caratteristiche chimiche, fisiche e funzionali del mosto
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caratteristiche chimiche, fisiche e funzionali del mosto
PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 1 CARATTERISTICHE CHIMICHE, FISICHE E FUNZIONALI DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO Andrea PIVA, Giampiero SACCHETTI, Carla DI MATTIA, Gloria DIMITRI, Dino MASTROCOLA Dipartimento di Scienze degli Alimenti, Università degli Studi di Teramo, via Carlo R. Lerici, 1 - 64023 Mosciano Stazione TE. Telefono: 0861-266901, Fax: 0861-266915, e-mail: [email protected] INTRODUZIONE Il mosto cotto, prodotto tipico abruzzese (Repubblica Italiana, 2003), è un prodotto liquido con buona densità, dal colore scuro e dal sapore molto dolce. Il processo tradizionale di produzione prevede una fase di concentrazione per evaporazione a pressione atmosferica, solitamente in caldaie di rame, di mosto proveniente dalla pigiatura di uve Montepulciano o di varietà locali come Cococciola, Montonico, Trebbiano, etc.. A seconda del livello di concentrazione raggiunto attraverso il processo di cottura, il mosto cotto può essere utilizzato come tale o come semilavorato per la produzione di dolci tipici o di vino cotto, bevanda diffusa nelle regioni dell’Italia centro-meridionale (De Rosa T., 1987). Il vino cotto è un prodotto consumato normalmente come vino da dessert ed è ottenuto dalla fermentazione alcolica del mosto cotto. In quanto prodotti tradizionali abruzzesi, il mosto cotto ed il vino cotto prevedono un disciplinare di produzione (D.Lgs. 173/98 e D.M. 350/99) in cui sono riportate le principali metodiche di lavorazione, conservazione e invecchiamento. Come già evidenziato, l’uso del mosto cotto come semilavorato ha destino diverso a seconda del livello di riduzione raggiunto durante la cottura a fuoco diretto: se il mosto subisce una concentrazione fino ad un quarto rispetto al volume iniziale, esso è destinato principalmente alla preparazione di dolci tipici. Se si raggiungono invece percentuali di concentrazione del 30%-60% è destinato alla produzione di vino cotto. Durante la fase di concentrazione, il trattamento termico e le reazioni di imbrunimento non enzimatico, come caramellizzazione e reazione di Maillard, che la cottura stessa innesca (Manzocco et al., 1998; Rivero-Perez et al., 2002), causano complessi cambiamenti nel mosto che vanno ad influenzare le componenti naturalmente presenti nella matrice ed a determinare la formazione di nuovi composti. Questi due fenomeni concomitanti hanno un effetto determinante sulle caratteristiche chimiche, fisiche e sensoriali sia del mosto cotto sia del vino cotto che si otterrà dalla sua fermentazione e invecchiamento. In letteratura, tuttavia, tali modificazioni sono ancora scarsamente note e studiate, sia quelle che avvengono a carico del mosto cotto (Antonelli et al., 2004) sia quelle che avvengono a carico del prodotto finale vino cotto (Mastrocola et al., 2005). Scopo di questo lavoro è di rappresentare un primo approccio per lo studio dei cambiamenti chimici, fisici e funzionali che si verificano in seguito alla fase di cottura del mosto destinato alla produzione di vino cotto. Oltre alla variabile tecnologica rappresentata dal trattamento termico, sono stati considerati anche diverse pratiche enologiche e parametri tecnologici: l’aggiunta di mosto fresco al mosto cotto, pratica piuttosto diffusa nella produzione di vini cotti, necessaria soprattutto nei mosti cotti molto concentrati che presentano un potenziale osmotico troppo elevato per un innesco naturale della fermentazione; la sedimentazione delle fecce del mosto e la cottura in caldaie in rame e in acciaio inossidabile. MATERIALI E METODI La sperimentazione è stata effettuata su campioni di mosto derivante dalla vendemmia 2004 di uve cultivar Trebbiano d’Abruzzo. In particolare, i mosti sono stati evaporati a fuoco diretto per ottenere le concentrazioni volute: 35, 60 e 70%. La concentrazione è stata effettuata in caldaia (di rame o inox) seguendo le procedure previste dal disciplinare di produzione del vino cotto, secondo il quale la cottura deve avvenire a fuoco diretto per tempi molto lunghi, in presenza di un “pencio” di terracotta. In particolare per raggiungere la concentrazione del 35% il mosto è stato cotto per circa 9 ore, per le altre concentrazione sono state necessarie rispettivamente circa 11 ore per quella del 60% e circa 12 ore per quella del 70%. