Notti selvagge - asa associazione solidarieta` aids onlus
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Notti selvagge - asa associazione solidarieta` aids onlus
EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 1 EssePiù Anno XXI • Numero 4 • Luglio - Settembre 2012 • ASA • Associazione Solidarietà Aids • Milano 1 dicembre, Giornata Mondiale per la Lotta all’AIDS LA COPERTA DEI NOMI esposizione annuale dei Quilt commemorativi delle vittime dell’AIDS Info, orari e luoghi: www.asamilano.org Notti selvagge Cocaina, metamfetamina, crack, ghb, gbl, chetamina, mefedrone, nrg, popper… una bella varietà di sostanze per le serate di sesso… Sembra quasi che adesso sia necessario, per avere delle belle sessioni erotiche, essere fuori di testa. Non sono certamente un moralista ma, a parte il piccolo problema legale (quello che ho nominato è tutto fuori legge), mi sembra che stiamo rischiando un po’ troppo. Non conta più con chi si fa sesso, ma con che cosa. Alcune di queste sostanze danneggiano direttamente le cellule cerebrali, rendendo più veloce la corsa verso la demenza, alcune danno dipendenza, alcune hanno una soglia di efficacia molto vicina alla soglia di tossicità, di alcune si sa solo che sono concimi o sverniciatori o anestetici per animali. I risultati si vedono: gente che collassa nelle dark room, omicidi, suicidi. E, non ultima, questa bella diffusione di malattie sessualmente trasmesse. Già vent’anni fa uno dei cavalli vincenti della prevenzione nel mondo gay era stata la lotta allo sballo: mi ricordo di un poster americano con una foto sfuocata che diceva più o meno “se bevi o ti sballi non vedi bene quello che stai facendo”. Adesso tutto daccapo, con un fiorire di sifilide, Clamidia, epatite C ecc. Serate bareback (sesso non protetto) a pioggia per persone che già hanno l’Hiv, tanto questo c’è già… Siamo coscienti di quello che significa per la nostra salute? Sappiamo che tutte le malattie sessualmente trasmesse hanno un decorso peggiore in chi è sieropositivo? Sappiamo che queste droghe danneggiano il sistema cardiovascolare (infarto, per esempio), che è già un target per l’Hiv? Sappiamo che peggiorano i sintomi neurologici che spesso sono presenti nelle persone sieropositive? L’importante è essere coscienti di quello che si fa. Essere coscienti di un atto autodistruttivo. Essere coscienti di perdere il lato umano di un incontro sessuale che diventa macelleria. Quanti se ne rendono conto? Tutti con il muscoletto, la testa rasata, il tatuaggio seminascosto, il boccettino nella tasca a caccia di prede nuove o riciclate. Chissà che cosa mi sono preso oggi? Massimo Cernuschi ABBONATI A EssePiù Dalle coppie siero-discordanti alla semplificazione terapeutica: le nuove Linee Guida nazionali sull'Hiv Vuoi ricevere EssePiù in abbonamento? Con un contributo annuo di 30 euro ti spediamo in busta chiusa e anonima il nostro bimestrale. Contattaci allo 02/58107084 (lunedì - venerdì, ore 10-18 ), oppure [email protected] Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Milano EssePiù Bimestrale dell’ASA Associazione Solidarietà Aids Redazione: Via Arena, 25 - 20123 Milano Tel. 02-58.10.70.84 - Fax 02-58.10.64.90 su Internet http://www.asamilano.org e-mail: [email protected] Iscrizione al Registro della Stampa presso il Tribunale di Milano n.499 del 01.08.1996 Direttore responsabile: Massimo Cernuschi Redazione: Alessandro Condina, Adriana Faggi, Flavio Angiolini. Collaboratori esterni: Gianni Bellesi. Impaginazione: Andrea Porro La responsabilità delle opinioni espresse in questo bollettino è dell’autore. Le opinioni qui pubblicate non costituiscono necessariamente una presa di posizione dell’ASA. La posizione dell’ASA è espressa solo negli articoli firmati con il nome dell’Associazione. Gli articoli qui pubblicati possono essere riprodotti parzialmente o integralmente a patto di citarne la fonte. EssePiù viene stampato con il contributo di Abbott Italy S.r.l. prodotti chimico farmaceutici. Come rilevare la presenza del virus Hiv, con quali metodi e con che frequenza misurare la viremia nel sangue, come informare e preparare il paziente alla terapia anti-retrovirale e come cercare di ottenere la migliore aderenza alle prescrizioni. E poi nuove e vecchie molecole, schemi di terapia per chi ha appena scoperto l'infezione da Hiv e per chi è già in cura da anni; approfondimenti sulle patologie associate all'Hiv e sulle situazioni a cui porre particolare attenzione. Le nuove “Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1” sono state appena pubblicate dal ministero della Salute(1), al termine di un lavoro che ha coinvolto l’Istituto superiore di sanità, la Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids, la Consulta delle associazioni per la lotta contro l’Aids e la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il testo ripropone contenuti già presenti nelle linee guida già in vigore, ma dà indicazioni nuove su alcune tematiche, come appunto il rapporto medico-paziente, la questione su quando cominciare la terapia, l'associazione di farmaci e l'eventualità di una semplificazione delle terapie. Questo aggiornamento punta a “favorire la condivisione e l’applicazione di regole accettate e aggiornate nella pratica clinica di tutti i giorni”, come scrive nell'introduzione il professor Adriano Lazzarin. Essepiù ne ha voluto parlare con la dottoressa Antonella Castagna, dell'ospedale San Raffaele di Milano, membro del comitato italiano di esperti sull'Hiv/Aids. Ci sono parecchie indicazioni nuove nel capitolo dedicato al rapporto fra medico e paziente. Si sta cercando di costruire un rapporto costruttivo ed efficace nel tempo. L'inizio della terapia è uno dei momenti più delicati e ancor di più oggi che abbiamo tantissime opzioni un'ampia discussione su tutti gli aspetti di informazione al paziente è importante per tutti, per sviscerare le paure. Al San Luigi stiamo cercando di portar l'attenzione su questo momento, perché spesso la terapia non viene vista come una situazione cui tendere, ma da cui fuggire. EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 2 Per quanto riguarda l'avvio della Haart ci sono novità? Come si valuta l'andamento di viremia e livello dei cd4? Ci sono sempre più elementi a favore di un inizio precoce della terapia, ma bisogna parlare con il paziente e seguirlo con attenzione, in particolare nelle prime 24 settimane: l'andamento della viremia dà già informazioni preziose sulla possibilità di mantenere la terapia nel tempo. Sull'infezione acuta c'è ancora qualche incertezza, ma è chiara l'indicazione di trattare il paziente sintomatico. Il punto è che l'infezione acuta è difficilmente individuabile, ma in una situazione ideale è meglio trattare quando troviamo il virus. A proposito di valori diagnostici, tra un po' ci interesseremo di più ai Cd14? Le linee guide prendono atto di alcune evidenze: Cd4 e Cd8 non dicono tutto, all'interno dei marcatori i Cd14 sembrano essere quelli che potrebbero avere un ruolo in futuro. Per adesso si tratta di indicazioni opzionali (quelle marcate con la lettera C nelle linee guida, mentre la A indica una forte raccomandazione, ndr). La terapia ha anche un valore di prevenzione di nuovi contagi? Il livello della viremia può dare un'indicazione decisiva sull'avvio del trattamento: se ho un paziente con 4 