Incontro con l`autore
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Incontro con l`autore
SETUP ART s.r.l. via Gandino 3 40137 Bologna [email protected] www.setupcontemporaryart.com Location Autostazione di Bologna Piazzale XX Settembre 6 40128 Bologna Presidente Simona Gavioli Direttore Creativo Alice Zannoni Project Manager Maria Letizia Tega VIP Relations & Fair Office Giulia Giliberti Giovanni Saputo Assistenti di Direzione Matteo Cambuli Michela Cesta Michele Luccioletti Comitato Scientifico Francesco Amante Anna Silvia Barrilà Fulvio Chimento Comunication & Event Planner Irene Bordoni Assistenti al progetto Tommaso Pagani Isabella Giorgio Segreteria Organizzativa Roberta Filippi Ufficio Stampa Culturalia di Norma Waltmann Graphic design Emanuele Bruscoli, Agenzia NFC Catalogo edito da Agenzia NFC di Amedeo Bartolini & C. sas ISBN: 9788867260492 © 2015 - SETUP ART S.R.L. © 2015 - Agenzia NFC Tutti i diritti sono riservati. è vietata la riproduzione anche parziale dell’opera, in ogni sua forma e con ogni mezzo, inclusa la fotocopia, la registrazione e il trattamento informatico, senza l’autorizzazione del possessore dei diritti. Partner istituzionale Partner tecnico Media Partner Press Office Segreteria organizzativa Partner Responsabilità sociale UNA PASSEGGIATA PER PROVARE LA DISABILITÀ Network SER DATA Solution Expert RINGRAZIAMENTI Alberto Ronchi Alessandro Bergonzoni Gianfranco Maraniello Giorgia Boldrini Alessia Zannoni Giorgia Popermhem Alessio Bartolucci Giorgio Gavioli Amedeo Bartolini Giovanna Gavioli Andrea Magelli Giovanni Gaggia Antonella Venturi Giovanni Saputo Barbara Cuniberti Guido De Carolis Beatrice Calia Il Presidente di Autostazione Andrea Leonardi Benedetta Cucci Carla Lintas Michela Cesta Michele Luccioletti Mila Sbrugnera Milena Naldi Monica Gaggi e Marco A&G Nicola, Placido, Ettore e tutto lo staff di DoK Nonna Zita Norma Waltmann Paola Naldi Carlotta Ventura Il team di The Others Clara Carta Irene Bordoni Rafaela Maria Tortello e Dani Daniele Mulas Isabella Giorgio Renato e il suo staff David Metz Riccardo Rodolfi Davide Da Pieve Ivana Seghi e tutto il team di Autostazione Elena Fumarola Luca Malpini Elisa Sabattini Lucrezia Giovanardi Emiliano Minoccheri Marco Tina Fabio Degli Esposti Maria Letizia Tega Silvia Evangelisti Fabio Galli Mario Ciammitti e Laila Silvia Raschi Tommaso Pagani Marta Lo Preiato Fernando Pellerano Valentina Marchesini Martina Di Toro Francesca Blesio Viviana Porru Martina Liverani Francesca Prandelli Walter Tega Massimo Treggia Gaia Brigida per Coup Theatre Yvhonne Lacroix Matteo Lepore Federica Licata D’Andrea Paolo Degli Esposti Rita Finzi Sara Roversi Silvana Montagna Silvano Mirri Sommario 8 9 Perché SetUp Perché SetUp La nostra intuizione non era sbagliata ma, in tutta onestà, se siamo riuscite in questa “impresa” è anche grazie a tutti coloro che hanno creduto in SetUp fin dal primo anno. Simona Gavioli, Presidente SetUp Art Fair Alice Zannoni, Direttore SetUp Art Fair Dall’inizio di questa esperienza a oggi l’unica cosa ad essere cambiata è la consapevolezza e il senso di responsabilità verso la realizzazione di una cosa che sembra distante e astratta ma che in realtà è lì: si chiama FUTURO. Noi ci crediamo, con grande entusiasmo, sempre di più. Le motivazioni e la spinta che tre anni fa ci hanno fatto pensare a SetUp Art Fair non sono cambiate. Credevamo che fosse necessario impegnarsi per provare a cambiare il sistema dell’arte, credevamo che fosse doveroso predisporre le basi per il cambiamento, sentivamo l’esigenza di fare un’operazione che tecnicamente si definisce ”setup”. Ci abbiamo creduto, abbiamo perseguito l’idea e il sogno fino a farlo diventare una realtà con tenacia, passione ed entusiasmo che sono state, e sono, le parole chiave di questa avventura. Dalla prima edizione, nel 2013, ad ora, SetUp ha dimostrato la forza e il valore del coraggio nell’affrontare le sfide che apparentemente sembrano impossibili facendo un’inversione di segno: in un momento storico in cui la tendenza è il segno “meno” abbiamo visto in questo vuoto paralizzante la genesi della possibilità, abbiamo scommesso in questa difficile condizione di crisi (non solo economica ma anche di fiducia verso le realtà emergenti) convinte che proprio lì ci fosse da scovare la formula dell’opportunità. 10 11 Perché SetUp Perché SetUp Francesco Amante comitato scientifico Fulvio Chimento comitato scientifico SetUp per l’opportunità di sostenere un “laboratorio/mercato”, uno spazio sperimentale capace di presentare e promuovere nuovi modelli interpretativi ed emozionali dell’arte contemporanea, dando visibilità alla ricerca e a tanti artisti, galleristi, curatori, che non trovano spazio nei circuiti istituzionali e spesso elitari dell’arte in Italia. In questo spazio informale e dinamico, SetUp riesce ad attirare un pubblico nuovo di appassionati, che ha l’opportunità di avvicinarsi direttamente ai linguaggi contemporanei e, soprattutto, al mercato, iniziando a investire in arte. SetUp perché la mia esperienza di amante e collezionista d’arte, che negli anni è andata oltre il privato, con il sostegno a progetti d’arte pubblica come Sala d’attesa di Flavio Favelli nel Pantheon alla Certosa di Bologna e l’installazione del lampadario Casa grande di ZimmerFrei davanti alla Cineteca di Bologna, insieme a quella di imprenditore e sportivo, mi porta naturalmente a sostenere le nuove energie e il lavoro dei giovani artisti e galleristi, di chi si ingegna e persegue una strada difficile come quella dell’arte. In linea di principio mi trovo d’accordo con chi sostiene che l’arte nelle fiere sia omologata a tipologie espositive standardizzate, con la conseguenza che in tali contesti viene a mancare l’identità propria dello spazio e la specificità della sua storia. Allo stesso modo considero i progetti degli artisti (anche i più importanti), nati ad hoc per le fiere, una dispersione di energie, che potrebbero essere invece destinate alla propria ricerca. Per questo, dopo una serie di valutazioni, ho accettato di prendere parte al comitato scientifico di SetUp. La prima riguarda il luogo fisico in cui si svolge la manifestazione: a differenza delle abituali sedi di Fiere d’arte, l’Autostazione ha una storia e un vissuto che permettono ai vari progetti curatoriali di instaurare una relazione con lo spazio (sia interno che esterno). SetUp si svolge all’interno degli ex uffici della più grande stazione per autobus d’Italia, una location che per sua natura sembra essere predisposta a “un’attesa”, forse anche quella che il luogo stesso ogni anno vive nel divenire sede espositiva. Altro aspetto interessante è costituito dai Talk, non semplici momenti collaterali - come spesso avviene in queste situazioni ma una delle componenti strutturali del 12 13 Perché SetUp Silvia Anna Barrilà comitato scientifico programma di SetUp che denota un aspetto culturale ben curato. SetUp, inoltre, dedica attenzione al territorio, dove per “territorio” si intende un’area più vasta di quella che coincide con i confini regionali: in questo contenitore trovano rappresentanza alcune realtà sociali attive sul territorio regionale, ma anche fenomeni nascenti legati alla creatività nazionale. Perché è un evento che mira a promuovere l’arte emergente a Bologna e a dare visibilità agli artisti e ai curatori più giovani, e perché un premio è un ottimo modo per stimolare la carriera di un artista. Spero sia un momento di scoperta di opere di qualità e di dialogo sull’arte. 14 15 Perché SetUp Andrea Leonardi presidente Autostazione La Società Autostazione gestisce il Terminal per l’accoglienza dei mezzi di trasporto persone su gomma e rappresenta, insieme alla vicina stazione ferroviaria, una moderna “porta di accesso” alla Città. Ciò ha consentito di fare dell’Autostazione di Bologna il maggiore hub per il trasporto collettivo delle persone con collegamenti con tutte le maggiori città italiane ed europee. La Società Autostazione produce servizi per la Comunità mettendo al centro della propria missione persone di varie nazionalità con storie, età e culture diverse. La Società ha dedicato molte energie al progetto di riqualificazione dell’immobile le cui direttrici consistono nella riorganizzazione degli spazi funzionali al servizio del terminal passeggeri e nel potenziamento degli usi commerciali e terziari. 16 Il progetto culturale che Setup, per il terzo anno consecutivo, ha ideato e ci ha sottoposto per poter allestire la manifestazione culturale Artfair ha trovato la nostra convinta adesione sia per la disponibilità dei locali e, non secondariamente, per il valore dell’iniziativa che anche quest’anno sarà occasione di incontro e promozione per giovani artisti nazionali ed internazionali, oltreché di unità fra cultura e territorio. Aderire alla richiesta di Setup ci è sembrato un gesto di coerenza con l’identità societaria dell’Autostazione nella speranza che i locali messi a disposizione possano essere riconosciuti dai cittadini come un luogo nuovo e originale di relazionarsi con l’arte e della cultura. 17 Premi 18 19 Premio SetUp Premio Emilbanca Simona Gavioli Alice Zannoni Michele Tana SetUp, gettare le basi per predisporre il cambiamento... è questo il significato del termine SetUp ed è questo il compito che cerchiamo di portare avanti con il nostro lavoro. SetUp, giunto ormai alla terza edizione, propone e sostiene gli artisti più giovani per dare voce ad una fascia culturale “non protetta”; SetUp crede nel futuro e per questo, col Premio SetUp, vuole dare un’opportunità concreta alle nuove leve creative spronandole ad investire nel proprio lavoro. Per la terza edizione di SetUp Art Fair torniamo con il premio SetUp; selezioneremo il miglior artista under 35 e il miglior curatore under 35 di tutta la manifestazione. Con l’auspicio che la passione e l’amore per l’arte non smettano mai di ardere, quest’anno ci siamo lasciate ispirare da Zygmunt Bauman per riassumere qual è stata e quale sarà la nostra missione: EmilBanca è una Banca di Credito Cooperativo, conta 22 mila soci e 48 filiali, presenti a Bologna, Modena e Ferrara, ed è una delle Bcc più grandi d’Italia. EmilBanca è una banca locale, che crede nelle persone, con alle spalle una storia fatta di uomini e donne che hanno creduto in un’idea di sviluppo improntata alla cooperazione, alla solidarietà e all’equità, attenta al benessere comune e alla crescita del territorio in cui opera; la crescita economica, certamente, ma anche quella sociale e culturale. Per questo, oltre a sostenere realtà e associazioni del territorio e collaborare a diverse iniziative di alto valore culturale, ha investito per allestire due importanti pinacoteche: la Pinacoteca Bertocchi Colliva a Monzuno e la Quadreria del Ritiro San Pellegrino ad Argelato. Con la partecipazione a SetUp, confermiamo la nostra particolare attenzione nel sostenere le attività tese a valorizzare le giovani generazioni, un patrimonio collettivo di straordinaria rilevanza, da preservare e coltivare con cura, nella prospettiva che i giovani di oggi, saranno i protagosti nel prossimo futuro. <<La nostra vita è un’opera d’arte che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo,come ogni artista, quale che sia la sua arte, porci delle sfide difficili [...] da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida>>. 20 21 Premio Casa Falconieri PLATFORM PROJECT INCISIONE in OTTANTAORE Viaggio all’interno del patrimonio culturale artistico nel laboratorio di Casa Falconieri. Un incontro a cadenza annuale con SetUp, una nuova opportunità per un giovane artista di confrontarsi con una delle tecniche artistiche più antiche e con l’innovazione e la ricerca di Casa Falconieri. Una residenza d’arte nel piccolo borgo di Serdiana, terra del vino e dell’arte, investigando e sperimentando nel mondo dell’incisione, sviluppando anche progettazioni in comune con altri artisti provenienti da terre lontane, ciascuno con le sue origini e le sue storie, per sviluppare insieme percorsi differenti. All’interno del laboratorio, attraverso il fare con gli altri, nella condivisione dell’esperienza ma anche nella ricerca personale, i giovani artisti avranno la consapevolezza che oggi la realtà artistica ha subito delle trasformazioni, che i rapporti e il sistema di relazioni consueti sono superati e urge inventare nuove modalità sostenibili e umane. Lo sviluppo del progetto è la realtà di una nuova interfaccia; è l’intervento, non l’intervento simbolico, ma è la nuova realtà di uno sviluppo anche economico, che affonda le radici in un fare artistico, dove la manualità, non è simbolo, ma è realmente sviluppo tecnico, sociale e culturale diffuso ma anche sviluppo qualitativo di una modalità etica. Occorre valutare attentamente percorsi e modalità, riappropriarsi di elementi semplici e non virtuali, comunicare alle generazioni che verranno, che i simboli culturali sono una conquista, che i simboli rappresentano anche la memoria e che la memoria è il tempo e la storia. 22 23 Premio Sponge Arte Contemporanea Giovanni Gaggia Il mio rapporto con SetUp parte da lontano ed è legato anche ad alcune mie scelte personali e professionali. Ad un certo punto della mia vita, era il finire del 2007, ho ritenuto fosse indispensabile un tavolo di confronto per coinvolgere tutte le figure chiave del settore dell’arte. Il desiderio di condivisione mi ha spinto ad aprire le porte della mia residenza non solo agli artisti, ma anche a curatori, giornalisti, collezionisti e soprattutto a persone curiose divenute poi appassionate d’arte contemporanea. 24 Da allora la mia casa è divenuta il fulcro di incontri in cui tante menti creative convogliano la loro energia che si espande poi in ogni direzione. Circa tre anni fa, in occasione della terza edizione di Perfect Number - 9 artisti in 9 stanze con 9 curatori - ho ascoltato Alice e Marco parlare dell’idea di un progetto ancora in fase embrionale che avrebbe dato vita a SetUp. In loro ho riscontrato la stessa follia, lo stesso coraggio, la stessa forza propulsiva e la voglia di cambiamento che mi spinsero ad aprire le porte di casa qualche anno prima. Da quel momento ho sostenuto SetUp partecipando alle varie edizioni come Sponge ArteContemporanea e, personalmente, come curatore della rassegna performativa. Per questa edizione 2015 abbiamo pensato di regalare ad un artista la possibilità di abitare un luogo dove ospitalità e magia della natura nutrono spirito e creatività artistica. è da questo intento di condivisione che nasce il premio Residenza Sponge ArteContemporanea. 25 Premio Dispensa Martina Liverani Per il secondo anno consecutivo, Dispensa partecipa a SetUp con il Premio Dispensa: un riconoscimento dato all’artista che interpreterà al meglio il tema scelto per la pubblicazione primaverile del magazine dove vedrà pubblicato il proprio lavoro. Il tema di quest’anno è “Viaggio in Italia”. Dispensa è il primo e unico bookzine italiano indipendente di carta dedicato al mondo del cibo. Unico nel suo genere, mixa lo stile editoriale e la grafica di un libro, declinati in un periodico. Dispensa è un magazine tattile, che dopo l’abbuffata del digitale, propone qualcosa di tangibile, da toccare. SetUp e Dispensa condividono i valori di indipendenza e innovazione. Laddove SetUp si è oramai consolidata come punto di riferimento nel mondo dell’arte contemporanea quale format unico che ha saputo appropriarsi per primo delle best practise internazionali, allo stesso modo Dispensa è la prima bookzine indipendente italiana che ha saputo innovare il format tradizionale della comunicazione enogastronomica. Un magazine innovativo nella forma, nei contenuti e nei materiali: come per la carta usata per le pagine che è ottenuta dalla lavorazione degli scarti alimentari. Proprio come SetUp, Dispensa è qualcosa di nuovo, che mancava. Dispensamagazine.it 26 27 28 29 Indice espositori Editoria Arte Contemporanea News Bimestrale di informazione e critica d’arte Sede romana Contrada Colle Celone SNC 00035 Olevano Romano (RM) [email protected] Equilibriarte by Oddblip ltd - Kenilworth Lodge 1 Waverley Road London N8 9QW, England - UK [email protected] www.equilibriarte.net ARTRIBUNE SRL via Enrico Fermi 161 - 00163 Roma [email protected] [email protected] www.artribune.com Exibart Via Giacomo Puccini 11, 00198, Roma [email protected], [email protected], [email protected] www.exibart.com C.R.A. Centro Raccolta Arte Associazione Culturale Torre degli stipendiari, Via Conti - San Miniato (PI) centroraccoltaarte.blogspot.it [email protected] - 3486094185 GeaArt Bimestrale di cultura arti visive, spettacolo e nuove tecnologie creative Associazione Culturale Mediaterraneo corso Garibaldi 16/a - 84123 Salerno [email protected] www.facebook.com/groups/geaArt/ Con dentro le parole prodotto e distribuito da NOUS SOMMES HYSTERIQUES srl via olindo guerrini 22 a - 40123 bologna [email protected] www.laviniaturra.it - 051 6154850 HESTETIKA Via Fiume 63 Tradate, 21049 (VA) [email protected] www.hestetika.it DISPENSA, GENERI ALIMENTARI E UMANI Via Fratelli Rosselli, 1 - 48018 Faenza (RA) [email protected] www.dispensamagazine.com MYWHERE [email protected] www.mywhere.it Efesti srl Strada Maggiore 16 Bologna - 40125 [email protected] www.efesti.com 3313210594 NFC AGENZIA di Amedeo Bartolini&sas via XX Settembre, 32 - 47923 Rimini [email protected] www.agenzianfc.com 30 31 3)5 ArteContemporanea Alviani ArtSpace ART and ARS Gallery Art Company barcel-one BI-BOx Art Space BonelliLAB Bonioni Arte Casa Falconieri Co.R.E. Gallery – Contemporary Room Exhibit Cosmoart D406 fedeli alla linea FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA FRANCESCA SENSI ARTE A COLORI GALLERIA Galleria ARTissima Galleria d’arte Mirada Galleria Moitre Galleria ZAK Project Space INCREDIBOL! Isolo17 KIR ROYAL GALLERY Martina’s Gallery Portanova12 Print About Me provoqArt RezArte Contemporanea s.t. foto libreria galleria Selective-Art Sponge ArteContemporanea Studio LB Contemporary Art VAN DER VV8 artecontemporanea YORUBA::diffusione arte contemporanea 33 34 38 46 50 54 58 62 66 70 74 78 82 86 90 94 98 102 106 110 114 118 122 126 130 134 138 142 94 146 94 150 154 158 3)5 ArteContemporanea Sito web www.trecinque.it Direttore Maddalena Mauri Artisti in fiera Pasquale Altieri Massimiliano Capo Chiara Caselli Massimo De Giovanni Jernej Forbici Vito Frangione Marco Grimaldi Micaela Lattanzio Marcello Mantegazza James P Graham Luca Padroni Eugenio Percossi Jannik Splidsboel Nia Pushkarova Galia Yotova Artisti rappresentati Pasquale Altieri Claudia Campus Massimiliano Capo Felix Deac Massimo De Giovanni Micaela Lattanzio Marcello Mantegazza James P Graham Luca Padroni Eugenio Percossi Jannik Splidsboel Strutture armoniche a cura di Ilde Cavaterra Un corpo segmentato, ritagliato e nuovamente assemblato, deprivato della sua identità originaria. Un organismo convertito in gioco meccanico, poi rinato in forma di mandala circolare, emblema delle metamorfosi e dei divenire. Andando contro una scontata identificabilità, le mani di “Strutture Armoniche” diventano il simbolo dell’unione profonda che lega l’uomo alla terra e al territorio, insieme personificazione fisica e spirituale tramite cui, ognuno di noi, fa esperienza del proprio spazio vissuto. L’artista come un artigiano intaglia ventagli tridimensionali, sagome globulari che sembrano ricordarci singolari stampe floreali. Rispondendo alla sempre più pressante necessità di analizzare e riannodare la relazione con i propri luoghi di origine, Micaela Lattanzio intraprende una delle vie possibili, valorizzandone la vocazione più autentica: quella che mette in primo piano la fisicità dell’atto. Il più delle volte questo tema viene maldestramente banalizzato o equivocato, ma qui l’artista vi si avvicina con la delicatezza che caratterizza i suoi lavori, esprimendo questa esigenza in maniera contraddittoria e ambigua. Quella pelle, che di solito entra in contatto immediato con terra e ambiente, si fa ora di carta, scivolando nello sfondo concettuale del senso, finendo fuori campo e ricreando un paesaggio ridondante, segno dell’eterno bisogno “dell’uomo di tornare a casa”. Circuiti ottici. Premio SetUp under 35 Artista Micaela Lattanzio 34 Curatore Ilde Cavaterra 35 Jernej Forbici Under, 2014 acrilico e olio su tela, 135 x 205 cm 36 Micaela Lattanzio strutture armoniche gestuali, 2014 carta fotografica tagliata a mano su livelli di polistirolo espanso, 70x70 cm 37 Alviani ArtSpace Sito web www.alviani-artspace.net Direttore Lucia Zappacosta Artisti in fiera Bruno Cerasi Hernàn Chavar Iolanda Di Bonaventura Jukuki Monica Maggi Gloria Sulli Artisti rappresentati Elena Bellantoni, Marco Bernacchia, Alessandro Cannistrà, Catodo, Bruno Cerasi, Hernàn Chavar, Umberto Ciceri, Tiziana Contino, Caterina De Nicola, Antonio Di Biase, Iolanda Di Bonaventura, Rocco Dubbini, Armando Fanelli, Alice Grassi, Jaromil, Danny Jorket, Jukuki, Lorenzo Kamerlengo, la mia paura è bianca, Matteo Liberi, Lorenzo Massimiano, minus. log, Raul, Solidea Ruggiero, Rita Soccio, Debra Solomon, Gloria Sulli, Lidia Tropea, Mario Vespasiani Monica Maggi Nutrimento della bellezza, 2014, Installazione commestibile, bento, cibo, foto su carta fotografica, Dimensioni ambientali 38 Biophilia A tasteful exhibition a cura di Lucia Zappacosta Biophilia è la predisposizione biologica dell’uomo a cercare il contatto con le forme naturali. Ogni essere umano trae dalla natura sensazioni e stimoli positivi e, inconsapevolmente, riceve nutrimento per la mente. Gli esseri umani sono fatti per connettersi con gli esseri viventi: piante, animali, uomini e prodotti artificiali purché rappresentino la geometria della vita. La caratteristica di questa geometria è l’autosomiglianza dei fenomeni naturali: dai frattali, dalle leggi della complessità ordinata, arriva la conferma dell’ovvia continuità tra natura e uomo che si traduce anche in una sostanziale continuità tra le forme della natura e le opere dell’uomo. Hernàn Chavar (1979) porta avanti una riflessione sulla dimensione abitativa della natura attraverso il disegno. La sua ricerca ha come oggetto la definizione teoretica e l’implementazione di processi di indagine di tipo fenomenologico-ermeneutico connessi alla fisiologia naturale. Le sue opere, scientificamente rigorose, sono in perpetua oscillazione tra vivacità e inquietudine, tra realtà e sogno, tra immobilità e metamorfosi. Dalla rappresentazione onirica di un ecosistema che connette ambiente, corpo e mente deriva la necessità di riaffermare, nel contesto contemporaneo, la positività del rapporto tra uomo e natura e quindi valorizzare i criteri che lo rendono esperibile. Le leggere sculture di Gloria Sulli (1982), in schiuma poliuretanica incastonata con perizia orafa nella rete metallica, le far- Premio SetUp under 35 Artista Hernàn Chavar Curatore Lucia Zappacosta 39 falle origami di Bruno Cerasi (1983), variazioni sull’etica della geometria e della conoscenza, e i fiori energetici di Iolanda Di Bonaventura (1993), in grado di plasmare l’ecosistema tramite la luce e il colore puro, dialogano con l’ambiente attraverso la riproduzione diretta delle forme naturali e dei pattern. Jukuki (1976), con un approccio ironico e dissacrante, esercita la sua capacità di guardare la realtà da punti di vista inediti e presenta coloratissimi assemblaggi di cibo e oggetti di uso comune, appropriandosi di frammenti dotati di significato universale in grado di mettere in scena lo scambio tra le parti. Immersi in questa rappresentazione della natura i bentō di Monica Maggi (1971), sculture commestibili progettate e realizzate per stimolare vista, olfatto e gusto che hanno come fondamento l’equilibrio tra i vari alimenti, tra le diverse consistenze, tra i sapori, prima ancora che tra forme e colori. Il cibo, da nutrimento, si trasforma in emozione e diventa strumento per creare delle sculture. La cannibalizzazione e il rituale percorso di desacralizzazione dell’arte prepara all’ulteriore passaggio della performance interattiva: il pubblico, mangiando, prende parte a un’esperienza coinvolgente e contribuisce alla creazione artistica di una nuova realtà. Hernàn Chavar Gabbia toracica, 2014, Acquerello, ecoline, china e penna su carta, 30x40cm 40 41 Alviani ArtSpace Sito web www.alviani-artspace.net Direttore Lucia Zappacosta Artisti in fiera Raul Artisti rappresentati Elena Bellantoni, Marco Bernacchia, Alessandro Cannistrà, Catodo, Bruno Cerasi, Hernàn Chavar, Umberto Ciceri, Tiziana Contino, Caterina De Nicola, Antonio Di Biase, Iolanda Di Bonaventura, Rocco Dubbini, Armando Fanelli, Alice Grassi, Jaromil, Danny Jorket, Jukuki, Lorenzo Kamerlengo, la mia paura è bianca, Matteo Liberi, Lorenzo Massimiano, minus. log, Raul, Solidea Ruggiero, Rita Soccio, Debra Solomon, Gloria Sulli, Lidia Tropea, Mario Vespasiani Noi Siamo. La rivoluzione. A cura di Elisamaria Covre LIBERTÀ- s. f. [dal lat. libertas -atis] condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere. ESSENZIALITÀ - s. f. [dal lat. tardo essentialĭtas -atis] importanza fondamentale. SPONTANEITÀ - s. f. [der. di spontaneo] naturalezza, franchezza di comportamenti e di sentimenti. Libertà, essenzialità, spontaneità sono le sensazioni che si provano quando si entra in contatto con la pittura di Raul. Il percorso dell’artista abruzzese inizia nel 2008, con un’esperienza nel mondo della moda, ma presto il suo estro si concentra sulla grafica e sul disegno. Il suo lavoro si rifà alle produzioni tipiche della scena newyorkese degli anni ‘80, quella downtown che usava il graffito come forma di espressione, per veicolare un messaggio di libertà e di arte indipendente e accessibile, alla portata di tutti, tanto da venire ammirata per strada o sulla metropolitana. Osservando le opere di Raul si comprende che l’imperfezione è l’essenza della vita, di un’esistenza non assoggettata ai dettami della società. Il tratto rapido, la gestualità fluida e la grafica primitiva alludono alla liberazione, alla naturalità, alla schiettezza, al lasciarsi andare. Il gesto è istintivo, ripetizione senza tregua. Il segno è deciso, marcato, netto, scattante. Premio SetUp under 35 Raul Untitled, tecnica mista su carta, 50x70 cm 42 Artista Raul Curatore Elisamaria Covre 43 Il colore acceso, piatto, saturo, sprigiona energia liberatoria. I volti rappresentano delle anime ribelli che, per esprimere la vera natura che li contraddistingue, valicano i confini imposti da un mondo che costringe all’omologazione del pensiero. Noi siamo. La rivoluzione., il progetto presentato a SetUp, è una collezione di ritratti, una quadreria, dove si susseguono maschere, guerrieri, gufi, figure immaginarie e fantasmi, racchiusi all’interno di carte di dimensione 50x70. Il limite del foglio è una frontiera fra due mondi, non solo il confine fra lo spazio dell’opera e lo spazio dello spettatore, ma anche una barriera, una restrizione mentale, che separa chi viene soggiogato dal sistema da chi vi si ribella. Fra i ritratti di Noi siamo. La rivoluzione., trovano spazio alcuni volti di senzatetto incrociati fugacemente fra le strade del quartiere di Wynwood (Miami). Ritratti che mettono in scena la vita del ghetto: senza regole, senza lavoro, fra storie di droga, prostituzione, sparatorie e rapine. Il lavoro di Raul spinge a riflettere sul presente, sulla realtà arida e cieca che ci circonda. Emanciparsi dalla massa, vivere l’attimo con spontaneità, riaffidare alla parola “libertà” la sua vera essenza, espressione senza costrizioni, perché, come insegna il titolo di un’opera di Beuys, La rivoluzione siamo noi. I simboli e le figure presenti nella sua produzione sono dei mezzi, mezzi per liberarsi da tutto e da tutti. Presenze magnetiche che sembrano suggerire che, se per svegliare gli animi contemporanei servono gesto e colore, allora, eccoli, sono qui, basta osservarli! Raul Untitled, installazione, tecnica mista su carta, dimensione variabile 44 45 ART and ARS Gallery Sito web www.artandarsgallery.it Direttore Gigi Rigliaco Artisti in fiera Raffaele Fiorella Fabrizio Fontana / Paolo Loschi Gianmaria Giannetti Salvatore Masciuolo Ezia Mitolo Jolanda Spagno Antonio Strafella Artisti rappresentati Pierluca Cetera Hernàn Chavar Claudia Casentini Raffaele Fiorella Fabrizio Fontana / Paolo Loschi Gianmaria Giannetti Chen Li Salvatore Masciuolo Luigi Massari Ezia Mitolo Alessandro Passaro Patrizia Emma Scialpi Jolanda Spagno Antonio Strafella BENEDETTI SUPEREROI! a cura di Carmelo Cipriani Dove e quanto è possibile marcare il confine tra sacro e profano? Oggi cosa può considerarsi davvero sacrilego? Le risposte, tutt’altro che ovvie, attengono alla religiosità individuale, variando da soggetto a soggetto e determinando uno spostamento laterale di ogni possibile demarcazione. Non pochi sono gli avvenimenti narrati nelle Sacre Scritture che trascendono nella quotidianità, se non nell’abominio e nella pura carnalità. Allo stesso modo, tante sono le forme di fanatismo e immedesimazione a cui conducono alcuni stereotipi dell’immaginario contemporaneo, radicati a tal punto da apparire le forme di una nuova devozione. Partendo da queste considerazioni Antonio Strafella suscita delle risposte, riflettendo sui concetti di alterità e sacrificio. Manipolando la consueta categorizzazione del divino, crea un immaginario dinamico, aperto alla soggettività dello spettatore. I suoi sono scatti intensamente chiaroscurati, a colori o in bianco-nero, delimitati da fondi compatti e neutri; immagini ricreate in post-produzione in cui effetti luministici di vaga estrazione caravaggesca dialogano con trovate grafiche rese possibili dalle infinite potenzialità dei mezzi tecnologici. Indiscusse protagoniste sono le sue ironiche figure, ambigue e scintillanti, sottratte all’esperienza quotidiana e ricomposte per ricercate analogie. Ciascuna di esse è corredata di un QR code, chiave d’accesso a una dimensione sinestetica, in cui all’immagine fotografica si affiancano un video del supereroe e un riferimento audio all’icona religiosa. Lavori Premio SetUp under 35 Fontana / Loschi (Opera a 4 mani) AMARA STELLA, 2014 tecnica mista su carta, 70x100 cm 46 Artista Antonio Strafella Curatore Carmelo Cipriani 47 dal fascino oscuro, avvolti in un’aura che attrae e distanzia al tempo stesso. In essi santi e supereroi sono assimilati e confusi, fino ad apparire facce della stessa medaglia: i primi esseri reali assunti alla finzione collettiva, i secondi finzione divenuta realtà. Nel modus cogitandi, Strafella segue una doppia linea di riflessione: da un lato la remise in question del rapporto tra sacro e profano, dall’altra la ponderazione sul concetto di santità inteso ora come fattore endogeno, individuale e inimitabile, ora come valore attribuito, ripetibile e soppiantabile. La religiosità si trasforma così in un terreno elastico, prodotto e animato da un nomadismo culturale in cui suggestioni antipodali si sommano e si compendiano. Agendo all’interno di una mitomania mediatica (per secoli la Chiesa è stato il più convincente dei mezzi di comunicazione), Strafella stabilisce impreviste interazioni tra elementi simbolici ed evocativi, spingendo il pubblico a riconsiderare lo statuto del sacro. Un innesto inedito, portatore di due poetiche difficilmente accostabili a priori. Una rivisitazione mitografica, nata dall’accostamento di santi passati e futuri, ma anche una riflessione antropologica sulla capacità dell’uomo di rapportarsi al soprannaturale; un ripensamento della religiosità tradizionale attraverso cui mettere a nudo le infinite incertezze che serpeggiano nella società contemporanea. Antonio Strafella Spiritual Hero, 2013 Stampa fine art su D-bond, 50x70 cm Antonio Strafella Spiritual Hero, 2013 Stampa fine art su D-bond, 50x70 cm 48 49 Art Company Sito web www.artcompanyitalia.com Direttore Chiara Canali Artisti in fiera Giulio Cassanelli Norman Douglas Pensa Emanuele Scilleri Laura Simone Artisti rappresentati Mirko Canesi Daniela Cavallo Rita Deiola Desiderio Federica Falancia Loredana Galante Vincenzo Marsiglia Mr. Savethewall La forza della Natura a cura di Chiara Canali In previsione dell’ EXPO 2015 e del tema portante “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”, le tematiche della natura, della terra, della sostenibilità ambientale, e dell’energia sono al centro di una trasformazione sociale responsabile. Uno dei temi portanti, qui sviluppato dagli artisti, è quello della Natura, della Madre Natura e della Terra, intesa come una forza che dà nutrimento, piano di scambio sensoriale, origine delle cose e delle forme di vita. La ricerca di un equilibrio naturale, ottenuta attraverso pratiche dell’arte impiegate per ristabilire un contatto diretto con l’universo che ci circonda, la vicinanza con le energie sottili della terra, la rappresentazione delle geometrie perfette dell’universo, il paragone tra le armonie spazio-temporali della natura e quelle dell’uomo, sono parte degli interessi che coinvolgono alcuni artisti italiani