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 2 Contemporaneamente sono stati concentrati due mosti del 60%, uno in caldaia di acciaio inox ed uno sempre in caldaia di rame, utilizzando però un mosto chiarificato. I mosti concentrati hanno seguito diversi schemi tecnologici: • Il mosto concentrato del 35% è stato posto a fermentare, senza ulteriori aggiunte di mosto. • I mosti concentrati del 60%, prima della fermentazione, sono stati addizionati di mosto crudo. • Il mosto concentrato del 70%, prima della fermentazione, è stato addizionato di mosto crudo. L’aggiunta di mosto crudo permette al volume dei singoli campioni concentrati per evaporazione di tornare al valore iniziale (100%). Tutte le operazioni tecnologiche sono state effettuate presso l’Azienda Agricola Flaviano Di Giovanpietro, ubicata nel comune di Giulianova TE. I campioni ottenuti sono stati conservati sia a -18°C (per ridurre i fenomeni di ossidazione enzimatica), sia mutizzati con sodio azide (per bloccare la fermentazione dei mosti). Tutti i campioni ottenuti, come riportato nello schema successivo, sono stati sottoposti ad analisi chimico fisiche. La campionatura è stata eseguita secondo lo schema seguente: FASI DI LAVORAZIONE Diraspa-pigiatura e Pressatura Illimpidimento Concentrazione in caldaia di rame CAMPIONI ESEGUITI - Mosto tal quale - Mosto tal quale limpido - Mosto tal quale cotto 35% - Mosto tal quale cotto 60% - Mosto tal quale cotto 70% - Mosto tal quale limpido cotto 60% Concentrazione in caldaia di acciaio inox - Mosto tal quale cotto 60% Aggiunta di mosto crudo - Mosto tal quale cotto 60% + crudo - Mosto tal quale cotto 70% + crudo - Mosto tal quale limpido cotto 60% + crudo Determinazioni analitiche Su tutti i campioni, oggetto di studio, sono state eseguite le determinazioni analitiche seguendo sia le metodiche previste nei Metodi Ufficiali (EEC, 1990) ed i metodi in uso presso il Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università degli Studi di Teramo. Le analisi sono state eseguite sui campioni tal quali, sugli estratti fenolici, sugli estratti non fenolici e sui campioni dializzati. Analisi chimiche e fisiche Massa volumica e densità relativa, estratto totale e ridotto, zuccheri riducenti, pH, acidità totale, acido tartarico, acido malico, acido citrico, azoto totale, Idrossimetilfurfurale HMF (G.U. CEE, 1990); Polifenoli totali (Singleton e Rossi, 1965); Catechine (Zironi et al., 1992); Tannini totali (Bate-Smith E.C., 1975); Intensità e tonalità del colore (Sudraud P., 1958); Indice dei polifenoli totali (Ribéreau-Gayon P., 1970); Densità Ottica 320 (D.O.) (Somers e Ziemelis, 1985); Attività antiossidante (Re et al., 1999); Melanoidine (Rivero-Pérez et al., 2002). Estrazione in fase solida dei polifenoli La separazione delle componenti fenoliche e non fenoliche è stata effettuata tramite estrazione in fase solida seguendo il metodo proposto da Di Stefano et al.,(1989) adattato per i mosti cotti, che prevede l’utilizzo di cartucce C18 (1 g, 6 mL, International Sorbent Technology, UK). Prima di procedere con la separazione, le cartuccia sono state condizionate con 2 mL di CH3OH (metanolo) e 5 mL di acqua deionizzata. Il passaggio di ogni liquido durante le operazioni analitiche deve essere seguito dallo svuotamento completo della cartuccia. A questo punto si procede alla fase di caricamento dei campioni diluiti con l’introduzione di 1 mL, evitando in questo modo il sovraccarico della colonna e garantendo un adeguato contatto con la fase solida. Dopo il caricamento, si procede al lavaggio con 2x4 mL di acido solforico 0.1N raccogliendo in un matraccio da 10 mL e portando a volume con lo stesso solvente. Tale frazione rappresenta l’estratto non fenolico (ENF). Per eluire la componente fenolica legata alla fase solida della cartuccia, si aggiungono 2x4 mL di soluzione metanolo-acqua 60% (v/v). Anche in questo caso l’eluito viene raccolto e portato a WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 3 volume in un matraccio da 10 mL con il solvente di eluizione. Tale volume rappresenta l’estratto fenolico (EF). Entrambi gli estratti vengono conservati a -18° C. Dialisi dei campioni La dialisi dei campioni è stata svolta seguendo la metodica proposta da Rivero-Pérez et al. (2002) utilizzando delle apposite membrane (Dialysis tubing cellulose SIGMA-ALDRICH cut-off 12400 Da), immerse in solventi per un tempo complessivo di 36 ore, sotto continua agitazione (12h in acqua deionizzata, 12h una soluzione metabolica 60%, 12h in acqua deionizzata). Successivamente si recupera il ritenuto presente nelle membrane con acqua deionizzata portando a volume con dei matracci da 25 mL. Determinazione del colore: Il colore viene valutato attraverso un colorimetro Minolta CM/508D (Osaka Co. Ltd, Japan) munito di illuminante D65 e osservatore 10°. La taratura del colorimetro viene effettuata su una mattonella bianca standard. I valori sono stati espressi utilizzando la scala Hunter attraverso i parametri colorimetrici L*, a* e b* con la componente speculare esclusa (modalità SCE). L’angolo di tinta è stato calcolato secondo la seguente formula: h° = tan-1 (b*/a*). Determinazione metalli (Pb e Cu) L’analisi viene svolta seguendo il metodo previsto da