milioni di copie di virus, rispetto a chi ne ha 4mila, devo por- mi il problema di eventuali nuove infezioni, perchè evidentemente qualcosa nella catena della prevenzione si è allentato. E sulle coppie siero-discordanti ci sono indicazioni nuove? Dove c'è un rischio di trasmissione secondaria, porsi un problema è importante. Se il rischio esiste, deve arrivare al paziente il messaggio che iniziare la terapia può essere un modo di salvaguardare quella persona. In queste linee guida non si fanno mai, o quasi, riferimenti precisi all'omosessualità, eppure sappiamo che il gruppo degli MtoM (uomini che fanno sesso con altri uomini, gay o no) è uno di quelli più colpiti da nuovi contagi. C'è un po' di pudore eccessivo nel documento? Quando si realizza un testo così, bisogna mediare tra diverse situazioni e sensibilità. Sono d'accordo che una segnalazione che il documento in futuro possa essere più esplicito è importante, ma io come medico, quando leggo di coppia siero-discordante intendo indifferentemente coppia eterosessuale e coppia gay. Ma perché non si parla mai di gay tra i gruppi cui prestare maggiore attenzione o di sesso M2M tra le situazioni più delicate? Non bisogna enfatizzare l'importanza di un gruppo che avrebbe in teoria le armi per fare prevenzione sicura. Nel documento si citano in particolare anziani, donne, immigrati, pazienti pediatrici o situazioni come la tossicodipendenza nel senso di popolazioni con elementi di fragilità. Da ultimo, parliamo di semplificazione terapeutica e deintensificazione, cioè la riduzione dei farmaci utilizzati nella terapia. Che c'è di nuovo? Le terapie sono sempre più personalizzate, individualizzate. Non sappiamo se sempre sono necessari tre farmaci e porsi la domanda è lecito, però non tutti i pazienti possono andare incontro alla deintensificazione. Per esempio sulla validità della monoterapia con due inibitori della proteasi abbiamo già indicazioni abbastanza solide, ma la sfida è riuscire a proporla al paziente giusto; sulle duplici i risultati sono meno evidenti. Credo che sia importante e doveroso studiare e derivare nella pratica clinica questi dati per arrivare a un percorso sempre più personalizzato che secondo me sarà il futuro per molti pazienti. Dobbiamo provare a disegnarlo bene portando sempre più dati e rafforzando il legame tra medico e paziente. Alessandro Condina (1) Le linee guida si possono scaricare online da http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubbli cazioni_1793_allegato.pdf Vedere il bicchiere mezzo pieno: il rischio di tumore per le persone affette da HIV (Parte quarta) TEST E TRATTAMENTO PER L’EPATITE B E C Nel 2010 l’Amministrazione Americana per l’Alimentazione e i Medicamenti (FDA) ha approvato il test per l’epatite C “Orasure”. Lynn Taylor ha affermato che il test sarà molto efficiente e largamente disponibile, oltre a non richiedere un prelievo venoso di sangue: saranno sufficienti una quantità minima di sangue da un dito o un tampone orale. Per i malati cronici di epatite B, i farmaci antiretrovirali saranno in grado si sopprimere il virus e ridurre la sua capacità di provocare una progressione della malattia, trasformandosi in cirrosi o cancro. Le persone HIV/HBV coinfette dovrebbero assumere farmaci come la lamivudina o il tenofovir dato che sono medicamenti attivi contro entrambi i virus. Ad ogni modo i regimi della HAART devono essere attentamente riesaminati per evitare un’interazione tra i medicinali o un peggioramento degli effetti collaterali quando tali farmaci vengono combinati insieme al trattamento contro l’epatite B. Come già è stato menzionato, il trattamento farmacologico contro l’epatite C cronica a base di interferone rimane ancora una sfida, ma i nuovi farmaci ad assunzione orale saranno in grado di ridurre la durata della cura e aumentare i tassi di risposta. Taylor consiglia che le persone affette da epatite B o C cronica ricevano un’ecografia del fegato ogni sei mesi al fine di rilevare tumori del fegato ad uno stato preliminare, sottolineando che «non tutte le persone sieropositive necessitano un controllo tramite ecografia. Solo le persone sieropositive e affette da epatite B o C o cirrosi sono tenute a fare questo test, per poi continuare a sottoporsi regolarmente a test di controllo». VACCINI «L’epatite B è evitabile con la vaccinazione. Si tratta di un vaccino estremamente sicuro e a regime controllato» afferma Taylor. La capacità di prevenire l’infezione da epatite B lo rende letteralmente un vaccino anti-cancro, considerando che molte persone con infezione cronica hanno un elevato rischio di sviluppare la cirrosi e il cancro al fegato. Per le donne e gli uomini giovani, i vaccini per HBV impediscono la proliferazione dell’infezione o della malattia. Gli studi condotti su donne giovani hanno dimostrato che Gardasil e Cervarix sono farmaci altamente efficaci nel prevenire mutamenti cervicali sotto forma di cellule precancerose e cancerose causate dall’HPV. Il farmaco Gardasil protegge l’organismo contro il virus dell’epatite B di tipo 6, 11, 16 e 18, mentre il farmaco Cervarix contro i tipi 16 e 18. «L’efficacia è maggiore nelle donne che non sono affette da alcun tipo di HPV e la protezione del vaccino è completamente subordinata al tipo di virus; in teoria, se si è affetti da HBV di tipo 53, attraverso il vaccino si dovrebbe essere protetti dai tipi 6, 11, 18, 16, etc» secondo quanto dichiara Erna Kojic. A Novembre una commissione consultiva della FDA ha segnalato che le indicazioni poste per il Gardasil sono state estese fino ad includere il cancro anale e i cambiamenti delle cellule precancerose negli uomini e donne di età compresa tra i 9 e i 26 anni. Durante la sua presentazione nel Febbraio del 2010 alla Conferenza su Retrovirus e Infezioni Opportunistiche, Palefsky ha riportato che il Gardasil sia altamente efficace nel prevenire le lesioni anali precancerose nei giovani uomini omosessuali e in seguito della Conferenza Internazionale sull’AIDS tenutasi nel Luglio del 2010, i ricercatori hanno presentato dei dati che mostravano che il Gardasil era in grado di ridurre le lesioni genitali esterne negli uomini. In una ricerca condotta su un gruppo di uomini omosessuali, il vaccino si è dimostrato in grado di aiutare a prevenire le lesioni anali precancerose e non erano stati riscontrati casi di carcinoma anali. CAMBIARE LE PROPRIE ABITUDINI DI VITA Per alcune persone sieropositive, cambiare le proprie abitudini di vita significa fare esercizio regolarmente, migliorare l’aderenza al regime del trattamento antiretro- virale o semplicemente trovare un modo di accedere all’assistenza sanitaria. Per le persone sieropositive sotto terapia HAART e con un elevato rischio di tumore a causa dell’immunodeficienza o di coinfezioni virali, esistono altre fondamentali opportunità per cambiare comportamenti che potrebbero risultare controproducenti. Per esempio è auspicabile ridurre il numero dei partner sessuali e usare preservativi sono modi per limitare l’esposizione a nuove infezioni (come l’HPV, HBV, e HCV) in grado di causare il cancro. Smettere di fumare è la principale misura preventiva per evitare il cancro polmonare e abbassare il rischio di tumori anali e cervicali correlati all’HPV; come afferma Palefsky «smettere di fumare è una delle cose che i pazienti possono