opuscolo informativo per badanti sulla prevenzione lesioni

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opuscolo informativo per badanti sulla prevenzione lesioni
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN INFERMIERE
ESPERTO IN WOUND CARE
OPUSCOLO INFORMATIVO PER BADANTI SULLA
PREVENZIONE LESIONI DA PRESSIONE
Relatore Angela Peghetti
Studente Maria La Piana
Anno Accademico 2005/2006
INDICE
Premessa…………………………………………………………………………………..pag 2
Introduzione ……………………………………………………………………………....pag 3
La motivazione come strategia di soddisfazione lavorativa……………………………....pag 5
La formazione……………………………………………………………………………..pag 8
Conclusioni..........................................................................................................................pag 14
Bibliografia………………………………………………………………………………..pag 15
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Premessa:
La comunicazione può definirsi come la modalità attraverso cui si
instaurano, si strutturano e si sviluppano le relazioni sociali e si afferma il
proprio “se” nel mondo come attori individuali e collettivi. La
comunicazione si inserisce all’interno di un contesto culturale di riferimento
in cui un emittente, trasmettendo un contenuto tramite un canale ed un
codice condivisi col ricevente, può ricevere un feedback comunicativo.
Poichè la comunicazione è un aspetto primario della vita sociale ed un
mezzo per soddisfare le esigenze del “se”, il Saper comunicare è
fondamentale anche nella sfera lavorativa, soprattutto in quelle professioni
che nascono dal rapporto e dal dialogo costante con altre persone, di
conseguenza trovare un modo per ben comunicare significa migliorare le
proprie prestazioni lavorative e di qui arrivare alla piena realizzazione del
proprio “se”.
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INTRODUZIONE
La tesi consiste nel presentare e spiegare i motivi che portano alla realizzazione di un opuscolo
informativo sulla prevenzione delle lesioni da pressione rivolto alle badanti, un opuscolo in cui
viene spiegato loro in modo semplice ma esauriente dove potere trovare informazione e dove
rivolgersi in caso di necessità. Lo scopo dell’opuscolo non è quello di “formare” ma di “informare”
: la badante non deve acquisire delle conoscenze o delle competenze professionali, bensì ricevere
delle informazioni generali su come trattare il paziente, e su dove e come richiedere un ausilio
specialistico e qualificato.
L’idea di questo opuscolo nasce a partire da una analisi sulla figura della badante stessa: il bisogno
principale di queste persone, generalmente donne, è una necessità economica, esse abbandonano il
loro paese spinte dal bisogno di trovare lavoro o di mantenerlo. Esiste quindi un rapporto tra la
motivazione, basata sul bisogno di trovare e mantenere un lavoro, e la prestazione lavorativa. Infatti
una buona prestazione lavorativa costituisce un grande vantaggio per la badante stessa, perché le
permette di trovare e mantenere il posto di lavoro. Accanto a ciò, vi è anche un elemento più
strettamente legato alla psicologia personale della badante: una buona prestazione lavorativa,
adeguatamente ricompensata, soddisfa e motiva il “se” della badante, incentivandola a fare ancora
meglio.
In sintesi, l’idea di un opuscolo informativo mette la badante, spinta anche dalle motivazioni
personali, nelle condizioni di fornire una preparazione adeguata che vada a vantaggio suo e del
paziente.
Si è pensato ad un opuscolo come mezzo di informazione in quanto oggi comunicare e sapere
comunicare è fondamentale nella vita relazionale e sociale di un individuo: la badante deve infatti
saper parlare e comunicare non solo con il malato ma anche con i famigliari, gli enti e le istituzioni
che sono in grado di darle supporto e di motivare i suoi bisogni. Tenendo conto del destinatario di
riferimento, l’opuscolo non deve fornire spiegazioni prettamente scientifiche, con termini tecnici e
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specifici, ma deve fornire spiegazioni semplici, chiare e comprensibili anche ai non specialisti, con
un linguaggio comune, calcolando anche che la maggior parte delle badanti è straniera.
La prima parte dell’elaborato si concentra sulla motivazione, fattore che induce alla soddisfazione
dei bisogni del sé, la seconda parte verterà sulla formazione, ponendo attenzione alla distinzione tra
Sapere e Saper fare ed insistendo sul fatto che sia migliore una formazione pratica domiciliare.
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LA MOTIVAZIONE COME STRATEGIA DI SODDISFAZIONE LAVORATIVA
Motivazione: definizione
La motivazione è strettamente connessa al morale, quest’ultimo può essere infatti considerato come
la conseguenza della motivazione.
