l’importanza del
concetto di prevenzione, per correggere
le abitudini di vita sbagliate fin da piccoli, per trasferire nei ragazzi una cultura di vita “Sana” per farli crescere sani e consapevoli, supportando i bambini obesi e correggendo abitudini sbagliate.
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IL MIOCARDIO NON COMPATTO
Bruno Villari
L
Il ventricolo sinistro non compatto (VSNC) è una rara forma di
cardiomiopatia, caratterizzata da
trabecolature aggettanti nel lume ventricolare sinistro, associate a profondi recessi intertrabecolari, ben riconoscibili
mediante ecocardiografia transtoracica.
Una delle ipotesi più accreditate è che
il fenomeno sia legato a un arresto del
normale processo di compattazione che
avviene tra l’ottava e la diciottesima settimana di vita intrauterina (fig.1). All’inizio dello sviluppo embrionale, il miocardio si presenta come una rete di fibre
muscolari con aspetto spongioso, con
presenza di trabecolature, recessi e sinusoidi che lo attraversano e mettono in
comunicazione il circolo coronarico epicardico con la cavità ventricolare. La
graduale compattazione di questa rete
segue una progressione dall’epicardio
verso l’endocardio, dalla base all’apice,
dal setto alla parete postero-laterale. La
circolazione coronarica si sviluppa contestualmente e i recessi intertrabecolari
si trasformano in capillari. La severità e
l’estensione del miocardio ventricolare
non compattato dipendono pertanto dal
periodo di arresto del normale processo
di maturazione del miocardio embrionale. Alla luce di queste considerazioni, il
VSNC è stato quindi inizialmente considerato una malattia congenita. Alcune
osservazioni sarebbero contrarie all’ipotesi congenita: la documentazione nel
corso di controlli ecocardiografici seriati di comparsa del miocardio non compattato in età adulta e il riscontro di un
substrato genetico comune tra tale condizione e alcune cardiomiopatie, quali
l’ipertrofica e la dilatativa, fanno ipotizzare anche la possibilità di uno sviluppo
postnatale di tale entità clinica. Così come le caratteristiche morfologiche della
cardiomiopatia ipertrofica, dilatativa o
aritmogena solo raramente sono già pre-
senti alla nascita, ma in genere si sviluppano tardivamente nel corso degli anni,
allo stesso modo il miocardio ventricolare non compattato si manifesterebbe in
età adulta.
può rappresentare un elemento di malattie complesse quali la distrofia di
Emery-Dreifuss, la sindrome di Barth e
la distrofia muscolare di Becker o Duchenne. Alcuni autori hanno segnalato
una frequente associazione con dismorfismi facciali (strabismo, impianto basso
delle orecchie, fronte prominente, micrognatia) e/o ritardo motorio.
La diagnosi ecocardiografica di miocardio non compatto prevede il riscontro
di due strati distinti all’interno della parete miocardica, uno di maggior spessore non compatto, a livello endocardico,
che comprende trabecolature e recessi interposti e uno sottile e compatto epicardico. Il rapporto tra questi due strati deve
essere >2 nel punto di massimo spessore
(Fig.2). Per la diagnosi in età pediatrica
è stato proposto un adeguamento di questi criteri, con un rapporto ≥1.4.
Fig. 1
L’apice del ventricolo risulta sempre
coinvolto in quanto il processo di compattazione si conclude a livello dell’apice ventricolare, come confermato dalla
grande maggioranza degli studi di imaging, che documentano una localizzazione apico-laterale del miocardio non
compattato in più dell’80% dei casi.
Nei pazienti con VSNC il quadro morfologico del ventricolo sinistro è caratterizzato da un’accentuata trabecolatura
della parete endocardica, solitamente riscontrabile all’apice e a livello della parete laterale e inferiore, con assottigliamento dello strato di miocardio compatto subepicardico e normali dimensioni e
geometria del ventricolo sinistro.
Una dilatazione ventricolare sinistra è
osservabile nelle forme in fase di scompenso avanzato. In una minoranza dei
casi (circa il 20-30%) è stato descritto
anche un coinvolgimento del ventricolo
destro, principalmente nelle forme pediatriche. L’atrio sinistro è spesso dilatato, mentre non sono descritte alterazioni primitive a livello valvolare. Il
VSNC non si associa in genere a manifestazioni extracardiache, anche se, soprattutto nei pazienti di età pediatrica,
Fig. 2
La presentazione clinica è molto eterogenea. I pazienti possono essere del tutto asintomatici, o manifestare quadri severi a prognosi infausta, caratterizzati da
scompenso cardiaco progressivo o aritmie ventricolari maligne.
Le linee guida dell’ ACC/AHA (American College of Cardiology e American
Heart Association) raccomandano la terapia convenzionale per i pazienti con
miocardio non compatto e sintomi di insufficienza cardiaca.
I pazienti con VSNC dovrebbero essere attentamente valutati per aritmie ventricolari. In presenza di fibrillazione atriale e disfunzione sistolica ventricolare sinistra, il rischio tromboembolico è alto.
L'uso di warfarin e/o la terapia antiaggregante piastrinica in pazienti con
VSNC ma conservata funzione sistolica
(frazione di eiezione normale) è ancora
controversa e deve essere personalizzata,
in modo che i benefici superino i rischi.
9
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 10
IL CAMMINO DELLA MEDICINA
I DOCENTI
SCENDONO DALLA CATTEDRA
PER AVVICINARSI AI MALATI
to d’igiene e profilassi “Regimen sanitatis salerni” che, con originali versi
(“Scaccia i pensieri gravi, lo adirarti ritien dannoso …”), rende popolare la medicina, e del quale si succederanno edizioni in italiano, francese e tedesco.
XXVII – Completezza della celebre Scuola Salernitana
(830 d.C.) nella formazione del medico
Fabio Liguori
A
ntichissima diocesi e limite
geografico (a sud) del regno
longobardo (569-774), Salerno
ha l’aspetto di una capitale sicura della
sua posizione sul mare e delle sue fortificazioni, ciò che la renderanno invitta
dalle incursioni saracene. La sua celebre
Scuola (830 d.C.) è considerata la più antica e illustre istituzione Medica del mondo occidentale anche se, non avendo l’insegnamento di altre discipline, non diverrà il tipico studium con più facoltà,
come in seguito saranno chiamate le
Università fondate in Europa.
amanuensi è stato possibile conservare (a
tutt’oggi) innumerevoli, preziose opere
uniche sia in latino e greco che in lingua
volgare (incunaboli, codici miniati, testi
classici e sacri). Ma è solo con l’arrivo e
la permanenza (tra il 1000 e il 1075) di
un profondo conoscitore di lingue orientali, Costantino l’Africano (cosiddetto
perché nato a Cartagine, poi si farà monaco), che si può parlare di un originale
sviluppo della Scuola Salernitana per la
completezza della formazione nella medicina classica (greca, romana e italica) e
in quella araba e giudaica.
La Scuola sarà infatti in grado di produrre manuali di diagnosi, terapia, dietetica, profilassi e deontologia professionale: tutto lo scibile medico del tempo,
cioè, reso accessibile dalle traduzioni in
latino di Costantino, divenendo il più importante centro di diffusione di testi arabi per l’intera Europa.
Discussione con allievi su casi clinici
La leggenda narra che nascesse dall’incontro di quattro medici: un ebreo, un
arabo, un greco e un romano. Incontro
che idealmente racchiude la tendenza
della cultura, dell’osservazione clinica e
pratica medica quotidiana a fondersi in
un’unica ars medica. In realtà, è la vicinanza con il monastero benedettino di
Montecassino, ideale luogo d’incontro
delle culture occidentali e arabe, che ne
favorirà la nascita.
Grazie all’opera dei monaci benedettini
10
La grande “novità” della Scuola Salernitana consisterà inoltre nei metodi d’insegnamento che porteranno i docenti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto
del malato, discutendo con gli allievi gli
aspetti clinici della malattia e approfondendo gli studi con le autopsie, mentre in
chirurgia vengono introdotti fili di seta per
la legatura dei vasi e un abbozzo di anestesia attraverso spugne soporifere.