fare da soli quando mi chiedono come ridurre il rischio di cancro». È inoltre importante moderare l’uso di alcol, soprattutto per le persone affette da epatite B o C cronica (dato che l’alcol può accelerare la progressione della malattia epatica) e per coloro sotto terapia HAART, dato che l’epatite e i farmaci antiretrovirali appesantiscono il fegato. Oltre a ricordare che «l’alcol è il fattore di rischio che può essere facilmente modificato», Taylor ha notato che alcuni farmaci possono aiutare a ridurre l’assunzione di alcol, riconoscendo che «non tutti hanno la forza di volontà di dire “smetterò di bere alcol”». GARDASIL E REAZIONI AVVERSE Non è possibile parlare di Gardasil senza menzionare le gravi reazioni (come coaguli e decessi) documentate dal VAERS (Vaccine Adverse Event System), un programma nazionale di sorveglianza sulla sicurezza dei vaccini dei Centri americani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) e del FDA. Ad ogni modo, secondo le osservazioni di Barbara Slade del CDC e dei suoi colleghi riguardo l’articolo di una rivista, «i dati del VAERS devono essere interpretati con attenzione, poiché non tutti i casi riportati sono stati sistematicamente accertati ed è possibile che a seguito della 2 • LUGLIO - SETTEMBRE 2012 • NUMERO 4 • ANNO XXI • EssePiù EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 3 vaccinazione molte persone abbiano manifestato degli effetti collaterali per pura coincidenza». Per esempio, quasi la metà dei decessi avvenuti dopo la vaccinazione mancano del nome del paziente o di una qualsiasi informazione di contatto, di conseguenza la morte dei pazienti potrebbero non essere stata convalidata – senza contare che nessun legame è stato stabilito tra la vaccinazione e il decesso per i casi che vennero accertati. Slade e i suoi colleghi scoprirono dalla loro analisi che la sincope (lo svenimento) ed eventi tromboembolici venosi, come coaguli e infarti, sono stati riportati con maggiore frequenza con il Gardasil rispetto ad altri vaccini. Ancora una volta tutti questi casi potrebbero essere privi di una convalida e alcuni potrebbero essere connessi ad altri fattori di rischio (come fumo, geni familiari). Gli autori concordarono che «un monitoraggio continuo ci aiuterà a valutare se i gravi casi documentati dalla VAERS…richiederanno ulteriori verifiche». PASSI SUCCESSIVI Come altri ricercatori che tentano di cercare delle connessioni tra l’HIV e il cancro, Eric Engels prevede che l’incidenza dei tumori non AIDS-correlati continuerà ad aumentare tra la popolazione sieropositiva. Come già viene citato nella rivista AIDS, sembra che l’incidenza di due tumori non AIDS-correlati sia aumentata tra le persone sotto terapia HAART: da una parte il linfoma di Hodgkin a causa della sindrome da immuno-ricostituzione, dall’altro il cancro anale dovuto ad un’esposizione prolungata al HPV. La terapia HAART aiuta le persone sieropositive a vivere più a lungo, cosa che comporta un rischio di cancro maggiore nel man mano che si invecchia, similmente al resto della popolazione; di conseguenza, un sopravvivenza prolungata aumenterà il numero dei casi osservati. In questo modo la quantità crescente dei casi di tumori non AIDS-correlati renderà la prevenzione e il trattamento di questi carcinomi un priorità chiave nella cura dell’HIV. NECESSITÀ DI ULTERIORI RICERCHE In un’analisi condotta dal 1980 al 2002 sul rischio di tumore tra le persone sieropositive negli USA, Engels e i suoi collaboratori hanno affermato che, data la sopravvivenza prolungata delle persone sieropositive, sono necessari più dati per occuparsi dell’incidenza del cancro - che solitamente aumenta con l’età. Michael Silverberg e Donald Abrams hanno enfatizzato l’importanza di intensificare le ricerche al fine di analizzare in maniera ottimale l’epidemiologia dei tumori non AIDS-correlati tra la popolazione sieropositiva durante l’era HAART – inclusi i cambiamenti nei fattori di rischio, coinfezioni e procedure di controllo. Analogamente è necessario approfondire il legame presente tra l’immunodeficienza e il rischio di cancro dato che i precedenti studi non hanno tenuto in considerazione fattori come il livello minimo o attuale della conta delle cellule CD4, o la carica virale per ogni singolo tumore non AIDS-correlato, o i cambiamenti immunologici dovuti alla terapia HAART. Inoltre tali studi non hanno stabilito se la funzione immunitaria sia associata al rischio di cancro indipendentemente dal fumo, coinfezioni o altri fattori di rischio conosciuti. RIDURRE IL RISCHIO DI CANCRO Il bicchiere è quasi mezzo pieno quando si parla delle varie metodologie con cui le persone sieropositive e i loro dottori riducono – a volte drasticamente – il rischio di sviluppare il cancro. Basandoci sulla nostra attuale conoscenza, la terapia HAART è il miglior mezzo di prevenzione e riduzione del rischio di tumore. Mantenere il sistema immunitario in buone condizioni è la chiave per restare in buona salute al livello generale, e ovviamente per ridurre il rischio di cancro. I tumori AIDS-correlati possono essere quasi completamente evitati mantenendo la conta CD4 superiore a 500 cellule/mm3 e la carica virale a un livello minimo, quasi impercettibile. Smettendo di fumare è quasi possibile eliminare il rischio di sviluppare il principale tumore non AIDS-correlato, il tumore polmonare. Secondo quanto afferma Gregory Kirk, «dobbiamo essere più aggressivi nell’identificazione sviluppo di programmi mirati a spingere le persone sieropositive a smettere di fumare, bisogna istruire i pazienti e fornire loro maggiori informazioni riguardo il rischio del fumo». A tal proposito Kirk consiglia di adottare strategie tangibili e concrete come cerotti e chewing gum anti-fumo per aiutare i pazienti a smettere di fumare. PREVENIRE IL CANCRO ANALE E CERVICALE Per le persone HIV/HPV coinfette, il cancro anale cervicale può essere quasi del tutto eliminato facendo regolarmente dei PAP test (PAP test cervicali per le donne e anali sia per gli uomini che per le donne) e avviando un trattamento farmacologico contro lesioni o anormalità individuate. È chiaro che le persone sieropositive devono di fatto accedere ai servizi sanitari per usufruire dei benefici protettivi dei PAP test. Nel 2009 la rivista AIDS ha riportato che lo scorso anno circa una donna sieropositiva su quattro non ha ricevuto un PAP test annuale. A livello globale il PAP test non viene usato così ampiamente come negli USA e in altri paesi industrializzati. Basterebbe un semplice programma – come quello avviato in Zambia per sottoporre a diagnosi 21.000 donne (di cui 6.572 sieropositive) – per poter rilevare il rischio di cancro cervicale. Il programma si avvaleva di una metodologia base di diagnosi: ovatta imbevuta di acido acetico e applicata alla cervice per tre minuti, un tempo sufficiente per far comparire eventuali anormalità presenti. Tale esame ha permesso di individuare lesioni anomale nelle donne sieropositive nel 54% dei casi. Grazie ai PAP test, i ricercatori hanno stimato che il loro programma è riuscito a prevenire un decesso da cancro cervicale ogni 32 donne controllate. Durante la Conferenza Internazionale sull’AIDS tenutasi nel 2009 è stato pubblicato un rapporto proveniente dal sistema di assistenza sanitaria della Veterans Administration secondo il