A livello generale è possibile definire la motivazione come un insieme di fattori psicologici che
determinano il comportamento e la direzione delle azioni intraprese dagli individui. Lo stimolo è
ciò che determina l’azione esternamente mentre la motivazione determina l’azione internamente. La
presenza di un bisogno comporta l’individuo a cercare una motivazione per quello che fa. Essa può
essere intesa come una qualsiasi azione intrapresa da una persona che tende a suscitare una azione
di risposta in un’altra persona ovvero come comunicazione di motivi ad altri individui.
Infine la motivazione è strettamente correlata e alle volte ne è addirittura sinonimo di soddisfazione
sul lavoro, è in particolare su quest’ultimo aspetto che si focalizzerà l’attenzione.
Motivazione: le teorie
Le definizioni sopra riportate sono la conclusione di alcuni studiosi delle principali teorie
motivazionali studiate. Vengono di seguito illustrate sinteticamente tali teorie.
- E.A Locke: Nature and causes of job satisfaction
Locke è colui che concepisce la motivazione in ambito lavorativo come sinonimo di soddisfazione
sul lavoro infatti l’identificazione tra i termini motivazione lavorativa e soddisfazione sul lavoro è
abbastanza stretta. Tuttavia è necessario mantenere la distinzione fra il concetto di motivazione che
risulta essere svincolato dall’oggetto e dalla situazione, e quello di soddisfazione (morale)
lavorativa che è specifico invece per determinate situazioni e condizioni. La soddisfazione deriva
dalla valutazione del proprio lavoro come ottenimento dei propri importanti valori lavorativi, i quali
a loro volta devono essere congruenti con i propri bisogni di base.
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- Dinaro e Novaga: la motivazione come “gestalt”1
Questi studiosi considerano la motivazione come una forma comprendente una serie di fattori
provocanti il comportamento umano. Essi forniscono un elenco dei principali fattori definiti come
bisogni che costituiscono le motivazioni umane:
Bisogni fisiologici
Bisogni di sicurezza
Bisogni di affetto
Bisogno di apprezzamento
Bisogno di autorealizzazione
Bisogno di conoscere
Bisogno estetico
- A.H. Maslow: gerarchia dei bisogni
Maslow sostiene l’esistenza di un gerarchia di bisogni che compongono la motivazione. Tale
gerarchia è costituita da cinque livelli gerarchici in cui ogni livello successivo tende a sostituire il
precedente in quanto dominante. Questo significa che l’uomo è motivato dalla sua stessa struttura
gerarchica dei bisogni indipendentemente dalle situazioni esterne. I cinque livelli sono:
Bisogni fisiologici
Bisogni di sicurezza
Bisogni di appartenenza e di amore
Bisogni di stima
Bisogni di autorealizzazione
- Mc Clelland e Atkinson : il bisogno di realizzazione
I due autori pongono al centro della loro teoria il bisogno di realizzazione collegato alla sfera
lavorativa delle vita di un individuo. Il punto di partenza delle motivazioni sono i livelli di
aspirazione:
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Teoria e scuola psicologica che considera i fenomeni psichici come totalità organizzate - Zongarelli
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a. la comprensione da parte dell’individuo delle proprie capacità e limiti
b. la consapevolezza di quali possibilità reali di realizzazione siano presenti
c. la storia personale di successi e di fallimenti, cioè l’esperienza
d. lo status del soggetto nell’interno del suo gruppo di riferimento
- Herzberg : teoria igenica motivazionale
Egli ha concentrato la sua attenzione sull’effetto della motivazione in ambito lavorativo sostenendo
che la soddisfazione nel lavoro ha un effetto stimolante sulla performance e sul morale, mentre
l’insoddisfazione ha un effetto deprimente. La persona si sente a proprio agio sul lavoro quando
quest’ultimo le riesce particolarmente bene e quando sta operando un perfezionamento alla propria
professione, inoltre la soddisfazione è riferita al buon adempimento di determinati compiti. Al
contrario l’insoddisfazione deriva da qualche anomalia del contesto. Tra i fattori motivanti ci sono:
la responsabilità, l’opportunità di crescita personale, lavoro interessante e creativo; mentre tra i
fattori antidemotivanti si trovano: condizioni di lavoro, trattamento, qualità della supervisione.
