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e2015
Ninna nanna de la guerra
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d’assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
Trilussa
INDICE
EDITORIALE
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A21SCUOLA
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Elezioni del nuovo C.D.I.
Cultura: Sold out
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A21ATTUALITÀ&POLITICA
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La paura non ci sconfiggerà
Una finestra sul futuro
C’era una volta l’Ucraina
Blackout
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A21SCIENZE&TECNOLOGIE
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L’hard disk si è solidificato
Memorie online a confronto
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A21CINEMA
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The Lobster
Fantascienza & cinema
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A21LETTERATURA
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Progetto Arma Plus
Isaac Asimov: Il genio della fantascienza
Uno sguardo al Giappone: “Haiku”
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A21MUSICA
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La storia del rock: i ‘70
Una maschera per la verità
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A21SPORT
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La leggenda degli All Blacks
Il mondiale MotoGP
Terrorismo nello sport
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A21RUBRICHE
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Cosi spaziali & Fognicoli pt. 2
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I MATTONI DEL FUTURO
"Non mi preoccupo mai del futuro, arriva sempre abbastanza presto".
Albert Einstein
Il progresso non finisce mai di sorprenderci e, proprio come aveva asserito Einstein, un
futuro apparentemente lontano si rivela spesso ben più tangibile del previsto. Nell'ultimo
secolo, infatti, la ricerca scientifica ha rivoluzionato completamente la vita umana e
continuerà a farlo, muovendosi autonomamente e liberamente.
Ed è proprio questo che vorremmo sottolineare.
Articolo 21 sostiene la libertà della cultura.
Chiunque deve avere diritto di accedere al sapere e niente e nessuno può permettersi di
privarcene. Non dobbiamo essere succubi di qualsivoglia forma di oscurantismo, ma si
deve sempre ricorrere alla razionalità. Anche e soprattutto per comprendere, ad esempio,
quando l'estremismo religioso si tramuta in niente più di un vile pretesto per imporre la
propria egemonia sull'uomo tramite un regime fondato sul terrore.
Pertanto, forti del grande plauso che Articolo21 ha tra i banchi di questo piccolo liceo, ci
proponiamo di promuovere la libera circolazione della cultura.
Perché tutto ha inizio qui.
Buona lettura.
Aurora Carbone e la Redazione di Articolo21
Articolo21
21
A21SCUOLA
ELEZIONI DEL
NUOVO C.D.I.
di AURORA CARBONE
Il 17 novembre scorso si è tenuta finalmente
la prima assemblea degli studenti del nuovo
A.S. 2015/2016, volta a presentare i neocandidati al ruolo di rappresentanti d’Istituto.
Durante la giornata i candidati hanno discusso dell’effettiva attuabilità dei punti proposti
da alcune liste ed hanno risposto alle domande che gli studenti hanno posto loro.
A distanza di pochi giorni, alle 17:28 del 23
novembre sono stati resi pubblici i risultati
dello spoglio delle schede:
LISTA 1: 50 VOTI
LISTA 5: 151 VOTI
PERULLI MARCO: 31 ABATE RICCARDO: 51
VOTI
VOTI
LISTA 2: 95 VOTI
LISTA 6: 31 VOTI
IVAN CLAUDIU GA- CARACCIOLO MARIO:
BRIEL: 50 VOTI
8 VOTI
LISTA 3: 42 VOTI
LISTA 7: 37 VOTI
PETRAS ANGELIKA: GIUDICE LORENZO: 9
18 VOTI
VOTI
LISTA 4: 103 VOTI
SECLI
VOTI
Tra le tematiche che sono emerse si ricordino:
la gestione trasparente del fondo studentesco
e l’eventuale istituzione della figura del “tesoriere”, con l’espressione di dubbi, da parte di
alcuni, sulla veridicità del saldo finale; la posticipazione dell’orario d’inizio delle assemblee; i possibili metodi con cui conseguire
una partecipazione più attiva ai collettivi studenteschi; l’istituzione della settimana dello
studente; l’organizzazione di assemblee con
frequenza di corsi autogestiti; la risoluzione
dei problemi relativi all’edilizia scolastica; la
partecipazione alle manifestazioni studentesche e la giustificazione o meno di tali assenze; la possibilità di introdurre un sistema di
giustificazioni e autorizzazioni online connesso alla piattaforma Nuvola; la maggior circolazione di informazioni in merito alle attività
offerte dalla scuola tra centrale e succursale.
FILIPPO:
LISTA 8: 155 VOTI
42 BRUNO
VOTI
CARLO:
57
I seggi, pertanto, sono stati assegnati rispettivamente ai capilista Carlo Bruno, Riccardo
Abate, Filippo Secli e Claudiu G. Ivan.
Cos’avranno da dire in merito i nuovi rappresentanti d’Istituto?
Riccardo Abate
Cos'hai provato quando hai saputo di essere stato eletto rappresentante d'Istituto?
Sono stato soddisfatto, anche perché pensavo che questa volta non fosse aria, dato che
tutte le persone che mi avevano appoggiato
nel corso degli anni sono uscite (essendo stato bocciato quest'anno). Nella lista non eravamo molto ottimisti, soprattutto Tretola, che
diceva che non avremmo preso neppure un
seggio, per cui sono stato felice alla fine di
aver ottenuto questo posto. Abbiamo fatto
una buona propaganda e sono soddisfatto
del risultato.
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Articolo21
21
È stato come essere stato eletto di nuovo
per la prima volta, oppure la cosa ti ha
toccato diversamente?
No, l'emozione è stata un po' di meno, proprio perché è già la seconda volta e non è più
una cosa nuova. Comunque sono emozionato
e soddisfatto, ma meno rispetto all'anno
scorso.
Qual è il primo punto del programma della
tua lista che vorresti attuare? Quale, invece, quello che preferisci?
Rispondo a tutte e due le domande con un
solo punto: il collettivo informativo, che è
quello che più mi piacerebbe attuare ed anche il più attuabile, perché abbiamo già chiesto la possibilità di utilizzare un’aula al professor Vicinanza presso l’associazione Aristos.
Quindi ci organizzeremo con gli altri rappresentanti: dobbiamo solo incontrarci, definire
un po' il tutto, decidere di cosa parlare e poi
iniziare a riferire alle classi dell'avvio del collettivo.
Ci sono punti proposti dalle altre liste che
hai ritenuto difficilmente realizzabili o che,
invece, ti sono sembrati interessanti e potresti pensare di attuare?
La settimana dello studente di Secli. Ne abbiamo parlato anche in Consiglio d'Istituto,
dove però ci è stato detto che bisogna fare
una richiesta scritta che dovrà passare per il
Consiglio dei Docenti. È una proposta interessante, considerando che l'attuale settimana di
recupero non è molto utile e non è attuata da
tutti i professori; quindi sostituire la pausa didattica con una settimana che sia davvero
degli studenti è una cosa importante a mio
parere. Per quanto riguarda i punti irrealizzabili ce n'erano molti, senza fare nomi.
Cos'hai provato quando hai saputo di essere stato eletto rappresentante d'Istituto?
Quando sono stato eletto sono stato sicuramente molto felice e molto contento, ma anche molto sorpreso. Sorpreso in quanto ho
avuto tanti voti e non me lo sarei aspettato.
Tantomeno di arrivare "primo", per cui sono
felice della responsabilità che ho in questo
momento come rappresentante d'Istituto.
Qual è il primo punto del programma della
tua lista che vorresti attuare? Quale, invece, quello che preferisci?
Come primo punto direi il rifinanziamento del
fondo studentesco, necessario affinché si
possa migliorare la scuola, per cui ritengo lo
si debba attuare con impegno. Il secondo a
cui tengo di più direi che è quello riguardante
l'introduzione di un sondaggio diretto per
decidere gli argomenti da trattare alle assemblee, in modo che, essendo stati scelti dagli
alunni, ci sia un interesse generale. Mi sembra
sia il punto più interessante, anche se magari
difficile da realizzare, utile alla sensibilizzazione degli studenti a partire dalle classi prime e
seconde, in modo che tutti possano essere
più attivi nel futuro della nostra scuola.
Ci sono punti proposti dalle altre liste che
hai ritenuto difficilmente realizzabili o che,
invece, ti sono sembrati interessanti e potresti pensare di attuare?
L'idea di istituire la settimana dello studente
proposta da Filippo Secli è molto originale, in
sostituzione della pausa didattica che non
sempre viene svolta in modo appropriato, per
cui cercheremo tutti insieme di portare avanti
questo progetto.
Pensi che ci sarà una buona collaborazione
tra i nuovi rappresentanti d'Istituto, o prevedi qualche discussione in arrivo?
Pensi che ci sarà una buona collaborazione
tra i nuovi rappresentanti d'Istituto, o prevedi qualche discussione in arrivo?
Sì, sì. Già li conoscevo da prima e so come lavorano gli altri, quindi penso ci sarà una buona collaborazione non essendoci attriti tra di
noi.
Assolutamente sì, dato che già ci conoscevamo e, grazie all'elezione, abbiamo avuto modo di conoscerci ulteriormente bene, per cui
sarà sicuramente un lavoro fatto in sinergia,
decisamente più efficace di un lavoro svolto
individualmente.
Pensi che riuscirai a soddisfare le aspettative degli studenti dell'Aristotele?
Sì.
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Carlo Bruno
Pensi che riuscirai a soddisfare le aspettative degli studenti dell'Aristotele?
Articolo21
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Sì, penso che insieme agli altri sarò assolutamente in grado di soddisfare gli studenti,
sperando anche che saranno loro stessi a darci una mano o fare qualche proposta. Noi ci
metteremo il massimo e ci impegneremo per
fare in modo che questa scuola possa migliorare.
Claudiu Ivan
Cos'hai provato quando hai saputo di essere stato eletto rappresentante d'Istituto?
Soddisfazione, sicuramente, perché lavorare
per più di un mese per comporre la lista, cercare le persone adatte, stilare dei punti fattibili e utili per migliorare la scuola, organizzare
un discorso, ecc. ha richiesto del tempo, che è
stato ripagato nel momento in cui, se 95 persone hanno votato la mia lista vuol dire che
siamo stati convincenti e che hanno apprezzato il lavoro fatto per interesse della scuola.
Qual è il primo punto del programma della
tua lista che vorresti attuare? Quale, invece, quello che preferisci?
Il primo che vorrei attuare, perché già in atto,
è quello del giornalino. Continuare quindi il
lavoro che si è fatto l'anno scorso e cercare di
abbassarne il prezzo (forse già da questo numero che state leggendo). Quello che vorrei
fosse fatto prima, invece, sarebbe l'avvio di
qualche attività pomeridiana nell'aula che ci è
stata concessa già dall'anno scorso. Questo
punto è anche ciò che ritengo più importante,
perché ho notato già dall'anno scorso che, a
partire da quando sono entrato in questa
scuola, l'interesse degli studenti verso il liceo
è calato, dal mio punto di vista. Quindi, cercare di creare qualche attività che possa coinvolgere gli studenti, come un cineforum o un
collettivo studentesco (che credo sia ancora
più importante), penso sia una buona idea
per cercare di aumentare l'interesse dei giovani nella realtà quotidiana poiché, purtroppo, sta calando ed è un peccato.
condo me, era la proposta delle giustificazioni
online. Non so quanto sia realmente attuabile
perché non ho parlato con chi aveva formulato il punto, quindi non so come funziona, ma
penso possa essere una cosa interessante. Ci
possono essere poi molti punti inattuabili,
non perché non si vogliano fare, ma perché
esulano dalle competenze dei rappresentanti
d'Istituto.
Pensi che ci sarà una buona collaborazione
tra i nuovi rappresentanti d'Istituto, o prevedi qualche discussione in arrivo?
Io sono un pacifista e sono sempre per la diplomazia, quindi penso il dialogo sia la cosa
più importante, così anche tra noi rappresentanti degli studenti. Penso che su questo sia
difficile che ci si possa scontrare perché alla
fine, pur proponendo tutti punti diversi, vogliamo tutti il bene della scuola. Quindi credo,
o almeno spero, che non si sia candidato nessuno per “interessi personali”. Per quanto riguarda la collaborazione, penso sicuramente
che si lavorerà tutti insieme e anche tra i rappresentanti degli studenti, con cui ci siamo
visti e confrontati, per cui su questo non ci sarà problema.
Pensi che riuscirai a soddisfare le aspettative degli studenti dell'Aristotele?
Non lo so. Intendo dire che non è tanto il
pensare di poterlo fare, quanto il provare a
farlo. Finché c'è la volontà di fare qualcosa, di
dimostrare che ciò che si tenta di fare lo si
tenta realmente e non sono solo parole buttate al vento, penso che già si sia raggiunto
un obiettivo importante. Perciò posso dire
che spero di riuscire a farlo e che io il mio impegno ce lo metterò. Poi non credo che nessuna lista in tutta la storia di questo liceo sia
mai riuscita a realizzare tutti i punti, ma ci sono state liste che si sono impegnate e che
hanno realizzato gran parte dei punti che si
proponevano. Infine, ripeto, se c'è l'interesse
e l'appoggio degli studenti, tutto è più facile.
Ci sono punti proposti dalle altre liste che
hai ritenuto difficilmente realizzabili o che,
invece, ti sono sembrati interessanti e potresti pensare di attuare?
Filippo Secli
Sicuramente in tutte le liste ci sono stati punti
interessanti, anche perché poi i punti sono
abbastanza condivisi, sono molto simili tra di
loro. Uno particolarmente interessante, se-
È una bella sensazione perché, avendo ricevuto parecchi voti, pensi che tutte queste persone credono in te e ritengono che tu sia una
Cos'hai provato quando hai saputo di essere stato eletto rappresentante d'Istituto?
