L`interesse teologico fondamentale nella XII Assemblea Generale

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L`interesse teologico fondamentale nella XII Assemblea Generale
L’INTERESSE TEOLOGICO FONDAMENTALE
DELLA XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
SULLA PAROLA DI DIO NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA
di
Paolo Martinelli, OFMCap
1. IL SINODO DEI VESCOVI E LA SUA IMPORTANZA PER LA RIFLESSIONE
TEOLOGICA
Per capire le istanze teologico fondamentali dell’ultimo sinodo dei Vescovi dedicato alla
Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa è bene ricordarci innanzitutto che cosa sia una
tale assemblea, quale significato abbia per la Chiesa e, di conseguenza, per coloro che hanno come
professione quella dell’approfondimento dell’intellectus fidei con particolare riferimento alla
necessità di “rendere ragione” a chiunque della propria speranza 1 .
Il Sinodo dei Vescovi viene istituito da Papa Paolo VI con Lettera Apostolica sollicitudo il 15
settembre 1965, nel corso della celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II 2 . In tal senso
diviene una delle espressioni dello spirito proprio della grande assise vaticana. Paolo VI aveva in
mente di avere nel Sinodo un «consiglio permanente dei vescovi per la Chiesa universale».
Il suo compito può essere identificato come segue: 1) promuovere la comunione episcopale e cioè
favorire una stretta unione tra il Romano Pontefice e i Vescovi stessi; 2) fornire al Vescovo di
Roma l’aiuto nella missione di Pastore Universale della Chiesa nella salvaguardia e nell’incremento
della fede e dei costumi, come pure nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina
ecclesiastica; 3) offrire al Romano Pontefice un valido contributo nello studio dei problemi
riguardanti l’attività della Chiesa nel mondo. Con il nome stesso, “Sinodo” syn e hodos, è indicata
anche la sua finalità specifica di camminare insieme, nella comunione ecclesiale. Il processo della
scelta del tema che viene trattato di volta in volta dall’assemblea sinodale è di grande importanza e
coinvolge tutti i Vescovi del mondo. Infatti, secondo la prassi indicata ancora da Paolo VI, ogni
volta che termina un’assemblea sinodale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi scrive ai
presidenti delle Conferenze Episcopali, ai Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, ai
Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana e al Presidente dell’Unione dei Superiori Generali,
1
Cf. S. PIE-Y-NINOT, La teologia fondamentale. «Rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15), Queriniana,
Brescia 32007.
2
Cf. per quanto segue N. ETEROVIĆ, Significato della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi
su Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, in P. MARTINELLI (ed.), Parola di Dio, vita spirituale e francescanesimo, Bologna 2008, 25-41.
1
chiedendo di segnalare per iscritto gli argomenti, che secondo il loro parere potrebbero essere
oggetto della riflessione sinodale.
Ricorda Mons. Nikola Eterović in riferimento all’ultima assemblea sinodale, “Seguendo la
prassi collaudata, il Segretario Generale ha fatto tale richiesta all’inizio dell’anno 2006. La risposta
degli organismi menzionati è stata assai buona … Dalle proposte pervenute in vista dell’assemblea
del 2008, risultava evidente la preferenza per il tema della Parola di Dio, segnalato da numerosi
punti di vista” 3 . Papa Benedetto XVI ha accolto la proposta maggioritaria dell’episcopato
universale, scegliendo il tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Come sappiamo, la XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi si è tenuta in Vaticano dal 5 al 26
ottobre 2008. Il clima di questa assemblea sinodale è stato molto sereno, positivo e laborioso. Vi
hanno partecipato 253 Padri sinodali che sono arrivati da tutti e cinque i continenti e rispettivamente
51 dall’Africa, 62 dall’America, 41 dall’Asia, 90 dall’Europa e 9 dall’Oceania. Delegati fraterni,
rappresentanti di 10 Chiese e comunità ecclesiali, alcuni invitati speciali che hanno accolto l’invito
del Santo Padre Benedetto XVI, 41 Esperti e 37 Uditori4 .
Questa Assemblea Sinodale passerà alla storia anche per alcuni avvenimenti che lo hanno
contraddistinto e che hanno mostrato la profonda capacità di dialogo, di confronto e di apertura
intelligente della Chiesa Cattolica. A riprova che la conoscenza della verità rivelata non chiude ma
apre al paragone con ogni altra esperienza autentica di ricerca di Dio. Più in particolare mi riferisco
alla significativa presenza al Sinodo del rabbino capo di Haifa, Cohen e di sua santità Bartolomeo I,
patriarca di Costantinopoli. Si è trattato di due novità assolute anche se di peso ovviamente
differente. Il Rabbino capo di Haifa ha fornito una testimonianza sulla lettura ebraica della Sacra
Scrittura, in particolare dei salmi. Mai un rabbino aveva preso la parola nell’assemblea del Sinodo
dei Vescovi. La sua presenza è stata preziosa in quanto ha permesso di vedere dal vivo il nesso tra
l’esperienza cristiana con il suo riferimento alle Scritture dell’antico e nuovo testamento e il popolo
ebraico, al quale Dio non ha mai revocato la promessa (cf. Rom 9-11). Questo incontro è stato un
passo reale all’interno della riflessione intorno al legame tra cristiani ed ebrei. Anche le
proposizioni finali in più punti sottolineano questo indispensabile rapporto (cf. prop. 52).
Ma ancora più commovente si è rivelato l’incontro con il patriarca di Costantinopoli,
Bartolomeo I. Anche qui ci troviamo di fronte ad una novità. Nella stupenda cornice della cappella
Sistina si sono svolti i primi vespri della XXIX domenica del tempo ordinario, nella quale
Benedetto XVI ha invitato il Patriarca di Costantinopoli a rivolgere ai padri sinodali una
3
Ibiid, 30.
Cf. per questi dati la relazione di apertura del segretario generale del Sinodo dei Vescovi S.Ecc. Mons. N.
Eterović in L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 6-7 ottobre 2008, 4-5.
4
2
meditazione. Le parole di Bartolomeo hanno destato profonda impressione nell’assemblea per la
ricchezza di citazioni patristiche in relazione alla Parola di Dio e alla Sua comunicazione nella
creazione, nella vita dei santi e nella bellezza delle icone 5 . Due proposizioni finali dei padri sinodali
fanno esplicito riferimento all’evento e al contenuto di questa importante visita (cf. prop. 37 ed
implicitamente nella prop. 54). Certamente, dal punto di vista ecumenico questo sinodo è stato
obiettivamente un passo in avanti verso la piena manifestazione dell’unità in Cristo. Lo stesso
positivamente si deve dire anche per gli interventi dei rappresentanti delle comunità evangeliche.
