Memorie di un soldato bambino

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Memorie di un soldato bambino
Ishmael Beah
Memorie di un soldato bambino
A dodici anni, fra i banchi del mercato, facevamo le bizze per una copia in plasticaccia nera e finto dorata del
winchester di Ringo, e una scatola di fulminanti rossi che ne funzionava la metà.
Ishmael invece possiede un vero Ak-47, considerato “il progetto meglio riuscito del compagno Mikhail
Kalashnikov”. Spara seicento colpi al minuto fino a ottocento metri di distanza e pesa meno di 5 kg.
Tutte le sere Ishmael lo ripulisce dalle croste di fango e sangue, lo lubrifica con affettuosa attenzione mentre
fuma un po’ di marijuana, spara un paio di colpi di prova nella notte e si corica senza dormire.
E’ troppo fiero della sua battaglia per addormentarsi, sente addosso l’odore della morte e aspetta chi sarà
catturato, sa di essersi guadagnato l’onore di prendersi quelle vite a colpi di machete, un pezzo alla volta.
Che se li mangino i cani quei bastardi.
Non si sforza più di ricordare cosa avrebbe voluto fare prima di quel giorno, l’unica percezione diversa dal
rumore degli spari e dalle grida di gente sventrata, è il fruscio di una musica ritmata, familiare. Ora lui è un
vice tenente e deve ammazzare il più possibile, troppo lontani il rap e l’hip-hop e le esibizioni al villaggio
dopo la scuola, ora ha un Ak-47 e riesce a usarlo finché non brucia le mani.Attualmente sono oltre 250.000
gli Ishmael nel mondo, la maggior parte nell’Africa centro-occidentale, dalla Sierra Leone alla Repubblica
Democratica del Congo, dalla Costa d’Avorio all’ Angola.
Rapiti ma anche venduti dalle famiglie, prima profughi poi arruolati, costretti con violenze e abuso di cocaina
e anfetamine ad azioni inimmaginabili anche per il più bestiale degli adulti.
Nel loro futuro, spesso troppo breve, analfabetismo e violenza, che si traducono in miseria, rifiuto ed
emarginazione.
Inevitabile per molti, nonostante gli sforzi delle associazioni umanitarie, il ritorno alle armi, alle droghe,
all’odore del sangue: chi si fiderebbe di un quindicenne cresciuto troppo in fretta, gli occhi spenti e i simboli
di guerra tatuati sul petto con una baionetta arroventata?
Il dato più inquietante degli ultimi rapporti dalle zone di conflitto, a qualsiasi latitudine, è che «l' attenzione è
concentrata sui ragazzi, in quanto considerati soldati, mentre le bambine erano viste principalmente come le
"mogli" o le schiave sessuali dei combattenti adulti. Soltanto adesso sta venendo alla luce che le ragazze
hanno avuto esperienze molto più complesse, svolgendo il ruolo di combattenti attive, informatrici, spie,
corrieri, medici e infine schiave. Spesso madri di figli che nessuno accetta. Tuttavia la protezione e il
sostegno offerti alle donne che sopravvivono alla violenza durante le situazioni di conflitto in generale, e alle
bambine soldato in particolare, sono ancora deplorevolmente inadeguati» (fonte: Unicef).Oggi Ishmael Beah
è cittadino americano, è laureato e collabora con le Nazioni Unite raccontando questa sua storia, ma
nessuno gli invidierà mai il ricordo di quando marciava armato nella giungla, e nemmeno il dopo. Un sibilo
tagliente nella testa che sbatte ritmicamente di qua e di là sul pavimento, fitte acute alla spina dorsale, il
bisogno di dormire e l’inconscio che si rifiuta di «affrontare gli incubi cha sapeva sarebbero arrivati».
Fa male leggere che qualcuno a quindici anni, ripensando agli amici, alle scarpe da ginnastica nuove per
ballare l’hip-hop, sia inesorabilmente aggredito dall’immagine del primo uomo a cui ha tagliato la gola, un
lampo nella memoria che si può combattere solo fumando brown brown e parlando il meno possibile, se non
con il buio.
Quante volte quella magica miscela di polvere da sparo e cocaina ha scacciato gli spiriti della notte e ha
reso ogni raffica un gioco, lo ha fatto gioire della paura impressa negli occhi di quel nemico che gli
assomigliava così tanto, le stesse sneaker consumate, gli stessi abiti lacerati dalla battaglia.
Nessun timore invece, nello sguardo di Ishmael mentre sta per attaccare, ha una buona scorta di brown
brown e un Ak-47, spara seicento colpi al minuto a ottocento metri di distanza, pesa meno di 5 kg e riesce a
usarlo finché non brucia le mani. E soprattutto per lui, è un gran bel gioco.
Michele Castelvecchi
Ishmael Beah
Memorie di un soldato bambino
Neri Pozza
€ 15.50