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Articolo21
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persona seria, apprezzano il programma che
hai fatto e l'impegno prestato.
È stato molto diverso rispetto a quando sei
stato eletto in sostituzione dell'ex rappresentante Gabrielli l'anno precedente?
Sì, certo. È stato molto diverso rispetto all'anno scorso, quando sono diventato quasi "per
sbaglio" rappresentante d'Istituto: ero l'ottavo
candidato della lista di cui facevo parte ed il
mio compito durante la propaganda era quello di attaccare i volantini e parlare dei tornei e
delle feste. Quindi ho fatto un "salto di qualità", perché passare dall'essere ottavo componente di una lista a vincere le elezioni come
capolista è stata un'occasione di crescita. Perciò è una sensazione diversa. L’anno scorso
ho accettato l’incarico per fare un'esperienza
che poteva rivelarsi interessante e che infatti
lo è stata. Dunque, quei due/tre mesi trascorsi
come rappresentante mi hanno fatto pensare
e mi hanno fatto arrivare all'idea di voler
creare una lista, che, fortunatamente, ha vinto.
Qual è il primo punto del programma della
tua lista che vorresti attuare? Quale, invece, quello che preferisci?
Il primo è sicuramente la settimana dello studente, perché era il punto forte della mia lista
e già prima di candidarci avevo parlato con
diversi professori e con il preside, che mi avevano confermato che si potesse fare. Certo,
bisogna stilare un programma ed è molto difficile da organizzare, perché dobbiamo sincronizzare e variare tutti gli orari dei professori. Quindi ci vorrà un po' di tempo, ma si
dovrebbe riuscire a fare, avendola proposta
anche venerdì 27 al primo Consiglio d'Istituto.
I rappresentanti dei genitori, inoltre, si sono
mostrati contenti, perché l'idea è innovativa e
interessante. Il punto che preferisco è ugualmente la settimana dello studente, essendo
anche quello cui abbiamo dedicato più tempo.
Per quanto riguarda altre proposte attuabili
velocemente, c'è il punto delle assemblee,
perché non serve molto tempo per accordarsi
con qualcuno e coinvolgere più persone.
Ci sono punti proposti dalle altre liste che
hai ritenuto difficilmente realizzabili o che,
invece, ti sono sembrati interessanti e potresti pensare di attuare?
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Premetto che non ho sentito la propaganda
di nessuna lista, per cui non ho molto ben
chiari i vari punti, ma li ho sentiti solo all'assemblea. Per quanto riguarda punti difficilmente realizzabili, alla fine ogni anno ce ne
sono alcuni di davvero impossibili, come la
piscina sul tetto (no, va be', quest'anno non
l'ha proposta nessuno). Alcuni, ad esempio,
sono quei punti che riguardano l'edilizia scolastica (senza fare nomi, naturalmente) o la
possibilità di modificare l'orario delle lezioni,
che penso tutti si siano realmente accorti essere praticamente irrealizzabili. Punti interessanti non ne ho visti molti, anche perché ogni
anno si ripetono, per la maggior parte. Quello
proposto da Carlo riguardo la giustificazione
online può essere interessante e innovativo,
ma bisogna sempre vedere se sia realizzabile.
Pensi che ci sarà una buona collaborazione
tra i nuovi rappresentanti d'Istituto, o prevedi qualche discussione in arrivo?
Sì, la collaborazione tra i rappresentanti sarà
necessaria. Se ci si mettesse a discutere anche
tra rappresentanti penso che saremmo alla
frutta. Nei consigli dovremo necessariamente
collaborare per difendere gli studenti, se si
presenterà motivo, oppure criticare le scelte
dei professori o del preside e per decidere ciò
che è meglio per la scuola. Quindi, semmai, le
discussioni ci saranno tra noi ed i docenti o i
genitori, ma tra noi rappresentanti penso
proprio di no. Poi li ho appena conosciuti, ma
speriamo non ci siano problemi simili.
Pensi che riuscirai a soddisfare le aspettative degli studenti dell'Aristotele?
Speriamo di sì. Per quanto riguarda la lista dei
punti mi sto impegnando anche con gli altri
rappresentanti per fare questa settimana dello studente e le altre proposte non sono difficili da realizzare. Comunque speriamo di sì, di
svolgere un bel lavoro e collaborare bene con
gli altri rappresentanti.
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A21SCUOLA
CULTURA:
SOLD OUT
di CLAUDIU IVAN
Una serie di spogli e tristi stand, lungo un
corridoio di un affollatissimo centro commerciale. Gente che si affaccia, fa qualche domanda, chiede informazioni. È più o meno
questa la situazione in cui i licei e gli istituti
tecnici dell’EUR si sono ritrovati, il mese scorso. Un’orribile e allo stesso tempo svilente
mercato della cultura: un luogo in cui celebrare il trionfo del mondo del commercio e del
marketing, sulla realtà della scuola. Un modo
per dimostrare, una volta per tutte, inconfutabilmente, ciò a cui sta andando in contro la
realtà della conoscenza, la realtà del sapere.
Come si può mettere in vendita la cultura?
Come si può dimostrare il livello di preparazione di un corpo docenti, con degli stupidi
grafici stampati su un foglio di carta? Come
può la scuola scendere al livello di un qualsiasi banale oggetto, prodotto in serie, e sbattuto su qualche volantino lasciato sulle panchine di un parco?
La situazione purtroppo è oggettivamente
spaventosa. Essa è la diretta conseguenza del
modo in cui si sta trasformando l’approccio
alla cultura, nonché la perfetta rappresentazione dell’interesse che la società di oggi dimostra nei confronti di essa. Le scuole sono
diventate negozi in cui, con i numeri, si dimostra la preparazione dei docenti, e si propone
una realtà in cui il più appariscente e, per certi
versi, conveniente vince sull’altro.
Non dovrebbe andare così. La cultura dovrebbe essere la protagonista di teatri, musei,
biblioteche o comunque di luoghi in cui essa
ricopre un ruolo di primo piano. Luoghi in cui
il pensiero è al centro di tutto, in cui la conoscenza regna sovrana, non di certo il centro
commerciale Euroma2.
Bisogna ricordare che l’istruzione ricopre un
ruolo di primo piano nella formazione di tutte
le cittadine e di tutti i cittadini, nonché nella
creazione della società del futuro, che, si spera, possa essere sempre un passo avanti a
quella del passato. Solo con il potenziamento
dell’istituzione scolastica e con importanti investimenti in essa si può diminuire
l’indifferenza nei confronti del mondo, da
parte di tutta la fetta più giovane della popolazione. L’apatia e l’ignoranza, infatti, sono
purtroppo – duole ammetterlo – due dei problemi che più affliggono gli studenti. La mancanza di voglia e la mancanza d’interesse, in
qualsiasi ambito culturale, ne sono i sintomi
più evidenti.
Ormai è diventato difficile vedere dei ragazzi
che preferiscono una mostra d’arte ad un
pomeriggio di shopping. Non esistono più le
passioni per il teatro, la voglia di andare a
sentire una conferenza, la forza per manifestare per dei veri ideali. Si incontrano, piuttosto, sempre più spesso greggi di involucri
senz’anima. Capelli laccati, pantaloni stretti,
giacche alla moda: sono loro i veri padroni
del nostro cervello, i migliori amici del nostro
portafogli.
E allora forse è giusto così. Forse siamo proprio noi quelli che vogliono che sia così. Se
non comprendiamo il valore di tutto questo,
se non riusciamo a capirne il significato, vuol
dire che anche noi siamo complici di tutto ciò.
Nel momento in cui accettiamo che il consumismo catturi nella sua strettissima rete anche la storia, la letteratura, l’arte, non possiamo più lamentarci. Sembrerà poco, ma anche
soltanto il fatto che questa fantomatica “mostra” delle scuole si sia tenuta in un luogo in
cui regna il commercio, è segno di qualcosa
che sta cambiando… e non in meglio.
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Articolo21
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A21ATTUALITÀ&POLITICA
LA PAURA NON
CI SCONFIGGERÀ
di SILVIA CASCEGNA
Cos’è davvero la paura? Uno stato mentale?
Un pensiero? Uno sguardo?
Come possiamo definire la paura? La paura è
una sensazione, una sensazione di forte inquietudine e preoccupazione per qualcosa,
ma il dizionario sbaglia dicendo che il contrario di paura è coraggio. Una persona coraggiosa è una persona forte, moralmente e a
volte anche fisicamente, in grado di affrontare
le situazioni che le si presentano davanti, in
grado di dominare le proprie paure, ma non
di farle scomparire ed è giusto così, perché
avere paura è importantissimo. La paura ci fa
capire in quali momenti essere più cauti, in
quali situazioni essere più attenti ed è una cosa fondamentale per la sopravvivenza, ma
non per questo si deve diventare schiavi della
paura stessa. Ormai vediamo con timore la
metro, il Colosseo, San Pietro, Euroma2 e tutti
i luoghi affollati o ai quali associamo una parte della nostra cultura, perché così come sono
importanti per noi, possono essere importanti
per loro, per i terroristi.
La parola terrorismo deriva dal latino “terror,
terroris, terrore” e, di conseguenza, dal francese “terrorisme”. Significa quindi portare, diffondere terrore. Il terrore è una sensazione
ancora più intensa della paura, che blocca
qualsiasi capacità di reazione o porta ad atti
disperati. E questo terrore non è rimasto in
Francia, a Parigi, ma si è diffuso, sino ad arrivare a Londra, a Roma.
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Circolano sempre più messaggi in cui i terroristi affermano che arriveranno anche qui,
nella nostra città, forse proprio a causa del
Giubileo, ma quando? L’otto dicembre? E se
invece avvenisse fra sei mesi? Dobbiamo davvero farci bloccare dalla paura? Stare sempre
in allerta, nella sfiancante attesa che avvenga
qualcosa? Forse con il passare del tempo la
nostra preoccupazione andrà scemando e riporremo quell’attentato a Parigi, così vicino a
noi, in un angolo della nostra mente a impolverarsi. Non ci penseremo più prima di addormentarci, i telegiornali non lo nomineranno più, se non per qualche strana ricorrenza.
Forse solo allora agiranno, quando non ci
penseremo quasi più, quando non ci saranno
più falsi allarmi bomba, quando l’avremo
quasi dimenticato. E cosa ne avremo fatto di
quelle settimane passate chiusi in casa a tormentarci? Che senso avranno avuto i nostri
“no” ad una visita a San Pietro? Avremo semplicemente sprecato giorni che non torneranno mai più, giorni in cui avremmo potuto divertirci, sorridere e magari anche soffrire. Ci
saremo persi emozioni che forse non potremo più provare, perché eravamo letteralmente distrutti dall’ansia, dalla paura.
Ci hanno sempre detto che l’uomo è diverso
da tutti gli altri animali perché è in grado di
ragionare, di controllarsi, di non cedere ai
propri istinti. E se provare timore è parte
dell’uomo stesso, dovremmo cercare di dominare le nostre paure e non di farci dominare da esse, dovremmo cercare di non cedere
all’istinto di chiuderci in casa, di evitare di affrontare i nostri problemi e le nostre preoccupazioni, ma uscire e passarvi davanti a testa
alta, con un sorriso.
“Il coraggio è la capacità di resistere alla paura, di dominare la paura: non è l’assenza di
paura.” – Mark Twain
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A21ATTUALITÀ&POLITICA
UNA FINESTRA
SUL FUTURO
di MICHAEL SCHIEBLER
C'è chi ipotizzava anni fa una società libera
dal lavoro, dove tutti sarebbero stati liberi di
fare ciò che volevano senza doversi preoccupare di sopravvivere. Ognuno può pensare
che un mondo così sarebbe un inferno o un
paradiso, ma comunque ci fa pensare quanto
la maniera in cui lavoriamo e produciamo abbia un impatto enorme su di noi. Questa, si
sa, è l'era del progresso veloce e senza freni,
ma la domanda è: dove ci porterà? Molti dei
lavori che oggi svolgiamo sono pronti per essere automatizzati, è questione di tempo e di
investimenti. Ci sarà da aspettare, ma il tempo per farlo non ci manca.
In un futuro dove non ci sarà molto da fare la
noia sarà un problema importante. Forse
semplicemente non siamo fatti per vivere
senza aver bisogno di riuscire a sopravvivere,
ma questa può essere anche una cosa positiva: può incoraggiare ognuno a trovare qualcosa da fare, ci può rendere più creativi e
portarci a sperimentare sempre di più. Poi c'è
da sperare che i nostri lavori diventeranno
meno ripetitivi (perché quelli saranno i più facili da sostituire con una macchina).
Lasciando stare le previsioni, guardiamo al
passato, all'ultima volta in cui il progresso è
stato talmente rapido da risultare quasi minaccioso: le due rivoluzioni industriali. In effetti la storia si ripete e l'ultima volta che ci
siamo trovati in una situazione come quella
attuale non abbiamo fatto altro che espanderci: nuove colonie, nuovi posti da colonizzare e popolare e con cui commerciare. Qualche fan dei romanzi di fantascienza non esite-
rebbe a dirmi che nei prossimi anni ci espanderemo sulla Luna e su Marte, ma sinceramente io non ci spererei, anche se, in effetti,
sulla Terra è finito lo spazio da colonizzare (e
non sembra che l'ecosistema sia in grado di
reggere davanti a un altro aumento di produzione e popolazione); quindi ci troviamo in
una situazione non proprio confortante, che
ci spingerà a cambiare sostanzialmente il nostro stile di vita.
