sotto il segno di carlo magno
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sotto il segno di carlo magno
2012 Istituto di studi politici “Renato Branzi” Francesco Butini SOTTO IL SEGNO DI CARLO MAGNO Helmut Kohl e Angela Merkel. La Germania europea e l'Europa tedesca. Nel segno di quell'Europa cristiana e carolingia che gli italiani dovrebbero ricordare. 2 Sotto il segno di Carlo Magno Konrad Adenauer nasce nel 1876 a Colonia, sulla valle del Reno. La valle del confine tra Francia e Germania, la valle delle sanguinose guerre tra europei. Sono passati 6 anni dalla guerra tra la Prussia e la Francia di Napoleone III. Appena 6 anni da quando i generali prussiani hanno brindato alla loro travolgente vittoria militare. E' la Germania del cancelliere Otto von Bismarck, Primo ministro di quella Confederazione Germanica del Nord che, guidata dal Re di Prussia alla vittoria contro la Francia nel 1870, si trasforma nel 1871 nell'Impero tedesco. Nasce così il Secondo Reich. Lo sviluppo industriale e la potenza militare stanno rapidamente trasformando la Germania in uno dei grandi protagonisti del continente europeo. Ci sono simboli che i fatti storici consegnano alle emozioni e alle coscienze dei popoli. L'Impero tedesco nasce con la disfatta francese: Guglielmo I, Re di Prussia e guida della Confederazione Germanica del Nord, viene incoronato Imperatore tedesco nel 1871 a Versailles, in Francia, nella città che era stata residenza dei Re di Francia, la città che ospitava la reggia che voleva essere la più bella e splendente d'Europa. Versailles, la reggia del Re Sole. La Germania diventa unita e imperiale con il ferro e con il fuoco con una incoronazione fatta a Versailles, all'estero, nemmeno a casa sua. La Germania si fa Impero in terra francese. E poi la Grande Guerra, la guerra di trincea, l'uso delle armi chimiche nel cuore dell'Europa, la fine traumatica dei grandi imperi continentali (russo, austriaco, e tedesco), le dure condizioni per le riparazioni di guerra imposte alla Germania nel Trattato di pace (firmato proprio a Versailles dove la Germania si era fatta Impero), la nascita della Repubblica di Weimar... Helmut Kohl nasce nel 1930 a Ludwigshafen, un borgo della Renania Palatinato vicino a Mannheim, a sud di Colonia. Sempre sulla valle del Reno, la valle delle guerre tra europei. La Repubblica di Weimar è in preda alle sue convulsioni finali. L'anno precedente era scoppiata la Grande Depressione a causa del crollo della Borsa di New York. Tre anni dopo, nel 1933, il Presidente della Repubblica tedesca Paul von Hindenburg avrebbe consegnato il cancellierato a Adolf Hitler. Nasce così il Terzo Reich. E poi il nazismo, l'Olocausto, la Seconda Guerra Mondiale, la devastazione dell'Europa, l'emergere delle due nuove superpotenze (Stati Uniti ed Unione Sovietica), la divisione della Germania in due, la divisione della città di Berlino in quattro, la cortina di ferro... Angela Merkel nasce nel 1954 ad Amburgo, la città anseatica a forte radicamento di sinistra, e si trasferisce nella Germania Est vicino a Berlino a seguito delle attività del padre, un pastore luterano. Studia, vive, lavora nella Germania comunista fino alla caduta del Muro di Berlino. Sotto il segno di Carlo Magno 3 Angela Merkel nasce quando cancelliere della Repubblica Federale Tedesca (la Germania Ovest) è Konrad Adenauer. Vede cadere il Muro di Berlino quando cancelliere della Germania Ovest è Helmut Kohl. Ma soprattutto vede la riunificazione della Germania sotto la guida di Helmut Kohl. La prima riunificazione della Germania avvenuta nella storia senza sangue e senza guerra. Kohl ha riunito la Germania in pace, all'interno e all'esterno. Una Germania europea, e non più un'Europa tedesca, riprendendo la parafrasi dello scrittore Thomas Mann. Konrad Adenauer è il cancelliere della ricostruzione e dell'inserimento tedesco nel consesso dei Paesi democratici dell'Occidente. Helmut Kohl è il cancelliere dell'unità tedesca con il consenso dell'Europa, degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica. Stiamo parlando di due giganti della politica europea. Nell'assordante vacuità contemporanea della nostra politica, stiamo parlando di uomini verso i quali dovremmo nutrire rispetto