Lo sviluppo psicomotorio nel bambino Sintomi di disagio a scuola
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Lo sviluppo psicomotorio nel bambino Sintomi di disagio a scuola
Lo sviluppo psicomotorio nel bambino Sintomi di disagio a scuola Strategie educative Psicomotricista: Melioli Valeria, specialista in Pratica Psicomotoria Aucouturier SPAZIOGIOCOVITA via Risorgimento, Quattro Castella (RE) Cos'è lo sviluppo psicomotorio? E' il processo attraverso il quale il bambino sviluppa ed acquisisce in modo graduale una serie di competenze ed abilità posturali motorie cognitive affettivo-relazionali dalla nascita ai 7/8 anni, che gli permettono di partecipare all'ambiente circostante. Le fasi di questo sviluppo si verificano con modalità e in epoche abbastanza definite, ma non sono rigide. Possono essere saltate delle tappe o anticipate o posticipate, perché vanno ad inserirsi per ogni bambino sulle sue -dotazioni neurobiologiche -esperienze ambientali Con il termine Sviluppo Psicomotorio (introdotto da Duprè agli inizi del '900) si vuole sottolineare il legame tra acquisizioni motorie ed evoluzione psichica Le esperienze corporee interagite con l'ambiente circostante sono le basi dello psichismo Questo concetto ci dà risvolti pratici per comprendere il mondo interno espresso dal bambino e risvolti educativo-terapeutici per aiutarlo ad evolvere. Tappe evolutive Le principali tappe evolutive si possono suddividere nelle seguenti aree funzionali: Area delle Abilità Neuromotorie abilità grosso motorie ( rotolare, strisciare, gattonare, passaggi posturali, camminare, correre, saltare...) abilità fini motorie (afferrare con presa cubito-palmare, a pinza inferiore, a pinza superiore, passarsi un oggetto da una mano all'altra, voltare le pagine, costruire torri, scarabocchiare, disegnare una croce, un cerchio...) Area delle Abilità Cognitive e del Linguaggio Agire sull'oggetto per ricercare risultati, cercare un oggetto nascosto, trovare nuove strategie per raggiungere un fine, acquisire simboli per rappresentare oggetti fino al linguaggio verbale. Per il linguaggio :dai vocalizzi, sorrisi, gorgheggi alle sillabe definite. Modulare l'espressione sonora, ripetere suoni e parole, rivolgere lo sguardo verso chi è stato nominato, conoscere 5 parole, conoscere 100 parole, usare la parola frase, comprendere quasi tutte le parole e usare la frase. Area delle abilità affettive e sociali Distinguere volti familiari, eseguire gesti su richiesta dei genitori per dire grazie, ciao..., arricchire il comportamento per attirare l'attenzione, controllo sfinterico, sonno, alimentazione. Queste tre aree non sono distinte, ma si influenzano, interagiscono e dialogano continuamente Piaget (dall'intelligenza senso-motoria all'intelligenza rappresentativa) Wallon (bambino “unità funzionale”, che grazie all'integrazione delle funzioni sensoriali comunica con l'ambiente) Ajuriaguerra (“Lo sviluppo de tono e della motricità sono confusi intimamente con lo sviluppo emozionale dell'orientamento, del gesto e del linguaggio”) Primo oggetto di questa interazione tonico-emozionale è la figura materna Aucouturier: “il bambino conquista il mondo come essere globale, da un fondo tonico-emozionale permanente, che è strettamente dipendente da tutta la sua storia affettiva più profonda” Sintomi di disagio a scuola Le difficoltà psicomotorie del bambino possono creare disagio a scuola non solo da parte del bambino, ma anche da parte dell'istituzione educativa, alle prese con i propri obiettivi professionali. Tutte le forme di disagio infantile comportano sempre una comunicazione dello star male per via corporea. Nella comunicazione corporea passano , in modo immediato, inconscio e involontario, i vissuti emotivi che si vogliono comunicare: ed essi sono facilmente contagiosi. Il disagio infantile mette potenzialmente a disagio l'adulto. L'adulto impegnato nella relazione educativa deve saper trasformare la sua capacità di sentire ed entrare in risonanza con l'altro in una cosciente capacità professionale. Elenco dei sintomi e delle difficoltà psicomotorie : richiama l'idea di Bambino Ideale Osservazione ed analisi di come e quando il bambino esprime disagio a scuola e di come lo accoglie e sostiene l'adulto : richiama l'idea di Bambino Reale Secondo il concetto di “Bambino Ideale”:a livello metodologico le proposte didattiche sono spesso orientate in una direzione: dall'adulto che propone verso il bambino che riceve e si presuppone che tutti ricevano e rispondano in modo abbastanza uniforme. La