chiamati a rappresentarne i temi tramite il medium della fotografia. Attraverso l’obiettivo fotografico, Norman Douglas Pensa traduce nel culto della rappresentazione del corpo femminile la sua visione introspettiva dell’armonia e della bellezza in natura, dove l’atmosfera e la luce naturale giocano un ruolo fondamentale. Con il progetto Trenta, Laura Simone indaga le forme astratte della natura sottomarina e le rapporta alla percezione dello spazio e dei volumi negli abissi, in uno studio dei pieni e dei vuoti nella natura silenziosa che estrapola le forme animate e le fissa in un istante eterno. Premio SetUp under 35 Norman Douglas Pensa Hors Champ, 2005 Tecnica analogica Kodak Tri-x 400 B/N, 70x100 cm 50 Artista Laura Simone Curatore Chiara Canali 51 Emanuele Scilleri presenta alcuni scatti tratti dal suo blog “Foto di un giorno” in cui estrania piccoli particolari della realtà, colti giorno per giorno all’interno della routine quotidiana e denominati con le coordinate spazio-temporali di riferimento, e li inquadra all’interno di una quinta scenica naturale, una cornice che rende gli oggetti o i dettagli “natura morta”. Infine, Giulio Cassanelli riflette, attraverso il codice fotografico, su alcune questioni centrali per la sua poetica come l’unità e la differenza, la creazione e la generazione, la relazione e l’alterità. Con i suoi mondi incerti, costituiti da frutta marcia o ricoperta di muffe, che si trasforma nell’immagine monumen tale di un pianeta inesplorato, mostra la tensione verso l’infinito che trapela anche dal più piccolo prodotto della natura. Laura Simone Trenta, 2014 Stampa fotografica, 53x40 cm 52 53 barcel-one Sito web www.barcel-one.com Direttore Roberto Silvestrini Garcia Artisti in fiera David Arteagoitia MasauR Roberto Silvestrini Garcia Paz Vicente Artisti rappresentati David Arteagoitia Jean Cocteau Salvador Dalí Foz Joan Miró MasauR Pablo Picasso Prá Mercedes Andreu Rueda Maria E. Santiso Roberto Silvestrini Garcia Antoni Tapies Paz Vicente Roberto Silvestrini Garica, Manga Sebastian, 2013, Cera calda e pigmenti di fresco su tela digitale su legno, 132x71cm 54 DUE PASSI NON FANNO UN SENTIERO a cura di MaLeTe In quale momento si estingue la linea come tale e in quale momento nasce una superficie? Vasilij Kandinskij Il fuoco, elemento primordiale ma allo stesso tempo emblema dell’evoluzione umana, personaggio secondario eppure insostituibile nel mito della caverna di Platone, permetteva alle ombre di mostrarsi come verità assoluta agli occhi degli uomini incatenati di spalle. La realtà, la sua apparenza e l’interpretazione che di essa fornisce il nostro io, sono protagoniste di una dicotomia eterna nella storia dell’uomo, quella della conoscenza attraverso il mondo sensibile contrapposta a quella acquisita tramite il mondo intelligibile. La costante ricerca e sperimentazione di David Arteagoitia, giocano con le antitesi tra percezione e immaginazione trasformandole talvolta in un duello, e altre volte ancora in una quieta armonia. è necessario soffermarsi sulla tecnica delle opere, sono sei le acqueforti che compongono Path, per analizzare quanto, anche nella realizzazione manuale, l’artista riesca a far sì che una pratica così radicata nell’ideologia figurativa come l’incisione possa vestirsi di altri abiti, come un supporto di acetato, divenendo simbolo di una rivoluzione silenziosa e mostrando la Premio SetUp under 35 Artista David Arteagoitia Curatore MaLeTe 55 modernità e la mutevolezza della tradizione. David plasma l’incisione sino a renderla un quadrato semiotico a tutti gli effetti, in cui agli opposti troviamo proprio l’eterna lotta tra istinto e ragione, empatia e analisi. Tradisce le sue radici classiche ma abbraccia la contemporaneità, si aggrappa ad Aristotele e al suo quadrato logico, ma finisce con l’esprimersi, forse inconsapevolmente, attraverso l’inventio del semiologo Greimas. La dualità tra interpretazione e osservazione è il percorso che siamo invitati a seguire e che caratterizza la poetica dell’artista spagnolo. Path non è altro che uno specchio in cui convivono insieme quello che i nostri occhi vedono e quello che realmente è rappresentato. Così come l’incisione scavata in una matrice ci restituisce una visione antitetica dell’originale, altrettanto lo spettatore vive esperienze divergenti a seconda del punto di vista da cui osserva l’opera; come in un gioco viene messo alla prova: i formati differenti delle sei acqueforti e la sapiente sintesi tra linea e colore ricorda la libertà violenta di Composizione IV, e assume significati opposti in funzione della distanza del nostro sguardo. Sono dei veri e propri formanti plastici le impetuose e irregolari tracce di rosso e nero, spessori che restituiscono a chi osserva, intimità, timore, calore e desiderio di conoscenza. L’esplorazione di un’opera non si esaurisce con la sola vista, e David Arteagoitia ha saputo sviscerare un’immagine che racconta la consuetudine umana di costruirsi immagini interiori. David Arteagoitia, Path, 2014, Acquaforte, acetato e carborundum, 92x150cm 56 57 BI-BOx Art Space Sito web www.bi-boxartspace.com Direttore Irene Finiguerra Artisti in fiera Francesco Casolari Foto Marvellini GEC + BR1 Alessandra Maio Elisa Mearelli Opiemme Artisti rappresentati Francesco Arecco Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto Francesco Casolari Foto Marvellini GEC + BR1 Alessandra Maio Elisa Mearelli Opiemme Artsiom Parchyski Luciano Pivotto Pavone e Ibis di Elisa Mearelli a cura di Irene Finiguerra A prima vista le opere paiono un pizzo, un lavoro antico, molto femminile e simbolo di un lusso ormai desueto, ma avvicinandoci vediamo altro. Una trama bianca, un arabesco con volute, pieni e vuoti e poi, quando il nostro sguardo si ferma e si concentra, ecco prendere forma la figura di due uccelli maestosi e nobili. Elisa Mearelli, nei lavori Pavone e Ibis realizza, con la tecnica dell’intaglio su carta bianca, la figura dei due volatili: la soluzione a cui approda è il giusto connubio fra l’eleganza e la sapienza della tecnica e la bellezza degli animali. I fogli bianchi assumono quei colori che mancano e si animano evocando le sfumature di blu, verde, rosso e nero del piumaggio degli uccelli ma, nel contempo, azzerano ogni privilegio di bellezza che il ricorso al colore avrebbe potuto garantire in un realismo di effetto. Gli uccelli sono bianchi, hanno solo il non colore della carta su cui sono stati pensati e realizzati: un insieme algido che invita alla loro contemplazione. Il pavone nella tradizione antica è simbolo di rinascita, di immortalità. Poiché l’animale perde ogni anno le penne che ricompaiono a primavera, è il simbolo della rinascita spirituale e della resurrezione. L’arte non è rinascita per lo spirito? Ecco dunque che la scelta dell’artista diviene un invito alla bellezza, che può avere un momento di declino per la distrazione degli uomini, ma rinasce sempre a nuova vita, a rinfrancare gli animi. Premio SetUp under 35 Francesco Casolari Oslo 2700, 2014 acquaforte (Edizione di 100), 68 x 49 cm su foglio 80 x 60 cm 58 Artista Elisa Mearelli Curatore Irene Finiguerra 59 L’Ibis è un animale sacro che, quando dorme, mette la sua testa sotto l’ala, assumendo la posizione di un cuore. Il suo passo è lungo esattamente un cubito, la lunghezza utilizzata per costruire i templi nell’antico Egitto. Mearelli ha scelto, per questo suo bestiario, due uccelli con una forte connotazione simbolica e ricorre a un uso sapiente della carta, in linea con il percorso artistico ben radicato nelle sue origini. Nata nel 1984 a Fabriano, centro storico della produzione di carta in Italia, nelle sue varie esperienze artistiche - dall’uso della puntasecca all’incisione classica - onora la tradizione della sua città trattando la carta non come un supporto da coprire con il colore, ma come la vera protagonista dell’opera. Senza traccia di colore o matita, il supporto diventa mezzo per elaborare e segnare il tempo, come un tatuaggio segna la pelle e l’anima di chi lo possiede. La carta diventa come la pelle dell’opera che, attraverso un lavoro preciso e delicato, segna e blocca indelebilmente il passare del tempo. I sapienti tagli delle opere Pavone e Ibis, segnano una narrazione che racconta il suo rapporto empatico con la natura, il mondo animale che la pressione della mano e il taglio ci rendono al meglio. Elisa Mearelli Ibis, 2014 carta ritagliata 52x52cm Elisa Mearelli Pavone, 2014 carta ritagliata 54x37cm 60 61 BonelliLAB Sito web www.bonelliarte.com Direttore Giovanni Bonelli Artisti in fiera Marco Pace Artisti rappresentati Alessandro Bazan Paul Beel Matteo Bergamasco Kim Dorland Elena Monzo Wainer Vaccari William M. Zanghi Interferenze collettive a cura di Arianna Baldoni L’evoluzione, il mutamento, la tensione instabile verso modelli sociali sempre più avanzati sono l’origine della ricerca di sistemi altri, dove spesso l’idea di nuovo si identifica con il ritorno a uno stadio primigenio, come riconquista dell’identità perduta. L’alternativa, che si manifesta nella riscoperta di civiltà primitive e mondi archetipi, tuttavia non può sottrarsi a condizioni coeve e verità fattuali. Nel lavoro di Marco Pace coesistono realtà profondamente differenti e lontane nel tempo, l’artista riflette sul concetto di citazione e al contempo della sua immagine decontestualizzata. I soggetti delle sue opere, dai dipinti a olio ai disegni su carta, sono celebri architetture, noti pezzi di design contemporaneo, frammenti e riferimenti al lavoro di altri artisti, animali selvaggi, reperti storici, maschere primitive e personaggi che partecipano di una sorta di natura aliena. Sono figure inquiete immerse in paesaggi stranianti, dalle costruzioni più rinomate delle città agli scenografici giardini rinascimentali, piuttosto che un rudere o un palazzo abbandonato, sino ad ambientazioni naturali incontaminate. Il paesaggio è il luogo della rappresentazione possibile, l’apertura costante, la metamorfosi di sé medesimo attraverso un “oggetto” avulso dalla sua conformazione. La celebrazione della natura si affranca dall’immagine di culto, generando uno spaesamento, come un territorio inesplorato dove si verificano accadimenti straordinari. Ad esempio, l’essere sconosciuto, che spicca il volo sulla Cité radieuse de Briey-en-Forêt di Le Corbusier, diventa la presenza enigmatica, e in un certo senso sovver- Premio SetUp under 35 Artista Marco Pace Marco Pace Apparizione in maiella II, 2011 matita su carta, 95x72 cm 62 Curatore Arianna Baldoni 63 siva, in relazione a uno degli edifici baluardo del Movimento Moderno. Così i cani randagi, che si accoppiano in un interno del Museion di Bolzano, creano una distorsione visiva. L’artista avanza per particolari, costruisce analogie e atmosfere sospese, ripercorre la storia con lo sguardo volto al presente. Nel suo lavoro la bellezza sublime delle culture primordiali si fonde alla decadenza dello spirito contemporaneo. Esemplare il dipinto intitolato Interno con Nasica, nel quale una scimmia solitaria, in difetto d’identità – i tratti somatici non sono definiti -, è seduta in un mobilificio dismesso, che in passato produceva pregiati oggetti di design. L’evidente contrapposizione temporale tra la storia di un luogo prolifico e l’attuale degrado si fa spiazzante con l’insolita presenza dell’animale. Si tratta della combinazione tra contesti in declino o cristallizzati in un istante ideale e la suggestione che ne deriva, come la mummia peruviana “prelevata” dal Museo di Storia Naturale di Firenze e poi trasferita accanto al New Museum di New York. Il lavoro di Marco Pace si forma per interferenze, modificando il punto di vista e reinventando la realtà attraverso la sovrapposizione di più piani temporali, che appartengono a un substrato comune dell’immaginario collettivo. Marco Pace black plays in the Museion, 2014 olio su tavola, 45x50 cm 64 65 Bonioni Arte Sito web www.bonioniarte.it Direttore Federico Bonioni Artisti in fiera Luca Moscariello Ossimoro a cura di Niccolò Bonechi Evanescenti simbologie, e perdersi nell’infinità dei cosmi. Bandiere ondeggiano ora stanche ora frenetiche e il cielo si riempie di foglie, di drappi volanti che vibrano a festa. Sinestetiche apparizioni. Surrealistiche visioni. Usignolo dove sei? Udiamo il tuo canto catartico, si spande nell’aria come l’ode di una sirena silenziosa melodia in sottofondo evocatrice di ignoti abissi. Caos compositivo. Automatismo psichico. Premio SetUp under 35 Luca Moscariello Concerto del silenzio, 2014 tecnica mista su tavola, 100x70 cm 66 Artista Luca Moscariello Curatore Niccolò Bonechi 67 Renè quando hai perduto la mela? Ora il tuo volto si lascia sfiorare estasi al tramonto. La luce si è accesa e una scala scende dall’alto prove di libertà in superficie. Silenzi assordanti. Calma apparente. Affondo lo sguardo nel mare e tutto tace. Ecco la neve, ed è già festa. Accumulo di scatole, reminiscenze la gioia negli occhi di bambino, il terrore di perdersi nel vuoto. Equilibri fragili. Poesia del non finito. Isola di speranza. Luca Moscariello Strategia dell’eclissi 2 (antitesi), 2014 tecnica mista su tavola, 150x100 cm 68 69 Casa Falconieri Sito web www.casafalconieri.it www.figbilbao.com Direttore Dario Piludu Artisti in fiera Francesco Alpigiano Rafa Angulo Valeria Duka Gabriella Locci Roberto Puzzu Andrea Spiga Artisti rappresentati Angelino Fiori Veronica Gambula Jorge Garcia Paolo Ollano P&B Paola Porcedda Giovanna Secchi Andrea Spiga Dimmi chi sei e ti dirò cosa vedo A cura di Maya Vergel Páez Cominciamo dalla fine, così come concluso l’inizio, continueremo esaminando con una fragile lente i paradossi senza fine che sono sottilmente presenti nell’opera grafica e nelle ceramiche di Valeria Duka. L’essere umano e le sue relazioni interplanetarie sono un tema ricorrente, così come ci mostra il libro ‘El mundo al revés’; una serie di serigrafie che in modo diretto attraverso il tratto provocano in noi letture ironiche, metafore visive e quesiti sulla scala reale e morale in cui si trova l’uomo rispetto al mondo e gli esseri che lo accompagnano, tutto ciò impregnato da un senso di humor critico e acuto, frutto della capacità di filtrare i riferimenti visivi e di una constatante ricerca personale che l’artista conduce giorno dopo giorno nel suo percorso per scoprire gradualmente l’ironia del vivere. “Bufonismo trascendental”, una passerella di illustri personaggi della nostra storia che appaiono racchiusi in una sorta di personale derisione. Ancora una volta l’artista si chiede il senso degli illustri personaggi, delle eminenze, dei discorsi politico-scientifici e fa ricorso alla beffa intellettuale per enfatizzare e sottolineare la critica verso i discorsi dogmatici che inondano il nostro pianeta terra. Premio SetUp under 35 Artista Valeria Duka 70 Curatore Maya Vergel 71 Gabriella Locci Come opale nell’argento della notte – 1, 2014 puntasecca, carborundum su plexiglass, monotipo, 54x82 cm. 72 Valeria Duka Libro d’artista “El mundo al revés”, 2013 Serigrafia su carta, serigrafia con sabia su legno, stampa digitale e interventi di cucito a mano, 20X25 cm. 73 Co.R.E. Gallery – Contemporary Room Exhibit Sito web www.coregallery.it Direttore Arianna Albertini Artisti in fiera Fabio Abbreccia Roberta Coni Guido Pigozzi Artisti rappresentati Fabio Abbreccia Roberta Coni Guido Pigozzi Visioni e memorie oltre lo sguardo a cura di Arianna Albertini La ricerca di Co.R.E. Gallery è finalizzata all’individuazione di artisti figurativi che mettano in risalto le dinamiche psicologiche dei soggetti rappresentati, attraverso il tessuto iconografico e umanistico da cui esse derivano. Ciò non soltanto per fornire un adeguato supporto “ausiliario”, volto a creare senza mediazioni una forte empatia tra l’osservatore e l’opera, ma soprattutto per promuovere una ricerca più esaustiva che sappia favorire un’integrazione tra la struttura culturale, che si trova alla base delle scelte tematiche delle singole opere, e la struttura della figura, alla base della dinamica compositiva dell’immagine. La finalità è di una conoscenza contestuale dell’opera figurativa in quanto fenomeno storicoartistico non puramente estetico. Laddove non è possibile rintracciare un nesso storico/letterario, l’aspetto psicologico deve necessariamente venire in supporto alla figura, affinché sia possibile intuire ciò che non vediamo al di là dell’aspetto esteriore, in modo tale che si possa aprire lo sguardo sul mondo invisibile che si nasconde dietro i volti. Roberta Coni, da un lato, intensifica gli occhi -lo sguardo- dei volti che dipinge, definendoli in maniera fotografica tanto da stimolare nell’osservatore un’idea precisa sul tipo di pulsione psicologica che potrebbe conferire quella determinata espressività al soggetto rappresentato, lasciando all’immaginazione la possibilità di percepire la storia di quei volti al di là della tela. Fabio Abbreccia, d’altro canto, abolisce gli occhi Premio SetUp under 35 Roberta Coni LOOK AT ME, 2014 Olio e acrilico su tela, 200x140 cm 74 Artista Fabio Abbreccia Curatore Arianna Albertini 75 -lo sguardo- soffermandosi sul modo in cui una persona perde l’identità, il modo in cui non puoi conoscerla per davvero, il modo in cui un corpo “sparisce”, stimolando nell’osservatore intuizioni confuse e poco chiare sulle dinamiche psicologiche che muovono le sue figure. Infine, Guido Pigozzi affronta il tema della memoria. La memoria delle donne che la mano e la mente libera imprimono sulla tela e la rendono come un’ombra, individuabile dall’artista ma irriconoscibile all’osservatore. Il segno immediato le fa divenire guerrieri armati o reduci da una sanguinosa battaglia, un insieme di Sante in processione, una fuga da Ruanda, o infine, semplicemente, silhouette femminili. L’intervento sulla tela bianca a volte velocissimo, effetto del bitume steso con il pennello e con spatole di varie dimensioni, imprime espressioni immediate molto forti dovute al contrasto tra il bianco della tela e la cromia dell’asfalto. Le espressioni ottenute, rendono possibili riconoscimenti senza essere riferite alla realtà; la realtà viene rimandata all’occhio di chi si pone di fronte. Fabio Abbreccia SQUAT DOWN, 2014 Olio su tela, 150x140 cm 76 77 Cosmoart Sito web www.associazionecosmoart.com Direttore Augusto Ozzella Artisti in fiera Mario Ferrante Constantin Migliorini Giorgio Pignotti HANNO COLLABORATO Annalù, Giampaolo Atzeni, Raffaele Battista, Sara Cancellieri, Umberto Canfora, Sonia Ceccotti, Gabriella Crisci, Valerio De Filippis, Emmanuele De Ruvo, Mario Ferrante, Massimo Franchi, Foschini-Iacomelli, Pasquale Nero Galante, Federico Lombardo, Loris Lombardo, Andrea Marcoccia, Constantin Migliorini, Mauro Molle, Claudio Orlandi, Osservatorio Maninarte, Massimo Pasca, Silvio Porzionato, Davide Puma, Eros Renzetti, Marco Romano, David Robert Ross, Antonio Taschini, Vania Elettra Tam, Giuseppe Toscano, Salvatore Troiano. Segrete memorie e nitide fisionomie A cura di Luigi Mauta Le emozioni alterano i ricordi. La mente è offuscata e con essa la realtà. Lentamente la verità scivola via da ciò che in passato si è percepito osservando una fisionomia, un volto, una visione che, astutamente, hanno ceduto il loro profilo all’animo. Giorgio Pignotti cadenza questo rituale quotidiano realizzando segrete memorie e nitide fisionomie. I monologhi di quei corpi tanto desiderati non si lasciano consumare dal tempo ma si disgiungono, si ribellano dal dover essere rimossi da un cielo turchese. Ma la mente, sede della ragione, è salda: non accetta compromessi e preserva brani di quel corpo tanto amato, preserva su tela il caratteristico tenere fra le dita quel fiore; il movimento di quelle labbra e quella posa stesa dove persino la gravità risultava esile se non esule. Pignotti assiste a questo lento processo di dono e mancanza rivelando, attraverso le sue opere, la precisa consapevolezza di ciò che sta osservando ma, nello stesso tempo, non si sofferma sullo stantio particolare dimostrando come la perfezione sia ormai stata eclissata dai sentimenti, dal ricordo del suono di quelle labbra, nell’attesa di sfiorarle e di toccare quell’incarnato. L’atemporalità dei ricordi, né composti né compatibili, cambia i cieli e destruttura i corpi con le loro rispettanti cromie e, all’improvviso, sembra di muoversi tra le rovine di momenti vissuti. Premio SetUp under 35 Artista Giorgio Pignotti Mario Ferrante Silenzio! si deve pur vivere (I), 2008 olio su tela, 60x80 cm 78 Curatore Luigi Mauta 79 È un derubarsi a vicenda occhi, volti, espressioni, sospiri. Si combatte per custodire un segreto, rendendo la mancanza più gravosa del dono. Giorgio Pignotti crea ed elabora minuziosamente questi segreti che si ripropongono piccoli e lontani, a tratti colanti a tratti composti; come se il senso di catastrofe fosse innato nell’animo umano anche la trama è alterata, scossa da un brusco (s) travolgere di passato e presente. Il visitatore comprende appieno i corpi che si toccano, i volti che si reinventano, i cieli ossidati così puri da essere presuntuosi e muti partecipanti del crollo, della lenta distruzione, della rimozione in atto. Ma, in fondo, che si scolorisca pure tutto! Si stravolga questo superfluo! Che si distrugga quella finta, insensata, ostentata decenza! Tutto il passato, le sue immagini, ritornino pure al presente, al successivo palpito, senza testimonianze, senza testimoni, prima del ricordo. L’intera esistenza così aumenta d’istinto il desiderio di assaporare nuove labbra, di baciare nuovi occhi e nuovamente ricordare. La mente ritorna lucida e con essa la realtà. Giorgio Pignotti Clessidra, 2014 olio su tela, 130x160 cm 80 81 D406 fedeli alla linea Sito web www.d406.it Direttore Andrea Losavio, Pietro Rivasi Artisti in fiera Paul Campani Secondo Bignardi Guido De Maria Gianluigi Toccafondo 30 anni di cartoni animati per la RaiTV. Disegni e rodovetri. Artisti rappresentati 108, 2501, Daniela Alfarano, Silvia Argiolas, Aris, Herbert Baglione, Giorgio Bartocci, Bastardilla, Andrea Bruno, Giovanna Caimmi, Luca Caimmi, Andrea Chiesi, Luca Coser, Gianluca Costantini, Sara Dell’Onze, Dem, Francesco Igory Deiana, Ericailcane, Anke Feuchtenberger, Lorenzo Fonda, Alessandro Formigoni, Marina Gasparini, Francesca Ghermandi, Gabriella Giandelli, Fausto Gilberti, Gilberto Giovagnoli, Gola, Giuliano Guatta, Aurelie William Levaux, Fabrizio Loschi, Giovanni Manfredini, Piercarlo Marin, Lorenzo Mattotti, Nico Mingozzi, Giacomo Nanni, Marino Neri, Laurina Paperina, Beatrice Pucci, Stefano Ricci, Denis Riva, Michelangelo Setola, Gianluigi Toccafondo. Nicola Toffolini, Alessandro Tota, Amanda Vahamaki, Alberto Zamboni. Paul Campani, disegno originale a grafite su carta (cm 16,5x19) studio personaggi per animazione pubblicitaria Omino coi Baffi prodotti Bialetti, “Carosello, TeleQuiz, il timoniere”, RaiTv, anno 1958. 82 Spazi sovvertibili A cura di Elena Tonelli I lavori congiunti di 2501 e Francesco Igory Deiana fondono due poetiche diverse, seppure accomunabili da vari elementi. Entrambi iniziano la propria parabola artistica sperimentando il writing nei contesti urbani, e ciò ha forgiato la loro adattabilità all’ambiente, la consapevolezza dello spazio e la necessità di plasmare la propria espressione nelle collaborazioni artistiche. È grazie anche a questi aspetti che la fusione delle loro visioni ha fruttato un risultato così completo e naturale. La cifra stilistica di 2501 è inconfondibile, sebbene sia mossa da costante sperimentazione. Le forme nascono dall’accostamento seriale di linee nere: la sua capacità artistica si è affinata nel tempo al punto di proporre oggetti figurativi e non, ma altamente spaziali e tridimensionali, semplicemente giocando sulla densità lineare. La sua evoluzione lo vede iniziare con una figurazione colorata, influenzata dalla “scuola di San Paolo”, per approdare a un rigoroso bianco e nero lineare, accompagnato dall’accostamento cromatico con l’oro degli elementi circolari. L’essenzialità che ne risulta è totale ma non toglie per questo nulla alla suggestione creativa. I lavori di Deiana si basano su una fondamentale geometria di base, immersa in ambienti contestuali variabili. Premio SetUp under 35 Artista 2501 e Francesco Igory Deiana 83 Curatore Elena Tonelli La sua recente produzione spazia anch’essa verso la tridimensionalità di grandi installazioni, sulle quali sono riproposti i suoi elementi caratteristici, un bianco e nero accompagnato da un’unica altra cromia, solitamente di forte impatto e contrasto. Vari i media adottati: oltre alla carta, sulla quale produce elaboratissimi disegni a penna, quasi delle incisioni, anche le fotografie. Queste ultime sono sottoposte a un’elaborazione tecnica che ne devia l’originale lettura cromatica. In mostra i lavori a quattro mani, laddove emerge quello che è il tratto che forse più li unisce: la gestione dello spazio, letto di volta in volta come entità unica e però sovvertibile. La prima collaborazione tra i due artisti è stata anche l’occasione di presentare una delle tappe della “macchina” inventata da 2501, un dispositivo che aiuta la pittura automatica e che strizza l’occhio ad antenati illustri: dalle Méta-matics di Jean Tinguely alla pittura industriale a metro di Pinot Gallizio. Francesco Igory Deiana e 2501 Vista (parziale) dell’installazione Involving Doubts, D406 fedeli alla linea, Modena, dicembre 2014 Foto Rolando Paolo Guerzoni 84 85 FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA Sito web www.federicorui.com Direttore Federico Rui Artisti in fiera Martina Antonioni Alessandro Busci Roberta Coni Gianluca Chiodi Alfio Giurato Giovanni Iudice Andrea Mariconti Artisti rappresentati Martina Antonioni Alessandro Busci Linda Carrara Chiara Caselli Luca Conca Roberta Coni Gianluca Chiodi Domenico Dell’osso Giovanni Gasparro Alfio Giurato Giovanni Iudice Andrea Mariconti Margherita Martinelli Guido Pecci Alan Rankle Enrico Savi Immagini? Attendere prego… a cura di Marta Gabriele Se la realtà è una continuità, il reale è la rottura di questa continuità; è una faglia nella realtà. (M. Recalcati in, Bentornata realtà, Einaudi 2012) Un salotto come luogo dell’esperienza. Un confronto pausato, fisico, discorsivo con le proprie e altrui sensazioni, suggestioni. Arriviamo in un luogo in cui i tempi di fruizione non sono quelli del museo bensì di uno spazio intimo, privato, in cui le immagini esistono a priori, ignare di essere contemplate, desiderose, forse, di scambiare il posto con chi le guarda, “trasformando lo spettatore in un’immagine per lo sguardo del dipinto”. Un palco fatto di luci e suoni, di ombre, di pieni e di vuoti. Non si conosce il percorso, bisogna affidarsi. Superiamo la soglia di contatto con l’immagine, solo un breve attraversamento e siamo già dinanzi ad un velo inquietante dietro cui il reale si manifesta. Si sospetta della sua presenza, ma gli strumenti ereditati non sono più sufficienti per riconoscerlo. L’urto percettivo, fatto di mitizzazioni, enfatizzazioni spettacolari e iper-tecnologiche a cui la contemporaneità ci ha abituati, cede il passo alla triste banalità umana delle opere di Giovanni Iudice, alle memorie archeologiche di Andrea Mariconti, agli sguardi “fauve” di Roberta Coni. Il reale si ritrae nelle zone d’ombra bituminosa delle opere di Alfio Giurato, negli scorci distopici di Alessandro Busci e nelle maliziose “proiezioni” di Gianluca Chiodi. Premio SetUp under 35 Alfio Giurato Sorelle, 2014 olio su tela, 100x130 86 Artista Martina Antonioni Curatore Marta Gabriele 87 Nell’attraversare il confine temporale, la soglia del reale, ritroviamo l’inquietante velo che nasconde il labile confine sognorealtà, condensato nell’opera in concorso per SetUp Art Fair 2015, Marzo di Martina Antonioni (classe 1986). All’estremo del nascondimento, Marzo esprime il residuo della realtà che si traduce in assenza di definizione della forma, del colore che sintetizza e sparge il linearismo ferino della figura fino alla completa dissoluzione. L’illusorietà, la visionarietà, sempre controllata, alludono al reale come ad un atto drammatico, e lo trasformano in un atto ludico, apparentemente insensato e tuttavia capace di stare in perfetto equilibrio tra reale e immaginario. Il senso di sospensione, le imperfezioni, le assenze, le reminiscenze allegoricamente condensate sono solo la conseguenza di un reale che tende a imporsi ma che subito si ritrae, lasciandoci in attesa. L’apertura a questo tempo dell’attesa è una temporalità carica di tensione alla quale non siamo più abituati, ultimo rifugio dell’uomo, ultima area di comprensione, ultima apertura originaria. Martina Antonioni Marzo, 2014, acrilico e matita su tela, cm 98,5x 107 88 89 FRANCESCA SENSI ARTE A COLORI GALLERIA Sito web www.arteacolori.it Direttore Francesca Sensi Artisti in fiera Nicola Bertellotti Marco Manzella Alessandro Reggioli Ivan Lardschneidert Artisti rappresentati Nicola Bertellotti Elisa Bertaglia Andrea Capucci Matteo Cocci Susan Leyland Marco Manzella Beatrice Meoni Sigrid Nienstedt Alessandro Reggioli Fabio Rota Tommaso Santucci Tino Stefanoni Cose inutili ma importanti: gli oggetti di Tommaso Santucci a cura di Roberta Salvini «Tutte le storie, lo riconosco, assomigliano a ciò che per me è la vita [..] un’energia considerevole che finisce nella morte. E dopo cosa resta? Restano degli oggetti. Infine, è ciò che sopravvive, e attraverso essi direi che c’è qualcosa di molto commovente» Georges Perec È l’urgenza adolescenziale della scrittura che avvia la fase creativa del lavoro di Tommaso Santucci. Il segno è nervoso e rapsodico. L’uso del colore, a volte prepotente, sempre bilanciato. Il lavoro artistico si serve essenzialmente di pochi strumenti: un tavolo di legno, scotch-carta bianco, penne bic e gessetti di colori diversi. La composizione segue assemblaggi istintivi e variazioni del momento, che lo portano a comporre, ogni volta in maniera diversa, i tasselli di quello che potrebbe definirsi il proprio autoritratto. Il risultato, visivamente pieno e compiuto, è emotivamente commovente. Un lavoro di immediatezza e tensione, un’espressione pura in un vestito volutamente sporco e imperfetto. La carta gialla dei quaderni a righe, le parti di un vecchio registro di conti correnti, il frontespizio o la copertina spessa di un libro, insieme a tante scatole e altri coperchi di latta, sono tutti oggetti con un passato. Quando Santucci li raccoglie da terra, li riassembla e li ricontestualizza nel proprio universo, fa molto di più che usare materiali di recupero: colleziona ciò Premio SetUp under 35 Nicola Bertellotti 1001 secrets, 2012, Stampa fine art su pannello, 100x70cm 90 Artista Tommaso Santucci Curatore Roberta Salvini 91 che ha perso significato per qualcuno e gli affida la propria storia personale. Tommaso Santucci è un accumulatore di tesori poco preziosi e res derelictas di cui nessuno reclamerà mai la paternità, con queste ogni giorno costruisce un nuovo inventario di se stesso. Ciò che realizza è una liberazione da un’altra, l’ennesima, giornata non proprio buona. Il bilancio che fa è pungente e cinico, ma mai nichilista, perché Tommaso Santucci si cerca e si rincorre da anni, senza mai buttarsi via, piuttosto recuperandosi. Conosce bene la pesantezza che deriva dal sentire così intensamente se stessi e sa che è difficile smettere di ascoltarsi: impossibile non darsi una seconda possibilità quando si è come la latta vecchia incrostata e abbellita dalla terra degli anni. Il suo è parallelamente un lavoro su se stesso e sugli oggetti ritrovati. Perché se ci voltassimo indietro e riaprissimo la scatola piena di ninnoli e cianfrusaglie accumulate da tempo, tutto sommato, queste acquisterebbero un valore magico: è la vita in piccoli frantumi inutili, rotti o riparati alla meglio con lo scotch-carta. L’onestà di Tommaso Santucci consiste proprio nel mostrarsi completamente vulnerabile alla vita, senza ritocchi e rifiniture, come il legno, la carta e tutti gli oggetti sono inermi di fronte all’usura del tempo. La nostra scatolina di “cose inutili ma importanti”, di memorabilia imperfetti ma ricchi di energia affettiva, siamo noi stessi. Inutili forse, ma non da buttare. Tommaso Santucci La gente frana, 2014, Tecnica mista su tavola, 124x92x10cm 92 93 Galleria ARTissima, Selective-Art Studio LB Contemporary Sito web www.artissimacontemporanea.it www.selective-artparis.com www.studiolb.eu Direttore Silvia Prelz Mario Rizzardo, Gabriella Artoni Luca Borelli Artisti in fiera Franky Criquet Zoran Grinberg Luigi Milani Malgosia Turlo Andrea Viviani Artisti rappresentati Galerie Selective-Art Paris Gesine Arps Nicola Boccini Antonio Buonfiglio Fabrizio Cicconi Fabianne Chassair Francky Criquet Nico de Sanctis Sabina Feroci Marino Ficola Kiki Fleming Mia Funk Zoran Grinberg Alessandro Kokocinski Maya Kokocinski Molero Luca Marietti Luigi Milani Hubert Mussner Svetlana Ostapovici Zhang Qiong Fei Beatrice Rizzardo Paolo Staccioli Elena Tommasi Ferroni Giovanni Tommasi