e gratitudine. Una coppia di maestri dei quali sarebbe opportuno tenere in alta considerazione anche da parte dell'attuale cancelliera Merkel. Il Premio Carlo Magno di Aquisgrana Nel 1949, in una Germania ancora con molte rovine e già divisa tra Est e Ovest, un gruppo di amministratori e cittadini della città tedesca di Aquisgrana decide di istituire un premio internazionale da consegnare ad eminenti personalità che hanno dato significativi contributi all'unità dell'Europa. La prima edizione del Premio sarebbe stata nel 1950. Aquisgrana è l'antica capitale del regno di Carlo Magno. Carlo Magno, il re cristiano del primo Stato unitario dell'Europa dopo le invasioni e le rivoluzioni barbariche. Aquisgrana, che conserva ancora oggi il trono di Carlo Magno. Un trono bianco, che appare nudo per la sua semplicità dentro la cattedrale della città. Il primo italiano ad essere onorato del Premio Carlo Magno è stato Alcide De Gasperi nel 1952. Era appena la terza edizione del Premio, e fu deciso di darlo a lui prima ancora che a Jean Monnet (1953), a Konrad Adenauer (1954) che pure giocava in casa, a Winston Churchill (1956), a Robert Schuman (1958). Questo era il prestigio di cui godeva in Europa e nel mondo l'Italia e la sua guida politica. Stendiamo un velo pietoso sul nostro recente passato. Helmut Kohl fu premiato nel 1988 insieme al presidente della Repubblica francese François Mitterrand: è stato il tributo al ruolo che l'asse francotedesco ha svolto per sostenere e rilanciare le istituzioni comunitarie. Venti anni dopo, nel 2008, è stata la volta di Angela Merkel. Quest'anno, nel 2012, il Premio Carlo Magno è andato al ministro delle Finanze del governo tedesco Wolfgang Schäuble: non è una provocazione, alla luce delle posizioni assunte dal governo tedesco nella crisi della moneta unica e nella gestione del debito pubblico di alcuni Paesi dell'unione monetaria europea. Il premio a Schäuble è un premio alla politica e alle sue necessarie mediazioni: nel dibattito interno alla Germania sulle decisioni da prendere, Schäuble ha rappresentato quell'elemento di sintesi tra i sacerdoti del rigore monetario e i consapevoli della situazione sociale e civile nei Paesi sotto tiro per le loro finanze pubbliche. Se la crisi dell'estate 2012 è stata superata, se la Banca Centrale Europea ha intrapreso un percorso diverso da quello sostenuto dalla Bundesbank, se nuovi spiragli appaiono nella gestione delle emergenze finanziarie in Grecia e in 4 Sotto il segno di Carlo Magno Portogallo, questo si deve anche alla capacità politica di Wolfgang Schäuble, uno degli ultimi uomini vicini ad Helmut Kohl. Nel discorso tenuto il 24 settembre 1952 ad Aquisgrana nella cerimonia di consegna del Premio Carlo Magno, Alcide De Gasperi ricordò che nel processo di riunificazione europea “l'Italia e la Germania in unione con altri governi europei hanno proceduto e procedono a fianco a fianco convinte di servire nel miglior modo possibile anche i loro interessi nazionali”. Parlò della “suggestione di una grande tradizione”, ma anche della tensione di “tutte le nostre volontà verso una grande speranza”. Ricordò quale fosse “l'ammaestramento del turbinoso passato per tutti i popoli europei”: vale a dire che “l'avvenire non si costruisce col diritto della forza, né con lo spirito della conquista, ma con la pazienza del metodo democratico, con lo spirito costruttivo delle intese, nel rispetto della libertà”. Era un messaggio di speranza, contro il cupo pessimismo di un destino senza scampo evocato da De Gasperi con le tragiche parole di un re longobardo morente: “la mano degli avi insanguinati seminò ingiustizia, i padri l'hanno coltivata col sangue ed ormai la terra altra messe non ha”. Per De Gasperi e Adenauer l'Europa unita rappresentava quel mondo nuovo che sovvertiva l'idea di un continente che non può produrre altro che sangue e ingiustizia. Una speranza contro il cupo fatalismo dei barbari. L'Europa carolingia De Gasperi recitò le parole di un re longobardo per esprimere la tragedia inarrestabile di guerre sanguinose. Averlo fatto ad Aquisgrana rimanda la memoria alla conquista che i franchi di Carlo Magno fecero del regno longobardo, in nome dell'affermazione in Europa della cristianità. Di