Untitled - Rizzoli Libri
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ANTHONY BOURKE e JOHN RENDALL CHRISTIAN IL LEONE Un leone-gattone, due ragazzi, la storia di un’amicizia che ha commosso il mondo Traduzione di Gualtiero De Marinis Rizzoli Proprietà letteraria riservata Copyright © Anthony Bourke and John Rendall 1971, 2009 Copyright © 2009 RCS Libri S.p.a., Milano Anthony Bourke and John Rendall have asserted their right under the Copyright, Designs and Patents Act 1988 to be identified as the authors of this work. Per gli inserti fotografici: Copyright © Derek Cattani, the Born Free Foundation, GAWPT and Bill Travers La prefazione e la lettera di George Adamson sono riprodotte per gentile concessione di Tony Fitzjohn del GAWPT. La lettera di Bill Travers è riprodotta per gentile concessione di Will Travers e Virginia McKenna della Born Free Foundation. Questo libro racconta una storia vera, fondandosi sulla vita, le esperienze e i ricordi di Anthony Bourke e John Rendall. In alcuni casi limitati i nomi di persone e di luoghi, le date, la sequenza o i dettagli degli eventi sono stati modificati per proteggere la privacy di terzi. Gli autori si assumono la responsabilità rispetto all’editore che i contenuti di questo libro – fatta eccezione per questi piccoli cambiamenti – corrispondono a realtà. L’editore ha fatto il possibile per rintracciare tutti gli aventi diritto e rimane a disposizione per ottemperare a eventuali obblighi. ISBN 978-88-17-03197-4 Titolo originale dell’opera: A Lion Called Christian. The Enchanting True Story of Three Friends and Their Remarkable Reunion This edition is published by arrangement with Transworld Publishers, a division of The Random House Group Ltd. All rights reserved. Prima edizione: giugno 2009 Questo libro è stampato su carta certificata FSC, che unisce fibre riciclate post-consumo a fibre vergini, provenienti da buona gestione forestale e da fonti controllate. CHRISTIAN IL LEONE A Christian e alle nostre famiglie che non lo hanno mai conosciuto Prefazione di George Adamson Nell’aprile del 1970 mi arrivò una lettera da Londra in cui il mio amico Bill Travers mi parlava di Christian, un leone inglese di quinta generazione, e mi chiedeva se sarei stato disposto ad accoglierlo e a reintrodurlo nell’ambiente dei suoi antenati. L’idea mi attirava non solo perché in questo modo avrei evitato a Christian una vita in cattività, ma perché si sarebbe trattato con ogni probabilità del primo caso di leone nato in Inghilterra che ritornava alla vita che per lui era più naturale. Ero convinto che, nonostante fosse cresciuto altrove, il suo patrimonio genetico e il suo istinto avrebbero reso possibile l’operazione. Devo ammettere però che non nutrivo la stessa fiducia nei confronti dei suoi proprietari, soprattutto quando venni a sapere che avevano intenzione di accompagnare Christian e di trattenersi da me per un paio di setti- Christian il leone mane. Ero portato a credere si trattasse di due «fricchettoni» dai capelli lunghi e dall’abbigliamento stravagante, e bisogna dire che i pantaloni a zampa d’elefante e i riccioli scomposti con cui si presentarono all’aeroporto di Nairobi non contribuirono molto a dissipare i miei dubbi. Ma Ace e John riuscirono in breve tempo a ridarmi fiducia nei confronti delle nuove generazioni. Avvertii subito il profondo legame affettivo che li univa a Christian. So per esperienza quanto dev’essere stato difficile per loro lasciare l’amico leone in balia di tutti i pericoli e le difficoltà che una vita nella natura selvaggia comporta. Al momento in cui scrivo Christian ha due anni e si trova perfettamente a suo agio nella riserva africana, come se fosse nato qui. A parte un primo periodo di adattamento, non ha avuto praticamente bisogno di aiuto. Come sempre quella splendida risorsa che è la conoscenza atavica gli ha mostrato la strada. Kampi ya Simba, Kora 15 luglio 1971 Introduzione Abbiamo scritto questo libro, la storia di un leone londinese che torna a vivere in Africa, nel 1971. A quarant’anni di distanza, grazie a un video su YouTube, Christian è stato riscoperto da un nuovo pubblico sparso per il mondo, che è rimasto affascinato e intrigato dalla sua storia straordinaria. All’epoca eravamo due giovani australiani che, appena giunti a Londra, avevano insolitamente deciso di comprare un cucciolo di leone da Harrods. Dopo aver vissuto con lui, prima a Londra e poi per qualche tempo in campagna, l’abbiamo riportato in Kenya e affidato alle cure di George Adamson, che tutti conoscevano per Nata libera. Sull’esperienza di George Adamson con i leoni e sul ritorno di Christian alla vita selvaggia vennero girati anche due documentari: The Lion at World’s End e Christian the Lion. Il breve filmato che passa su 11 Christian il leone YouTube mostra il momento indimenticabile in cui rivediamo il nostro leone, ormai decisamente cresciuto, al nostro ritorno in Kenya un anno dopo, nel 1971. Siamo ancora soddisfatti dell’edizione originale di questo libro, scritto quando avevamo appena vent’anni; e questa, che è soltanto una revisione e un aggiornamento, rimane sostanzialmente fedele alla prima. Abbiamo semplicemente colto l’occasione per aggiungere alcune informazioni, chiarire meglio certi punti, e in qualche passo ne abbiamo approfittato per esprimere in maniera più efficace quel che volevamo dire. Quarant’anni dopo ci sono ricordi che restano vividi nella memoria e altri che hanno assunto contorni un po’ più vaghi. Per questo ci siamo aiutati anche con due ottimi libri, usciti dopo il nostro, che parlavano della storia di Christian: l’autobiografia di George Adamson My Pride and Joy del 1986 e il libro del 1993 di Adrian House The Great Safari: The Lives of George and Joy Adamson. Grazie a essi abbiamo verificato la cronologia di alcuni specifici eventi e recuperato nuove informazioni. Un’altra fonte sono state le lettere scritte da Ace ai suoi genitori, che neppure lui ricordava più di aver conservato. La prima edizione di questo libro si concludeva 12 Introduzione con il 1970, in questa nuova versione abbiamo incluso anche il racconto dei nostri incontri con Christian nel 1971 e 1972. L’idea di ripubblicare questo libro è nata grazie al grande interesse che si è sviluppato attorno alla storia di Christian in seguito all’apparizione su YouTube del filmato del 1971. Alla fine del 2007 siamo stati informati tramite email che il filmato era online. Non sapevamo chi l’avesse postato, del resto noi non ne saremmo stati capaci, nemmeno se l’avessimo voluto. Così, non abbiamo seguito la faccenda molto da vicino; tuttavia all’inizio del 2008 ci siamo accorti che il video era diventato molto popolare. Veniva diffuso per il mondo attraverso le email del tipo «manda qualcosa di bello a qualcuno che ami», accompagnato dalla versione estremamente suggestiva di Whitney Huston di I Will Always Love You come sottofondo musicale. Superata la soglia del milione di click su YouTube, cominciarono a spuntare come funghi addirittura veri e propri siti dedicati alla nostra storia. Ogni tanto ci capitava di andare a dar loro un’occhiata, ma avevamo come l’impressione di fare i «guardoni» della nostra stessa vita. C’era moltissima gente che trovava quel filmato davvero commovente e che lasciava esclusivamente commenti positivi, cosa piuttosto 13