Altro aspetto innovativo sarà lo sprone
a non accettare passivamente la malattia,
ma a prevenirla attraverso l’armonia psico-fisica (concetto oggi ripreso dalla medicina psicosomatica) e una dieta corretta ed equilibrata (oggi scienza dell’alimentazione). Un bell’esempio di questi
princìpii è giunto fino a noi con il tratta-
Scuola aperta a uomini e donne
La scuola era aperta a uomini e donne
(in particolare per l’ostetricia) e, oltre i
docenti, la laurea veniva conferita da un
collegio di medici esterni. Seguiva un tirocinio pratico di un anno presso un medico anziano.
Per merito della Scuola salernitana l’esercizio professionale, che nei primi anni del medioevo era lasciato alla mercé
di chiunque si “reputasse” medico, avrà
un primo ordinamento in una figura giuridicamente “qualificata” da prove ed
esami (curricula). Parallelamente nasceranno organizzazioni professionali che,
attraverso statuti, da un lato sosterranno
gli iscritti, e dall’altro offriranno garanzie
sull’operato di questi.
Sono le corporazioni di Arti e Mestieri
che raggiungeranno piena compiutezza
nel Rinascimento.
Quando Federico II di Svevia (11941250) vorrà incrementare l’università di
Napoli, inizierà anche la decadenza della Scuola salernitana, cui resterà il vanto
di essere stata la prima Università di Medicina della storia.
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 11
Schegge Giandidiane N. 35b
I dieci anni in Italia del
Beato Guglielmo Llop
Allora la Comunità Religiosa
dell’Isola Tiberina si aggirava sui
25 confratelli e ed era usuale che a
rotazione essi svolgessero turni di
guardia notturni nelle corsie; accennando a questo, fra Celidonio
attestò anche che fra Guglielmo
“in quanto alla carità e al modo di
trattare con i malati si mostrava in
tutto padre con essi, facendo i turni
di guardia che gli venivano ordinati e
procurando che nulla riguardo all’assistenza mancasse loro. Poi, invece
d’andarsene come gli altri a riposare,
rimaneva a servire gli infermi, sotto
pretesto che non aveva bisogno di riposo”.
Merita anche ricordare che fra
Guglielmo era dotato di discrete
capacità musicali e se ne avvaleva
per assicurare che bei canti e musica ben scelta animassero sempre
i momenti liturgici, ai quali egli
Lo spartito dell’inno musicato dal Beato Llop
rina nel corso della fatale malattia
che lo condusse a morte il 29 dicembre 1930.
Come già precisato nell’altra
puntata, fra Guglielmo passò dal
maggio 1919 a esser Maestro dei
Novizi e dei Postulanti. In tal veste, fu lui il 14 luglio 1919 ad accogliere come Postulante il giovane Ernesto Russotto, nato a Catania il 20 gennaio 1902 e che da religioso diventerà un personaggio di
notevole rilievo non solo a livello
della Provincia Romana, ma dell’intero Ordine; sarà proprio Russotto, in quanto Postulatore, a impegnarsi per la Beatificazione di
Llop, e quando nel 1956 informò
sulle pagine di questa rivista della
conclusione del Processo Informativo sul gruppo di martiri nel quale era compreso il suo primo Maestro di Formazione, chiuse l’articolo sottolineando: “Tra i Servi di Dio
del gruppo vi è il Padre Guglielmo
Llop... La santa figura di questo Servo di Dio – che tanto bene largì qui
in Roma – è sempre viva nella mente
e nel cuore di tutti ed in modo particolare dei religiosi che furono suoi discepoli”.
Fra Camillo Viglione, che fu il
successore di fra Guglielmo quale
Maestro dei Postulanti e dei Novizi, in un articolo del 1954 riferì
che costui “intuì nel giovane postulante Ernesto la genuina vocazione e
le belle doti di mente e di cuore, che
l’avrebbero reso un degno figlio di S.
Giovanni di Dio e ne fece speciale
menzione al Superiore Generale, P.
Agostino Koch”. L’intuizione restò
F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop
N
partecipava attivamente con la sua
possente voce di baritono; egli
compose anche dei canti devoti e
tuttora nelle Comunità della Provincia Romana si continua a cantare in onore di San Giovanni di
Dio l’inno “A te si volgono”, che
aveva musicato lui stesso su parole di un sacerdote siciliano, mons.
Rosario Mammani, autore di vari
libri di poesie e grande amico dei
Fatebenefratelli, che poi il 20 aprile 1925 lo affiliarono all’Ordine e
lo ebbero ricoverato all’Isola Tibe-
157
ella precedente puntata abbiamo narrato i primi sette
anni spesi all’Isola Tiberina
dal Beato Guglielmo Llop, centrando l’attenzione sul suo impegno come Formatore degli Aspiranti. Oltre a prodigarsi con loro,
fra Guglielmo fu anche l’Economo
dell’Ospedale ed in tale veste riuscì, nonostante le difficoltà create dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a non far mancare
mai nulla ai malati, come poi riferì durante il Processo di Beatificazione lo spagnolo fra Celidonio
Océn, che fu con lui di Comunità
a Roma dal 29 marzo 1913 fino al
12 giugno 1918, quando fu trasferito a Nettuno.
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 12
se, inglese e ora anche in spagnolo.
San Pio da Pietrelcina predisse il martirio del Beato
158
F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop
ampiamente confermata dai fatti.
Ernesto fu ammesso in Noviziato il
23 maggio 1920 col nuovo nome
di fra Gabriele dell’Addolorata.
Emise il 3 luglio 1921 i Voti Semplici ed i Solenni il 19 luglio 1925.
Fu ordinato sacerdote il 7 luglio
1929 e da allora fu sempre più incisivo il suo impegno nell’Ordine
in tre distinte linee d’azione.
La prima fu quella della pastorale ospedaliera. Grazie anche ai
lunghi anni di pratica sanitaria,
tanto che nel 1928 aveva ottenuto l’idoneità ad infermiere, sapeva
relazionarsi con i malati e per 60
anni fu sempre assiduo nel suo
compito di cappellano, esplicato
con zelo efficace e cordiale. La seconda linea d’azione in cui impegnò i suoi talenti, specie dopo la
nomina nel 1930 a Maestro dei Novizi, mantenuta un decennio, fu la pubblicazione di decine di libri e di oltre un centinaio
di articoli su spiritualità e
storia del nostro Ordine,
usciti per lo più in questa
rivista, che fondò nel
1946 e diresse per 35 anni. Nessuno tra noi lo ha
uguagliato per vastità e rigore di ricerca; il suo
Trattato di Storia dell’Ordine fu tradotto in france-
Terza linea d’azione fu il suo proficuo impegno di Postulatore, iniziato nel 1947: riuscì a vedere sugli
altari fra Riccardo Pampuri e fra
Benedetto Menni e lavorò per i
Martiri spagnoli e per fra Eustachio Kugler. Tornando a fra Guglielmo, egli restò Maestro dei Novizi solo per pochi mesi, ossia dal 14
maggio all’8 dicembre 1919, quando il suo incarico fu dato a fra Camillo Viglione ed egli passò Priore
a Frascati. In quei sette mesi ebbe
occasione di vedersi affidare come
Novizi appena quattro Postulanti: il
20 maggio fra Francesco Ricci e fra
Dositeo Ciotta; e l’8 settembre fra
Gaetano Ranieri e fra Felice Filippi.