Europa carolingia si parlò nel dopoguerra. Le terre che sono state sotto il dominio di Carlo Magno coincidono in gran parte con i territori dei sei Stati europei che iniziavano il loro processo di integrazione e riunificazione. E' il cuore dell'Europa continentale. E' il segno della pacificazione dopo lunghi anni di terribili guerre. E' il simbolo delle radici cristiane dell'Europa, il collante che tiene insieme la spiritualità dei suoi popoli. L'Europa carolingia è una suggestione storica, una sorta di dimensione ideale dell'unità europea, che ricerca nel suo antico passato quelle architetture politiche e statuali utili per farne una suggestione anche per il mondo contemporaneo. Ma anche le suggestioni oggi riescono ad essere strumentalizzate. In un articolo comparso nel giugno scorso sul Financial Times si è riparlato di Europa carolingia. Più come un ripiegamento dell'attuale Europa a 27 che come una sua evoluzione. Il quotidiano finanziario inglese dice di dare voce a tentazioni che circolano nelle cancellerie europee, tese a ritornare all'Europa carolingia fatta oggi da Francia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e … solo il nord Italia ! E il resto dell'Italia ? Scrive Il Sole 24 Ore del 14 giugno 2012: “Il Financial Times dà ragione a Bossi: Europa unita più piccola e solo con il Nord Italia”. Le opinioni riflesse dal Financial Times sono quelle della finanza nordica, che non sempre coincidono con la politica nordica. Che fino a settembre 2012 i timori (o gli auspici, a seconda di chi li propugna) di una traumatica spaccatura dell'Eurozona erano più che fondati. La divisione tra quelli che potremmo chiamare i Paesi del Nord Euro e quelli del Sud Euro si paventava ovunque (vedi il nostro documento “Alcide De Gasperi, lo spread e la scoperta dell'acqua calda” del 18 agosto 2012). Dalle bianche scogliere di Dover, tutto quello che assomiglia ad una maggiore integrazione del continente al di là della Manica è visto come il Sotto il segno di Carlo Magno 5 fumo negli occhi. E quindi non è chiaro se il richiamo all'Europa carolingia fatto dal Financial Times sia una speranza per una maggiore unità politica 8anche se di una parte più piccola dell'attuale Unione Europea) o una speranze di ulteriore deflagrazione dello spirito unitario europeo. La suggestione carolingia ha un forte carattere unitario. Il richiamo a Carlo Magno dei Padri fondatori dell'Europa post bellica era suggerito da un forte anelito all'unità, non alla divisione. L'asse franco-tedesco Il processo di integrazione europea nel secondo dopoguerra fu intrapreso da tre persone: un francese (Robert Schuman), un tedesco (Konrad Adenauer) e un italiano (Alcide De Gasperi). Il resto, senza offesa per nessuno, era un prestigioso corollario (Olanda, Belgio, Lussemburgo). Dopo qualche decennio gli eredi dell'italiano si sono smarriti, e sono rimasti solo gli eredi degli altri due. Questo è l'asse franco-tedesco, la locomotiva dell'Europa. I grandi percorsi politici sono fatti da intuizioni, da visioni storiche, da concreti programmi politici, ma anche da emozioni suggestive. L'asse franco-tedesco nasce da interessi e da necessità, ma anche da sentimenti nuovi e da emozioni civili. Prima di arrivare alla firma di accordi o trattati, l'allora presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle volle evocare anche emozioni popolari, come fece durante il suo viaggio in Germania esattamente 50 anni fa, dal 4 al 9 settembre 1962, a seguito di un analogo viaggio del cancelliere tedesco Konrad Adenauer in Francia qualche mese prima. E' nell'ultimo giorno del viaggio, il 9 settembre 1962, che De Gaulle, insieme al presidente della Repubblica Federale Tedesca Heinrich Lübke e al presidente del Baden-Württemberg Kurt Georg Kiesinger, parla nel castello di Ludwigsburg ad una folla di giovani tedeschi. De Gaulle parla di “fiamme nei vostri occhi”, di “ardore personale”, di “sforzo collettivo”. Ma soprattutto intende rivolgersi ai “giovani tedeschi, i figli di un grande popolo” che “qualche volta, nel corso della sua storia, ha commesso grandi errori e causato grandi sventure condannabili e condannate. Ma che, d'altra parte, ha cosparso il mondo di ondate feconde di pensiero, di scienza, di