Ferroni Malgosia Turlo 94 Materia Nel lavoro degli Artisti lo sperimentalismo e i nuovi processi creativi vanno di pari passo. Superati i confini dell’estetica, la creatività dell’Artista permette di esplorare materie e tecniche con una mentalità aperta all’entusiasmo e alla scoperta. I risultati possono essere sorprendenti ed effettivamente superare i limiti del territorio su cui si muove tradizionalmente l’arte per arrivare a invadere l’area del design, dell’alta tecnologia e, sorprendentemente, perfino quella del mercato di massa. è in questa logica che Malgosia Turlo porta avanti la sua linea creativa, usando materiali inediti, come la pasta di semola che, bruciando alle alte temperature del forno, produce cavità nella creta o nel gesso. O che Andrea Viviani, da un paio di anni lavora con il poliuretano espanso nella neve, con la sabbia, la carta e i colori acrilici per creare nuove forme. Il risultato finale sono paesaggi sotto forma di colonne, fiori, frutti, bestie e figure astratte che si auto-generano. Francky Criquet Le Transi, 2010 tecnica mista, 80 x 133 cm 95 è ancora in questa logica che Luigi Milani, nel 2008 decide di utilizzare tessere ricavate da copertoni usati di biciclette trasformando materia di “scarto” in eleganti, armoniose ed equilibrate creazioni che incantano e sorprendono, senza nessun intervento pittorico dell’artista; l’arte è cosa della mente, come ebbe a dire Leonardo Da Vinci. E Milani ancora una volta dimostra che l’idea è la vera protagonista del processo artistico. Attraverso la dimensione energetica e vitale della materia, soprattutto se “di scarto”, esprime la volontà di coinvolgere la sensibilità di una vasta gamma di fruitori e di attivare in loro meccanismi mentali riparatori che consentano di accedere alla dimensione poetica dell’opera e al suo significato artistico intrinseco. Materia nobile invece per Zoran Grinberg. Marmo, legno, gesso, creta e pietra si modellano sotto le sue mani che febbrilmente li lavorano per arte e per amore. Se la figura è spesso proposta da Grinberg, lo è al pari la sua collocazione in uno spazio, di cui l’artista non precisa le misure, rendendo l’atmosfera immaginaria atta ad esplorare i sentimenti più intimi e i diversi aspetti dell’espressione umana. Se Grinberg colpisce per le sue sculture di grande impatto e di grande forza emozionale, Francky Criquet, ci coinvolge e ci avvince con le sue tele che rappresentano scenografie tragiche e al contempo evocative. I suoi soggetti -tori, minotauri, pegasi, centauri- provengono dalla mitologia classica e dalla cultura pagana arcaica, come creature che affiorano dalla terra dell’inconscio ancestrale dell’artista. Francky Criquet è un sanguigno, un alchimista della materia: esalta la violenza espressiva dei colori primordiali che ottiene impastando pigmenti puri di polveri calcaree a pulviscoli di cristalli di rocca, quasi a trasferire nelle sue creature primordiali la memoria primigenia della terra. Andrea Viviani bestia di gioia, 2014 pittura acrilica su poliuretano espanso nella neve, cm 75x45x35 96 97 Galleria d’arte Mirada Sito web www.mirada.it Direttore Elettra Stamboulis Artisti in fiera Bafefit Gianluca Costantini DissensoCognitivo Gio Pistone Mario Sughi Artisti rappresentati Bafefit Gianluca Costantini DissensoCognitivo Gio Pistone Mario Sughi CONSEGNO LA MIA TRACCIA BAFEFIT ARTISTA FLOGISTICO ET EMERITO ALCHIMISTA GENETICO PRESENTA: BIZZARRIE, CREATURE RACCAPRICCIANTI O ALTRE MERAVIGLIE DI NATURA! a cura di Antonella Perazza Freaks. Mutanti, scherzi di natura o incubi viventi, incarnazione delle nostre paure o caricature delle nostre illusioni. Un immenso archivio, caotico e grottesco, che attraversa la storia umana, con un indicatore comune: il mostro. Termine antico, enigma vivente che evoca mistero, stupore, o meglio ancora terrore, da sempre ha calamitato le tendenze voyeristiche del pubblico fino alla consacrazione, nell’Ottocento, del freak-show, noto spettacolo popolare ai limiti del cattivo gusto. L’oscuro piacere che si prova nell’osservare un’esecuzione capitale, consumata nella pubblica piazza, è il medesimo che spinge a pagare il biglietto per le baracche dei fenomeni umani. L’importante è che qualcuno dietro le quinte sappia attirare gli spettatori, stuzzicandone la curiosità. Bafefit è un abile direttore di scena e riesce, quasi in punta di piedi, a farci varcare la soglia della norma fino a percepire la mostruosità come bellezza. Nelle sue opere su carta del XIX secolo, macchiata e usurata da vite precedenti, si celebra il rito dell’inchiostro: segno e disegno sono protagonisti. Fitte trame di chiaroscuro incontrano la texture del foglio, o si trasformano in nero assoluto togliendo fiato all’immaginazione; altre volte ancora, sono un invito a buttarsi nei tendoni sconosciuti della fantasia. L’odore, Premio SetUp under 35 Artista Bafefit Bafefit Creepy clown, 2014 inchiostro su carta, 29x18,5 cm 98 Curatore Antonella Perazza 99 la grammatura e il piccolo formato sono determinanti: Bafefit ama guardare lo spettatore che si avvicina, per scorgere i dettagli di cui sono intrise le sue opere, strizzando gli occhi per mettere a fuoco. è un autore onnivoro e invadente, si impossessa di cose altrui per modificarne la storia e plasmarli nel modo più congeniale alle sue idee. Come in una bottega di un antiquario, in una raccolta di bizzarrie o una Wunderkammer, nel suo studio si trovano oggetti di ogni tipo. Sassi, pezzi di legno e foglie secche accolgono i suoi segni, perché celano già un’immagine da evocare. A volte devono riposare per anni prima che la decadenza incontri il sublime, scatenando un loop di immagini che vivono e rivivono entro i confini di cornici antiche e consumate. L’artista, nella sua ricerca, osserva intimamente la deformità e si identifica con il mostro stesso, provando empatia per i diversi, gli anormali, i weird, vittime della perfidia dell’uomo. E vuole ricordarci che la differenza tra freaks e i cosiddetti normali è solo un capriccio, una volubilità dell’acido nucleico in una sequenza sbagliata di DNA. Il micromondo, fatto di molecole e legami chimici, governa il mondo reale e lo plasma agendo come Bafefit che, attraverso i suoi segni millimetrici, stabilisce le regole e la genetica delle sue creature, narrandone le vite malinconiche e meravigliose. Bafefit Sad bird #freak 1, 2014 inchiostro su carta vintage, 25x20 cm 100 101 Galleria Moitre Sito web www.galleriamoitre.com Direttore Alessio Moitre Artisti in fiera Eracle Dartizio Lavinia Raccanello Spazienne (Alberto Bettinetti, Federica Clerici, Stefano Comensoli, Nicolò Colciago, Giulia Fumagalli) Artisti rappresentati Linda Carrara Nicolò Colciago Eracle Dartizio Silvia Idili Anna Ippolito Artsiom Parchynski Maya Quattropani Lavinia Raccanello Nadir Valente Marzio Zorio Utopie 2015 a cura di Viola Invernizzi Nicola Abbagnano, nel suo dizionario di filosofia, definiva l’utopia come «una correzione o un’integrazione ideale di una situazione politica o sociale o religiosa esistente», che poteva manifestarsi in due modi: o come via di fuga dalla realtà presente, o come «forza di trasformazione della realtà in atto”, dotata di “abbastanza corpo e consistenza per trasformarsi in autentica volontà innovatrice». Quando il concetto di utopia si manifesta in campo artistico, si rapporta con la questione della possibilità effettiva dell’arte di intervenire e interagire con la realtà circostante e attuale. Per questo ogni utopia è strettamente legata alla contingenza dell’epoca in cui si manifesta. Su questi temi si sviluppa la ricerca di Lavinia Raccanello (Vicenza, 1985). I suoi lavori sono, infatti, costituiti da sculture e installazioni generate dall’analisi delle questioni sociali e politiche che caratterizzano l’attualità e la storia delle realtà che si trova a indagare, sia in Italia che all’estero. In particolare, negli ultimi due progetti, ha riflettuto sulla questione della contestazione nucleare e dei conflitti civili in Scozia (una delle opere in questione si intitolava appunto Utopia) e la violazione dei diritti umani in Messico che hanno portato alla sparizione di quarantatre studenti (#FUEELESTADO, esposto in dicembre alla Flux Factory di New York). In entrambi i casi, il mondo reale è mostrato nella sua complessità e messo a confronto con l’aspettativa per la realizzazione di un’utopia che muove scelte di vita anche radicali. Premio SetUp under 35 Spazienne Enneutopie, 2014 Veduta esposizione presso Zampextra, Milano materiali vari. 102 Artista Lavinia Raccanello Curatore Viola Invernizzi 103 A Lavinia Raccanello è affiancato il manifesto d’intenti denominato Spazienne, nato nel 2013 e formato da cinque artisti: Nicolò Colciago, Stefano Comensoli, Giulia Fumagalli, Alberto Bettinetti e Federica Clerici. Il progetto collettivo è impegnato da circa due anni nella costruzione di possibilità artistiche che prendono forza dalla volontà di proporre un numero di luoghi, realtà, possibilità indefinite, rappresentate in un numero N di spazi che possono essere non solo intercambiabili, ma anche basi per la costruzione di un mondo “altro”, non per forza uno spazio fisico esistente. Da queste basi, è partito il progetto che ha visto nell’ultima esposizione, dal titolo Enneutopie, la concretizzazione materiale del concetto di “un orizzonte irraggiungibile ma auspicabile. Un’apertura ad altro da sé”. Un concetto di un’utopia a cui tendere. L’altro artista presentato, Eracle Dartizio (Vaprio d’Adda, 1989), si avvicina invece all’utopia da un punto di vista non direttamente sociale, ma da quello del vissuto personale, slegato dall’urgenza di interconnessione con il prossimo. L’artista conduce una ricerca che dalla parola porta alla scrittura e poi alla trasformazione in segno grafico e in forma tridimensionale, nel tentativo di dare contorni a ciò che non pare averne, di tracciare l’indefinibile, realizzare l’irrealizzabile. Lavinia Raccanello. Not Protest but active resistance, 2014 tessuto - maglietta, dimensioni variabili. Foto di Lavinia Raccanello. 104 105 Galleria ZAK Project Space Sito web www.galleriazak.com Direttore Gaia Pasi Artisti in fiera Andrea Barzaghi Laura Bisotti Hising Chun Shih Alessandro Cardinale Paul De Flers Alessio De Girolamo Elena El Asmar Daniele Girardi Isola&Norzi Simona Paladino TTozoi Artisti rappresentati Alessandro Cardinale Andrea Barzaghi Andreas Marti Daniele Girardi Hsing Chun Shih Laura Bisotti Opiemme Paul De Flers Ronald Moran Sara Rossi Simona Paladino TTozoi Nel vivo lume a cura di Marina La Commare Non perché più ch’un semplice sembiante fosse nel vivo lume ch’io mirava, che tal è sempre qual s’era davante; ma per la vista che s’avvalorava in me guardando, una sola parvenza, mutandom’io, a me si travagliava. Paradiso XXXIII Non è l’oggetto di luce che guardiamo a mutare davanti ai nostri occhi. La luce è sempre identica a se stessa, viva sì, ma pienamente assunta in sé, nel segreto che la porta in alto e non potrà che rimanere segreto nell’oscillazione corpuscolare del divino che la sostanzia. Ciò che muta siamo noi. È la nostra intenzione, è la fissità del nostro guardare a far sì che l’oggetto contemplato, al di là della sua contingenza, al di là della materia di cui si veste, diventi un tramite per altro. A crescere, a rivelare aspetti differenti nella luce, è la nostra facoltà visiva, che nella fissità si fa più acuta, si affina e si trascende. Così la vita è volontà di vivere, l’amore è volontà di amare. Così la preghiera sta tutta nella nostra disposizione a pregare. Nel vivo lume è il percorso comune che Zak riconosce in quattro differenti esperienze nella luce. Sono esperienze che gravitano sul concetto di preghiera, attorno all’opera candidata, Preghiera Premio SetUp under 35 Andrea Barzaghi Giudizio, 2014 Olio su tela, 80x60 cm 106 Artista Maurizio Vicerè Curatore Marina La Commare 107 appunto, di Maurizio Vicerè (Pescara 1985). Si tratta insomma di quattro preghiere alla luce, al divino che è in noi e ci costituisce. Una luce calda che si consuma e sale, che vibrando apre la strada a uno spazio di interiorità. Una luce aperta, luce di un’alba a doppio taglio, che nega la materia restituendo alla vita la sua trama d’ombra, come in alto così in basso. Una luce fredda, specchiata, luce di plastica rifratta che restituisce forma e sostanza spirituale alla più trita quotidianità. Una luce siderale che nel buio di un cosmo famigliare si disperde e concentra in barlumi stellari densi di storia e biologia. Ma ciò che accomuna ulteriormente queste opere è l’idea, o l’esperienza, del fare fatica per farle, è insomma l’intervento della volontà attiva per realizzare la preghiera. Una volontà che non può che esercitarsi nella materialità del manufatto, nella fatica, appunto, del poiein, del fare. Un fare che implica il tempo e la memoria. Ai poli opposti stanno forse la sacralità dell’amore coniugale nelle fedi dei nonni polverizzate nel profondo spazio biologale del vissuto/creato di Maurizio Vicerè, e la nobilitazione del trash attuata da Elena El Asmar, che con pazienza certosina lega una miriade di palette di plastica Vespro solitamente utilizzate per un gesto quotidiano, condiviso e familiare: mescolare il caffè. Ma che dire del lavorìo della fiamma di Preghiera realizzata da Isola&Norzi (Ilario Isola e Matteo Norzi), che struggendosi intacca le sbarre di cera adiacenti? L’arte al di là delle sbarre, l’arte che trasforma con la forza di un gesto uno spazio oscuro e occluso in una possibilità reale e più ampia di liberazione. Miracoli della memoria che senza né peso né corpo mantiene vivo ricordo e visione di forme, colori, accadimenti, Albero che Alessandro Cardinale, ci restituisce attraverso ritagli di giornale che mutano come il lampo dei ricordi, grazie ancora alla luce e alle ombre. 108 Maurizio Vicerè Preghiera, 2014 Istallazione per MUTAFORMA (feat. Globster) Istallazione misure ambientali (35x35x7 cm) Fede nuziale ridotta in polvere, 4 lastre di vetro museale, legno, vernice 109 INCREDIBOL INFO E CONTATTI www.incredibol.net [email protected] www.facebook.com/incredibol www.antonelloghezzi.com www.panem-et-circenses.me www.wonderingstars.it/aroundmorandi-2014 Antonello Ghezzi Il collettivo bolognese Antonello Ghezzi lavora dal 2009. “Mind the door!”, la loro porta che si apre al sorriso, è stata inaugurata nella Chiesa di S. Maria Maddalena a Bologna, esposta nel 2012 ad Arte Fiera, successivamente alla Moscow Biennale e a Dusseldorf. La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha dedicato loro una personale a cura di Silvia Evangelisti e Luigi Ficacci. Il progetto “Never Ending Night”, del 2014, in collaborazione con il CNR, è stato presentato a Udine, Treviso, Torino, a Bologna per il roBOt Festival e a Buenos Aires. Gli artisti sono stati invitati al Sarajevo Winter Festival nel 2012 e hanno progettato le luci del centro storico di Pistoia per il Natale 2013. Hanno inoltre esposto al Blik Opener di Delft, a Villa Croce di Genova, a Cuore di Pietra di Pianoro, a Casabianca a Zola Predosa e al MACRO di Roma. Antonello Ghezzi, Sono appena tornato da New York, 2013 Courtesy Fabio Mantovani Antonello Ghezzi Sono appena tornato da New York, 2013 particolare, Courtesy Fabio Mantovani 110 Incredibol! presenta Antonello Ghezzi, wonderingstars, Panem et Circenses INCREDIBOL! - L’INnovazione CREativa DI BOLogna è un progetto nato nel 2010 per sostenere lo sviluppo di nuove professioni e imprese culturali e creative in Emilia-Romagna. Una vasta rete di partner pubblico-privati, coordinata dal Comune di Bologna e sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna, collabora per offrire ai vincitori del bando contributi, spazi e servizi su misura, per favorire la crescita di un settore chiave come quello della cultura e della creatività. Dal 2010 a oggi ci sono state quattro edizioni del bando, che hanno visto 446 progetti partecipanti e 64 vincitori. Tra questi, nel 2013 proprio SetUp, una fiera d’arte dal format innovativo, che ha colmato un vuoto nel panorama bolognese. Di qui l’inizio della collaborazione, e la scelta di presentare a SetUp tre vincitori del bando 2014: il collettivo artistico bolognese under 35 Antonello Ghezzi; wonderingstars con il progetto Aroundmorandi – natura morta con pane e limone, e Panem et Circenses con il progetto omonimo. Antonello Ghezzi è presente con l’opera “Sono appena tornato da New York”, del 2013. Per gli artisti, New York è dappertutto, potendola cercare, volendola trovare, perché è uno stato d’animo. Ed è come essere appena tornati da lì, anche dopo anni, anche senza esserci mai stati. Il lavoro di Antonello Ghezzi consiste nel realizzare i propri sogni e soprattutto nel far sognare gli altri. I due considerano l’arte come un mezzo per far vivere meglio e far riflettere su temi come il sorriso, l’imprevedibilità, l’interazione fra persone tra loro sconosciute, il superamento dei confini e le barriere. Aroundmorandi – natura morta con pane e limone si propone di esplorare e incentivare varie forme di creatività ispirate a Giorgio Morandi, partendo dalla convinzione che dall’eredità del passato possa nascere una potente spinta creativa per l’innovazione di oggi. Il progetto ha un canovaccio di riferimento 111 che viene di volta in volta arricchito e adattato agli spazi e all’occasione in cui viene messo in scena. Di base, esso prevede l’allestimento di una lunga tavola apparecchiata con oggetti di design contemporaneo, ispirati al lavoro di Morandi; attorno alla tavola ruota poi una kermesse a cui prendono parte chef di fama internazionale e ospiti culturali che reinterpretano le suggestioni e le ricette di casa Morandi. Materiali inediti, quali ricette delle sorelle Morandi, opere d’arte, oggetti d’uso comune della tavola, diventano il fil rouge dei valori che rappresentano l’eccellenza italiana all’estero: l’arte, il design e il cibo. Panem et circenses presenta l’installazione Mæn-hiǝ: sei stampe fotografiche della la serie “Mæn-hiǝ, l’uomo è qui”, un’illuminazione al neon che la correda, e l’opera “Mæn-hiǝ, mangiatori di pane”, un cono di terracotta realizzato a mano utilizzato come contenitore dentro il quale cuocere un impasto di pane. Completa l’installazione un momento performativo durante il quale il pane viene offerto in maniera rituale al pubblico. Nell’epopea di Gilgamesh l’uomo si affranca dal suo stato “selvatico” solo quando apprende dell’esistenza del pane. Nell’Iliade e nell’Odissea l’espressione “mangiatori di pane” è sinonimo di “uomini”. A partire dalle nuove società agricole del neolitico si comincia ad elaborare l’idea di “uomo civile”, che costruisce artificialmente il proprio cibo, un cibo che non esiste in natura e che segna la differenza tra NATURA e CULTURA. Allo stesso tempo molti miti fondatori vedono l’agricoltura come un gesto di violenza nei confronti della Madre Terra ed i riti di fertilità hanno una valenza spesso espiatoria di questa colpa. Il pane è simbolo di questi passaggi, così come lo è l’erezione di una lunga pietra. Il menhir modifica il paesaggio e lo rende luogo, costruisce un significato nello spazio e nel tempo circostanti, è frutto di un’esperienza e risultato di una volontà di affermazione dell’uomo e del suo passaggio. Il pane è il menhir dell’alimentazione, ciò che la trasforma in cucina: l’uomo è qui, lo segnala con una pietra e fa il pane. Mæn-hiǝ! wonderingstars wonderingstars è un’associazione culturale nata dall’incontro di professionisti attivi nei campi dell’architettura e del design, con esperienza progettuale, appassionati di arte e di gastronomia. Nel tentativo di mettere a frutto risorse di un territorio culturalmente ricchissimo e ancora poco sfruttato, ws si concentra sulle eccellenze locali, partendo da uno spunto fornito da Carlo Zucchini, garante della Donazione Morandi al Comune di Bologna, che mette a disposizione dell’associazione un quaderno di ricette delle sorelle del grande artista. La ricerca di ws riguarda le interazioni tra cibo, design e arte contemporanea, messe in scena attraverso un racconto capace di coinvolgere elementi di un patrimonio comune: da Giorgio Morandi al Parmigiano Reggiano, dagli oggetti di design ispirati al grande artista alle rielaborazioni di grandi chef. 112 113 Wonderingstars Natura morta con pane e limone installazione, particolare Panem et Circenses Collettivo artistico che opera secondo principi di progettazione site specific, relazionali e permaculturali. La ricerca del collettivo si concentra principalmente sull’indagine delle innumerevoli e profonde relazioni che si creano attorno al cibo e all’atto del mangiare. Panem et Circenses, Mæn-hiə, particolare Isolo17 Sito web www.isolo17.com Direttore Giovanni Monzon Artisti in fiera Luis Israel Gonzales Ramon Ramirez Salómon Artisti rappresentati Elia Acosta Luis Israel Gonzales Oliva Ramon Ramirez Salomón Yiki Catene di libertà a cura di Manuela Valentini Salomón, Luis Israel Gonzales e Ramon Ramirez sono i tre giovanissimi artisti cubani che la galleria veronese Isolo17 presenta al pubblico di SetUp 2015. Una ventata d’aria calda e soleggiata che rompe quel muro ghiacciato e grigio della nostra quotidianità cittadina. Segnata da importanti cambiamenti in particolare all’inizio degli anni Novanta, l’arte cubana in generale è stata capace di esplorare gli scenari micro-sociali, l’incertezza quotidiana che aleggia nella vita dei cubani, la crisi che persiste da più di vent’anni e l’inevitabile “restringimento” delle possibilità. Nelle loro opere, la tela - caratterizzata da una forte densità compositiva e da colori vivaci - stenta quasi a contenere le forme irregolari e primitive che sembrano sul punto di scoppiare dalla superficie bidimensionale in cui sono imprigionate. In quelle forme c’è la vita e l’anima gioiosa di un popolo desideroso di oltrepassare i limiti geo-politici che gli sono stati imposti. C’è un riassunto dei conflitti politici, sociali, religiosi e culturali che in passato hanno segnato e che ancora oggi continuano a segnare la storia cubana nella speranza di potersene liberare al più presto. Premio SetUp under 35 Artista Salomón Salomón Senza titolo, 2012 tecnica mista, 149x79cm 114 Curatore Manuela Valentini 115 C’è un linguaggio da decifrare che parla silenziosamente di una contemporaneità al limite di un cortocircuito visuale in grado di generare suggestioni evocative di una realtà altra. Le opere di Salomón, Gonzales e Ramirez riflettono al meglio la complessità del tessuto demografico in cui vivono, caratterizzato perlopiù dalla coesistenza di generi, razze e religioni differenti, laddove popolazioni preesistenti si sono andate a mescolare a immigrati di varie origini. Il minimo comune denominatore tra tutte le opere esposte è il concetto di nazionalità che emerge prepotentemente dalle tele e che costituisce uno strumento necessario per interpretare e comprendere le poetiche degli artisti. Salomón Senza titolo, 2012 Tecnica mista, 115x150cm 116 117 KIR ROYAL GALLERY Sito web www.kirroyal.es Direttore Juan Cardenas Artisti in fiera Mariela Apollonio Fernando Bayona Gil Gijon Bastante Artisti rappresentati Mariela Apollonio Fernando Bayona Miguel Borrego Alessandro Brighetti Ernesto Cánovas Pablo Fernández Pujol Chus García Fraile Gil Gijon Bastante Luis Moscardó Guibert Rosales Miguel Scheroff José Luis Serzo Keke Vilabelda Il vero corpo, l’Altro. a cura di Rita Lupi «Agisci in modo da considerare l’umanità sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo» Immanuel Kant Un turbamento deciso, vibrante e dalle molteplici sfaccettature, così possiamo definire il contraccolpo generato dall’opera di Fernando Bayona. The Life of the other è un progetto che prende vita dalla commistione tra documentario e fotografia. Le scene che Bayona rappresenta sono costruite nel minimo dettaglio e studiate proprio come le battute della sceneggiatura di un copione, ma sono al tempo stesso un’istantanea della nostra società; ci restituiscono un ritratto sardonico e diretto di un mondo che non vogliamo vedere. L’attenzione maniacale alla costruzione della scena che prende vita davanti ai nostri occhi non è altro che un modo per esorcizzare la realtà, che si rianima entrando di prepotenza nelle fotografie. Se il set è per sua natura fittizio, la sofferenza e l’empatia sono invece concrete e tangibili. La cura della messa in scena che caratterizza l’artista spagnolo si focalizza sulla ricomposizione impeccabile degli interni, fondamentali per descrivere i singoli personaggi. Nell’opera il corpo esiste. Premio SetUp under 35 Mariela Apollonio, Ph.A.Fictions04, 2011, Stampa digitale su carta cotone, 50x40cm 118 Artista Fernando Bayona Curatore Rita Lupi 119 Corpo come mero oggetto del desiderio che stride con richiami infantili e giocosi sulla scena, mettendo in risalto come l’estetica di Bayona sia influenzata dalla pittura classica europea e dal surrealismo al tempo stesso. Corpo come strumento di lavoro dove la serie di immagini proposte si concentra sull’amore come cardine dell’essere umano e sulle conseguenze che genera l’assenza di tale sentimento, nella costante ricerca di un amore a tempo determinato, spesso a pagamento e illusorio. I soggetti che ci troviamo davanti sono spogliarellisti, porno attori ed escort. Il titolo della serie aiuta a comprendere l’indagine e suggerisce diverse interpretazioni. The life of the other, La vita dell’altro, accoglie in sé due significati: l’alienazione di quei corpi che si isolano dietro un muro per separare la loro vita reale da quella lavorativa, mentre in seconda battuta l’Altro è una sorta di alter ego in continua evoluzione, una maschera che muta incessantemente per adattarsi alle differenti richieste dei clienti. Bayona crea un metalinguaggio, una finzione nella finzione, i soggetti ritratti sono attori che interpretano le maschere reali che indossa il vero corpo, l’Altro, quando lavora. Non si tratta però di un progetto di pesante denuncia sociale, piuttosto di un’indagine che scava nella superficialità dei sentimenti e nella profondità delle vite ancora oggi considerate borderline. Un’ironia che non esiterei a definire Tondelliana, regala alla scena un sarcasmo e una leggerezza inaspettata. Fernando Bayona, The Life of the Other. The Expected Meeting, 2013-2014, Stampa digitale su carta cotone, dimensioni variabili 120 121 Martina’s Gallery Sito web www.martinacorbetta.it Direttore Martina Corbetta Artisti in fiera Lucas Beaufort Elisa Bertaglia Eracle Dartizio Artisti rappresentati Lucas Beaufort Elisa Bertaglia Bros Linda Carrara Ryan Contratista Eracle Dartizio Francesco De Molfetta Cosimo Filippini Patrizia Novello Daniela Novello Anna Turina Nei luoghi dell’essere. A doppio senso a cura di Martina Corbetta Lucas Beaufort, Elisa Bertaglia ed Eracle Dartizio sono le voci di Nei luoghi dell’essere. A doppio senso. L’istinto suggerisce un tema all’apparenza comune, ma più in profondità, complesso e straordinario: il viaggio. “Mi lascio guidare nella sua intimità. Il viaggio è qualcosa di unico e irripetibile, è, per come lo intendo io, vita”. Un viaggio è ovunque, la differenza è l’attitudine a vivere la vita e la sensibilità a ricevere le emozioni. Nei luoghi dell’essere. A doppio senso è un percorso dentro me stessa, nella mia più evidente “forma dell’essere”, nella mia più spontanea e naturale idoneità al “gusto dell’essere” e infine nella mia più spirituale “concezione dell’essere”. Scelgo l’espressione artistica per eccellenza, la pittura nelle sue fattezze più o meno assolute, per scoprirmi attraverso manufatti altrui. Antepongo validi compagni per un viaggio a doppio senso: dentro me stessa e dentro il sistema dell’arte. Lucas Beaufort protagonista della scena street. La sua ricerca consiste nell’elaborazione di copertine di magazine di skateboard e di snowboard. Inserisce simpatici pupazzetti colorati in fotografie scattate ai top atleti del mondo, che si ritrovano a condividere le loro cover con entità, frutto della fantasia. Gli interventi donano quel sapore che solo la pittura può. La sua poesia, seppur ironica e facile, è una dimostrazione artistica dell’oggi. Viviamo la stessa scena, quella degli sport da tavola, di cui non posso fare a meno. Il suo lavoro è la mia “forma dell’essere”. Elisa Bertaglia rappresentante assoluta Premio SetUp under 35 Artista Elisa Bertaglia Lucas Beaufort Piazza Mercanti, 2014 Acrilico su carta, 29,7 x 42,0 cm 122 Curatore Martina Corbetta 123 del mio “gusto dell’essere”. Racchiude con la sua arte quello che sento per il senso estetico. Accademismo dimostrato, ma superato, tradizione appresa con saggezza e attualizzata con personalità. Concretizza in pochi gesti grandi sentimenti. Intellettualmente presente, gioca riscoprendo immagini del passato, ricordi parte del trascorso di molti. L’olio restituisce il lavoro intellettuale con un’intensità cromatica che dona sicurezza, a comprova che la buona pittura è rassicurante. La materia prende vita con classe ed eleganza, la finezza è l’estetica, è mia maniera. Eracle Dartizio, il prestigiatore di pensieri. I suoi aforismi sono contagiosi, divertenti quanto basta e intensi al punto giusto. Sono vigorosi, acuti. Si leggono con piacere e si accostano a persone, momenti e cose. Avremmo voluto scriverli noi, pensiamo. La scrittura calligrafica è sovrastata da una scrittura pittorica, ma spontaneamente prima leggiamo le parole e poi guardiamo il segno. La calligrafia è l’espressione decifrabile di un pensiero, mentre la pittura, soprattutto quella senza riferimenti visivi, lascia una più libera decodificazione, spesso chiusa con un punto di domanda. Curiosità, è la mia “concezione dell’essere”. Elisa Bertaglia Bluebird, 2014 olio, carboncino e matita su carta, 20,5 x 29,5 cm 124 125 PORTANOVA12 Sito web Direttore www.facebook.com/12portanova/ Antonio Storelli Artisti in fiera 2501 Dissenso Cognitivo Bambi Kramer NeSpoon Opiemme Uno Artisti rappresentati Andreco Andrea Bruno Centina Allegra Corbo Paolo Ferro Guido Volpi Mattia Lullini Martina Merlini MP5 Liliana Salone Tomi Um Vania Nelle città agorafobia e claustrofobia sono due estremi che spesso si sfiorano e a volte si sovrappongono, allo stesso modo in cui ciò che è sicuro può trasformarsi in pericoloso, ciò che è familiare in estraneo e ciò che è noto in irriconoscibile. Una condizione segnata dalla continua ricerca di un riparo, di una zona di sicurezza, di un rifugio spesso più mentale che fisico. Qui l’agorafobia è quella dell’arte contemporanea che considera le gallerie e gli spazi istituzionali come gli unici possibili, demolendo il principio della streetart che al contrario trova nella ricerca di spazi aperti una componente fondamentale. Un contrasto questo, presente da sempre nel dibattito sull’arte pubblica e sul graffitismo, che vengono spesso accusati di perdere dignità e credibilità quando portati all’interno di spazi espositivi canonici. UNO, attraverso il concetto di agorafobia si diverte a prendere in giro proprio questa idiosincrasia, proseguendo parallelamente il suo discorso sul desiderio contemporaneo di affermazione dell’identità, e sull’influenza della pratica pubblicitaria sull’immaginario collettivo. Accogliendo e attualizzando la lezione di Warhol, di Debord, e di Rotella, UNO, attraverso la ripetizione all’infinito e il frequente uso di spray e pitture fluorescenti, gioca con la tecnica pubblicitaria e la cambia di segno. Partendo dal volto simbolo della famosa pubblicità di una cioccolata, lo rende un’icona della possibile rivoluzione del singolo nei confronti della società di massa. Un volto liberato dal ruolo assegnatogli dai suoi creatori che diventa para- Premio SetUp under 35 Uno, I cavalieri dell’apocalisse, 2013, inchiostri su tela, cm 100x100.JPG 126 Artista Uno Curatore Lazlo Biro 127 dossalmente lo strumento ideale per una crtitica alla pratica pubblicitaria stessa. A rafforzare questo messaggio infine c’è la carta strappata dei decoupages e stencil-collages realizzati dall’artista, che rimandano alla lacerazione dell’individuo e della sua unicità, continuamente manipolata fino a perdersi nella molteplicità della società di massa. Centomila, nessuno, UNO. Uno, I don’t care about Uno, 2014, serigrafia, cm. 65x50 128 129 Print About Me Sito web www.printaboutme.it Direttore Paolo Berra, Mattia Macchieraldo, Beatrice Zanelli Artisti rappresentati Veronica Azzinari Paolo Berra Daniele Catalli Raffaele Cesano Giulia Garbin Sophie Lécuyer Wim Starkenburg Elisa Talentino Artisti in fiera Daniele Catalli Elisa Talentino Eppur così vicini a cura di Annalisa Pellino (ARTECO) Secondo Bachelard, anche se della vita notturna non restano, al risveglio, che brandelli ricomponibili secondo la geometria e la spazialità della vita diurna, lo spazio in cui passiamo le ore notturne è “l’imminente sintesi delle cose e di noi stessi”1. Tradurre il mondo onirico in un segno grafico, in una materia fluida come quella delle immagini per farne un circo itinerante di sogni basato sull’incontro e sullo scambio, è l’idea portante del progetto Dream Circus, nato nel 2010 dalla matita di Daniele Catalli. Dopo aver illustrato oltre 700 sogni o incubi, durante un viaggio in pullman da Torino a Istanbul2, per la prima volta l’artista decide di disegnare anche i suoi stessi sogni. Carichi di ambiguità semantica, i disegni di Catalli, esprimono l’idea di uno spazio che ci appare in qualche modo eterotopico, perché contemporaneamente spazio del di fuori e del di dentro, dell‘attraverso, spazio di crisi e di condensazione di esperienza3. Gaston Bachelard, Il diritto di sognare, Edizioni Dedalo, Bari 2008. Il Mediterraneo Tour, a cura di ARTECO, ha avuto luogo nel mese di Novembre 2014 e ha fatto tappa presso: DoubleRoom a Trieste, Grad European Center for Culture and Debate a Belgrado, CAC Mobile a Skopje, la lokanta di Ismail a Tarlabasi, la İstanbul Teknik Üniversitesi e l’ateliergalleria Halka Art Project nel quartiere di Kadikoy ad Istanbul. http://dreamcircusproject.tumblr.com/project. 