Nel novembre 1919 ebbe occasione d’accompagnare a San Giovanni Rotondo alcuni confratelli
spagnoli, venuti a Roma per il Capitolo Generale, e poté conversare
con San Pio di Pietrelcina, che gli
predisse: “Lei morrà martire”. Potei
aver a Granada conferma di questa profezia da fra Tomás Mena
Ayala, mentre era sagrestano della
Basilica di San Giovanni di Dio,
incarico che mantenne con grinta
e dedizione dal giugno 1982 finché
nel 2005 rese la sua anima a Dio, a
88 anni di età e 65 di Vita Religiosa. Egli era entrato il 26 settembre 1935 Postulante a Ciem-
1985: fra Russotto col Papa alla Beatificazione di Menni
pozuelos e aveva iniziato il Noviziato il 7 dicembre, ma la sera del 9
agosto 1936 fu, assieme a tutta la
Comunità, incarcerato a Madrid
nel Collegio San Antón degli Scolopi, mutato in Carcere dal Governo. Fra Guglielmo, che condivise con lui la prigionia finché fu
trucidato il 28 novembre 1936,
menzionò più volte la profezia fattagli da San Pio da Pietrelcina e,
proprio per questo, quando quel
giorno fu incluso tra i sedici confratelli destinati al “trasferimento”,
capì che in realtà li stavano portando alla fucilazione e, prima di
uscire dal Carcere, riuscì ad avvertire il suo Provinciale, fra Bonifacio Murillo, di preparare i restanti
confratelli all’imminente martirio.
Fu perciò incaricato il Segretario
Provinciale, il Beato Diego de Cádiz, che ricordava a memoria la
formula di Professione, di farla
emettere in articulo mortis a fra Tomás e ad altri sei Novizi che erano
ancora in prigione. Fra Tomás gli
chiese poi se, in caso fossero riusciti a tornare in libertà, gli sarebbe stato chiesto di completare i
quattro mesi che gli mancavano al
prescritto anno di Noviziato. La risposta fu: “Ma che cosa stai a pensare! Ormai sei Professo e basta!”.
Era, è ovvio, una risposta indulgente, dettata dalla tragica situazione che stavano vivendo; in realtà, la professione è valida se segue
la morte, ma in caso contrario è nulla e va ripetuta, rispettando i tempi di
durata del Noviziato. Due
giorni dopo, un secondo
gruppo di sei confratelli,
tra cui il Beato Diego e
uno dei Novizi, il Beato
Antonio Martínez, fu giustiziato, ma gli altri confratelli sopravvissero ed
anzi fra Tomás già il 3 dicembre 1936 riuscì a ottenere asilo nell’Ambasciata del Cile, sfuggendo
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 13
così ad ogni pericolo. Rievocando,
con ancor viva emozione, quell’episodio e l’assicurazione del Beato
Diego, questa fu la postilla finale
di fra Tomás: “In realtà, quando rimisi piede in Comunità, dovetti completare i mesi mancanti e ripetere la
Professione”.
Tornando al sopra citato Capitolo Generale, finalmente celebrato
nel novembre 1919 dopo essere
stato rimandato più volte a causa
dell’infuriare della Prima Guerra
Mondiale, ad esso fece seguito in
dicembre quello della Provincia
Romana, in cui fra Guglielmo fu
eletto Priore a Frascati dell’Ospedale di San Sebastiano Martire e vi
rimase fino al Capitolo del 1922.
Quando fra Guglielmo era arrivato a Roma, il Priore di Frascati
era dal 1908 fra Martino Guijarro,
che certo egli andò talora a visitare, mai pensando che un giorno
avrebbe occupato il suo posto.
Quest’Ospedale, fondato dalla
Confraternita del Gonfalone nel
1518, fu ampliato dal cappuccino
card. Ludovico Micara, che fu vescovo della sua natia Frascati fino
al 1844 e che dette disposizione
d’affidarlo ai Fatebenefratelli; essi,
in effetti, dal luglio 1869 se ne assunsero la gestione, e vi apportarono vari miglioramenti, restandovi fino al 31 luglio 1956. Ai tempi
Quando partì per sempre da Frascati, al salutare confratelli, amici
e collaboratori il nuovo Priore organizzò il 21 maggio un piccolo
rinfresco di commiato, costato 60
lire, e poi il 22 gli dette 11,70 lire
per le spese di viaggio a Roma.
Da Roma fra Guglielmo riprese
la strada della Spagna, dove fra
Juan Jesús Adradas, riconfermato
Provinciale nel Capitolo Generale
del maggio 1922, lo scelse insieme
ad altri nove confratelli per avviare la prima Comunità in Cile, dove era stato chiesto all’Ordine di
gestire l’Istituto Frenopatico di
Orates. Arrivarono in Cile il 26
novembre 1922 e nel primo triennio d’attività il Priore fu fra Silvestro Pérez ed il Vice Priore fra Guglielmo, le cui capacità relazionali
furono così preziose per appianare
varie difficoltà con le Autorità locali, che nel triennio 1925-1928 fu
fatto lui Priore.
Nel maggio 1928 la Provincia
Ispano-Americana lo elesse Superiore Provinciale, e poi lo ricon-
Frascati: l’antico Ospedale di san Sebastiano Martire, demolito nel 1956
F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop
Fra Tomás Mena (1917-2005), martire mancato
A Frascati fra Guglielmo seppe
farsi apprezzare da tutti e amministrò con saggezza le modeste risorse economiche, sicché quando
consegnò il 20 maggio 1922 la
Cassa a fra Bernardino Ranieri,
che era stato il suo predecessore e
fu anche il suo successore, lasciò
un attivo di 6.874,45 lire. Questo
ritorno di fra Bernardino come
Priore di Frascati era dovuto alla
sua abilità odontoiatrica, che aveva reso rinomato il Gabinetto
Dentistico dell’Ospedale. Per inciso, anche come dentista fra Guglielmo se l’era cavata bene, attirando molti pazienti; a tal riguardo il suo connazionale fra Gervasio Navarro, che era giunto di Comunità a Roma il 4 agosto 1912,
ossia poco prima di fra Guglielmo,
e che divenne suo Priore il 7 febbraio 1913 e poi, nel triennio
1919-1922, suo Provinciale e Priore del vicino Ospedale di Nettuno,
quando poi depose per la Beatificazione, narrò che un giorno a Fra-
scati fra Guglielmo, nel mentre era
impegnato a cavar denti ai pazienti dell’Ambulatorio, si vide costretto a respingere con energia
un’audacissima donna che lo tentava, proprio come gli era già successo da giovane, quand’era ancora in famiglia.
159
di fra Martino l’Ospedale di Frascati aveva tre Sale di degenza: la
Sala Micara, con 11 letti; la Sala
Cortesi con 7 letti; la Sala Ferri
con 2 letti; e una Camera a un letto per Isolamento. L’Ospedale era
inoltre dotato di Sala Operatoria,
Ambulatorio Medico e Gabinetto
Dentistico. Nella Clausura v’erano 8 camere per i frati e parimenti il Refettorio era per 8 posti.
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 14
cendi ed eccidi che il Governo
non faceva nulla per impedire. Fra
Guglielmo si ricordò della profezia
fattagli da San Pio da Pietrelcina e
nelle sue circolari cercò perciò di
spiritualmente preparare i Confratelli ad un possibile olocausto.
Non a caso, nel preparare i testi liturgici da usare nel Breviario per i
nostri 71 Beati martiri, furono
stralciati per la lettura del Mattutino tre brani presi proprio dalle
sue Circolari del 31 luglio 1931, 25
maggio 1931 e 20 aprile 1932.
Foto del Beato dopo l’elezione a Provinciale nel 1928
160
F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop
fermò nel 1931. Nel triennio
1928-1931 egli, grazie all’ancora
discreta situazione politica, poté
concentrare il suo impegno nel
migliorare l’assistenza sanitaria offerta nelle nostre Case, che divennero modelli di riferimento sia per
le moderne attrezzature, sia per
l’incremento delle piante organiche e l’adeguamento degli stipendi, sia per la cura data alla formazione professionale dei frati e dei
collaboratori.
Sempre in tale triennio, fra Guglielmo aderì con entusiasmo all’invito di partecipare alla grande
Esposizione Missionaria tenutasi a
Barcellona nel 1929 e il padiglione
del nostro Ordine fu tra quelli più
riusciti: v’erano, tra l’altro, numerosi dipinti illustranti il nostro
l’impegno missionario in America
ed in Asia, tra cui ben dodici dedicati alle Filippine, ora custoditi
nel Museo de los Pisas, che fra Guglielmo fu uno dei primi a patrocinare. Furono anche pubblicati studi storici, poi riuniti in volume, tra
cui quello già citato di fra Guglielmo sui tre nostri Venerabili delle
Filippine.