formazione professionale dell'insegnante non è particolarmente orientata a vedere le risposte individuali come ricchezza, ma come disturbo, perché troppo rigidamente costruita sul concetto di bambino ideale. Questo lascia l'adulto in uno stato d'impotenza pedagogica, di disagio educativo. Secondo il concetto di “Bambino Reale”:si parte dalla constatazione che tutti i bambini sono diversi e dall'osservazione del bambino all'interno del contesto scolastico si può capire la sua storia di relazione, i suoi bisogni a seconda della situazione. Il compito educativo principale allora consiste nel dare ad ognuno quello di cui ha bisogno in base alle proprie possibilità. L'idea di Bambino Ideale STERILIZZA la capacità professionale che subisce il disagio come qualcosa che disturba la sua idea. L'idea di Bambino Reale FECONDA la competenza professionale, stimolando a trovare nelle risposte diverse dei bambini la loro ricchezza individuale e a trasformare il disagio solo all'interno di un contesto di relazione. NON SI CAMBIA IL BAMBINO, SI CAMBIA LA RELAZIONE Non cresce da soli, è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere. Gli elementi corporei della relazione educativa La relazione educativa, come tutte le relazioni umane, si basa su comportamenti costituiti da elementi del linguaggio corporeo. Questi funzionano secondo leggi di derivazione biologica, soprattutto quando si riferiscono a comportamenti legati a contenuti emotivi arcaici. Tanto più il bambino è piccolo o in difficoltà tanto più diventa prevalente e prioritario, per la sua comunicazione, il codice corporeo di origine biologica, rispetto al codice culturale di origine linguistica. La comunicazione corporea è intuibile in modo naturale, molto spesso involontaria e indipendente dalla coscienza di chi partecipa al dialogo. Le risposte espressivo-corporee del bambino davanti ad una situazione possono essere molto diverse, a seconda delle caratteristiche individuali e dalla storia del bambino. La conoscenza e il controllo degli elementi corporei della relazione educativa aumentano la professionalità dell'adulto. Osservazione del disagio e strategie educative Si parte dall'osservazione del bambino durante i vari momenti della giornata scolastica per capire dove e quando sta bene o esprime disagio. Questo aiuta ad acquisire una chiave di lettura sul tipo di difficoltà che il bambino incontra e a riflettere sulla strategia educativa adeguata che l'adulto può mettere in atto. Non si andranno ad affrontare le difficoltà legate a cause organiche, che si possono inquadrare in casi clinici ben definiti, già presi in carico dal servizio. Quando un bambino sta bene a scuola? Quando trova contenimento e sostegno nell'adulto di riferimento, perché la principale fonte di benessere e malessere è da ricercarsi nel processo di attaccamento. Il piccolo alla nascita pone tutta la sua energia vitale nel trovare protezione, sostegno e contenimento nel genitore di riferimento. Man mano che cresce, la sua autonomia psicologica e corporea dal genitore aumenta , riuscendo a trovare in altre figure di riferimento quel sostegno, che a seconda dell'età del bimbo, si connota in maniera diversa. Diventeranno importanti altre due aspetti: Il bisogno di esplorare, curiosare, conoscere, imparare. Il piacere e l'interesse di trovarsi insieme tra coetanei. Quindi tre sono i motori energetici del bambino: - l'istinto di attaccamento - l'istinto di conoscere - l'istinto di socializzazione. La particolare qualità dell'energia emotiva, prodotta dall'insieme di questi tre motori energetici, cambia in base all'età del bimbo e alla sua storia, senza mai annullare uno di essi. 1) Momenti di vita istituzionale: ingresso e uscita da scuola, momento del pasto, del bagno, del sonno. La presenza dell'adulto in questi momenti è una presenza “mediata”, perché rievoca, all'interno del contesto scolastico, il modello specifico dell'attaccamento primario. Quindi le difficoltà che si esprimono in questo contesto fanno riferimento diretto ad una ri-proposizione di tale modello ed a una sua rielaborazione. 2) Momenti di attività didattiche: momenti in cui l'attività è direttamente proposta , organizzata e diretta dall'adulto attraverso consegna didattiche . In questi momenti l'insegnante offre una presenza “simbolica”, perché attraverso la consegna didattica offre “parti di sè”, il suo pensiero organizzato e organizzante, che richiede al bambino una condivisione di pensiero; è un invito alla crescita (“Base sicura” di Bowlby che invita alla conoscenza del mondo). 