3 Michel Foucault, Spazi altri. I Luoghi delle eterotopie, Mimesis, MilanoUdine 2011. 1 2 Premio SetUp under 35 Artista Daniele Catalli 130 Curatore Annalisa Pellino 131 È lo spazio di una percezione primaria tradotta in immagine, con l’ambizione dell’archetipo e l’impermanenza dell’onirico: si pensi al Libro Rosso di Jung o al Libro dei Sogni di Fellini. Nel tentativo di tratteggiare storie intime di/in luoghi impossibili e, consapevole del rischio e della necessità del perdersi nella ricerca, Catalli cede inoltre al fascino lirico della più inafferrabile tra le visioni: le nuvole, per Gilles Clément unico luogo dove riporre i sogni e unico territorio da cui soffiano le verità.4 Vere proprie rêverie diurne che hanno scandito il tempo del viaggio nei Balcani, a ciascuna nuvola sono stati dati i nomi mutuati dalla classificazione tentata da Lamarck nel XIX sec. – nuvole spazzatura, nuvole da tuono, nuvole a veli… – ed è stata associata una traccia sonora (a cura di Eleonora Diana), con l’intento di restituire percezione ed emozione del paesaggio che cambia (non solo visivamente). Ne deriva un delicato soundscape che nella sua soluzione allestitiva suggerisce il senso nostalgico per un tempo – quello del viaggio – e per uno spazio – sognato e vissuto – che ci appaiono così lontani eppur così vicini. 4 Gilles Clément, Nuvole, DeriveApprodi, Roma 2011. 132 Daniele Catalli, Alcune nuvole, Istanbul e Salonicco 2014, grafite, acrilico e olio su carta, componenti elettronici, suono, 10x15cm 133 provoqArt Sito web provoqart.blogspot.com Direttore Gianmarco Nicoletti Artisti in fiera Manon de Lastens Gianmarco Nicoletti Hyung Geun Park (courtesy Galleria Paola Meliga) Gigi Piana Artisti rappresentati Miyako Aoki Manon de Lastens Andreas Kerstan Gianmarco Nicoletti Gigi Piana La linea spoglia (La línea desnuda) a cura di Alfonso Jiménez Manon de Lastens è una giovane artista francese, che vive e lavora a Parigi. Per il progetto Amazing Fragile presentato a SetUp con la galleria nizzarda provoqArt, ha realizzato dei disegni a inchiostro, affiancati da un commento poetico testuale, scritto a mano. L’elemento principale del suo lavoro, la linea vuota che gioca con il supporto bianco, occupa la quasi integrità dell’opera, modella i personaggi e i loro pensieri più intimi. Si tratta di una recita senza palcoscenico, dove il vuoto invade i suoi protagonisti e tutto ciò che li circonda. Nel lavoro di de Lastens l’essenza è nella forma e la forma, espressione fragile ed enfatica allo stesso tempo, è l’unica sostanza che esiste. Questa linea scarna, che fissa degli istanti che appartengono al tempo e alla mente con estrema delicatezza, assume sfumature teatrali che ci parlano della nostra nudità di fronte alla realtà che ci circonda. La fragilità, la solitudine, il tradimento e la sofferenza, come traspaiono dal lavoro di de Lastens, sono i protagonisti di una tragedia classica. Il dramma messo in scena è il rapporto tra Eros e Pathos, la passione censura tutto il resto per lasciarci cogliere solo l’oggetto del desiderio, perché il desiderio e la solitudine sono al centro di questa tragedia. In solitudine, come in amore, la nudità e la fragilità del corpo riflettono la delicatezza interiore, e rilevano la nostra sensibi- Premio SetUp under 35 Artista Manon de Lastens Gigi Piana, Ricerca d’identità, 2014, Tecnica mista, 70x70x70cm 134 Curatore Alfonso Jiménez 135 lità alla violenza, al tradimento, ci invitano a soffermarci sulla sofferenza. In questi attimi cristallizzati di solitudine e debolezza la scelta migliore per proteggerci sembra essere annullare il mondo intorno a noi, accrescere il divario. Ed è in questi momenti che l’artista fa entrare in scena i protagonisti. Ce li mostra al culmine della rappresentazione, nel momento stesso della loro trasformazione, nel pieno della loro aristotelica vicissitudine, nell’attimo stesso in cui ciò che era desiderio, con tutte le sue promesse felicità, ci tradisce e diviene sofferenza e desolazione, e fa loro volgere uno sguardo verso il passato, nel tentativo di capire se la solitudine è stata causa o effetto. Manon de Lastens, Censure Prise, 2014, Inchiostro su carta, 23x30cm 136 137 RezArte Contemporanea Sito web www.galleriarezarte.it Direttore Antonio Miozzi, Lia Bedogni Artisti in fiera Lia Pascaniuc Artisti rappresentati Annalù Carlo Cane Laura Forghieri Fosco Grisendi Savina Lombardo Antonella Mazzoni Silvio Porzionato Silvano Scolari LIQUID a cura di Chiara Canali La ricerca di Lia Pascaniuc si rivolge ai nuovi media come la fotografia, il video e le tecnologie multimediali per indagare tematiche ed emergenze dell’odierna società liquida: i cambiamenti climatici, le trasformazioni irreversibili della natura e il global warming. La mutevole e transitoria condizione dei fenomeni naturali, presupposto essenziale della vita umana, viene rapportata dall’artista alla situazione attuale, instabile ed incerta, che Zygmunt Bauman definisce “liquida”. Afferma lo studioso: “Liquido è il tipo di vita che si tende a vivere nella società liquidomoderna. Una società può essere definita «liquido-moderna se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure». Questo incessante e liquido fluire delle cose trova la sua più evidente rappresentazione nell’elemento dell’acqua che nelle sue varie accezioni richiama i concetti di mobilità, leggerezza, adattabilità, dinamicità, percorribilità e flessibilità. Nel ciclo fotografico “Luce liquida” di Lia Pascaniuc l’acqua è assoluta protagonista delle opere, «sostanza primordiale da cui scaturiscono tutte le forme» (Mircea Eliade), struttura visivo-formale declinata in differenti texture cromatiche e pattern geometrici che rimandano alla varietà dei passaggi e degli stati in cui è presente in natura. Premio SetUp under 35 Lia Pascaniuc, Vita liquida, 2014, Stampa su carta cotone, cornice in legno, 48x33cm 138 Artista Lia Pascaniuc Curatore Chiara Canali 139 Con il progetto “Vita liquida” l’acqua invece è assente dall’inquadratura lasciando campo alla vita delle creature marine nel vuoto più assoluto di una spazialità condivisa. Le fotografie di questa serie, eseguite analogicamente all’interno del set di un acquario artificiosamente deprivato dell’acqua attraverso particolari strumentazioni ottiche, si concentrano unicamente sulle variopinte sfumature dei pesci, che spiccano dal buio più assoluto dello sfondo. La sottrazione dei liquidi diventa metafora della condizione di mutevolezza della società attuale, sempre più occupata a rendersi visibile attraverso forme virtuali che sostituiscono qualsiasi forma di relazione reale. Questa sensazione di incertezza e precarietà viene ancor più incarnata dalla scultura “Vita liquida”, installazione di un cubo olografico che presenta al suo interno un video in 3D con le immagini in movimento di un pesce giallo fosforescente fluttuante nel vuoto, alla ricerca di un’instabile e pressoché impossibile stasi. Lia Pascaniuc, Vita liquida, 2014, Stampa su carta cotone, cornice in legno, 48x33cm 140 141 s.t. foto libreria galleria Sito web www.stsenzatitolo.it Direttore Matteo Di Castro Artisti in fiera AA.VV.- Anonimo Angelo Camillieri Mario Carbone Tano D’Amico Giovanni Del Brenna Veronica Della Porta Giorgio Di Noto Massimo Piersanti Salvatore Santoro Mario Schifano Artisti rappresentati Elisa Abela Paola Agosti Letizia Battaglia Eleonora Calvelli, Lorenzo Castore Maurizio Cogliandro Dino Ignani Franco Mapelli Salvatore Puglia Andrea Tonellotto Notes a cura di Paola Paleari Giorgio Di Noto è un artista che lavora principalmente con la fotografia. Attraverso un approccio sistematico, Di Noto porta avanti una ricerca che parte dalla conoscenza del mezzo e dallo sfruttamento delle sue possibilità tecniche per riflettere sulle dinamiche che regolano la rappresentazione dell’esistente e, congiuntamente, la ricezione della realtà rappresentata. La sua pratica fornisce una serie di strumenti di analisi sulle molteplici implicazioni della fotografia intesa sia come medium collettivo che come codice linguistico. In Notes l’adozione di determinati fattori concorre a creare un immaginario in cui il riconoscimento - non tanto del soggetto, quanto dell’immaginario stesso - gioca un ruolo importante. Così come nel sistema musicale è la strutturazione degli intervalli a determinare il registro espressivo della melodia, in questo lavoro sono elementi quali il bianco e nero, lo scatto a mano libera e il paesaggio notturno inanimato a indirizzare la nostra percezione verso l’individuazione di uno specifico linguaggio, acquisito tramite esperienze e conoscenze precedenti. In altre parole, Di Noto agisce come un compositore che, partendo da un insieme di note, le accorda sulla base di uno schema dato. Premio SetUp under 35 Massimo Piersanti Le Mura aureliane con l’opera di Christo The Wall, Wrapped Roman Wall. Roma, 1974 Inkjet print su carta cotone, 30x40 cm 142 Artista Giorgio Di Noto Curatore Paola Paleari 143 La scelta di utilizzare la pellicola istantanea come matrice delle stampe sottolinea la natura “grammaticale” del progetto, in quanto dimostra l’assenza di ogni tipo di intervento da parte dell’autore e di conseguenza di intento interpretativo personale. Un procedimento molto diverso rispetto a quello adottato per The Arab Revolt, dove la pellicola istantanea era il veicolo di astrazione formale che aveva lo scopo di celare, dietro un primo apparente intento documentativo, la messa in scena dell’architettura culturale prodotta dall’informazione generalizzata - in questo caso relativa agli avvenimenti della cosiddetta “Primavera araba”. L’obiettivo non è dunque quello di evocare un determinato effetto nel destinatario: la trasfigurazione espressiva a cui i soggetti sono sottoposti nelle immagini che compongono Notes è piuttosto la naturale conseguenza della cifra contenuta nel sistema stesso del quale Di Noto si serve. Giorgio Di Noto Notes #1, 2013 Inkjet Print da fotografia istantanea digitalizzata, 75x60 cm 144 145 Sponge ArteContemporanea Sito web Direttore www.spongeartecontemporanea.net Giovanni Gaggia Artisti in fiera Simona Bramati Giorgio Donini Rocco Dubbini Gianluca Panareo Filippo Riniolo Rocco Dubbini Mantra-Azione, via dell’Idroscalo, Ostia, 2012 fotografia di Claudio Abate Courtesy Il Ritrovo di Rob Shazar, Sant’Agata de Goti (BN) 146 Artisti rappresentati Gianluigi Antonelli Alessandra Baldoni Max Bottino Simona Bramati Mirko Canesi Cristiano Carotti Daniela Cavallo Tiziana Cera Rosco Tiziana Contino Rocco Dubbini Simone Ferrarini Eva Gerd Andrea Guerzoni Cristian Iotti Chiara Mu Cristina Nuñez Roberto Paci Dalò Gianluca Panareo Francesca Romana Pinzari Filippo Riniolo Giacomo Rizzo Piero Roi Stefano Scheda Mona Lisa Tina Cristina Treppo Rita Vitali Rosati L’ALCHIMIA DEGLI ELEMENTI a cura di Milena Becci Tutto è stato raso al suolo. Detriti, polvere e fango sono davanti agli occhi neri e lucidi della piccola Gea. Un vento luminoso inizia a soffiare sollevando e portando via le macerie. Il cielo si riempie di stelle e la terra riemerge danzando. Non più confini, morte e vita sono parte dello stesso istante, nuove le possibilità. Tra terra e fuoco, grano ed acqua, parte di un’unica idea di rivitalizzazione, di emersione di un’umanità che spesso si nasconde sotterrata da cumuli di macerie, questa esposizione vuole cogliere un’occasione di ricostruzione partendo dalla fisicità degli elementi, così com’è la terra dell’Idroscalo di Ostia, luogo in cui Pasolini fu assassinato nel ’75, dell’opera Mantra di Rocco Dubbini. Lettere di metallo che compongono la scritta Mia Mamma/Mamma Mia, urla di Supplica a Mia Madre, sono collocate a forma di stella, ricordando la traccia che lasciò l’auto che travolse il poeta, e accolgono la terra dell’Idroscalo per rendere immortale arte e sentimento. Anche Viaticus è morte, ma durante la vita. Simona Bramati realizza quella che sarà la sua bara avvicinandosi ad un momento, nel tempo e nello spazio. Attraverso la sua collaborazione con le Onoranze Funebri Bondoni di Serra San Quirico (AN) accende un colore nel nero, fa strada verso un lungo viaggio. Premio SetUp under 35 Artista Gianluca Panareo Curatore Milena Becci 147 Di nutrimento e vita ci parla Giorgio Donini che racchiude in Bramante la storia di una famiglia di panettieri, la sua, attraverso un linguaggio immediato. Tre pagnotte crude, su una mensola di legno grezzo, lodano la vita e l’umanità dei suoi avi. La terra è anche demarcazione. Filippo Riniolo lavora sulla natura dei confini attraverso l’immagine della bandiera, simbolo per eccellenza della nazione. In Bandiere – dittico della terra l’emblema della divisione viene bruciato e torna ad essere cenere. Colori e segni scompaiono e l’argilla accoglie i resti dell’azione purificatrice del fuoco. Come Gea, Gianluca Panareo giocava da bambino, ma con materiali da cantiere. Little Ranger, realizzata appositamente per SetUp 2015, ha una presenza materica importante, caratterizzata dall’uso del cemento alla base e ammorbidita dalla trasparenza del vetro all’apice. Al bivio tra scultura ed installazione, racchiude una girella spruzza acqua, che normalmente andrebbe ad innaffiare un’ampia porzione di terreno, entro un box di vetro che ne limita la forza; l’acqua sbatte sulle superfici non esplicando totalmente la sua funzione. Qui i confini sono visibili e la libertà viene negata. Come una sorta di macchina teatrale rende percettibile allo spettatore, tramite un oggetto di uso comune, un sentire personale. Ora Gea ha contemplato Urano, raccolto acqua da Oceano e seguito la circolarità di Crono; può continuare il suo viaggio. Gianluca Panareo rendering di Little Ranger, 2014 cemento, metallo, vetro, plastica, acqua distillata, cm 50x50x70 148 149 VAN DER Sito web www.vandergallery.com Direttore Stefano Riba Artisti in fiera Sigrid Calon Francesca Ferreri Wim Starkenburg Artisti rappresentati 108 Sigrid Calon Francesca Ferreri Macchieraldo & Palasciano Vittorio Mortarotti Wim Starkenburg Cristiano Tassinari Fabio Tonetto THE HOPEFUL MONSTER a cura di Stefano Riba The Hopeful Monster (il mostro fiducioso) non è il nuovo film natalizio della Pixar o della Disney, ma la teoria evoluzionista proposta nel 1940 dal genetista tedesco Richard Goldsmith. Questa suggerisce che le maggiori trasformazioni biologiche non siano avvenute attraverso piccoli e lenti cambiamenti, ma grazie a spericolati salti evolutivi. Nel suo trattato Le basi dell’evoluzione Goldsmith scrive: «Il passaggio da una specie all’altra non ha riguardato tante piccole trasformazioni indipendenti le une dalle altre, ma una completa e repentina mutazione di tutte le forme primarie che hanno dato vita a qualcosa di nuovo». A dire il vero questa teoria non venne molto presa in considerazione negli ambienti accademici dell’epoca. Snobbato dalla scienza, Goldsmith è stato, in maniera del tutto inconsapevole, di grande ispirazione per tutto il filone fantascientifico degli anni ‘50 nato per rispecchiare le angosce verso le conseguenze, anche genetiche, di una guerra nucleare. Il pianeta delle scimmie, Alien, La mosca, I Gremlings, Godzilla, Hulk e tanti altri film (tra i quali quasi tutti quelli di Roger Corman) sembrano basati sulla possibilità di una sintesi repentina tra generi e genetiche diverse. Premio SetUp under 35 Sigrid Calon To the extend of / \ | & - n.81 Stampa Risograph su carta Munken Pure 300 gr., 34 x 46 cm edizione di 50 150 Artista Francesca Ferreri Curatore Stefano Riba 151 Ben prima che arrivasse la fantascienza sono stati però gli artisti a fare propria l’idea, che arriva dalle religioni animiste, delle metamorfosi dei corpi e delle forme. I primi a rappresentare queste ibridazioni fantastiche slegandole dall’iconografia religiosa sono stati i romani con le loro grottesche. La cultura visiva del grottesco è tornata poi di moda nel Rinascimento ed è arrivata ai giorni nostri grazie, nell’ordine, agli espressionisti, alla body art e a tutta la corrente del posthuman. Il lavoro di Francesca Ferreri si inserisce anch’esso nel territorio della fascinazione folcloristica, biologica e artistica che da millenni si ha verso l’ibrido. Non a caso la serie di lavori Eterocronie prende il suo titolo proprio dalla biologia, dove il termine designa lo scarto temporale nella maturazione di organi e apparati all’interno del processo evolutivo. Le opere di Francesca richiamano forme bizzarre e imprevedibili, corpi nei quali le diverse membra seguono ognuna un proprio percorso pur continuando a far parte di un tutto unitario. «Avvicinando ciò che è lontano, mettendo in relazione ciò che si esclude a vicenda, violando le norme abituali, il grottesco in arte è simile al paradosso in logica. A un primo sguardo è soltanto divertente, mentre in realtà cela tante possibilità». Questo scriveva lo storico russo Leonid Pinskij sulle grottesche. Nei lavori di Francesca lo spettatore è invitato a fare lo stesso: trovare le molteplici e divertenti possibilità che le opere nascondono sotto le sembianze del mostro fiducioso. Francesca Ferreri Eterocronie, 2014 oggetti, gesso, pigmenti 17x15x12 cm 152 153 VV8 artecontemporanea Sito web www.vv8artecontemporanea.it Direttore Chiara Pompili Artisti in fiera Luca Gilli Leonardo Greco Oriella Montin Artisti rappresentati Aqua Aura Simone Bubbico Luca Gilli Leonardo Greco Oriella Montin Luca Serra Alberto Zamboni MATERNITY BLUES a cura di Francesca Baboni Non sono un’ombra, anche se un’ombra si diparte da me. Sono una moglie. Sylvia Plath Oriella Montin, con il ciclo di opere “Rammendo - Mending” - che prende spunto dal dato autobiografico - utilizza vecchie fotografie raccolte ai mercatini per ricostruire un mondo passato ma ancora prepotentemente attuale. L’artista, prendendo in mano ago e filo di cotone, decontestualizza con attenzione perfettamente calibrata situazioni giocate sul limite del tempo. E non è soltanto il riportarci a una memoria lontana che le interessa, quanto il poter ricreare a modo suo, come su di un ipotetico telaio del vissuto, storie e vicissitudini immaginate attraverso moltitudini di famiglie sconosciute, con uno stile particolarmente definito. Oriella Montin seleziona avvenimenti precisi e momenti salienti di una vita per intervenire con una pratica, quella antica e domestica del rammendo, che simboleggia cattività e nello stesso tempo amore incondizionato, quale quello materno. L’ispirazione arriva dalla letteratura, da Richard Yates, che racconta le miserie della middle class americana, da figure controverse come Sylvia Plath ed Emily Dickinson, che parlano una lingua che appartiene soltanto a loro, con parole che evocano la gioia e sofferenza del parto, lo stordimento dell’abbandono. Premio SetUp under 35 Luca Gilli Samsara 1548, 2012 stampa digitale Fine Art, 56 x 74cm 154 Artista Oriella Montin Curatore Francesca Baboni 155 Oriella Montin agisce con una modalità cruda e poetica al contempo, cucendo ed aggrovigliando fili e pezzi di esistenze come le nostre genitrici riparavano con gesti rassicuranti brani di vestiti, delineando strade contorte e percorsi accidentati, cancellando in modo cruento volti, ingabbiando corpi, scegliendo con cura parti anatomiche, cuore o cervello, prendendo la mira per colpire con esattezza e rammendare quella ferita più o meno aperta che ognuno porta con sè. Attraverso un contorto viaggio nel passato e l’ingabbiamento delle vite degli altri che Oriella Montin riporta alla luce sviscerando la difficoltà dei rapporti, grazie anche a veri e propri collages che assemblano un mondo di volti ed eventi vissuti, talvolta scegliendo composizioni maggiormente concettuali, altre volte invece invadendo l’immagine fotografica con un fitto ricamo ed elementi che si muovono su di uno straniamento surrealista, il messaggio arriva chiaro. Il concetto della famiglia di origine, giocato su una doppia valenza semantica come luogo di serenità e di affetti profondi, protezione e cure ma anche fonte di conflitto, è il punto di partenza e il filo del ricordo ciò che la unisce, mentre il bianco e nero delle fotografie neutralizza le personalità accumunandole ad uno stesso destino. Ma quel tempo perduto e struggente, recuperato anche con alcuni album su cui l’autrice ricuce eventi personali, presuppone l’affascinante segreto e la volontà di non sapere né denunciare. Poiché lo sanno tutti che dal groviglio dei legami familiari è difficile liberarsi. E quasi mai se ne esce senza farsi del male. Oriella Montin Ferro da stiro - Iron, 2014 Garza tinta col caffè incollata su ferro da stiro e fotografia cucita e incollata sulla piastra, 20 x 30,5 x 16,5cm 156 157 YORUBA::diffusione arte contemporanea Sito web www.yoruba.it Direttore Maria Letizia Paiato, Federica Zabarri Artisti in fiera Giovanni Alfano, Alice Andreoli, Paolo Angelucci, Michele Attaniese, Paolo Bini, Alessio Bolognesi, Giulia Bonora, Danilo Busia, Gennaro Branca, Mary Cinque, Vincenzo Frattini, Lucia Lamberti, Roberta Montaruli, Stefano Pasquini, Giorgio Pignotti, Zino HANNO COLLABORATO Lorenzo Aceto, Marco Alemanno, Antonio Ambrosino, Basmati, Enrica Casentini, Matteo Cattabriga, Roberta Cavallari, Gabriele Demarin, Ericailcane, Eva Frapiccini, Marina Fulgeri, Nicola Genovese, Stefano Guerrini, LaCruna, Federico Lanaro, Pier Lanzillotta, Dario Lazzaretto, Sara Maragotto, Paper Resistance, Roberto Pugliese, Silvia Venturi, Denis Riva, Rita Vitali Rosati, Roberto Sala, Alessandro Zulberti, The Bounty Killart Frammentare (e deframmentare) il paesaggio A cura di Alessandra Troncone Una volta era il paesaggio. Un genere autonomo, in grado di aprire una finestra sul mondo, riproducendone le fattezze in maniera organica e uniforme. In Paesaggio deframmentato, Paolo Bini reinterpreta questo classico della pratica pittorica facendolo risuonare al ritmo contemporaneo: non costruisce ma decostruisce, simulando il passaggio dell’immagine all’interno di un ipotetico scanner che la scompone e poi ricompone. Una deframmentazione (mutuando il termine dal linguaggio informatico) dell’informazione iniziale che risponde alla riorganizzazione in una nuova forma degli elementi della memoria. In questo processo il paesaggio perde la sua unità e si trasforma in una giustapposizione di frammenti, dove risuonano le vibrazioni cromatiche connesse al sentire e non al vedere, con i ricordi che si accumulano stratificandosi. Alla totalità si sostituisce l’entità singola della striscia, linea e colore insieme. Formato più volte rivisitato dagli artisti contemporanei, in particolare in ambito minimalista e concettuale per la sua natura standardizzata e standardizzabile, la striscia così come utilizzata da Bini perde il suo carattere di prodotto anonimamente industriale e diviene un supporto in grado di guadagnare una propria identità, stilistica, cromatica e formale. Non c’è - il più delle volte - la campitura piena a renderla “rassicurante” ma un risultato che spesso privilegia squilli improvvisi, discontinuità e persino ruvidezza, pur nell’equilibrio formale complessivo. La striscia diviene un nastro vergine impresso con le voci della realtà, materia e colore. Tuttavia, la limpidezza iniziale del suo- Premio SetUp under 35 Yoruba project, a cura di Federica Zabarri, 28mq Fai spazio al tuo stile, Setup ArtFair 2015 158 Artista Paolo Bini Curatore Alessandra Troncone 159 no è scalzata da una sorta di scratching, l’effetto graffio che i dj ricercano operando manualmente sul vinile. La gestualità, seppur più controllata nelle opere recenti, interviene ad alterare un ordine precostituito, a inceppare la fluidità della comunicazione. Il procedimento pittorico proposto da Bini appare come la conseguenza di un modo di guardare la realtà che tiene conto della frenesia, incostanza e insicurezza che caratterizzano la nostra quotidianità, ma anche delle parentesi emozionali che in tale complessità si nascondono. Un paesaggio urbano e caotico che può trasformarsi in un momento di pausa, uno schermo silenzioso sul quale registrare i movimenti di un ipotetico segnale. Operando un continuo slittamento di medium, dal caldo al freddo e viceversa, l’artista sceglie infatti la pittura per suggerire altri strumenti e linguaggi dell’espressione visiva, dal plotter al video, emulando manualmente il pixellamento dell’immagine digitale. Se nell’opera di Bini il paesaggio ha perso le sue forme e la sua riconoscibilità, non ha perso la sua capacità di funzionare come affaccio sulla realtà: disconnesso, disorientante, (de)frammentato, è per questo ancor più fedele al cosmo contemporaneo. Paolo Bini Paesaggio deframmentato, 2014 Acrilico su carta gommata su tela 160x120 cm Ph.Carlo Ferrara 160 161 162 163 Special projects formato come fotografo e artista. Ha impiantato una factory tra Roma e Reggio Emilia mettendo insieme personalità vaganti del mondo artistico e cinematografico. Il futuro è qui, ma quando se ne parla sembra già terminato. Questo è il paradosso che questo grande progetto cerca di risolvere. Siamo alla fine del futuro e all’inizio di una storia che non dobbiamo essere noi a raccontare. MARCO BOLOGNESI BABYLON FEDERATION Testo critico di Valerio Dehò In collaborazione con ABC, Bologna Sendai City è la città del futuro, un futuro di cui stiamo vedendo la fine. Un universo fantascientifico popolato di esseri mutanti, di donne blu, di creature tra l’umano e il tecnologico. Un mondo straordinario creato da Marco Bolognesi con un progetto iniziato 15 anni fa a cui hanno partecipato decine di professionisti del video, del make up, delle tecnologie avanzate, oltre a modelle, truccatrici, copywriter. Siamo in pieno universo cyberpunk, un mood che non cessa di affascinare. Bolognesi è probabilmente l’unico artista al mondo che vive questa tarda utopia con coscienza e visionarietà, mescolando un mix di culture cinematografiche da Antonio Margheriti a John Carpenter, talvolta strizzando l’occhio al fashion ma creando un regno degno del migliore Phil Dick. Le combattenti di Babylon Federation si muovono tra l’estetica tra il glamour e il cyberpunk, tra l’erotismo e la parodia. Organizzate in corpi militari, con nomi tipo ROYAL MANTICORE, INTERSTELLAR UNITS, STARK SPECIAL CORPS queste donne danno al termine “uniforme” un senso particolare, ben diverso da quello che conosciamo e infatti lo stravolgono. Restano all’interno di una simbolicità esplosiva in cui un cappello, una mostrina sono sufficienti a evocare mondi fantascientifici e perversioni sadomaso. Ma Sendai City è anche un modo di lavorare insieme che in Italia non esiste e che Marco Bolognesi ha imparato a Londra, città in cui si è 164 STARK SPECIAL CORPS, Battalion Rosenberg, Infantry soldier, 166x125 cm, collage corporeo e digitale, stampa lambda su dibond e plexiglass, 2008 Marco Bolognesi Marco Bolognesi (Bologna, 1974), artista multimediale la cui arte spazia dal disegno alla pittura, dal cinema alla fotografia e al video. Prima dei trent’anni, trasferitosi a Londra, ha vinto The Artist in Residence Award all’Istituto Culturale Italiano dando così inizio ad una carriera internazionale: oltre a Londra, sua patria formativa, le sue opere sono state esposte a Vienna, Salisburgo, Budapest, Miami, New York, Chicago e Singapore. È stato selezionato per la partecipazione alla Biennale Italia Cina ed è stato invitato alla Bienal del Fin del Mundo 2015 in Sud America. Nel 2014 ha inaugurato al Kunst Meran, il primo capitolo della personale “Sendai City, to the end of the future” in cui viene presentato il suo Bomar Universe, universo in continua espansione, tra cyberpunk e fantascienza sociale. 