Un modo più ottimista di immaginare il nostro futuro, è quello in cui tutto sia costruito
dalle macchine, senza che a nessuno manchi
il lavoro: tutti avrebbero una maniera per sostenersi, perché con i lavori che diventavano
sempre più rari e specializzati saremmo costretti a inventarci qualcosa per sostenere
metà della popolazione. Gli oggetti della vita
quotidiana sarebbero prodotti dalle macchine
e, ormai, chi vorrebbe qualcosa di ben fatto si
rivolgerebbe ad artigiani specializzati. In qualche maniera saremmo riusciti a trovare un
equilibrio tra popolazione e risorse (tra questo elenco di cose che sembrano uscite da un
libro di fantascienza, questa è forse quella da
cui siamo più lontani) e, in questo futuro ipotetico, guarderemmo indietro al passato ridendo delle paure che un tempo avevamo
quando guardavamo al domani.
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Articolo21
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A21ATTUALITÀ&POLITICA
C’ERA UNA VOLTA
L’UCRAINA
di MARCO PERULLI
La guerra civile in Ucraina continua con alti e
bassi, anche dopo il “cessate il fuoco” del 15
febbraio. Dall'inizio della guerra l'Ucraina ha
perso tre province: la Crimea, che è ora annessa alla Russia; Donetsk, divenuta una repubblica autonoma; Lugansk, anche questa
una repubblica autonoma.
Malgrado ci siano ancora focolai di guerra in
alcune zone, la vita in molte parti di Donetsk
e Lugansk è tornata alla normalità: vengono
dati stipendi e pensioni, le madri vanno a fare
le compere, i figli escono, vengono sistemate
e pulite le aiuole. In poche parole si è tornati
alla vita di tutti i giorni, anche se non priva
della consapevolezza che la guerra non è finita. Le scuole, come la nostra, a settembre sono state riaperte, con la differenza che, se
prima il russo era una lingua parlata, mentre
l'ucraino veniva studiato, ora tra i banchi di
scuola passano i libri provenienti dalla Russia.
Sono stati creati governi, ministeri e strutture
amministrative, inoltre è stato adottato il rublo come moneta ufficiale. Vengono arruolati
nuovi volontari, assegnati i gradi e fatte vere
e proprie parate, in cui i bambini salgono sui
mezzi corazzati e la gente festeggia. Ormai
non si potrebbe parlare neanche più di miliziani, ma di soldati e ufficiali, inquadrati in reparti, che costituiscono l'esercito di queste
due Repubbliche autoproclamate.
Ultimamente si è tornati a sentire qualche notizia sull'Ucraina anche in televisione. Queste
notizie riguardano il transito del gas che, infatti, è stato bloccato dalla Russia, la quale afferma che l'Ucraina non avrebbe pagato il
dovuto.
C'è da dire che pochi giorni prima di questo
avvenimento in Ucraina sono crollati i pali
dell'alta tensione che portano l'elettricità in
Crimea (essendo caduti a causa di un'esplo-
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sione, si pensa ad un sabotaggio) ed il presidente ucraino, Porosenko, ha deciso di non
inviare più alcun tipo di rifornimento alla Crimea.
Ora che comincia l'inverno, in Ucraina - prevalentemente nei centri urbani - il gas sarà
molto importante per il riscaldamento, poiché
si tratta di un paese dell'est, dove durante
l'inverno può essere molto difficile uscire di
casa per l'altezza della neve; dove le case, in
campagna, hanno più di una porta per mantenere il calore e tra le due porte si può formare facilmente il ghiaccio. Per evitare questa
situazione umanamente spiacevole dovuta
alla mancanza di gas, l'U.E. questo settembre
aveva fatto da mediatore per un trattato che
sanciva il rifornimento di gas all'Ucraina, anche attraverso un prestito di 300 milioni di
dollari stanziato per la nazione dalla Banca
Centrale Europea. Senza il gas, è probabile
che gli abitanti dell'Ucraina soffriranno molto
e che quest'inverno, malgrado il freddo, si
riaccenderanno violentemente i focolai di
guerra.
È difficile che questo conflitto possa protrarsi
per più di altri due anni, e la Russia e l'Ucraina, in un futuro non troppo lontano, probabilmente ritorneranno ad essere alleate, rinnovando il vincolo che le ha - quasi - sempre
legate.
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A21ATTUALITÀ&POLITICA
BLACKOUT
di SERENA MALERBA
L’uomo vive, ormai dalla seconda rivoluzione
industriale, in una società basata e retta interamente dall’elettricità e dal suo smisurato
potere. La nostra economia e vita quotidiana
sono state rese schiave dalla potenza elettrica
e ciò, negativo o positivo che sia, è un fatto
non più in dubbio.
Non è necessario trovarsi a chilometri di distanza per telefonarsi: nella maggior parte dei
casi l’utilizzo delle telecomunicazioni è diventato uno svago. I libri e le enciclopedie sono
stati sorpassati: il nuovo mezzo di ricerca di
informazioni è internet, più veloce, economico e completo. Il lavoro, i mezzi di trasporto,
le nostre abitudini: tutto, in sintesi, è stato
convertito, adattato o creato dopo la scoperta
dell’energia elettrica.
Possiamo quindi affermare che l’uomo sia
cambiato con l’avvenire della corrente elettrica: la sua quotidianità è cambiata e non è più
abituato a vivere, come un tempo, senza di
essa.
Immaginiamo però di trovarci di fronte ad
una situazione di mancanza della fornitura di
energia elettrica per una durata temporale significativa: cosa comporterebbe un blackout
ai giorni d’oggi, in questa società altamente
vulnerabile?
Le nazioni più industrializzate non sono pratiche neppure nell’affrontare rapidi blackout,
che
comportano
infatti
inconvenienti
all’elettronica, alla produzione industriale ed
alla vita di tutti i giorni come la mancanza di
luce artificiale o l’inefficienza del frigo. Ma se
il blackout di pochi minuti continua a durare
per ore, gli inconvenienti fastidiosi, ma di poca importanza, si trasformano in problemi seri: le comunicazioni e i trasporti iniziano ad
essere ostacolati; il riscaldamento e i rifornimenti d’acqua si arrestano; la polizia e
l’ambulanza non possono essere contattate a
causa del guasto alle telecomunicazioni; e poi
gli ospedali, i supermercati, il bancomat rimarrebbero inattivi o funzionanti solo fino
all’esaurimento dei generatori elettrici di
emergenza.
Detto ciò, saremmo davvero capaci di adattarci ad una così catastrofica situazione per
svariati giorni o settimane?
Modo migliore per rispondere non c’è se non
quello di analizzare circostanze passate.
Nel febbraio 1998 la capitale della nuova Zelanda affrontò un blackout di 4-5 settimane
causato da un guasto tecnico e un mal funzionamento della linea. Il commercio scese
del 90%, molte aziende fallirono, altre si trasferirono in periferia, lontano dalla città sprofondata nelle tenebre dove nessuno più si avventurava per paura del crimine. I cittadini
dovettero inoltre far fronte alle temperature
calanti ed all’avvento dell’inverno senza alcun
riscaldamento.
Ricordiamo anche il blackout di più breve durata che interessò gran parte degli Stati Uniti
d’America e la regione centrale del Canada
nell’agosto 2003. Guasti alle apparecchiature
dovuti ad una mancata manutenzione lasciarono senza corrente elettrica 50.000 esseri
umani per quattro giorni e determinarono
una perdita economica sostanziale (tra i 4,5
milioni e gli 8,2 milioni in dollari).
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Siamo scesi nei particolari a proposito di
blackout significativi durati giorni e settimane,
ma se volessimo protrarre il periodo interessato, tanto da arrivare a parlare di mesi o anni
in assenza di corrente elettrica, non avremmo
fatti storici sui quali basarci. È vero che, sin
dalla comparsa dell’elettronica nella vita
dell’uomo, non abbiamo testimonianze di
mancanze di elettricità così prolungate. Le
condizioni, però, esistono e potrebbero verificarsi. Un blackout di questo tipo avrebbe
l’effetto di riportare il mondo ad un tempo
remoto, dimenticato dal genere umano.
Un simile blackout potrebbe essere causato
da comportamenti umani, come ad esempio il
surriscaldamento globale, tema attualissimo.
Questo comporterebbe un cambiamento climatico disastroso per i ghiacciai e le nevi che,
andandosi a sciogliere e dando luogo a tempeste di neve, ghiaccio o alluvioni frequenti,
danneggerebbero in maniera notevole le reti,
come pure ondate di calore apporterebbero
danni alle centrali elettriche e la produzione
di energia si interromperebbe. L’uomo però è
in grado di evitare tutto ciò e, soprattutto, di
prevederlo.
Ci sono invece alcuni fenomeni troppo grandi
e lontani da poter controllare. Attacchi terroristici o informatici sono situazioni molto poco prevedibili e, se mirate ad arrestare o distruggere componenti essenziali, arrecherebbero ingenti danni all’alimentazione energetica.
Spostiamoci però al di fuori della Terra, e andiamo ad analizzare qualcosa che l’uomo non
potrebbe minimamente influenzare, qualcosa
di superiore e indipendente da egli stesso.
Il Sole emette costantemente particelle caricate elettricamente dette plasma che vanno a
costituire il vento solare. Grandi eruzioni di
plasma dalla corona solare creano tempeste
solari che destabilizzano il campo magnetico
terrestre comportando quindi blackout radio,
errori nella navigazione GPS e danni
all’elettronica dei satelliti. Tempeste solari più
violente, che avvengono generalmente ogni
150 anni, portano a diverse e variegate conseguenze: l’interruzione di corrente non solo
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su ampia scala, ma anche di lunga durata, in
grado pertanto di disabilitare qualsiasi oggetto che si inserisce in una presa a muro, è solo
una delle tante.
Durante una tempesta di simile intensità, avvenuta nel 1859, ricordata col nome di evento
Carrington, le aurore boreali furono avvistate
fino a Roma e a Cuba, e la turbolenza geomagnetica fu così intensa che gli operatori
della rete telegrafica statunitense raccontarono di aver visto scintille sprigionarsi dai loro
strumenti, e alcuni arrivarono perfino a prendere fuoco. La sorpresa e la paura all’epoca
raggiunsero livelli altissimi, ma teniamo a
mente che l’elettronica allora era limitata al
telegrafo. La situazione, oggi, non sarebbe
più la stessa, ma considerevolmente peggiore: "In ballo ci sono le tecnologie avanzate
che sono alla base di quasi ogni aspetto della
nostra vita" (cit. Bogdan dello Space Weather
Prediction Center). Tuttavia il problema da
considerare è un altro: la nostra mentalità si è
adattata, un tempo l’elettricità aveva appena
preso piede, era una novità. Oggi è una naturalezza, ci siamo nati e non solo noi, ma i nostri padri, i nostri nonni… Generazioni, concludendo, non sarebbero capaci di sopravvivere. E in futuro? Ci sensibilizzeremo oltre a
proposito? Dovremo necessariamente far
esperienza di una tale situazione e quindi
adattarci? Riusciremo forse ad aggirare il
problema e, perciò, mantenere la nostra tranquilla esistenza?
“Tentare di prevedere il futuro è come cercare
di guidare in una strada di campagna, di notte, senza luci e con lo sguardo fisso allo specchietto retrovisore.” - Peter F. Drucker
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A21SCIENZE&TECNOLOGIE
L’HARD DISK SI
È SOLIDIFICATO
di FRANCESCO MARSELLA
Gordon Moore è uno dei fondatori di Intel, il
gigante mondiale dei processori per computer. Nel 1965 ipotizzò che le prestazioni dei
computer, per via della crescente miniaturizzazione dei transistor, componenti semiconduttori utili ad amplificare segnali elettrici nei
chip, sarebbero raddoppiate ogni 24 mesi. La
sua previsione si dimostrò valida per gli anni
a venire, negli anni '80 venne aggiornata ed il
tempo per il raddoppio delle prestazioni portato a 18 mesi. La durata di questa previsione
che vale ormai da più di quarant'anni ha fatto
diventare legge informatica una semplice osservazione, ovviamente non dimostrabile
scientificamente, dato che si tratta di una
previsione empirica. In tutti questi anni, molte
volte è stata prevista la fine della validità di
questa legge a causa di limitazioni fisiche dei
semiconduttori, tuttavia ogni volta sono state
trovate nuove soluzioni tecniche che hanno
permesso di aumentare drasticamente non
solo le prestazioni dei processori, ma anche le
altre componenti di un elaboratore elettronico: capacità di memorizzazione, velocità di
trasferimento dati, canali di comunicazione,
elaborazione grafica. Uno di questi componenti, però, ha avuto una crescita decisamente inferiore a tutti gli altri: si parla degli hard
disk, l'unico componente meccanico presente
in un computer (assieme al cd/dvd-rom reader).
L'hard disk o disco fisso ha un principio di
funzionamento meccanico, non elettronico,
simile a un giradischi o ad un mangianastri.
Le informazioni sono memorizzate tramite
magnetismo su un disco di metallo esattamente come faceva il mangianastri sul nastro
della musicassetta, e si può accedere ai dati
tramite una testina magnetica che si muove
sulla superficie del disco, esattamente come
faceva la puntina sui vecchi dischi in vinile. In
un hard disk ci possono essere generalmente
da 1 a 5 piatti di metallo sovrapposti, ognuno
con la sua testina. La tecnologia delle testine
magnetiche si è molto evoluta negli anni e ha
permesso di realizzare celle di memorizzazione sui piatti molto piccole, consentendo così
la creazione di apparecchi del calibro dei più
capienti dischi fissi in commercio che permettono di memorizzare fino a 3 TeraByte (3 mila
miliardi di byte).
