Olio “dop” da intenditori - Città Metropolitana di Catania

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Olio “dop” da intenditori - Città Metropolitana di Catania
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AGRICOLTURA
Olio “dop” da intenditori
ucco d’oliva. Denso o leggero,
piccante o fruttato, verde o dorato: la scelta dell’olio sta diventando impegnativa come quella
del vino. Una cosa da intenditori. Produrlo è una delle più grandi soddisfazioni
che riservi la terra. La quantità non importa. Basta
solo qualche bottiglia di questo nettare profumato per sentirsi gli eredi di una tradizione millenaria, nata nella culla della civiltà occidentale, il bacino del Mediterraneo e l’Asia Minore. E’ un olivo,
non a caso, una delle tre piante che da oltre due
millenni fanno mostra di se all’ingresso del Foro
romano: insieme alla vite e al fico, l’olivo era per
gli antichi un simbolo di vita.
L’olio, insomma, ci trasmette con forza una
sensazione di continuità con un passato da non
perdere, ma allo stesso tempo rappresenta una
delle più grandi sfide per l’agricoltura italiana del
futuro, che supera, anche in termini di mercato,
moltissimi altri prodotti del nostro Paese.
Il territorio della provincia di Catania, con i
suoi tredicimila ettari di superficie coltivata ad
olivi, ha tutte le carte in regola per essere annoverato fra le più importanti aree produttive d’Italia.
Per questo l’Apo (Associazione produttori
olivicoli) con il contributo della Provincia regionale di Catania, la Regione Siciliana e il ministero per
le Politiche agricole e forestali, oltre che con la collaborazione dei comuni di Caltagirone, Biancavilla
e Bronte, hanno voluto dedicare un’importante
rassegna, “I sentieri dell’olio novello”, che è stata
occasione d’approfondimento colturale e culturale con degustazioni, visite guidate e dibattiti alla
riscoperta dell’inestimabile patrimonio di tradizioni, sapori e profumi, storicamente legati agli olivi,
al loro prodotto e all’economia agricola delle
popolazioni del nostro territorio.
S
Una salutare
spremuta
d’oliva è
l’elemento
irrinunciabile
di una sana
dieta alimentare. Ed ora
è arrivato
il riconoscimento “dop”
“In Sicilia – spiega Giosuè Catania presidente dell’Apo – le aziende olivicole sono aumentate del 16,6 % rispetto al 1990, arrivando a toccare le 200 mila unità. Si tratta di aziende, per lo
più a conduzione diretta, che utilizzano le migliori tecniche di produzione per puntare con decisione sulla qualità. Il loro successo è attestato
dalla conquista delle certificazioni Dop
(Denominazione di origine protetta) che è il massimo riconoscimento attribuito dall’Unione
Europea.
Grazie anche alle istituzioni che stanno
investendo con rinnovato impegno sull’olivicoltura come ci ha spiegato l’assessore regionale
all’Agricoltura e foreste Giuseppe Castiglione che
ha aggiunto: “ Per troppo tempo il nostro prodotto è stato ingiustamente mortificato dal confronto con altre realtà olivicole italiane. Ora il trend è
cambiato e da qualche anno a questa, con un’intelligente politica di marketing, il nostro olio si sta
affermando con forza sui mercati”.
Le ragioni di questa rinnovata competitività
sono numerose. In primo luogo c’è la scommessa sulle produzioni di qualità, trattandosi di un
condimento indispensabile, l’olio è usato dai consumatori di tutte le età. In secondo luogo gli
aspetti salutari, il valore nutrizionale dell’olio
extravergine d’oliva ed i benefici che apporta alla
salute sono stati ampiamente dimostrati da
numerose ricerche scientifiche. In terzo luogo, per
ragioni di clima, di modo di coltivazione e lavorazione il nostro olio può considerarsi a ragion
veduta tra i migliori del mondo.
La rassegna “I sentieri dell’olio novello”, ha
messo, fra l’altro, in evidenza le notevoli trasformazioni che nei secoli sono avvenute nella coltivazione e nella lavorazione delle olive, migliorandone le caratteristiche organolettiche.
“Nelle aziende del Calatino e dell’Etna –
dice il presidente della Provincia Nello Musumeci
– l’unione sapiente della manualità con le tecnologie più avanzate diventa fondamentale per offrire un prodotto in grado di competere con un mercato che da tempo ha accettato la sfida della globalizzazione. Alle giovani generazioni è dedicato
il nostro impegno, perché l’olio prodotto nelle
nostre terre possa diventare il ricco capitale del
futuro”.