Lo scopo motivazionale dell’opuscolo informativo
Le teorie sopra elencate concordano nel fatto che la motivazione sia un mezzo per ottenere
soddisfazione lavorativa. L’opuscolo informativo sulla prevenzione nasce da questa esigenza e
vuole essere uno strumento valido per migliorare la prestazione lavorativa della badante in modo
che possa ottenere maggiore professionalità ed avere più possibilità di lavoro. Ad esso si aggiunge
anche un vantaggio “morale”: la badante, consapevole di svolgere la sua mansione in modo
competente, aumenta la stima in sé stessa e nelle sue capacità.
E’ possibile trovare un altro vantaggio: l’opuscolo persegue uno scopo “sociale”, infatti si vuole
riconoscere la figura professionale della badante come attore principale nelle cure domiciliari.
Dando loro consapevolezza del loro ruolo e dell’importanza che questo ruolo assume.
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LA FORMAZIONE
Definizione e principi generale della formazione
Fornire una definizione esauriente del concetto di formazione non è cosa semplice, esistono infatti
diverse opinioni a riguardo. E’ possibile tuttavia distinguere due filoni di pensiero: nel primo si
schierano quegli autori che concepiscono l’apprendimento come un processo attraverso il quale il
comportamento viene modificato, modellato o controllato; gli autori che sostengono questa
opinione sono: innanzitutto alcuni studi di psicologia che associano l’apprendimento al termine
associazione, tali studi sono il condizionamento classico e quello operante dove il primo prevede
stimoli associati ad un evento particolare che tendono a sostituirsi all’evento stesso, evocando
reazioni simili (Sechenof e Pavlov), mentre il secondo è in antitesi con il risultato prodotto dal
condizionamento classico poiché la risposta finale non è già presente e pronta nel soggetto per
essere associata ad uno stimolo (Thordike e Skinner). Altri studi si concentrano sull’apprendimento
cognitivo, secondo questo approccio l’apprendimento non è guidato solo da rinforzi e punizione, ma
anche da aspettative, basate su una visione e comprensione generale del mondo, costruita attraverso
le esperienze vissute (Tolmann e Brunner). I fratelli Crow affermano che “l’apprendimento implica
un cambiamento e comporta l’acquisizione di abitudini, di conoscenze ed atteggiamenti.
L’apprendimento consente agli individui di avere un adattamento personale e sociale. Poiché il
concetto di cambiamento è inerente a quello di apprendimento, qualsiasi cambiamento nel
comportamento significa che l’apprendimento sta avendo o ha già avuto luogo. L’apprendimento
che si verifica durante il processo di cambiamento può essere definito come processo di
apprendimento”. Burton afferma che: ”l’apprendimento implica un cambiamento nell’individuo
dovuto all’interazione fra quel individuo ed il suo ambiente, soddisfa un bisogno e consente di
rapportarsi più adeguatamente all’ambiente esterno.” Harris e Schwahn ribadiscono che
“l’apprendimento è sostanzialmente un cambiamento dovuto all’esperienza.” Gagnè invece afferma
che: “l’apprendimento è un cambiamento durevole nel carattere o nella capacità dell’uomo che non
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si può semplicemente ascrivere al processo di crescita”, mentre Hilgard e Bower sostengono che
“l’apprendimento è il processo per cui una attività ha origine o si modifica attraverso la reazione
all’incontro con una determinata situazione, purché le caratteristiche di questo mutamento non
possano essere spiegate sulla base di tendenze innate di risposta, di maturazione spontanea o di
condizioni particolari e temporanee dell’organismo.”
Nel secondo filone di pensiero secondo, invece, fanno parte altri autori che preferiscono definire
l’apprendimento in termini di crescita, sviluppo di competenze e realizzazione di potenzialità.
Di questo orientamento sono gli studi di Carl Rogers, nei quali afferma che l’apprendimento
implica un coinvolgimento personale. L’intera persona nei suoi aspetti affettivi e cognitivi, è
coinvolta nell’atto di apprendimento. L’apprendimento parte dall’interno ed anche quando
l’impulso o lo stimolo provengono dall’esterno, il senso della scoperta, della possibilità di
progredire, afferrare o comprendere viene dall’interno. Ciò comporta una variazione del
comportamento, negli atteggiamenti, persino nella personalità di colui che apprende. Il processo di
formazione viene valutato da discente sa se il suo apprendimento va incontro ai suoi bisogni, se lo
conduce verso ciò che vuole sapere, se riesce a illuminare la zona di ignoranza che sta
sperimentando. Il luogo della valutazione, risiede nel discente.