arte, di filosofia, ha arricchito l'universo di innumerevoli prodotti della sua invenzione, della sua tecnica e del suo lavoro, ha schierato nelle opere della pace e nelle prove della guerra dei tesori di coraggio, di disciplina, di organizzazione”. De Gaulle colloca l'amicizia e la cooperazione tra Francia e Germania nel quadro ambizioso delle sfide che la storia del tempo presenta all'umanità circa il progresso comune, le sfide morali e sociali di un mondo pericoloso, la civiltà che aiuta o meno miliardi di persone delle regioni sottosviluppate che ancora debbono vincere la fame, la miseria, l'ignoranza. La solidarietà tra francesi e tedeschi è ormai naturale, dice De Gaulle: “bisogna organizzarla. E' là il compito dei Governi”. E' una solidarietà che va fatta vivere “e ciò deve essere innanzitutto l'opera della gioventù”. Quattro mesi dopo, il 22 gennaio 1963, Adenauer e De Gaulle firmarono il Trattato sulla cooperazione franco-tedesca (chiamato il Trattato dell'Eliseo) che risponde a tre obiettivi fondamentali: • • suggellare simbolicamente la riconciliazione franco-tedesca; creare tra i due popoli, e soprattutto tra i giovani, un autentico spirito di amicizia; 6 Sotto il segno di Carlo Magno • favorire così la costruzione dell'Europa unita, che è l'obiettivo dei due popoli. Oltre a prevedere periodici incontri al vertice tra i due governi, il Trattato dell'Eliseo ha generato nel tempo la nascita di strutture permanenti di consultazione e cooperazione tra Francia e Germania. Nel 25° anniversario del Trattato, per esempio, sono stati creati il Consiglio economico e finanziario franco-tedesco (CEFFA), il Consiglio franco-tedesco per l'ambiente (CFAE) e il Consiglio franco-tedesco per la difesa e la sicurezza (CFADS). E' in questo quadro che è stata creata la Brigata franco-tedesca, e che è sorto l'Eurocorps nel 1993. Ma il Trattato dell'Eliseo ha prodotto anche una serie di attività e di scambi tra i due Paesi nel campo giovanile, della cultura, della ricerca, della educazione. Attività e scambi che passano attraverso associazioni, gemellaggi, istituzioni bilaterali. La riconciliazione e la cooperazione tra due nazioni non può essere solo un atto del formalismo diplomatico, ma vive nello scambio e nelle relazioni tra i popoli. In questo ambito possono essere segnalato tre ulteriori iniziative bilaterali che hanno accompagnato le scelte della politica con la vita sociale e civile dei popoli: l'Ufficio franco-tedesco per la gioventù (OFAJ), che ha aiutato lo scambio di circa 7,5 milioni di giovani francesi e tedeschi al fine di approfondire la conoscenza reciproca dei due popoli; la rete televisiva ARTE; l'Università franco-tedesca. Insomma, non si vive solo di moneta unica, spread e marchingegni finanziari. Lo sviluppo delle relazioni franco-tedesche è continuato nel nuovo secolo, cogliendo nel 40° anniversario del Trattato dell'Eliseo il momento simbolico per rafforzarle. Ad esempio, i vertici semestrali tra Francia e Germania previsti dal Trattato dell'Eliseo a livello di capi di Stato e di Governo vengono trasformati in vere e proprie riunioni congiunte dei Consigli dei Ministri dei due Paesi. Inoltre è stata prevista la creazione in entrambi i Paesi di un Segretariato generale per la cooperazione franco-tedesca (SGFA) per coordinare la preparazione e la messa in opera delle decisioni assunte a livello bilaterale e per coordinare l'approccio dei due Paesi nelle sedi europee. Infine nel febbraio 2010, nell'ambito del dodicesimo Consiglio dei Ministri franco-tedesco, viene adottata la cosiddetta Agenda 2020 che fissa obiettivi di crescita per i due Paesi (e quindi per l'intera Europa...). Si è trattato di fissare sei campi di lavoro comune tra Francia e Germania per il decennio 2010-2020, talmente ampi ed esaustivi per il governo della cosa pubblica da apparire una sorta di base comune di governo: 1) economia, finanze e occupazione; 2) energia, clima e biodiversità; 3) crescita, innovazione, ricerca, educazione e insegnamento superiore; 4) politica estera, di difesa e di sicurezza; 5) vicinanza ai cittadini; 6) quadro istituzionale. L'asse franco-tedesco è una cosa seria. Come tutte le vicende della politica, è soggetto alle trasformazioni dei rapporti e