Nel triennio 1931-1934, la situazione politica peggiorò, con in-
La lungimirante preparazione interiore, che trapela già dai brevi
brani scelti per il Breviario, ebbe il
suo effetto. Quando scorriamo le
biografie degli oltre tremila Religiosi sterminati nel 1936, solitamente si legge che all’iniziare gli
eccidi, i Religiosi fuggirono dai
Conventi, ma quando furono riconosciuti in strada o nei loro nascondigli, furono fucilati senza pietà. Nel caso invece dei Fatebenefratelli avvenne che i frati non
vollero abbandonare gli assistiti,
che per essere infermi mentali o
disabili, sarebbero periti se abbandonati a se stessi, sicché nei giorni
o settimane seguenti fu facilissimo
per gli esagitati rastrellare i frati rimasti accanto ai malati. Questo
spiega perché nessun altro Istituto
Religioso ebbe una percentuale di
Martiri così elevata rispetto alla
consistenza numerica delle rispettive Comunità aggredite.
Altro merito di Fra Guglielmo è
che fin dall’inizio del suo Provincialato fece notare che il numero
di Case della Provincia IspanoAmericana e la loro dislocazione
in differenti nazioni, rendeva impossibile che una sola persona riuscisse a seguirle tutte, sicché conveniva fossero raggruppate in tre
Province e riuscì infine a far approvare la proposta nel Capitolo
Generale del 1934. Le Filippine,
secondo tale divisione, furono assegnate alla Provincia d’Aragona
e ciò spiega perché quando nel
1974 il card. Sin, quale arcivescovo di Manila, chiese ai confratelli
della Farmacia Vaticana di farsi
tramite per un nostro ritorno in tale Arcipelago, fu interessata la
Provincia Aragonese, che però in
quel momento declinò l’invito,
poiché alle prese con una fondazione in Sierra Leone.
Quel Capitolo Generale del
1934 fu l’ultima occasione per fra
Guglielmo di vedere Roma. Tornato in Spagna e aggregato alla
Provincia Betica, fu eletto Priore
di Ciempozuelos e fu lì che lo sorprese il turbine della Guerra Civile. La notte del 7 agosto 1936 una
gruppo di miliziani imprigionò i
frati in uno stanzone contiguo alla
portineria e fra Guglielmo, che
aveva una bella voce di baritono,
animava i loro cuori ad affrontare
la morte, provando gli inni sacri da
intonare durante la fucilazione. In
realtà, li trasferirono il 9 a Madrid
ed il 10 li rinchiusero nel Carcere
di San Antonio. In novembre iniziarono a fucilarli e quando il 28
novembre 1936 chiamarono fra
Guglielmo, egli salutò sorridendo
i confratelli con un “Arrivederci in
Cielo!”.
Foto del Beato coi Novizi di Bogotà nel 1930
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 15
“I L M E L O G R A N O ”
L’OSPEDALE DI MANILA AL TEMPO DEGLI INGLESI
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
G
iusto un quarto di millennio fa
una flotta inglese entrò nella Baia
di Manila, la conquistò e la tenne
sotto controllo per quasi diciotto mesi, dal
4 ottobre 1762 al 31 maggio 1764. Si trattò di un episodio della Guerra dei Sette
Anni, che coinvolse dal 1756 al 1763 varie nazioni europee e in cui la Spagna entrò solo dal gennaio 1762, sicché a Manila, non sapendolo ancora e colti di sorpresa, resistettero appena pochi giorni.
Mancando il Governatore, ne svolgeva
le funzioni l’arcivescovo Manuel Antonio
Rojo, che prima di arrendersi riuscì a far
fuggire dalla cittadella fortificata di Intramuros un membro dell’Udienza di Manila, Simón de Anda, consegnandogli gran
parte dei fondi governativi affinché organizzasse la difesa delle Province, di cui difatti gli inglesi non riuscirono mai a prendere il controllo, restando in sostanza assediati in Manila per tutto il tempo.
cura di un gran numero di malati e diseredati in mezzo a così grandi calamità e
così tante necessità; e pur senza un minimo di elemosine regolari, non fa mancar
nulla ai malati, aiutato dai confratelli.
Questo è davvero un prodigio di carità”.
Riguardo al p. Puga, menzionato quale
allora Superiore di Manila, sappiamo che
nacque in Messico a Cuautla (Morelos) e
giunse nelle Filippine nel 1727, dove fu
nominato Maestro dei Novizi; il suo nome completo era fra Juan Manuel Maldonado de Puga e nel 1740 scrisse un’ampia
narrazione delle vicende del nostro Ordine nell’Arcipelago Filippino, pubblicata a
Granada nel 1742 col titolo Religiosa
Hospitalidad por los Hijos del Piadoso
Coripheo Patriarcha y Padre de los Pobres S. Juan de Dios en su Provincia de
S. Raphael de las Islas Philipinas.
La situazione in città peggiorò con la
nomina in novembre di Dawsonne Drake
quale Governatore britannico di Manila.
Era membro della Compagnia delle Indie
e governò dispoticamente, incarcerando
persone solo per estorcere il loro denaro.
Proprio riferendosi a Drake, mons. Rojo
chiuse la nota su Maldonado dicendo che
“la persecuzione che questo Superiore e
la sua Comunità hanno sofferto da chi ha
assunto il comando di governatore è altrettanto dolorosa, quanto invece degna
di lode ed esemplare è la loro pazienza”.
Nel frattempo Anda organizzò un blocco
tutto intorno alla baia, sperando nella resa
degli inglesi per fame. I Fatebenefratelli
però, per non far mancar il vitto ai malati,
riuscirono ad approvvigionarsi dalla loro
azienda agricola, sita a nord di Manila in
San Rafael de Bulacan, violando così un
esplicito ordine impartito da Anda, che ne
rimase contrariato. Nel rapporto che inviò
al Re l’8 aprile 1764 egli fece grandi elogi di quei religiosi, come gli Agostiniani e
i Domenicani, che s’impegnarono con lui
nella difesa delle Province, ma non mancò
di accennare che invece i Fatebenefratelli
disobbedirono ai suoi ordini di non inviare dalla loro tenuta vettovaglie per il loro
Ospedale di Manila, però ammette che il
loro fu uno zelo, certo inopportuno, ma
mosso dalla carità di non far perire i malati, sicché non si sentiva d’accusarli di
slealtà verso il sovrano.
Oltre all’Ospedale Generale all’interno
d’Intramuros, i Fatebenefratelli avevano anche, già da un secolo e mezzo, un Convalescenziario subito fuori le mura, intitolato a
Sant’Andrea e che subì danni nell’assedio
poiché si trovava proprio nella zona da cui
mossero gli inglesi per aprire la breccia. Per
ragioni militari tale area fu poi completamente spianata e non fu mai più riedificata,
divenendo l’attuale parco pubblico, chiamaDurante il saccheggio gli inglesi presero di mira specie i Conto Luneta per la sua forma
a mezzaluna. Quanto al
venti, ma rispettarono il
nostro Convalescenziario,
nostro Ospedale, i cui
lo riedificammo nella vifrati erano restati coragcina isola del fiume Pasig,
giosamente ad assistere
la cui foce lambisce il lai malati. Nel rapporto
to opposto di Intramuros.
che mons. Rojo inviò al
Anche se l’isola, da noi
Re non mancò d’esprilasciata fin dal 1865, pasmere “la sua meraviglia
sò alle Suore Vincenziaper come il sacerdote
ne, che vi tengono tuttora
padre Puga, Priore dei
un Orfanotrofio e un
frati di San Giovanni di
Ospizio, nelle mappe citDio, assieme alla sua
tadine essa è ancor oggi
Comunità, rimase e
designata come Isla de la
continua a rimanere ad
Convalescencia.
accoglier e a prendersi
L’Ospedale di Manila com’era nel 1762 (da un quadro di R. del Casal)
Appena penetrati per una breccia in Intramuros, gli inglesi la sottoposero a saccheggio per alcune ore, finché Rojo firmò
un trattato di resa impegnandosi a versare
4 milioni di pesos come taglia di guerra,
ma ottenendo il rispetto dei beni privati,
delle strutture amministrative e del culto
cattolico.