Si deve dire che in tutti i lavori ha dominato un grande clima di vicendevole ascolto. Anche
il papa Benedetto XVI ha dato un grande esempio con la sua assidua presenza durante i lavori
sinodali. Mi sembra interessante riportare le sue parole rivolte a braccio ai padri sinodali al termine
del pranzo di congedo:
“Nei contributi di questo Sinodo, abbiamo anche sentito una bella polifonia della fede, una
sinfonia della fede, con tanti contributi, anche da parte dei delegati fraterni. Così abbiamo
realmente sentito la bellezza e la ricchezza della Parola di Dio. È stata anche una scuola
dell'ascolto. Abbiamo ascoltato gli uni gli altri. È stato un ascolto reciproco. E proprio
ascoltandoci gli uni gli altri abbiamo imparato meglio ad ascoltare la Parola di Dio. …
Solo alla luce delle diverse realtà della nostra vita, solo nel confronto con la realtà di ogni
giorno, si scoprono le potenzialità, le ricchezze nascoste della Parola di Dio. Vediamo che
nel confronto con la realtà si apre in modo nuovo anche il senso della Parola che ci è
donata nelle Sacre Scritture. Così siamo realmente arricchiti. Abbiamo visto che nessuna
meditazione, nessuna riflessione scientifica può da sé tirare fuori da questa Parola di Dio
tutti i tesori, tutte le potenzialità che si scoprono solo nella storia di ogni vita. Siamo
arricchiti da questo ascolto reciproco. Nell'ascoltare l'altro, ascoltiamo meglio anche il
Signore stesso” 6 .
Dunque, Benedetto XVI ha affermato l’importanza dell’ascolto vicendevole come la grande
pedagogia all’ascolto della Parola: l’altro che Cristo mette al fianco è essenziale alla comprensione
della Sacra Scrittura. Inoltre il Santo Padre ha messo in evidenza la rinnovata scoperta che la
Parola di Dio nel confronto con la realtà quotidiana continua a rivelare nuove potenzialità. Chi
conosce uno dei grandi maestri di papa Ratzinger, Romano Guardini, avrà sentito sicuramente l’eco
in queste parole di una espressione tipica del grande pensatore italo tedesco. Proprio all’inizio del
suo celebre volume Libertà grazia destino si legge: "La ricchezza della rivelazione è inesauribile,
ma essa deve essere interrogata e gli interrogativi muovono dalla realtà del mondo. Incalcolabili
sono del pari le possibilità di azione raccolte nella figura e nella forza del Cristo, ma esse devono
venir scoperte e ciò si compie quando la vita reale giunge a Cristo" 7 . Con ciò si vuol riconoscere
5
Cf. L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 20-21 ottobre 2008, 11.
Saluto del Santo Padre Benedetto XVI al termine del pranzo con i partecipanti al Sinodo dei Vescovi (Sabato,
25 ottobre 2008).
7
R. GUARDINI, Libertà Grazia Destino, Morcelliana, Brescia 1968, 9.
6
3
allo stesso tempo la singolarità della Parola di Dio, unica e indeducibile, ed insieme la concretezza
della realtà quotidiana che da essa viene illuminata.
E’ interessante anche il richiamo fatto dal Papa nel contesto sinodale alla nota espressione di
Gregorio Magno: la parola di Dio cresce con chi la legge 8 . Tutto questo accade quando si permette
alla Parola di Dio di illuminare la nostra realtà e di lasciarsi interrogare da essa. Quanto è stato
sperimentato nel Sinodo, proprio attraverso il metodo del confronto e dell’ascolto, attesta
l’inesauribile ricchezza della Parola di Dio, le sue potenzialità, la sua capacità di toccare la carne, di
cambiare la nostra vita, rinnovandola dal di dentro.
Credo che di tutto questo colui che lavora nell’ambito teologico fondamentale deve fare grande
tesoro. Non solo il tema studiato si manifesta assolutamente centrale per la nostra disciplina
teologica, ma lo stesso ambito del sinodo, quale spazio ecclesiale in cui si manifesta l’unità della
Chiesa nella figura dei vescovi delegati, radunati con il Papa intorno alla Parola di Dio e
all’Eucaristia, è di grande valenza teologica. Infatti, il luogo della Parola di Dio, così come noi
l’accogliamo e l’approfondiamo, non è uno spazio neutrale ma è uno spazio credente. La Chiesa è
il luogo della teologia perché è lo spazio della Parola, accolta, ascoltata, celebrata.
2. OSSERVAZIONI DIACRONICHE SUL SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI
DIO
Considerando diacronicamente l’evento del Sinodo, dalla sua indizione alla sua celebrazione, si
devono tenere conto di molti interventi e di molti lavori svolti. Certamente il tema della Parola di
Dio era da tempo “in cantiere” nella riflessione sinodale ed era ormai maturato il tempo di un suo
affronto. E’ certamente significativo il fatto che le due ultime assemblee dei Vescovi si mostrino in
qualche modo inseparabili per molti motivi: l’Eucaristia e la Parola di Dio. Probabilmente solo
colti insieme si possono comprendere nel loro valore ecclesiale e teologico.
E’ altrettanto decisivo notare che entrambe le assemblee si sono poste esplicitamente in
relazione al Concilio Vaticano II. Il Sinodo sull’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della
missione della Chiesa, era stato visto in relazione alla costituzione Sacrosanctum Concilium, al
tema della riforma liturgica e alla sua efficacia nella vita del popolo di Dio. Il Sinodo sulla Parola di
Dio nella vita e nella missione della Chiesa si è posto fin nella sua preparazione in relazione con la
costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum.
8
«Divina eloquia cum legente crescunt»: Homiliae in Hiezechielem prophetam I, VII 8: CCL 142, 87;
«Scriptura sacra [...] aliquomodo cum legentibus crescit»: Moralia in Iob XX, I, 1: CCL 143A, 1003.
4
Qui ci troviamo evidentemente al cuore dell’interesse teologico fondamentale. Spesso noi
ricordiamo con René Latourelle la famosa “eclissi” della teologia fondamentale nel tempo
conciliare e la sua assenza nei testi prodotti dal Vaticano II. Ma lo stesso docente di Teologia
fondamentale della Gregoriana ricordava che proprio nella Dei Verbum si incontra la magna charta
della sua identità rinnovata 9 . Si deve dire che anche qui nei lavori preparatori e nella sua stessa
celebrazione il nome “teologia fondamentale” non è emerso esplicitamente nell’Assemblea
sinodale. E tuttavia è apparso evidente l’indole teologico fondamentale soggiacente a tutti i lavori.
a) I Lineamenta
Prima di arrivare a considerare le istanze del Sinodo nella sua celebrazione vorrei fare qualche
osservazione riguardante il processo di preparazione. Come noto, il primo passo di un’Assemblea
Sinodale è la stesura dei Lineamenta da parte della Segreteria Generale con l’ausilio degli esperti e
del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, che viene inviato per
tempo a tutte le realtà ecclesiali istituzionali allo scopo di istruire il problema che si intende
affrontare. Il testo porta come data il 25 marzo 2007 10 . Le diocesi e le diverse realtà ecclesiali
rispondono alle questioni poste, manifestando così la situazione concreta delle diverse chiese locali
intorno al tema scelto. Il testo dei Lineamenta per questo Sinodo evidenzia immediatamente la
lunga Tradizione dottrinale intorno alla Parola di Dio, prima e dopo il Concilio Vaticano II.