La capacità di memorizzazione è notevole,
non altrettanto però la velocità di lettura di
questi dati, poiché essi sono memorizzati
esattamente come su un disco di vinile in una
lunghissima spirale di celle una dopo l'altra e
la testina magnetica per leggere deve passare
sopra ciascuna di esse. In realtà, non è la testina che si muove sulla spirale (il movimento
della testina è limitato solo lungo il raggio del
piatto per poter leggere un differente punto
della spirale), ma come sul disco in vinile è il
piatto che ruota, generalmente a 7200 giri al
minuto nei più comuni dischi in commercio.
Ciò ha come conseguenza che leggere un intero hard disk è una operazione molto lenta.
La copia delle informazioni di un disco
dell'ordine dei TeraByte può impiegare anche
alcune ore e questo perché un disco ha una
velocità di lettura massima dell'ordine di
50/100 MB al secondo. Tuttavia questa velocità è ottenibile solo se i dati da leggere sono
consecutivi nella spirale. Se il dato non è consecutivo (la deframmentazione del disco serve per velocizzare questo processo) oppure
stiamo leggendo tanti file piccoli che sono
sparsi in punti diversi del disco, allora la situazione si fa drammatica.
Un altro dato importante è il tempo di accesso, ovvero quanto tempo è necessario prima
che possa iniziare a leggere un dato, che è
dovuto al tempo che impiega la testina per
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cercare il dato nella spirale. Generalmente è
dell'ordine dei 10 millisecondi. Sebbene questo valore possa sembrare molto piccolo, in
effetti non lo è, dato che i tempi di reazione
del processore si misurano in miliardesimi di
secondo. Questo, in effetti, porta a non poter
leggere più di qualche decina di file diversi al
secondo, la copia di file piccoli ad essere molto lenta ed al blocco del computer quando
abbiamo tanti programmi aperti. In quel momento il computer, dato che ha finito la RAM
(memoria veloce), deve cercare di liberarla
copiando parte dei dati che la occupano sul
disco e rallentando il tutto, poiché il processore deve aspettare i tempi molto più lunghi
del disco. In questi casi si dice che il computer
sta facendo uso della memoria virtuale.
Per superare queste limitazioni, si è tentato di
portare la memorizzazione da meccanica a
elettronica, cercando di memorizzare le informazioni su memorie di semiconduttori generalmente chiamate memorie flash, quelle
che vengono utilizzate per le comuni chiavette USB. Negli ultimi anni sono quindi nati una
nuova gamma di dispositivi di memorizzazione di massa, gli SSD o Solid State Drive, costituiti da chip elettronici.
Sull'Hard Disk Drive sono facilmente visibili il
disco e la testina montata su un braccio mobile, mentre l'SSD è indistinguibile da qualsiasi altro componente elettronico, essendo un
circuito stampato con dei chip montati sopra.
Tra i numerosi vantaggi dei nuovi SSD bisogna menzionare una maggiore resistenza a
vibrazioni e cadute, un consumo minore
d’energia, assenza di fastidiosi ronzii (poiché
non vi sono componenti in movimento), tem-
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pi di accesso ai dati molto inferiore, velocità
di lettura e scrittura maggiori ed insensibilità
alla frammentazione dei dati.
L’altra faccia della medaglia è che, almeno per
il momento, questi risultano molto più costosi
e hanno una durata inferiore (ogni cella ha un
numero limitato di scritture, come ogni chiave
USB, che va da 10 mila ad un milione di volte,
che comunque garantisce molti anni di utilizzo).
Attualmente sul mercato ci sono SSD che
hanno una capienza che va da 20/30 GB a circa 1 TB (i prezzi di questi ultimi superano i
1.000 euro e non sono certo per tutte le tasche) mentre le velocità di lettura/scrittura
massime vanno da un minimo di 200/150
megabyte al secondo ad un massimo di 1.500
megabyte al secondo. Quanto al numero
massimo di IOPS degli HDD, siamo ad una
ventina di operazioni di lettura/scritture diverse al secondo mentre per gli SSD questo
valore va dai 20.000 ai 50.000.
Queste caratteristiche rendono vantaggioso
l'acquisto di un SSD, malgrado il maggiore
costo. L'uso della memoria virtuale e della
maggiore velocità di accesso ai file ne fanno il
candidato ideale per essere il disco dove
memorizzare il sistema operativo. La configurazione ideale sarebbe un sistema a due drive, un SSD per il sistema operativo ed un disco meccanico di grande capienza per i dati.
Un SSD come disco principale incrementa le
prestazioni di un computer in maniera evidente, in maniera maggiore di un upgrade di
qualsiasi altro componente, in quanto il lavoro non subisce mai interruzioni e blocchi, anche avendo aperte decine di finestre. Tuttavia
è consigliabile utilizzare sistemi operativi pari
o superiori a Windows 7 poiché mancano delle ottimizzazioni per sfruttare al meglio gli
SSD e la disabilitazione della deframmentazione su SSD, dannosa a questi perché farebbe un grosso numero di scritture inutili, andando a diminuire la vita utile delle celle.
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A21SCIENZE&TECNOLOGIE
MEMORIE ONLINE
A CONFRONTO
di SOFIA ARCIERO
Quante volte abbiamo ricevuto la notifica
“memoria insufficiente”? E quante volte l'abbiamo odiata? Da qualche anno (circa dal
2011) Apple e successivamente Google (2012)
hanno appositamente creato un’app basata
sul cloud computing. Ovviamente prima di
elencare le caratteristiche dei due sistemi
leggiamo la definizione di questo “tecnotermine”:
“Il cloud computing sono quelle funzioni, quali
archiviare/elaborare/recuperare, fatte attraverso un internet browser invece che direttamente attraverso il computer"
Wikipedia
Dopo aver ampliato, grazie all'enciclopedia
online, le nostre competenze lessicali in ambito tecnologico, possiamo finalmente passare
all'esposizione del tema principale di questo
articolo: i due cloud. Da parte della Apple troviamo l'innovativo iCloud; questo sistema,
presentato ufficialmente il 6 giugno 2011, è in
realtà un insieme di servizi che comprende
tutte le funzioni preinstallate nei dispositivi iOS e la capacità di sincronizzare il dispositivo mobile Apple con altri sistemi operativi
quali Microsoft o Linux. Come abbiamo già
enunciato prima, la sua funzione primaria è
basata sull'ampliamento della memoria interna grazie all'introduzione della memoria online, che garantisce un tot di giga disponibili su
questa piattaforma cosicché non vadano ad
intasare quelli della memoria interna del telefono stesso. Questi giga sono inoltre condivisibili e soprattutto sincronizzabili su più dispositivi aventi tutti, ovviamente, lo stesso account di accesso. La sua memoria online disponibile e gratuita è di soli 5 GB. Se si necessita di più spazio si può effettuare un upgrade
sino a 1 TB acquistandoli in abbonamento.
Dall'altra parte troviamo l'avversario della mela: Google, la cui tecnica è quella di ricreare
uno stesso sistema per associarlo poi
ad Android invece che ad iOS. A differenza
di iCloud, Google Drive - nome della creazione di casa Google - è solamente una delle
“particelle” del sistema Google+, che comprende però anche la disponibilità di alcuni widget quali documenti, presentazioni, note e tabelle, racchiusi tutti nella stessa app. La
sua memoria online è inoltre di 15 GB per
ogni utente più un'espansione fino a 30 TB
acquistabile attraverso abbonamenti annuali
o mensili. Di simile tra i due sistemi troviamo
invece la stessa possibilità di sincronizzazione
di diversi dispositivi e di collegamento ai
software Microsoft o Linux.
Nel corso degli anni a seguire il 2012 molte
altre aziende hanno promosso questo nuovo
modo di organizzazione della memoria quali
DropBox, SkyDrive e Mega, per nominare i
più conosciuti, che offrono anche loro ottime
opportunità in questo settore. Il loro utilizzo
si è diffuso in tutto il mondo in pochi anni e la
quantità di utenti ha raggiunto cifre esorbitanti, nonostante la loro difficoltà d'uso. I pareri sono contrastanti, ma non si è ancora
stabilito quale sia il migliore, data forse la loro
somiglianza. Perciò mi rivolgo a voi per stabilire una nostra decisione comune: qual è secondo voi, per esperienza, la funzione migliore?
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A21CINEMA
THE LOBSTER
di ELISA CARFORA
Chiarisco subito, a tutti coloro a cui fosse sorto il dubbio, che il termine The lobster significa “aragosta” e che certamente si capisce la
ragione per cui il distributore italiano abbia
preferito lasciare il titolo originale.
posizione, evidente già dal titolo, tra uomo e
animale, nel quale vengono trasformati coloro che non riescono a trovare un compagno,
situazione volta a creare un certo disagio nello spettatore.
Il regista greco Yorgos Lanthimos arriva per la
prima volta nel cinema in lingua inglese con
un film originale, per nulla scontato, che colpisce lo spettatore con situazioni particolari.
Lo scaltro regista viene definito da diversi critici “il rappresentante esemplare di quegli autori internazionali che mescolano temi e suggestioni con la disinvoltura di un barman, che
cercano un’originalità che possa intrigare, attirare, piacere, che danno più mani di vernice
a vecchie storie”.
Uno dei punti di forza del film è sicuramente
l'intelligente regia di Lanthimos, inquietante,
ma al tempo stesso fatta di numerosi momenti divertenti, che spinge a riflettere su
quella che è una realtà del nostro tempo,
estremizzandola al massimo. Il film è pervaso
da una sottile e spietata violenza, esercitata
da una dominanza repressiva che si accanisce
non solo sui corpi, ma soprattutto sulla sfera
delicata dei desideri e dei sentimenti dei personaggi, che innesca un inevitabile cinismo
nelle relazioni biunivoche. Coloro che non si
dimostrano inclini ad adattarsi e sottomettersi
a questo potere, non accettando di considerare l’amore come una “legge” da imporre,
vengono emarginati e puniti crudelmente.
Nella distorta rappresentazione di un futuro
improbabile che però sembra così paradossalmente prossimo, un Colin Farrell, credibile
e sorprendente in un ruolo per lui inedito, veste i panni di David, un uomo alla ricerca di
una compagna per costrizione della stessa
società in cui vive.
Uomini e donne, infatti, che abbiano superato
i quaranta anni e non siano ancora sposati
vengono rinchiusi in un hotel-lager, che ricorda a tutti gli effetti un manicomio. A ogni
ospite all’interno della struttura è concesso
tempo 45 giorni per trovare l’anima gemella e
redimersi da un’ostinata solitudine. Allo scadere di questo periodo, coloro che non saranno riusciti nell’intento verranno trasformati
in un animale a loro scelta; l’aragosta del titolo, infatti, è la preferenza formulata dal protagonista.
Dall'opera traspare un evidente e forte contrasto tra quella che è la rappresentazione
della società, che appare fredda, rigida e
meccanica e, invece, la ricerca del protagonista della passione e della spontaneità.
Contraddizione che viene enfatizzata dall'op-
In una recente intervista Lanthimos afferma
che The lobster è nato da sue personali riflessioni sulla vita, l’amore, la possibilità di essere
felici, i rapporti tra le persone, e che il suo intento era quello di lasciare al pubblico la libertà di attribuire i significati più svariati, ribadendo che alla base della storia c’è la sua
insofferenza per una società dominata da regole sempre più ossessive.
Un film cui è difficile affibbiare un’etichetta:
così stralunato e ricco di simbolismi, risulta
volutamente complicato in una trama surreale, che si ripropone non tanto di dar risposte
sul sentimentalismo umano, bensì di denunciare, attraverso una metafora dei tempi moderni, ciò che l’amore non è.
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A21CINEMA
FANTASCIENZA
& CINEMA
di VALERIO SILONI
Il genere fantascientifico è stato fin dai suoi
inizi uno dei più apprezzati dal pubblico cinematografico. Il cinema, nel corso degli anni
ha tratto grande spunto dalla letteratura fantascientifica, portando sul grande schermo alcune delle maggiori opere appartenenti a
questo filone narrativo, come ad esempio vari
scritti di Isaac Asimov, Herbert G. Wells e
George Orwell.
È tuttavia difficile circoscrivere questi tipi di
film entro una categoria precisa, visto le numerose sfumature che possono presentare,
spaziando dalla commedia fino persino al western e comprendendo film parodia, fantasy,
“supereroistici”, catastrofici, post-apocalittici,
horror e parodie. Il punto di forza di questo
genere è costituito sicuramente dal largo uso
di effetti speciali, che, nel tempo, con il progresso della tecnologia, sono diventati sempre più spettacolari e realistici.
Il primo film di fantascienza proiettato sul
grande schermo è stato Viaggio nella Luna
del 1902 di Georges Méliès, film parodia di un
viaggio sulla luna, anche se il genere vero e
proprio nascerà solo più tardi negli anni '50. A
questo sono seguite numerose pellicole, alcune delle quali sono poi entrate nella storia
del cinema e sono tutt'ora considerate dei vero e propri cult. Tra le più famose troviamo il
film muto del 1927 del regista austriaco Fritz
Lang, considerato un pioniere della cinematografia fantascientifica, Metropolis, che può
essere definito il "manifesto" del cinema fantascientifico moderno.
Il film ambientato nel 2026 si incentra sul
contrasto tra classi sociali, mostrando degli
effetti speciali incredibili per quelli che erano i
mezzi del tempo, con la trasfigurazione su
pellicola di un'intera città futuristica.