alle mutevoli necessità della difesa dei propri interessi nazionali. Ma indietro difficilmente si potrà tornare. L'Agenda 2020 è stata firmata da Nicolas Sarkozy e da Angela Merkel. Le malignità giornalistiche hanno portato a parlare di “Merkozy”, tanta era l'intesa tra i due. Oggi Nicolas Sarkozy non è più all'Eliseo, e Angela Merkel ha le sue preoccupazioni circa la sua permanenza dopo il 2013. Ma i due Paesi difficilmente rinunceranno al loro ruolo nell'Unione Europea e nell'unione monetaria. Sotto il segno di Carlo Magno 7 Helmut Kohl, il gigante buono “La mia visione per l'Europa” ha scritto Helmut Kohl sul quotidiano tedesco Bild nel febbraio 2012 “era e resta quella dei padri fondatori dell'Europa: è la visione dell'Europa unita, ciò che significa la visione di una convivenza sempre più stretta, sempre più insieme e interconnessi nel nostro continente”. Quando parla un gigante della politica europea ci vuole rispetto. Questo rispetto non sempre si ha in politica (e non solo in politica).Kohl, dopo un periodo ininterrotto di ben 16 anni di cancellierato (il secondo per durata nella storia tedesca dopo Otto von Bismarck), è stato messo da parte dalla stessa CDU per lo scandalo dei finanziamenti al partito. Non ci sono stati sconti per uno statista che ha retto per anni la più difficile frontiera tra i due blocchi durante la Guerra Fredda, per lo statista della riunificazione storica della Germania, per uno dei maggiori statisti fautori dell'unità europea. Kohl non ha mai rivelato i nomi dei suoi finanziatori: ha preferito la versione crudele della giustizia umana piuttosto che rimanere con un marchio d'infamia nei confronti di coloro i quali hanno sostenuto la sua politica in tempi duri. Anche così si serve la ragion di Stato. Ma non è bastato andare a casa. Anche a casa Helmut Kohl ha subìto lo strazio della vita (il suicidio della moglie Hannelore) e del voyeurismo scandalistico (le rivelazioni giornalistiche sul presunto stupro subìto dalla moglie durante la guerra ad opera di soldati russi). Conclude la sua vita su una carrozzina a rotelle, a seguito di un ictus. Helmut Kohl è stato festeggiato nel settembre di quest'anno per il 30° anniversario della sua ascesa al cancellierato tedesco, avvenuto nel 1982. Dagli euromissili (tenacemente voluti dal suo predecessore alla cancelleria, il socialdemocratico Helmut Schmidt, in risposta ai missili sovietici SS20 puntati contro le città dell'Europa occidentale) alla caduta del Muro di Berlino, dalla riunificazione della Germania alla preparazione della moneta unica europea. “Chi oggi nel mezzo della crisi dubita e tentenna” scrive Kohl sulla Bild “ascolti la mia obiezione: dove saremmo oggi in Europa, se avessimo sempre scelto di soccombere agli spiriti ristretti e ai portavoce dell'eterno dubbio e scetticismo, e non avessimo invece pensato ad attuare la grande idea europea contro enormi resistenze?”. “Spiriti ristretti” dice Kohl. In alcuni casi potremmo dire spiriti ristrettissimi, praticamente delle fessure... “Non possiamo permettere” ammonisce Kohl sulla Bild “che l'attuale discussione in Europa e la situazione di seria crisi in Grecia ci spingano a perdere di vista l'obiettivo dell'Europa unita, o meno che mai di metterlo in forse, o di tornare indietro sui nostri passi … Proprio oggi, abbiamo bisogno di più Europa e non di meno Europa”. E' rimasta nella memoria collettiva la fotografia di Helmut Kohl e di François Mitterrand che si tengono per mano. Se la politica è anche sentimento, quella fotografia fissa nell'immaginazione lo spirito con cui si può costruire l'Europa. Con meno tecnici o analisti, e più politici. 