Esplicitamente al n. 3 ci si interroga circa i frutti apportati dalla Dei Verbum a più di 40 anni dalla
sua promulgazione.
E’ facile al documento rendere testimonianza ai grandi benefici della
riflessione conciliare sulla divina rivelazione. Tuttavia esso mette in rilievo anche la necessità di
evidenziare nuovi ed antichi problemi a questo proposito:
“Indubbiamente, intorno alla Parola di Dio, sono stati raggiunti molti risultati positivi nel
popolo di Dio, quali il rinnovamento biblico in ambito liturgico, teologico e catechistico,
la diffusione e pratica del Libro Sacro tramite l’apostolato biblico e lo slancio di
comunità e movimenti ecclesiali, la disponibilità crescente di strumenti e sussidi
dell’odierna comunicazione. Ma altri aspetti rimangono ancora aperti e problematici.
Gravi appaiono i fenomeni di ignoranza e incertezza sulla stessa dottrina della
Rivelazione e della Parola di Dio; resta notevole il distacco di molti cristiani dalla Bibbia
e permanente il rischio di un uso non corretto; senza la verità della Parola si fa insidioso il
relativismo di pensiero e di vita. Si è fatta urgente la necessità di conoscere integralmente
la fede della Chiesa sulla Parola di Dio, di allargare con metodi adatti, l’incontro con la
9
R. LATOURELLE, Assenza e presenza della fondamentale al concilio Vaticano II, in ID.(ed.), Vaticano II:
Bilancio e prospettive venticinque anni dopo, II, Cittadella, Assisi – Roma 1987, 1381-1411.
10
Il testo è disponibile online: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/ rc_synod_doc_ 20070427_
lineamenta-xii-assembly_it.html (Internet: 2/3/2010).
5
Sacra Scrittura da parte di tutti i cristiani, e insieme di cogliere nuove vie che lo Spirito
oggi suggerisce, perché la Parola di Dio, nelle sue varie manifestazioni, sia conosciuta,
ascoltata, amata, approfondita e vissuta nella Chiesa, e così diventi Parola di verità e di
amore per tutti gli uomini” (n. 3).
Il documento ricorda giustamente che lo scopo del Sinodo è eminentemente pastorale ed
intende rafforzare la pratica dell’incontro con la Parola di Dio; tuttavia è consapevole che questo
non può che avvenire “approfondendo le ragioni dottrinali”. Correttamente il testo si mantiene in
sintonia con il Vaticano II e la sua intenzione pastorale, tuttavia ricordando che essa non va affatto
opposta a “dottrinale”. La verità rivelata possiede intrinsecamente il carattere pastorale. Pertanto
evocare la pastoralità delle intenzioni non vuol dire diminuirne le implicazioni dottrinali 11 .
Colpisce pertanto che i Lineamenta propongano nella loro prima parte una necessità di
riprendere la dottrina stessa della rivelazione cristiana. Si toccano i problemi tradizionali a questo
proposito: il concetto di Parola di Dio, l’unica economia della salvezza (Antico e Nuovo
Testamento), la centralità di Cristo nel legame tra i due Testamenti, il senso della Sacra Scrittura e
la problematica della sua ermeneutica.
Emerge fin da subito una tematica che ritornerà spesso nei lavori sinodali: la polisemanticità
dell’espressione “parola di Dio” come ricchezza ma anche in quanto foriera di problematicità
ermeneutica. In questo stesso capitolo si pone il tema del soggetto di ricezione della Parola di Dio:
l’uomo e la sua sete di ascolto della parola di Dio, la fede come accoglienza della Parola e Maria
come prototipo del rapporto tra umana libertà e rivelazione. Seguono in questa prospettiva anche
altri temi classicamente riferiti alla teologia fondamentale: la relazione tra Sacra Scrittura,
Tradizione e Magistero e il concetto di ispirazione e verità della Scrittura. La Chiesa appare qui
come il soggetto pieno ed autentico della ricezione della Parola di Dio.
La seconda e terza parte dei Lineamenta problematizzano giustamente sulla presenza della
Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Si pongono domande forti sulla educazione
ecclesiale all’ascolto e all’approfondimento delle Sacre Scritture nella liturgia e nella catechesi.
Infine ,circa la missione della Chiesa ci si interroga sostanzialmente sull’annuncio della Parola di
Dio nel nostro tempo, sulla evangelizzazione e sull’esigenza del dialogo con le altre religioni e
culture, in primis con l’ebraismo. Si pongono domande molto concrete circa la presenza della Sacra
Scrittura nella catechesi e nello studio della teologia. Ci si interroga sull’effettivo “largo accesso” di
tutti alla Sacra Scrittura auspicato dalla Dei Verbum (n. 22). Ricorre assai frequentemente nel testo
11
Cf. su questo tema le osservazioni in J. RATZINGER, Problemi e risultati del concilio Vaticano II, Queriniana,
Brescia 1967, 114-121; ID., Erstes Kapitel des Ersten Teils. Kommentar, in Lexikon für Theologie und Kirche. Das
Zweite Vatikanische Konzil t. 3, Herder, Freiburg 1968, 313-316.
6
il tema della lectio divina come possibile risposta all’esigenza di un incontro personale e
comunitario con la Parola di Dio nella Sacra Scrittura 12 .
b) L’Instrumentum Laboris
L’Instrumentum Laboris viene pubblicato nel mese di maggio del 2008 13 e rende conto delle
risposte delle realtà ecclesiali alle sollecitazioni dei Lineamenta. Proprio all’inizio del documento
troviamo una sintesi delle problematiche emerse e a cui il Sinodo dovrà cercare di dare una risposta:
“Concretamente, il Sinodo si propone, tra i suoi obiettivi, di aiutare a chiarire
maggiormente quegli aspetti fondamentali della verità sulla Rivelazione, quali: Parola di
Dio, fede, Tradizione, Bibbia, Magistero, che motivano e garantiscono un valido ed
efficace cammino di fede; di stimolare l’amore profondo per la Sacra Scrittura, affinché
«i fedeli abbiano largo accesso» ad essa (cf. DV 22), rilevando l’unità tra il pane della
Parola e del Corpo di Cristo, per nutrire pienamente la vita dei cristiani. Inoltre è
necessario richiamare l’indissolubile circolarità tra Parola di Dio e liturgia; sollecitare
ovunque l’esercizio della Lectio Divina, debitamente adattata alle varie circostanze;
offrire al mondo dei poveri una parola di consolazione e di speranza. Questo Sinodo,
quindi, mira a cooperare per un corretto esercizio ermeneutico della Scrittura, orientando
bene il necessario processo di evangelizzazione ed inculturazione; intende incoraggiare il
dialogo ecumenico, strettamente vincolato all’ascolto della Parola di Dio; vuole favorire
il dialogo ebraico-cristiano, più ampiamente il dialogo interreligioso ed interculturale” (n.