15
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 16
ANIMAZIONE GIOVANILE
GRAZIE,
INFINITAMENTE GRAZIE!
Fra Massimo Scribano, o.h.
S
embra sempre poco ringraziare il
Signore per come sta agendo
nella mia e nella vita degli altri.
Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7),
queste le parole con cui la Scrittura,
nella persona di san Paolo ci dichiara
che donando si è nel cuore di Dio. L’Esperienza che abbiamo vissuto dal 31
ottobre al 4 novembre, sembra rispondere, dal profondo del nostro cuore a
questa Parola. Una ventina di ragazzi
con i loro educatori hanno affrontato un
lungo viaggio la sera del 31 ottobre per
recarsi da Porto Cesareo (Lecce) a
Genzano di Roma per vivere insieme ai
nostri Ospiti una delle entusiasmanti
esperienze di servizio che un uomo
possa effettuare. Il Signore aspettava
tutti noi per accoglierci attorno a Lui
per regalarci momenti fraterni e gioiosi che ci accompagneranno per molto
tempo tornando nella nostra quotidianità. L’Esperienza ha avuto la centralità nell’adorare il Cristo, fonte della vita. Gli insegnamenti del mattino ci hanno introdotto nella giornata per entrare
più da vicino a contatto con i nostri
Ospiti per il Servizio Mensa e di fraternizzazione. L’inizio di questa Esperienza, per alcuni giovani ha dato come
frutto un distacco e un rifiuto per il Servizio, cosa ovvia come per ogni novità.
Anche in campo spirituale, le nuove
esperienze possono a volte portare questi rischi: non sentirsi in grado di fronteggiare il contatto con una realtà molto distante dalla nostra vita sociale. Per
questi giovani, nonostante il mio apporto esperienziale unito a quello dell’équipe del campo degli educatori, all’inizio non è stato possibile trovare una
soluzione. Ma il Signore aveva in serbo un’alternativa: trasformare il cuore
per entrare nel Suo. E così è avvenuto;
questi giovani dal secondo giorno in
poi, sono riusciti, attraverso la preghiera a iniziare a piccoli passi l’esperienza
16
in Reparto con il risultato di volti gioiosi e pieni di armonia. Venite a me voi
tutti affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28), con queste parole il
Signore ci invita ad affidarci a lui alla
sua bontà e misericordia; solo così possiamo veramente stare alla sua sequela
per portare al mondo la sua parola che
salva e converte i cuori.
In questa Esperienza di Servizio i giovani partecipanti hanno potuto vivere
la realtà dei nostri Ospiti con un atteggiamento positivo e gioioso: la fraternità in Reparto. Abbiamo pensato che
bisognava andare oltre al servizio mensa e abbiamo ideato prima del pranzo e
prima della cena un po’ di gioioso intrattenimento intervallata di canti religiosi animati dal gruppo dei ragazzi
partecipanti all’Esperienza.
La vita in questi quattro giorni è stata
vissuta con grande entusiasmo e partecipazione da parte di tutti, sia giovani che
Ospiti. Altro evento importante da segnalare è la Celebrazione Eucaristica del
2 novembre presieduta da mons. Gualtiero Isacchi, rettore del Seminario Vescovile della Diocesi Suburbicaria di Al-
bano Laziale, con la partecipazione delle Comunità dei Confratelli e delle Consorelle. Alle ore 20,30 abbiamo iniziato
con il Rosario, guidato da Maria Cristina, membro dell’Équipe organizzativa.
Subito a seguire la Santa Messa animata
da Andrea, Roberto, Cristina, suor Francesca (Apostoline) e tutti i giovani presenti. Dopo la Celebrazione, il sacerdote ha esposto il Santissimo Sacramento
per rimanere tutta la notte in adorazione
continuata con turni di un’ora fino alle 7
del giorno seguente. Vi posso assicurare
che il Signore in quella notte ha veramente fatto miracoli in questi giovani e
anche in noi organizzatori.
O voi tutti assetati, venite all’acqua (Is
55,1), con queste parole il profeta Isaia
ci invita a rimanere in contatto con Cristo che è la vera fonte della vita, perché
senza di Lui non possiamo fare nulla,
perché tutto posso in colui che mi dà
forza (Fil 4,13). Il messaggio che viene
da san Giovanni di Dio e dalle sue opere in noi Fatebenefratelli, può solamente esprimersi in un grazie, infinitamente grazie! A te, o Padre, che hai rivelato
queste cose ai piccoli, in un uomo come il nostro Fondatore, che ha dato e lo
da tutt’ora uno slancio per esercitare il
Carisma dell’amore ai fratelli poveri e
infermi.
Per informazioni contattatemi al
338.2509061 o scrivete una mail all’indirizzo: [email protected].
Giovani partecipanti all’Esperienza di servizio
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 17
PA G I N E D I M E D I C I N A
VERTIGINE PAROSSISTICA
POSIZIONALE BENIGNA
Dante Maria Caliento, Melissa Zelli, Michele Iembo
A
lla base di questa patologia vi è
la presenza di depositi endolinfatici all’interno dei canali semicircolari (orecchio interno). Si manifesta con episodi parossistici di vertigine oggettiva (rotazione dell’ambiente
rispetto al soggetto) in seguito a movimenti del capo; è la più comune causa
di vertigine periferica con un età media
di insorgenza di 50 anni, soprattutto nel
sesso femminile, e tendenza alla recidiva. Si caratterizza per la presenza nell’endolinfa di corpuscoli con peso specifico maggiore a quello dell’endolinfa
stesso, probabilmente si tratta di otoliti
staccatisi dalla macula dell’utricolo;
questi ammassi si depositerebbero nel
versante non ampollare del canale semicircolare interessato. Questa patologia è idiopatica oppure può insorgere
dopo trauma cranico (nel 10% dei casi)
che favorirebbe il distacco degli otoliti;
a volte si associa ad altre patologie (vascolari,virali, dell’orecchio medio o interno) o può manifestarsi dopo alcuni
giorni dall’insorgenza di una neurite vestibolare. La vertigine compare a seguito di movimenti paralleli al piano dell’asse del canale semicircolare in cui si
depositano gli ammassi otolitici; si manifesta una sindrome vestibolare caratterizzata da vertigine e nistagmo corre-
(Tecniche Audiometriche)
lato al canale semicircolare interessato
ed alla posizione degli ammassi endolinfatici. Nella canalolitiasi del canale
posteriore il nistagmo è verso il pavimento mentre in quella del canale laterale il nistagmo è verso il soffitto. La
vertigine è acuta, intensa, parossistica
(dura 10-40 secondi) e si verifica in seguito a movimenti del capo (guardare in
alto, coricarsi, alzarsi dal letto, girarsi
su un fianco); solitamente la patologia
si instaura nella notte e la prima vertigine, molto intensa, insorge durante i
movimenti nel sonno o nel rialzarsi. La
sintomatologia può persistere per settimane ma può durare anche solo alcune
ore o diversi mesi. Si giunge alla diagnosi attraverso manovre che consentono di scatenare la crisi vertiginosa ed il
nistagmo; solitamente per diagnosticare
la vertigine del canale semicircolare posteriore si esegue la manovra di Dix-
Hallpike mentre per quella del canale
semicircolare laterale quella di Mc-Clure-Pagnini. La Prova Termica può dimostrarci un deficit vestibolare nel 30%
dei casi. La terapia si basa sull’esecuzione di manovre liberatorie che favoriscono la fuoriuscita dei corpuscoli dal
canale semicircolare interessato e consentono di ottenere una guarigione
nell’80-100% dei casi.
Solitamente per la canalolitiasi del canale semicircolare posteriore viene eseguita la manovra di Semont o di Epley
mentre per quella del canale semicircolare laterale quella di Gufoni, di Lempert-Barbecue, di Asprella o la posizione coatta di Vannucchi.