165 Un grande disegno Ericailcane - Marcel Dzama Gilberto Giovagnoli - Raymond Pettibon A cura di Valerio Dehò Progetto di D406 fedeli alla linea Modena in collaborazione con Galleria Scaramouche New York Il disegno nell’arte contemporanea è completamente autonomo rispetto alla pittura o alla scultura, è un territorio anarchico in cui compiere incursioni di libertà e trasgressione. Una sorta di confine che sempre più gli artisti frequentano per cercare rifugio dalle ottusità e dai conformismi del mercato. Disegnare è come scrivere e sembra essere il rifugio di chi vuole ancora fare arte senza compromessi. Si tratta di ri/comporre un’idea del mondo che non appartiene più alla fase progettuale e preparatoria, ma è completamente fine a se stessa. Disegnare significa fare, divertirsi, tenersi fuori dalla onnivora cultura digitale, perdere tempo in un mondo che monetizza tempo e memoria in chiave prestazionale. Disegnare è pensare, riflettere, riempire i grandi spazi della carta di segni che sono echi di una visione reale. “Colui che disegna”, scrive Jean Clair in La critica della modernità, «nutre il progetto di abolire la distanza fra se stesso e la realtà». Goethe annotava: «Quello che non ho disegnato io non l’ho visto», dimostrando che per lui il disegno non era una semplice testimonianza di quello che aveva visto, ma il medium che gli consentiva di vedere. Infatti, disegnare è appropriarsi del mondo. «Di qui l’innocenza fondamentale di colui che oggi fa il progetto di disegnare», insiste Jean Clair, poiché «posto davanti al mondo come se questo avesse ancora qualcosa da dirgli e liberato dallo scetticismo dei suoi contemporanei, egli 166 Ericailcane insetti guerrieri, 2013 Tecnica mista su carta, 56x76cm, particolare foglio 1 su 3 (trittico) Ericailcane processione religiosa, 2013 Tecnica mista su carta, 56x76cm, particolare foglio 1 su 3 (trittico) Marcel Dzama untitled, 1999, Tecnica mista su carta, 32x25cm 167 è di nuovo l’essere nudo e primitivo all’alba della civiltà». Lo si sapeva fin dai tempi del Rinascimento e del Manierismo. Il disegno è visto dunque come il mezzo espressivo utilizzato dall’artista per prendere possesso della realtà, per rendere immediatamente oggettiva un’immagine, ma si osservi, non necessariamente per imitare, esplorare, osservare la natura, come voleva lo spirito propriamente rinascimentale, bensì per esprimere ciò che si ha dentro. Questa visione pone il disegno come avvicinamento a una verità che non è una ricerca di realismo, ma bisogno di dare forma e senso a ciò che vediamo dentro e fuori di noi. Attraverso il disegno, l’artista cerca una dimensione personale, fuori dalle regole e si riappropria dell’istinto dell’arte. L’arte è la rivolta degli oppressi, ma anche la repubblica degli irregolari, la Thule degli sconfitti dalla banalità (e la noia) del potere. Gilberto Giovagnoli parte dalle sue letture preferite, su tutti Céline e Artaud, ma anche dal mondo dell’arte, e da ciò che gli sta più antipatico. Nelle sue immense tecniche miste di biro colorate e nastri adesivi vari, appare quel brulichio di immagini e parole che lo caratterizza. L’artista conosce l’eccesso e lo pratica, ricorda per flusso di coscienza non Joyce ma il “parlato” di Céline con tutte le sue ridondanze e ripetizioni, le sue parolacce, la sua oscenità, la sua blasfemia liberatoria. Il gigantesco procede di pari passo con il minuscolo, scandendo un horror vacui pari ad un Bosch, peccati compresi. Giovagnoli è caustico, irriverente ma sa essere sinfonico nella rappresentazione del suo dis/gusto. Scrive e disegna come fossero una cosa sola, scrive e graffia e scava e traccia un universo caotico, ma vivo. Bagatelle per un massacro, un almanacco di mutazioni e bestemmie, di sessi vaganti e d’illogica della ragion pura. Nel suo muto dialogo con Raymond Pettibon si confrontano due eccessi perché l’americano parte dal fumetto ma anche dall’ossessione per il disegno come unico legame con la realtà. Pettibon scrive sempre la stessa storia impossibile di miti ed 168 eroi che diventano e si trasformano in qualcosa di diverso, entrando nell’immenso calderone della comunicazione globale. Parole e immagini si rincorrono. Centinaia, migliaia di storie possibili sono la trama di un delirio post modern in cui le immagini prendono vita e diventano delle icone che si rincorrono e si riproducono come se avessero vita autonoma. Il petit bon (il bravo bambino) ha vissuto un’esistenza borderline sia in arte che in musica. La sua Black flag sventola ancora nonostante i successi e il riconoscimento del mondo dell’arte. Disegno anarchico, quindi, fortemente antiautoritario e rigorosamente in bianco e nero evitando fino a che possibile il colore, almeno fino a che un proiettile non perfori il cranio di JFK: il sangue è rosso sempre. In ogni caso, Pettibon, non cede all’estetica Pop, è asciutto e fedele al disegno, ad una narrative art personalissima, alla sua origine. Il dialogo con Giovagnoli probabilmente consiste in questo eccesso controllato, nel dare sfogo in totale libertà a idiosincrasie e pruriti assortiti. Gilberto Giovagnoli Lord Auch, 1997, Collage e tecnica mista su carta plastificata, 286x580cm 169 Ericailcane sa mettere insieme un segno magnifico, da grafica inglese classica, con contenuti attuali. La sua capacità tecnica è straordinaria perché nel passaggio dal wall painting al disegno su carta, non si avvertono differenze. La capacità descrittiva è sempre analitica. I suoi personaggi fuori scala sono corpi e luoghi delle barbarie del potere nel mondo di adesso, mentre i suoi animali umanizzati ricordano il miglior John Tenniel, e hanno il respiro degli apologi, con animali sapienti e anche saccenti che vanno in processione come religiosi ossequienti e sono simboli della storia e delle storie dell’uomo. Ericailcane ha davvero questa genialità di connettere l’illustrazione classica con la street art, creando un universo estremamente personale e riconoscibile in cui l’asprezza di una condizione subalterna e di solitudine pubblica trova espansione in una dimensione mitica e satirica: gli animali sono come noi, forse meglio di noi. Influenzato da Marcel Duchamp e Oskar Schlemmer, oltre che dai film sulla Seconda Guerra Mondiale imposto dal padre, il canadese Marcel Dzama ha sempre oscillato tra disegno e cinema di cui è nota la sua amicizia con Spike Jonze, il regista di “Essere John Malkovich”. Dzama dà un valore molto intimo all’attività del disegnare, ritiene che la pittura ci impieghi troppo tempo a compiere e concludere l’idea di partenza. Le sue storie non si aprono e non si concludono, lascia sempre il tempo allo spettatore di trovare un prima e un dopo; possiede certamente una vena surreale, come Ericailcane, sa essere calligrafico e descrittivo nella sua visionarietà oltre a compilare dei cataloghi di un mondo nuovo. Uomini e animali sono fusi in una dimensione di rivolta e la marginalità rispetto ai valori della società, il suo è uno sguardo a 360° a tutto il Novecento, Francis Picabia compreso. Dà forma e forza a una dimensione mitologica, fa diventare le sue storie un mito d’oggi. Attraverso il disegno, l’invisibile diventa visibile, è la pratica artistica più vicina all’i/dea. Valerio Dehò 170 Raymond Pettibon The Quality of the Scene (JFK), 1992, China e acquarello su carta, 66x71cm 171 L’ora blu A SetUp Art Fair 2015 verrà allestito il set de L’Ora Blu, innovativo format video sulle culture contemporanee, che esplorerà il tema della terza edizione della fiera indipendente dell’arte contemporanea di Bologna: la “Terra”. Sarà un’esperienza in progress che vedrà la messa in onda live delle interviste agli ospiti presenti alla manifestazione. Nello spazio espositivo dedicato al progetto, una postazione di montaggio e una redazione saranno una vivace vetrina di richiamo per artisti, collezionisti, curatori ed esponenti della cultura noti al grande pubblico; il tutto accompagnato dalla proiezione di pillole inedite delle scorse puntate del format e di video d’artista. Il progetto è ideato e coordinato da Maurizio Finotto, regista e docente, con la collaborazione di Filippo Pierpaolo Marino, Davide Ricchiuti, Norma Waltmann e degli studenti del biennio di Comunicazione e Didattica dell’Arte e del triennio di Fotografia, Cinema e Televisione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Rivisitando il format tv Le Notti dell’Angelo, programma Mediaset in onda negli anni ’90, L’Ora Blu si propone di raccontare le culture contemporanee con interviste a personaggi di rilievo che espongono il loro personale punto di vista su un tema guida: le “cose” e “l’amare”; oggetto delle prime due puntate sono state commentate da personaggi come, tra gli altri, Marc Augé, Zygmunt Bauman, Alessandro Bergonzoni, Bertozzi & Casoni, Umberto Galimberti, Ivano Marescotti, Franca Valeri e Concita De Gregorio. 172 L’Ora Blu - un format video sulle culture contemporanee 173 Limen/Limes Anna Ciammitti Soglia e Limite, due parole che definiscono una linea da oltrepassare, da costeggiare o da vivere. Una linea immaginaria o reale, a volte geografica a volte psicologica, che segna il confine tra due mondi o modi di pensare. Una linea sottile o un’ampia fascia in cui transitare o sostare. In origine fu tracciata come un solco nella terra a indicare il dentro e il fuori o il termine comune di terreni limitrofi; per poi diventare sentiero, recinto, muro, frontiera o tratto invisibile. Questo lavoro è basato su questa linea, catturata fotografando pavimentazioni di città, porzioni di alberi, muri, acqua e terra. Lo sguardo si sofferma sui dettagli, li ingrandisce e li trasfigura. Queste tracce di suolo, portate su grande scala con l’aggiunta di piccole figure dipinte, diventano allora grandi territori, frontiere da oltrepassare e da esplorare. Un lavoro che vuole rendere omaggio a chi nella storia e nella vita quotidiana ha avuto la volontà di oltrepassare limiti e di varcare soglie, o semplicemente di godersi per un attimo la non appartenenza a niente se non a se stessi. Da personaggi della letteratura classica come Ulisse e Caronte, alle vicende storiche di chi ha oltrepassato il Muro di Berlino e le frontiere in generale, alle più contemporanee pratiche del Parkour, fino a semplici riti quotidiani in cui la protagonista è questa soglia, frontiera o limite, che ci mette di fronte ad una scelta. Entrare, uscire, saltare e sostare. E poi oltrepassare. 174 Anna Ciammitti Anna Ciammitti è nata a Bologna nel 1980. Lavora con animazione, fumetto e illustrazione. Specializzata nell’animazione stop motion e 2D ha collaborato alla creazione di serie animate, lungometraggi, corti e pubblicità tra Bologna, Barcellona, Valencia e Milano. Ha pubblicato storie a fumetti e illustrazioni perseguendo il gusto del racconto visivo e della sperimentazione. Anna Ciammitti, Nettuno, dal ciclo LIMEN/ LIMES, Tecnica mista fotografia e pittura, 40x23 cm, 2014 175 SOTTO SOTTO. Sculture profonde della terra Resilienza italiana Resilienza italiana è un Movimento di Arte e Cultura che si muove trasversalmente, coinvolgendo professionisti attivi in diversi campi del sapere. Lavora e si muove ovunque vi sia volontà resiliente di cambiare lo stato delle cose. È formato da un collettivo di artisti che approfondiscono alcuni temi, declinandoli attraverso la pratica scultorea: la crisi economica come punto di partenza di una rivalutazione dell’arte e di una sua nuova collocazione sociale; la dimensione pubblica dell’opera ed il ruolo dello spettatore quale fruitore e co-autore del processo creativo; il valore della territorialità e la cultura delle diversità; la forza del dialogo SOTTO SOTTO. Sculture profonde della terra, dettagli delle opere: Francesco Arecco, Druse, 2015, sculture in ebano, cristallo di rocca, calcite, abete rosso di risonanza, dimensioni variabili. Laura Renna, Clematis, 2014, lana di acciaio inossidabile, cm 70x70x10. Daniele Salvalai, PAESAGGIO (da Minotauromachia), 2011, gesso, cm 79x96x6. Alberto Gianfreda, Earthquake, 2014, marmo di Carrara e alluminio, cm 50x70x 5 dimensioni variabili 176 quale mezzo e fine di recupero critico della peculiarità artistica italiana nella sua relazione internazionale. Il progetto per SetUp 2015 guarda al tema centrale della manifestazione, la terra: si intitola SOTTO SOTTO. Scultura profonda della terra perché vuole scavare nella materia vera delle cose, rivelando i movimenti tellurici, le dimensioni abissali, l’origine del cambiamento che ancora non si vede in superficie, ma scorre come linfa nel sottosuolo. Diciamo sotto sotto per chiedere di vedere con la scultura al di là delle facili apparenze. Per scegliere di andare a fondo delle cose, alla ricerca di una verità che è quella del nostro tempo, lontana da compromessi e perbenismi. Chiediamo di diventare resilienti con la forza di un terremoto, la preziosità di un cristallo, la fermezza di una radice, la virulenza della natura. Sotto sotto indaghiamo ciò che siamo, oltre la corte del silenzio umiliante e dell’accettazione rumorosa. Sotto sotto siamo humus di cambiamento. Ilaria Bignotti Resilienza Italiana 2013 11.12.2013, si costituisce a Milano Resilienza italiana Il progetto è selezionato da Sculpture Network. 2014 Resilienza italiana. Punti di partenza, mostre e dibattiti, Milano, Spazio GIVA e Torino, Parco Arte Vivente. Coordinamento Concorso Internazionale Segreen Art Workplace, in collaborazione con Panza Collection. L’abito da lavoro del resiliente, speaker per “Abiti di lavoro” a cura di TAM-TAM, Triennale di Milano. Resilienza italiana. Dove siamo e dove vogliamo essere, mostra con Bi-Box Art Space e talk Collezionismo e Resilienza, Independent5, ArtVerona. Reti di resilienza, mostra itinerante in dialogo con artisti siciliani S.A.C.S., Museo RISO, Palermo, Fondazione Orestiadi, Gibellina (Trapani). Collana Resilienze, Mimesis Edizioni: catalogo per E. Isgrò, Centro Pecci Prato; libro “Resilienza italiana. Dialoghi e riflessioni” 177 Imago, Volume 1 Francesco Paglia Testo a cura di Giampaolo Trotta Temi delle singole riprese del fotografo sono gli scorci enfaticamente dal basso di edifici, con la loro accentuata fuga di linee, i particolari architettonici ad esasperata veduta ‘radente’ di impianti tecnologici, di prospetti e di coperture, i giochi astratti e geometrici di volumi nello spazio, le sinuose strutture nervate disegnate dalla tecnologia e dalle dinamiche e ‘fuggenti’ linee di forza e di tensione del ferro e del cemento armato, le prospettive centrali di nude, fredde e solitarie scale bruciate dalla luce o immerse nell’ombra. Un’ombra declinante nelle nostre anodine e disarticolate città contemporanee, nelle quali la crisi sembra far naufragare ogni sogno nella deriva del quotidiano, ma che si possono anche improvvisamente innervare di una nuova luce. Questo è ciò che impressiona immediatamente l’osservatore nella visione delle opere di Francesco Paglia ma, poi, il pensiero corre oltre, per disvelarci nuovi e più sottilmente simbolici mondi e universi intellettuali ed interiori, di non immediata lettura per il frettoloso o distratto osservatore della strada. Imago, Volume 1 è un’opera che non è né vuole essere un libro di fotografie di architetture o un catalogo di una mostra, ma una raccolta a lungo ponderata, manualmente ricomposta in un volumen che è esso stesso l’opera d’arte, riprodotta in una limitatissima serie di soli 83 esemplari, primo libro di un’opera complessa, della quale seguiranno in futuro altri volumina. 178 Francesco Paglia è nato in Emilia nel 1983, ha fatto studi artistici e dal 2010 si dedica alla ricerca in ambito fotografico. Ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Per sua stessa ammissione, il suo è un approccio analogico al digitale: questa la relazione che ha con la fotografia di oggi. Per le sue ricerche utilizza media legati alla nostra attualità, sensori al posto di pellicole emulsionate, schermi di computer come fossero tavoli luminosi. Il suo lavoro è influenzato dalle ricerche artistiche contemporanee. Dalla serie iMAGO,Vol1-Francesco Paglia-2012/2013-Digital Photography-Stampa FineArt Giclée-70x50cmm dimensioni cornice50x30 cm dimensioni stampa-300ppi-portrait-1 di 8 179 Rouge n. 2: Toeletta con sedia e specchi Michele Fattori Nella scorsa edizione di SetUp Michele Fattori aveva presentato l’opera Rouge n. 1, una chiara ironia sulla mercificazione dell’essere umano e una provocazione sulla forza del pensare outside. Quest’anno presenta Rouge n. 2, un gioco “linguistico” dove gli oggetti vengono usati per dare luogo ad una rappresentazione in cui l’ambiguità della scena sintetizza il rapporto imprescindibile tra maschera e potere, riconoscibilità sociale e intimità. Il potere dunque inteso come ente metafisico, infungibile, intangibile; una figura a cui ci si rapporta solo attraverso la perdita della propria autenticità, un ente a cui sacrificare. Un valore eterno, congenito, tuttavia non necessario, nella costruzione del pensiero e successivamente della “realtà”. Fattori considera quest’opera, come altre sue, un omaggio a Zigmunt Bauman, Hilary Putnam e una preghiera per l’eudemonia. Michele Fattori Michele Fattori, che nella scorsa edizione aveva esposto l’opera Rouge n. 1, quest’anno presenta Rouge n. 2. Entrambe le opere sono ambienti semantici dove tutta la scena diventa importante e dove il livello di significazione cerca di arrivare alla matrice oggettiva di certe rappresentazioni. Gli specchi forniscono sempre una visione diacronica mentre l’installazione diviene il fatto nella sua sincronia con il tempo e lo spazio (in questo caso attuale e non più storico). Per questa nuova edizione di SetUp, Fattori rappresenta l’infungibilità del potere, ergo la sua posizione metafisica rispetto alla condizione umana. Michele Fattori Rouge n. 2 Toeletta con sedia e specchi, 2015, Cemento, acqua, lamiera, colorante alimentare, 430x340x320cm (in foto studio preliminare: Acrilico su iuta, 30x70cm) 180 181 MENù DEL GIORNO Luca Gilli Testo a cura di Francesca Marani Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano olio sulla tavolozza e il caramello acquista le sembianze di una colata lavica. C’è spazio per l’immaginazione, il cibo a cui guarda Gilli non è solo quello che risponde alle necessità fisiologiche. Si tratta del nutrimento che coinvolge l’uomo in tutta la sua essenza e che genera un connubio tra cervello, cuore e ventre. Luca Gilli Luca Gilli è un osservatore attento e curioso, capace di introdursi furtivamente all’interno dello spazio di lavoro di una cucina e di restituirne un’immagine luminosa e trasfigurata. Nello sguardo dell’autore non c’è retorica o spettacolarizzazione: è una visione intima e silenziosa, che parte dall’esperienza sensibile e dalla realtà oggettiva per addentrarsi nei territori incerti e labili della mente. Nell’atmosfera rarefatta di vapori ed effluvi che si sprigionano in cucina, durante la preparazione del “menù del giorno”, la rappresentazione del cibo è filtrata dai ricordi e dalle sensazioni ancestrali che esso è in grado di evocare. Gilli adotta una lingua immediata e universale, il linguaggio autonomo delle forme e dei colori. L’arte culinaria si rivela in maniera del tutto inaspettata: gli utensili, opalescenti come conchiglie, sembrano oggetti preziosi e si animano di vita propria; il loro compito d’altronde è quello di rendere possibile preparazioni complesse, frutto dell’alchimia tra tradizione, storia e cultura. I colori squillanti di certe materie prime, tipiche cromie “contemporanee”, si alternano a toni più morbidi in composizioni astratte e vibranti. Il cibo perde la propria fisicità e immediata riconoscibilità per lasciare spazio al calore delle emozioni e delle risonanze interiori. A completare la metamorfosi è l’uso sapiente delle inquadrature e della luce: così una teglia di lasagne si trasforma in un quadro astratto, la zucca è un cremoso grumo di colore a 182 Luca Gilli vive e lavora a Cavriago (RE). Le sue fotografie fanno parte di collezioni private e di musei di fotografia e di arte contemporanea italiani ed europei. Nel 2014 espone alla galleria Confluence di Nantes, ad Arles durante i Rencontres de la Photographie, al Museum of Photography di Seoul e all’Université Claude Bernard Lyon I. Nello stesso anno vince il prestigioso premio BNL Gruppo BNP Paribas al Milan Image Art Fair e la fondazione Domus per l’arte moderna e contemporanea acquisisce una sua opera. Tra i programmi del 2015, anche ArteFiera Bologna e Mia ArtFair Milano con Paola Sosio Contemporary. Luca Gilli Menù del giorno #1461, 2012, Stampa ai pigmenti su carta Hahnemuhle, ed. 7+2 A.P., foto 16x24 cm su carta 42x59,4 – foto 40x60 cm su carta 60x80 cm, Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano Luca Gilli Menù del giorno #3145, 2011, Stampa ai pigmenti su carta Hahnemuhle, ed. 9+2 A.P., foto 16x24 cm su carta 42x59,4 cm, Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano Luca Gilli, Menù del giorno #3754, 2011, Stampa ai pigmenti su carta Hahnemuhle, ed. 9+2 A.P., foto 16x24 cm su carta 42x59,4 cm, Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano 183 Eggsaggerate, un progetto di Simone Abbottoni con Orsola Poggi, rete di alluminio, acciaio, gusci d’uovo decorati, 150x110x110 cm, 2014 Eggsaggerate Simone Abbottoni Orsola Poggi “Il 19 settembre 1783, alla corte di Versailles, i fratelli Montgolfier misero per la prima volta degli esseri viventi a bordo della loro celebre invenzione. Un montone, un’anatra e un gallo viaggiarono per 8 minuti, percorrendo una distanza di circa 2 chilometri”. EGGSAGGERATE è il progetto di una mongolfiera in miniatura, rivestita di 1000 gusci di uova, dipinte da bambini delle classi elementari durante dei laboratori-lezione. Un’opera d’arte partecipativa e collaborativa. Ciascun uovo è un oggetto prezioso che i bambini sapevano di non dipingere per se stessi: fa parte di un insieme più complesso. Durante i laboratori i bambini hanno acquisito consapevolezza sul significato dell’uovo come cibo e come elemento semantico nelle diverse tradizioni e culture. Ogni uovo rappresenta un micromondo a sé stante, un’idea, una voce diversa. 1000 gusci di uova diventano allo stesso tempo caos e ordine. Sono gli elementi che, come le particelle di aria calda, portano in alto la mongolfiera. Una mongolfiera in volo non è governabile in nessun modo, rappresenta la leggerezza e la libertà; appartiene al vento e a nessun altro. Le uova sono il prodotto degli allevamenti intensivi industriali. Le galline sono tenute prigioniere in batterie da cui è impossibile scappare. L’installazione esprime la fragilità di un’evasione colorata, una pesantezza svuotata che finalmente si alza in volo. 184 Opera realizzata con il sostegno e il patrocinio di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e Fondazione Mike Bongiorno. Uova fornite da Azienda Lago. La classi coinvolte nei laboratori sono la 5°A della Scuola Elementare Primaria “Carlo Alberto dalla Chiesa” di Massa Finalese, Finale Emilia (MO), e la 2°A dell’Istituto Omnicomprensivo Musicale Scuola Primaria Corridoni, Milano. Simone Abbottoni Orsola Poggi www.siabbottoni.com Facebook: Fantacentrica www.piccolimondirotondi.com Nato nel 1981 e laureatosi a Ferrara nel 2004, trascorre 5 anni come media planner. Nel 2009 si trasferisce a Milano e collabora come consulente su progetti di comunicazione, occupandosi di organizzazione, ufficio stampa e pr. Esperto di comunicazione, trasmette valori attraverso la formazione e la logica del progetto del fare e del costruire. Nel 2014 inventa Fantacentrica, il marchio che mette la fantasia al centro del progetto: una rete di artisti, makers e artigiani al servizio delle idee. I Piccoli Mondi Rotondi sono Visual Storytelling su veri gusci di uova: un’idea imprenditoriale di Orsola Poggi, donna che ha lavorato come assistente personale in importanti realtà aziendali e come ufficio stampa. Ed oggi mamma. L’idea è trasmettere la tradizione, universale nel mondo, di dipingere i gusci delle uova. Raccontarla e condividerla in un progetto da realizzare assieme con il riuso dei materiali. Vagare in diversi luoghi: anche e soprattutto con la cultura e la fantasia. 185 LIFESHOT Mr. Savethewall LIFESHOT è un progetto artistico di Mr. Savethewall nato dalla sua ferma convinzione che “La vita è la nostra più importante opera d’arte”. Si tratta di una rilettura dell’artista sul tema del ritratto fotografico, una rappresentazione emotiva del soggetto a partire dalla individuazione di 16 momenti miliari della vita di ciascun uomo o donna. “Nascere, crescere, scoprire, imparare, amare, lavorare, invecchiare, morire. Soddisfazioni e insuccessi, passioni e vizi, gioie e paure”. Ne derivano 16 scatti fotografici sintetizzati da 16 oggetti personali (la sveglia, la clessidra, la scacchiera, lo specchio, il teschio…), 8 selezionati dall’artista e 8 da chi partecipa all’esperienza performativa, la cui forza risiede non solo nel valore estetico dell’immagine ma anche nel suo potere emozionale. I fotogrammi fissano il continuo fluire del tempo all’interno di un campo visivo prestabilito, il cui cardine è la persona con il suo atlante emozionale, i suoi ricordi, le sue ansie e le sue paure, i suoi desideri e i suoi sogni. Prese singolarmente, in sequenza, le fotografie sono delle istantanee, dei souvenir intimi che cristallizzano il tempo presente, ma nel montaggio complessivo dell’opera finale vanno a costituire un puzzle composito che rievoca la storia di una vita e consente di drammatizzare emotivamente sensazioni e stati d’animo. La situazione contingente, attraverso la condensazione dei momenti 186 in metafora e lo spostamento nel tempo e nello spazio, viene decontestualizzata e assurge ad epitome di una dimensione universale e onirica. In questa occasione Mr. Savethewall svolge più ruoli contemporaneamente: ideazione, regia e azione. L’artista diventa infatti il regista di questo set intimo ed esclusivo, entra in empatia con l’individuo e lo conduce per mano in un viaggio senza tempo e spazio alla riscoperta di se stessi, in un percorso di traduzione fotografica realizzato grazie alla collaborazione con il fotografo Emanuele Scilleri. LIFESHOT è un’opera d’arte ma anche progetto di arte partecipativa, dove il soggetto è spettatore e attore di questa performance che consente a ciascuno di costruirsi il proprio archivio dello spazio intimo e della memoria personale, con la consapevolezza di essere stato l’unico e il solo artefice di quella esperienza meravigliosa che è la vita. Chiara Canali Mr. Savethewall, LIFESHOT Chiara Canali, 2014, Stampa fine art, 140x100cm Mr. Savethewall, LIFESHOT Mr. Savethewall, 2014, Stampa fine art, 140x100cm 187 Nutrice Maria Lucrezia Schiavarelli Testo critico a cura di Massimo Marchetti Courtesy Galleria Villa Contemporanea, Monza Di cosa sono fatti i giorni? Di tempo e di semi, si sarebbe risposto nelle società agricole: tempo che passa e semi che danno frutti. Nutrice dà forma a questa eterna ciclicità con sette drappi di differenti colori su cui si stagliano i simboli astrologici dei pianeti associati ai giorni della settimana, simboli che prendono forma e colore dai semi di cereali diversi (grano, riso, orzo, miglio, segale, avena, mais) assegnati secondo le indicazioni dell’antroposofia steineriana. Questi manufatti liberi di vibrare al soffio del vento sono degli stendardi da processione, dei paliotti d’altare, delle lenzuola stese alle finestre nei paesi del Sud che mostrano orgogliosamente un doppio principio di vita – simbolo e sostanza – sintetizzato nel loro medaglione, che è anche il setaccio che trattiene il grano e lo separa dalle impurità. Con questo gesto di “insaccatura” lento e meticoloso, i semi vengono intessuti come le cifre di un prezioso corredo per lo sposalizio degli astri con la comunità. È difatti un matrimonio quello che si celebra: quei simboli astrologici che si manifestano come entità vive è come se dicessero di non essere semplici geroglifici generati della fantasia, ma la sintesi dell’unità concreta del Cielo con la Terra che ci nutre per quel che ci spetta. Quello di Maria Lucrezia Schiavarelli è un lavoro che sembra svilupparsi come un organismo vivente. Rielaborando 188 soggetti che vanno da forme elementari come la muffa fino alla complessità dell’anatomia umana, Maria Lucrezia ha fatto della materia vivente il fulcro della propria ricerca. È una vita che fluttua priva di rigidità e di peso, ma non si tratta di un mondo liquido come lo intenderebbe Bauman, dove si scioglie ogni forma di stabilità esistenziale, quanto piuttosto di una sfera amniotica, pre-natale, e quindi materna. Un luogo dove le forme possono strutturarsi ed evolversi secondo il proprio spirito, come l’iride dell’occhio che arriva a coincidere con il cielo stellato perché, al di là delle apparenze, hanno Medesimi rapporti. In questo grembo, anche singoli organi vegetali o animali acquisiscono un’esistenza autonoma e una propria individualità. L’impressione è che si tratti di soggetti sotto osservazione, curati con attenzione, quasi accarezzati, che indicano a chi osserva come la comprensione più profonda debba passare attraverso i sensi. I rapporti di grandezza tra i segni a volte sfuggono – una forma organica si confonde con Maria Lucrezia Schiavarelli Nutrice, 2014, installazione: tessuti, semi (grano, riso, orzo,miglio, segale, avena, mais), legno, cavo d’acciaio 189 la mappa di una città – ma è l’ambiguità di un territorio che oscilla sempre tra il micro e il macrocosmo. Ambiguità, ma non vaghezza. Se molti artisti italiani degli ultimi vent’anni hanno un debito nei confronti della leggerezza calviniana, nel caso dell’opera di Maria Lucrezia forse la lezione americana più indicata potrebbe essere quella “dell’esattezza”: precisione di segno, cura del dettaglio, nitore dell’immagine, e uno spiccato interesse nei confronti di temi scientifici. È l’esattezza del minimalismo leggibile in controluce in molti suoi lavori, una parentela che non riguarda la riduzione delle forme quanto piuttosto il gesto ripetuto, continuo e paziente; ma è anche l’esattezza del microscopio che permette di osservare la struttura intima delle cose. Ecco come nasce la domanda: di cosa sono fatti, uno dopo l’altro, i nostri giorni? In tutto il lavoro di Maria Lucrezia Schiavarelli è leggibile un luminoso piacere del fare, espressione di una pienezza data dal fatto di riuscire a “pensare” con le proprie mani, di elaborare un concetto proprio nel momento in cui se ne fabbrica la forma, quella sensazione che a volte si può avere di fronte a certe raffinate decorazioni o ai mandala, che se osservati con attenzione rivelano una densità inaspettata nella purezza di configurazioni ripetitive. Analizzando certi fregi di questo tipo, Gombrich parlava di un innato “senso dell’ordine” che spingerebbe l’uomo a scandire il tempo e lo spazio, e qualcosa di simile si può intuire nella pratica artistica di Maria Lucrezia, ma precisando che si tratta di “senso dell’armonia”, perché il suo, in definitiva, è un costante studio sul punto di equilibrio. Maria Lucrezia Schiavarelli, Giovedì, Giove, Segale, Blu PART. 190 191 Dalle Origini Alessandro Malossi Testo a cura di Simona Gavioli a molteplici soggetti allegorici naturalistici, dove il vino viene utilizzato come colore di riempimento. La seconda analizza lo studio e l’evoluzione di un grappolo d’uva in bottiglia di vino, unito alla trasformazione di un bruco in farfalla. La terza opera, più astratta, arriva da un gesto istintivo posando il pannello a terra e pestandovi l’uva sopra, come se fosse un mosto. L’ultima opera è un essere umano, un fruitore di vino. Alessandro Malossi Il vino, forse più del cibo, ha fissato un codice simbolico presente in tutte le civiltà del Mediterraneo. Una ragnatela di significazioni presenti nelle religioni, nei miti e nei riti che hanno contribuito al delinearsi di mentalità, all’assunzione di valori, a pratiche di reificazione e di comportamento trasmessi dall’arte e dalla letteratura quasi in ogni tempo. Il vino vive la sua duplice essenza mitologica tracciando la sottile linea tra vizio e virtù, divino e terreno, sacro e profano; la sua ambivalente natura è un’armonica composizione di sapori e una raffinata unione di saperi, è un alternarsi d’emozioni che spiegano come questo nettare tanto caro agli dei sia depositario da sempre di un doppio significato che spazia dalla creatività alla dissolutezza, dalla saggezza alla stupidità, dalla fortuna al pericolo. Lascivo e inebriante liquido, identità unica, capace di sedurre più di quanto non lo faccia qualsiasi altra bevanda, in Occidente è stato complice della sua stessa immortalità attraverso la pittura: quella grande pittura che lo rende leggibile e spumeggiante, inafferrabile ed etereo, sfuggente e allusivo. Il lavoro di Alessandro Malossi è incentrato sul vino e le sue possibili funzioni. Le opere che compongono il progetto sono quattro e sono tutte realizzate su pannelli di legno e dipinte con matita e vino rosso. La prima opera vede la realizzazione di una caraffa dalla forma di un teschio surrealista ricco di elementi; dall’antichità alla contemporaneità, dalla natura alla tecnologia, uniti 192 Alessandro Malossi nasce a Bologna il 17 marzo 1993. Fin da piccolo dimostra di possedere una notevole capacità e creatività nel disegno e una passione per l’arte in generale. Appunto per questo, terminate le scuole medie si iscrive al liceo artistico Arcangeli a Bologna dove si diploma con il massimo dei voti. Nell’ottobre 2012, pochi mesi dopo l’esame di maturità, viene contattato e assunto dalla redazione di Sky a Milano come ritrattista nella trasmissione televisiva “Cielo Che Gol!” condotta da Simona Ventura su Cielo. Qui vi lavorerà per un anno, periodo nel quale partecipa anche ad un video musicale su youtube, che lo vede realizzare un quadro live surrealista, e porta avanti numerose commissioni, da ritratti privati per gente come Max Tortora a illustrazioni per libri (in particolare un manuale di canto di Loretta Martinez) o album musicali (Freres Chaos). Finita quest’avventura, si trasferisce a Milano e si iscrive alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti), e nel frattempo frequenta anche un corso per tatuatori. Ad oggi, Alessandro si sta facendo conoscere tramite le sue illustrazioni e i suoi tatuaggi, soprattutto sui social networks, e vanta anche un’esposizione all’Hotel Baglioni di Bologna. Alessandro Malossi Dalle origini, 2014, Microns su legno, 120x90cm 193 Operazione Arcevia La Collective Unit+ dell’università Metropolitan di Londra “The Cass” realizza un live building performance di due giorni all’interno dell’Autostazione di Bologna, interagendo con il pubblico; lo spirito è comunitario ma sempre nella discrezionalità della scelta da parte del pubblico di partecipare o meno. Il materiale utilizzato è portato direttamente dalla Riserva Privata San Settimio, (rami, tronchi, natura morta) e l’auspicio è che la costruzione possa essere intesa anche come il contenitore di un pensiero. Il design non è prefissato all’arrivo a SetUp ma si svilupperà in maniera organica durante i due giorni di performance insieme ai partecipanti. L’idea assume le sembianze di matrioska essendo composta da: Autostazione di Bologna (livello più esterno), l’installazione naturale di UNIT+ Collective (livello intermedio), la persona (livello più interno) dove il pensiero è raccolto. Partecipanti: Nicolò Spina/Matteo Blandford/Luke Miles/Santino Harvey/Jordana/Lyden Swift/Florian Siegel/Kevin Faure/ Cecilia Verdini/Massimo Dorigo/Giulia Meneghin/Gianni Botteon/Elisabetta Sforza/Tommaso Lipari/Niccolò Bernasconi/ Carolina Bernasconi/Nikki Mcfarland. UNIT+ è una Collective con sede a Londra, specializzata nella progettazione architettonica. I progetti sono realizzati attraverso: Conversazione, Collaborazione, Concept, Design. 