4).
Credo che da queste espressioni si possa comprendere bene, in effetti, quante istanze
teologico fondamentali siano state di fatto presentate alla XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Il
metodo espositivo del documento è quello ormai consolidato delle “luci ed ombre”: si riconosce il
rinnovamento biblico anche in teologia, si vede positivamente l’incipiente pratica della Lectio
divina, etc. Tuttavia si afferma sorprendentemente che, di fatto, la Dei Verbum come tale è ancora
poco conosciuta e pertanto in alcuni aspetti non attuata. Si rileva che a volte si ha una conoscenza
della Scrittura ma con una scarsa consapevolezza dell’intero deposito della fede; grandi difficoltà
emergono nell’accostamento dell’Antico testamento: le famose “pagine oscure”. Ed è diffuso un
suo uso scorretto. Può destare meraviglia la constatazione di un approccio liturgico scorretto alla
parola di Dio nella santa Messa, come ad esempio il fatto che in talune aree culturali si tenda a volte
a sostituire soprattutto i testi dell’Antico Testamento con altre letture di diverse tradizioni religiose.
Si mette in rilievo anche il conflitto ancora presente a livello culturale tra Bibbia e scienza
12
Il riferimento alla lectio divina è in 13 punti dei Lineamenta.
Il testo è reperibile online: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20080511_
instrlabor-xii-assembly_it.html (Internet: 2/3/2010).
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7
nell’interpretazione del mondo, cui soggiace di fatto il binomio fede e ragione. Il rapporto dei fedeli
con la Scrittura sembra perlopiù ancora di un certo distacco. Stupisce ancora la sottolineatura circa
la scarsa diffusione del testo sacro tra i fedeli.
L’Instrumentum laboris tematizza abbastanza dettagliatamente anche il tema della fede in
relazione alla parola di Dio. Si constata che una certa difficoltà nell’accostare in modo proficuo la
sacra Scrittura dipende soprattutto da una fede che a sua volta non convinta e matura, e a tratti si
manifesta anche confusa a causa di vari processi culturali in atto, in particolare la relativizzazione
prodotta da una certa globalizzazione che livella tutte le culture, dalla secolarizzazione, dal forte
emozionalismo rispetto all’uso corretto della razionalità, dall’insorgenza di nuove domande relative
al pluralismo religioso e culturale con il ritorno di non poche forme gnostiche ed esoteriche anche
nell’interpretazione della sacra Scrittura.
Lo schema generale dell’Instrumentum laboris ricalca essenzialmente quello dei
Lineamenta. I temi teologico-fondamentali sono perlopiù nella prima parte e vengono delineati in
modo più chiaro rispetto ai Lineamenta. Lo stesso registro utilizzato per presentare le tematiche è
maggiormente dialogico. Il tema della rivelazione e della Parola di Dio viene ora presentato
all’interno di un movimento dinamico. Il mistero di Dio che parla. Il tema della ispirazione e della
verità delle Scritture trova nuovo vigore. In questo contesto ritroviamo anche la tematizzazione
della relazione Scrittura, Tradizione e Magistero. Sempre in questo contesto si pone anche il tema
della interpretazione della Bibbia. Qui viene riproposto anche il problema esplicito della fede: la
fede della Chiesa come chiave ermeneutica di tutta la Scrittura e la fede come forma della libertà
che ascolta la Parola di Dio. Seguono le successive due parti relative alla vita e alla missione
ecclesiale in rapporto alla Parola di Dio, in cui vengono amplificati e maggiormente documentate le
problematiche emerse già nei Lineamenta, sulla relazione tra Parola di Dio e liturgia da una parte,
Parola di Dio e formazione ed educazione cristiana, dall’altra.
Su questo punto è necessario rilevare che la tematica della Parola di Dio nella liturgia era già
emersa nell’assemblea sinodale precedente sull’Eucaristia ed aveva trovato anche espressione nella
esortazione apostolica Sacramentum Caritatis. L’insistenza su questo tema anche nell’assemblea
sinodale del 2008 ci fa comprendere che il legame intrinseco tra Parola ed Eucaristia. Tale legame
appare decisivo anche per la corretta comprensione del testo sacro (cf. Sacramentum Caritatis, nn.
44-46).
8
c) Relatio ante disceptationem
Si arriva così ai lavori sinodali veri e propri. Il primo testo da considerare è la Relatio ante
disceptationem del relatore generale del Sinodo, il Cardinale Marc Ouellet 14 . Scopo della relazione
è propriamente quella di suscitare il dibattito tra i Padri sinodali. Il Primate del Canada francofono
si collega ampiamente ai testi precedenti anche perché egli stesso era già membro del Consiglio
Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e quindi ha potuto seguire
l’elaborazione dei testi sinodali dall’interno della loro elaborazione.
Quali le istanze teologico fondamentali della sua ampia relazione di apertura? Direi innanzitutto
che nel suo intervento troviamo approfondita decisamente la dimensione dialogica della divina
rivelazione. La Identitas divini Verbi trova la sua chiarificazione nel Deus Loquitur. L’orizzonte è
pienamente trinitario. La condizione di possibilità dell’autoespressione del Verbo di Dio nella
creazione e in quanto rivolto all’uomo sta nel fatto che Dio stesso è mistero di comunionecomunicazione nella sua vita trinitaria. Qui assume un particolare accento il fatto che la Parola di
Dio non sia mai considerata astrattamente. È parola che convoca: Cristo stesso è descritto come il
Verbum novi et Aeterni Foederis; egli è la Parola dell’Alleanza definitiva. E’ solo nell’inclusione
nel mistero dell’Alleanza che si accede alla comprensione del Verbo. Tutto questo ha evidenti
implicazioni nel giusto rapporto del fedele con la Parola di Dio ed anche nell’approccio esegetico.
In tal modo anche il mistero della Chiesa è accostato nella sua essenza in termini sponsali: la
Chiesa è la Sposa del Verbo incarnato. Per chi ha familiarità con la teologia di von Balthasar non
sarà difficile sentire l’eco di parecchie sue opere nella relazione introduttiva ai lavori. La visione
sponsale della divina rivelazione e della stessa parola di Dio stanno al centro non solo della
comprensione della divina rivelazione del teologo di Basilea ma anche del suo stesso metodo
teologico. Si ricorderà il suo saggio celeberrimo Teologia e santità in cui immagina la teologia
come dialogo sponsale; in ciò starebbe anche il definitivo superamento del divorzio tra teologia e
santità, occorso al sapere della fede nell’epoca moderna 15 . In effetti il Cardinale Marc Ouellet ha
dedicato alcuni suoi studi all’autore di Herrlichkeit. Il teologo basilese, del resto, viene citato
abbondantemente nelle note della Relatio.