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Il filone cinematografico fantascientifico è,
inoltre, da sempre stato influenzato dal periodo storico, riflettendo i problemi sociali e
politici del tempo. Ne sono un esempio le
pellicole girate durante gli anni '50, come
Uomini sulla luna di Irving Pichel, Ultimatum
alla terra di Robert Wise, entrambi del 1951, e
La conquista dello spazio di Byron Haskin del
1950, che, a causa dell'avvento del periodo
della “Prima Era Spaziale” e del diffondersi
degli avvistamenti UFO, sono caratterizzate
dall'apparizione, per la prima volta sul grande
schermo, di figure extraterrestri e alieni.
Negli anni '60 anche il movimento cinematografico francese della Nouvelle Vague cominciò ad interessarsi a questo genere, che nel
frattempo stava ottenendo una fama sempre
maggiore, con la realizzazione di vari film, tra
cui Agente Lemmy Caution: missione Alphaville di Jean-Luc Godard, Fahrenheit 451 di François Truffaut e Barbarella di Roger Vadim.
Il film che cambia per sempre la storia del cinema fantascientifico è però 2001: Odissea
nello spazio del 1968 di Stanley Kubrick, capolavoro, film simbolo e modello di questo
genere. Il regista sarà autore, qualche anno
più tardi, anche del film cult sempre di fantascienza Arancia meccanica, che ricevette 4
candidature agli Oscar del 1973.
Negli anni a seguire arrivò la definitiva esplosione del genere con la pubblicazione di sa-
Articolo21
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ghe e film che ebbero un successo straordinario: nel 1977 esce Star Wars di George Lucas, film che dà inizio a una delle saghe più
famose della storia del cinema. A questo seguono, nel succedersi degli anni, film di grande fama, quali Incontri ravvicinati del terzo tipo e E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg ,
Superman di Richard Donner, il primo vero
importante film di supereroi, La cosa di John
Carpenter, Ghostbusters - Acchiappafantasmi
di Ivan Reitman, Blade Runner di Ridley Scott,
Wargames - Giochi di guerra di John Badham,
RoboCop di Paul Verhoeven, Tron di Steven
Lisberger, il primo film basato sulla realtà virtuale, Videodrome di David Cronenberg e
Brazil di Terry Gilliam, e saghe dagli alti incassi come Alien, Ritorno al futuro, Terminator,
Predator e la trilogia di Mad Max.
Gli anni '90 hanno segnato un'importante
svolta per quello che riguarda gli effetti speciali, con la rappresentazione di scene sempre
più realistiche grazie al progredire e allo sviluppo della computer grafica, che porta sul
grande schermo film come Independence Day
e Godzilla di Roland Emmerich, Armageddon Giudizio finale di Michael Bay, Batman - Il ritorno di Tim Burton , Il quinto elemento di Luc
Besson, Atto di forza di Paul Verhoeven,
Strange Days di Kathryn Bigelow, Man in
Black di Barry Sonnenfeld, l'incredibile saga di
Jurassic Park di Steven Spielberg e Matrix dei
fratelli Wachowski, primo film di una saga che
entrerà nella storia di questo genere come
una delle più rappresentative.
Il nuovo millennio è caratterizzato da una
rappresentazione del reale che sembra ancora
più tangibile grazie ad una tecnologia sempre
più avanzata. Ne è un esempio Avatar di James Cameron, vero e proprio capolavoro della cinematografia fantascientifica, nonché pel-
licola di maggiore incasso nella storia del cinema, che grazie al grande budget e ai grandi
mezzi tecnologici a propria disposizione dà
vita non solo a surreali personaggi extraterrestri, ma addirittura a un intero mondo con
una flora e una fauna immaginaria resi con
uno straordinario, incredibile e impensabile
realismo.
Gli anni 2000 sono inoltre caratterizzati da
una grande serie di reboot e remake, quali
Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie di
Tim Burton, La guerra dei mondi di Steven
Spielberg, Io sono leggenda di Francis Lawrence, Ultimatum alla Terra di Scott Derrickson, La cosa di Matthijs van Heijningen Jr.,
Batman Begins di Christopher Nolan, nonché
sequel di film che avevano riscosso grande
successo negli anni precedenti, come Superman Returns di Bryan Singer, Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith di George Lucas,
Terminator 3 - Le macchine ribelli di Jonathan
Mostow e Terminator Salvation di McG, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions di Lana e
Andy Wachowski, Predators di Nimród Antal e
Tron: Legacy di Joseph Kosinski.
Altre opere di grande rilevanza di questo periodo sono costituite da Donnie Darko di Richard Kelly, Signs di M. Night Shyamalan, The
Chronicles of Riddick di David Twohy, dalla
saga di Transformers di Michael Bay e dai film
di "ultima generazione", che continuano ad
ottenere grandi successi dal punto di vista del
botteghino: ne sono un esempio le saghe di
Hunger Games, Divergent e Maze Runner e i
film riguardanti viaggi interstellari come Gravity di Alfonso Cuarón, Interstellar di Christopher Nolan e Sopravvisuto - The Martian di
Ridley Scott.
Insomma il genere fantascientifico continua e,
probabilmente continuerà anche negli anni a
venire, ad attrarre un grande pubblico di appassionati con pellicole originali, che riescono
a suscitare nello spettatore sempre maggiore
stupore e meraviglia, anche grazie ai mezzi
sempre più innovativi, dovuti al continuo
progresso delle tecnologie.
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A21LETTERATURA
PROGETTO
ARMA PLUS
di A. EMANUELE CASUCCI
Ora come ora, siamo tutti d’accordo nel
condannare la guerra e tutte le terribili
violenze di cui essa è responsabile. C’è da dire
però che, se non fosse stato per la guerra, per
questa specie di esigenza umana di scannarsi
a vicenda, a quest’ora certe innovazioni
tecnologiche che ci sembrano basilari non
esisterebbero: se non ci fosse stata la
Seconda Guerra Mondiale, Alan Turing non
avrebbe mai inventato il computer e, se non
ci fosse stata la Guerra Fredda, nessuno
saprebbe cos’è internet, solo per fare qualche
esempio.
Il Progetto Arma Plus continua con successive
installazioni nel Regno Unito e negli USA,
chiamate rispettivamente Arma II, Arma III,
ecc., che continuano a fare esperimenti di cui
l’esito è sconosciuto.
Gli sceneggiatori della Marvel sono stati
abbastanza intelligenti da cogliere le potenzialità narrative del binomio “corsa alle armi 
sviluppo tecnologico” e sono riusciti a produrre una serie di supereroi, ognuno con una
propria testata, molto diversi fra loro, ma che
sono accomunati da un’origine mutante dovuta al cosiddetto Progetto Arma Plus.
Nell’universo Marvel, all’inizio degli anni ’40,
viene fondato dallo scienziato John Sublime il
Progetto Arma Plus, sotto forma di una collaborazione tra servizi segreti americani, inglesi e tedeschi, che ha come scopo la creazione di supersoldati attraverso l’alterazione
genetica di cavie umane.
La prima installazione del Progetto, detta
Arma I, fa sì che lo scienziato Abraham
Erskine riesca a preparare un siero capace di
potenziare enormemente le abilità fisiche e
mentali di chi se lo fa iniettare nel sangue.
Steve Rogers, scartato alla visita di leva a
causa del suo fisico gracile, decide di partecipare, per amore della sua patria, ad un esperimento di Arma I, facendosi iniettare il siero prodotto dal dottor Erskine, che lo trasforma in Capitan America.
22
Finalmente si arriva ad Arma X, che però è più
indipendente, per il trasferimento in Canada
sotto la gestione del Dipartimento K. Perciò il
suo fine militare quasi passa in secondo piano
rispetto alla ricerca scientifica: gli studi di
Arma X comportano l’utilizzo di molte cavie
per gli esperimenti, causando un vissuto
negativo, che renderà piuttosto violenti gli
eroi creati.
James Howlett, detto Logan, canadese, dopo
aver lavorato in miniera, vissuto per un
periodo nei boschi - in cui si fabbrica gli
artigli - e combattuto sia nella Guerra Civile
Americana che nelle due Guerre Mondiali anche a fianco di Capitan America -, viene
Articolo21
21
coinvolto negli esperimenti di Arma X. In
seguito a vari interventi chirurgici, il suo
scheletro viene fuso con l’adamantio, una
lega metallica indistruttibile, caratteristica
che, in coppia col fattore rigenerante, lo
rende invincibile. Noto ai più col nome di
Wolverine, entra a far parte degli X-Men.
Poi c’è Wade Wilson che, cacciato
dall’esercito americano per insubordinazione,
lavora come mercenario, finché non scopre di
essere affetto da una grave forma di cancro.
Quando è prossimo alla morte, gli viene
offerto di entrare in Arma X, per fare da cavia
agli esperimenti che tentano di riprodurre il
fattore rigenerante di Wolverine in altri
soggetti. L’esperimento a cui viene sottoposto sembra fallire, così Wade viene relegato
nell’Ospizio con altre cavie, in attesa di essere
soppresso. Al momento della sua esecuzione,
scopre che in realtà l’esperimento ha funzionato, perché appena il cuore gli viene strappato dal dottore esso ricresce in pochi secondi. Wade scappa dall’Ospizio, in onore del
quale assume il nome di Deadpool, e continua
la sua carriera di mercenario, con la sola
differenza di avere un fattore rigenerante che
lo rende praticamente immortale e gli dona
abilità sovrumane e che, mischiatosi al tumore, lo deturpa paurosamente.
Il Progetto Arma Plus procede: si trasferisce in
Inghilterra, dove costruisce il Mondo, una base segreta al cui interno lo scorrere del tempo
è accelerato artificialmente e sottoposta ad
un costante livello di radiazioni gamma, che
causano mutazioni nel genoma della popolazione di mutanti-cyborg che ospita. Lo scopo
del Mondo è far evolvere in fretta i mutanti e
usare gli esemplari più promettenti sempre
per la creazione dei supersoldati.
L’installazione Arma XIII, con l’ausilio del
Mondo, produce Fantomex, un mutantecyborg dotato di abilità fisiche sovrumane, un
fattore rigenerante potenziato dall'acqua, tre
cervelli indipendenti l'uno dall'altro ed un
doppio sistema nervoso: quello principale è
esterno e contenuto nella sua partner E.V.A.,
un organismo biomeccanico capace di mutare forma, mentre quello di emergenza è interno e molto basilare. Questa immensa potenza mentale gli permette di creare illusioni
nella testa dei suoi avversari, oltre l’uso della
telepatia.
L’ultima installazione, Arma Infinity, produce
un esercito trasformando cadaveri di soldati
in cyborg per attaccare i supereroi e convertirli in Deathlok, cioè macchine da guerra
cibernetiche pilotate dai cervelli che vengono
loro impiantati.
La visionarietà degli sceneggiatori della
Marvel ha prodotto tutto questo, regalandoci
preziosi spunti di riflessione oltre a ore ed ore
di intrattenimento intelligente attraverso la
sottovalutata arte del fumetto. Il mio invito,
ovviamente, è quello di lasciarvi appassionare
da uno qualsiasi di questi filoni narrativi.
Buona lettura!
23
Articolo21
21
A21LETTERATURA
ISAAC ASIMOV: IL GENIO
DELLA FANTASCIENZA
di CLAUDIU IVAN
Chiunque avrà immaginato almeno una volta
di poter prevedere il futuro. Il fatto di poter
sapere prima di tutti come andrà a finire
qualcosa o di intuire in anticipo cosa fare,
affinché tutto termini come vogliamo. Tutto
ciò è sempre stato reputato impossibile,
frutto di strane congetture, prodotto finale
della nostra enorme immaginazione. La
lettura, però, è spesso in grado di rendere
vero ciò che riteniamo impossibile, ed è
grazie a un genio come Isaac Asimov che
oggi possiamo sognare.
Isaac Asimov è uno dei più noti scrittori
fantascientifici della letteratura mondiale.
Oltre che per i celebri romanzi sul mondo dei
robot e dell’automazione, è dai più
conosciuto per il suo Ciclo della Fondazione,
una raccolta di sette romanzi legati tra loro,
che ha come soggetto principale la scienza
della psicostoria. Essa è, per l’appunto, una
serie di regole matematiche che consentono,
a chi è in grado di interpretarle, di capire le
azioni da compiere per giungere a un
determinato risultato.
24
La psicostoria è sostanzialmente un’imponente elaborazione delle scienze statistiche:
essa è applicabile – e lo è anche nei romanzi
di Asimov – solamente a campioni di
popolazione enormi (nel Ciclo della
Fondazione si parla di miliardi di persone). Ciò
è necessario per ottenere un grande numero
di feedback. Tale scienza potrebbe essere
utilizzata, ad esempio, per capire come
ottenere la pace in una guerra che coinvolge
un ampio numero di uomini. In tal caso,
infatti, si avrebbe la possibilità di osservare
migliaia di singoli comportamenti, in una
determinata situazione, e di estrapolare
quello più gettonato, ovvero quello verso il
quale il futuro è destinato per natura. È
proprio questo che consentirebbe poi di agire
sugli eventi successivi, introducendo delle
variabili di cambiamento netto.
La cosa straordinaria è che, nonostante la
psicostoria sia utilizzabile soltanto per eventi
che riguardano enormi cambiamenti sociali,
essa non è qualcosa di completamente
inventato, ma possiede comunque un’ampia
base logica. E questo vale per tutte le teorie
che Asimov ha formulato e che, alcune volte,
si sono rivelate essere molto più vicine alla
realtà di quanto non ci si aspettasse
inizialmente. Bisogna ricordare, infatti, che lo
scrittore è morto nel 1992 e che non ha
quindi avuto modo di determinare le sue
scelte narrative basandosi sulle più moderne
scoperte scientifiche.