Palchetti et al., (2005), basato sul principio di ridissoluzione anodica (stripping). Tale metodo prevede la deposizione iniziale dell’analita da una soluzione in agitazione (per un tempo accuratamente misurato) sud un microelettrodo di lavoro screen-printed modificato, seguita dalla determinazione dell’analita con una tecnica elettrochimica in condizioni di quiescenza (voltammetria ad onda quadra). Per la realizzazione del sensore vengono utilizzati degli elettrodi di lavoro screen-printed (spessore 350 µm) modificati con una soluzione contenente 100 mg di acetato di mercurio e 100 µL di acido acetico in 10 mL di acqua distillata. A 1,5 mL di soluzione vengono aggiunti 3,5 mL di acqua e Methocel a diverse concentrazioni (0.02, 0.13, 0.26, 1.25, 2.50, 6.25, 12.5, 25.0, mg/mL). Ogni sensore viene pretrattato applicando un potenziale di -1.1V per 300 sec. Per questa analisi è stato utilizzato un potenziostato Autolab PGSTAT 12 della METROHM con software GPES (General Purpose Electrchemical System) per windows versione 4.8. Le condizioni operative del metodo sono le seguenti: -Potenziale di condizionamento (0.3V per 60 sec.) -Potenziale di deposito (-1.1V per 120 sec.) -Ampiezza onda quadra (28 mV.) -Potenziale di accumulo (3mV a 15Hz.) Per la determinazione dell’analita vengono utilizzate delle curve di calibrazione precedentemente realizzate con l’ausilio di standard a diverse concentrazioni (Cu 500-1000 ppb – Pb 50-100 ppb). La concentrazione dei metalli viene espressa in mg/L. Zuccheri (glucosio e fruttosio) La determinazione del contenuto in glucosio e fruttosio è stata eseguita mediante cromatografia liquida con una strumentazione HPLC, seguendo il metodo indicato da Künsch et al., (2001) modificato per i mosti cotti. La preparazione dei campioni viene svolta attraverso un passaggio in cartuccia C18 (500 mg, 6 mL, International Sorbent Technology, UK), condizionata con 2,5 mL di metanolo (CH3OH) e 5 mL di acqua ultrapura. Per ogni campione vengono posti in cartuccia 500 µL successivamente eluiti con 5 mL di acido solforico 0,1N, effettuando, in questo modo, una diluizione 1:10. Partendo da una miscela a concentrazione nota di glucosio e fruttosio in acido solforico (H2SO4) 0,1N, sono stati preparati rispettivamente 4 standard (0.5, 1, 2, 4 mg/mL). Per l’analisi degli zuccheri è stata utilizzata una colonna a scambio ionico Aminex HP87 C carbohydrate BIO RAD (300 mm x 7,8 mm), riscaldata grazie ad un termostato (CROCO-CILTM), con precolonna Carbo-C Refil Cartridges BIO RAD (30 mm x 4,6 mm). La corsa dei campioni è stata eseguita in triplo nelle seguenti condizioni operative: -flusso: 0.5 mL/min -fase mobile: H2SO4 0,1N WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 4 -temperatura 35°C -volume iniettato: 20 µL. La concentrazione degli zuccheri viene espressa in g/L. RISULTATI E DISCUSSIONE Nelle tabelle 1, 2, 3 e 4 sono riportati i dati analitici relativi a tutti i mosti sottoposti ad analisi, come si può facilmente osservare, notevoli sono le interazioni esistenti fra operazioni tecnologiche e composizione del mosto. Allo scopo di rendere più snello il lavoro la discussione è stata suddivisa in tre parti: effetto della concentrazione, effetto della chiarifica ed effetto dell’aggiunta di mosto crudo. Campioni Mosto TQ TQ chiarificato Conc. 35% Conc. 60% Conc. 60% chiarificato Conc. 60% a volume Conc. 60% chiarif. a volume Conc. 60% inox Conc. 70% Conc. 70% a volume Estratto s. tot. (g/L) 213,82 ± 16,54 204,87 ± 13,12 335,59 ± 19,81 556,25 ± 23,36 489,22 ± 15,87 353,81 ± 18,64 273,42 ± 23,76 478,49 ± 34,11 671,94 ± 23,97 324,44 ± 13,74 Fattore di concentrazione 1,00 0,96 1,57 2,60 2,29 1,65 1,28 2,24 3,14 1,52 Densità 20°C 1,0764 ± 0,004 1,0725 ± 0,003 1,1261 ± 0,006 1,2046 ± 0,005 1,1668 ± 0,007 1,1271 ± 0,009 1,1023 ± 0,011 1,1648 ± 0,006 1,2304 ± 0,007 1,1291 ± 0,005 Viscosità K 1,87E-03 ± 0,02E-03 4,46E-03 ± 0,01E-03 6,06E-03 ± 0,11E-03 1,31E-02 ± 0,18E-02 2,23E-03 ± 0,05E-03 8,18E-03 ± 0,18E-03 5,09E-03 ± 0,17E-03 7,75E-03 ± 0,32E-03 n.d. n.d. Glucosio (g/L) 104,8 ± 21,4 103,4 ± 16,3 165,4 ± 18,7 274,6 ± 22,4 248,1 ± 21,6 180,8 ± 15,1 130,4 ± 14,4 227,8 ± 26,2 319,5 ± 28,5 154,7 ± 15,4 Fruttosio (g/L) 98,4 ± 5,4 95,5 ± 6,1 153,0 ± 11,3 253,6 ± 13,4 228,7 ± 14,5 166,2 ± 9,7 135,6 ± 7,6 211,0 ± 12,2 290,3 ± 15,6 141,3 ± 8,1 Tabella 1 - Composizione dei campioni analizzati. Campioni Mosto TQ TQ chiarificato Conc. 35% Conc. 60% Conc. 60% chiarificato Conc. 60% a volume Conc. 60% chiarif. a volume Conc. 60% inox Conc. 70% Conc. 70% a volume Acidità tot. (g/L) 7,41 ± 0,13 7,17 ± 0,21 10,24 ± 0,46 15,73 ± 0,41 10,83 ± 0,22 12,37 ± 0,12 9,93 ± 0,51 12,61 ± 0,45 17,64 ± 0,72 9,42 ± 0,63 pH 20°C 3,08 ± 0,03 3,25 ± 0,01 2,96 ± 0,02 2,76 ± 0,05 2,93 ± 0,01 2,91 ± 0,01 2,98 ± 0,01 2,78 ± 0,03 2,72 ± 0,02 2,94 ± 0,01 Tartarico (g/L) 4,81 ± 0,07 4,75 ± 0,05 5,69 ± 0,21 