Il vantaggio evidente di questa impostazione è che gli stessi temi ecclesiologici e teologico
fondamentali - come ad esempio quello del rapporto tra Scrittura, Tradizione e Magistero - vengono
14
Per il testo vedi: http://www.vatican.va/news_services/press/sinodo/documents/bollettino_22_xii-ordinaria2008 /xx_plurilingue/b24_xx.html (Internet 2/3/2010).
15
Teologia e santità, in ID., Verbum Caro. Saggi teologici-I, Brescia 1968, 200-229; apparso originariamente su
Wort und Wahrheit 3(1948), 881-896.
9
mostrati in modo intrinseco allo stesso evento della rivelazione e non come “questione successiva”,
inesorabilmente estrinseca. Anche la stessa relazione tra Parola di Dio e Liturgia in una
ecclesiologia sponsale si manifesta come costitutiva dell’intelligenza teologica delle Scritture e non
come tematica meramente di pratica pastorale o eventualmente spirituale. Ciò trova espressione
anche nella seconda parte della Relatio in cui la Chiesa stessa in relazione alla divina rivelazione
viene descritta come Ecclesia cum Deo loquente colloquitur.
Le domande poste dal relatore all’assemblea sinodale lungo il suo intervento sono propriamente
sulla qualità della vita del popolo di Dio che partecipando alla divina liturgia è chiamato ad essere
consapevole di essere consociato quale Sposa all’esercizio del sacerdozio di Cristo. Qui l’insistenza
sulla relazione tra Verbo ed Eucaristia è costitutiva della comprensione della Parola di Dio e della
vita ecclesiale stessa. Si comprende perché il relatore ponga la considerazione della interpretazione
(ermeneutica) della divina Parola solo dopo aver messo in chiaro la relazione con l’Eucaristia.
Da questa affermazione si invita a provocare una discussione sul “senso spirituale” delle
Scritture e sul corretto rapporto che deve esistere tra esegesi e teologia che occuperà un consistente
spazio nel dibattito in plenaria e nei circoli minori.
Il Card. Ouellet afferma nel suo intervento che la relazione tra esegesi, ermeneutica e teologia
deve essere interrogata nella sua qualità non solo noetica ma dinamica e dialogale. Il relatore,
pertanto, in questo contesto fa emergere radicalmente l’importanza dell’azione dello Spirito Santo,
dalla vita trinitaria all’incarnazione, nella formazione stessa delle Scritture, ai sacramenti, fino al
lavoro teologico di tipo ermeneutico ed esegetico, facendo eco alla nota espressione chiave della
Dei Verbum: la Scrittura va letta nello stesso spirito con la quale è stata scritta! (DV 12).
Lo schema dialogico della relazione prosegue anche nella sua terza parte, concretizzandosi con
un particolare accento testimoniale quale elemento costitutivo della missione della Chiesa che
scaturisce dal Verbo stesso incarnato. Infine mi sembra interessante notare che la Relatio ante
disceptationem ha indicato anche la vita dei santi come realtà emblematica di ricezione e di esegesi
vissuta della Parola di Dio. Questo è una caratteristica di molti interventi di padri sinodali: la santità
come esegesi vissuta della Scrittura.
d) La Disceptatio
L’ampio dibattito successivo alla Relatio in Aula sinodale ha messo a tema innanzitutto la
problematica relativa alla ricezione della Dei Verbum, sottolineando gli elementi positivi ma anche
10
mettendo in evidenza le domande rimaste inevase e quelle nuove. Mi sembra che da tutti gli
interventi dei Padri sinodali e dagli uditores si possa dire che nella Chiesa c’è consapevolezza che
la Parola di Dio è davvero il centro di tutto e che la vita delle comunità cristiane deve sempre
attingere da essa la linfa vitale per conformarsi sempre di più al Vangelo e vivere con entusiasmo
rinnovato la missione di annunciare questa Parola a tutti i popoli e in tutte le circostanze della vita.
Dall’altra parte si deve anche notare che ogni continente ha manifestato alcune preoccupazioni
particolari dovute al differente riverbero del tema del sinodo nelle diverse realtà ecclesiali.
Vorrei fare alcuni semplici esempi a tale proposito: in Europa, in America del Nord ed in
parte anche in Oceania ci si accorge che il processo di secolarizzazione è ancora pienamente in
atto, con tratti spesso esplicitamente e duramente avversi al cristianesimo; vi sono certamente
realtà ecclesiali vive che si nutrono della Parola di Dio con impegno e dedizione, ma vi sono anche
vaste zone in cui si è perso l’entusiasmo della fede. La sacra Scrittura è studiata, vi sino certamente
pubblicazioni scientifica di alto livello sulla Bibbia ma sembra spesso non essere accolta come
“parola di Dio”. Da qui emerge una chiara esigenza di consapevolezza più grande del dono di Dio
mediante le Scritture ed una esperienza più profonda dell’incontro con Cristo, così da saper dare, in
modo sempre più adeguato, ragione della nostra speranza anche all’uomo che vive “come se Dio
non ci fosse” (“etsi deus non daretur”).
Al contrario, l’immagine del continente africano emersa dal sinodo, si presenta come una
realtà di Chiesa assai viva ed in crescita; c’è una grande domanda di ascoltare la Parola di Dio nei
popoli africani. Uno dei problemi emersi, recepito anche nelle proposizioni finali dell’assemblea
sinodale, è la necessità di diffondere la Sacra Scrittura nelle diverse lingue locali (cf. prop. 42-43).
E’ stato sorprendente venire a sapere quanti popoli sono ancora privi della Bibbia nella propria
lingua. Inoltre, dai vari interventi dei padri sinodali è emersa anche la consapevolezza dei gravi
problemi sociali e culturali presenti in quella zona del pianeta, come l’ingiustizia, le lotte tra grandi
poteri e immense povertà, sfruttamenti senza scrupoli, insieme ai terribili conflitti etnici. L’ascolto
della Parola di Dio ci impegna ad una attenzione più grande di fronte a questi problemi. Inoltre,
occorre mostrare fattivamente che anche qui la Parola di Dio è la grande risposta al cuore
dell’uomo che vive in Africa, che ha bisogno di amare e di essere amato.
L’Asia e il medio oriente vivono nello stesso tempo momenti di intensa vita spirituale ma
anche di grande e dolorosa tensione. La testimonianza soprattutto dei vescovi dell’India è stata
molto forte, dati anche i recenti avvenimenti di intolleranza occorsi esattamente nelle settimane
precedenti il sinodo. Si vede, da una parte, una Chiesa desiderosa di vivere e diffondere il Vangelo
di Gesù e, dall’altra parte, una preoccupazione grande per una situazione che rischia ogni giorno di
11
più di degenerare. Anche il tema della inculturazione del Vangelo in Asia è stato ripresentato in
relazione alle difficili situazioni discriminatorie che tanti cristiani stanno ora soffrendo.