Articolo21
21
Un’altra teoria per cui l’autore russo,
naturalizzato statunitense, viene ricordato, è
quella delle tre Leggi della Robotica. Queste
sono di fatto le tre leggi fondamentali che un
robot dovrebbe necessariamente rispettare,
affinché possa agire autonomamente, e sono:
1. Un robot non può recar danno a un
essere umano né può permettere che,
a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini
impartiti dagli esseri umani, purché
tali ordini non contravvengano alla
Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria
esistenza, purché questa autodifesa
non contrasti con la Prima o con la
Seconda Legge.
Il senso delle leggi è semplice: fare in modo
che tutte le entità “non umane” agiscano in
maniera da non danneggiare il genere umano
e che esse scelgano sempre il mezzo più
conveniente. Ed è proprio qui però che
troviamo il confine naturale tra macchina e
uomo, il limite oltre il quale l’agire sistematico
diventa agire umano, il momento in cui pur
sapendo di commettere uno sbaglio, si va
avanti comunque, magari rischiando il tutto
per tutto.
Il mondo creato da questo incredibile
scrittore è imponente. Esso è frutto di
un’opera di studio e di teorizzazione logica
senza eguali. È proprio grazie alla sua brillante visione del futuro che oggi Isaac Asimov
può essere considerato, a tutti gli effetti, il più
grande scrittore fantascientifico di tutti i tempi. Senza dubbio uno degli autori da leggere
almeno una volta nella vita.
Si consiglia la lettura del Ciclo della Fondazione, in particolare dei primi due libri della serie: Preludio alla Fondazione e Fondazione:
Anno zero.
Ma nei romanzi di Asimov non c’è solo
questo. C’è la distopia dell’impero galattico,
composto dall’unione, sotto un unico regno,
di tutti i pianeti colonizzabili della Via Lattea;
ci sono gli Spaziali, i primi coloni dell’universo; c’è la Legge dell’anti-gravità, ovvero il
principio di utilizzo dell’energia gravitazionale
e del suo sfruttamento sotto forma di energia
motrice per navi spaziali; ci sono tonnellate di
altre teorizzazioni sullo sviluppo futuro
dell’umanità e della tecnologia, scritte anche
fino a 60-70 anni fa.
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Articolo21
21
A21LETTERATURA
UNO SGUARDO AL
GIAPPONE: “HAIKU”
di AURORA PACE
Con il termine “hokku” prima e “haiku”
successivamente, si intende un breve
componimento di tre versi e diciassette
sillabe secondo lo schema 5-7-5 (il primo e il
terzo verso presentano lo stesso numero di
sillabe, cinque, mentre il secondo sette); privo
di titolo; fiorito anticamente in Giappone. Gli
haikai non hanno come scopo quello di
fornire una descrizione: sono infatti atti a
immortalare un’immagine nella mente del
fruitore, a fotografare un attimo, ed è per
questo che tra le loro peculiari caratteristiche
troviamo la brevità, la leggerezza, l'apparente
assenza di emozioni.
semplice osservazione e contemplazione della
dignità naturalistica, e proprio qui risiede
l'interesse nei confronti della poesia haiku,
laddove ogni cosa è armonizzata e ricondotta
ad unità attraverso questo stesso sentimento.”
Nello haiku il poeta fissa uno stato d'animo
attraverso le immagini della natura che lo
circonda.
Le
emozioni
trattate
più
frequentemente in uno haiku sono:
- Sabi (寂): rappresenta quel “velo" che
avvolge tutto ciò che è esposto all’inesorabile
scorrere del tempo;
- Wabi (侘寂): incarna un modello estetico
basato su una fuga dall’appariscente, su
un’attitudine di quiete e di modestia volta a
cogliere la lineare ed intima bellezza insita
nelle cose semplici e “scontate”;
Ogni haiku si concentra sulla natura e in
ciascuno di essi è presente un riferimento
stagionale (il kigo 季語), ossia un accenno alla
stagione riguardante il momento dell'anno in
cui viene composto o al quale si riferisce. Il
kigo può essere un animale (come la lucciola
per l’estate o la rana per la primavera), una
pianta, un luogo, ma anche il nome di un
evento oppure una tradizione, come ad
esempio i fuochi d'artificio per indicare
l'estate. Il kigo costituisce il tema principale
dello haiku ed è considerato dagli haijin
("poeti di haiku") il cuore stesso del
componimento
poetico.
Il
maestro
giapponese Seki Ōsuga (1881-1920) afferma
al riguardo come “il richiamo alla stagione
rappresenta quel sentimento che emerge dalla
26
- Mono no aware (物の哀れ): il "sentimento
delle cose", cioè la nostalgia, il rimpianto per
il tempo che passa, la consapevolezza della
mutevolezza e della caducità senza
sofferenza;
- Yūgen (幽玄): riguarda un sentimento di
mistero, rappresenta lo stato d'animo
prodotto dal fascino inspiegabile delle cose, il
sentire un universo “altro”;
- Karumi (軽み, “leggerezza”): la bellezza
poetica riflessa nella sua frugalità;
- Shiori (しお, “delicatezza”): il fascino dei
versi che pervade il lettore andando oltre la
mera parola scritta, avvolgendo ogni cosa in
un vago e indistinto alone di “empatia”.
Tra i maggiori esponenti di questa forma
poetica ricordiamo:
Articolo21
21
- Jinshiro Munefusa Matsuo, noto come
“Basho” (1644-1694), è il primo sommo
autore di haiku artistici e la sua è una poesia
matura volta ad esprimere, pur nella sua
tipica brevità, sentimenti profondi e delicati.
Lo pseudonimo Basho deriva dal nome della
pianta che troneggiava in mezzo al suo
giardino, un banano. Viaggiatore instancabile,
alla continua ricerca di un’approfondita
conoscenza e comprensione del mondo
naturale,
fece
di
queste
continue
peregrinazioni materia e fonte d’ispirazione
per i suoi componimenti. Oltre a raccolte di
poesie riflessive e misurate scrisse anche
diversi diari di viaggio;
- Kobayashi Issa (1763-1827), autore di poesie
introspettive ancora oggi molto celebri. Il suo
stile, nonostante i numerosi problemi
personali da cui era afflitto, mantiene una
serenità e una semplicità quasi fanciullesca e
presenta una ricca varietà di registri linguistici
che includono anche termini dialettali e frasi
colloquiali. Tra le sue numerose raccolte si
ricordano Oraga Haru ("La mia primavera") e
Shichiban Nikki ("Diario numero sette");
- Masaoka Shiki (1867-1902), il quale coniò
per la prima volta il termine haiku. Anche
Shiki è uno pseudonimo e richiama un uccello
che la tradizione nipponica vuole che canti
fino a perdere sangue dalla bocca. Fra i temi
principali della sua produzione poetica
troviamo infatti la “malattia” (il poeta era
malato di tisi). A Shiki si deve il merito di aver
riportato in auge, dopo un periodo di
decadimento a seguito della morte di Issa,
questa forma letteraria, rompendo in parte
con la tradizione e le tematiche dei suoi
predecessori. In realtà, egli continuerà ad
utilizzare la rigida regola delle 5-7-5 sillabe
mostrando ancora un certo legame con il
passato.
Salvatore Quasimodo, Umberto Saba e in
particolare Giuseppe Ungaretti.
Gli haikai costituiscono dunque una poesia
semplice, diretta e istintiva; fatta per lo più di
immagini, in cui la natura diviene spesso un
pretesto per riflettere, per esternare uno stato
d'animo o un pensiero. Sono componimenti
magici, intensi, che lasciano il segno
nell’animo.
Lo haiku può anche essere considerato
manifesto letterario della cultura giapponese
ed espressione di una particolare sensibilità
poetica capace di donare, in poche righe, una
visione della natura, della realtà circostante,
del tutto personale e unica.
Kano momo ga
Nagare kuru ka yo
Haru-gasumi
Mi recherà qui una pesca
il fluire del ruscello?
Brume di primavera
(Kobayashi Issa)
Gli haikai sono tuttora molto diffusi in
Giappone e intorno a questo genere letterario
si sono sviluppati circoli, associazioni,
concorsi e rubriche che hanno conquistato
anche l'Occidente. Questo particolare tipo di
poesia ha influenzato anche la cultura poetica
italiana di autori quali Gabriele D’Annunzio,
27
Articolo21
21
A21MUSICA
LA STORIA DEL
ROCK: I ‘70
di ALESSIO BOIARDI
Gli anni '70 videro la maturazione dei movimenti intellettualmente indipendentisti che
avevano caratterizzato l'era psichedelica e si
ritrovarono a fare i conti con i gruppi che
emergevano da quel periodo, accostandovi
spesso commistioni di generi derivanti da chitarre sempre più distorte e chitarristi sempre
più frustrati dalla piega che aveva preso la
società, finché quest'evoluzione non portò,
molto più tardi, all'hard-rock, al punk e al metal.
Sarebbe impossibile non citare i grandi fautori del movimento psichedelico, primi tra tutti i
Pink Floyd, i quali, sebbene avessero avuto
origine sul finire degli anni '60, raggiunsero la
loro massima espressione proprio nel decennio seguente. Intanto il distacco definitivo di
Syd Barrett dal gruppo lo portò alla formulazione di uno stile personale, da cui nacquero
due albums ("The Madcap Laughs" e "Barrett") caratterizzati da un sound giocoso e
fiabesco, ancora appartenente alla generazione precedente, ma pregno di innovazioni stilistiche che presagivano l'Acid e il Fusion, accompagnate da un canto malinconico e distaccato, segno dell'ormai deperita sanità
mentale di Barrett a causa dell'abuso di droghe.
Il vortice di acidi che aveva avvolto una generazione ebbe forti conseguenze anche sulla
musica degli Hawkwind, spesso considerati
come anello mancante tra la cultura hippie e
quella punk che, pur riscuotendo un successo
commerciale moderato, si imposero soprattutto nella scena underground inglese per il
loro forte uso di elettronica (non dimentichiamoci che gli anni '70 videro la nascita dei
primi sintetizzatori e i preludi dell'elettronica
moderna in figure come Il Guardiano del Faro
e i Goblin) e la particolare sonorità allucinata
e delirante che si ispirava a racconti di fanta-
28
scienza e gli valse il nome di fondatori del
genere Space-Rock.
Di fatto, mentre le visioni lisergiche degli Hawkwind e le loro chitarre distorte spianavano
la strada per generi più pesanti, altri gruppi
cavalcarono l'onda del neonato Space-Rock
come gli italiani Rockets, che grazie ad un
approccio più pop e accessibile riuscirono a
sfornare successi come "Galactica" e "On The
Road Again". Anche se forse presero un po'
troppo alla lettera la parte "Space" del genere, considerando che si presentavano sul palco completamente rasati, con la pelle ricoperta di vernice argentata e costumi in cartone
altrettanto strampalati.
Mentre da un lato l'elettronica contaminava
sempre più nel profondo i generi già esistenti,
dall'altra parte veniva formandosi una controcultura oscura e misteriosa, fitta di strane personalità dai vestiti neri e dai testi tetri ed esoterici, che abbassava di qualche tacca il pesetto del metronomo ed alzava il volume degli
amplificatori. Stava nascendo il Metal!
Semplicemente nominando questo genere ai
suoi albori non possono che venirci in mente i
Black Sabbath, che grazie al loro carismatico
quanto inquietante leader Ozzy Osbourne
hanno definito lo standard di un genere che
ha subito enormi evoluzioni negli anni.
Articolo21
21
Infatti i Sabbath apportarono innovazioni che
finirono per diventare stereotipi, racchiuse in
tracce quali "Paranoid" e "Iron Man": innanzitutto accordando le chitarre un tono e mezzo
più basse crearono un suono praticamente
mai sentito prima, più scuro e coerente con il
canto grottesco di Ozzy, che si accompagnò
all'uso di accordi con intervallo tritono che
già nel Medioevo era stato definito "Diabolus
In Musica" (definizione che darà il titolo a un
album degli Slayer) ed il cui utilizzo in esibizioni musicali era vietato da parte della Chiesa per le sue tonalità dissonanti e "demoniache".
Queste e altre caratteristiche del gruppo contribuirono alla nascita del mito del Satanismo
nel Metal, che si trascina dietro tutt'oggi. Celebre è la storia secondo cui Osbourne, durante un concerto, avesse raccolto un pipistrello che era stato lanciato sul palco e gli
avesse staccato la testa con un morso. In verità il cantante credeva che si trattasse di un
giocattolo e rimase sconvolto a sua volta
quando si rese conto che era un animale vero.
A metà tra gli intripponi acidomani e i satanisti assetati di sangue si collocano una serie di
gruppi la cui notorietà è pressoché universale,
forse proprio grazie al modo in cui si tennero
lontani dagli estremi e rimasero più fedeli al
Rock Classico, maggiormente acustico e concreto dello Space-Rock ma anche più melodico e leggero rispetto al Metal.
Tra questi annoveriamo i Led Zeppelin, che si
contraddistinsero per le capacità tecniche del
chitarrista Jimmy Page e le contaminazioni
Folk; infatti frequente era l'uso dell'armonica
nei brani e gli accordi in settima conferivano
a molte loro canzoni quell'accento malinconico tipico del Blues. Immancabile nell'elenco di
ascolti di qualsiasi buon conoscitore della
musica Rock è infatti il loro clamoroso successo "Stairway To Heaven".