8 Sotto il segno di Carlo Magno La Germania della cancelliera Merkel La Germania contemporanea dispiega nel continente la sua forza demografica, economica, finanziaria. Anche politica. Anche se, sul piano politico, conserva un profilo più continentale che mondiale. In termini demografici, la Germania ha la popolazione più numerosa dell'Eurozona: quasi un quarto dell'intera popolazione dell'Eurozona è tedesca (24,6%). Come dire che in termini di popolazione la Germania da sola “pesa” circa quanto altri 13 Paesi dell'Eurozona. In termini di popolazione attiva, la Germania contribuisce da sola per il 26,8% del totale della popolazione attiva dell'Eurozona: si tratta di circa 42 milioni di tedeschi su un totale di circa 157 milioni di europei. Se si analizza il tasso di attività della sua popolazione (la fascia d'età lavorativa tra i 15 e i 64 anni), esso è pari al 77,2%: è il secondo dell'Eurozona dopo quello dei Paesi Bassi. E se si focalizza sul tasso di attività giovanile (fascia d'età: 15-24 anni) la Germania ha il terzo tasso dell'Eurozona, pari al 52,5%, dietro Paesi Bassi e Austria. Sempre in riferimento al mondo giovanile, la Germania ha il penultimo tasso di disoccupazione giovanile di tutta l'Eurozona: 4,5% (anno 2011). In termini di ricchezza prodotta, il PIL della Germania è il maggiore di tutti i Paesi dell'Eurozona. Da sola, la Germania produce il 28,5% del PIL di tutta l'Eurozona. La Germania ha il maggior volume di esportazioni dei Paesi dell'unione monetaria: tra gennaio e maggio 2012 l'export totale tedesco è stato pari a 454,8 miliardi di euro. Praticamente le esportazioni della Germania sono state la somma di tutte le esportazioni di Francia, Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia e Irlanda. La bilancia commerciale tedesca è quella con il maggior attivo dell'Eurozona: 74,7 miliardi di euro tra gennaio e maggio 2012. Su 17 Paesi dell'unione monetaria solo 5 hanno un surplus positivo nella bilancia commerciale, e la Germania rappresenta da sola il 62% del totale di tale surplus. D'altro canto, però, la Germania ha anche il più grande debito pubblico dell'Eurozona: un quarto del debito pubblico dell'intera Eurozona è tedesco. Fino al IV trimestre del 2009 era l'Italia il Paese dell'unione monetaria con il più alto debito pubblico. Poi lo è diventato quello tedesco. Il problema dell'Italia non è solo l'entità del debito pubblico. Il problema è che non c'è crescita, a differenza della Germania nella quale il rapporto debito/PIL è molto minore di quello italiano perché il denominatore è molto più alto (il numeratore, come detto, è più alto in Germania che in Italia). Questa è la Germania. Guardando alle previsioni di crescita per il 2012 e il 2013 recentemente formulate dal Fondo Monetario Internazionale, tutte peggiorate rispetto alle previsioni di luglio scorso a conferma di una crisi tenace a non volersi affievolire, la Germania rimane l'unico grande Paese dell'Eurozona che può permettersi di competere con i tassi di crescita di altri Stati ad economia avanzata (Regno Unito, Giappone). Ci sono dei “segreti”, o per meglio dire delle scelte, delle risorse che la Germania ha attivato per arrivare a tutto ciò? Innanzitutto il primo “segreto” dei tedeschi è che sono tedeschi: disciplinati (a casa loro), organizzati, rigorosi. Secondo, stanno da tempo rielaborando il proprio passato. E quindi ridefinendo la propria identità nazionale. Esattamente il contrario stiamo facendo in Italia. Come ha scritto Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera del 16 ottobre scorso, “consumata Sotto il segno di Carlo Magno 9 nel 1991-1993 la frattura con le culture storiche del nostro Novecento (il socialismo, il fascismo, il cattolicesimo politico, il comunismo gramsciano), da allora la politica della Seconda Repubblica è immersa in un torpido presente senza vita. Da vent'anni non è più in grado di immaginare alcun futuro per il Paese, di offrirgli una visione. Il motivo più vero e profondo è principalmente uno: perché la politica ha perso il senso del passato; perché nei suoi attori e nei suoi istituti … si è spenta ogni idea di Italia e della sua storia; di che cosa sia l'Italia”. Ebbene, i tedeschi non hanno perso la loro idea di Germania. La Germania è uno dei Paesi con il recente passato più pesante al mondo. Nella coscienza tedesca c'è la consapevolezza di aver dato al mondo il nazismo e l'Olocausto poco più di 70 anni fa. Il passato è una sfida per la Germania tanto quanto il suo futuro. L'elaborazione di un tale passato, con le insidie insite in una sua possibile e semplicistica rimozione o in una rovinosa caduta nell'umiliazione nazionale, è una delle questioni più complesse che un popolo possa affrontare. Il merito dei grandi partiti politici tedeschi è stato quello di essere riusciti ad ancorare il popolo della