Profonda commozione ha destato la testimonianza di alcuni vescovi, in particolare quando
hanno raccontato le persecuzioni vissute dai fedeli della loro Chiesa. Penso in particolare alle
parole del Patriarca di Bagdad, Emanuele III Delly. Spesso il suo tono pacato si incrinava
dall’emozione raccontando la sorte dei cristiani nella sua terra e accennando al martirio del vescovo
Paulos Faraj Rahho di Mosul, di altri sacerdoti e di famiglie intere. I cristiani di Bagdad ed in
generale in Iraq stanno subendo ogni sorta di discriminazione e di violenza senza la protezione di
alcuno. Tutto questo interroga le nostre comunità cristiane dell’occidente opulento e annoiato. E’
bene lasciarci mettere in discussione da chi, per ascoltare ed annunciare la Parola di Dio, rischia
quotidianamente la persecuzione, l’emarginazione sociale e la propria stessa esistenza.
Nell’assemblea sinodale ha trovato eco anche l’annosa questione mediorientale. La terra
santa è stata più volte oggetto di riflessione, guardando ad essa, come diceva Paolo VI, come al V
Vangelo (cf. prop. 51). Proprio la terra dove il Verbo di Dio si è fatto carne è luogo martoriato da
conflitti e da grandi sofferenze. E’ quanto mai significativo che il Papa abbia voluto indire per
l’ottobre 2010 un sinodo speciale proprio per il medio oriente.
Inoltre vorrei richiamare anche un certo tema ricorrente negli interventi dell’episcopato
latino americano. Se è vero che anche qui possiamo ancora assistere ad una Chiesa spesso giovane e
assai creativa nel modo di vivere e celebrare la Parola di Dio, tuttavia sono stati segnalati alcuni
problemi non di poco conto. Il sud America ha lanciato un grido di allarme riguardante l’aumento
delle sette e la loro lettura fondamentalista della Bibbia. In genere dietro queste sette ci stanno
grosse potenze economiche che intendono attaccare la Chiesa e la sua azione di difesa dei poveri.
Un numero considerevole di fedeli lasciano la Chiesa per entrare in queste sette nelle quali si
propone un approccio immediato e semplicistico alla Sacra Scrittura, in cui non si tiene in nessun
conto l’ispirazione divina che passa nella mediazione dello scrittore umano e della diversità dei
generi letterali. E’ stato raccomandato a questo proposito una diffusione di una apostolato biblico
che sappia rispondere a queste letture inautentiche della Scrittura che ingenerano molta
confusione.
Ma l’unico intervento nel dibattito in plenaria sul quale mi vorrei soffermare esplicitamente
e che credo abbia influito non poco sui lavori del sinodo è quello di Benedetto XVI, occorso
nell’aula sinodale il 14 ottobre. Si dovrebbe fare un discorso ampio sulla presenza del Papa durante
il Sinodo e riguardo ai suoi interventi. Infatti, se noi guardiamo ai suoi vari interventi prima, durante
e dopo il Sinodo, ci si rende bene conto di come l’intereresse per la parola di Dio stia in effetti al
12
centro delle preoccupazioni dell’attuale pontefice. Questo emerge anche nel campo nella sua opera
recente, Gesù di Nazareth, a partire dalle incisive pagine introduttive. Qui vorrei, tuttavia,
concentrare l’attenzione solo sul suo intervento decisivo durante i lavori sinodali.
Si deve porre una premessa importante: una serie di interventi aveva posto un accento assai
forte sulla giusta necessità di diffondere la lectio divina nella Chiesa per risolvere i problemi relativi
alla sacra Scrittura nella Chiesa. Il Papa evidentemente ha sottolineato l’importanza di tale lettura
orante della Sacra Scrittura. Lo aveva fatto anche in molti interventi precedenti al Sinodo. Tuttavia
nel suo puntuale intervento ha richiamato l’attenzione ad un altro livello, senza chiarire il quale,
anche la stessa Lectio divina rischia di non essere capita e vissuta nel modo giusto. Infatti, anche la
Lectio divina innanzitutto è una Lectio e come tale non può saltare il tema dell’ermeneutica biblica
ed il suo rapporto con l’esegesi e gli studi biblici in genere. Significativamente il discorso è stato
introdotto dal Papa proprio in riferimento ad una mancata ricezione piena della Dei Verbum su in
punto specifico e sulla necessità di un suo approfondimento e sua più corretta applicazione,
soprattutto per quanto riguarda il tema dell’esegesi e della ermeneutica della fede. Il Papa ha
ricordato che la Dei Verbum ha approfondito l’intuizione della Divino Afflante Spiritu di Pio XII
riguardante la necessità dello studio di carattere storico critico della Sacra Scrittura. Una esigenza, è
stato detto, implicata nel fatto stesso della incarnazione: “Il fatto storico è una dimensione
costitutiva della fede cristiana. La storia della salvezza non è una mitologia, ma una vera storia ed
è perciò da studiare con i metodi della seria ricerca storica”. E tutto ciò è essenzialmente avvenuto
nell’ambito degli studi negli anni successivi al Concilio. Tuttavia, Benedetto XVI ha richiamato il
fatto che la Dei Verbum, oltre a questo valore, aveva raccomandato un altro livello interpretativo,
dovuto alle implicazioni del fatto che quelle parole che studiamo sono realmente “parola di Dio”.
Infatti, la Sacra Scrittura deve “esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il
quale è stata scritta” (DV 12). Il carattere divino di quelle parole esige, dunque, che lo studio delle
Scritture non si limiti ad indagini filologiche, pur assolutamente necessarie. Si tratta di cogliere la
Parola di Dio nelle parole della Scrittura. Concretamente DV 12 parla di ciò che noi oggi
chiamiamo esegesi canonica (l’unità di tutta la Scrittura), della lettura della Bibbia secondo la
Tradizione viva della Chiesa e della analogia della fede. Questi elementi costituiscono
l’ermeneutica della fede in relazione alla sacra Scrittura. In realtà, questo secondo livello, come ha
affermato Benedetto XVI, non è stato sviluppato nella esegesi cattolica in modo soddisfacente,
come invece è avvenuto per quello storico critico. Anzi, si può dire che è perlopiù assente,
generando così una dicotomia tra studio dei testi e teologia, tra esegesi scientifica e lectio divina.
In definitiva il papa ha denunciato una mancanza di ermeneutica della fede, senza la quale
si sviluppa una ermeneutica positivista che nega la possibilità che Dio entri e si comunichi nella
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storia. Pertanto il pontefice ha auspicato lo sviluppo di una esegesi integrale che sappia farsi carico
anche di una autentica ermeneutica della fede. Infatti, “Dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura
non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente
interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento” 16 .
