Un`odalisca nel cielo, come una nuvola rosa del tramonto, si sfilava
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Un`odalisca nel cielo, come una nuvola rosa del tramonto, si sfilava
Un’odalisca nel cielo, come una nuvola rosa del tramonto, si sfilava dalla vita rosei veli d’ombra, che ricadevano sul cortile, languidi, malinconici, vuoti, avvolgendosi in lunghe ombre di un rosa più spesso sotto gli alberi, dietro i gradini, e accanto al corpicino morente d’un cucciolo di pipistrello smarrito, affascinato e ucciso dalla tremenda scoperta del suo primo tramonto. Affianco alla porta la ginestra aveva perso già tutti i fiori, che si ammucchiavano sotto ai gradini, secche ma odoranti vestigia del giallo che furono. Giada e Elèna, salirono sulla terrazza, da cui si scorgeva la rosea lontana immensità del mare, azzurro, blu, cilestrino e di mille altri colori, come un immenso foglio di carta crespa sulla scrivania di un gigante bambino. Giada vestiva un abito bianco a fiorellini gialli, e con gli orli e le bretelline dello stesso giallo dei fiorellini, dello stesso giallo della ginestra. Le due ragazze si tenevano la mano guardando il mare lontano e silenzioso, bevendo dai bicchieri mai pieni il vino scuro e severo. Era stata Giada a sceglierlo, un Negroamaro, proprio per il nome, l’insolita ripetizione della parola “nero” in due lingue, niger in latino e maru in greco antico; nero-nero, come se avesse voluto per quella bevuta un vino vestito a lutto, davvero. Si misero tutti a ballare, Cristina muoveva il fianco sottile tra Davide e il Perunella e Giada scalza sulla terrazza; ballava sulla stella delle volte, ballava sul cornicione, con passi ubriachi di mare e tramonto, di rosa e d’azzurro, ballava inciampando nei passi, sicura, ubriaca, attenta, sognante; ballava sulle chianche del terrazzo e poi sui mattoni del parapetto, ballava dal parapetto al terrazzo e poi viceversa, ballavano gli altri nel divertente frastuono, Cristina dondolando il fianco sottile in mezzo a Davide e al Perunella, passandosi la bottiglia di vino e Giada vestendo le gambe inesperte e i piedi scalzi di passi ubriachi. Ballava sulla terrazza, ballava sul parapetto, incosciente, ballava ballava ballava; ballava oltre il parapetto nel cielo, gli altri la videro volare, non sentirono neanche, nel divertente frastuono, il tonfo sordo della caduta, si era semplicemente distesa sulla ginestra sfiorita. Giaceva morbidamente adagiata, con una gamba sprofondata nel cespuglio e l’altra che, disarticolata all’indietro, nella posa innaturale delle bambole lasciate scomposte da una bambina frettolosa, scopriva il roseo ginocchio sotto le vene celesti della candida coscia; il vestito aperto a campana, ricopriva il cespuglio dando una nuova, tarda fioritura alla pianta. Le bretelline erano scivolate dalle spalle, la testa spinta all’indietro come da chi cerchi una posizione più comoda; gli occhi socchiusi, sotto gli archi castani e azzurri dei sopraccigli marcati, davano al viso un’espressione di calma e d’attesa; a tradire la vanità dell’attesa un sollievo di sangue alla bocca, una piccola goccia di rosso impigliata all’angolo destro delle fresche labbra, che andava gonfiandosi per ricedere immediatamente sulla guancia, rigandola ma senza colore come una lacrima che segua la strada al contrario per lasciarsi assorbire dall’arco castano e azzurro del sopracciglio marcato. E tra le lacrime, vere, di Elèna, che le aderivano elastiche al mento ve ne era una, totalmente nera, sfuggita dalle giovani labbra nell’ultimo sorso interotto. Giada dormiva e sognava d’alzarsi e ballare, di sorbire le lacrime negroamare di Elèna. Sognava di ballarci insieme, con le piante caffèlatte dei piedi scalzi sui chiodini di polline degli eucalipti nel viale, che stavano in terra come i copricapo d’un esercito d’asiatici e le pungevano i piedi senza darle dolore, ballava tra gli alberi della pineta, ballava sulla serpe rossa e rosa del viale tra la macchia, ballava verso l’immensità azzurra, rosa e di mille altri colori del mare, mosso come un foglio di carta crespa sulla scrivania di un gigante bambino, ballava sul giolito del mare azzurro, blu, cilestrino.