Germania Ovest alla democrazia altrimenti solo “imposta” dalle truppe alleate alla fine dell'ultima guerra. E poiché nel recente passato tedesco c'è anche una lunga e sofferta divisione tra Est e Ovest, tra democrazia occidentale e socialismo reale, l'elaborazione del passato, di un passato comune alla nuova Germania riunificata, è un processo ancora più complesso. Al di là del giudizio politico che si voglia dare dell'attuale cancelliera tedesca, la salita di Angela Merkel al potere ha segnato una novità che ha aiutato ad elaborare quel passato, contribuendo alla “creazione” nel presente storico di un passato comune per tutta l'attuale Germania: Angela Merkel è il primo cancelliere tedesco nato dopo la Seconda Guerra Mondiale e dopo il nazismo (il peggior passato è definitivamente passato?), è il primo cancelliere tedesco che è cresciuto e che ha vissuto nell'Est comunista (il passato della Germania Est non è quindi ostativo all'accesso alle massime cariche dello Stato), è il primo cancelliere donna della storia tedesca (un certo conservatorismo maschilista sta venendo meno nel potere). Terzo, la Germania ha partiti politici seri, che fondano la loro ragion d'essere non sullo charme o sull'antagonismo, ma su una cultura e una identità politica con radici solide nella storia politica e sociale del Paese. Gli italiani avranno anche capito tutto, ma in Germania ci sono ancora i socialdemocratici e i democristiani, i verdi, gli ex-comunisti e i liberali. Saranno anche rimasugli del Novecento, ma intanto dettano la politica di tutta Europa... Quarto, la Germania quando ha avuto la necessità di fare riforme difficili, le ha fatte. Con il concorso di tutti i settori della società, industriali e sindacati compresi. Quinto, la Germania ha una politica industriale. Ha compiuto scelte precise su cosa puntare per il suo sviluppo produttivo, ed ha perseguito una politica 10 Sotto il segno di Carlo Magno coerente. Compreso per quanto attiene gli investimenti in ricerca e sviluppo. Sesto, la Germania ha fatto della competitività il senso del suo agire presente, ed i risultati ci sono. Il World Economic Forum ha recentemente diffuso il consueto indice di competitività globale assegnato ad ogni Paese del mondo secondo una serie di fattori (istituzionali, economici, ecc.). La Germania risulta essere sesta nel mondo, dietro Svizzera, Singapore, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi. Ma soprattutto, la Germania ha scavalcato gli Stati Uniti in questa classifica della competitività globale del Paese (l'Italia, per inciso, è al 42° posto...). E' certamente un sintomo delle difficoltà degli Stati Uniti, ma è anche un segnale della solidità tedesca. Le elezioni del 2013 per il Bundestag Nel 2013 si voterà in Germania per il rinnovo del Bundestag. Si tratta di uno degli appuntamenti più importanti per la politica europea. Il partito cristiano democratico tedesco (CDU) e il partito cristiano sociale bavarese (CSU) sosterranno la cancelliera uscente Angela Merkel. Il partito socialdemocratico tedesco (SPD) ha deciso da pochi giorni che il suo candidato alla guida del governo sarà Peer Steinbrück, ex Presidente del land Nord Reno - Westfalia nonché Ministro delle Finanze dal 2005 durante il governo della Grosse Koalition tra CDU ed SPD sotto la guida proprio di Angela Merkel. In Germania, dove i partiti novecenteschi esistono e stanno bene in salute, i candidati alla premiership li scelgono i direttivi dei partiti, senza bisogno di andare a cercare estenuanti e strombazzanti primarie. Ma loro sono tedeschi... Steinbrück rappresenta una candidatura moderata, non appartiene all'ala più massimalista della sinistra tedesca. Appare essere in linea con la politica dell'ex cancelliere socialdemocratico Schröder, più aperta alle classi sociali centriste del Paese. Steinbrück non risulta certo ostile ad una rigorosa gestione dei conti pubblici, accompagnandola però da una apertura all'utilizzo per esempio degli eurobond per condividere parte del debito pubblico a livello dell'Eurozona. A livello bancario, dopo la maggiore crisi finanziaria internazionale dal 1929, sembra propugnare la separazione tra le banche d'investimento e le banche dedite alla raccolta del risparmio dei