3) Momenti di gioco libero: sono i momenti in cui i bambini sono liberi di organizzarsi da soli il gioco che prediligono, come vogliono e con chi vogliono. In questi momenti la maestra offre una presenza “diluita”, in quanto il suo grado di distanza emotiva e fisica aumenta e di conseguenza il bambino deve esprimere il suo grado di autonomia e la sua capacità di giocare bene, anche a una distanza maggiore dalla presenza rassicurante dell'adulto (posizione materna terziaria di Winnicot, che contempla che il bambino “giochi da solo all'ombra della madre”). I comportamenti dei bambini in questi momenti riveleranno la loro capacità d'autonomia, nel saper integrare dentro di sé la presenza dell'adulto importante, anche a distanza fisica e psichica. 1)DISAGIO NEI MOMENTI DI VITA ISTITUZIONALE: - Difficoltà di separazione dai familiari e di entrata a scuola(l'insegnante è vissuta in senso negativo, come la non mamma) - Vissuto di “lutto permanente” (dolore e sofferenza permanente) - Sintomi psicosomatici (vomito, mal di pancia, mal di testa...) - Attraversamento iperattivo o blocco motorio (negazione della sofferenza) - Rifiuto del cibo - Difficoltà di addormentamento - Difficoltà nell'utilizzo del gabinetto - Ricongiungimento molto difficoltoso (forte emozione da gestire) STRATEGIE EDUCATIVE: - Saper “ricevere” la sofferenza dei bambini - Concedere tempo, costanza e pazienza - Passare a proposte didattiche, dove la maestra vive un'altra posizione, non più in concorrenza con la madre - Favorire l'elaborazione psichica data dalla sofferenza della separazione : l'adulto può “prestare” il suo pensiero, in modo che su questo il bambino possa costruirsi il suo (parole, gesti, attività) - Poter rassicurare il bambino dalle angosce profonde di separazione favorendo il gioco sensomotorio e simbolico 2)DISAGIO NEI MOMENTI DI ATTIVITA' DIDATTICA: - Rifiuto sistematico della consegna o abbandono di questa dopo poco ( rifiuto della persona, della relazione per paura dell'abbandono. Esperienza non felice del modello di attaccamento primario) - “Non sono capace”, per paura di non riuscire (fragilità emotiva) - Esigenze di rapporto privilegiato (difficoltà di attesa, di condivisione, svolge “velocemente” le consegne, sguardo e mente “persa” con incapacità a concludere da solo) - Reazione esagerata di fronte all'insuccesso o al rimprovero (il bambino va in crisi perché lo vive come rottura e negazione del legame, difficoltà di gestione emotiva) - Difficoltà obiettive di tipo disprassico (ritardo o difficoltà nella maturazione delle competenze motorie e nell'organizzarle in una sequenza logica coerente) - Difficoltà o ritardo nell'acquisizione del Linguaggio ( articolazione, espressione dei propri pensieri, comprensione) STRATEGIE EDUCATIVE: - Il “no” non deve esser accolto come provocazione - Ribadire la solidità e la consistenza del legame - Permettere al bambino di esternare i suoi no, continuando ad inviare messaggi relazionali, tramite le consegne. - Non pretendere che il bambino venga subito, restare in un atteggiamento di accoglienza, attesa, accompagnamento. - Rassicurare il bambino perché nel processo di autonomia non si “senta solo”, ma in una relazione di cura che si trasforma. - Ridurre la distanza fisica e/o emotiva per aumentare il “rifornimento” energetico (per non dare in modo uguale a bambini diversi) - Predisporsi a dare contemporaneamente informazioni generali a tutto il gruppo(attraverso il linguaggio verbale) e informazioni particolari, specifiche e personalizzate a ognuno (tramite il linguaggio corporeo: uso dello sguardo, del tono della voce, della postura, del movimento, dello spazio, del tempo). - Sapiente uso dei codici di comunicazione a livello semantico e a livello corporeo durante il rimprovero. - Dare la possibilità di una riparazione e non sanzionare. - Offrire, alla scuola materna, un aiuto concreto da parte dell'adulto per il controllo e la regolazione emotiva, perché le capacità di autocontrollo solo attraverso le capacità mentali sono possibili ad una età più alta. - Aiutare il bambino ad organizzare il coordinamento delle varie azioni scomponendo la prassia complessa nelle singole azioni che la compongono - Aiutare il bambino a rafforza una immagine positiva di sé favorendo giochi dove il suo corpo è fonte di piacere e soddisfazione, soprattutto emotiva. - Consigliare alla famiglia una visita specialistica (oculista, ortottista, psicomotricista, otorino, logopedista) - Capire se all'origine delle difficoltà linguistiche ci sono problemi emotivi e psicologici. 