Ciò ha una importanza enorme anche per la formazione dei sacerdoti e per la qualità delle
omelie. Da qui si comprende l’auspicio, espresso in alcune proposizioni finali presentate al papa
dall’assemblea sinodale, di un maggior dialogo tra esegeti, teologi e pastori nella vita della Chiesa.
e) Relatio post disceptationem e Nuntius
Per concludere questa visione diacronica è necessario considerare brevemente la Relatio
post disceptationem svolta ancora dal Card. Marc Ouellet 17 . Il testo articola nelle ormai tradizionali
tre parti tutte le problematiche emerse nel dibattito. La sintesi conferma l’orizzonte dialogico nel
quale viene letta la realtà della rivelazione cristiana. Al centro sta l’affermazione “Deus Loquitur et
auscultat”. Tutti i temi precedentemente segnalati vengono approfonditi e impreziositi dalle
numerose osservazioni pervenute dai Padri Sinodali.
In particolare mi sembra di grande interesse teologico fondamentale la tematica
dell’Analogia Verbi, ossia la necessaria consapevolezza dei multiformi significati della parola di
Dio, non solo in riferimento alla sacra Scrittura. A questo proposito si deve rilevare un fatto curioso.
I giornalisti accreditati per assistere al lavoro sinodale sono rimasti sempre più sorpresi lungo i
lavori nello scoprire che il tema del Sinodo non era la Bibbia, ma la Parola di Dio nella vita e
missione della Chiesa, quasi a confermare l’identificazione che sorge naturalmente tra Parola di Dio
e sacra Scrittura.
Il testo del Card. Ouellet ha fatto eco ai molti interventi a questo proposito che hanno
richiamato la necessità di comprendere il carattere personale della parola di Dio. La Parola è una
persona, è la persona di Cristo. La rivelazione è dunque un evento e la nostra relazione con essa è
caratterizzata dalla parola “incontro” e sequela (cf. DCE 1).
Questo impedisce di accostare parzialmente la sacra Scrittura, come parole unicamente
“scritte” o solo del “passato”. La Parola di Dio è un fatto che accade qui e adesso e di cui la
Scrittura è attestazione normativa. Per questo, come è stato sottolineato, approcci al testo sacro che
prescindano dalla concreta esperienza della fede personale ed ecclesiale possono suggerire elementi
certamente interessanti, soffermandosi sulla struttura del testo e le sue forme, tuttavia, tale
16
In L’Osservatore Romano, domenica 19 ottobre 2008, 1.
Per il testo vedi: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20081015_rel-postdisceptationem_lt.html (Internet: 2/3/2010).
17
14
approccio sarebbe inevitabilmente solo preliminare e incompiuto rispetto al senso di quelle parole
in quanto Parola del Dio che parla qui ed ora. Infatti, come è stato affermato dalla Pontificia
Commissione Biblica, “La giusta conoscenza del testo biblico è accessibile solo a colui che ha
un’affinità vissuta con ciò di cui parla il testo” 18 . Sorge così la decisiva relazione tra la vita
spirituale e l’ermeneutica della Scrittura. Infatti, “con la crescita della vita nello Spirito cresce
anche, nel lettore, la comprensione delle realtà di cui parla il testo biblico” 19 .
Infine va considerato anche il contributo del messaggio conclusivo del Sinodo alla Chiesa e
al mondo, il Nuntius 20 . Si tratta di un testo molto apprezzato per il grande respiro culturale con cui
mostra la grandezza della Parola di Dio nelle sue diverse caratteristiche. Pur non esaurendo l’ampio
dibattito sinodale, si tratta di un testo che propone in sintesi una catechesi incisiva sulla Parola di
Dio secondo uno schema semplice e chiaro: la Voce della Parola che sta all’inizio della creazione e
che entra nella storia; il Volto della Parola, ossia il mistero dell’Incarnazione del Verbo che
risplende sul volto di Cristo; la Casa della Parola, ossia la Chiesa come luogo dell’incontro
personale e comunitario con questa Parola; ed infine le Strade della Parola, ossia la missione,
sempre la stessa e sempre nuova per scoprire che di tale incontro con Cristo ogni uomo e ogni
cultura ha bisogno. Tale Parola valorizza ogni frammento di verità e porta tutto a compimento
secondo il disegno di Dio.
f) Le Propositiones
Da ultimo è necessario dare uno sguardo alle proposizioni presentate al Santo Padre al termine
dei lavori come frutto dell’impegno assembleare, maturato sia negli incontri in plenaria che nei
circoli minori. Vediamo essenzialmente quali sono le istanze teologico fondamentali che possiamo
rintracciare nel lungo elenco delle 55 propositiones approvate, almeno nella versione in lingua
italiana rese finora note, in attesa di conoscere l’esortazione apostolica postsinodale 21 .
Vorrei dire che, innanzitutto, le istanze teologico fondamentali sono un po’ in tutte le
propositiones presentate al Papa. Tuttavia esse si concentrano a mio parere nella prima parte. Qui
vorrei sottolineare la ricezione del dibattito intorno all’uso analogico della espressione Dei Verbum,
18
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della bibbia nella Chiesa, II,A,1.
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della bibbia nella Chiesa, 1993, II.A,2.
20
Per il testo vedi: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20081024_messagesynod_it.html (Internet: 2/3/2010).
21
Il testo reso noto è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_
doc_20081025_elenco-prop-finali_it.html (Internet: 2/3/2010).
19
15
la cui chiarificazione permette di intrecciare bene teologia ed esegesi sotto un orizzonte dialogico
riferito alla rivelazione (cf. prop. 3 e 4).
Ampio spazio è stata data alla ricezione di quanto suggerito dal Papa nel suo intervento sulla
ermeneutica della fede, compreso il ricupero dell’esegesi patristica e l’affronto di alcune tematiche
specifiche inerenti al trattato sulla ispirazione e la verità delle scritture, e alla lettura cristiana
dell’Antico Testamento (cf. prop. 6.10.12.25-29). Mi sembra interessante anche il fatto che il tema
dell’Eucaristia e del suo rapporto con la Parola di Dio nelle proposizioni siano state collocate nella
prima parte dell’elenco, sottolineando in particolare il carattere performativo che la parola di Dio
realizza nell’ambito del sacramento (cf. prop. 7). Mentre precedentemente, nel documenti
preparatori, questo tema era collocato nel secondo capitolo, quello sulle implicazioni
ecclesiologiche del Verbo. Le questioni ermeneutiche tendono ad essere collocate in relazione alla
vita della Chiesa, mentre il tema dell’Eucaristia e della sacramentalità della Parola di Dio vengono
sentite sempre più come originarie nella comprensione della Parola di Dio.
Questo spinge anche a capire tutta la serietà del tema della fede e della conversione necessarie
per poter accedere al Verbo di Dio e vivere un processo di conoscenza e di trasformazione. Senza
conversione e senza fede autentica non c’è intelligenza delle Scritture (cf. prop. 8). Da qui la
necessità, come sottolineato nella seconda parte dell’elenco delle proposizioni, di un rapporto
specifico dei fedeli, secondo il proprio stato di vita, con la Parola del Signore (cf. prop. 30-36).