Similmente rinomati anche se leggermente
più sporchi nello stile sono i Deep Purple, che
con il ritmo incalzante di "Smoke On The Water" si guadagnarano un posto di riservo nella
storia della musica. Per quanto pure loro non
scherzassero in materia di sostanze stupefacenti, al loro impatto sonoro era unita una
grande abilità esecutiva, specialmente del
batterista Ian Paice; e non mancarono di spaziare tra numerosi sottogeneri come si addice
a qualsiasi band degna del proprio nome. Da
notare che vennero inseriti nel Guinness
World Record come "Band più rumorosa di
sempre" in seguito ad un concerto al Rainbow Theatre di Londra durante il quale 3
spettatori svenirono per l'esagerazione dei
117 dB raggiunti.
Quando la scena britannica era dominata da
tre punte di diamante che scuotevano i giovani con i loro ritmi selvaggi e influenze mai
sentite prima, quando gli astri sembravano
coincidere perfettamente per permettere la
nascita dell'Heavy-Metal e dei generi affini
del decennio successivo, sarebbe stato impensabile affermare che potesse esistere della
buona musica al di fuori della Gran Bretagna...
Invece meritano una menzione a parte i Lynyrd Skynyrd (Pronunciato "Lenerd Skinerd"
più o meno), una band tutta Americana che si
può fregiare del titolo di pionieri del Southern
Rock.
Formatosi a Jacksonville, in Florida, questo
gruppo guadagnò ben presto ampia notorietà grazie alla capacità di abbracciare ed incarnare alla perfezione gli ideali americani di fratellanza e libertà tanto cari agli abitanti meridionali della nazione. Ne sono una prova
"Sweet Home Alabama" e "Free Bird", che oltre a fare appello ai sentimenti patriottistici
dispongono di un arsenale tecnico impressionante, esibito magistralmente nei loro assoli
di chitarra.
Benché gli esperti identificarono subito le
grandi potenzialità degli Skynyrd e ne predissero l'illustre futuro, purtroppo questo grup-
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po sembrò essere colpito da una maledizione
in quanto un incidente aereo causò la morte
di 3 componenti e la paralisi di un quarto,
troncando sul nascere queste promesse del
Rock Americano.
Completamente esenti da qualsiasi classificazione di genere sono invece i Queen, storica
formazione, anche questa inglese, che misero
a frutto l'eccentricità del leader e cantante
Freddie Mercury e l'esecuzione chiara e pulita
del chitarrista Brian May per dare vita a una
forma di Rock che venne definita "Art Rock"
in quanto spaziava tra numerosissimi generi
anche nella limitatezza del singolo brano (si
prenda ad esempio "Bohemian Rhapsody") e
si proponeva di essere originale e drammaticamente teatrale in ogni esibizione.
Per concludere questo excursus su quello che
è stato sicuramente il decennio più importante nell'ambito della storia della musica moderna, bisogna allontanarsi un po' dal rock e
dalla pesantezza delle chitarre distorte per ritornare a quell'elettronica che, come abbiamo
detto all'inizio, si stava insinuando nella vita
di tutti i giorni e di conseguenza anche nell'espressione musicale.
Infatti negli anni '70 vide la celebrità una figura dal nome enigmatico ed evocativo: Il
Guardiano del Faro.
Questo autore, il cui vero nome è Federico
Monti Arduini, è senza dubbio colui a cui
dobbiamo la nascita di tutti i generi elettronici che esistono adesso, dalla Techno alla Dubstep.
Il suo uso del nuovissimo "MOOG" portò i
suoni sintetici nelle case di tutti e costituì il
punto di svolta da cui in seguito si svilupparono altri precursori della musica odierna
(Depeche Mode, Pet Shop Boys, Eurythmics e
30
Tears For Fears). Il suo brano più famoso è
probabilmente "Popcorn", che fu ripreso
spesso nelle sigle e negli spot commerciali.
Altro gruppo molto influente sulla scena elettronica furono i Goblin, anch'essi italiani, che
si distinsero in particolare per aver composto
numerose colonne sonore dei film di Dario
Argento come "Profondo Rosso" e "Suspiria".
Caratterizzati da sonorità disturbanti ed elettronica cupa e pesante, in opposizione al sintetizzatore armonioso e acuto de Il Guardiano
del Faro, anche loro svolsero un ruolo importante nella definizione di un genere che iniziava a prendere piede e che divenne il mainstream di un periodo molto particolare e controverso, spesso criticato, della storia della
musica... Gli anni '80.
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A21MUSICA
UNA MASCHERA
PER LA VERITÀ
di LAURA ORDONEZ VALVERDE
“Chi è Mezzosangue?”
Mi trovo in difficoltà a rispondere a questa
domanda alle volte. Sono portata a definirlo
come un ideale, ma è effettivamente un rapper; un rapper sì, ma con la sola particolarità
che non si sa chi sia, poiché non ha mai mostrato la sua faccia, che è coperta da un passamontagna.
Questo fatto si potrebbe mal interpretare
come una "figura costruita" per attirare attenzione: è proprio ciò che non vuole fare. Precedentemente ho definito Mezzosangue come un ideale, così come lo è "V" nel fumetto
"V for Vendetta", nella storia del quale non si
conosce l'identità di V e solo nella conclusione ci si rende conto che egli non è altro che
ciò che lo rappresenta, ovvero il suo Ideale.
Come lo stesso "rapper" afferma quando parla di se stesso, la sua musica "non c'ha faccia,
sto col passamontagna perché sotto c'è /
chiunque abbia un motivo per cantarla...", frase da cui si può intendere che sotto la sua
maschera si trova ognuno di noi.
Il primo album di Mezzosangue è stato Black
Block, che è in realtà una raccolta di tre pezzi
andatasi poi a terminare nel suo secondo album, Musica Cicatrene, uscito il 12 novembre
2012. Con questo disco ha acquistato popolarità ed ha ottenuto collaborazioni successive
con i noti rapper Salmo, nel suo disco d'oro
Midnite, e Mecna, nel singolo Sul serio.
Il 23 gennaio 2015 è uscito, dopo una lunga
attesa e vari problemi, il disco Soul of a Supertramp, di cui erano già usciti vari singoli che
lasciavano intendere il contenuto dell'album:
il caos e l'armonia propri dell'uomo e del nostro mondo. Infatti, a differenza di Musica Cicatrene, album che parlava soprattutto di politica e della società moderna, criticandola,
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questo album scava nell'anima umana al fine
di trovare una via di fuga a ciò che di sbagliato c'è in questo mondo. Il suo album, studiato
nei minimi dettagli, inizia con il pezzo Armonia & Caos e termina con Verità, passando
quindi da una situazione caotica fino ad un
totale pessimismo, in particolare nelle tracce
Diventa quello che sei, Circus e Nichilismo, che
sfocia nel raggiungimento della verità (o forse
no?). Traspare dai testi la lotta di Mezzosangue contro la superficialità con cui la maggior
parte delle persone guarda la realtà e a causa
della quale coloro che cercano di emergere
vengono soppressi dagli altri: "pare sempre
più normale andare sempre più a fondo, chi
sta a galla è superficiale, chi non è vuoto va a
fondo". Si può quindi capire come egli sia sfiducioso nel genere umano: nel secondo album era arrivato a citare Hobbes ("Homo
homini lupus") e ora afferma che, nonostante
sia vano dirlo, non bisogna credere in nessuno, ma diventare ciò che si è.
La sua musica vuole quindi essere un barlume
di speranza, una verità, un sentimento che
può salvare dal nulla tutti coloro che condividono la sua musica e si sentono parte della
sua idea. Con questa breve e poco approfondita recensione del contenuto del suo disco,
vorrei invitare tutti voi ad ascoltarlo e ne approfitto per dire che il 22 gennaio 2015 Mezzosangue torna a Roma all'Orion di Ciampino
(dopo il sold out del 28 febbraio a CSOA la
Strada per chiudere il tour del suo terzo album).
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A21SPORT
LA LEGGENDA
DEGLI ALL BLACKS
di VALERIO SILONI
La Nuova Zelanda è nuovamente campione
del mondo!
sconfitto, in semifinale, con fatica, il Sudafrica
per 20-18.
I cosiddetti "All Blacks" hanno vinto l'ottava
edizione della Coppa del Mondo di rugby,
andata in scena in Inghilterra, superando in
finale l'Australia, con il punteggio di 34-17.
Che questa finale sia diversa da tutte le altre
lo si capisce già dal modo in cui i neozelandesi praticano l’Haka: danza tradizionale Maori
che i giocatori eseguono prima di ogni incontro e con cui aprono la gara.
Un mondiale che ha un profumo diverso rispetto a tutti gli altri: la nazionale neozelandese infatti, con questa vittoria, è entrata nella storia come prima squadra a vincere per tre
volte la World Cup di rugby e a vincerla due
volte consecutivamente.
Le due squadre che il 31 ottobre sono scese
sul leggendario campo di Twickenham, per
giocarsi la finale, sono sicuramente quelle che
più di tutte, in questi anni, hanno dimostrato
di meritarsi la possibilità di portare a casa il
trofeo. Infatti, anche se questa è stata la prima finale tra Australia e Nuova Zelanda, solo
nel 2007 l'atto conclusivo del Mondiale non
ha visto in campo una delle due. Entrambe
sono state le vincitrici dei rispettivi gironi:
l'Australia è arrivata alla finale dopo aver
sconfitto, ai quarti di finale, di un solo punto e
solo all'ultimo minuto, una Scozia combattiva
e dopo aver superato in semifinale la sorprendente Argentina per 29-15. Gli All Blacks,
invece, accedono alla finale dopo aver massacrato, ai quarti di finale, la nazionale francese
con il punteggio record di 62-13 e dopo aver
Nulla possono gli australiani contro una Nuova Zelanda che corona un incredibile mondiale con una prestazione perfetta. Il vantaggio,
che gli All Blacks non abbandoneranno mai,
arriva grazie ad un calcio piazzato della leggenda Dan Carter, uno dei mediani d'apertura
più forti della storia di questo sport, che
chiuderà questa finale con un punteggio personale di 19 punti. Dopo il pari di Foley, altri
due piazzati di Carter fissano il punteggio sul
9-3. La successiva meta di Milner-Skudder
permette ai neozelandesi di chiudere il primo
tempo saldamente in vantaggio sul punteggio di 16-3.
All'inizio del secondo tempo arriva prima la
meta di Ma'a Nonu, che sembra chiudere in
modo definitivo la gara, e poi la reazione
d'orgoglio australiana che riapre l'incontro
grazie alle mete di Pocock e Kuridrani, portandosi sul 17-21. L'Australia lotta su ogni
palla, su ogni rimessa laterale e in ogni mischia, ma nulla può contro lo strapotere neozelandese, che è una perfetta macchina di offloads, ricicli e placcaggi.
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A spezzare la situazione d'equilibrio non poteva che essere una giocata straordinaria: è
ancora Carter che tira fuori dal nulla un drop
da pazzi da una distanza di oltre 40 metri, che
rimarrà per sempre indelebile nella storia di
questo sport. Neanche la grande difesa australiana, a questo punto, può reggere all'urto
con la potenza e la forza neozelandese. Arriva, così, la meta di Barrett che chiude la gara
e legittima la vittoria.
La Nuova Zelanda chiude un ciclo straordinario, fatto di sole 3 sconfitte in 54 partite negli
ultimi 4 anni, e saluta alcune delle sue bandiere storiche: Conrad Smith, Ma'a Nonu, Dan
Carter, Keven Mealamu, Tony Woodcock e
capitan Richie McCaw, forse il più grande giocatore della storia di questo sport, hanno infatti giocato a Twickenham la loro ultima partita con la maglia degli All Blacks.
In quella che è stata una delle più emozionanti World Cup di sempre, c'è da registrare,
inoltre, l'impresa di Bryan Habana, tre quarti
ala sudafricana, che ha eguagliato il record di
15 realizzazioni di Jonah Lomu come miglior
marcatore di mete della Coppa del Mondo.
Proprio all'ex rugbista neozelandese va l'ultimo pensiero: la leggendaria tre quarti ala de-
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gli All Blacks si è infatti spenta all'età di 40
anni, poche settimane dopo la fine del Mondiale, lasciando nel cuore degli appassionati
un grande vuoto e tanti ricordi indimenticabili, come la storica meta siglata contro l'Inghilterra nel '95, una delle più belle di sempre.
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IL MONDIALE MOTO GP
VISIONI PARALLELE: MONDO INTERO vs ITALIA
di VALERIO SILONI & MATTIA GALLI
Come il mondo ha visto il mondiale
Come l’Italia ha visto il mondiale
Un finale al cardiopalma per uno dei più emozionanti motomondiali di sempre. Il GP di Valencia
chiude una stagione pazzesca, infiammatasi in
modo particolare dopo gli avvenimenti di Sepang.
Il duello più atteso, quello tra Rossi e Marquez, si
è andato surriscaldando durante tutto il corso del
mondiale, anche se alla fine è stato Jorge Lorenzo
ad uscire vincitore.
Prima nel Gran Premio d'Argentina, sul tracciato
Termas di Rio Hondo, dove il "Dottore" dopo una
grande rimonta si era preso il primo posto ai
danni dello spagnolo, che, con una manovra azzardata, aveva provato a riprendersi la testa della
gara, ma senza successo. Poi nel Gran Premio di
Assen l'ennesimo scontro, con Marquez che ha
tentato all'ultima curva dell'ultimo giro di prendere il comando della corsa, provando a passare dove non c'era spazio, andando a contatto con Rossi, che ha comunque mantenuto la prima posizione, tagliando la curva e scatenando le proteste
del catalano.