Maslow, sostenitore della gerarchia dei bisogni, ritiene che lo scopo dell’apprendimento sia la
realizzazione di sè, il pieno utilizzo dei propri talenti, capacità e potenzialità. Il processo di crescita
in direzione di questo obiettivo è determinato dal rapporto di due forze operanti
all’interno dell’individuo: un serie di forze si aggrappa ai bisogni di sicurezza e
di difesa contro la paura e tende a far regredire l’individuo, l’altra serie lo spinge in avanti verso la
completezza e l’unicità di sé, ma soprattutto verso la piena operatività di tutte le sue capacità,
l’uomo infatti progredisce quando “le gioie della crescita e le ansie di sicurezza sono maggiori
delle ansie della crescita e delle gioie della sicurezza” (Maslow). Un’altra definizione di formazione
e apprendimento proviene da Sidney Jourad in cui afferma che l’apprendimento non è un compito o
un problema, è un modo di essere nel mondo. L’uomo apprende quando persegue degli obiettivi e
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soddisfa dei bisogni che hanno un significato per lui, il discente ha la necessità e la capacità di
rendersi responsabile del suo apprendimento permanente.
Fare formazione
Dopo aver riportato gli studi e le definizione di apprendimento dei principali filoni di ricerca
occorre ora definire il concetto di formazione negli adulti. M. Bruscaglioni è l’autore che più di
qualunque altro ha contribuito a definire la disciplina. Secondo l’autore fare formazione significa
intervenire in modo finalizzato e organizzato sulla cultura professionale di individui e gruppi
attraverso una metodologia dell'apprendimento consapevole.
E’ possibile considerare la formazione come una tecnica di apprendimento, si tratta di un processo
attraverso il quale l’adulto impara a prendere coscienza ed a valutare la propria esperienza. La
persona adulta parte dalla considerazione delle situazioni in cui si trova , dai problemi che pongono
degli ostacoli alla sua autorealizzazione o che possono impedire un suo soddisfacimento nell’attività
lavorativa. La persona che si occupa di formazione ha la funzione di guida che fornisce delle
indicazioni e che partecipa all’apprendimento.
Un modello teorico di riferimento importante è quello proposto da Knowles:
- Il bisogno di conoscere è fondamentale. Knowles afferma che gli adulti sentono l’esigenza di
sapere perché occorra apprendere qualcosa, prima di iniziare l’apprendimento. Di conseguenza il
primo compito del processo di formazione è quello di aiutare i discenti a prendere coscienza del
bisogno di conoscere. Importante a proposito è quello di rendere evidente al discente come può
usare quello che impara nella vita reale.
- Il concetto di sé del discente. Gli adulti hanno un concetto di sé come persone responsabili delle
loro decisioni e della loro vita. Una volta raggiunto quel concetto di sé, sviluppano un profondo
bisogno psicologico di essere considerati e trattati dagli altri come persone capaci di gestirsi
autonomamente. Respingono le situazioni in cui hanno la sensazione che gli altri stanno imponendo
la loro volontà.
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- Il ruolo dell’esperienza del discente. Deriva, infatti la necessità di individualizzare le strategie di
insegnamento e di apprendimento degli adulti. Spesso le risorse di apprendimento sono più ricche
negli adulti e pertanto la formazione deve essere impostata maggiormente su tecniche esperienziali,
come ad esempio prove pratiche;
- Disponibilità ad apprendere. Knowles sostiene che gli adulti sono disponibili ad apprendere ciò
che hanno bisogno di sapere e di saper fare per far fronte efficacemente alle situazioni della vita.
Implicazione di questa affermazione è l’importanza di coniugare le esperienze di apprendimento in
modo che coincidono con i compiti evolutivi.
- Orientamento verso l’apprendimento. L’orientamento all’apprendimento degli adulti è centrato
sulla vita reale. Gli adulti sono motivati ad investire energie nella misura in cui ritengono che ciò
potrà aiutarli ad assolvere dei compiti o prestazioni o ad affrontare i problemi in cui si devono
confrontare nelle situazioni della loro vita reale. Gli adulti apprendono nuove conoscenze, capacità
di comprensione, abilità, valori e atteggiamenti, molto più efficacemente quando sono presentati nel
contesto della loro applicazione alle situazioni di vita reale.
- Motivazione . L’autore afferma che: gli adulti rispondono ad alcuni stimoli quali lavoro migliore,
promozione, retribuzioni più elevate, le motivazioni più potenti restano le pressioni interne ovvero
il desiderio di una maggiore soddisfazione nel lavoro, l’autostima, la qualità della vita.