quale oltre l’89% degli uomini sieropositivi possono usufruire dei benefici offerti da uno dei vaccini anti-HPV attualmente autorizzati. Sebbene questa indagine abbia scoperto che i vaccini non siano altrettanto efficaci per gli uomini anziani a differenza dei giovani prima dell’esposizione all’HPV, tali scoperte garantiranno ulteriori ricerche sull’efficacia dei vaccini per coloro ancora affetti da HPV. PREVENIRE IL CANCRO AL FEGATO È indispensabile istruire tutte le persone sieropositive sia sulla vaccinazione dell’epatite B al fine di prevenire l’infezione, sia riguardo al trattamento farmacologico per coloro che già ne sono affetti. I portatori di epatite B cronica possono ridurre notevolmente il rischio di sviluppare un cancro al fegato attraverso la somministrazione di farmaci antiretrovirali i quali sopprimono la carica virale del virus. A livello storico coloro che usano sostanze stupefacenti tramite iniezione hanno sempre avuto un più alto rischio di sviluppare questo tipo di carcinoma, tuttavia numerosi casi di uomini infetti da epatite C acuta trasmessa sessualmente attraverso rapporti omosessuali in USA, Europa e Australia hanno spinto verso un’intensificazione dei controlli per tutte le persone a rischio, incluse le persone affette da HIV. Intanto Lynn Taylor e la EssePiù • ANNO XXI • NUMERO 4 • LUGLIO - SETTEMBRE 2012 • 3 sia collega Kenneth Mayer del Miriam Hospital stanno pianificando presso la Brown University una strategia di controllo diagnostico a basso costo per identificare l’HCV acuta tramite esami ematici di routine in una clinica specializzata in HIV. «Le persone non sanno quali fattori di rischio causano l’epatite C poiché non hanno la minima idea di cosa domandare ai dottori o perché non presentano alcun sintomo». Taylor sostiene che linee guida che ora sono adottate in Europa – le quali consigliano alle persone sieropositive di sottoporsi annualmente al test dell’epatite C – dovrebbero essere imitate e istituite negli USA come parte integrante dell’itinerario sanitario. «Abbiamo bisogno di adottare le linee guida europee affinché ogni individuo sieropositivo si sottoponga ogni anno ad un test per l’epatite C. Ciò significherebbe reagire prontamente a questa insidiosa e subdola minaccia. Dal canto loro le persone potrebbero impegnarsi di più e compiere dei sacrifici, come ad esempio ridurre l’uso di sostanze alcoliche e iniziare un trattamento farmacologico» afferma Taylor. Nonostante attualmente non esista un vaccino contro l’infezione da HCV, stanno per essere approvati nuovi medicinali che, combinati con l’interferon, ridurranno la durata della terapia e aumenteranno le probabilità di ottenere dei risultati positivi. «Dico sempre questo ai miei pazienti: devi farti visitare da uno specialista in epatite C per il resto della tua vita; vacci ogni sei mesi». NOTE DI CHIUSURA I traguardi raggiunti nella lotta contro l’HIV permette sempre più alle persone affette dal virus di vivere bene. Quando si rischia di sviluppare uno dei tumori descritti in questo articolo, le persone sieropositive hanno la capacità di determinarne l’esito. Al giorno d’oggi le persone affette da HIV hanno una vasta gamma di strumenti per prevenire il cancro, come la terapia antiretrovirale, controlli sanitari regolari, smettere di fumare, moderare l’uso di alcol e informarsi sul cancro e i suoi fattori di rischio. Non sarà facile apportare cambiamenti alla propria vita, ma essi potranno permettere di gestire al meglio la propria salute e proteggersi dal cancro. John-Manuel Andriote, A Glass Half Full: Cancer Risk for People Living with HIV, Beta, estate-autunno 2010, traduzione a cura di Gianni Bellesi UNA BUONA OCCASIONE PER LE AZIENDE Perché tenere FONDI DI MAGAZZINO o PRODOTTI DI SECONDA SCELTA ad ammuffire in deposito? Meglio destinarli a una buona causa. Per esempio donandoli ad ASA che li metterà in vendita nel Basar, mercatino organizzato ogni mese come importante fonte di finanziamento per l’associazione. Oltre ad aggiungere un plus all’immagine aziendale, i produttori e i commercianti potranno usufruire delle detrazioni fiscali previste dalla legge per le donazioni di denaro o di prodotti alle onlus. Come si fa a donare merci e prodotti? Potete portarli direttamente in sede, dal lunedì al venerdì (ore 10-18), o telefonare al numero 02.58.10.70.84 per organizzare il ritiro al vostro domicilio. EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 4 “Se hai la testa fai il test” PREMIO PER IL MIGLIOR CORTO SULLA PREVENZIONE DELL’AIDS Una buona occasione per chi sa destreggiarsi con la tecnologia video: da settembre è aperta la terza edizione del concorso video nazionale “Se ha testa fai il test”. Come dice chiaramente il titolo, il tema da sviluppare è la percezione del rischio e la prevenzione dell’Aids. Molto interessante il premio: mille euro (invece della solita targa) per il miglior cortometraggio realizzato dai partecipanti. Il concorso è organizzato dal Florence Queer Festival, rassegna di cinema, arte, teatro e letteratura dedicata al mondo gay e lesbo, in collaborazione con l’assessorato per il diritto alla salute della Regione Toscana. Per partecipare c’è tempo fino al 15 novembre 2012. Le opere dovranno avere una durata massima di 3 minuti (titoli di coda esclusi) e affrontare il tema proposto mettendo in gioco le proprie doti di fantasia, originalità e abilità tecnica per veicolare un messaggio utile e di forte impatto. I video selezionati saranno proiettati in contemporanea nei cinema di Firenze, Pisa e Grosseto la sera del primo dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’Aids, in cui verrà decretato il vincitore. A scegliere il miglior cortometraggio sarà una giuria composta dai rappresentati delle associazioni aderenti al progetto: Ireos, Arcilesbica Firenze, Arcilesbica Pisa, Arcigay Pisa, Arcigay Grosseto, e un rappresentante della Regione Toscana. La scheda di iscrizione si può trovare nel sito di Ireos (http://www.ireos.org/pdf_fqf/schedaconco rso3ed_regione.pdf) Nuovo ceppo di gonorrea resistente agli antibiotici Il centro di controllo delle malattie di Atlanta ha lanciato di recente l’allarme per una delle più diffuse malattie a trasmissione sessuale: la gonorrea, detta comunemente scolo, di cui si registrano ogni anno circa 62 milioni di infezioni (700 mila solo negli Stati Uniti). La diffusione della malattia spiega la viva preoccupazione dei ricercatori europei del Laboratorio di Sanità Pubblica Svedese che hanno da poco individuato e studiato il comportamento di un nuovo ceppo di neisseria gonorrhoeae, diventato resistente per mutazione genetica a tutti i tipi di cefalosporine. Questo nuovo tipo di infezione va trattato con l’antibiotico ceftriaxone per via iniettabile, integrandolo con un altro antibiotico per via orale (azitromicina o doxiciclina). Va invece abbandonato il cefixime, farmaco usato finora. L’infezione, è bene ricordare, si trasmette per contatto diretto (per via sessuale) con la persona infetta o con le secrezioni purulente che vengono prodotte in abbondanza (fino a bagnare gli indumenti e il letto, da cui il termine “scolo”). Il periodo d’incubazione varia dai 2 ai 7 giorni. I sintomi della fase acuta dell’infezione sono un’infezione localizzata a livello del sistema urogenitale, con infiammazione, dolori e secrezioni