194 Operazione Arcevia Nell’agosto del 1973 l’architetto Ico Parisi con l’imprenditore Italo Bartoletti, con i critici d’arte Enrico Crispolti, Pierre Restany e lo psicologo Antonio Miotto immaginano Operazione Arcevia Comunità Esistenziale. Il punto di partenza di Operazione Arcevia è la constatazione del degrado socio-economico e culturale della zona (Palazzo d’Arcevia -AN-), nasce quindi la necessità di intervenire per tentare di dare una nuova dimensione alla zona stessa. Operazione Arcevia oggi rivive con UNIT+Collective e Riserva Privata San Settimio, in una nuova fase di sviluppo mantenendo i valori originali di collaborazione e di rivalorizzazione del territorio. Tramite l’esecuzione di azioni, e il caratteristico desiderio di fare, Operazione Arcevia 2.0 ha lo scopo di ispirare a fare e di compiere un’azione creando uno scambio interculturale su larga scala. Dal 2012 UNIT+Collective si riunisce, in una implementata collaborazione a progettare e costruire strutture architettonico/scultoree. La priorità e il nucleo di Operazione Arcevia negli anni ’70 era il complesso residenziale progettato. Oggi, Operazione Arcevia è un’associazione culturale no-profit con lo scopo di promuovere arte e cultura sul territorio e mira a rendere questi luoghi un punto di attrazione culturale e un laboratorio creativo. Associazione culturale Operazione Arcevia Cf. 92033350420 www.operazionearcevia.com The Brash, Riserva Privata San Settimio, Arcevia, Settembre 2013, credits photo Massimo Dorigo Costruzione The Brash, Riserva Privata San Settimio, Arcevia, Settembre 2013, credits photo Gianni Botteon 195 Lorenzo Puglisi a SetUp Lorenzo Puglisi Lorenzo Puglisi attinge al suo passato e allo strumento pittorico per creare lavori che trasmettono raffigurazioni intense ed evocative. L’artista tenta di raffigurare la bellezza come limite estremo della vita, laddove la pittura agisce come uno sguardo interiore: dall’oscurità, misterioso e spietato mondo di incoscienza, osserva con crescente chiarezza ed intensità quella scintilla divina che è nell’essere umano, in ogni tempo e luogo. Nella sua specifica sensibilità e iconografia, porta alla luce la possibilità che dalla struttura classica del dipinto il gesto pittorico possa inserirsi in un contesto contemporaneo: la Pittura come strumento di conoscenza, la Pittura come rinascita. La mostra è l’occasione per esporre ad un nuovo pubblico la sua rappresentazione del presente e dell’eterno, nel tentativo di avvicinare la sacralità del sé e della natura umana. Come scrive Valerio Dehò: <<Puglisi predilige, tra i generi pittorici, il ritratto, ma soprattutto si confronta proprio con i “generi”, cioè con quelle forme cristallizzate da secoli e da reiterati insegnamenti che hanno apportato dei criteri di realizzazione, chiamati canoni. Per lui non è importante uscire dal solco della tradizione, negandola; è importante invece affermare l’unicità dell’io. A lui si può attribuire la formula del filosofo inglese Berkeley per cui “Esse est percipi”. Il senso dei suoi ritratti, duri, spesso disadorni, al limite della consunzione, è un principio di esistenza che non può essere negato>>. 196 L’artista presenta a SetUp, in collaborazione con la storica Galleria Il Milione di Milano, un frammento della mostra personale in corso al Museo Cà la Ghironda di Bologna, visitabile fino al 31 gennaio. Lorenzo Puglisi, Ritratto 300514, olio su tela, 100x100 cm, 2014, Courtesy Galleria Il Milione Lorenzo Puglisi Lorenzo Puglisi (Biella,1971) vive a Bologna. Il suo lavoro è basato sulla pittura di ritratto, frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio dal 1600 fino ad oggi. Il forte interesse per la natura umana e dunque per il mistero dell’esistenza sono le basi tematiche della sua ricerca e lo stimolo ossessivo verso il tentativo di raffigurarla. Recentemente ha tenuto presentazioni del suo lavoro e mostre personali al Museo del Territorio Biellese (2014), Villa Cusani Tittoni (2014), Villa Reale di Monza (2014), Palazzo Monferrato (2013), Palazzo Bagatti Valsecchi, Milano (2012). È rappresentato dalle gallerie Il Milione - Milano, Fridman Gallery - New York, Galerie Sobering – Parigi e Noire Gallery - Torino. 197 Young Boat (Future Reflection of Sister Past) A. M. Hoch La questione che le mie opere pongono è sempre stata la stessa: qual è l’essenza di un essere umano? Dato che con ogni respiro noi dissolviamo e riformiamo ciò che esiste nel più profondo del nostro essere, qual è la nostra perspicace e allargata visione del nostro nucleo essenziale? Per me un autentico ritratto di un essere umano non è limitato da un contorno. Il sé non può essere descritto come una massa solida, con un distinto inizio e una fine, ma piuttosto da un misteriosamente equilibrato sistema di pesi e forze, un magnetico nodo d’idiosincrasie, bramosie e domande. Sono da sempre affascinata dalla tenue tessitura tra ricordo e linguaggio, percezione e immaginazione, forse perché il mio personale intreccio tra questi elementi è particolarmente precario. A.M. HOCH, Young Boat (Future Reflection of Sister Past), 2014 installazione, misure variabili 130 x 240 cm, A. M. Hoch Cconosciuta anche come Amy Hoch, artista newyorkese, vive e lavora da tempo a Bologna, ha esposto i suoi dipinti e installazioni che comprendono pittura, scultura, testi originali e tecnologie digitali in musei e gallerie internazionali, in particolare statunitensi ed europei. Ha ricevuto numerosi premi nel corso della sua carriera, nella primavera del 2014 ha ricevuto il prestigioso premio Pollock-Krasner. 198 199 WORLIC TV : Speciale SetUp Art Fair 2015 (diretta streaming) Per lo speciale SetUp Art Fair 2015 di Bologna, la WORLIC.COM realizzerà un micro studio televisivo per interviste e dibattiti con i protagonisti e gli ospiti di SetUp 2015 in un salottino allestito all’interno della fiera. Saranno presenti sul posto una troupe di tecnici e il cast, che presenterà la diretta, composto da un presentatore e da vari opinionisti che si daranno il cambio durante le tre giornate. I contenuti saranno trasmessi in diretta streaming su worlic. com/tv dalle ore 19:00 alle ore 21:00 durante i 3 giorni della fiera (23 – 24 – 25 gennaio 2015) e rivedibili, on-demand, alla fine di ogni giornata, sul canale youtube della WORLIC raggiungibile dallo stesso indirizzo web worlic.com/tv. L’agenzia di comunicazione e web television WORLIC.COM nasce nel 2013 dopo un periodo di progettazione durato 2 anni grazie al lavoro congiunto di informatici, grafici, web designer, giornalisti e giuristi, prevalentemente neolaureati, provenienti da diversi parti del mondo e residenti in Italia. Il settore televisivo, dall’intrattenimento all’informazione, si è profondamente trasformato a seguito dello sviluppo della banda larga e negli ultimi anni questa trasformazione ha subito un’ulteriore accelerazione. WORLIC.COM ha tra gli obiettivi principali quello della “miniaturizzazione televisiva” e quindi l’ideazione e creazione di contenuti indipendenti, realizzati con regie e videocamere miniaturizzate all’interno di piccoli studi televisivi itineranti e trasmessi sul web anche in diretta streaming mondiale (in tempo reale). 200 Diego Giachetti Dopo aver maturato una forte esperienza come dj in giovane età, si laurea in Giurisprudenza con una tesi in Diritto d’Autore e Business dei Nuovi Media. Dopo la laurea, alla carriera giuridica in senso stretto, preferisce il settore dell’editoria iniziando il suo percorso professionale come promoter, autore e conduttore di format televisivi per il web. Tra i programmi che ha realizzato o a cui ha partecipato nelle vesti di conduttore ed inviato, si ricordano Inside Club; Concertera; Sorry I’m Not a Deejay; Fare Musica. è produttore e co-autore dei format prodotti da WORLIC TV (worlic.com/tv) tra cui Memorie Sonore; Magic Kitchen; Zak Arte Contemporanea, Cavalli & Tradizioni e Place2B. 201 Premio Nazionale d’Arte Contemporanea No Boundaries Arte senza barriere per una città senza barriere, La skarrozzata Il Premio Nazionale d’Arte Contemporanea No Boundaries - Arte senza barriere per una città senza barriere, è un progetto inedito che lancia una nuova sfida ai giovani artisti italiani under 35 nel confrontarsi in modo innovativo con temi quali la diversità, disabilità e la relativa accessibilità urbana. No Boundaries propone un contesto creativo che produca, attraverso l’arte contemporanea, nuovi sistemi di comunicazione in grado di stimolare lo sviluppo di una coscienza collettiva a favore dell’inclusione sociale, e la diffusione di informazioni tecniche riguardo ambienti e soluzioni accessibili. Fotografia, Arti Visive e Fumetto sono le sezioni che rispettivamente propongono una riflessione riguardo: la vera identità di persone con disabilità, gli spazi e le dimensioni umane che mutano con l’utilizzo degli ausili; l’autonomia e le condizioni emotive di una persona con disabilità di fronte a barriere architettoniche. La prima edizione di No Boundaries è stata arricchita dal contributo di due esperti di design accessibile e tre figure professionali del mondo dell’arte, nello specifico: Professor Luigi Bandini Buti, esperto internazionale di ergonomia olistica e storico fondatore di Design for All; Andrea Stella, fondatore de Lo Spirito di Stella, Associazione Onlus nata attorno alla realizzazione del primo catamarano privo di 202 barriere architettoniche; Simona Gavioli e Alice Zannoni, ideatrici e organizzatrici di SetUp e Martina Cavallarin, critica d’arte e curatrice indipendente. La Skarrozzata Il progetto è ideato da La Skarrozzata, movimento culturale nato nel 2011 a Bologna per la sensibilizzazione e l’educazione alla diversità e alla disabilità. Le sue attività spaziano dall’organizzazione di eventi culturali, attività educative e progetti scolastici, workshop formativi per professionisti e tecnici del settore edile, servizi di consulenza tecnica, realizzazione di concorsi d’Arte e Design allo scopo di trovare soluzioni creative per una migliore accessibilità. Il giovane team Skarrozzata è composto dal fondatore Enrico Ercolani, esperto di architettura e progettazione di interni per 051 Studio Tecnico di Bologna; Costanza Quarenghi, ideatrice e curatrice del progetto ArtePatia, setting di arte terapia di gruppo o individuale rivolti all’infanzia e persone diversamente abili; Fabiana Appicciafuoco, responsabile della pianificazione strategica e amministrazione di progetti culturali e creativi. 203 Spinning the Planet A film by: Sergej Grguric Photography: Giovanni Giommi Video Editing: Alessia Zamparo Equipment: Gaston Gortan Artists: IOCOSE Selezionato da SetUp nell’ambito della Call4RoBOt Con Spinning the Planet, IOCOSE ha accelerato la rotazione della Terra muovendo così l’intero pianeta verso il suo futuro. Il gruppo di artisti ha ancora 4 missili al suolo su un terreno pianeggiante, azionandoli al sorgere del sole la forza risultante ha creato un leggero movimento sull’intero globo terrestre, accelerando la rotazione del pianeta. Attraverso un uso innovativo delle tecnologie, IOCOSE ha accelerato la Terra e di conseguenza la storia del genere umano. Spinning the Planet è un progetto originalmente realizzato per “Innovation Cup” di ST Microelectronics, in collaborazione con Ars Academy Research. Il video intende promuovere una riflessione originale e non consueta sul concetto di human enhancement – potenziamento umano – attraverso l’uso delle nuove tecnologie. 204 IOCOSE Il gruppo IOCOSE realizza lavori liminali volti a sovvertire le ideologie, le pratiche e i processi di identificazione e costruzione del significato, esplorando futuri possibili e presenti alternativi per manipolare l’immaginazione collettiva. IOCOSE considera le strade, internet e il passaparola come un terreno di battaglia, usando la mimesi e l’inganno per condurre il pubblico in una crepa semantica. I suoi lavori sono stati presentati in diverse sedi nazionali e internazionali tra cui: Polytechnical Musem, Moscow 2013; Transmediale, Berlin 2013; MACRO, Roma 2012; Science Gallery, Dublin 2012; Furtherfield, London 2012; Share Prize, Torino 2011; Fabio Paris Art Gallery, Brescia 2011; Biennale di Venezia, 2011; Aksioma Project Space, Ljubljana 2011; Jeu de Paume, Paris 2011. Spinning the Planet, IOCOSE, 2013. Video HD, durata: 2.13 min. Courtesy dell’artista 205 Nothing to me Piier *selezionato da SetUp nell’ambito della Call4RoBOt Nothing to me è il resoconto di un viaggio tra la città di Bologna e il mare della Romagna. Piier e Lorenzo “Godblesscomputers” Nada sono andati alla ricerca della bellezza che caratterizza luoghi apparentemente desolati e la spontaneità delle persone che li abitano. Gli artisti penetrano con sguardo oggettivo le molteplici sfaccettature del territorio, dalla città alla campagna, dal mare all’Appennino, valorizzando le differenti identità che costituiscono la ricchezza del tessuto emiliano. Il duo artistico in pochi minuti è riuscito a sintetizzare la complessità in passaggi che, grazie alle inquadrature, alle luci, ai punti di ripresa e al montaggio, nella continuità dei rapporti formali, armonizza la diversità senza strappi presentandosi come un “video topologico” accompagnato da una colonna sonora che ne rende piacevole la visione. 206 Piier Piier /pɪɪə̯(ɹ)/ è un gruppo creativo fondato a Bologna nel 2013 da Paolo Carraro e Ruggero Pini. Dopo gli studi artistici a Venezia e i master in comunicazione multimediale tra Olanda e Belgio, oggi Piier collabora con Galleria Continua (San Gimignano) in Italia, e con artisti internazionali tra Belgio e Brasile, tra cui Sabrina Mezzaqui e Dirk Zoete, insieme ai quali sta realizzando una web series di brevi documentari d’arte con contenuti di elevata qualità e originalità. Vincitori di DOCUNDER30 della DER (Documentaristi Emilia Romagna) per miglior web series di documentario. Il video di Nothing To Me è stato selezionato in importanti festival europei come l’Aesthetica Short Film Festival (UK), il Born Shorts Film Festival (DK) e in Italia il MarteLive di Roma Piier, e il Gioiosa in Corto di Nothing to me, video full hd, 2014, 3,08 min, Messina. ph. Wissam Andraos 207 208 209 Special area Special area / Art Mise en Place 210 211 Cena del Silenzio Chef Aurora Mazzucchelli a cura di Simona Gavioli in collaborazione con Dispensa Dalla fisiologia del gusto di Brillat-Savarin, per il quale «la scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella», a oggi sembra trascorsa un’eternità dal punto di vista gastronomico e dall’angolazione dei nuovi itinerari culinari. Un passato disseminato di ricette indiscutibilmente buone ma anche di esperimenti. Una storia che, a partire dalla pubblicazione del libro, nel 1825, ha saputo mettere un freno alle rivisitazioni selvagge e all’esagerata sperimentazione, esemplificando la rivincita della gola, a favore di un gusto più armonico e riguardoso nei confronti del palato. Kairòs è trascorso portandosi dietro il valore aggiunto della trasformazione, di una gastronomia non più dedita alla mera pratica del cibarsi ma piuttosto elevandola a scienza esigente e pretenziosa capace di attingere dai quattro lati del pianeta. Una temporanea scomparsa dell’elemento fondamentale della cucina: la bontà del cibo, sembrava aver gettato la spugna di fronte alla tempesta perfetta che oscurava la rotta del gusto fin quando, all’orizzonte, non si è gridato a squarciagola: “Terra” o forse sarebbe il caso di dire “Cucina”. Se l’isola della salvezza per i marinai era la terra, allora, per noi gourmet della postmodernità, l’unica salvezza possibile in tempi di crisi palatale sono gli chef, protagonisti in prima linea e complici del nostro piacere. Sono stati proprio loro, gli interpreti della nuova rivoluzione; una rivoluzione sorda che ha coinvolto altre discipline, dall’ar212 te al teatro fino alla musica che l’hanno rappresentata, cantata e interpretata. L’arte in primis, grande mezzo di comunicazione e voce visiva, ha saputo, con la sua potenza, prenderla per mano ed elevarla. Il nostro percorso parte proprio da qui, dalla consapevolezza del legame arte/cibo–occhio/palato per scoprire come uno chef interpreta un’opera d’arte. Aurora Mazzucchelli è la chef che interpreterà la Cena del Silenzio. Con fare attento e gentile, osservando le opere di Luca Gilli e cibandosi della letteratura della scrittrice Anais Nis sarà in grado di sfiorare i sensi, tutti, con le sue portate. Una cena in cui si potrà comunicare con qualsiasi mezzo, escludendo la parola. Infine, in linea con la Cena, la compagnia teatrale Ote le Saracinesche presenterà le azioni GOLA e LUSSURIA, estratti della performance 7 PECCATI CAPITALI. La cena del Silenzio è una performance artistico-culinaria inserita nel programma Art Mise en Place a cura di Simona Gavioli, in collaborazione con DISPENSA con il patrocinio di Expo2015. Prenotazione obbligatoria a pagamento. INFO: [email protected] 213 Aurora Mazzucchelli (chef Ristorante Marconi) Performance culinaria inserita nel programma SetUp Art Mise en Place da un’idea di Simona Gavioli in collaborazione con DISPENSA costo a persona 50€ orario performance 19-20,30 Special Project dell’artista Luca Gilli con la serie “Il menu del Giorno” Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano. 214 Aurora Mazzucchelli: questa sono io. Ho scelto di infilare la giacca da cuoco nello stesso con modo in cui ogni giorno scelgo cosa sono e cosa voglio diventare: sentendo di “appartenere” a me stessa, a qualcuno, alle idee che mi attraversano. Ho scelto di diventare chef perché ardevo dal bisogno di confrontarmi con ciò con cui vivevo; e questo con cui è diventato per cui, la Cucina. Che ho cambiato, da come era con mio padre e mia madre, scoprendone la grande forza e riconoscendola come bisogno primario, fonte di emozioni, nutrimento necessario affinché possa dare nutrimento agli altri. Ho scelto di raccontare la mia personalità e i prodotti che amo attraverso i piatti, in modo contemporaneo, in evoluzione con la mia crescita personale e professionale; di usare la tecnica per tradurre in concreto ciò che ho nella testa, nel cuore e nella gola. Il mio processo creativo entra nei piatti per sottrazione: Michelangelo diceva che la scultura, la figura, era già nel pezzo di marmo: allo scultore spettava il compito di levare il superfluo per darle respiro, vita, luce. La Bellezza di un piatto scaturisce dalla materia pura, elemento che supera la funzione decorativa per manifestarsi nella sua essenza. Non natura morta, inanimata, ma natura viva, in contatto con l’attività intellettuale di chi la manipola, la lavora, dal fotogramma in cui sta per manifestarsi e oltre la rappresentazione finale. Il processo creativo può allora riprodurre un ricordo o una folgorazione del momento, ma non si tratta di una mera istantanea, piuttosto di una rielaborazione lenta, che sedimenta, che mi entra in circolo nelle vene: la meta, la ricetta finale, non è solo forma, solo materia, ma rientra in un gusto, in un perimetro che, come il bordo del piatto, è lontano dall’essere vissuto come gabbia con artista dentro e spettatore fuori, ma come spazio in cui io, l’ospite e il cibo ci muoviamo ricercando talvolta lo stupore, talvolta la sicurezza di una sintonia. Il processo creativo entra nei piatti per far parlare la Bellezza, la corrispondenza tra i chiari omaggi della natura e i miei sensi, con i quali misurarmi ad ogni elenco di ingredienti che diventa orchestra. 215 Menù di Aurora Mazzucchelli ispirato alla sensualità erotica, trasmessa dalle pagine di Anais Nin (citazioni in corsivo). Quelle che seguono sono suggestioni, percorsi mentali e corporei, che possono fungere da linee guida di collegamento con i cinque sensi. MARE DEL NORD Il primo incontro. La distanza e l’imbarazzo iniziale. Due estranei si incontrano e non sanno cosa aspettarsi. Distanza che diventa calore. Il freddo della granita una volta che tocca la bocca diventa caldo, come il desiderio del primo bacio. «La donna più attraente è quella che non riusciamo mai a trovare in un caffè affollato, quando la cerchiamo, è quella a cui si deve dare la caccia, e scovare sotto i travestimenti delle sue storie». RAVIOLI DI RAPE Oltre al colore - quindi un impatto visivo - il sapore latteo del Sairass e la forma sferica del bottone possono ricordare un capezzolo, il seno di una donna. Il seno, simbolo erotico a prima vista. «Non sapeva che, quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione». MACCHERONE ANGUILLA E OSTRICA Il pensiero è sulla parte aromatica: sensazione di salsedine e di mare, un po’ come una lingua che lecca la pelle sudata... Il contatto si azzera, la passione si fa naturale, i sapori e gli umori si donano e si mescolano; «di nuovo lo baciò, chiudendolo tra le labbra come un frutto meraviglioso, e di nuovo egli tremò». 216 TORTELLI DI PARMIGIANO L’accoglienza femminile: il nostro accogliere all’interno un corpo estraneo e procurare piacere reciproco. Si mastica lentamente. Ci si muove lentamente. Si assapora ogni istante. Il tempo rallenta. Ci si sussurra: “ancora, più piano, ancora”. «Voglio innamorarmi in modo che la sola vista di un uomo, anche a un isolato di distanza, mi faccia tremare, penetrandomi tutta, mi indebolisca, mi faccia sussultare addolcendomi e sciogliendomi qualcosa tra le gambe. È così che voglio innamorarmi, così totalmente che il solo pensiero di lui mi porti all’orgasmo». Il finale. Un piccolo boccone liquido dentro, che rappresenti il coito dell’uomo che evade gli spazi con eiaculazione, ma anche il coito femminile. Apice del piacere, godimento estremo, energia interna che esce e non disturba, non ferisce, non mortifica, anzi, si fa estremo grazie all’intesa ormai raggiunta, cercata, voluta, morsicata. «Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino». 217 Extract di Gola e Lussuria dal Progetto Die sieben Todsünden 2.0 – performing act - (7 PECCATI CAPITALI) Prod. Ote le Saracinesche; regia Emiliano Minoccheri Presso Area Art Mise en Place - Cena del Silenzio Performance ad invito Venerdi 23 gennaio ore 20:00 Venerdi 23 gennaio ore 22:30 I quadri scenici che compongono lo spettacolo 7 PECCATI CAPITALI rappresentano un vero e proprio viaggio dalle tinte oscure attraverso il senso e il significato della parola PECCATO. Una drammaturgia visiva che utilizza immagini, musica e parole che esplora alcune delle domande esistenziali che da sempre attanagliano l’uomo. Movimenti forti, esplosivi, a tratti disperati coinvolgono un insieme di corpi che appaiono come alla continua ricerca di una luce, una speranza. Anime che vivono nel torbido ma che sperano in una salvezza, una redenzione. In questa edizione di SetUp Art Fair 2015 verrà presentato un estratto ad hoc dell’incipit e del finale dello spettacolo integrale. Madre di tutti i peccati è, secondo la visione del regista e autore Emiliano Minoccheri, la GOLA, intesa come fame, bisogno primordiale di nutrimento, cibo e, in una visione più onirica, ricerca e appagamento di un bisogno viscerale che parte dalla pancia. Se nella GOLA scaturiscono queste necessità, nella LUSSURIA confluisce, potente, il senso massimo di desiderio, un bisogno di appagamento che è al tempo stesso esasperazione di un gesto infinitamente teso a non compiersi. 218 Lo spettacolo 7 PECCATI CAPITALI prosegue la ricerca della compagnia sul tema dell’identità contemporanea ed è la tappa conclusiva del Progetto Biennale “Die Sieben Todsunden-performing act” patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia (Bologna) che ha visto il suo debutto nell’estate 2013 ed è stato recentemente ospitato al ROMA FRINGE FESTIVAL 2014. OTE le Saracinesche La Compagnia Teatrale Ote le Saracinesche nasce alla fine degli anni ’90 nella prima periferia est di Bologna, dove l’istrionico regista e drammaturgo Pietro Floridia (allora direttore artistico del Teatro dell’Argine di S.Lazzaro) decide di investire le proprie energie sulla formazione di un gruppo di giovani attori-autori che, partendo da Shakespeare come palestra di apprendimento e formazione, darà vita negli anni ad un nuovo tipo di ricerca drammaturgica nel quale confluiscono teatro e danza, musica e arti figurative, con prospettive di confronto di carattere europeo. O.t.e. le Saracinesche Ozzano dell’Emilia (Bologna-Italy) Contact: [email protected] +39 349 4695915 / +39 331 781138 www.facebook.com/ote.lesaracinesche 219 VENERDì 23 gennaio VENERDì 23 gennaio La memoria del sapore Nutrire non è neutrale. Scelte e significati alle radici del cibo. Walter Tega Alessandra Furlani Sembra opportuno, nel periodo di più intensa esposizione di vivande e di cuochi che si esibiscono sugli schermi delle televisioni pubbliche e private, ricordare che il cibo che arriva sulle nostre tavole ha una sua lunga storia e una sua precisa origine. La storia lo riconduce a tutte le vicende di carestia o di benessere vissute dalle nostre genti. La nostra cucina è figlia degli eventi e dell’ingegno delle donne e della condizione familiare piuttosto che dell’estro e dell’originalità di rinomati chef. L’origine lo riconduce alla madre terra, al paesaggio agrario, alle sapienti capacità di selezionare piante e sementi, ma soprattutto a quell’assiduo lavoro denso di fatica e di sudore che non ha mai perso la memoria delle capacità che fanno dell’uomo il migliore interprete della natura. Ciò che mangiamo o beviamo è frutto di azioni compiute da altre persone; azioni un tempo prevalentemente manuali e oggi in gran parte meccanizzate. Queste azioni, oltre al cibo, producono molte ed altre conseguenze, spesso indirette e sconosciute, ma necessarie per il territorio in cui viviamo e per la qualità del nostro vivere. Il nostro Paese è unico al mondo per la variabilità delle culture alimentari che lo compongono. Ciascuna di queste culture ha creato e trasmesso i frutti di un’opera d’arte millenaria e diffusa: i paesaggi agrari specifici e unici, frutto delle produzioni agricole. Paesaggi composti da segni creati da gesti umani e ricchi di significato; paesaggi da tutelare, restaurare e riqualificare, comprendendone le radici e nutrendoci sempre di più in modo non neutrale... La molteplicità dei paesaggi agrari italiani e la variabilità che li contraddistinguono rappresentano un valore non surrogabile per il nostro futuro, oltre che la miglior cornice possibile per il patrimonio architettonico nazionale, unico al mondo. Walter Tega Walter Tega è Professore Emerito dell’Università di Bologna-Alma Mater Studiorum. Socio effettivo dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto. Direttore della rivista ‘Philosophia’. Si occupa di storia del pensiero filosofico e scientifico e collabora a numerose riviste italiane e straniere. 220 Alessandra Furlani Alessandra Furlani è agronomo, si occupa di pianificazione del territorio e nello specifico di analisi strutturali e paesaggistiche connesse alle trasformazioni territoriali. Come tecnico è consulente di soggetti pubblici e privati coinvolti dagli effetti delle grandi infrastrutture di rango nazionale locale (Anas, Autostrade, Snam Gas). Autrice di numerose pubblicazioni in materia di conservazione e gestione del territorio, è consigliere con delega alla Pianificazione urbanistica dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Bologna. 221 VENERDì 23 gennaio VENERDì 23 gennaio VORREI UN FUTURO ARCAICO Syusy Blady Dalla Terra intesa come spiritualità e viaggio e fino alla Terra intesa come materia intelligente: una conversazione che ripercorre i progetti salienti dell’artista impegnata a raccontare i diversi modi di intendere il nostro “stare sulla Terra”. La Yurta, l’Orto dei Giusti, l’invito a nomadizzarci e l’ultimo spettacolo teatrale “Dio è nato donna”, svelano il motivo per cui il futuro che dovremmo augurarci sarà “arcaico”. 222 Syusy Blady pseudonimo di Maurizia Giusti, è laureata in pedagogia all’Università di Bologna, città dove è nata, esordisce negli anni ’80 in qualità di autrice e protagonista di “Granpavese varietà”. Partecipa ad alcuni programmi di successo quali “Drive In”, “La tv delle ragazze”, “Lupo Solitario”, di cui è anche ideatrice e conduttrice, e l’”Araba Fenice”. Nel 1993 ha avuto l’idea di portare con sé una telecamera non professionale in un viaggio in India, idea da cui è nata la trasmissione “Turisti per caso”, seguita nel 2004 da “Velisti per caso”. Dal 2009 conduce insieme a Patrizio Roversi “In viaggio con Darwin” su Sky Uno. Idea e conduce “I popoli del mare”, trasmesso da Yacht & Sail e realizza per Altromercato il documentario “Yo valgo Yo puedo…” sulle donne tessitrici del Guatemala. È tornata in televisione nel 2012 per condurre il programma di viaggi “Slow Tour”, in onda su Retequattro 223 SABATO 24 gennaio SABATO 24 gennaio Urban farming Giovanni Bazzocchi Giovanni Bazzocchi Giovanni Ginocchini A Bologna ci sono 29 ettari di orti, di cui 16 comunali assegnati a 2600 cittadini e 13 ettari di altre tipologie. Con Giovanni Ginocchini, direttore dell’Urban Center di Bologna affronteremo il tema dell’Agricoltura metropolitana: un progetto inserito nel Piano Strategico Metropolitano di Bologna che intende promuovere un sistema d’identità economica e territoriale per l’agricoltura di Bologna. Con lui, Giovanni Bazzocchi di ResCUE-AB - Centro Studi Agricoltura Urbana e Biodiversità dell’Università di Bologna che lavora da anni con i protagonisti istituzionali e sociali coinvolti in un attivo network sull’agricoltura urbana e la biodiversità. Orti sui tetti, corridoi ecologici, orti condivisi di vicinanza, agricoltura organica sostenuta dalla comunità, orti sociali. Verranno presentate le diverse declinazioni di un fenomeno che vede Bologna come possibile città modello per un’agricoltura urbana moderna: strumento di produzione e sicurezza alimentare, ma anche di sviluppo ecologico, partecipazione, nuove socialità, turismo culturale e sostenibile. 224 Giovanni Bazzocchi è entomologo all’Università di Bologna e si occupa in particolare di gestione ecologica degli orti e di biodiversità urbana. Coordinatore del Centro Studi e Ricerche Agricoltura Urbana e Biodiversità (ResCUE-AB) dell’Università di Bologna, con il quale è tra i promotori del tavolo cittadino di progettazione “Bologna Città degli Orti”. Collabora con Horticity srl per la quale è stato il coordinatore del progetto europeo HORTIS (Horticulture in Towns for Inclusion and Socialisation) e del progetto URBAN GREEN TRAIN. Giovanni Ginocchini Giovanni Ginocchini (Bologna, 1972). Dal 2012 è direttore dell’Urban Center di Bologna. Architetto, si occupa sin dai tempi della formazione universitaria di urbanistica, partecipazione, comunicazione. Prima della nomina a direttore è stato consulente di Urban Center Bologna e del Comune di Bologna, responsabile dei laboratori di urbanistica partecipata e dei percorsi di confronto pubblico che hanno accompagnato nuovi piani urbanistici e progetti di trasformazione urbana. Collaborando con IRS e con il Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano ha maturato esperienza nel campo della pianificazione strategica. Tra i Comuni dei quali è stato consulente, oltre a Bologna, si possono citare: Comune di Brescia, Comune di Ferrara, Comune di Jesi (An), Comune di San Lazzaro (Bo), Comune di Argelato (Bo), Comune di Morciano di Romagna (Rn), Comune di Forlì, Comune di Castenaso (Bo). Ha collaborato ad attività di ricerca, tra gli altri, per Regione Emilia Romagna e Regione Umbria. Ha svolto lezioni in numerose Università italiane ed interventi in convegni nazionali e internazionali. 225 SABATO 24 gennaio SABATO 24 gennaio AN so miga FORA. Territorio e produttori sperimentano le macerazioni in anfore georgiane Carlo Catani L’ idea progettuale nasce nel 2012 come scambio culturale tra produttori di vino emiliano-romagnoli e produttori georgiani. Il mezzo è la vinificazione dei nostri vitigni autoctoni nei tradizionali kvevri (anfore) georgiane. Ad oggi hanno aderito al progetto 14 produttori. I produttori georgiani, sono giunti in Emilia-Romagna nel settembre 2013, e hanno partecipato a numerosi eventi dove il più importante è certamente stata la vendemmia. In questa occasione i produttori hanno ottenuto importanti informazioni per quanto concerne la vinificazione in anfora. Il progetto è stato pensato per una collaborazione e comunicazione interculturale al cui centro ci sono il vino e il territorio. I vignaioli si scambiano le esperienze al fine di ottenere risultati di qualità crescente. Il solo fatto di avere attivato questa forma di collaborazione in questi due anni di lavoro rappresenta di fatto un grande successo dell’operazione e del suo territorio. AN so miga FORA è un progetto aperto ad altri produttori che vogliano sperimentare a loro volta questi tipi di vinificazione. Racconteremo inoltre l’esperienza attraverso un film attualmente in fase di montaggio. 226 Carlo Catani Nato a Faenza il 16/01/1966. Dopo una prima parte della vita lavorativa tra centro elaborazione dati e banca, passa a trasformare quella che era inizialmente solo una passione, in lavoro: l’enogastronomia. Partono così l’esperienza nella gestione di un ristorante e le prime collaborazioni con Slow Food. La collaborazione si concretizza con i 9 anni di lavoro per l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, a partire dalla sua nascita e che dirige per 5 anni. Oggi la sua base di lavoro è la Romagna, e fra le svariate attività organizza la rassegna di Cinemadivino, è consulente di diverse aziende, e ideatore di eventi enogastronomici. 