Profilo storico dell`Etnomusicologia

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Profilo storico dell`Etnomusicologia
Profilo storico
dell’Etnomusicologia nel
mondo
Nel tentativo di ricostruire la storia della musica
occidentale e volendo stabilire quali siano stati gli
antecedenti della cultura musicale europea, alcuni
studiosi riterrebbero di poter rinvenire negli studi del
Medioevo e del Rinascimento, periodi durante i quali i
compositori ebbero un contatto diretto, continuativo e
proficuo con il mondo musicale delle Sacre Scritture e
dei Greci, una fase preistorica dell'etnomusicologia.
Sarà l’intensificarsi degli scambi con altri paesi che
permetterà agli studiosi di considerare le musiche altre
come piuttosto elaborate e complesse e basate su
sistemi teorici di non facilissima comprensione.
“Preistoria” della disciplina
 Trascrizioni sommarie di canti indigeni e poesie popolari contenute
nelle cronache degli esploratori coloniali nel XVIII secolo
 Padre MARTINI: Storia della Musica in tre volumi (1775-81); capitoli e
digressioni sui popoli antichi e su Ebrei, Egizi, Caldei e “popoli
orientali”
 Charles BURNEY: General History of Music (1776)
 John HAWKINS: General History of the Science and Practise of
Music; culture musicali extraeuropee
 J.J. ROUSSEAU: lavori e osservazioni su melodie finlandesi, svizzere,
persiane, cinesi e canadesi (1768)
 Padre AMIOT: Cinesi (1779)
 Guillaume VILLOTEAU: Egizi (1809)
 Francois-Joseph FéTIS: Indiani, Giapponesi, Cinesi, Calmucchi e
Kirghisi (1849)
 Theodor BAKER: La musica del Selvaggi dell’America del Nord
(1882)
Alexander John ELLIS
 SCALE NON ARMONICHE (1885), estranee alla cultura
occidentale, soggette a regole “artificiali e capricciose”,
inconcepibili a seguito del processo di “normalizzazione” dei
rapporti intervallari, ai quali era stata assegnata una gerarchia
definitiva e fissa
 Elaborazione di un sistema basato sul CENT, centesima parte di
un semitono, misura ricavata attraverso un calcolo logaritmico,
per una accurata comparazione tra sistemi scalari diversi.
Metodo ancora oggi insostituibile.
 STRUTTURE RITMICHE non riconducibili ad un unico modello di
riferimento
 FONOGRAFO: strumento di misurazione portatile costituito da
una serie di diapason, messo a punto da Thomas EDISON nel
1877 e sperimentato sul campo da Jesse Walter FEWKES nel
1889
Musicologia Comparata alla
Scuola di Berlino
 Creazione dei primi Archivi di Musica non Occidentale presso
l’Istituto di Psicologia dell’Università di Berlino (1902), ad opera
di Carl STUMPF, Franz BRENTANO, Rudolf Hermann LOTZE, Otto
ABRAHAM, Erich von HORNBOSTEL, che daranno vita al primo
gruppo di ricerca etnomusicologica
 Ricerca di costanti e fasi evolutive universali della musica, sulla
base di concezioni evoluzioniste e diffusioniste
 Divisione degli ambiti di ricerca: lavoro sul campo e studio a
tavolino
 Nello stesso periodo, Curt SACHS stabilì le prime direttive per la
classificazione di tutti strumenti musicali conosciuti al mondo,
ponendo le basi dell’Organologia, seguito da Walter WIORA
che ne isolò i tratti caratteristici per elaborare le prime teorie
evoluzioniste su base storicista
Le diramazioni della Scuola
di Berlino
 Prosecuzione lineare in GERMANIA e AUSTRIA: alcuni studiosi
accettarono di convivere con l'ideologia hitleriana (Schneider,
che nel 1934 succedette a Hornbostel nella direzione
dell’Archivio berlinese, Wiora e altri) e negli Stati Uniti d'America,
sostenitori dei metodi comparativi (Kolinski e Sachs)
 Filiazione AMERICANA, che si incrociò con le autonome e
contemporanee esperienze della ricerca etnomusicale
statunitense e che, dagli anni Trenta in poi, ebbe un notevole
incremento e consolidamento, nonché una maggiore
disponibilità di strutture e finanziamenti per la ricerca
 Filiazione EUROPEA, nella quale il comparativismo delle origini
cominciò a essere ridimensionato, anche sulla base dei nuovi
sviluppi del pensiero antropologico, delle teorie funzionaliste e,
successivamente, strutturaliste
Etnomusicologia francese e
americana nel primo ‘900
 André SCHAEFFNER è il capostipite dell’etnomusicologia
francese. La sua impostazione etnologica lo indusse a
sostenere che gli strumenti musicali sono segni ce rinviano alla
complessità di uno specifico contesto culturale. Introdusse lo
studio dei fatti musicali in una dimensione antropologica.