purulente. Queste ultime sono il veicolo di trasmissione dell’infezione, che può manifestarsi anche con altri sintomi (orofaringite, congiuntivite o infezioni anorettali). Da qui l’importanza della profilassi della congiuntivite neonatale, che il bambino rischia di acquisire passando nel canale del parto. Se adeguatamente curata, la gonorrea può essere debellata e il paziente guarisce. Se invece viene trascurata si diffonde ad altre parti del corpo (sia per contiguità sia attraverso il sangue), causando infertilità nell’uomo e nella donna. Sfortunatamente il 50% circa delle donne infettate e una piccola percentuale di maschi (2-5%) non accusano sintomi e sono perciò esposti a danni irreparabili nella sfera riproduttiva. Per circoscrive l’infezione, la sanità pubblica dovrebbe favorire un’adeguata diffusione delle conoscenze necessarie: informazioni sulla pratica di una sessualità responsabile e consapevole, uso del preservativo nei rapporti sessuali a rischio, educazione alla salute nei giovani adulti, terapia antibiotica tempestiva ed efficace, identificazione dei contatti sessuali tramite l’inchiesta e l’indagine epidemiologica, monitoraggio dei dati epidemiologici, individuazione immediata di nuovi ceppi batterici chemio resistenti. Fonte: Mario De Cesare, assistente sanitario SSP D3 A.S.L. Milano. L’autodiagnosi non basta L’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli) mette in guardia sui rischi legati alla commercializzazione di un kit che permette alle persone di individuare in privato l’infezione di Hiv. Il prodotto, autorizzato dalla Food and Drug Administration, sarà in commercio negli Stati Uniti dall’ottobre 2012. Si tratta di un dispositivo monouso che, basandosi sull’esame di un campione di saliva, permette di scoprire nel giro di 40 minuti se c’è presenza di anticorpi salivari contro il virus. Il test ha una sensibilità del 92% e una specificità del 99%. Inutile dire che molti hanno accolto con favore la possibilità di effettuare in privato una verifica che considerano imbarazzante richiedere al medico di famiglia. E la stampa ha sottolineato come questo test a domicilio probabilmente porterà a diagnosi precoci, con il vantaggio di non dover intervenire a infezione già avanzata, che è sempre più difficile da combattere e quindi più pericolosa per la salute del paziente. Scettica, invece, la reazione dei microbiologi, secondo i quali il test non risolve i problemi diagnostici complessi che l’infezione da HIV pone nelle sue diverse fasi. Come ha spiegato il presidente di Amcli, Pierangelo Clerici, solo un laboratorio di microbiologia clinica può offrire le indagini indispensabili per una corretta gestione dei pazienti. Quello che il kit non può dire, per esempio, è l’indicazione della fase di sviluppo della patologia, l’entità della sua presenza nell’organismo e la sua possibile resistenza ai farmaci attualmente in uso. Argomentazioni validissime e convincenti anche per chi non conosce a fondo le problematiche legate alla sieropositività. Ma, come obietta qualcuno, se il kit porterà più persone a indagare sul proprio stato di salute, il nuovo strumento di autodiagnosi può rivelarsi un utile primo timido passo verso la consapevolezza. È probabile infatti che il buon senso prevalga sulla paura di esporsi e che la scoperta di aver contratto il virus induca i soggetti infettati a rivolgersi a uno specialista per avere le analisi cliniche e le cure appropriate allo scopo di arrestare l’evoluzione della malattia. Fonte: www.cesda.net Notizie dal Mondo della ricerca MORTALITÀ HCV-CORRELATA IN HIV La coinfezione Hiv/Hcv, prima quasi esclusivo appannaggio di tossicodipendenti per via venosa, è diventata abbastanza frequente anche nella popolazione gay “grazie” all’abbandono delle pratiche di sesso sicuro. L’epidemia è stata descritta un po’ in tutte le maggiori città del cosiddetto mondo occidentale, così come casi di reinfezione con ceppi di Hcv diversi. Hcv ha un decorso peggiore in chi ha già Hiv ed è diventata una delle più frequenti cause di decesso delle persone sieropositive: almeno il 30% delle morti per patologia non Hiv correlata è rappresentato da cirrosi o tumori del fegato. Due vie di uscita: il sesso sicuro o le nuove terapie anti-Hcv, complesse e con importanti effetti collatera- li, ma con ottime possibilità di risposta. A patto che non ci si reinfetti… DOLUTEGRAVIR Si tratta del nuovo inibitore dell’integrasi di Viiv. In un recente studio clinico in doppio cieco si è rivelato (in associazione fissa con abacavir e lamivudina) maggiormente efficace di Atripla dopo 48 settimane. La formulazione è compatta (contiene i tre principi attivi, come Atripla) e mostra anche una migliore tollerabilità. Ancora in attesa della registrazione, ma sembra essere una delle associazioni fisse meglio tollerata ed efficace. EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 5 Italia fuori dal Fondo Globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria Fine agosto con amara sorpresa. Ovvero con nuovi tagli decisi dal governo in settori di vitale importanza. Certo, in un momento difficile per l’economia italiana erano prevedibili restrizioni di una certa consistenza. Ma il rigore governativo questa volta ha superato le più pessimistiche previsioni facendo dietrofront su impegni presi dall’Italia nel contesto internazionale. Ci riferiamo ai tagli annunciati formalmente a fine agosto al Meeting di Rimini relativi nientemeno che al Fondo globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. Elisabetta Belloni, direttore della Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari Esteri, ha infatti dichiarato: «Oggi ci troviamo in una crisi tale per cui dobbiamo recedere dal Fondo Globale, in quanto non siamo in grado di assicurare gli impegni finanziari». Immediata la reazione di un’associazione come la Lila, da sempre impegnata nella lotta contro l’HIV e l’Aids, che ha protestato pubblicamente contro le misure preannunciate. La decisione, come molti sanno, è stata preceduta da anni di promesse mancate, di silenzi su quanto era dovuto dal nostro paese al Fondo e sui possibili impegni futuri. A nulla erano servite le sollecitazioni dello stesso Fondo Globale indirizzate direttamente al governo italiano. Il quale, evidentemente, aveva altre priorità. La prospettiva annunciata non promette nulla di buono: risparmiare sulla prevenzione e sulla lotta contro le infezioni significa negare farmaci salvavita e recedere da un programma internazionale che ha permesso di ridurre la pandemia in vaste aree del mondo. Significa uscire dal Fondo Globale rinunciando ad avere un ruolo nel conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (Millenium Goals) sanciti dalle Nazioni Unite, che si propongono di bloccare la propagazione dell’Hiv/Aids entro il 2015 e di garantire l’accesso universale alle terapie. Con questa resa, ricorda la Lila, l’Italia tradisce le promesse fatte ai cittadini, alla comunità internazionale, al Fondo Globale e ai milioni di persone colpite e infettate da HIV, tubercolosi e malaria in tutto il mondo. Addio al Cardinal Martini, uomo di Chiesa attento al presente Cordoglio e sincera commozione alla veglia funebre per il Card. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002. Per porgergli l’estremo saluto, in una Milano di inizio settembre ancora in parte chiusa per ferie, una folla silenziosa e composta ha atteso pazientemente per rendere omaggio alla salma esposta in Duomo, disponendosi in una fila spontanea e ininterrotta per l’intero fine settimana. C’erano i milanesi cattolici praticanti che hanno apprezzato la sua opera come arcivescovo, il suo stile pacato e rassicurante, la sua attenzione alla realtà milanese nelle sue tante sfaccettature, il tenersi lontano dai riflettori se non per lanciare messaggi significativi sui grandi problemi del presente. Ma accanto a questi c’erano anche “altri” cattolici: quelli che nella comunità cristiana si sono sentiti spesso “emarginati” per la chiusura delle gerarchie verso questioni etiche che turbano le coscienze e non trovano risposte soddisfacenti. Per questi ultimi la scomparsa del Card. Martini, avvenuta il 31 agosto scorso, è un lutto ancora più doloroso perché la sua figura è stata portatrice di posizioni avanzate nell’ambito della Chiesa. Tanto da essere talvolta in contrasto con le affermazioni del Vaticano, nonostante il rapporto di vicinanza e di fedeltà al papa sempre dimo- MARKERS DI INFIAMMAZIONE IN HAART In corso di infezione da Hiv i marcatori di infiammazione risultano più elevati che nella popolazione generale, provocando un aumentato rischio di malattia cardiovascolare. Haart riduce parzialmente il rischio. In un sottostudio dell’Actg 5202 alcuni ricercatori hanno valutato le variazio ni dei markers di infiammazione dopo inizio di terapia con Truvada o Kivexa in associazione a efavirenz o atazanavir. In tutti i gruppi di terapia si è osservato alle settimane 24 e 96 riduzione dei recettori per Tnfalfa e delle molecole di adesione. Nel solo gruppo con Kivexa (e maggiormente se associato a efavirenz) si è osservato incremento della Pcr ad alta sensibilità. Alla settimana 24 Truvada (ma non Kivexa) è risultato associato a strato da Martini. Quello che distingueva l’ex arcivescovo di Milano era il suo spirito profondamente e sinceramente ispirato al dialogo: dialogo tra le religioni, dialogo tra credenti con idee diverse dalle posizioni ufficiali della chiesa su argomenti controversi, e perfino dialogo con i non credenti. A fare scalpore erano state la sue posizioni su temi fortemente dibattuti. Nel 2006 aveva mostrato una certa apertura verso l’uso del profilattico, definendolo “male minore” nei casi in cui si dovesse prevenire un contagio da virus HIV. Il riferimento, come aveva spiegato, era al marito affetto da Aids, che ha il dovere di proteggere il partner, come quest’ultimo deve avere la possibilità di proteggersi. Altre dichiarazioni “dissonanti” erano state, per esempio, l’invito alla prudenza nell’esprimere giudizi sulla fecondazione eterologa e l’esortazione a considerare la possibilità di adozione di embrioni (anche da parte di donne single) per impedirne la distruzione. Ancora più spregiudicata l a sua opinione “non contraria” all’adozione di bambini per i single che potessero dare garanzie essenziali in mancanza di una famiglia responsabile. E, ancora, la sua apertura sull’eutanasia, sulle coppie di fatto e sulle unioni omosessuali, rispetto a cui aveva affermato che «tale comportamento non può venire né demonizzato né ostracizzato», e anche se la famiglia va difesa «non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità, e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili». Le aperture del Card. Martini per ora sono rimaste lettera morta tra le alte gerarchie ecclesiastiche e non sappiamo se in futuro avranno un seguito, e proprio per questo la sua scomparsa lascia un vuoto forse incolmabile. una significativa riduzione dei livelli di Il-6. Alla settimana 96 non c’erano differenze significative tra i diversi gruppi. Lo studio conferma quanto già noto, che cioè la terapia antiretrovirale riduce i rischi di malattia cardiovascolare. I numeri sono però troppo piccoli per poter valutare l’effettiva maggiore produzione di Pcr in corso di Kivexa/efavirenz. be essere un’alternativa in caso di scarsa aderenza/tollerabilità agli inibitori della proteasi. QUAD Si tratta di un’altra associazione fissa (elvitegravir, cobicistat, tenofovir, emtricitabina) contenente un inibitore dell’integrasi. In un recente studio clinico si è dimostrata a 48 settimane ugualmente efficace delle associazioni Atripla e atazanavir/r più tenofovir ed emtricitabina. Il profilo di tollerabilità è stato migliore rispetto ad Atripla (ridotti effetti psichiatrici e rash allergici) e simile all’altro regime. Nessuna differenza rispetto alla fascia di età. Potreb- A. F. SOSTIENI ASA ONLUS Associarsi ad ASA Onlus nel 2012 costa meno: con una quota annuale di soli 10 euro potrai sostenerci e partecipare alle nostre attività sociali. Contattaci allo 02/58107084 o scrivi a [email protected] RILPIVIRINA Si tratta di un Nnrti che verrà prossimamente commercializzato sia come farmaco singolo che in associazione fissa con tenofovir ed emtricitabina. Uno studio pubblicato di recente ha comparato efficacia e tollerabilità di regimi terapeutici a base di Ip verso un mantenimento con questa associazione fissa . i due trattamenti appaiono a 24 settimane ugualmente efficaci, con minori sospensioni per effetti secondari nel gruppo della rilpivirina. Il posizionamento del farmaco sarà su persone intolleranti ad Atripla o potrà essere prescritto come prosecuzione di terapia in chi sta assumendo Ip (considerando sempre molto attentamente la storia clinica e virologica del paziente). EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 6 Scritture L'HIV IN ITALIA: L’EPIDEMIA CONTINUA A CRESCERE TRA LE DONNE SILVIA PETRETTI [...] Sono stata diagnosticata sieropositiva in Italia nel 1997, pochi giorni prima del mio trentesimo compleanno. “Perché io? Perché io?” era la domanda che mi rimbalzava nella testa. Era per me terribilmente difficile riuscire a comprendere quello che mi era successo. Ero terrorizzata e piena di vergogna. Mi ci vollero mesi per riuscire ad avere la forza di parlarne con la mia migliore amica. Tanto era il potere dello stigma associato all’HIV. E purtroppo è ancora così per molte donne che vengono diagnosticate anche oggi. A livello internazionale si parla molto spesso di come l'ingiustizia di genere e le norme culturali rispetto ai ruoli di genere rendano le donne vulnerabili all’HIV, ma raramente se ne parla in Europa. Personalmente ritengo che questo contesto sociale e culturale abbia avuto molto a che fare con il perché io sia diventata sieropositiva proprio in Italia. Quando ero ancora molto giovane mi sono dovuta confrontare con molte emozioni negative quali la depressione e un'autostima molto bassa. Mi difendevo facendo uso di droghe e costruendomi una facciata ‘dura’ che usavo per proteggermi e, in qualche modo, per maneggiare le mie emozioni più difficili. Non è stato però direttamente attraverso l’uso di droghe che mi sono presa l’HIV, bensì grazie alle norme culturali e sociali del mio paese che hanno amplificato la mia vulnerabilità. Ero andata all’università, venivo da una famiglia di sinistra, mia madre era una femminista. In teoria, avrei dovuto avere tutte le informazioni e le capacità di evitare questa tragedia. Crescere in un paese cattolico con una forte struttura patriarcale significava però che il movimento delle donne era riuscito ad ottenere un impatto