9,58 ± 0,14 9,43 ± 0,07 5,01 ± 0,16 4,97 ± 0,24 9,53 ± 0,39 13,32 ± 0,35 7,35 ± 0,12 Malico (g/L) 3,21 ± 0,06 3,20 ± 0,05 3,86 ± 0,14 6,38 ± 0,21 6,25 ± 0,25 4,75 ± 0,18 4,71 ± 0,17 6,34 ± 0,26 9,46 ± 0,32 5,05 ± 0,24 Citrico (g/L) 0,43 ± 0,04 0,43 ± 0,03 0,61 ± 0,07 0,76 ± 0,09 0,75 ± 0,06 0,59 ± 0,04 0,58 ± 0,06 0,76 ± 0,09 1,05 ± 0,13 0,61 ± 0,07 Rame (mg/L) 0,46 ± 0,03 0,41 ± 0,02 0,94 ± 0,07 1,33 ± 0,16 1,17 ± 0,13 0,71 ± 0,09 0,61 ± 0,05 0,79 ± 0,06 1,79 ± 0,21 1,43 ± 0,19 Piombo (µg/L) 18 ± 2 15 ± 1 26 ± 5 35 ± 10 31 ± 9 24 ± 6 23 ± 7 22 ± 5 48 ± 14 41 ± 11 Tabella 2 - Composizione dei campioni analizzati. Campioni Mosto TQ TQ chiarificato Conc. 35% Conc. 60% Conc. 60% chiarificato Conc. 60% a volume Conc. 60% chiarif. a volume Conc. 60% inox Conc. 70% Conc. 70% a volume L* 28,77 ± 0,16 29,43 ± 0,29 23,4 ± 0,13 18,98 ± 0,06 12,68 ± 0,13 20,27 ± 0,17 17,21 ± 0,11 23,31 ± 0,15 14,30 ± 0,23 17,54 ± 0,21 Lab SCE a* 6,48 ± 0,11 2,43 ± 0,19 5,47 ± 0,16 6,08 ± 0,12 11,68 ± 0,11 5,42 ± 0,15 7,57 ± 0,17 8,62 ± 0,14 8,19 ± 0,16 4,57 ± 0,09 b* 23,63 ± 0,21 13,42 ± 0,16 12,28 ± 0,22 11,68 ± 0,17 11,38 ± 0,13 14,33 ± 0,11 16,27 ± 0,06 23,59 ± 0,05 12,69 ± 0,17 12,24 ± 0,19 GAE phen (mg/L) 27 ± 0,1 19 ± 0,1 423 ± 15,3 781 ± 16,9 687 ± 28,1 543 ± 27,4 479 ± 9,7 796 ± 31,9 1259 ± 56,7 871 ± 20,2 Tannini (mg/Kg) 34 ± 3,1 17 ± 3,6 311 ± 11,3 850 ± 34,1 672 ± 29,5 392 ± 15,5 319 ± 13,6 794 ± 37,2 1531 ± 87,1 544 ± 21,4 Catechine (mg/L) 24 ± 0,2 23 ± 0,1 14 ± 0,2 6 ± 0,2 5 ± 0,3 17 ± 0,1 16 ± 0,1 7 ± 0,1 3 ± 0,2 18 ± 0,4 Azoto (mg/L) 327 ± 2 295 ± 5 447 ± 2 610 ± 5 434 ± 3 507 ± 4 425 ± 1 468 ± 3 660 ± 5 430 ± 1 Tabella 3 - Composizione dei campioni analizzati. Campioni Mosto TQ TQ chiarificato Conc. 35% Conc. 60% Conc. 60% chiarificato Conc. 60% a volume Conc. 60% chiarif. a volume Conc. 60% inox Conc. 70% Conc. 70% a volume HMF (mg/L) 15 ± 1 10 ± 1 216 ± 16 391 ± 18 279 ± 5 325 ± 8 179 ± 7 386 ± 17 592 ± 29 373 ± 15 Melanoidine (Abs 280 nm) 0,081 ± 0,003 0,053 ± 0,002 0,463 ± 0,002 0,606 ± 0,003 0,531 ± 0,004 0,497 ± 0,003 0,461 ± 0,004 0,466 ± 0,006 0,901 ± 0,004 0,613 ± 0,005 TQ 0,925 ± 0,013 0,832 ± 0,015 1,466 ± 0,057 1,819 ± 0,064 1,731 ± 0,034 1,385 ± 0,026 1,352 ± 0,044 1,933 ± 0,061 2,099 ± 0,107 1,271 ± 0,083 TEAC (µmol TROLOX eq/mL) Estr. fenol. Estr. non fenol. 0,791 ± 0,011 0,125 ± 0,007 0,681 ± 0,019 0,124 ± 0,011 0,635 ± 0,021 0,819 ± 0,037 0,291 ± 0,057 1,535 ± 0,061 0,245 ± 0,016 1,425 ± 0,053 0,549 ± 0,026 0,808 ± 0,016 0,509 ± 0,034 0,778 ± 0,029 0,331 ± 0,017 1,555 ± 0,075 0,122 ± 0,035 1,887 ± 0,075 0,785 ± 0,011 0,484 ± 0,013 Tabella 4 - Composizione dei campioni analizzati. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 5 Effetto della concentrazione Al fine di valutare l’effetto della concentrazione sulle caratteristiche chimiche, fisiche e funzionali dei mosti cotti, sono stati presi in considerazione 5 campioni: mosto tal quale e mosto concentrato (35% - 60% - 60% inox e 70%). Zuccheri Gli zuccheri riduttori (glucosio e fruttosio) rappresentano la maggior parte dei solidi solubili del mosto. La loro importanza è legata alla trasformazione in alcool etilico durante la fermentazione alcolica operata dai lieviti presenti nel mosto. In Tabella 1 si può notare come la cottura del mosto abbia indotto un aumento degli zuccheri a seguito della concentrazione. Per visualizzare graficamente l’effetto della concentrazione sui singoli componenti del mosto la concentrazione dei due zuccheri è stata normalizzata sul loro valore iniziale ed espressa sul fattore di concentrazione (Fig. 1). 3,5 Glucosio Fruttosio 3 y = 0,9659x + 0,0536 2 R = 0,9981 Zuccheri 2,5 2 1,5 y = 0,9255x + 0,0966 2 R = 0,9964 1 0,5 0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 Fattore di concentrazione Figura 1. Aumento degli zuccheri in funzione della concentrazione. L’incremento degli zuccheri è proporzionale alla concentrazione teorica calcolata con l’estratto secco totale e la proporzione tra i due zuccheri rimane quindi invariata anche a seguito del trattamento termico. Nel caso di mosti destinati alla trasformazione in vino cotto, l’aumento del tenore in zuccheri fermentescibili per effetto della concentrazione del mosto, potrebbe determinare un aumento del grado alcolico nel prodotto finito nel caso di una concentrazione fino al 35%; mentre per quanto riguarda le concentrazioni del 60 e del 70% il contenuto in zuccheri riduttori determina un alto potenziale osmotico che risulta negativo per lo sviluppo dei microrganismi deputati alla fermentazione alcolica. Estratto secco Interessante risulta valutare l’andamento dell’estratto secco totale e dell’estratto ridotto in funzione delle diverse concentrazioni dei mosti cotti rispetto al mosto crudo. L’estratto secco totale corrisponde all’insieme delle sostanze non volatili ottenute per evaporazione in condizioni determinate così