Olio “dop” da intenditori - Città Metropolitana di Catania
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Olio “dop” da intenditori - Città Metropolitana di Catania
34 AGRICOLTURA Olio “dop” da intenditori ucco d’oliva. Denso o leggero, piccante o fruttato, verde o dorato: la scelta dell’olio sta diventando impegnativa come quella del vino. Una cosa da intenditori. Produrlo è una delle più grandi soddisfazioni che riservi la terra. La quantità non importa. Basta solo qualche bottiglia di questo nettare profumato per sentirsi gli eredi di una tradizione millenaria, nata nella culla della civiltà occidentale, il bacino del Mediterraneo e l’Asia Minore. E’ un olivo, non a caso, una delle tre piante che da oltre due millenni fanno mostra di se all’ingresso del Foro romano: insieme alla vite e al fico, l’olivo era per gli antichi un simbolo di vita. L’olio, insomma, ci trasmette con forza una sensazione di continuità con un passato da non perdere, ma allo stesso tempo rappresenta una delle più grandi sfide per l’agricoltura italiana del futuro, che supera, anche in termini di mercato, moltissimi altri prodotti del nostro Paese. Il territorio della provincia di Catania, con i suoi tredicimila ettari di superficie coltivata ad olivi, ha tutte le carte in regola per essere annoverato fra le più importanti aree produttive d’Italia. Per questo l’Apo (Associazione produttori olivicoli) con il contributo della Provincia regionale di Catania, la Regione Siciliana e il ministero per le Politiche agricole e forestali, oltre che con la collaborazione dei comuni di Caltagirone, Biancavilla e Bronte, hanno voluto dedicare un’importante rassegna, “I sentieri dell’olio novello”, che è stata occasione d’approfondimento colturale e culturale con degustazioni, visite guidate e dibattiti alla riscoperta dell’inestimabile patrimonio di tradizioni, sapori e profumi, storicamente legati agli olivi, al loro prodotto e all’economia agricola delle popolazioni del nostro territorio. S Una salutare spremuta d’oliva è l’elemento irrinunciabile di una sana dieta alimentare. Ed ora è arrivato il riconoscimento “dop” “In Sicilia – spiega Giosuè Catania presidente dell’Apo – le aziende olivicole sono aumentate del 16,6 % rispetto al 1990, arrivando a toccare le 200 mila unità. Si tratta di aziende, per lo più a conduzione diretta, che utilizzano le migliori tecniche di produzione per puntare con decisione sulla qualità. Il loro successo è attestato dalla conquista delle certificazioni Dop (Denominazione di origine protetta) che è il massimo riconoscimento attribuito dall’Unione Europea. Grazie anche alle istituzioni che stanno investendo con rinnovato impegno sull’olivicoltura come ci ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura e foreste Giuseppe Castiglione che ha aggiunto: “ Per troppo tempo il nostro prodotto è stato ingiustamente mortificato dal confronto con altre realtà olivicole italiane. Ora il trend è cambiato e da qualche anno a questa, con un’intelligente politica di marketing, il nostro olio si sta affermando con forza sui mercati”. Le ragioni di questa rinnovata competitività sono numerose. In primo luogo c’è la scommessa sulle produzioni di qualità, trattandosi di un condimento indispensabile, l’olio è usato dai consumatori di tutte le età. In secondo luogo gli aspetti salutari, il valore nutrizionale dell’olio extravergine d’oliva ed i benefici che apporta alla salute sono stati ampiamente dimostrati da numerose ricerche scientifiche. In terzo luogo, per ragioni di clima, di modo di coltivazione e lavorazione il nostro olio può considerarsi a ragion veduta tra i migliori del mondo. La rassegna “I sentieri dell’olio novello”, ha messo, fra l’altro, in evidenza le notevoli trasformazioni che nei secoli sono avvenute nella coltivazione e nella lavorazione delle olive, migliorandone le caratteristiche organolettiche. “Nelle aziende del Calatino e dell’Etna – dice il presidente della Provincia Nello Musumeci – l’unione sapiente della manualità con le tecnologie più avanzate diventa fondamentale per offrire un prodotto in grado di competere con un mercato che da tempo ha accettato la sfida della globalizzazione. Alle giovani generazioni è dedicato il nostro impegno, perché l’olio prodotto nelle