solo superficiale. Donne che ricoprono ruoli di potere sono rare ancora ai giorni nostri. Le femministe come mia madre avevano sì combattuto per il diritto alla contraccezione, all’aborto e al divorzio, ma nonostante questo, per le ragazzine, negli anni '80, lo ‘status’, il prestigio, il potere, erano ancora fortemente influenzati dall’avere il ragazzo e essere sottomesse a figure maschili. La premessa era che dovevamo essere ‘liberate ‘ e sessualmente disponibili. Ma, specialmente per una donna giovane, non era facile procurarsi i profilattici. Erano disponibili solo in farmacia, ed era imbarazzante doverli chiedere di fronte a tutta la gente che era in coda per acquistare le proprie medicine. Se si provava a proporre il preservativo al proprio compagno si incontrava resistenza: venivi considerata una puttana o semplicemente una che rovinava il piacere del sesso. Non si poteva vincere. Non avevamo nessun modo per proteggerci che potesse essere proposto e controllato dalle donne; i preservativi femminili non esistevano ancora, o io non ne avevo mai sentito parlare. Purtroppo, mi sembra che non sia cambiato molto per le giovani di oggi, rese oggetti sessuali da una età ancor più giovane e che vivono in un paese dove gli exploit sessuali del nostro ex primo ministro con donne giovanissime hanno impiegato moltissimo tempo a creare il presupposto per le sue dimissioni; nonostante tutto, c’è ancora molta gente che lo giustifica. Dopo la mia diagnosi, non mi fu mai offerto nessun tipo di supporto sociale o di informazione sull'HIV. I servizi sociali sono virtualmente inesistenti in Italia e nei momenti di crisi ci si aspetta che sia la famiglia la tua fonte fondamentale di sostegno. Questo lascia ovviamente molte persone terribilmente isolate, poiché per molti può essere veramente difficile discutere di HIV all’interno della propria famiglia. Per me era impossibile dato che mia madre era morta e mio padre aveva una forma di demenza avanzata. Come sono sopravvissuta? Me ne sono dovuta andare… Sono fuggita a Londra, dove finalmente cominciai a frequentare gruppi di auto-aiuto di donne sieropositive presso Positively Women (ora Positively UK). […] Nel 2004, con Carmen Tarrades e Fiona Pettit fondammo il primo network di donne sieropositive nel Regno Unito, PozFem UK, con l’obiettivo di sviluppare la capacità delle donne che convivono con l’HIV di influenzare decisioni politiche e media, nonché promuovere i nostri diritti. Nel 2005 decisi di rivelare pubblicamente che convivo con l’HIV: ero giunta alla conclusione che il personale era Politico, con la P maiuscola. Pensavo che essere aperta riguardo la mia sieropositività potesse rendere il mio lavoro di promuovere i diritti delle donne che convivono con l’HIV più efficace e che servisse anche a mettere più decisamente in discussione i pregiudizi contro le donne che convivono con l’HIV. Sono dolorosamente cosciente che rivelare la propria sieropositività sia ancora impossibile per molte donne; spesso, infatti, queste hanno un sostegno molto limitato e devono proteggere le persone che amano dallo stigma e dalla discriminazione. Negli anni successivi cominciai a partecipa- DOVE FARE IL TEST Sei tormentato dal dubbio di aver contratto il virus HIV? C’è un solo modo per saperlo con certezza: fare il test! Dove? La risposta nel sito semplice e chiaro attivato da ASA con il contributo del Comune di Milano - Assessorato alla Salute: www.testami.it. Si tratta di un mini-portale completamente dedicato alla somministrazione del test HIV a Milano e Provincia, che permette di individuare tutte le sedi presenti sul territorio. La pagina iniziale presenta infatti una mappa della città e della provincia, suddivisa in zone di diverso colore. Basta cliccare con il mouse su una di esse per vedere in dettaglio tutte le strutture presenti in quell’area, sia pubbliche che private, ciascuna con le informazioni necessarie per accedervi: mappa stradale, orari, documenti richiesti ed eventuale presenza di un servizio di counselling. Se hai ancora dubbi, chiamaci: ASA risponde al numero 02/58107084 da lunedì a venerdì (ore 10 - 18). re sempre più spesso a conferenze internazionali; parlavo di PozFem e del nostro successo nello sviluppare la capacità delle donne sieropositive ad uscire dall’isolamento della diagnosi di HIV, la capacità di essere pienamente coinvolte e di influenzare le decisioni che ci riguardano. Un giorno, alla fine di una presentazione, fui avvicinata da Margherita Errico, l'attuale Presidente del Network Persone Sieropositive (NPS) in Italia. Si congratulò con me per la mia presentazione, ma mi criticò anche “Tu sei scappata…Ma non tutti possono…La situazione è ancora molto dura….Ma ci stiamo organizzando”. Attraverso Margherita ho cominciato ad entrare in contatto con altre persone che convivono con l’HIV in Italia. L'NPS si è molto battuto sia per offrire maggiori informazioni sul trattamento medico alle persone sieropositive, sia sulle tematiche dei diritti, nonché per ottenere influenza sulle decisioni politiche. L’anno scorso, in occasione della Conferenza Internazionale dell'AIDS che si tenne a Roma, siamo riuscite ad organizzare varie sessioni sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne che convivono con l’HIV. Durante una di queste riunioni, Rosaria Iardino, una delle leader fondatrici di NPS, denunciò come le persone sieropositive italiane affrontano ancora terribili abusi, spesso i loro desideri di essere genitori non vengono rispettati e a volte alcune donne sieropositive vengono persino spinte ad abortire. (tratto da Open Democracy opendemocracy.net) HIV A QUATTR’OCCHI Continua la serie di incontri informativi sull’HIV rivolti alle persone sieropositive. Le serate, tenute da volontari sieropositivi (non da medici o psicologi), hanno cadenza mensile e forniscono informazioni su virus, terapie e vita quotidiana in un clima confidenziale e accogliente. PROSSIMI APPUNTAMENTI: 11 SETTEMBRE, 9 OTTOBRE, 13 NOVEMBRE, 11 DICEMBRE 2012, ALLE ORE 20.30. PER INFORMAZIONI TELEFONARE ALLO 02/58107084 6 • LUGLIO - SETTEMBRE 2012 • NUMERO 4 • ANNO XXI • EssePiù EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 7 Troviamoci rubrica di inserzioni gratuite Ciao, sono Michael, vengo dall’Eritrea/Etiopia e cerco amiche a Milano. Scrivetemi a [email protected]! Mi chiamo luciano, ho 50 anni. sono solo cerco un amico vero per costruire un futuro insieme e vivere i momenti belli che la vita pu0’ offrire. Email: [email protected] – cell. 333/9479542 50enne bella presenza atletico asintomatico, desidera conoscere una donna per un’amicizia finalizzata a una storia seria. Tel. 3405730912 A.A.A Cercasi amore !!!! Sono stanco della solitudine e scappo dai rapporti con donne siero-... scappo x paura di dover dire la mia situazione di +.... di un rifiuto... o di dover stare sempre con l’ansia mentre faccio l’amore... C’è una donna che si ritrova nella mia stessa situazione? Scrivetemi a questa email [email protected] Sono un ragazzo di 43 anni alto 1,72 magro di lodi,un bacio da dolcepositivo 50enne sieropositivo non libero cerca signora per passare lieti pomeriggi. Marco. Cell. 333/3933885 Sono un trans, abito vicinanze Roma, cerco un compagno semplice e serio. Ho voglia di costruire qualcosa. Ciao Tel. 3406150032 Fabrizia Contatterei donna siero+ come