227 DOMENICA 25 gennaio DOMENICA 25 gennaio Cosa mangeremo tra 20 anni? Sul futuro del cibo e sul cibo del futuro Sara Roversi (founder Future Food Institute) Matteo Vignoli (director of Food Innovation Program F.I.P.) Il cibo sostiene, nutre e collega gli uni agli altri, non è solo un mezzo per costruire relazioni, connette le persone attraverso gli oceani, le culture e le economie in modi sempre più complessi. Un’abbondanza nella rete alimentare globale coesiste con un sistema pericolosamente squilibrato, dove il numero di persone che soffrono la fame e le persone con gravi problemi d’obesità convivono. Potenziali problemi come la prospettiva di scarsità di acqua e di energia minacciano di erodere ulteriormente la sicurezza alimentare e la sostenibilità sociale e ambientale del sistema. è questa complessità una delle maggiori sfide per l’umanità, da sempre affrontata attraverso l’innovazione: dai primi esperimenti con la cottura all’evoluzione dei metodi agricoli, dagli impianti più recenti di refrigerazione fino agli sforzi per creare strumenti e tecnologie altamente innovative. A queste tematiche è dedicato il Master internazionale Food Innovation Program promosso dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Institute For The Future di Palo Alto, Stati Uniti, e Future Food Institute di Bologna, rivolto a studenti italiani e internazionali che prenderà il via nel marzo 2015 per finire a novembre. foodinnovationprogram.org 228 Sara Roversi Matteo Vignoli Co-founder insieme al marito Andrea Magelli di You Can Group che sviluppa food concept, alimenta nuove startup e affianca le imprese nei processi di innovazione. Recenti i progetti filantropici rivolti agli scenari futuri del food e alla social innovation, come Future Food Institute e il coworking space COB. Docente di entrepreneurship, corporate communication e reti d’impresa, dal 2010 è attiva all’interno di Unindustria Bologna. Consegue nel 2012 il Premio Marisa Bellisario dedicato alle giovani imprenditrici e il premio Giovani Imprenditori della Camera di Commercio di Bologna. Membro della delegazione dei Giovani Imprenditori di Confindustria al G20 YEA SUMMIT. Matteo Vignoli, direttore del Food Innovation Program, è ricercatore in ingegneria gestionale all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e collabora con Stanford e il CERN nell’applicare il Design Thinking a sfide di innovazione. Si occupa di “costruire il futuro” attraverso la ricerca, l’educazione e la pratica aziendale con l’applicazione del Design Thinking e l’ispirazione del Reggio Approach in contesti multidisciplinari. Insegna in diversi master e business school, ha pubblicato più di 20 articoli e ha collaborato con imprese nazionali e internazionali in progetti di innovazione. 229 Seeds of identity Il lavoro di Maria Lucrezia Schiavarelli sarà introdotto da Pia Lauro (curatrice e fondatrice di almost CURATORS). Ad arricchire ulteriormente il dibattito sulla moderna produzione dei cereali interverrà Rosanna Figna (Ricerca e Sviluppo Agugiaro & Figna). In occasione della rassegna Art Mise An Place, almost CURATORS ha il piacere di presentare Nutrice, il progetto dell’artista Maria Lucrezia Schiavarelli esposto nell’area talk durante i giorni della fiera. Il lavoro, di matrice autobiografica, nasce con l’idea di evocare per mezzo di un gesto rituale i legami e le connessioni che, attraverso la cultura e l’alimentazione, uniscono l’uomo alla natura. Ispirata dall’antroposofia steineriana, l’installazione dà forma alla tradizione delle società agricole basata, sin dai tempi antichi, sulla ciclicità dei giorni della settimana, sul movimento dei pianeti e sui tempi della semina per regolare la vita. I sette semi più importanti per l’alimentazione umana, cuciti insieme su tessuti di grandi dimensioni, danno forma a simboli astronomici, astrologici e mitologici. L’opera della Schiavarelli diviene lo spunto per una riflessione più ampia sul tema dell’identità di una cultura e di un popolo con il cibo che produce e consuma. Ad arricchire ulteriormente il dibattito sulla moderna produzione dei cereali e i risvolti che vi posso essere dal punto di vista culturale e sociale, interverrà durante il dibattito, accanto a Maria Lucrezia Schiavarelli, Rosanna Figna (Ricerca e Sviluppo Agugiaro & Figna). 230 almost CURATORS Pia Lauro almost curators è il progetto nato - da un’idea di Pia Lauro e realizzato in collaborazione con Emanuela Pigliacelli e Maria Plateo - con un duplice obiettivo: parlare di arte contemporanea a tutti, addetti ai lavori e non, e al contempo approfondire e diffondere il lavoro dei giovani esponenti dell’arte contemporanea, attraverso un linguaggio immediato e di grande impatto come quello dei social networks, sfruttando le potenzialità di ogni singolo media e utilizzando diversi linguaggi per ciascuna piattaforma in modo inedito e indipendente l’uno dall’altro. A maggio del 2013 è nato anche il sito/blog www.almostcurators. org, che raccoglie tutti i materiali pubblicati. Pia Lauro è nata a Napoli. Nel 2007 - consegue la laurea specialistica in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma La Sapienza. Lavora per la Fondazione Morra di Napoli. Dal 2008 al 2011 si dedica alla ricerca universitaria. Nel 2012 - partecipa al LUISS Master of Art; è fra i curatori della mostra Catarifrangenze. Artisti a confronto, presso La Pelanda di Roma; è ideatrice e fondatrice del progetto almost curators. Dal 2012 è assistente alla direzione dello STUDIO STEFANIA MISCETTI. Nel 2014 - è fra le curatrici della rassegna video SHE DEVIL 6; è collaboratrice della testata Exibart; è curatrice della mostra un-existing body negli spazi del Rialto Sant’Ambrogio di Roma. 231 Special area / Kinder SetUp 232 233 Kinder SetUp SetUp presta un’attenzione speciale alla presenza dei bambini dedicando un atelier all’accoglienza, allo svago e al gioco di bambini e genitori insieme. L’atelier, allestito da Beatrice Calia, ReMida Bologna Terre d’Acqua e con installazioni dell’associazione Magma, sarà aperto nelle giornate e serate di venerdì, sabato e domenica; i laboratori, della durata di un’ora, sono distribuiti in differenti fasce orarie: Venerdì 23 e sabato 24 ore 17:30, ore 19:00 e ore 21:00 Domenica 25 ore 14.30, ore 16:00, ore 17:30 e ore 19:00 Il fulcro, tema dell’esposizione di quest’anno, sarà la Terra, per cui lo spazio dedicato, consentirà di vivere esperienze sensibili in relazione ai diversi elementi naturali. Infine, ciascun partecipante potrà seminare, all’interno di speciali vasetti realizzati con carte di scarto, una piccola pianta da curare e far crescere nel proprio giardino o terrazzo. Ciascun laboratorio è rivolto a bambini dai 3 anni in su per un massimo di 12 bambini (si richiede la presenza di un genitore per i bambini sotto i 5 anni). Costi: 5 euro per l’ingresso all’esposizione di SetUp (i bambini sotto i 3 anni non pagano); la partecipazione all’atelier è a offerta libera a partire da 1 euro. Per le prenotazioni scrivere a [email protected] o telefonare al 3394021540. Ciascun laboratorio avrà inizio con una visita animata all’interno delle aree espositive sotto la guida di Beatrice Calia unitamente a un curatore di SetUp. Al termine della visita, i bambini saranno accolti nell’atelier per la lettura animata dell’opera “Macchine volanti: opere in azione” e invitati poi a contribuire all’installazione/costruzione collettiva del grande viaggio. 234 235 Beatrice Calia è “l’erbana”, e custode della Terra, opera per la diffusione della Cultura del buon Cibo. Il cibo per lei è VitaNutrimento-Benessere. Chef fuori dal comune, i suoi aiutanti sono le amiche erbe, “i Semplici”. Conosce il cibo dalla terra alla tavola. Cucina nel rispetto della Natura con erbe, fiori, frutta e verdura sia coltivati che selvatici. Crea fantasiose preparazioni sane, divertenti e genuine, belle da guardare e buone da gustare. Ama trasmettere la bellezza dei “Semplici” ai bambini, a tutti coloro che vogliono portare un cambiamento nel proprio stile di vita, e si rivolge inoltre agli agricoltori, agli chef e soprattutto ai curiosi. Il suo lavoro spazia dagli incontri culturali, al riconoscimento e alla raccolta di erbe e fiori spontanei ed alla stesura di articoli e libri sul benessere quotidiano dato dall’equilibrio tra salute e nutrimento. Collabora con Re Mida, e con le fattorie didattiche va nelle scuole per far conoscere la filiera alimentare e l’importanza del mangiare frutti e verdure fresche. Inoltre collabora con le istituzioni locali e con medici e professionisti della nutrizione, per valorizzare i principi della sana alimentazione. Magma è un’Associazione Culturale che si occupa di riciclo. All’interno del suo laboratorio, Magma realizza complementi d’arredo e oggetti di design, trasformando e rivisitando con un tocco artistico materiali ed elementi di risulta. In questa ottica, tra le molteplici attività di upcycling svolte, si sviluppa il progetto AQUAMADRE con l’idea di realizzare oggetti di design partendo dal recupero e dalla reinterpretazione del PET, un prodotto di scarto altamente inquinante che viene lavorato e trasformato con tecniche eco-artigianali, conferendogli caratteristiche materiche peculiari: gli oggetti creati risultano simili al vetro, ma sono infrangibili, eccezionalmente resistenti e più leggeri. Fra gli obiettivi di Magma c’è anche quello di studiare esperienze e percorsi formativi (corsi e workshop) per veicolare la cultura del rispetto dell’ambiente utilizzando la creatività come un diverso e più stimolante approccio ai materiali inquinanti. Magma opera in collaborazione con ReMida Bologna Terre d’Acqua. www.beatricecalia.it Telefono: +39.339.40.21.540 Facebook: https://www.facebook.com/beatrice.calia www.magmalab.org 236 237 ll progetto ReMida nasce nel 1996 a Reggio Emilia da un’idea del Comune ed Iren Emilia. ReMida Bologna_Terre d’Acqua è un Centro di Riuso Creativo dei Materiali di Scarto Aziendale, gestito e curato dall’Associazione Funamboli, con il contributo di Geovest e promosso dal Comune di Calderara di Reno, raccogliendo al suo interno i materiali. In sintesi ReMida Bologna_Terre d’Acqua si occupa di: - Raccolta e distribuzione del materiale di scarto derivanti dalla produzione industriale e artigianale, dando così nuova vita e valore agli errori di produzione, attraverso nuovi utilizzi e funzioni. - Percorsi di Formazione per operatori socio-educativi e insegnanti e accoglienza di gruppi di studio e delegazioni italiane e straniere. - Workshop in collaborazione con artisti, stilisti, eco-designer. - Attività Didattiche, per le scuole di ogni ordine e grado. - Servizio Ludoteca per le famiglie. - Esposizioni ed Eventi rivolti alla cittadinanza. www.remidabologna.it 238 Special area / Ricreatorio 240 241 Giocare è una cosa seria (Bruno Munari) Il Ricreatorio è un’iniziativa culturale dedicata alla socializzazione per mezzo dell’arte. Ritenendo che l’aspetto ludico abbia un forte potenziale di attrattiva e di messa in forma della convivialità, SetUp ha pensato ad una “sala giochi” dell’arte, un vero e proprio “ricreatorio”. Che cos’è il Ricreatorio? Storicamente è un’istituzione sorta nell’Ottocento per offrire un ambiente di svago “moralmente sano”; la parola deriva dal latino RECREARE che significa ristorare fisicamente e moralmente ed è composta da RE (= di nuovo) e CREARE (= vivificare) pertanto rianimare infondendo una seconda esistenza. Ma attenzione!!! Ricreazione si diversifica da divertimento! Quest’ultimo indica ogni sorta di piacevolezza per distrarre l’animo mentre il primo è breve ristoro dopo la fatica. E a proposito di fatica, si sa, le fiere sono impegnative e stancano: per questo abbiamo pensato di istituire uno spazio in cui potersi fermare, ricaricarsi, giocare e poiché si tratta di una fiera di arte contemporanea abbiamo voluto combinare dimensione ludica e arte: i giochi infatti saranno opere d’arte! 242 L’edizione 2015 di SetUp vede protagonisti Nobody di Mattia Novello, un biliardo a più piani pressoché impossibile da giocare; dello stesso artista Senza Titolo, in cui l’artista si immola nella lapidazione di se stesso reinterpretando il gioco delle freccette; la svegas (€2x$1) di Matteo Attruia che riprende i distributori automatici di palline con sorpresa e tanaliberatutti che riconduce la memoria al gioco del nascondino; la serie Game Play di Marotta&Russo e infine Azione/Confini/Spazio, happening a cura di Roberto Coda Zabetta che inscena il tiro alla fune: una sfida tra squadre di curatori, critici, galleristi, artisti e pubblico per una simbolica ri-collocazione individuale dello spazio a cui decide di appartenere il giocatore. 243 la svegas (€2 x $1) Matteo Attruia La poetica di Matteo Attruia si presenta con una lettura a più livelli. L’artista osserva il presente, pensa e lo reinterpreta sulle note del sarcasmo con una pungente e amara ironia che è il punto di svolta tra oggetto prelevato dalla realtà e senso dell’opera. Lui stesso dice: «Spesso le immagini, gli oggetti, anticipano le idee, se le trascinano dietro e le abbandonano per strada». Con la svegas (€2x$1), Attruia si serve di un distributore automatico di palline e lavora sul rito interattivo che si crea tra oggetto e fruitore per fare una riflessione sul valore dello scambio con un inciso diretto al sistema economico dell’arte. Cosa dare in cambio di denaro? Molto semplicemente, dell’altro denaro. Due euro per un dollaro (un cambio nettamente a favore dell’artista apparentemente). Quel dollaro, però, ha impresso il timbro del suo passaggio. Non è più un dollaro comune. Forse varrà di più, forse vale già di più. Nell’attesa di una risposta, i passanti sono invitati al gioco, a rischiare, ad investire. Matteo Attruia, La svegas (€2 x $1), distributore in ferro, palline e dollari, 112 x 25 x 27 cm, 2012, Courtesy PoliArt Contemporary Milano Matteo Attruia È nato a Sacile (PN) nel 1973. Vive e lavora ovunque. 244 245 tanaliberatutti Matteo Attruia “Tana libera tutti!” è l’esclamazione che nel gioco del nascondino dichiara la fine della partita con la liberazione di tutti i giocatori. L’artista si chiede: «Tutti liberi. Non si sa, poi, da cosa. Forse dal nascondersi, liberi di poter uscire allo scoperto?» Manipolando il neon con un ductus infantile, il tratto dà forma ad un pensiero che abbiamo rincorso da ragazzini, quando tremavamo all’idea di essere scoperti ed emozionati correvamo verso la tana per regalare libertà ai nostri compagni. L’età crea una distanza da quelle parole, dando un significato diverso a tutto: Tana (luogo di protezione, ma anche di isolamento) e libertà (si può esserlo davvero, liberi? L’idea stessa di libertà la vincola ad un pensiero, la àncora ad un desiderio che può diventare un macigno). Tutti...Lì c’è scritto solo talaniberatutti, a ciascuno il proprio pensiero e a ciascuno le proprie responsabilità di giocatori. Matteo Attruia, tanaliberatutti, scritta filo neon, 140x13cm, 2013, edizione di 5, collezione privata Matteo Attruia È nato a Sacile (PN) nel 1973. Vive e lavora ovunque. 246 247 Azione/confini/spazio Roberto Coda Zabetta L’artista si appropria del significato simbolico del gioco “tiro alla fune” per mettere in scena le dinamiche sociali del gruppo e della scelta cosciente di appartenervi. Prima ancora di attivare la sfida per la difesa della posizione attraverso la competizione fisica, Roberto Coda Zabetta invita il giocatore a porsi la domanda di collocazione, ovvero di identità e di ruolo: “In che squadra stare? Pittore o scultore? Curatore o critico? Fotografo o performer?”. Nell’ambito della ricerca tematica di SetUp 2015 sulla terra nella declinazione dei confini, l’artista mette in scena un happening coinvolgendo gli addetti al settore e i visitatori con una riflessione che, attraverso l’aspetto ludico, spinge verso la ri-definizione pubblica degli spazi personali. Giudici di gara: Francesco Amante, Silvia Evangelisti. Roberto Coda Zabetta, Photo by Elisa Penagini 248 Squadra Bianca Squadra Nera Venerdì 23/01/2015 versus Scultore Pittore versus Curatore Critico versus Fotografo Video artista versus Mercante Gallerista Sabato 24/01/2015 versus Direttore Museologo versus Curatore Direttore versus Video artista Pittore versus Pittore Fotografo Domenica 25/01/2015 versus Scultore Designer versus Scultore Performer versus Addetto ai lavori Pubblico versus Artista Cane L’ultima gara a chiusura dell’Azione, sarà disputata tra i due direttori di SetUp e i due direttori di ArteFiera. SetUp Art Fair versus Roberto Coda Zabetta ArteFiera Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel Gennaio del 1975. Vive a Milano. Nel 2001 si stabilisce a Milano. Fondamentale sarà la sua amicizia con Alberto Fiz, Marina Mojana e Luca Beatrice. Inaugura nello stesso anno “Face” da Sabel De Miguel Gallery a Monaco di Baviera. Tra il 2005 e il 2006 due importanti mostre a Roma: -PPP- al Museo di Palazzo Venezia a cura di Sergio Risaliti e “Psichic Persona” al Teatro India a cura di Robert C. Morgan. Si trasferisce per un breve periodo a Londra e torna a Milano. Nel 2010 inizia il nuovo ciclo di lavori dedicato ai Vulcani e alle bombe atomiche. Nel 2012 la prima mostra pubblica all’estero, in Brasile; “Verdade” al Mac Museu de arte contemporanea de Niteroi. Seguirà nello stesso anno la personale a Londra alla Ronchini Gallery e “Lavori Recenti” al Pan di Napoli. 249 GAMEPLAY Marotta&Russo La serie si propone di essere una moderna riflessione sul tema del paesaggio e sulle sue implicazioni contemporanee rispetto a questo classico topos delle arti visive. Due sono, in particolare, i piani di riflessione concettuale proposti: uno riguardante il senso visivo del tema in ambito contemporaneo, ed uno riguardante lo “slittamento”, di senso concettuale e di percezione culturale, che il paesaggio ha subito e subisce sulla spinta delle condizioni di vita contemporanea; il suo complicarsi, il suo tradursi in ambiente antropologizzato, culturalmente e tecnologicamente stratificato. Il termine inglese “gameplay” indica l’esperienza, ovvero l’insieme delle intuizioni sensibili e delle deduzioni a posteriori, vissute da un giocatore durante il confronto con le regole di un gioco, queste ultime intese come l’insieme delle meccaniche del gioco e del contesto di applicazione dello stesso. La totalità dell’esperienza – emotiva e concettuale – all’interno dell’ambiente di gioco, insomma. E proprio tale totalità dell’esperienza, il paesaggio che diviene passaggio e trapasso in una rinnovata esperienza percettiva, alterata dalla spazialità elettronica, è il centro visivo e concettuale dell’indagine sottesa a questa serie di opere. 250 Marotta&Russo, Gameplay #01, Inkjet on paper, 80x50 cm, 2008 Marotta & Russo Marotta & Russo sono un duo di artisti italiani. La loro ricerca disegna i confini espressivi e concettuali di un personale neoumanesimo digitale votato alla sperimentazione dei linguaggi e delle logiche postmediali contemporanee. Stefano Marotta è nato a La Chaux de Fonds (CH) nel 1971, vive a Udine. È docente alla scuola di “Nuove Tecnologie per le Arti” dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, nonché co-fondatore e Visual Designer di eflux, digital studio di Udine. Roberto Russo è nato a Udine, dove vive, nel 1969. È docente alla scuola di “Nuove Tecnologie per le Arti” dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, nonché co-fondatore e Concept Designer di eflux, digital studio di Udine. 251 NOBODY Mattia Novello Si parte dal gioco per rimettersi in discussione. Togliendo il piano al biliardo, si va oltre il gioco ripartendo da un orizzonte differente (l’alto gradino). E se per l’artista la stecca rappresenta l’aiuto esterno (perché l’elemento è estraneo alla scena), la pallina è l’uomo alle prese con il tempo e le scelte personali. La soluzione c’è ed è fuori dal gioco, nell’alterità dello sguardo e della visione dall’alto. Nell’incursione intorno alla potenzialità della diversità, lateralità, non linearità di concetti e dello sguardo transgenico sul mondo, l’arte contemporanea diventa l’elemento che scardina i saperi comuni. Tale concetto si visualizza nell’opera, dal titolo inequivocabile: un improbabile assemblaggio di due biliardi scomposti, indispensabile metafora di trasformazione che sposta l’ottica dal piano reale a quello del pensiero materiale. L’opera, come una nuova weltanschauung, è stata esposta per la prima volta da AMY-D Arte Spazio, in occasione di “The Transparent Dream” progetto economART del maggio 2014. Mattia Novello, Nobody, riassemblaggio di 2 biliardi scomposti, 270x150x170cm, 2013, Courtesy Amy-D Arte Spazio 252 Mattia Novello Mattia Novello nasce a Thiene (Vicenza) nell’ottobre del 1985. Diplomato all’Istituto di Design di Milano in comunicazione visiva, continua gli studi in fotografia alla School of Visual art di New York e in mix e media art alla Parson di New York. Con la personale “Falling Up” presso la milanese AMY-D Arte Spazio, febbraio 2013, l’artista entra nella piattaforma economART con un progetto site specific rimarcando la sua duttilità e l’esigenza di sperimentazione che culmina in “The Transparent Dream” nel maggio 2014, inedita introduzione di nanotecnologie (grafene ed aerogel) in arte contemporanea. Collabora con il Politecnico di Milano, l’Unisa di Salerno, la Nanesa, l’AMA Composites e il Festival della Scienza di Genova. 253 SENZA TITOLO Mattia Novello “A far questo mestiere si soffre”. Senza titolo (2015) di Mattia Novello, opera scenica ad ampio raggio, composta da poliuretano, acrilico, terra, erba e palline di colore, si ispira all’archetipo del gioco con rimandi lontani di lapidazione. Mattia Novello, Senza Titolo, disegno preparatorio, poliuretano, acrilico, terra, erba, palline di colore, 200x200x50cm, 2015 254 Creare un - altro da Sè -, Alter ego e dare ad occasionali Altri la possibilità di colpirTi è il momento di maggiore autocritica che un autore/artista può compiere; farlo con il gioco è primordiale ed autentico. è o sarà un’esecuzione, ciò non ci è dato sapere, di certo lo spettatore diventa attore nell’atto di denuncia e di realizzazione di una nuova Cosa in senso lacaniano, come topica della creazione artistica e del suo prodotto in relazione determinante col reale. Nel gioco creato da Mattia Novello con Senza titolo, l’estetica del vuoto (vuoto organizzato totalmente, in cui l’oggetto è sganciato dalla sua funzione), l’estetica anamorfica (o della tyche, l’opera d’arte c’è se è in atto la funzione quadro) e l’estetica della lettera (teoria dell’incontro e della dimensione singolare) diventano un doppio assoluto. Assolutamente necessaria è l’azione del lancio (della pallina); assolutamente contingente è invece l’impronta singolare che si crea. La libertà è la potenza dell’unico “atto critico” per dichiarare la necessità, piuttosto che la libertà, dell’agire artistico: un’azione e una riflessione che intende liberare l’attore/ artista dalla sua stessa scena (opera) e l’arte dai suoi limiti e dalle sue modalità senza sterili provocazioni. Testo a cura di Anna D’Ambrosio 255 Special area / Critical Wine 256 257 SetUp Critical Wine Vignaioli Artigiani Naturali SetUp Critical Wine – Vignaioli Artigiani Naturali è un’esposizione di vini naturali che offre la possibilità di degustare e acquistare le produzioni dei migliori vignaioli italiani. SetUp Critical Wine raccoglie l’eredità della rassegna Vini di Vignaioli, ideata dall’associazione Contadini Critici, mantenendone intatta la filosofia ma proponendosi con una formula completamente nuova, all’interno di una fiera d’arte che riunisce le gallerie d’eccellenza nella ricerca in ambito contemporaneo, così come Critical Wine riunisce le eccellenze del mondo vitivinicolo naturale. La filosofia di Vini di Vignaioli, come quella di SetUp Critical Wine è riassumibile in dieci parole chiave: naturale, vero, sincero, biologico, biodinamico, appassionato, autentico, semplice, ricco, umano. SetUp Critical Wine ha una sua zona dedicata all’interno della fiera, due sale in cui espongono circa 20 produttori di vino selezionati da tutta Italia (dalla Val d’Aosta alla Sicilia) il cui denominatore comune è fare agricoltura bio o biodinamica in campagna e di adottare in cantina, nella fase di trasformazione dell’uva, uno stile coerente che non stravolga la naturale espressione del territorio. 258 Portare questi sapori e questa filosofia in città è lo scopo dell’iniziativa. L’ingresso alle sale SetUp Critical Wine è di 10€ e dà diritto a 5 degustazioni a scelta, al calice da degustazione e alla tasca porta calice (il calice viene fornito su cauzione di 2€ e può essere reso all’uscita). In più, i vini dei vignaioli che espongono alla fiera verranno offerti agli ospiti della serata inaugurale ad inviti, saranno presenti in esclusiva nei punti ristoro interni alla fiera e nelle sale delle singole gallerie espositrici. SetUp Critical Wine Il progetto SetUp Critical Wine è ideato e curato da ComunicaMente e dall’associazione Contadini Critici. ComunicaMente – Idee da non lasciarsi sfuggire concepisce, progetta, pianifica e comunica eventi culturali, per grandi e per piccoli. Era già presente a SetUp nell’edizione 2014 con il progetto All’altezza dell’arte. L’associazione Contadini Critici è un’associazione informale, democratica e orizzontale, che si pone come obiettivo la realizzazione di una rete fattiva di solidarietà tra coltivatori della terra, al fine di preservarne esistenza, sapori e saperi. Si basa su alcuni principi e ideali condivisi: il territorio e l’origine; la terra e la sua difesa; le relazioni sociali e produttive; la tracciabilità dei prodotti e del prezzo. 259 Special area / Area Editoria 260 261 INDIRIZZO E-MAIL BOOKSHOP 262 263 NOME COGNOME Il Bookshop sarà curato dall’Agenzia NFC, conterà più di 300 titoli di piccoli e medi editori italiani ed esteri, e comprenderà edizioni alternative in tiratura limitata. Sarà possibile ricevere uno sconto immediato di 5,00 € per l’acquisto di un libro (Edizioni NFC, Nda Press e Photology), o uno sconto del 10% su qualsiasi altro libro presente nel bookshop. FIRMA Programma culturale L’Agenzia NFC garantisce che tutti i dati forniti verranno trattati in conformità a quanto previsto dalla normativa sulla riservatezza delle informazioni, nel rispetto della legge n. 196/2003 e comunque per i soli fini di a) verificare il livello di soddisfazione; c) informare circa eventuali nuovi prodotti, nuove iniziative, eventi e servizi. 265 264 Programma culturale / Talk 266 267 VENERDì 23 gennaio VENERDì 23 gennaio scatolabianca presenta SetUp 2015: LE CONFERENZE! Un progetto di Martina Cavallarin e scatolabianca A cura di Martina Cavallarin Assistente Curatore Chiara Moro Organizzazione di scatolabianca Partner Fondazione del Monte SetUp 2015: LE CONFERENZE! è un progetto di arte relazionale che si concentra sui temi più urgenti dell’arte contemporanea: l’arte pubblica, la riqualificazione urbana, la legislazione, l’economia nell’arte. Il senso è quello di concepire questi argomenti con una visione allargata che preveda una direzione non soltanto italiana, ma declinata in una medesima temperatura in tutta la Comunità Europea. A cominciare dalla città d’accoglienza di SetUp, Bologna, ombelico di scambi, etnici, culturali, geografici, antropologici, sociali, economici e piattaforma del piano di lavoro che sviluppa il dialogo. Il progetto SetUp 2015: LE CONFERENZE! rappresenta un modo per aprire e ampliare le discussioni partendo dal concetto di TERRA, elemento centrale inteso come epicentro germinante di crescita e dibattito di SetUp 2015, da svolgere in una città così centrale, colta e rappresentativa, ma non sufficientemente valorizzata e conosciuta come Bologna. E l’Arte, che per sua essenza si occupa della sfera dei rapporti umani, della collettività, del singolare e del plurale, ha il diritto e il dovere di entrare a gamba tesa in tale dibattito. 268 PROGRAMMA LEGISLAZIONE EUROPEA NELL’ARTE Avv.ssa Lavinia Savini: avvocato specializzato in proprietà intellettuale e fondatrice dello studio legale IdeaLex. Svolge attività di consulenza e assistenza legale specialistica per la tutela e la promozione delle creazioni intellettuali coadiuvata da un network di professionisti in Italia e all’estero attraverso affiliati in Francia, Spagna e Giappone. Avv.ssa Alessandra Donati docente di Diritto Comparato delle Obbligazioni e dei Contratti all’Università di MilanoBicocca, responsabile del modulo di Art Law del Corso Avanzato in Contemporary Art Markets alla Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano -NABA-, Avvocato. è membro del Board di Careof. ECONOMIA DELL’ARTE IN ITALIA ED EUROPA Stefano Monti, Economista e Partner Monti&Taft. Giuseppe Stampone, artista. ARTE PUBBLICA / RIQUALIFICAZIONE URBANA E AMBIENTALE Claudia Marcon con riflessioni a partire dal libro “Illegale al 90%. Forme instabili della strada”. 269 scatolabianca è un’Associazione di Promozione Sociale fondata in Italia nel 2009. scatolabianca è una piattaforma culturale e di sviluppo di Arti Contemporanee, d’indagini di Arte Relazionale incentrate sui territori urbani, sulla germinazione culturale, sul “gesto artistico” condiviso, sulla formazione civica, artistica, sociale. scatolabianca è al servizio della connessione tra segmenti della società civile, sotto il segno della condivisione e della responsabilità, della gestione partecipata, della sostenibilità ambientale, dell’integrazione tra arte e collettività. scatolabianca ha una visione aperta, interdisciplinare e multimediale sia come linguaggi artistici impiegati sia come intenti di coinvolgimento. scatolabianca ha lo scopo di allargare le visioni e innestare strategie che leghino le arti contemporanee alle sfere economiche e finanziarie della società ponendosi come una possibilità concreta d’investimento, lungimiranza, riconversione, germinazione condivisa di cultura e formazione, intelligenza aperta a scoprire risorse e vincere scommesse. In questo senso le realtà imprenditoriali, sociali e culturali coinvolte nelle iniziative di scatolabianca sono inquadrate come veri e propri partner con i quali tenere aperti dialogo e confronto per una finalità che ha nello sviluppo dei talenti, nella crescita comune e nell’incremento delle opportunità il suo scopo principale. scatolabianca si occupa della valorizzazione e promozione di giovani artisti, italiani e internazionali, attivi nel campo delle Arti Contemporanee, della riqualificazione delle aree degradate, dell’infusione di educazione e cultura attraverso scambi, eventi d’arte, incontri partecipativi condivisi. Il concetto di cultura deve essere indissolubilmente legato al concetto di formazione. Allora ecco l’importanza di vagliare progetti di creativi emergenti, le forze vitali e sane della nostra società, aiutarli a crescere, a emergere fornendo loro gli strumenti concettuali indispensabili per diventare dei professionisti che sappiano muoversi all’interno del sistema dell’arte e della vita sociale. Quello che scatolabianca cerca d’attuare è una rete interattiva d’interventi a largo raggio e lunga durata, incrociati tra le nostre rispettive diramazioni e diffusi nel tessuto urbano. L’obiettivo è intersecarsi il più possibile con la realtà attraverso iniziative coraggiose e mirate per provocare un avanzamento delle nostre risorse e interconnettere più collaborazioni, sodalizi, peculiarità. 270 271 Contatti: Martina Cavallarin: [email protected] +39 335 6798887 Roberta Donato: [email protected] + 39 340 1197983 [email protected] www.scatolabianca.net www.facebook.com/scatolabianca www.twitter.com/scatolabianca www.pinterest.com/scatolabianca www.youtube.com/scatolabianca scatolabianca Team: Martina Cavallarin: direttrice, direttrice artistica Roberta Donato: pr & comunicazione, fundraising Gianni Moretti: centro coordinamento progetti Federico Arcuri art director Comitato Scientifico: Martina Cavallarin critica, curatrice Roberta Donato pr e Ufficio Stampa Stefano Monti Curatore, Executive Manager Gianni Moretti artista, responsabile centro coordinamento progetti VENERDì 23 gennaio VENERDì 23 gennaio Investire in arte contemporanea… nel rispetto delle regole Troppo poco spesso vengono messi in luce, da un punto di vista giuridico e fiscale, gli elementi positivi dell’investimento in arte e della formazione di collezioni - in specifico in arte contemporanea - che tanto il collezionista neofita quanto il grande investitore dovrebbero conoscere. L’opera d’arte è un bene complesso ed altrettanto complesso è il sistema di determinazione del suo valore e la regolamentazione della sua circolazione. Se si ha riguardo all’arte contemporanea, inoltre, l’acquisto dell’opera implica spesso una relazione tra collezionista e artista che si articola in continui scambi di consenso nel rispetto di specifiche regole che interessano non solo la produzione dell’opera, ma anche altri aspetti che precedono la creazione o la accompagnano. Riflessioni su questi temi si rendono necessarie anche per incentivare investimenti a sostegno della produzione di giovani artisti. 