nostre terre possa diventare il ricco capitale del futuro”. Salvo Reitano 35 La patacò fa poker iccole sagre crescono. Da singolo evento sperduto nel cartellone dicembrino, la Sagra della patacò di Licodia Eubea, giunta quest’anno all’undicesima edizione, è stata "promossa" a cartellone di eventi, coprendo tre domeniche più il giorno dell’Epifania. Organizzato dal Comune di Licodia in collaborazione con Provincia regionale di Catania e Azienda provinciale turismo, l’evento parte dalla valorizzazione di un prodotto simbolo dell’umile e orgogliosa cultura contadina: la patacò, soprannominata "polenta dei poveri". Si tratta di una farina ricavata dalla macina della cicerchia (Lathyrus sativus, un legume particolarmente ricco di calcio e fosforo), che si unisce ad altri ingredienti per varie ricette gustose, sapori che i nostri palati stavano per dimenticare. "Le due principali risorse di Licodia – afferma il sindaco Nunzio Li Rosi – sono l’agricoltura e il turismo. E lo spirito che ha animato l’organizzazione di questa sagra della patacò rappresenta il nostro approccio alla valorizzazione delle migliori risorse di casa nostra. Non ci dobbiamo più accontentare di piccole manifestazioni poco più che paesane, ma attrarre un turismo di target medio-alto, grazie anche all’inserimento delle bellezze architettoniche e paesaggistiche di Licodia in un complessivo itinerario turistico. Devo dire che in questo nostro sforzo abbiamo trovato nella Provincia regionale e nel presidente Nello Musumeci degli alleati fedeli: la valorizzazione del lago Dirillo in funzione naturalistico-sportiva e l’ambizioso progetto di ricostruire una vecchia colonia greca nell’area del “Vaito” ne rappresentano la dimostrazione più evidente". "Ci siamo voluti spendere – aggiunge il vicesindaco Emilia Leopardi – in un’ottica di valorizzazione turistica e di recupero delle tradizioni. Avere progettato la sagra in più giorni mira ad un riscontro promozionale ed economico, grazie anche al significativo coinvolgimento delle associazioni culturali e sportive di Licodia". E gli aficionados delle tradizioni gastronomiche (e non solo) hanno risposto in massa. Migliaia di presenze nei quattro appuntamenti, sapientemente diversificati pur mantenendo la stessa semplice impostazione di P La sagra di Licodia Eubea è cresciuta costantemente e la “polenta dei poveri” è diventato il piatto tipico per un intero mese base: stand di prodotti tipici locali e degustazione della patacò calda con broccoli, pane casereccio e vino locale, grazie anche alla collaborazione dell’Alberghiero "Falcone" di Giarre. Ma c’è stato spazio anche per l’intrattenimento musicale ("Musica d’Insieme", un programma di musica, arte e spettacolo a cura del comprensivo "Fermi" di Licodia), per un omaggio natalizio (musici e zampognari) e per un concorso fotografico. Gran finale il 6 gennaio: corteo storico con la baronessa Aldonza Santa Pau a Palazzo Mugnos, musica e artisti di strada, patacò in tutte le salse, "legumata doc" (cicerchia, fagioli di Santa Pau, ceci alla Buriana, lenticchie dei Cappuccini) e poi ancora cuddiruni, purpitte, sfinci e pastieri di spinaci. Roba da mozzare il fiato anche ai più allenati buongustai. Mario Barresi Che buona la cuccìa! La riscoperta di antiche tradizioni ed antichi sapori, di questi tempi, sembra dilagare. A San Michele di Ganzaria si è celebrata una “vecchia” pietanza: la Cuccia. In occasione dell’ottava sagra, assieme alla degustazione della Cuccìa, i visitatori hanno avuto modo di intrattenersi tra gli stand ed assistere a spettacoli d’animazione. La Cuccìa è una minestra a base di grano d’origine araba della quale, sino ad oggi, gli abitanti di San Michele di Ganzaria hanno gelosamente conservato la ricetta. La manifestazione è stata cofinanziate dalla Provincia regionale di Catania tramite l’assessorato all’Agricoltura. “Non poteva certo mancare il nostro sostegno – ha dichiarato Ignazio Gambino, assessore provinciale all’Agricoltura, al centro nella foto mentre visita uno stand – iniziative come queste, oltre a valorizzare i prodotti tipici, fanno sì che le nuove generazioni conoscano alcune di quelle antichissime tradizioni che altrimenti andrebbero dimenticate. L’Amministrazione Musumeci è sempre stata attenta a tutto questo”.