Diapositiva 1 - Comune di Vezzano sul Crostolo

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Diapositiva 1 - Comune di Vezzano sul Crostolo
NOTE DELL’AUTORE
A volte ci lasciamo lusingare dalla magia di luoghi esotici selvaggi e non ci
accorgiamo di quanto ricco sia “l’angolo dietro casa”.
Il senso di questo progetto è nella valorizzazione del parco. Il desiderio di
parlare della sua importanza e della sua bellezza, per il suo non
essere giardino o peggio, un’area in cui gli animali sono rinchiusi
per il piacere del genere umano.
Questo luogo, ha la magia della natura selvaggia, dove io mi sono sentito
in armonia. I miei ingressi, sono avvenuti in punta di piedi e con lo
spirito di chi si lascia coinvolgere dalla sensazione di avere sempre
qualcosa da scoprire dietro la successiva svolta del sentiero, dietro
il prossimo cespuglio o il fitto della macchia.
Questa mostra, non vuole essere un documentario: farebbe torto ad una
grande quantità di animali selvatici che ho trascurato. Nella maggior
parte degli scatti che ritraggono gli ungulati, (daini, mufloni o
caprioli), c’è un incontro di sguardi. In quegli sguardi mansueti e un
po’ sospettosi, leggo una domanda che sfiora la preghiera.
Il desiderio di poter vivere la propria vita in un luogo in cui l’Uomo è ospite
e non padrone. E’ facile arrivare alla conclusione che si tratta di una
proiezione ma con ciò che ho vissuto in questo luogo, cuore e
mente suggeriscono che ben altri, qui, sono chiamati a vivere ai
vertici della catena alimentare.
La comparsa del lupo, la cui probabile presenza riesco a documentare con
impronte e fatte, trovate in modo sistematico lungo alcuni sentieri,
mi ricorda che dietro la poesia che questi ambienti selvaggi
possono suscitare, c’è la cruenta crudeltà della natura.
Anche se finora non ho avuto la possibilità di assistere a scene di caccia,
riesco ad immaginare in atmosfere invernali, alle prime luci del
mattino, la frenesia della caccia del lupo.
La ricerca delle tracce, il percepire gli odori, l’avvicinamento,
l’appostamento, l’inseguimento, l’eccitazione e l’affanno della
rincorsa, il fallimento ed il digiuno o il successo!
La cattura, con il placare momentaneo di quell’angelo-demone che è la
fame: molla fondamentale ad allo stesso tempo condanna, di tutti
gli esseri di ordine superiore compreso l’Uomo.
Dall’altra parte, il brucare paziente, le orecchie sempre tese al rumore
anomalo, alla percezione dell’odore del Nemico Ancestrale, lo
scatto per mettersi in salvo da chi non è capace di provare pietà per
condizione e diversità…
Fino a qualche decennio fa, tra i vari mestieri dell’Uomo, esisteva la figura
del “luparo”, cioè il cacciatore che si occupava di “disinfestare”
campagne, colline e montagne dalla presenza del lupo.
Dopo quasi un secolo, in questo territorio si è arrivati ad un nuovo equilibrio
che prevede grandi erbivori e grandi predatori. L’aspetto
meraviglioso è che tutto questo è a 20 km da un’importante città
come Reggio Emilia, con la sua modernità, la sua realtà fatta di
grande attenzione urbanistica, i suoi musei, teatri e giardini, le sue
industrie. Il parco è un territorio di appena una cinquantina di ettari,
ettaro più ettaro meno. Un luogo piccolo, troppo piccolo, oltre i cui
confini, vi sono territori di caccia non per chi non può fare
diversamente, ma per chi, per il bisogno di scrollarsi di dosso gli
affanni del vivere quotidiano, stacca dal muro il fucile e decide di
lasciarsi andare ad altrettanti istinti ancestrali.
Quello che leggo negli sguardi degli animali che a mio modo, ho catturato, è
la volontà di esserci in una natura che indipendentemente dall’Uomo,
riesce a trovare un suo equilibrio.
Per questo serve ampio territorio. Per questo il mio augurio e desiderio è che
l’animale Uomo, possa destinare a questi compagni di viaggio, uno
spazio sempre maggiore.
La preghiera è rivolta all’estensione del territorio e che chiunque si avvicini,
lo faccia con la voglia di lasciarsi catturare dal desiderio della magia
dell’incontro.
Lo spirito della caccia, accompagna più o meno ogni essere umano. Io lo
coltivo perché mi è indispensabile per potermi calare in questi luoghi
aspri e potermi mescolare a questa realtà, a questo mondo fino in
fondo, seppure nella estraneità rispetto alla catena alimentare.
Il mio sguardo passa attraverso l’oculare della mia macchina fotografica e
non attraverso le mire di un’arma, per il resto, i suoni, gli odori,
l’aspettativa, gli spostamenti e l’appostamento, il saper riconoscere
la preda e le sue abitudini, la sua ricerca, fanno di me un cacciatore.
Per millenni, l’Uomo è vissuto di tutto questo e con tutto questo e con il
mondo che lo ha circondato, è stato in equilibrio. Senza la nostra
civiltà, le nostre conoscenze o la nostra presunta sensibilità, sapeva
prelevare quanto gli occorreva per vivere. Adesso non è più così, I
naturalisti parlano di “antropomorfizazione” del territorio: ogni angolo
di questo paese parla della presenza dell’Uomo ed è plasmato per le
sue esigenze.
Credo che sia il momento di cambiare. Adesso credo che con uno sforzo di
umiltà, dovremmo iniziare a comportarci da ospiti e non padroni:
osservare, ammirare se il nostro cuore ce lo consente e non toccare.
Adesso e non domani, in questo luogo e non parlando di un’ipotetica
salvaguardia della natura, all’evidenza della possibilità di ricostruire e
conservare un equilibrio reale, si potrebbe far crescere l’estensione
del territorio del parco-pineta di Vezzano sul Crostolo e organizzare
delle attività turistiche che possano valorizzarlo non solo nel rispetto
ma con autentico amore per le meraviglie che contiene e che siamo
chiamati a salvaguardare.
A cuore e mente di ognuno di noi la parola.
Guido Marchiani