Infine, la terza parte delle proposizioni presenta una serie di istanze sulla missione e sulla
necessità di saper rendere ragione della speranza che è in noi. In tal senso anche l’ultima parte
contiene molti elementi teologico fondamentali. Infatti, la missione non è solo questione di tecniche
comunicative, ma di rapporto tra fede e cultura, di inculturazione della comprensione della Parola di
Dio e della sacra Scrittura specificamente, ma anche di evangelizzazione delle culture e di
trascendimento di ogni cultura verso la verità di Dio (cf. prop. 38-54).
Così troviamo in queste ultime proposizioni anche un tema classicamente teologico
fondamentale, circa il dialogo con le altre religioni (cf. prop. 50-53). E’ necessario approfondire
come si debba approfondire la relazione tra l’assolutezza della verità cristiana, la parola definitiva
di Dio in Cristo, ed il dialogo con esperienze religiose differenti.
16
3. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
In sintesi, a mio avviso la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha
messo in evidenza, dal nostro punto di vista, l’estrema importanza della teologia fondamentale per
questo momento della vita della Chiesa e del lavoro teologico; ossia, la responsabilità di quella
disciplina che riflette in modo critico e sistematico sulla rivelazione di Dio, come evento nella
storia, cui la fede ecclesiale corrisponde. Tutti i temi che la vita della Chiesa deve affrontare per
svolgere in pienezza il suo compito hanno bisogno della riflessione attenta ed accurata dell’istanza
teologico fondamentale. Parola di Dio, Scrittura, Tradizione, magistero, ermeneutica, ispirazione e
verità sono nodi che devono sempre esser ripresi di nuovo, comprendendo sempre più
profondamente l’orizzonte trinitario, storico salvifico, dialogico della divina rivelazione.
La condizione perché questo avvenga è tuttavia sempre il riconoscimento della fede. Noi
sappiamo che il tema della fede nella Dei Verbum non è stato approfondito compiutamente.
L’esigenza imprescindibile del primato della rivelazione ha lasciato in penombra questa parte che
pure è intrinseca alla teologia e alla stessa esegesi perché è intrinseca alla rivelazione stessa. La Dei
Verbum aveva detto l’essenziale e non aveva certamente su questo punto semplicemente ripetuto la
Dei Filius 22 . Tuttavia il discorso necessita di essere ampliato 23 .
Tutto questo implica quello che qualche autore ha chiamato l’ermeneutica della presenza 24
nei confronti della Sacra Scrittura e che Benedetto XVI sembra riprendere molte volte quando dice
che la Parola di Dio – e la sacra Scrittura – non è una parola del passato, ma una parola che Dio
pronuncia nel presente, qui e ora. Dio parla nel presente. L’orizzonte necessario ad una corretta
interpretazione scritturistica è quello di considerare nella fede che Dio comunichi la sua Parola nelle
parole della Scrittura.
Benedetto XVI ha detto qualche cosa di decisivo a questo proposito proprio qualche settimana
prima dell’inizio del Sinodo dei Vescovi quando nel suo viaggio in Francia affrontò il 12 settembre
del 2008 il tema dell’origine cristiana della cultura europea al Collège des Bernardins25 . Egli
mostrava, facendo eco ad un bellissimo saggio di Jean Leclercq, che il vero amore per la lettera è
22
Cf. R. FISICHELLA (ed.), La Teologia Fondamentale. Convergenze per il terzo millennio, Casale M. 1997: vedi
in particolare le relazioni di H. Pottmeyer e di R. Fisichella.
23
L’esigenza di una rinnovata teologia della fede in relazione alla ricomprensione della rivelazione effettuata da
Concilio chiede ancora di essere certamente approfondita: cf. A. DULLAS, Il fondamento delle cose sperate. Teologia
della fede cristiana, Brescia 1997; P. SEQUERI, Il Dio Affidabile. Saggio di teologia fondamentale. Presentazione di
Giuseppe Colombo, Brescia 1996.; ID., L’idea della fede. Trattato di teologia fondamentale, Milano 2002; P.
MARTINELLI, Fede e ragione tra testimonianza della verità e umana libertà, in Frontiere. Rivista di Filosofia e
Teologia 5 (2008) 169-194.
24
Questa sembra essere soprattutto l’ermeneutica dei santi, in particolare della tradizione francescana: cf. D.
DOZZI, Il Vangelo nella Regola non bollata di Francesco d'Assisi, Roma 1989; cf. anche P. MARTINELLI (ed.), Parola
di Dio, vita spirituale e francescanesimo, Bologna 2008, in particolare le relazione di D. Dozzi..
25
Cf. L’Osservatore Romano, domenica 14 settembre 2008, 6-8
17
inseparabile dal desiderio di Dio 26 . Poiché il Verbo si è “abbreviato”, come dice Origene 27 e la
teologia medievale 28 , la parola di Dio si dice sempre in parole umane e non si può cogliere la parola
di Dio se non attraverso le fragili parole umane. Come i monaci si interessavano della grammatica
per poter studiare quelle parole umane che contengono il Verbo divino, così siamo chiamati a fare
noi oggi.
La fede ci fa conoscere questa unità inscindibile tra l’umano e il divino, nel Sacramento
dell’Eucaristia come nella sacra Scrittura. E la fede non “vede” questo solo nel passato ma nel
presente della Chiesa e della storia. Dio parla oggi e chiama oggi alla conversione e alla
testimonianza. La sacra Scrittura è dunque “parola attestata” di un evento che ci coinvolge oggi e ci
chiama oggi a rendergli testimonianza. La Parola di Dio, Gesù Cristo, rimane sempre nostro
contemporaneo, contemporaneo ad ogni uomo che vive, desidera, soffre e spera mediante la
testimonianza delle Scritture e la testimonianza ecclesiale29 .
Possa la teologia fondamentale raccogliere una tale provocazione per riscoprire la sua
vocazione a sostenere ogni cristiano a rendere ragione della propria speranza all’uomo
contemporaneo.
26
Cf. J. LECLERCQ, Cultura umanistica e desiderio di Dio: studio sulla letteratura monastica del Medio Evo,
Firenze 1965.
27
«Ho Logos pachynetai (o brachynetai)». Cf. ORIGENE D’ALESSANDRIA, Peri Arcon, I, 2, 8; per Nicolò di Cusa
vedi Excitationibus lib. III (Parigi 1514), fol 41.
28
Cf. V. PROSPISIL, Il Verbum Abbreviatum nel capitolo IX della Regola bollata e nel Breviloquium, in
Antonianum 79(2004), 129-141; per Nicolò di Cusa vedi Excitationibus lib. III (Parigi 1514), fol 41.
29
Su questo tema ci permettiamo di rimandare a P. MARTINELLI, La Testimonianza. Verità di Dio e libertà
dell’uomo, Cinisello Balsamo 2002; ID., Teologia, vita spirituale, testimonianza. Note storico-sistematiche su una
relazione originaria del sapere teologico, in C. APARICIO VALLS – C. DOTOLO – G. PASQUALE (edd.), Sapere teologico
e unità della fede. Studi in onore del Prof. Jared Wicks, PUG, Roma 2004, 286-313.
18