cittadini. Tra il 2011 e il 2012 ci sono state le elezioni in molti länder tedeschi quali le città-Stato di Amburgo (febbraio 2011), di Brema (maggio 2011) e di Berlino (settembre 2011), nonché nella Sassonia-Anhalt (marzo 2011), nel BadenWűrttemberg (marzo 2011), nella Renania-Palatinato (marzo 2011), nel Meclemburgo-Pomerania Occidentale (settembre 2011), nella Saar (marzo 2012), nel Nord Reno Westfalia (maggio 2012) e nello Schleswig-Holstein (maggio 2012). I risultati sono stati tristi per il partito di Angela Merkel e per i suoi alleati liberali della FDP. La geografia dei governi nei länder tedeschi è diventata più accidentata per la coalizione governativa a livello federale. E la tenuta elettorale dei due partiti (a cui va aggiunto la bavarese CSU) è stata messa a dura prova, con alcuni rovesci elettorali che costituiscono fonte di preoccupazione e oggetto di analisi politica. Gli equilibri politici tedeschi hanno oggi un impatto sull'intero continente. Dopo il recente e turbolento rinnovamento politico in Grecia, dopo la caduta del governo Berlusconi e l'ascesa in Italia di un governo tecnico (ed anomalo), dopo il cambiamento politico in Spagna con il ritorno al potere del Partito Popolare di Mariano Rajoy, dopo uno speculare cambiamento in Sotto il segno di Carlo Magno 11 Francia con il ritorno al potere del Partito Socialista di François Hollande, e dopo le elezioni politiche in Olanda con la doppia vittoria elettorale dei Liberali e dei Laburisti, le elezioni in Germania completano il quadro politico europeo. Fonte: Bundesrat. Elaborazione: F. Butini Al momento (ottobre 2012) sono solo quattro i länder con una maggioranza “nero-gialla” (democristiani della CDU insieme ai liberaldemocratici della FDP) coerente con il governo federale: Sassonia, Bassa Sassonia, Assia e Baviera (ove al posto della CDU c'è il partito fratello della CSU). Sono ben sette i länder guidati da coalizioni di sinistra. Cinque sono a maggioranza “rosso-verde” (socialdemocratici della SPD insieme ai Verdi): Baden-Württemberg, Renania-Palatinato, Nord Reno-Westfalia, Brema, Schleswig-Holstein (qui in alleanza anche con la minoranza danese del land). Uno è a maggioranza “rossa-rossa” (i socialdemocratici della SPD insieme agli ex-comunisti dell'Est della Die Linke): il Brandeburgo. E uno è un monocolore socialdemocratico: Amburgo. Il resto dei länder tedeschi è retto da una Grosse Koalition tra democristiani e socialdemocratici. I due maggiori partiti politici tedeschi governano 12 Sotto il segno di Carlo Magno insieme nel Meclemburgo-Pomerania Occidentale, nella Sassonia-Anhalt, in Turingia, nella Saar e a Berlino. Ma gli aspetti più preoccupanti per la cancelliera Merkel, almeno dal punto di vista elettorale, sono due: • • tre länder su quattro guidati dalla coalizione CDU-FDP voteranno il prossimo anno (Baviera, Assia e Bassa Sassonia). Gli unici aspetti positivi per la cancelliera Merkel dell'attuale geografia politica dei länder tedeschi sono frutto di elezioni lontane. Nel 2013 non ci sono quindi solo le elezioni federali per il rinnovo del Bundestag: si vota anche nei pochi länder che hanno un governo coerente a quello federale. E poiché sono i länder che eleggono i rappresentanti nel secondo ramo del Parlamento tedesco (il Bundesrat, una sorta di Senato delle regioni), il 2013 può rappresentare il colpo mortale per Angela Merkel: perdere il controllo di entrambi i rami del Parlamento; in tutte le elezioni svolte nel biennio 2011-2012 nei länder tedeschi, la CDU e la FDP hanno subito delle pesanti sconfitte. E sono aumentate le coalizioni rosso-verdi tra socialdemocratici e verdi che potrebbero aprire una nuova strada anche a livello federale. Un tempo, quando la politica in Italia era una cosa seria, elezioni come quelle tedesche sarebbero state analizzate con grande attenzione dai maggiori partiti politici. Oggi non è chiaro a che cosa stanno pensando. Riteniamo doveroso intraprendere una analisi parallela su Germania e Italia nel corso dell'anno elettorale di entrambi i Paesi, sia per gli aspetti prettamente politici che per quelli economici. Questo è l'oggetto dei prossimi documenti. Francesco Butini (Istituto di studi politici “Renato Branzi” di Firenze) 17 ottobre 2012