Secondo Bruscaglione esistono due forme diverse di apprendimento semplice e complesso, il primo
avviene per aggiunta di nuovi elementi, quali informazioni, conoscenze, capacità, il secondo invece
avviene per modifica del precedente campo cognitivo della persona, vi è un cambiamento culturale
e professionale della persona. Inoltre egli ritiene che fare formazione significa intervenire in modo
finalizzato e organizzato sulla cultura professionale di individui e gruppi attraverso la metodologia
dell’apprendimento consapevole. Quest’ultimo è una attività in cui il soggetto che apprende
realizza pienamente che cosa ed in che modo sta apprendendo.
Bruscaglioni infine descrive i quattro livelli con cui si acquisiscono delle capacità:
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1. Acquisizione delle capacità elementari, ovvero nell’essere in grado di applicare una nuova
capacità in situazioni artificiali, protette e molto semplificate;
2. Acquisizione delle capacità riprodotte, dove la persona simula il più possibile la capacità della
sua realtà operativa.
3. Acquisizione delle capacità operative sperimentali, dove la persona , riesce a realizzare la nuova
capacità nel suo posto di lavoro reale sulla spinta della formazione appena ricevuta e con la
possibilità di ottenere consulenza. In questo modo sperimenta l’impatto con la realtà, avendo però
come parametro psicologico di riferimento l’approvazione immaginaria del docente o comunque la
possibilità di una consulenza reale.
4. Acquisizione delle capacità stabilizzate nella cultura professionale del soggetto, dove la persona
mette abitualmente in atto la nuova capacità nel suo posto di lavoro. La nuova capacità è entrata a
far parte della sua cultura , integrandosi stabilmente sia con altre capacità operative che con i
relativi atteggiamenti professionali. Il formatore dovrà tenere presente ogni livello e attuare un
comportamento adatto alla situazione.
Lo scopo formativo dell’opuscolo
Abbiamo già detto in precedenza che l’obiettivo principale dell’opuscolo è quello di informare. La
formazione è una conseguenza, infatti con il pretesto di fornire un contenuto informativo,
l’opuscolo indirizzerà la badante presso quegli enti in cui lavorano persone formate appositamente e
in grado di fornire una assistenza professionale, le quali saranno in grado di fornire una spiegazione
sui giusti comportamenti da intraprendere per una prevenzione migliore. Quindi la formazione della
badante sulle modalità di prevenzione
avviene in un secondo momento, ovvero quando i
professionisti su richiesta della badante stessa interverranno a istruirla su come prevenire e curare.
L’opuscolo in se non vuole avere alcun pretesto formativo, ma vuole essere solo una segnalazione
del fatto che esistono particolari persone a cui rivolgersi in caso di necessità. Preme sottolineare che
anche alla luce di quanto sostengono le teorie sulla formazione è necessario che questa avvenga in
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sede domiciliare dove cioè vive il paziente, in modo da mostrare alla badante a livello pratico e
concreto come affrontare la prevenzione. Questo tipo di formazione non è da intendersi come
“apprendimento” puramente teorico, bensì si avvale di dimostrazioni pratiche per essere più
efficace. L’assistenza e la formazione domiciliare hanno proprio questo vantaggio, ovvero quello di
fornire una spiegazione a livello pratico.
A sostegno di questo tipo di formazione esistono alcune teorie che rivelano che il solo sapere di per
sé non è sintomo di una conoscenza completa, bensì per avere una formazione completa occorre
affiancare anche il Saper fare, ovvero saper mettere in pratica quello che si è appreso dopo aver
interiorizzato le conoscenze teoriche. Così facendo la badante acquisirà le conoscenze e sarà in
grado di metterle in pratica avendo assistito in prima persona alla dimostrazione da parte del
professionista. Essa a questo punto sarà in grado di dare una prestazione lavorativa migliore,
sfruttando a pieno tutte le sue potenzialità, e avrà maggior possibilità di mantenere il suo posto di
lavoro, o in caso, di trovarne uno migliore.
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CONCLUSIONI
Sulla base di quanto sostengono le teorie citate, l’opuscolo vuole essere l’inizio di un progetto di
informazione e poi formazione teorica e pratica per le badanti.
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BIBLIOGRAFIA
-
Adalgisa Battistelli, Vincenzo Majer, Carlo Odoardi SAPERE FARE, ESSERE formazione
come percorso di cambiamento nelle organizzazioni
-
Francesco Novara, Guido Sarchielli FONDAMENTI DI PSICOLOGIA DELLA
COMUNICAZIONE, 1996 ed Il Mulino.
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Nella stesura dell’opuscolo sono state rispettate le Linee guida AHRQ (Agency for Health
Research and Quality).
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