17
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 18
LXVIII CAPITOLO GENERALE
LXVIII CAPITOLO GENERALE
Giovanni Roberti e Redazione
D
Dal 22 ottobre al 9 novembre
si è celebrato a Fatima (Portogallo), nella Casa di ritiri Nostra Signora del Carmine, nel recinto
del Santuario, il LXVIII Capitolo generale dell’Ordine ospedaliero di san
Giovanni di Dio sul tema: La Famiglia
di san Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità.
Aula capitolare
La partecipazione è stata di oltre 100
persone, delegati laici e religiosi, provenienti dai 5 continenti in rappresentanza di tutte le Province, Vice Province e Delegazioni dell’Ordine, oltre Consiglio generale uscente.
Il supporto operativo nella redazione
dei verbali delle riunioni, nella spedizione e ricezione di email e fax da ogni parte del mondo, nella predisposizioni di
documenti e materiale utile per i lavori è
stato dato dai collaboratori di segreteria,
mentre per la traduzione simultanea è
stata presente una équipe di interpreti.
Ma la novità del Capitolo è stata la partecipazione di cinque Piccoli Fratelli del
La delegazione della Provincia Romana
Buon Pastore con il superiore generale fr
Justin Howson, in quanto è in corso l’iter per la fusione con il nostro Ordine.
La delegazione della Provincia Romana era composta dal superiore provinciale, fra Pietro Cicinelli, dai delegati fra Angelico Bellino e fra Alberto
Angeletti, dal rappresentante dei collaboratori laici dr. Giovanni Roberti, dal
delegato provinciale delle Filippine, fr
Ildefonso L. de Castro –invitato- e infine, da fra Elia Tripaldi, consigliere
generale.
I giorni capitolari hanno avuto una ordinata e pianificata successione.
Nella prima settima si è svolta la fase
di ascolto su quanto effettuato nel sessennio trascorso.
Fra Donatus con i due animatori Susanna Queiroga e Gianni Cervellera
Con i loro interventi i giovani ospedalieri, religiosi e laici, il 25 e 26 ottobre hanno portato le loro proposte incentrate sui mezzi di comunicazione e
sulla preoccupazione per la scarsità di
vocazioni, proponendo un centro di
formazione a Granada per i religiosi e
collaboratori e la formazione di gruppi
di animazione vocazionale in tutti i
continenti.
Il 1° novembre è iniziata la fase elettiva.
Dopo il discernimento animato dal gesuita P. Alberto Brito, è stato eletto il superiore generale, fr Jesús Etayo Arrondo,
sac., della Provincia spagnola d’Aragona.
Il nuovo Governo generale; da sin. fra Rudolf, fra Pascal, fra Jesús (Superiore Generale), fra Benigno e fra Giampietro
18
Tale fase si è conclusa il 5 novembre
con la nomina dei 4 consiglieri del nuovo governo: fra Rudolf Knopp, della
Provincia di Baviera, fra Giampietro
Luzzato, della Provincia Lombardo-Ve-
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 19
nizioni delle proposte capaci di rendere
adeguate le sfide per il futuro, riassumibili nei termini di “qualità e sostenibilità del servizio” nell’ambito dei principi e valori dell’Ordine.
Concelebrazione presieduta da mons. Jorge Ortiga nella Chiesa matrice di Montemoro -o- Novo
in onore di san Giovanni di Dio
neta, fra Benigno Ramos, della Provincia di Castiglia, e fra Pascal Ahodegnon
della Vice Provincia Africana.
È seguita la fase di presentazione, discussione e approvazione di proposte e
linee guida per il prossimo sessennio.
Concelebrazione nella Cappella delle Apparizioni
Nei lavori capitolari è stato particolarmente significativo il contributo dei collaboratori laici, chiamati a partecipare
nelle diverse fasi alle analisi e alle defi-
Ciò a conferma che i laici sono chiamati alla condivisione dei valori, alla
corresponsabilità nella missione, a partecipare alla trasmissione dei valori dell’Ordine, pur nella differenza dei ruoli e
delle personali motivazioni (spirituali,
umane, professionali, religiose).
Non sono mancati momenti di preghiera di particolare solennità: le celebrazioni eucaristiche presiedute a Montemoro-o-Novo dall’arcivescovo di
Evora, mons. José Alves, a Vilar de Frades dall’arcivescovo di Braga, mons.
Jorge Ortiga, a Fatima dal vescovo di
Leiria e Fatima, mons. Antonio Augusto
dos Santos Marto, del nostro confratello vescovo, mons. José Luís Redrado,
ospite d’onore, già segretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari,
di fraternizzazione e agape fraterna.
La presenza del Coro irlandese, che ha
animato una celebrazione eucaristica e
ha tenuto anche un concerto, e del Coro
di Barcelos nel monastero Vilar de Frades e anche a una celebrazione a Fatima.
Gruppo di studio italiano
Infine vanno ricordati i pellegrinaggi
nei luoghi delle apparizioni a Fatima, a
Montemoro -o- Novo, dove è nato san
Giovanni di Dio, a Telhal –Casa di salute-, a Porto, a Barcelos (Braga) –Casa di
salute san Giovanni di Dio- e Vilar de
Frades –Casa di salute san Giuseppe.
Gruppo giovani (religiosi e laici)
Coro irlandese
19
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 20
Piccoli Fratelli del Buon Pastore
Un vivo e sentito ringraziamento alla Provincia portoghese e al superiore
provinciale, fra Josè Augusto Gaspar
Louro per la preparazione e la squisita
ospitalità durante i lavori del capitolo e
le visite ad alcune Case della Provincia
e altrove, come la cena nel Castello di
Ourem, in stile medievale al termine del
Capitolo.
Cena nel Castello medievale di Ourem
Partecipanti al capitolo (sullo sfondo la Basilica del Rosario)
20
Al neo eletto Superiore generale e al
suo Consiglio le congratulazioni e gli
auguri di un fecondo servizio a tutto
l’Ordine da parte dei lettori e della Redazione di Vita Ospedaliera.
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 21
A . F. M a . L .
L’A.F.MA.L. E L’ALLIANCE
ANCORA INSIEME
Ornella Fosco
“A
iutare gli altri per aiutare
se stessi”... con l’esortazione di san Giovanni di
Dio, fra Donatus Forkan, superiore generale dell’Ordine ospedaliero, ha aperto i lavori nell’incontro formativo-valutativo organizzato dalla “St. John of
God Fundraising Alliance” dal titolo:
Raccolta fondi: denaro e coscienza.
I lavori, si sono svolti nel Centro san
Rafael di Granada in Spagna, nei
giorni 20 e 21 settembre e ai quali
l’A.F.Ma.L. ha partecipato con la sua
delegazione composta da fra Gerardo
D’Auria, Antonio Barnaba, Monica Angeletti e Ornella Fosco.
tanza di continuare nell’opera di persuadere e di sensibilizzare la gente, nella ricerca di fondi per portare avanti
l’attività assistenziale in tutto il mondo.
“…Anche in tempi di crisi l'opinione
pubblica continua ad appoggiare il nostro impegno, in soccorso delle popolazioni che ovunque nel mondo si ritrovano in gravi difficoltà, proprio perché
il valore aggiunto del carisma di san
Giovanni di Dio è sinonimo di trasparenza e fiducia.
E questo appoggio non è venuto a
mancare malgrado il momento di crisi
che stiamo vivendo”.
Oltre all’AFMaL, all’incontro hanno
partecipato anche i rappresentanti e gli
esperti delle diverse ONG e Fondazioni dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio: Portogallo, Irlanda, Perù,
Spagna, ecc., che lavorano nel campo
della cooperazione internazionale nei
Paesi del Sud del mondo.
In questi ultimi sei anni, il valore delle azioni e dei progetti realizzati dall’Alliance, ammonta a 30 milioni di euro, destinati prevalentemente nell’ambito della salute attraverso progetti di
cooperazione, volontariato internazionale e di sensibilizzazione.