Salvo Reitano
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La patacò fa poker
iccole sagre crescono. Da singolo evento sperduto nel cartellone dicembrino, la Sagra
della patacò di Licodia Eubea,
giunta quest’anno all’undicesima edizione, è stata "promossa" a cartellone
di eventi, coprendo tre domeniche più il giorno dell’Epifania. Organizzato dal Comune di
Licodia in collaborazione con Provincia regionale di Catania e Azienda provinciale turismo,
l’evento parte dalla valorizzazione di un prodotto simbolo dell’umile e orgogliosa cultura
contadina: la patacò, soprannominata "polenta dei poveri". Si tratta di una farina ricavata
dalla macina della cicerchia (Lathyrus sativus,
un legume particolarmente ricco di calcio e
fosforo), che si unisce ad altri ingredienti per
varie ricette gustose, sapori che i nostri palati
stavano per dimenticare.
"Le due principali risorse di Licodia –
afferma il sindaco Nunzio Li Rosi – sono l’agricoltura e il turismo. E lo spirito che ha animato l’organizzazione di questa sagra della
patacò rappresenta il nostro approccio alla
valorizzazione delle migliori risorse di casa
nostra. Non ci dobbiamo più accontentare di
piccole manifestazioni poco più che paesane,
ma attrarre un turismo di target medio-alto,
grazie anche all’inserimento delle bellezze
architettoniche e paesaggistiche di Licodia in
un complessivo itinerario turistico. Devo dire
che in questo nostro sforzo abbiamo trovato
nella Provincia regionale e nel presidente Nello
Musumeci degli alleati fedeli: la valorizzazione
del lago Dirillo in funzione naturalistico-sportiva e l’ambizioso progetto di ricostruire una
vecchia colonia greca nell’area del “Vaito” ne
rappresentano la dimostrazione più evidente".
"Ci siamo voluti spendere – aggiunge il
vicesindaco Emilia Leopardi – in un’ottica di
valorizzazione turistica e di recupero delle tradizioni. Avere progettato la sagra in più giorni
mira ad un riscontro promozionale ed economico, grazie anche al significativo coinvolgimento delle associazioni culturali e sportive di
Licodia".
E gli aficionados delle tradizioni gastronomiche (e non solo) hanno risposto in
massa. Migliaia di presenze nei quattro appuntamenti, sapientemente diversificati pur mantenendo la stessa semplice impostazione di
P
La sagra di
Licodia Eubea
è cresciuta
costantemente e la “polenta dei poveri”
è diventato il
piatto tipico
per un intero
mese
base: stand di prodotti tipici locali e degustazione della patacò calda con broccoli, pane
casereccio e vino locale, grazie anche alla collaborazione dell’Alberghiero "Falcone" di
Giarre. Ma c’è stato spazio anche per l’intrattenimento musicale ("Musica d’Insieme", un
programma di musica, arte e spettacolo a cura
del comprensivo "Fermi" di Licodia), per un
omaggio natalizio (musici e zampognari) e per
un concorso fotografico. Gran finale il 6 gennaio: corteo storico con la baronessa Aldonza
Santa Pau a Palazzo Mugnos, musica e artisti
di strada, patacò in tutte le salse, "legumata
doc" (cicerchia, fagioli di Santa Pau, ceci alla
Buriana, lenticchie dei Cappuccini) e poi ancora cuddiruni, purpitte, sfinci e pastieri di spinaci. Roba da mozzare il fiato anche ai più
allenati buongustai.
Mario Barresi
Che buona la cuccìa!
La riscoperta di antiche tradizioni ed antichi sapori, di
questi tempi, sembra dilagare. A San Michele di Ganzaria si è
celebrata una “vecchia” pietanza: la Cuccia. In occasione dell’ottava sagra, assieme alla degustazione della Cuccìa, i visitatori hanno avuto modo di intrattenersi tra gli stand ed assistere a spettacoli d’animazione. La Cuccìa è una minestra a
base di grano d’origine araba della quale, sino ad oggi, gli abitanti di San Michele di Ganzaria hanno gelosamente conservato la ricetta.
La manifestazione è stata cofinanziate dalla Provincia
regionale di Catania tramite l’assessorato all’Agricoltura.
“Non poteva certo mancare il nostro sostegno – ha
dichiarato Ignazio Gambino, assessore provinciale
all’Agricoltura, al centro nella foto mentre visita uno stand –
iniziative come queste, oltre a valorizzare i prodotti tipici,
fanno sì che le nuove generazioni conoscano alcune di quelle
antichissime tradizioni che altrimenti andrebbero dimenticate.
L’Amministrazione Musumeci è sempre stata attenta a tutto
questo”.