che subiscano il minimo di alterazione possibile. L’estratto ridotto deriva dall’estratto secco totale a cui sono stati detratti gli zuccheri riduttori. Il processo di cottura ha determinato la concentrazione del mosto così come evidenziato dai valori di estratto secco totale. Tale concentrazione è stata accompagnata da un aumento di densità e viscosità del mosto (Tab. 1). Per esprimere il fattore di concentrazione del mosto i valori di estratto secco sono stati normalizzati sul valore iniziale in modo da ottenere una scala magnitudinale. In Figura 2 si può evidenziare come a fronte di un incremento regolare di estratto secco totale e zuccheri durante le varie fasi di cottura, l’estratto ridotto evidenzia un incremento molto più marcato rispetto all’estratto totale nella concentrazione del 70%. Tale incremento potrebbe essere dovuto ad una degradazione degli zuccheri seguita dalla formazione di composti, catalizzata dalla WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 6 temperatura (Rivero-Perez et al., 2002, Antonelli et al., 2004), che vanno ad incrementare il valore di estratto secco ridotto. Mosto tq = 100 700 600 548 500 35% 400 260 300 200 314 60% 252 157 70% 157 100 0 Estratto secco Estratto ridotto Figura 2. Estratto secco totale ed estratto ridotto. Acidi Gli acidi sono componenti essenziali del vino cui assicurano caratteristiche particolari. Per una migliore valutazione delle modificazioni che avvengono a carico del patrimonio acidico dei mosti, sottoposti a trattamento termico, è bene eseguire un’analisi globale della frazione acidica. In prima istanza, dall’analisi della Tabella 2 possiamo notare come l’acidità incrementi, in tutte le sue componenti, all’aumentare della concentrazione. Tale variazione è evidenziabile nelle Figure 3 e 4. In Figura 3 viene evidenziato l’aumento dell’acidità totale e il corrispondente aumento della concentrazione idrogenionica. L’acidità totale è costituita da tutti gli acidi titolabili del mosto mentre il pH indica il potere acidificante del mosto ed ha una grande importanza per la stabilità del vino futuro e sulle sue caratteristiche organolettiche (sapore acido). Mosto tq = 1 3,00 2,50 2,12 2,38 2,09 2,29 2,00 1,50 35% 1,38 60% 1,32 70% 1,00 0,50 0,00 Acidità tot H+ Figura 3. Acidità totale e concentrazione idrogenionica. A livello dei singoli acidi (Fig. 4) va notato come tutti evidenzino un incremento analogo all’aumentare della concentrazione. In particolare, per quanto riguarda gli acidi tartarico e malico, i principali acidi dell’uva, nella prima fase della cottura l’incremento è meno evidente rispetto all’acido citrico. Tale comportamento è WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 7 imputabile ad una precipitazione di sali, che determina un mascheramento dell’effetto concentrazione dovuto alla perdita di acqua. Mosto tq = 100 350 295 300 250 199 200 150 244 227 199 60% 142 121 118 35% 177 70% 100 50 0 Tartarico Malico Citrico Figura 4. Aumento dei singoli acidi in funzione della concentrazione. Per visualizzare graficamente l’effetto della concentrazione sui singoli componenti del mosto, i valori di acidità sono stati normalizzati sul valore iniziale ed espressi sul fattore di concentrazione. Per quanto riguarda l’acidità totale si osserva un incremento dell’acidità normalizzata all’aumentare della concentrazione fino a concentrazioni del 35% dopodichè si assiste ad una graduale deviazione dalla linearità (Figura 5) che può essere imputabile a fenomeni di salificazione e di precipitazione che accompagnano il processo di concentrazione. Per quanto riguarda la concentrazione idrogenionica invece si assiste ad un aumento di protoni meno che proporzionale rispetto al fattore di concentrazione in quanto gli ioni idrogeno prendono parte ad una serie di reazioni chimiche che avvengono durante la cottura del mosto tra cui i processi di enolizzazione degli zuccheri con formazione di 1,2 dienolo e 2,3 dienolo (Berlitz e Grosch, 1999) e la protonazione delle funzioni amminiche a pH decisamente acidi (Cheftel et al., 1988). 3,5 Acidità totale Acidità totale - [H+] 3 Concentrazione idrogenionica 2,5 y = -0,1698x 2 + 1,4488x - 0,2845 R2 = 0,9998 2 1,5 y = 0,63x + 0,3652 R2 = 0,9899 1 0,5 0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 Fattore di concentrazione Figura 5. Effetto della concentrazione sull’acidità. Azoto L’incremento medio di azoto a seguito della concentrazione è di circa 2/3 rispetto al fattore di concentrazione teorico calcolato sull’estratto secco totale (Figura 6). Questo risultato può essere giustificato dalla precipitazione di composti che vanno a formare il corpo di fondo. In particolare gli aminoacidi possono complessare con i polifenoli tannici che si vengono a formare durante la concentrazione. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 8 3,5 Azoto totale Azoto totale 3,0 2,5 y = -0,1136x 2 + 0,948x + 0,1635 R2 = 0,9999 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 Fattore di concentrazione Figura 6. Incremento di azoto a seguito della concentrazione. L’incremento in azoto totale dei mosti cotti determina una maggiore disponibilità di nutrienti per i microrganismi, favorendo l’avvio ed il regolare sviluppo della fermentazione alcolica. Nel caso di mosti destinati alla produzione di vino cotto, i mosti cotti concentrati del 35% possono essere posti in fermentazione senza aggiunta di mosto crudo in quanto l’alto contenuto di zuccheri e sostanze nutritive favoriscono l’avvio e lo sviluppo della fermentazione alcolica, mentre i mosti cotti concentrati del 60 e del 70% dovrebbero essere aggiunti di mosto crudo, per favorire lo sviluppo dei lieviti, in quanto l’elevata concentrazione zuccherina determina una pressione osmotica avversa per i lieviti. Metalli Analogamente all’incremento di azoto, l’incremento di piombo a seguito della concentrazione è di circa 2/3 rispetto al fattore di concentrazione teorico calcolato sull’estratto secco totale (Figura 7). Questo risultato può essere giustificato dalla precipitazione di composti che vanno a formare il corpo di fondo. Per quanto riguarda il rame invece l’incremento a seguito di concentrazione è superiore al fattore di concentrazione, ciò è dovuto alla cessione da parte del contenitore. Nel campione cotto in acciaio inox infatti la concentrazione normalizzata di rame è infatti molto inferiore. In base a questo dato risulta inoltre che il rame tende a precipitare molto più facilmente del piombo. 4,5 Piombo 4 Rame 3,5 y = 1,2501x - 0,1417 R2 = 0,9735 Rame (inox) Metalli 3 2,5 2 1,5 y = 0,7219x + 0,2635 R2 = 0,9612 1 0,5 0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 Fattore di concentrazione Figura 7. Aumento dei metalli in funzione del fattore di concentrazione. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 9 Polifenoli, catechine e tannini L’aumento dei polifenoli totali in seguito al processo di concentrazione ha mostrato un andamento più che proporzionale (Figura 8); tale comportamento può essere spiegato considerando che il metodo usato per la loro determinazione, il saggio colorimetrico basato sul reattivo di FolinCiocalteau, non è un metodo specifico e risponde in misura differente alle diverse classi polifenoliche (Lee C.Y., 2004). Figura 8. Aumento dei polifenoli totali in seguito alla concentrazione. In funzione di questo risultato si è verificata la concentrazione dei polifenoli totali tramite l’indice Abs 280 nm; questo ha mostrato un incremento all’aumentare della concentrazione del mosto molto inferiore rispetto al contenuto in polifenoli totali determinato tramite il metodo di FolinCiocalteau. In base a questa evidenza, ulteriori approfondimenti analitici dovrebbero essere eseguiti al fine di effettuare una corretta analisi quantitativa del contenuto in polifenoli totali. Figura 9. Evoluzione polifenolica. Il processo di cottura, oltre a determinare una concentrazione dei polifenoli totali, ha causato una modificazione chimica della loro struttura con la conseguente formazione di polimeri. Questo spiegherebbe l’incremento analogo che si evidenzia per i tannini condensati (Figura 8) al procedere della concentrazione, la cui retta mostra un coefficiente angolare simile a quella dei polifenoli totali. L’evoluzione polifenolica può essere ulteriormente evidenziata osservando la Figura 9 dove, insieme ai polifenoli totali ed ai tannini condensati, si mostra l’andamento delle catechine che diminuiscono all’aumentare della concentrazione; tale tendenza può essere spiegata tenendo in WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 10 considerazione che le catechine, in seguito al trattamento termico, subiscono una graduale polimerizzazione con formazione di tannini condensati (proantocianidine). HMF e melanoidine La fase di concentrazione per cottura a fuoco diretto ha determinato l’innesco della reazione di imbrunimento non enzimatico o reazione di Maillard (Manzocco et al., 2001; Mastrocola et al., 2000; Rivero-Perez et al., 2002). Questa reazione è il risultato di una complessa serie di reazioni legate all’iniziale condensazione di aminoacidi e zuccheri, dal loro seguente riarrangiamento (riarrangiamento di Amadori), dalla degradazione dei composti condensati e dalla finale polimerizzazione in composti bruni ad alto peso molecolare (melanoidine). L’accumulo di prodotti di neoformazione come HMF e melanoidine durante la concentrazione (Tab. 4) indica lo sviluppo di tale reazione in seguito alla cottura del mosto. L’HMF, prodotto a pH acidi dal riarrangiamento di Amadori mostra comunque, un incremento di circa quattro volte superiore rispetto alle melanoidine che rappresentano invece il prodotto finale della reazione. Anche se l’abbassamento del