Durante il discorso di apertura, fra Donatus Forkan, ha sottolineato l’impor-
Nelle sessioni di lavoro si sono confrontati i rappresentanti delle Ong par-
Interno della Basilica di san Giovanni di Dio
Staff A.F.Ma.L. durante la conferenza
tecipanti, relazionando sulle attività
umanitarie che stanno portando avanti,
permettendo così di avere una visione
d’insieme sull’enorme lavoro che viene
svolto da ognuna, oltre a evidenziare le
sfide per il futuro, con l’obiettivo comune di continuare a promuovere la salute integrale delle persone e lo sviluppo nelle zone con scarsità di risorse.
L’incontro si è concluso con il cammino di san Giovanni di Dio e una visita all’archivio-Museo del Santo, e ha
permesso ai partecipanti di approfondire da vicino il messaggio che il Fondatore ci ha lasciato.
Il cammino fatto a Granada è stato anche un percorso “personale”; dopo la
conoscenza dei luoghi importanti della
vita di san Giovanni di Dio: il primo
ospedale costruito nel 1544, la basilica
dove sono conservate le spoglie del
Santo, la bottega dei libri, dove san Giovanni di Dio vendeva libri per raccogliere il danaro da donare ai poveri e ai
bisognosi, il percorso è proseguito fino
ad arrivare nella “Casa de los Pisa”, con
un momento spirituale forte, soprattutto durante la visita alla camera dove san
Giovanni di Dio trascorse le sue ultime
ore, prima di morire l’8 marzo 1550.
L’impronta data quindi, è stata anche
quella di un “cammino interiore”, basato nel cercare di ragionare su noi stessi,
per poter poi migliorare il presente e il
futuro al servizio dei malati e di tutti i
bisognosi, senza discriminazioni razziali, culturali e religiose, seguendo l’insegnamento e il carisma che san Giovanni
di Dio ci ha lasciato in eredità.
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· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 22
O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O
MARIA, LACRIME DI SPERANZA
NEL MONDO
Fra Massimo Scribano, o.h.
U
na delle esperienze che il Gruppo di Pastorale Sanitaria dell’Ospedale Buccheri La Ferla, Fatebenefratelli ha organizzato il 29 settembre
scorso, è il pellegrinaggio al Santuario
della Madonna delle Lacrime di Siracusa,
in occasione del 60° anniversario della lacrimazione. La Diocesi di Palermo è stata la prima di una serie a inaugurare la sua
presenza a questo evento.
Le lacrime di Maria sono un segno tangibile dell’amore che ha nei nostri confronti. La Madonna piange perché non
amiamo il suo Figlio Gesù e molto spesso La ignoriamo. La Vergine Maria che da
parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19), ci invita a una conversione totale all’unico e vero Signore della nostra vita che è Cristo.
Non possiamo ignorare la misericordia di
Dio nei nostri confronti e in quelle dei nostri cari, anche nei momenti difficili che
la vita ci pone.
Il nostro viaggio è cominciato di mattina
presto davanti all’Ospedale; 4 pullman si
sono fermati per accogliere i pellegrini.
Una vera gioia nel vedere quanta gente
pronta a raggiungere la Vergine Maria, come se ci stesse chiamando per invitarci a
pregare il suo Figlio che ha dato la vita per
noi. Durante il tragitto ogni pullman ha organizzato la preghiera, per non rompere il
clima del pellegrinaggio con la quale siamo partiti; tra canti mariani e il Santo Rosario il percorso è stato piacevole e consolante.
Arrivati a Siracusa siamo entrati nel Santuario per iniziare le attività che la giornata prevedeva. Siamo scesi nella Cripta e
abbiamo visto la proiezione del documentario che riguardava l’evento miracoloso della lacrimazione del quadretto raffigurante la Vergine Maria. Dopo la presentazione del Rettore del Santuario e la
22
visione del documentario ci siamo recati
per condividere insieme un momento di
agape fraterna. Nel pomeriggio in attesa
della Concelebrazione Eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Palermo, il
cardinale Paolo Romeo, insieme al vescovo ausiliare mons. Carmelo Cuttitta e
la partecipazione di molti presbiteri della
Chiesa palermitana, abbiamo trascorso il
tempo libero addentrandoci nei luoghi
della storia antica della città di Siracusa
visitando il museo della città. Al termine
ci siamo recati presso la casa natia dei coniugi Iannuso, adibita a monumento cittadino, dove dal 29 agosto al 1° settembre
del 1953 il quadretto raffigurante l’immagine del Cuore Immacolato di Maria cominciò a piangere. Di li siamo partiti in
processione verso il Santuario dove si è
svolta la Celebrazione Eucaristica. Al termine, ci siamo riuniti e in pullman siamo
ritornati a Palermo, pieni di gioia e commozione portandoci un pezzo di cuore
della nostra Mamma Celeste.
Alcuni dei nostri pellegrini all’ingresso del Santuario
zioni razziali, culturali e religiose, nel rispetto del carisma di san Giovanni di Dio.
Altra importante attività è rappresentata
dal gruppo di preghiera mariana che si incontra ogni ultimo venerdì del mese con la
recita del santo Rosario e alternandosi, di
mese in mese, la Celebrazione Eucaristica o Esposizione del SS. Sacramento. Del
resto, noi sappiamo che tutto concorre al
bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo
disegno (Rm 8,28).
Aggiungo altre attività promosse dal
Gruppo della Pastorale Sanitaria, guidato
dal superiore fra Luigi Gagliardotto. La
prima è l’attività del Centro di accoglienPer informazioni sul Centro Olallo: cenza Beato Olallo che offre come servizi [email protected], per effettuare donazioni
docce e piccolo ristoro una volta a setti- potete farlo sul conto corrente bancario n.:
mana, distribuzione di viveri a più di cen- IT 82 M 01005 04602 000000002349.
to famiglie palermitane con l’aiuto di una
settantina di Volontari che dedicano temSiamo certi e consapevoli che Dio ama
po e risorse personali per il prossimo. In chi dona con gioia (2 Cor 9,7).
atto la raccolta
fondi per la realizzazione di un
Centro di accoglienza diurna e
notturna a favore
di ogni persona
bisognosa, senza
fissa dimora, anziani, famiglie in
difficoltà, ecc.,
Concelebrazione presieduta dal Card. Paolo Romeo con anche il superiore fra Luigi
senza discrimina-
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 23
MISSIONI FILIPPINE
NEWSLETTER
NUOVA CASA-FAMIGLIA
La NGo parigina Association pour
l'Aide aux Jeunes et aux Personnes
Infirmes handicapées ha deciso, tramite la NGo spagnola Juan Ciudad, di
contribuire per due terzi alla costruzione di una Casa-Famiglia ad Amadeo
per gli adolescenti che accogliemmo
bambini nel nostro Orfanotrofio per
Disabili Bahay San Rafael. Per il
restante terzo del costo provvederà
l’AFMAL. La progettazione del villino
fu affidata all’arch. Noriel Belardo e
poi valutata a Roma dall’arch. David
Tursi, che apportò modifiche; i lavori,
affidati all’Impresa TBD, saranno
diretti dall’ing. Orlando Videna.
L’edificio sarà a un solo piano e si
estenderà per 420 metri quadrati attorno ad un portichetto centrale, secondo
lo schema architettonico già adottato
nel 2007 per la nostra contigua Scuola
per Disabili; eccetto una camera a due
letti per residenti allettati, tutte le
restanti camere di residenza sono a un
letto e con bagno e doccia individuale.
per il 28 gennaio in Vietnam; inoltre il
padre Generale ha designato l’australiano fra Giuseppe Smith quale Delegato Generale per l’Asia e le nazioni di
lingua inglese, non figurando in Curia
alcun Consigliere Generale di lingua
materna inglese.
12 giovinetti, sia del corso triennale di
Scuola dell’Infanzia, cui sono iscritti
43 bambini, di cui 10 seguiti fuori sede,
nell’Orfanotrofio che hanno a Trece
Martires i Missionari della Carità, fondati da Madre Teresa di Calcutta. La
Scuola in stessa data ha inoltre avuto il
permesso iniziale d’avviare una Scuola
Elementari per Disabili e ha già 5 bambini in Prima Elementare.