Questa impostazione ha caratterizzato molto la scuola
francese
 L’etnomusicologia americana, descrittiva e monografica. Negli
anni ‘20, Frances DENSMORE si dedica all’urgent anthropology,
per il rischio di rapida alterazione di musiche di nativi a
contatto con la civiltà occidentale. Descrive venti tribù
indiane, ne trascrive le musiche, le registra e compara
sistematicamente le varianti musicali, anticipando di molto
l’etnomusicologia moderna e la semiologia musicale. Le
informazioni confluiscono in 15 volumi in cui identifica e
analizza specifiche aree culturali-musicali
Periodo funzionalista (anni
‘40-’50)
 Accantonato il problema della ricerca degli Universalia, si
propone uno studio sincronico dei fatti culturali all’interno di un
quadro di analisi sistemica.
 Prime considerazioni di “urgent anthropology” (descrivere le
società tradizionali prima che queste si estinguessero)
 Primo periodo dell’ “etnomusicologia propriamente detta”
(termine coniato da Jaap KUNST nel 1950, in un pamphlet cui
fece seguito la fondazione della Society for Ethnomusicology,
corrente che si distaccò molto dai procedimenti di indagine
europei)
Scuola americana
 George HERZOG (allievo di Boas), ebbe modo di mettere a
confronto lo stile di culture musicali indiane facendo leva su schemi
ritmici e su parametri quali tempo, accompagnamento,
movimento ed ambito melodico, modo di cantare, nessi tra tratti
fonetici e configurazioni musicali. Le sue ricerche condussero ad
elaborazioni teoriche che permisero la descrizione di stili, oltre che
analisi linguistiche e musicali
 George LIST, Bruno NETTL, Simha AROM, Judith BECKER, Norma MC
LEOD, Jean-Jacques NATTIEZ animarono la corrente linguisticosemiologica e si concentrarono sull’analisi formale delle strutture
musicali
 Helen H. ROBERTS, direttamente influenzata da Kroeber, individuò
trentasei variabili per classificare le forme canore di tre gruppi di
Indiani californiani sulla base di aree culturali
 David MC ALLESTER, allievo di Herzog, nel suo studio Enemy Way
Music introdusse un tipo di monografia diviso in due parti, la prima
contenente i dati etnografici, la seconda trascrizioni ed analisi
musicologiche, poi divenuto un modello per molti ricercatori
Alan P. Merriam
(Antropologia della Musica,
1964)
 I fenomeni musicali sono comprensibili solo all’interno del contesto
della loro cultura di appartenenza
 Lo studio deve essere applicabile a qualsiasi repertorio musicale.
Esistono sei assi fondamentali di indagine:
1) gli strumenti musicali (cultura materiale)
2) i testi dei canti
3) i tipi di musica, così come sono definiti dagli autoctoni
4) il musicista (suo ruolo, status, apprendistato, percezione nella
comunità)
5)
gli usi e le funzioni della musica
6) la musica come attività musicale creativa
Linguistica strutturale
 Impostazioni metodologiche volte all’analisi della struttura
interna della musica
 Messe a punto di Jakobson e Trubeckoj (Fonologia), Chomsky
(Generativismo), Jakobson ed Harris (Paradigmatica)
 Partendo dai lavori linguistico-funzionalistici di Bogatirév e
Jakobson, insigni esponenti del Circolo di Praga, questi lavori si
diressero verso nuove definizioni della relazione tra creazione
collettiva ed individuale, nonché verso l’applicazione di tali
teorie in ambito folklorico.
 La metodologia dell’analisi paradigmatica di Nicolas Ruwet, alla
base del monumentale lavoro di Simha Arom sulle polifonie e
poliritmie dell’Africa centrale, vede utilizzare una tecnica di
registrazione ispirata al play back in grado di separare le parti
vocali e strumentali di pezzi polifonici complessi, al fine di
dimostrare che ogni brano corrisponde ad un modello di
riferimento
Est Europa
 Già alla fine del XIX secolo si pensò alla raccolta della musica contadina
e popolare in Russia, alla ricerca di una identità musicale nazionale
 Béla BARTOK fu un incredibile raccoglitore, trascrittore e classificatore di
musica popolare. Antepose la descrizione alla comparazione e raccolse
una mole di materiale immensa che costituisce il Corpus musicae
popularis hungaricae. Compì un lavoro classificatorio, più che analitico.
 Constantin BRAILOIU, di nazionalità rumena, il quale lavorò in tutta Europa,
cercando di individuare i sistemi sottostanti alla tradizione orale. Alla base
della sua teoria, ci sono quattro principii fondamentali:
1)
gli studi sul folklore musicale devono collocarsi tra musicologia e
sociologia
2)
occorre definire i criteri per individuare gli informatori tipo
3)
è da ritenersi superfluo cercare l’origine e la diffusione di un canto, ma
questo deve essere studiato all’interno dello specifico contesto culturale
4)
è necessario soffermarsi sulla tendenza alla variazione, per cui vanno
registrate più esecuzioni
ETICO VERSUS EMICO
 ETICO: punto di vista dell’OSSERVANTE
 EMICO: punto di vista dell’OSSERVATO
 Giustapposizione tra analisi delle strutture musicali e contesti
socioculturali
 Contrapposizione tra etnomusicologi formalisti ed antropologi
della musica
 Ricerca di metodi più rigorosi e scientifici
 Maggiore interdisciplinarietà
 Frammentazione del campo di studi