A questi si è aggiunto anche il duro attacco verbale che Rossi ha rivolto a Marquez al termine del
Gran Premio di Phillip Island, a cui va fatta una
menzione speciale: in quella che è considerata la
più bella ed emozionante gara degli ultimi anni di
MotoGP, visti gli oltre 50 sorpassi, lo spagnolo è
sembrato avere un altro passo rispetto agli altri
corridori fin dall'inizio, ma solo all'ultimo giro ha
bruciato il connazionale Jorge Lorenzo e si è preso il primo posto.
Al Gran Premio di Sepang c'è stata la svolta che
ha cambiato la storia di un mondiale che sembrava già scritto in favore del 46 della Yamaha. Dopo
un aspro e nervoso duello fatto di sorpassi e controsorpassi con Marquez, fuori dalla lotta per il
titolo, ma non per questo deciso a lasciar passare
il rivale, soprattutto dopo le dichiarazioni al veleno che si erano rivolti i due corridori nella settimana che ha preceduto la gara, Rossi manda fuori
pista il 99 della Honda, allargando la gamba, forse
volontariamente, e colpendo il catalano. Nonostante questo, il "Dottore" ha chiuso la gara al terzo posto, dietro a Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo.
Ovviamente, a fine gara, sono stati durissimi gli
attacchi da parte di Marquez, del team Honda e
Che dire... Una vergogna! Ci hanno rovinato un sogno. Pochi di quelli che hanno seguito l'ultima parte
del motomondiale di quest'anno erano veri appassionati, eppure siamo rimasti tutti con l'amaro in
bocca. Quanti, a poche gare dal termine, già pregustavano il dolce sapore della voce di Guido Meda
pronto, sul rettilineo dell'ultimo giro della gara di
Valencia, ad urlare, con la solita sobrietà che lo contraddistingue: "ROSSI C'È! ROSSI C'È!"?
Invece a rovinare tutto ci ha pensato il "bodyguard"
Marc Marquez, giovanissimo talento spagnolo, già
detentore di due titoli mondiali, e arcinemico del pilota italiano Valentino Rossi. Da tempo i due non si
sopportavano, numerosi erano stati i battibecchi, ma
nessuno poteva pronosticare una conclusione del
genere. Per molti italiani il mondiale inizia a due sole
gare dal termine. Rossi ha un vantaggio di ben 11
punti sul suo diretto avversario Jorge Lorenzo e il
decimo motomondiale sembra un’impresa tutt'altro
che impossibile per Vale. Ma Marc, amico, compagno di giochi e scagnozzo di Lorenzo, ha voluto
sconvolgere i piani del nostro campione. A Sepang,
in Malesia, si corre una gara importante per le sorti
della competizione in cui risalta il duello RossiLorenzo. Ma il nazionalista Marquez vuole che il titolo, vinto proprio da lui l'anno precedente, rimanga
nella penisola iberica e decide quindi di fiancheggiare il compagno spagnolo per la gloria e l'onore della
terra natia. Facendo finta di controllare l'usura dei
freni lascia distrattamente passare il connazionale,
bisognoso di vincere per accorciare sul capolista, e
si mette davanti a Rossi, già pronto alla rincorsa su
Lorenzo. Guidando come Vasco Rossi dopo un suo
concerto ad Amsterdam, Marc rallenta irrimediabilmente la corsa del pilota Yamaha che, dopo il
15esimo sorpasso, sbatte fuori pista il pilota della
Honda, il quale, simulando alla Balotelli, si lascia cadere dopo un lieve tocco sulla sua moto da parte di
Valentino. A fine gara succede di tutto: Rossi, arrivato terzo, viene ingiustamente chiamato a rispondere
all'accusa di aver spinto Marquez fuori pista con un
calcio; Lorenzo entra sbraitando nella stanza del
giudice sportivo chiedendo la riduzione dei punti in
classifica per Valentino; Meda si dirige nei box Honda armato di spranga in cerca di vendetta. Alla fine
si arriva alla sfida finale di Valencia con Rossi co-
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anche di Jorge Lorenzo, al campione pesarese, a
cui il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) ha deciso di togliere tre punti sulla patente costringendolo a partite dall'ultimo posto a Valencia.
Le polemiche non sono state poche e si è arrivati
all'attesissimo GP di Valencia con una tensione e
un nervosismo palpabili nell'aria. Si è arrivati così
all'ultima gara della stagione, decisiva per le sorti
del mondiale, con Rossi avanti di soli 7 punti sul
compagno di scuderia Jorge Lorenzo, dopo aver
lentamente sprecato di settimana in settimana un
importante vantaggio.
La griglia di partenza vedeva Lorenzo iniziare dalla pole position, mentre Rossi era chiamato ad
una rimonta storica.
Il "Dottore", con una partenza fortissima, si era
portato dopo 12 giri, al 4o posto con un recupero
incredibile, nonostante questo però, il distacco
dai tre spagnoli al comando era irrecuperabile.
A Rossi così non restava che sperare nei sorpassi
di Marquez e Pedrosa ai danni di Lorenzo.
Tuttavia Pedrosa era molto distante dai primi due
posti e Marquez, sebbene sembrasse andare più
veloce rispetto al connazionale della Yamaha, registrando giri migliori, non aveva, fino a quel
momento, mai attaccato Lorenzo, nonostante le
possibilità non gli fossero mancate.
A pochi giri dalla fine però, Pedrosa ha tirato fuori
tutto il suo orgoglio, recuperando oltre 2 secondi
al duo di testa, sorpassando il compagno di scuderia al primo varco.
Marquez improvvisamente ha così mostrato una
combattività che fino a quel momento sembrava
inesistente e dopo poche curve si è ripreso il 2o
posto, ponendo fine al tentativo di rimonta di Pedrosa e tagliando il traguardo dietro a Lorenzo.
Jorge Lorenzo, dopo aver disputato un grandissimo motomondiale, vince così il suo terzo titolo
nella classe regina. Tanta invece la delusione e la
rabbia di Valentino Rossi, sia per il finale amarissimo sia per l'enorme vantaggio sprecato in classifica, e di tutti gli italiani, appassionati e non.
In quello che è stato il mondiale delle polemiche
sono passati in secondo piano lo storico podio
tutto italiano di Silverstone, firmato RossiPetrucci-Dovizioso, il ritiro di Nicky Hayden dalla
MotoGP, campione con la Honda nel 2006, e il
grande traguardo raggiunto da Dani Pedrosa, che
con il terzo posto nel GP di Valencia ha raggiunto
quota 100 podi in carriera.
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stretto a partire ultimo a causa dell'ennesima decurtazione di punti dalla patente (3 questa volta, 1 nella
gara di Misano, per aver ostacolato Lorenzo durante
le qualifiche) decisa dalla Direzione Gara. Il titolo
sembra un’impresa impossibile per il Dottore, ma
l'Italia ci crede. Ripone le sue speranze in Iannone,
talento italiano nelle scuderie Ducati, il quale, per
amor di patria, ha il dovere morale di eliminare dalla
gara (anche fisicamente, secondo alcune dichiarazioni del fantastico mondo del web) Jorge Lorenzo
per far trionfare Vale. Ma l'hashtag #Iannoneescilo
non sembra comunque aver permesso a Iannone di
comprendere il piano, tanto che dopo due minuti di
gara, pensando probabilmente di dover essere lui
ad uscire, si getta fuori dal circuito distruggendo la
moto. Tutto sembra ormai perduto, ma una Yamaha
con il numero 46 sfreccia tra gli avversari e superandoli uno dopo l'altro, spinto anche dal sostegno del
pubblico, si porta in quarta posizione. I primi tre,
Dani Pedrosa, Marc Marquez e Jorge Lorenzo, hanno però un vantaggio enorme, incolmabile anche
per il Dottore. In queste condizioni Lorenzo deve arrivare terzo affinché Rossi venga eletto campione
del mondo. Pedrosa, dopo aver perso diversi secondi dal duetto di testa, trova nuovo vigore e sul finire
della gara spinge la propria Honda al limite, premendo come un indemoniato sull'acceleratore, recuperando così i due iberici al comando. Tutto il
popolo italiano è con il fiato sospeso e torna a vedere un barlume di speranza. Pedrosa sorpassa come una scheggia Marquez e punta ora Lorenzo.
Siamo tutti in piedi sul divano a gridare il nome di
Pedrosa quando all'improvviso il suo compagno di
squadra appena superato ricorda di avere anche lui
l'acceleratore e riguadagna la posizione facendo da
scudo umano, per i pochi giri rimanenti, a Lorenzo,
che può tranquillamente tornarsene a casa con il titolo di campione del mondo.
Il Dottore è uscito quindi sconfitto quest'anno dopo
un motomondiale spettacolare e pieno di emozioni.
Vanno fatti anche i complimenti all'ottimo Lorenzo,
che con grandi prestazioni non ha sicuramente demeritato questa vittoria. Ci tenevamo però a ricordare a Marquez che nello sport ci sono leggi non
scritte che possono essere infrante sì, ma non senza
conseguenze. Marc, magari non avrai ricevuto penalizzazioni, ma ti invitiamo comunque a farti un
bell'esame di coscienza... Ah, e attenzione a Guidone
Meda!
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A21SPORT
IL TERRORISMO
NELLO SPORT
di MATTIA GALLI
Lo scorso Venerdì 13 novembre Parigi è divenuta un vero e proprio campo di battaglia a
causa dei vari atti terroristici, rivendicati dai
sostenitori dell’ISIS, da cui è stata colpita. Uno
dei luoghi scelti come obiettivo degli attentati
è stato lo Stade De France, palcoscenico della
sfida amichevole Francia-Germania. Non è la
prima volta che il terrorismo cerca di colpire il
mondo dello sport. Il fine è senza dubbio
quello di aumentare la visibilità, colpendo
manifestazioni sportive che ogni volta attraggono un pubblico molto ampio ed eterogeneo formato da persone di tutte le età.
Il primo caso avvenne nel 1972 a Monaco, città scelta come sede delle Olimpiadi per
quell’anno, dove un gruppo di terroristi, appartenenti all’organizzazione palestinese “Settembre Nero”, irruppe negli alloggi degli atleti israeliani uccidendone due e prendendone altri nove come ostaggio. La polizia tedesca cercò di intervenire, ma pur uccidendo
cinque terroristi non poté evitare la morte al
resto degli atleti israeliani.
Nel 1996 è Atlanta a ospitare le Olimpiadi. A
colpire questa volta è un sostenitore del movimento “supremazia bianca”, il quale, per
supportare
una
campagna
contro
l’omosessualità e l’aborto, fece esplodere tra
la folla, durante un concerto gratuito al Centennial Park, una bomba che uccise 2 persone, ferendone 100.
Il 1° maggio 2002, giorno del Clasico tra Real
Madrid e Barcellona, fuori dallo stadio Santiago Bernabeu di Madrid, vennero fatte
esplodere due autobombe, che fortunatamente non provocarono vittime, ma "solo" 20
feriti. Il colpo fu rivendicato dai terroristi baschi dell’Eta che già nel 1997 avevano attaccato la Spagna facendo saltare in aria una
vettura durante il mondiale di ciclismo di San
Sebastian. Sempre nel 2002 la squadra neozelandese di cricket non poté disputare il match
contro il Pakistan a causa di un'autobomba,
posizionata fuori dall’hotel della squadra a
Karachi, che provocò 13 morti.
Più recentemente, nel 2010, in Pakistan, un
kamikaze si gettò con la sua vettura piena di
esplosivo in mezzo al pubblico di una partita
di pallavolo e uccise ben 105 spettatori.
Durante la Coppa D’Africa del 2010, invece, il
pullman con a bordo la nazionale del Togo
venne mitragliato dal Fronte di liberazione
dell’enclave di Cabinda, in lotta con il Congo
(sede della competizione), per l’indipendenza
del territorio. 3 persone vennero uccise. Il 15
aprile del 2013, nel corso della Maratona di
Boston, vennero fatte saltare nei pressi del
traguardo due bombe, piazzate da due fratelli
ceceni, che provocarono la morte di 3 persone tra cui un bambino di soli 8 anni.
L’attentato di Parigi è dunque uno di una
lunga serie di atti terroristici volti a colpire il
mondo dello sport. L’obiettivo dei terroristi
(per fortuna non andato a buon fine) era
quello di entrare nello stadio della capitale
francese pieno di bambini accorsi con le proprie famiglie a tifare la propria nazionale. In
una serata che doveva essere di gioia e divertimento, il rumore dell’esplosione sarà l’unico
ricordo che rimarrà indelebile nella memoria
di coloro che erano presenti sugli spalti. Nonostante questi continui attacchi lo sport non
si è mai fermato e mai lo farà. La realtà è che
questo fa parte della nostra vita, per chi più e
per chi meno, e permettere a questi criminali
di allontanarci da esso sarebbe una sconfitta
ai danni della nostra libertà, in una lotta al
terrorismo che non siamo disposti a perdere.
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Articolo21
SOFIA ARCIERO & A. EMANUELE CASUCCI
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Articolo21 n.7 – Dicembre 2015
Redazione Claudiu Ivan (responsabile), Sofia Arciero, Alessio Boiardi, Aurora Carbone, Elisa Carfora,
Silvia Cascegna, A. Emanuele Casucci, Mattia Galli, Serena Malerba, Francesco
Valverde, Aurora Pace, Marco Perulli, Michael Schiebler, Valerio Siloni.
Impaginazione e grafica Claudiu Ivan.
Copertina Claudiu Ivan, la frase in copertina è di Albert Einstein.
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Marsella, Laura Ordonez