me per organizzare tempo libero insieme... poi si vedrà... possibile relazione. Io sono un bell’uomo alto 180 peso 75 kg. Contattami via mail: [email protected] oppure tel. 338/4907669 ciao. Salve, mi chiamo Roberto ho 48 anni, vivo e lavoro a Milano; sono alla ricerca di una compagna amante della musica. Amo viaggiare e mi piacerebbe fare nuove amicizie. Per contatti telefonici 331/1393843. “Ho 35 anni sono bella, alta, simpatica, vivo nella provincia di Torino. Mi piacerebbe conoscere un uomo tra i 40 e i 45 anni per amicizia. Telefono 338/7978247”. Mi chiamo Nicola, ho 45 anni e cerco una compagna. Sono magro, alto 1.70, abito a Milano. Telefono 348/9823726 Mi chiamo Paolo e sto cercando di mettermi in comunicazione con Enza che ho conosciuto in ASA nel 1997 e che da tempo cerco di rintracciare. Tel. 335 69 27 042 Mario alto snello amante dei giri in moto nelle nostre valli favolose relax picnic sotto un albero e tanta calma siero+ da 24 anni ho 55anni casual se ai voglia di fare un giro e chiacchierare con solitario fatti sentire sarebbe bello ciao [email protected] Mi chiamo Antonio 29 anni prov. di Milano, vorrei incontrare ragazzi sieropositivi per conoscenza ed eventuale amicizia /relazione. Numero di cellulare 345/0450863 per eventuali contatti. Paolo, ragazzo lodigiano, 45enne, hiv positivo in buona salute, bella presenza (altezza 175 - biondo), disponibile a conoscere ragazza pari requisiti, per amicizia ed eventuale relazione. Cell. 377/5166498 Alex, 33enne gay hiv+ in terapia, molto carino cerca relazione seria e convivenza con uomo massimo 50enne hiv+. Origini calabresi, disposto a trasferimento a Milano. Cell. 342/3290536. Mi chiamo Carlo ho 48 anni vivo solo, amante di mare e montagna. Cerco compagna per amicizia e/o eventuale convivenza. Cell 366/4104443 Fabrizio, 44enne, sieropositivo asintomatico da 17 anni, 176 cm x 62 kg di peso, occhi verdi, lavoratore a tempo indeterminato, amante della buona musica, e appassionato di cani, cerca ragazza dai 30 ai 45 anni, residente in Milano, per amicizia ed eventuale relazione. Cell. 345/3792066 62 enne carino affettuoso sieropositivo non libero cerca un’amica, non importa età, per passare pomeriggi di solo ed esclusivo piacere per vivere la vita nel migliore dei modi. Solo Milano e provincia. Rispondo a tutti. Tel 366/4743488 ore pomeridiane ASCOLTO PSICOLOGICO La sieropositività è una patologia dagli importanti risvolti psicologici. Elaborare la notizia, vivere il nuovo stato, la cura farmacologica, la difficoltà emotiva nei rapporti di amicizia e nell’affettività: sono tutte esperienze difficili da vivere da soli. Per questo l’intervento di un professionista preparato può aiutare le persone a stare meglio e a dare significato a ciò che accade dentro di loro. ASA offre alle persone sieropositive un servizio psicologico specifico. Per informazioni e modalità di accesso chiamate il numero 02/58107084. Convenzioni ASA 2012 OTTICA FCF CENTRO MEDICO COL DI LANA Viale Col di Lana, 2 Milano. 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Meda 6 Occhiali da vista (40%) Occhiali da sole (30%) EssePiu?_2012_4:EssePiù 6-11-2012 18:57 Pagina 8 Le attività dell’ASA • ASA Mobile: servizio di accompagnamento rivolto a persone sieropositive che devono recarsi in ospedale per visite o cure in day hospital. • Centralino informativo: 02/58107084, con il coordinamento dell’ISS/Ministero della Salute (progetto Re.Te.AIDS), dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. • Counselling vis-à-vis e consulenza psicologica per persone sieropositive, partner e parenti. • Internet: oltre al sito istituzionale www.asamilano.org, visita i nostri siti www.testami.it, il portale completamente dedicato alla somministrazione del test HIV a Milano e Provincia; www.schivami.it, il sito di e-learning per conoscere tutte le regole della prevenzione dedicato agli studenti (ma non solo); facebook, per simpatizzare con noi ed essere sempre aggiornati su tutte le nostre iniziative • Gruppo The Names Project: decorare, ricamare, dipingere una coperta per ricordare un affetto perduto e superare il dolore insieme agli altri. Le coperte sono esposte ogni anno in occasione delle celebrazioni della Giornata Mondiale contro l’AIDS. • International Aids Candlelight Memorial, fiaccolata commemorativa in memoria delle vittime dell’Aids, ogni anno a primavera; • Gruppo carcere: iniziative di informazione e prevenzione nel carcere di San Vittore. • Banchetti: informazione e prevenzione nei luoghi di aggregazione. • EssePiù: bimestrale di informazione e riflessione rivolto a persone sieropositive e a quanti desiderino saperne di più. • bASAr: mercatino di beneficenza per la raccolta fondi a sostegno delle attività dell’Associazione: ogni secondo sabato del mese dalle 10.00 alle 18.00, presso la sede di Via Arena 25 a Milano; • Asta permanente su eBay: nell'area Aste di beneficenza vendita settimanale di capi di abbigliamento e oggetti dell'Asa per raccogliere fondi a sostegno di progetti e attività. • HIV a Quattr’Occhi: serata informativa a cadenza mensile completamente dedicata a chi ha scoperto da poco di essere sieropositivo, e vuole saperne di più (sul virus, sulle terapie, sulla vita di tutti i giorni) ma anche a chi, magari sieropositivo da più tempo, ha voglia di ricevere informazioni da qualcuno che non sia un infettivologo o uno psicologo. PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLE NOSTRE ATTIVITÀ: tel 02/58107084; mail: [email protected] – facebook: Asa Onlus Voglia di scrivere? Voglia di scrivere? Chissà quante volte ti sei trovato a riflettere sulla tua esperienza o su quella di persone che ti sono vicine. Pensieri che si insinuano nella mente e aiutano a scoprire aspetti nascosti e sorprendenti di sé e degli altri. Se hai voglia di scrivere e di raccontare, mandaci un breve articolo da pubblicare su EssePiù. E non preoccuparti della forma: se non hai confidenza con la scrittura, la redazione può dare... un tocco finale alle tue riflessioni. Indirizzo e-mail: [email protected] Il piacere di dare il piacere di comprare LE DATE DEL bASAr 15 SETTEMBRE 13 OTTOBRE 10 NOVEMBRE 15 DICEMBRE DALLE ORE 10,30 ALLE 18,00 Il bASAr è un mercatino dell’usato che viene organizzato per finanziare l’associazione. Puoi trovarci un po’ di tutto: libri nuovi e usati, oggetti per la casa, vestiti usati e nuovi, borse, cappelli, scarpe a prezzi davvero contenuti. Ma oltre a chi trova qualcosa di utile da noi, il nostro mercatino necessita di generosi donatori: non gettare i libri che non leggi più, gli oggetti che vorresti sostituire, gli abiti che non metti da tempo; sostieni invece l’associazione e regalali al bASAr chiamando la segreteria allo 02/58.10.70.84 o inviando una mail a [email protected]. Progetto Externa ‘EXTERNA’ è lo sportello di counselling settimanale, presso l’ospedale San Raffaele - Centro San Luigi per la Cura e la Ricerca per le patologie HIV correlate (Via Stamira D’Ancona 20 – Milano). Un operatore è a disposizione dei pazienti che desiderino confrontarsi e ricevere supporto. Per informazioni: 02/58107084 (lunedì-venerdì, ore 10 - 18). Corsi e attività ASA CORSO DI YOGA Mercoledì e Giovedì ore 19,00 MASSAGGI SHIATSU Su appuntamento PER INFORMAZIONI lun/ven dalla ore 10 alle ore 18 tel. 02-58.10.70.84 www.asamilano.org [email protected]