pH dovuto alla concentrazione potrebbe influire negativamente sulla velocità iniziale della reazione a causa della protonazione degli aminoacidi, il progressivo accumulo dei reagenti determina un costante aumento dell’HMF all’aumentare della concentrazione. Colore L’incremento di melanoidine e di tannini condensati è associato alla formazione di composti bruni che mostrano un massimo di assorbimento intorno a 400 nm (Lerici et al., 1990; Nicoli et al., 2000). Al fine di monitorare il cambiamento di colore durante la cottura del mosto è stata utilizzata la colorimetria tristimolo. In base ai dati riportati in Tabella 3 è possibile osservare una diminuzione della luminosità dei campioni associata alla formazione di melanoidine e tannini condensati (Tabb. 3 e 4). Per quanto riguarda le caratteristiche cromatiche si assiste invece ad una iniziale perdita della saturazione del colore, associabile ad una degradazione termica dei pigmenti, seguita da una lieve modificazione del colore verso una tinta aranciata (Figura 10) come evidenziato dai valori di hue angle. Oltre ai mosti cotti, sulla destra sono riportati i valori relativi a campioni di vino cotto analizzati in un precedente lavoro (Mastrocola et al, 2005) in cui può essere evidenziato il classico andamento a ferro di cavallo tipico per la maggior parte dei prodotti alimentari sottoposti a trattamento termico (Mastrocola e Lerici, 1991). Quello che accade alle coordinate cromatiche nel mosto cotto in concomitanza e al proseguire dei fenomeni fermentativi non è stato ancora oggetto di studio. Figura 10. Cambiamento del colore durante la cottura. Attivitá antiossidante Sulla base dei dati riportati in Tabella 4 è possibile affermare che l’attività antiossidante del mosto sia essenzialmente determinata dal suo contenuto in polifenoli e che solo una piccola parte WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 11 TEAC (micromoliTE/mL) dell’attività antiossidante è determinata da molecole idrosolubili non trattenute dalla fase C18. L’attività antiossidante dell’estratto idrosolubile non fenolico aumenta progressivamente con l’aumentare del fattore di concentrazione mentre l’attività antiossidante della controparte fenolica diminuisce all’aumentare di tale parametro (Fig. 11). Questi dati mostrano come l’attività antiossidante del mosto cotto sia determinata dalla somma dell’attività antiossidante della componente fenolica, che decresce all’aumentare della concentrazione, e della capacità antiossidante della componente non fenolica che aumenta all’aumentare della concentrazione in seguito alla formazione di HMF, melanoidine e composti bruni prodotti dalla reazione di Maillard (Mastrocola et al., 2005). Il contributo della frazione non fenolica all’attività antiossidante totale rimane inferiore al contributo della frazione fenolica fino ad una concentrazione del 30% circa dopodiché si assiste ad un incremento più che proporzionale della capacità antiossidante della frazione fenolica. 2,4 2,2 2,0 1,8 1,6 1,4 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 TEAC non fenolico TEAC fenolico TEAC totale 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Concentrazione Figura 11. Variazione dell’attività antiossidante in funzione della concentrazione. Nel caso del mosto cotto utilizzato per prodotti dolciari tipici si può quindi affermare che la sua attività antiossidante in vitro sia dovuta principalmente alla frazione non fenolica. Nel caso del vino cotto, se quest’ultimo viene aggiunto di mosto crudo (mosto fiore), questi rapporti possono essere modificati. Effetto della chiarifica Al fine di valutare l’effetto della chiarifica sulle caratteristiche chimiche, fisiche e funzionali dei mosti cotti, sono stati presi in considerazione 4 campioni: mosto tal quale, mosto tal quale chiarificato, mosto 60% e mosto chiarificato. L’illimpidimento del mosto a seguito di defecazione a freddo (10 °C per 12 ore) ha tendenzialmente determinato un abbassamento della densità del mosto. La defecazione ha inoltre determinato una riduzione dell’estratto secco totale con allontanamento dei solidi sospesi. Insieme ai solidi anche tannini, catechine e quindi i polifenoli totali sono stati precipitati (Tabelle 1 e 3). Il processo di sedimentazione ha determinato anche una significativa diminuzione dell’azoto totale che ha causato una minore formazione di prodotti della Maillard; ciò è imputabile alla rimozione di aminoacidi che costituiscono, assieme agli zuccheri, i reagenti fondamentali (Fig. 12). Per quanto riguarda l’attività antiossidante, a seguito di chiarificazione, si assiste ad una diminuzione di tale indice a causa della rimozione dei polifenoli e, nel caso del prodotto concentrato del 60%, della diminuzione dei prodotti della reazione di Maillard. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 12 Figura 12. Attività antiossidante a seguito della chiarifica. Effetto dell’aggiunta di mosto crudo Al fine di valutare l’effetto della chiarifica sulle caratteristiche chimiche, fisiche e funzionali dei mosti cotti, sono stati presi in considerazione 4 campioni: mosto 60%, mosto 60% a volume, mosto 70% e mosto 70% a volume. Il mosto crudo (mosto fiore) è stato aggiunto ai mosti concentrati del 60 e 70 % al fine di ottenere una concentrazione in zuccheri compatibile con lo sviluppo dei lieviti e la successiva fermentazione del mosto. Il mosto concentrato del 35 % non è stato addizionato di mosto crudo considerandone le caratteristiche compositive ed i mosti maggiormente concentrati sono stati riportati a volume con mosto fresco in modo da ottenere concentrazioni di zuccheri fermentescibili analoghe al mosto concentrato del 35%. Chiaramente la diluizione determina una riduzione della concentrazione di quasi tutti i composti (Fig. 13) così come una riduzione della densità e viscosità (Tab. 1). Gli unici composti che mostrano un aumento sono le catechine che sono tra i polifenoli più rappresentativi del mosto crudo (Tab. 3). Figura 13. Attività antiossidante a seguito dell’aggiunta di mosto crudo. Per quanto riguarda l’attività antiossidante, a seguito dell’aggiunta di mosto crudo si assiste ad una diminuzione di tale indice (Fig. 13) nonostante l’aumento di polifenoli monomerici (Tabb. 3 e 4); ciò è essenzialmente dovuto ad una diminuzione dei prodotti della reazione di Maillard che nei campioni più concentrati presentano la maggiore attività antiossidante relativa. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2008, N. 2/1 PIVA ET AL., CARATTERISTICHE DEL MOSTO COTTO DESTINATO ALLA PRODUZIONE DI VINO COTTO, P. 13 CONCLUSIONI L’effetto della concentrazione attraverso cottura a fuoco diretto determina numerose modificazioni chimiche, fisiche e funzionali nel mosto. Queste modificazioni sono riconducibili alla concentrazione delle componenti più rappresentative del mosto (zuccheri e acidi) che possono creare problemi durante la successiva fermentazione alcolica. Il trattamento termico ha inoltre determinato un cambiamento drastico della frazione fenolica e lo sviluppo di prodotti di neoformazione riconducibili agli intermedi delle reazione di Maillard, cambiamenti che hanno influenzato significativamente le proprietà funzionali dei mosti. I trattamenti tecnologici di chiarifica del mosto e l’aggiunta di mosto crudo (mosto fiore) al mosto concentrato hanno anch’essi modificato l’equilibrio tra le varie componenti del mosto suggerendo un loro possibile utilizzo nella produzione di “vino cotto”. La cottura in caldaia in acciaio inox anzichè in caldaia di rame ha permesso di ottenere mosti cotti con una più bassa quantità di rame grazie alla mancata cessione e concentrazione del metallo da parte del contenitore. Questo lavoro rappresenta un primo passo per lo studio delle modificazioni chimiche, fisiche e funzionali che il mosto subisce in seguito al trattamento termico di concentrazione, alla chiarifica e all’aggiunta di mosto fresco. Ulteriori studi sono necessari al fine di approfondire e comprendere in maniera più dettagliata i fenomeni che sono alla base di tali cambiamenti. RIASSUNTO Scopo di questo lavoro è di rappresentare un primo approccio per lo studio dei cambiamenti chimici, fisici e funzionali che si verificano in seguito alla fase di cottura del mosto destinato alla produzione di vino cotto. Oltre alla variabile tecnologica rappresentata dal trattamento termico, sono stati considerati anche diverse pratiche enologiche e parametri tecnologici: l’aggiunta di mosto fresco al mosto cotto, (pratica piuttosto diffusa nella produzione di vini cotti), la sedimentazione delle fecce del mosto e la cottura in caldaie in rame ed in acciaio inossidabile. Questo lavoro rappresenta un primo passo per lo studio delle modificazioni chimiche, fisiche e funzionali che il mosto subisce in seguito al trattamento termico di concentrazione, alla chiarifica e all’aggiunta di mosto fresco. Ulteriori studi sono necessari al fine di approfondire e comprendere in maniera più dettagliata i fenomeni che sono alla base di tali cambiamenti. BIBLIOGRAFIA Antonelli A., Chinnini F., Masino F., 2004. Heat-induced chemical modification of grape must as related to its concentration durino the production of traditional balsamic vinegar: a preliminary approach. In Food Chemistry 88, 63-68. Bate-Smith E.C., 1975. Phytochemistry of proanthocyanidins. In Phytochemistry. 14: 1107-1113. Berlitz H.D., Grosch W., 1999. Food Chemistry (second ed.) Berlin: Springer-Verlag. Cheftel J.C., Cheftel H., Besaçon P., 1988. Biochimica e Tecnologia degli alimenti, vol I e II. Ed agricole Bologna. De Rosa T., 1987. Tecnologia dei vini liquorosi e da dessert. Edizioni AEB Brescia. 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