3) DISAGIO NEI MOMENTI DI GIOCO LIBERO - Disequilibrio tra il senso/contenuto del gioco, il modo di svolgerlo e l'emozione che procura: - Gioco disorganizzato (in cui le azioni e intenzioni di gioco si perdono) - Gioco esplosivo (in cui il contenuto e il senso del gioco sono buoni ma, dato il vissuto emotivo troppo intenso o la scarsa capacità di autoregolazione, il bambino non controlla il proprio corpo o lo spazio/tempo/materiale) -Gioco frammentato (bambino vittima del suo stesso movimento veloce, frammentato e superficiale non sorretto e guidato da un contenuto ed un senso chiaro) possibile Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività. Non sempre l'eccesso di movimento è sintomo di questo disturbo. Il bambino iperattivo non è un bambino che si muove tanto, ma che si muove “male” nel senso che il suo movimento è fuori dal senso del gioco che dovrebbe contenerlo - Inibizioni (in cui l'intenzione del gioco è presente ma la sua realizzazione è bloccata, perché il bambino blocca il suo desiderio attraverso l'interdizione di una o più forme espressive: il movimento, la parola, uso di oggetti, investimento spazi..) STRATEGIE EDUCATIVE: - Rifornire di senso il gioco del bambino, prima che questi cada nel vuoto, con prontezza di lettura della situazione e compartecipazione empatica - Prestare al bambino la propria capacità di contenimento emotivo. Se il gioco poi è fatto bene, grazie all'aiuto dell'adulto, questo aumenta la sua capacità di autocontenimento emotivo. E' un aiuto “dall'interno” e non “dall'esterno”(rimproveri o prediche di regole di controllo mentale, che alla sua età non possiede). - Non fermare il suo movimento, ma organizzarlo. Offrire un contenuto al gioco del bambino e mantenerlo, guidando il suo movimento. - Raccogliere e tenere insieme le produzioni frammentate del bambino e restituirgliele come un prodotto completo, in modo che lui riconosca il senso, perché condiviso dall'adulto. - Incoraggiare il bambino. - Prestare al bambino atti psichici positivi, tramite l'offerta di parole, emozioni, azioni, per rimettere in gioco meccanismi bloccati. BUONE PRASSI DA PERSEGUIRE DA PARTE DELLA SCUOLA: - Praticare un'osservazione sistematica in classe o sezione secondo tempi e modalità stabilite, per sostenere il bambino reale e non aspirare al bambino ideale. - Sulla base della comprensione del valore della figura dell'insegnante, come nuova figura di attaccamento che “apre al mondo”, occorre dare ad ogni bambino quello di cui ha bisogno, favorendo momenti di rapporto individualizzato o a piccolo gruppo. - Predisporre spazi-tempi-materiali che favoriscano apprendimenti diversi rispetto alla lezione frontale. - Predisporre le attività partendo sempre dalle abilità dei bambini, da ciò che sanno fare, non dalle loro mancanze. - Essere in grado di dare al bambino quotidianamente, insieme agli insegnamenti cognitivi, rimandi emotivi che lo aiutino a costruire una certa solidità psicologica(tema della fragilità emotiva e del senso di abbandono davanti a tanta competenza) - Creare le basi per un dialogo profondo con le famiglie, per cui le difficoltà del bambino non verranno viste con senso di colpa, come “minaccia” da cui difendersi (con l'attacco , la fuga o la negazione). In questo dialogo la scuola non deve solo evidenziare il problema, ma fornire le proprie competenze alla sua ricezione, non comunicare l'impotenza davanti ad esso. Per invitare quindi la famiglia a ricevere il problema occorre parlare anche delle possibili soluzioni e delle strategie educative che la scuola pensa di mettere in atto. A volte i tempi e i modi di ricezione da parte della famiglia di queste problematiche non sono quelli che l'istituzione scuola si aspetta e di cui ha bisogno, ma a volte i genitori hanno bisogno e diritto di tempi diversi, che vanno rispettati. - Proporre una prassi educativa che miri a rinforzare l'Io del bambino, attraverso una relazione con lui forte, piena e significativa su un terreno per lui molto fertile , che è quello del Gioco; la proposta cioè di progetti di Psicomotricità. “Ripensare l'educazione è sovvertirne i valori: è accordare la priorità all'essere e non all'avere” (Aucouturier) Bibliografia di riferimento: B. Aucouturier B. Aucouturier G. Nicolodi G. Nicolodi “Il metodo Aucouturier” ed Franco Angeli “Il bambino terribile e la scuola” Raffaello Cortina Editore “Il disagio educativo al nido e alla scuola dell'infanzia” ed Franco Angeli “Il disagio educativo alla scuola primaria” ed Franco Angeli