FRATE DA 60 ANNI
Nella giornata inaugurale del Capitolo è stato proiettato un DVD illustrante
le tappe del rinnovamento promosse
dagli ultimi quattro padri Generali; alla
realizzazione di tale DVD fra Eldy
ebbe modo di dare in luglio un notevole contributo.
SCUOLA PER DISABILI
Grazie al buon esito dell’ispezione
del Ministero dell’Educazione, condotta ad Amadeo in ottobre, la nostra
Scuola San Rafael per Disabili ha
avuto il permesso definitivo sia dei tre
Corsi di Educazione Speciale per Disabili, frequentati ora da 30 bambini e
A Manila mons. Edgardo S. Juanich,
vescovo affiliato al nostro Ordine, ha
presieduto la Concelebrazione del 28
novembre per la festa della traslazione
del corpo di San Giovanni di Dio e nell’omelia si è felicitato con fra Vittorio
Paglietti, del quale ricorreva il LX
Anniversario di Professione Religiosa,
lodandone il gioioso entusiasmo con
cui, a ottantadue anni compiuti, resta
ancora sulla breccia nelle Filippine,
dove giunse il 6 dicembre 1995. Al termine del Rito mons. Juanich ha letto e
consegnato a fra Vittorio la pergamena
con la Benedizione Apostolica inviata
dal Papa per la fausta ricorrenza.
La somma di 39.879,97 euro, pari
alla metà del finanziamento concessoci
dalla NGo parigina, c’è già stata accreditata il 19 ottobre e abbiamo subito
attivato in Comune le complesse pratiche per il permesso edilizio, che c’è
stato infine concesso, sicché abbiamo
già in questo mese ultimate le fondazioni.
RIENTRO DI FRA ELDY
Fra Eldy L. de Castro è rientrato a
Manila il 21 novembre, dopo aver partecipato al Capitolo Generale in Fatima, invitatovi come rappresentante dei
nostri Formatori in Asia. Nei lavori di
gruppo è stato segretario e relatore del
gruppo asiatico, di cui è stata accolta la
richiesta di includere nel Segretariato
Regionale anche i Delegati Provinciali:
il prossimo incontro è già stato fissato
In festa con fra Vittorio, accanto all’insigne reliquiario di San Giovanni di Dio
23
· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 24
I FATEBENEFRATELLI
ITALIANI NEL MONDO
I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere.
I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri:
CURIA GENERALIZIA
www.ohsjd.org
• ROMA
Centro Internazionale Fatebenefratelli
Curia Generale
Via della Nocetta 263 - Cap 00164
Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102
E-mail: [email protected]
Ospedale San Giovanni Calibita
Isola Tiberina 39 - Cap 00186
Tel 06.68371 - Fax 06.6834001
E-mail: [email protected]
Sede della Scuola Infermieri
Professionali “Fatebenefratelli”
Fondazione Internazionale Fatebenefratelli
Via della Luce 15 - Cap 00153
Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308
E-mail: [email protected]
Ufficio Stampa Fatebenefratelli
Lungotevere dÈ Cenci 4 - Cap 00186
Tel 06.68219695 - Fax 06.68309492
E-mail: [email protected]
• CITTÀ DEL VATICANO
Farmacia Vaticana
Cap 00120
Tel 06.69883422
Fax 06.69885361
• PALERMO
Ospedale Buccheri-La Ferla
Via M. Marine 197 - Cap 90123
Tel 091.479111 - Fax 091.477625
www.ospedalebuccherilaferla.it
• ALGHERO (SS)
Soggiorno San Raffaele
Via Asfodelo 55/b - Cap 07041
MISSIONI
• FILIPPINE
San Juan de Dios Charity Polyclinic
1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila
Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918
E-mail: [email protected]
http://ohpinoy.wix.com/phils
Sede dello Scolasticato e Postulantato
della Delegazione Provinciale Filippina
San Ricardo Pampuri Center
26 Bo. Salaban
Amadeo 4119 Cavite
Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.4131737
E-mail: [email protected]
http://bahaysanrafael.weebly.com
Sede del Noviziato della Delegazione
PROVINCIA ROMANA
PROVINCIA LOMBARDO-VENETA
www.provinciaromanafbf.it
www.fatebenefratelli.it
• ROMA
Curia Provinciale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794
E-mail: [email protected]
Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali
“San Giovanni di Dio”
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato della Provincia
Centro Direzionale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520
Ospedale San Pietro
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33581 - Fax 06.33251424
www.ospedalesanpietro.it
• GENZANO DI ROMA
Istituto San Giovanni di Dio
Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045
Tel 06.937381 - Fax 06.9390052
www.istitutosangiovannididio.it
E-mail: [email protected]
Sede del Noviziato Interprovinciale
• PERUGIA
Centro San Niccolò
Porta Eburnea
Piazza San Giovanni di Dio 4 - Cap 06121
Tel e Fax 075.5729618
• NAPOLI
Ospedale Madonna del Buon Consiglio
Via A. Manzoni 220 - Cap 80123
Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643
www.ospedalebuonconsiglio.it
• BENEVENTO
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100
Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935
www.ospedalesacrocuore.it
• BRESCIA
Centro San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.35011 - Fax 030.348255
[email protected]
Sede del Centro Pastorale Provinciale
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513
E-mail: [email protected]
Asilo Notturno San Riccardo Pampuri
Fatebenefratelli onlus
Via Corsica 341 - Cap 25123
Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386
E-mail: [email protected]
• CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)
Curia Provinciale
Via Cavour 2 - Cap 20063
Tel 02.92761 - Fax 02.9241285
Sede del Centro Studi e Formazione
Sede Legale
Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123
e-mail: [email protected]
Centro Sant’Ambrogio
Via Cavour 22 - Cap 20063
Tel 02.924161 - Fax 02.92416332
E-mail:a [email protected]
• MONGUZZO (CO)
Centro Studi Fatebenefratelli
Cap 22046
Tel 031.650118 - Fax 031.617948
E-mail: [email protected]
• ROMANO D’EZZELINO (VI)
Casa di Riposo San Pio X
Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060
Tel 042.433705 - Fax 042.4512153
E-mail: [email protected]
• SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)
Centro Sacro Cuore di Gesù
Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078
Tel 037.12071 - Fax 037.1897384
E-mail: [email protected]
• SAN MAURIZIO CANAVESE (TO)
Beata Vergine della Consolata
Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077
Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175
E-mail: [email protected]
Comunità di accoglienza vocazionale
• SOLBIATE (CO)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Carlo Borromeo
Via Como 2 - Cap 22070
Tel 031.802211 - Fax 031.800434
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato
• TRIVOLZIO (PV)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Riccardo Pampuri
Via Sesia 23 - Cap 27020
Tel 038.293671 - Fax 038.2920088
E-mail: [email protected]
• VARAZZE (SV)
Casa Religiosa di Ospitalità
Beata Vergine della Guardia
Largo Fatebenefratelli - Cap 17019
Tel 019.93511 - Fax 019.98735
E-mail: [email protected]
• VENEZIA
Ospedale San Raffaele Arcangelo
Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121
Tel 041.783111 - Fax 041.718063
E-mail: [email protected]
Sede del Postulantato e dello Scolasticato
della Provincia
• CROAZIA
Bolnica Sv. Rafael
Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga
Sumetlica 87 - 35404 Cernik
E-mail: [email protected]
MISSIONI
• ERBA (CO)
Ospedale Sacra Famiglia
Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036
Tel 031.638111 - Fax 031.640316
E-mail: [email protected]
• ISRAELE - Holy Family Hospital
P.O. Box 8 - 16100 Nazareth
Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101
• GORIZIA
Casa di Riposo Villa San Giusto
Corso Italia 244 - Cap 34170
Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988
E-mail: [email protected]
• TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu
Afagnan - B.P. 1170 - Lomé
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• BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu
Tanguiéta - B.P. 7