272 Lavinia Savini Avvocato specializzato in proprietà intellettuale e diritto del mercato dell’arte. Vincitrice di borse di studio presso l’Università Parigi I Phanteòn Sorbonne e presso l’Università La Normale di Pisa. Managing Partner di IDEALex, Studio Legale per la tutela e la promozione della proprietà intellettuale con affiliazioni in Spagna, Francia e Giappone, svolge la professione d’avvocato tra l’Italia (Bologna – Milano) e Parigi. Pubblica regolarmente articoli e scrive saggi in materia di diritto d’autore e diritto industriale (tra i vari: in AEDON de Il Mulino; Il Sole 24 ore; Il diritto d’autore, Giuffrè; Il Giornale dell’Arte, Allemandi; Manuale di sopravvivenza per musicisti, P. Persiani; Il maestro e il suo diritto - Artist’s resale right, Allemandi; Copy and Rights, Ottagono – Compositori; La legislazione per lo spettacolo e le attività musicali. Norme, contratti, diritti, obblighi e sanzioni G. Giappichelli). Relatrice in numerose conferenze in materia di proprietà intellettuale in Italia e all’estero e relativamente alle stesse svolge attività didattica. www.savinilex.it | www.idealex.net | idealexblog.com Alessandra Donati Docente di Diritto Comparato dei Contratti – Università Milano-Bicocca-, di Law and Art al Corso Avanzato di Contemporary Art Markets – NABAe avvocato, è esperta di Art Law e si occupa di problematiche giuridiche connesse all’arte contemporanea. è vicepresidente del Comitato scientifico dell’Ass. it. Archivi d’Arista e nel Board di Carof. è uno dei redattori del Manifesto per i diritti dell’arte contemporanea e, con il gruppo di artisti Vladivostok, ha redatto “I modelli di contratto degli artisti”. Tra le numerose pubblicazioni scientifiche: Law and Art: diritto civile e arte contemporanea, Giuffré, 2012; I contratti degli artisti, Giappichelli, 2012; e con G. Ajani, I diritti dell’arte contemporanea, Allemandi, 2011. unimib.academia.edu/alessandradonati 273 SABATO 24 gennaio SABATO 24 gennaio Economia dell’arte in Italia ed Europa. Martina Cavallarin Giuseppe Stampone Stefano Monti Giuseppe Stampone Interprete di una realtà socio-economica connotata da crescenti interconnessioni e complessità, l’arte contemporanea ha visto crescere il proprio peso sui mercati internazionali. Nell’arco di un decennio, il numero delle opere contemporanee vendute è più che quadruplicato e i prezzi sono aumentati del 34%, con un fatturato che nel 2012/13 ha, per la prima volta nella storia, superato la soglia del miliardo di euro (Artprice, 2013). E se a livello internazionale l’arte e, nello specifico, il contemporaneo si candidano sempre più spesso a divenire terreno fertile d’investimento finanziario, in Italia si sconta un notevole ritardo su tale fronte; un ritardo che deve imputarsi ad un mercato ancora oggi paralizzato da eccessivi vincoli normativi e che sconta la competizione di una legislazione fiscale non uniforme in Europa. Eppure, il soggetto pubblico, così come i privati, guardano con crescente interesse all’arte contemporanea come strumento di creazione del valore. In che misura, dunque, l’adeguata gestione di questi processi può impattare sull’economia locale? 274 Giuseppe Stampone (Cluses, Francia, 1974) vive e lavora a Roma. Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: Odio gli indifferenti, a cura di Raffaele Gavarro, Calcografia Nazionale di Roma (2014); Global Education, a cura di Alessandro Cocchieri, Palazzo Reale, Milano (2014); Bic Date Base, a cura di Giacinto di Pietrantonio, Museo Gamec, Bergamo (2014); Global Dictature, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Ex Chiesa San Matteo, Lucca \ prometeogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca (2012). Saluti da L’Aquila, da Giuseppe Stampone – Progetto speciale, a cura di Luca Massimo Barbero ed Elena Forin, MACRO, Roma. The Rules of the Game, a cura di Marco Scotini, prometeogallery, Milano (2010). Ha vinto il Premio Maretti nel 2011 e due progetti di residenza nel 2013, presso l’Accademia Americana di Roma e al Youngeun Museum of Contemporary Art (YMCA), Gwangju, Corea. Nel 2013 ha vinto il concorso ‘Pacco d’Artista’, a cura di SPIRITO DUE in collaborazione con Poste Italiane. Stefano Monti Amministratore delegato di Monti&Taft. Specializzato alla London School of Economics, insegna Corporate Social Responsability (Università di Tor Vergata, Roma). È autore di pubblicazioni di Economia della Cultura e di Urbanistica, e relatore in convegni su temi legati alla Legislazione dei Beni Culturali e alla Valorizzazione del Territorio attraverso la Cultura. È Direttore Editoriale di Tafter, webzine di economia della cultura, e di Tafter Journal, rivista scientifica sulle connessioni strategiche tra cultura e territorio oltre che direttore editoriale di Babele Magazine, webzine dedicata a turismo, cultura e innovazione. 275 DOMENICA 25 gennaio DOMENICA 25 gennaio ILLEGALE AL 90%. FORME INSTABILI DELLA STRADA Claudia Marcon La ricerca si concentra sulla strada come spazio pubblico, luogo di confronto ed espressione individuale, di interazione sociale e dell’esperienza collettiva. Tutte funzioni e “campi di possibilità” minacciati dalla crescente preponderanza delle esigenze della circolazione e dalle conseguenti necessità di regolazione e controllo, che hanno fatto della strada uno spazio monofunzionale e rigido, nel quale i comportamenti ammessi sono sempre più ristretti e sorvegliati. Una situazione la cui “insostenibilità” ha determinato molteplici reazioni spontanee, processi di riappropriazione, azioni dimostrative e movimenti autorganizzati capaci di porre da un lato la questione di un uso differente e aperto dello spazio pubblico e dall’altro di elaborare un’ampia gamma di strategie “progettuali” innovative ed efficaci. Questi comportamenti e azioni contrarie al senso comune, ai margini della legalità, se non decisamente illeciti, mostrano infatti una paradossale attitudine a restituire valore collettivo agli spazi della circolazione, rendendoli più amichevoli e partecipati e, in definitiva, migliorando la qualità della vita delle comunità che li usano. La ricerca esplora un vasto campo di contributi per lo più informali e verifica la loro capacità di apportare nuove idee alla disciplina del progetto, nel tentativo di “far emergere” dall’illegalità modi e forme delle pratiche d’uso dello spazio pubblico, che vengono pensati come strategie e azioni fertili. 276 Claudia Marcon Claudia Marcon (1981) si laurea in Architettura nel 2007, con una tesi che indaga la possibilità di ripensare lo spazio della strada perché fruito non solo come luogo di transito, ma soprattutto come spazio pubblico. Nel 2012 consegue il titolo di Dottore di ricerca in Scienze Integrate per la Sostenibilità Territoriale. Dal 2007 svolge attività di libero professionista a Trieste, fondando lo studio Stradivarie architetti associati, dove si occupa principalmente di progettazione del paesaggio e delle infrastrutture. 277 Programma culturale / Rassegna Performativa 278 279 IN CORPO 5 Milena Becci Gea, la terra, inizia a danzare per ricostruire. In Corpo 5 dona agli elementi la consapevolezza di essere spirito ed elevarsi attraverso il viaggio, il movimento, la memoria e i confini, come un maestro Sufi che depone la sopravveste nera per cominciare a ruotare sul perno d’un piede e accogliere il divino. La rassegna inizia all’esterno di SetUp: la bara dipinta da Simona Bramati, Viaticus, futuro guscio del suo viaggio dopo la morte, arriva all’Autostazione percorrendo un processo fisico e temporale emblema della vita e di un sistema dell’arte corrotto e senza morale. All’ingresso il feretro è costretto ad oltrepassare un quadrato umano che, come un labirinto mutante, si fa comandare da una voce meccanica che grida right o left e si muove creando smarrimento: è SineFine di Gianluca Panareo. La trasformazione del corpo di Tiziana Cera Rosco, avvolta in una lunga gonna e con le braccia protese verso l’alto, come un’intercessione che richiama una preghiera, diviene suono dialogando con la melodia del violoncello di Andrea Serrapiglio, per creare poesia e meraviglia Patientia. Giorgio Donini ne “Il pane d’Augusto” attraversa la memoria manipolando la materia: impasta farina ed acqua creando il pane per ripetere un’azione a lui familiare, esasperandola e innalzandola a lode e ricordo, ricongiungendosi così spiritualmente ad una catena che aveva spezzato. L’ultimo gradino della rassegna per terminare l’ascesa è Camp 01, di Francesca Romana Pinzari. Chiusa in un recinto di catene e lucchetti, chiede al pubblico di decidere al suo posto se annullare o rafforzare l’azione iniziale della performance con cesoie o con altre catene, lasciando il suo corpo nelle mani altrui e ricordando quei confini che non possono essere facilmente sorpassati e quei limiti imposti che non permettono di danzare. 280 281 GIOVEDì 22 gennaio GIOVEDì 22 gennaio Simona Bramati Simona Bramati, Viaticus Simona Bramati nata a Jesi, nel 1975, vive e lavora a Castelplanio (AN). Tra le mostre personali: Dèjà-Vu a cura di B. Buscaroli, Galleria Tedofra, Bologna 2011;. Indiscrezioni, a cura di B. Buscaroli, Giudecca 795 Art Gallery, Venezia 2011; Il peso di un giorno oscuro, a cura di M. Napoli, Palazzo Stella, Genova 2010; Lachesi, la filatrice del destino, a cura di L. Mozzoni e C. Canali, Palazzo della Signoria di Jesi 2008. Tra le mostre collettive: Perfect Number, a cura di Alessandra Baldoni, Sponge Living Space (Casa Sponge), Pergola (PU) 2014; 54° Biennale di VeneziaPadiglione Italia / Marche, a cura di V. Sgarbi, Orto dell’Abbondanza, Urbino (PU) 2011; Il sottile fascino del perturbante, a cura di M.R. Montagnani, Villa Bottini, Lucca 2011; Rumors, a cura di C. Canali, Ex Arsenale Borgo Dora, Torino 2009; La nuova figurazione italiana. To be continued…, a cura di C. Canali, Fabbrica Borroni, Bollate (MI) 2007. Gianluca Panareo Gianluca Panareo nasce nel 1988 a Pesaro dove vive e lavora. Ha studiato alla Civica Scuola di Cinema, Televisioni e Nuovi Media. Ha collaborato con compagnie teatrali del calibro dei Motus e ha frequentato diversi workshop (ad esempio con Centrale Fies e Romeo Castellucci). è pubblicato nello Speciale Esordienti Espoarte n°86 e un suo reportage fotografico correda l’articolo di Valeria Carnevali su Artribune “Aspettando l’equinozio d’autunno, a Casa Sponge. Finissage intorno al fuoco: nelle foto di Gianluca Panareo la performance di Francesca Romana Pinzari”. Nel 2014 ha realizzato la sua prima personale a cura di Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina, PUNTO ZERO, in tre luoghi della città di Pesaro: lo Scalone Vanvitelliano, l’Archivio Macula e la Chiesa di Santa Maria Maddalena. Gianluca Panareo, Sine Fine 282 283 VENERDì 23 gennaio SABATO 24 gennaio Tiziana Cera Rosco Tiziana Cera Rosco, foto Dino Ignani Tiziana Cera Rosco, Patientia, foto Giovanni Gaggia Tiziana Cera Rosco, poetessa, nasce nel 1973. Vive a Milano, cresce nel Parco Nazionale D’Abruzzo e lavora nel piccolo eremo Aspera in Piemonte. Esponente della poesia mistica e selvatica, è presente nei campi dell’arte con fotografia e installazioni. Le sue opere hanno come centrale il riferimento al nudo. Ha affrontato i temi del corpo familiare, del doppio, della deposizione e della dedizione. Gli ultimi lavori si svolgono sul tema del Perdono e della Protezione. Conduce con la fotografia e la scrittura laboratori di umanesimo sulla biografia del legame. Ha pubblicato diversi libri di poesia ed è autrice di poemi sul tema del femminile, è tradotta in 4 lingue. Attualmente con la fotografia sta sviluppando Relictum, variazioni sul tema della Croce e attorno al tema delle radici col titolo “La Scrittura Non Si Immagina” ispirato all’incipit del Vangelo di Giovanni e di questo presenta per Sponge la sua prima anticipazione. Francesca Romana Pinzari Francesca Romana Pinzari nata a Perth (Australia) nel 1976. Lavora con performance, video e installazione. La sua ricerca parte dal corpo per parlare d’identità fisica, culturale, politica e religiosa. Recentemente ha esposto i suoi lavori alla Mostra Catarifrangenze alla Pelanda, Macro Testaccio, Roma; allo Short Video Show rassegna di video arte Italiana a Kathmandu’, Nepal; alla mostra Expectations all’Invisible Dog gallery New York; alla session di performance internazionali alla Yes Foundation, in Olanda; all’ADD Festival di video arte della Provincia di Roma; nella mostra Nonostante tutto, Galleria Oltredimore di Bologna; al Bethanien Museum di Berlino con una project room di 24h; alla mostra itinerante Sing Sweet Songs of Conviction a Berlino,Roma, Londra, New York e Città del Messico; alla mostra “Among Us” a cura di Shara Wasserman alla Galleria Olive Tjaden Gallery, Cornell University, Ithaca, New York e nell’ultima edizione di Perfect Number a Sponge. Francesca Romana Pinzari, Camp 01 Francesca Romana Pinzari, Foto FraChimeraeStudio 284 285 DOMENICA 25 gennaio Giorgio Donini Giorgio Donini nasce ad Urbino nel 1959 dove vive e lavora. Ha vissuto per alcuni anni ad Alghero che dice essere la sua seconda patria. Dopo essersi formato nelle scuole antiche di Urbino, si occupa di disegno. Ha partecipato come attore ad alcuni spettacoli d’avanguardia ed avanspettacolo. Oggi insegna in un Liceo Artistico marchigiano, è sposato ed ha una figlia di nome Vittoria. Cerca in tutti i modi di sbarcare il lunario iniziando imprese complicate e poco remunerative, ma dice di essere contento. Giorgio Donini, il pane d’augusto 286 Programma culturale / SetUp propone Beata Viscera. Concerto con Iphone Orchestra Un progetto di: Marco Mencoboni per E lucevan le stelle Music Artisti: Alessandro Carmignani controtenore, Marco Mencoboni campana, direzione, The smartphone and devices Orchestra Cantar Lontano Art direction: Doretta Rinaldi Che ruolo ha la tecnologia nel nostro modo di vivere l’arte, di percepire e fruire la musica? Possiamo considerare lo squillo di un telefono dimenticato acceso durante uno spettacolo un elemento di disturbo o rappresenta semplicemente l’irrompere della quotidianità, anche all’interno di una performance artistica? Cosa vuol dire nel XXI secolo fare musica? Cosa può effettivamente essere chiamato musica, cosa arte? È possibile far incontrare e convivere tradizione e modernità, la musica del 1600 e i suoni di un dispositivo elettronico fino a creare una vera orchestra tecnologica? Questi sono alcuni degli spunti alla base della performance ideata dal maestro Marco Mencoboni, impegnato a dirigere musicisti e cantanti di incomparabile bravura, come il controtenore Alessandro Carmignani, accompagnati da una vera e propria Smartphone and devices orchestra. La performance vedrà i singoli elementi impegnati nel Cantar Lontano, antica prassi vocale riportata alla luce e studiata proprio dal puntuale lavoro di ricerca di Marco Mencoboni, in questo caso reinterpretata per adattarsi all’architettura del luogo e all’inusuale accompagnamento “strumentale”. Cyanagen - Fondata a Bologna nel 2003 con il supporto del Ministero dell’Educazione nell’ambito dello sviluppo della cooperazione tra Università ed industria, è una azienda leader nella produzione di reagenti per la ricerca nella diagnostica molecolare. Grazie alle ampie e multifunzionali conoscenze tecniche dei sui ricercatori, Cyanagen supporta i suoi clienti nei loro programmi di ricerca e sviluppo, nei campi della diagnostica e della bioanalitica. 290 291 Coordinamento organizzativo: Camilla Falcioni Promozione: Isabella Albertini info: [email protected] www.cantarlontano.com www.elucevanlestelle.com Con il contributo di: Cyanagen - www.cyanagen.it In collaborazione con Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro Alessandro Carmignani Diplomato in Canto al Conservatorio Cherubini di Firenze e appassionato di musica barocca, ha affiancato, all’emissione tenorile, quella da controtenore recandosi all’estero e a Venezia dove si è perfezionato nella pratica della musica antica. Ha debuttato nel Rinaldo di G.F. Haendel, nel 1991, sotto la direzione di Piero Bellugi e rimane tuttora l’unico controtenore italiano ad aver sostenuto il ruolo di Goffredo nell’opera. Si è esibito nei più prestigiosi teatri di tutto il mondo. Numerosissime anche le esibizioni in Italia. Ha collaborato come solista con importanti direttori d’orchestra quali Massimo De Bernart, Jan LathamKoenig, Donato Renzetti, Alain Guingal, Thomas Hengelbrock, Rinaldo Alessandrini, Nicola Luisotti e con Pedro Memelsdorff per quanto riguarda la musica medievale. Al suo attivo ci sono più di 80 incisioni discografiche (Tactus; Symphonia; Bongiovanni; Cpo; Erato; Opus 111; Astrée-Auvidis; Sarx; Harmonia Mundi France; Stradivarius; Dynamic; Naxos; Virgin) alcune delle quali di prossima commercializzazione. 292 Marco Mencoboni Clavicembalista e organista ha studiato con Umberto Pineschi, Ton Koopman, Jesper Christensen e Gustav Leonhardt. Ha conseguito presso il Conservatorio di Lecce il diploma superiore in Vocalità Rinascimentale con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida di Diego Fratelli. Come solista e direttore del suo complesso Cantar Lontano si esibisce nei più importanti festival nazionali e internazionali. Ha realizzato importanti concerti riadattando l’antica prassi del Cantar Lontano, da lui riportata alla luce nei primi anni ’90, alle situazioni più visionarie ed estreme (ex: Porto di Ancona, 2010, Concerto per cantori e navi). Dal 1999 è direttore artistico del Cantar Lontano Festival. Ha sceneggiato e interpretato il film “Un canto lontano” per la regia di Alberto Momo e con la partecipazione di Toni Servillo (premio corto cortissimo alla Mostra del Cinema di Venezia 2008). Ha fondato e dirige l’etichetta discografica E lucevan le stelle Music per la quale ha prodotto una trentina di dischi dedicati alla musica inedita della sua terra. Dal 2013 è docente all’Accademia Rossiniana di Alberto Zedda presso il Rossini Opera Festival di Pesaro. 293 Casa Falconieri. Viaggio nell’Incisione originale / STAZIONE CENTRALE: da sud a nord Gabriella Locci Dario Piludu Casa Falconieri è un centro di ricerca specializzato nella grafica originale che negli ultimi venticinque anni ha creato numerosi progetti particolari, con istituzioni private, musei, centri di ricerca universitari, festival, fondazioni, scuole di ogni ordine e grado, coinvolgendo centinaia di artisti internazionali. L’ultima creatura è il FIG Festival, un progetto internazionale che nasce in Sardegna, trova la collaborazione del partner spagnolo Arthazi, e si sviluppa attraverso una serie di concetti di innovazione nell’incisione originale, dove la sperimentazione e il concetto stesso d’arte assumono nuove modalità e prospettive con l’idea di un coinvolgimento conseguente all’epoca in cui viviamo che amplia i limiti del concetto di incisione, grazie alle nuove possibilità date dalle nuove tecnologie. La collaborazione aperta durante l’ultimo Festival FIG, con il Museo Guggenheim di Bilbao, ci porta a definire ancora meglio l’importanza della didattica di base e il rapporto scientifico da promuovere fra gli artisti di differenti generazioni. Importante è anche il rapporto con l’Università di Salamanca, che ha prodotto ultimamente una serie di opere tra Sardegna e altri paesi. Con SetUp parliamo di una piattaforma di collaborazione attiva e del nuovo progetto A.P.E. Casa Falconieri apre totalmente la sua ricerca e mette a disposizione gli elementi di programmazione per un futuro di collaborazione totale. 294 Gabriella Locci Dario Piludu Gabriella Locci, nata a Cagliari, dove vive e lavora, nella sua ricerca artistica approfondisce, sperimenta e rinnova sia le tecniche di incisione che quelle di stampa. Dal 1992 al 1997 è stata docente del laboratorio di “Tecniche d’Incisione e Stampa” presso l’Istituto Europeo di Design di Cagliari. Presidente e fondatore di Casa Falconieri. Dal 2006 al 2010 ha rappresentato il Ministero della Cultura italiano nella Fondazione Teatro Lirico di Cagliari. Nel 2011 è artista invitata alla 54a Biennale di Venezia; in tale occasione il museo MAN, a cura dell’allora direttore Cristiana Collu, le dedica una mostra personale di approfondimento. Nel 2012 è artista invitata a Dresda per la rassegna Ostrale Internationale Ausstellung zeitgenšssischer Künste. è fondatore e presidente del Festival Internacional de Grabado F.I.G. di Bilbao. Dario Piludu, nato a Cagliari, arpista, sperimentatore musicale, docente e sperimentatore di nuove tecnologie, si è diplomato in arpa con Teresa Brambilla presso il Conservatorio di Musica G. Pierluigi da Palestrina di Cagliari. Formatosi nell’ambito della struttura classica, sul finire degli anni ‘70, ha spostato la sua attenzione verso tecniche arpistiche di sperimentazione per dirigersi verso una sperimentazione anche di tipo elettronico. Parallelamente alla formazione musicale ha curato quella relativa alle Arti visive. Direttore di Casa Falconieri è fondatore del Festival FIG di Bilbao di cui è direttore artistico. 295 L’ORA BLU Maddalena Bregani A SetUp ArtFair 2015 verrà allestito il set de L’Ora Blu, innovativo format video sulle culture contemporanee, che esplorerà il tema della terza edizione della fiera indipendente dell’arte contemporanea di Bologna: la “Terra”. Sarà un’esperienza in progress che vedrà la messa in onda live delle interviste agli ospiti presenti alla manifestazione. Nello spazio espositivo dedicato al progetto, una postazione di montaggio e una redazione saranno una vivace vetrina di richiamo per artisti, collezionisti, curatori ed esponenti della cultura noti al grande pubblico, il tutto accompagnato dalla proiezione di pillole inedite delle scorse puntate del format e di video d’artista. Il progetto è ideato e coordinato da Maurizio Finotto, regista e docente, con la collaborazione di Filippo Pierpaolo Marino, Davide Ricchiuti, Norma Waltmann e degli studenti del biennio di Comunicazione e Didattica dell’Arte e del triennio di Fotografia, Cinema e Televisione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Rivisitando il format tv Le Notti dell’Angelo, programma Mediaset in onda negli anni ’90, L’Ora Blu si propone di raccontare le culture contemporanee con interviste a personaggi di rilievo che espongono il loro personale punto di vista su un tema guida. Le “cose” e “l’amare”, oggetto delle prime due puntate, sono state commentate da personaggi come, tra gli altri, Marc Augé, Zygmunt Bauman, Alessandro Bergonzoni, Bertozzi & Casoni, Umberto Galimberti, Ivano Marescotti, Franca Valeri e Concita De Gregorio. 296 Maddalena Bregani si occupa di ricerca, produzione culturale e comunicazione. Cura progetti editoriali, espositivi, mutimediali. Dal 1987 al 2000 è stata redattrice e autrice di programmi televisivi culturali, tra cui Fuori Orario (1987-1988) per Raitre, A Tutto volume (1992-1995), L’Angelo (1995) e Le Notti dell’angelo (1996-1988) per Mediaset. È cofondatrice di Multiplicity (2000) con cui ha sviluppato progetti come USE, Uncertain states of Europe (2001) Solid Sea (2002), The Road Map (2003), esposti nel circuito internazionale dell’arte contemporanea. Con ABCM, ha coordinato il progetto di arte partecipata di JR Inside Out, a sostegno dei diritti dei figli di immigrati, in otto comuni italiani e dieci scuole medie della Lombardia (2012-2013). È co-fondatrice di thetomorrow (2014). Maurizio Finotto (Venezia, 1968) Vive e lavora a Bologna. È regista e autore. Ha scritto e realizzato documentari, serie tv, spot, videoclip, cortometraggi e video d’arte e partecipa attivamente a Festival nazionali e internazionali. Ha ideato e realizzato produzioni per Rai, Mediaset, MTV e per la piattaforma satellitare Tele+, Sky Cinema, Discovery Channel. È docente dei corsi “Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo” all’Accademia di Belle Arti di Bologna e dal 2012 del corso “Elementi di Produzione video” all’Accademia di Belle Arti di Roma. 297 Enrico Fornaroli Alessandra Galletta (Padova, 1964) Enrico Fornaroli insegna “Storia del fumetto” e “Storia della stampa e dell’editoria” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, della quale è l’attuale Direttore. Si occupa da anni di mass media e di letteratura per l’infanzia. Responsabile di numerose collane dedicate al fumetto, è consulente editoriale della Panini Comics per la quale ha curato I Classici del Fumetto e I Classici del Fumetto – Serie Oro di Repubblica. Dal 2002 al 2007 è stato docente di “Lavoro editoriale” nel Corso di Laurea in Cultura e stilismo della moda all’Università di Firenze. È autore dei saggi Milton Caniff – Un filmico pennello tra il nero e il merletto, Desideri in forma di nuvole (insieme a Michele Canosa) e ha contribuito a numerosi saggi e cataloghi relativi a fumetto, comunicazione e fiabesco, fra questi Il secolo del fumetto e il catalogo della mostra C’era una volta un re – La fiaba contemporanea. Collabora alle riviste Hamelin, Arte e Dossier e DisegnArte. Dal 2006 cura per la Fondazione Natalino Sapegno la Giornata Mafrica “per la letteratura popolare”. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Milano, è critico d’arte e ha collaborato in qualità di curatore e organizzatore di mostre per alcune gallerie d’arte contemporanea di Milano. Ha inoltre ideato, curato e organizzato personali e collettive di giovani artisti a Venezia, Milano, Roma, Napoli, Tokyo, Amsterdam e New York. Dagli anni Novanta è autore televisivo per Mediaset, Rai 1, Rai 3, Tele+, Skycinema, E! Entertainment Italia, SkyVivo, Mediaset Premium, Discovery Real Time e per case di produzione convenzionate con le reti sia generaliste che satellitari come Filmmaster,Endemol, Cliptelevision e Made di Milano. è autore di produzioni multimediali per webtv e contenuti video per cellulari oltre a progetti speciali come lungometraggi e documentari di approfondimento sociale, artistico e culturale. Partecipa attivamente a conferenze e dibattiti pubblici presso istituzioni italiane ed estere; è membro di giurie e comitati scientifici per premi e borse di studio per giovani artisti italiani e stranieri; è consulente di alcune collezioni e gallerie private. Scrive articoli e testi critici per pubblicazioni specialistiche, cataloghi e riviste d’arte e di comunicazione. 298 299 Antonio Giulio Onofri Marco Senaldi Nato a Roma nel 1959, è regista e autore di trasmissioni televisive dedicate alla cultura e all’arte, come “A tutto volume” (19921995), “L’angelo”(1995), “Le notti dell’angelo” (1996-1998) su Mediaset, e “Onda anomala” (1999) e “Cenerentola” (2000) per la Rai. Dal 2000 in poi firma come videasta in proprio una serie di corti e mediometraggi di argomento artistico e musicale. Nel luglio del 2013 ha pubblicato il romanzo “Lo splendore e la scimmia”. Nella stagione televisiva 2013-14 dirige e conduce per il canale di Sky Classica HD il ciclo di trasmissioni “La classica domanda”. Marco Senaldi è critico e teorico d’arte. Oltre ad aver curato diverse mostre, ha pubblicato saggi fra cui recentemente Doppio Sguardo. Cinema e arte contemporanea, Bompiani, 2008; Definitively Unfinished. Filosofia dell’arte contemporanea, Guerini, 2012; Rapporto confidenziale. Percorsi tra arte e cinema, Mimesis, 2013; Obversione. Media e disidentità, Postmediabooks, 2014. Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero (Festival Filosofia di Modena; MAXXI Roma; Universitatea de Arte, Cluj-Napoca; Université Paris 3; IUAV Venezia, ecc.). Ha collaborato con Il manifesto, Corriere della Sera, Flash Art, Interni, D – la Repubblica delle donne, Artribune; Rai RadioTre, ecc. Negli anni ’90 è stato autore televisivo di programmi sull’arte e la cultura contemporanea per Canale 5, Italia 1, RaiTre. 300 L’Ora Blu - un format video sulle culture contemporanee 301 Fefa Ride - Kinky Di e con Federica Falancia e Rita Deiola a cura di Chiara Canali Dopo la prima tappa parigina del progetto Fefa Ride, ospitato al Palais de Tokyo all’interno della mostra «Flamme éternelle» di Thomas Hirschhorn, e quella torinese presso The Others Fair, Federica Falancia e Rita Deiola presentano la loro ricerca nella sezione Performance di SetUp ArtFair a Bologna, all’interno dell’Area Talk. L’azione a quattro mani, intitolata Fefa Ride - Kinky sarà realizzata in tempo reale dalle artiste, le quali costruiranno una struttura tridimensionale fatta di alluminio e cartone che prosegue e amplifica i materiali dei primi due happening di Parigi e Torino. Parte integrante della scultura saranno infatti tre grandi mandala che ricostruiscono, in misura ridotta, le mappe di Parigi, quella di Torino e, infine, quella di Bologna all’interno della cui trama concentrica e spiraliforme sono compresi i contributi fotografici inviati dalle persone che hanno contribuito in precedenza al rituale partecipativo. Rita Deiola Federica Falancia Performer e terapeuta di danza movimento, ha condotto progetti di ricerca di danza nel piccolo villaggio di Meru in Kenya tra la popolazione Masai, Sumatra e Giava in Indonesia. Nell’ultimo anno sta portando avanti un lavoro autobiografico in video, Spostare il Silenzio, una sorta di favola nera in cui viaggia in diverse parti d’Italia e del mondo con il suo doppio, una bambola da lei costruita. Radicalizza pensieri e azioni nelle arti visive e performative utilizzando contemporaneamente vari mezzi: dalla matita a qualsiasi oggetto di scarto, fino ai software interattivi. Dal 2011 al 2013 è impegnata nel progetto partecipativo in tappe itineranti ItalianMerzBilder, un ready made collettivo, una riflessione partecipativa sui territori, sulla contemporaneità attraverso il dialogo tra pensiero, materia e nuovi media. Dopo il montaggio performativo, l’installazione sarà animata da una videoproiezione di mapping interattivo, costruita sempre secondo la tecnica del ready made, con immagini video e storie fotografiche di contenuto femminile. A questo punto le due artiste entreranno a far parte integrante del corpo dell’istallazione e le loro entità femminili si intrecceranno fisicamente e idealmente agli oggetti reali e alle immagini virtuali. 302 Federica Falancia e Rita Deiola, FEFA RIDE - Kinky, 2014, frame da video 303 IRPINIA CHE GUARDA IL MARE Regista: Nicolangelo Gelormini Direzione artistica: Maria Savarese Artista: Eugenio Gilberti La pellicola di Nicolangelo Gelormini è parte del progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea, promosso dal Comune di Mirabella Eclano e finanziato dalla Regione Campania, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti contemporanee di Napoli, il patrocinio dello IED e la direzione artistica di Maria Savarese. Il documentario, presentato all’inaugurazione della mostra Cosa succede a Rotondi? (maggio 2014) e poi al Museo MADRE di Napoli (settembre), è un affresco della condizione di una delle terre più nascoste d’Italia. Una provincia del Sud divisa tra memoria e futuro che insegue la modernità, sforzandosi di mantenere un contatto con le proprie tradizioni e di prendere le distanze da una pericolosa deriva modernista. è un punto di osservazione atipico e privilegiato da cui scorgere i valori persistenti, ma anche gli errori, l’immobilismo, il potenziale e le possibilità di riscatto di tutto il Paese. All’interno gli interventi degli artisti Eugenio Giliberti, Luigi Mainolfi, Umberto Manzo, Perino e Vele, Lucio e Peppe Perone e di Ciriaco De Mita, Piero Mastroberardino, Andres Neumann, Antonio Pisaniello, Francesco Saponaro. 304 Eugenio Giliberti, masseria Varco-Rotondi, frame tratto da Irpinia che guarda il mare (Nicolangelo Gerolmini, 2014) Nicolangelo Gelormini Nicolangelo Gelormini (1978). Regista italiano diplomato al CSC dopo la laurea in Architettura, inizia come assistente di P. Sorrentino. Esordisce con video musicali, spot (Mediaset), film di architettura (Rai Storia), corti e il cartoon Artigiana. è premiato per gli spot in difesa del diritto d’autore (con Tiziano Ferro, Elisa e i Negramaro). Con il corto Caro Benzina, vince la Serata d’Onore di RaiUno. Il documentario la Casa del Fascio, si aggiudica il premio MediArch e il Premio Gavioli (Rotary). Il corto Reset, in anteprima al Lincoln Center di NYC, vince numerosi premi, tra cui: il Raindance Film Festival (UK), il Premio Daunbailò (Genova Film Festival), il Premio della Critica al Corto Dorico, della Giuria al Linea d’Ombra, Miglior Regia (Aquila Film Fest), il Primo Premio al Young Station Film Festival. Lavora ad altri progetti, tra cui gli interventi filmici del Santa Giovanna dei Macelli di B. Brecht, in scena al Piccolo (Mi) ed allo State Academic Maly di Mosca e inaugura la 55° Biennale di Venezia con il film Contempo. 305 Maria Savarese Maria Savarese, storica dell’arte e curatrice indipendente, già programmista-regista in RAI Educational, dal 1996 ha svolto attività di ricerca con l’Università Federico II di Napoli, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, le strutture campane del MIBAC. Ha curato progetti di cultura contemporanea con enti, fondazioni e gallerie in Italia, Europa ed Asia, tra cui PAN, Madre, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il MAC di Niteroi, Rio de Janeiro e numerosi istituti italiani di cultura. Ha partecipato al Forum Universale delle Culture dell’UNESCO (Messico, Cile). Tra il 2011 ed il 2012 è stata curatrice artistica del PAN (Napoli). Ha fatto parte della giuria del Premio “Arte Laguna”. è direttrice artistica del progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea. Eugenio Giliberti Eugenio Giliberti (Napoli 1954). Esordisce in Evacuare Napoli (1985). Con le superfici monocrome (1987 - 1994) e i seicentottantamilaquattrocento quadratini colorati, mette a punto le fondamenta del suo edificio poetico. La sua traiettoria è documentata in mostre personali e collettive in luoghi prestigiosi dell’arte italiana (dalla galleria Amelio al Museo Pecci ) e in musei e istituzioni stranieri (Centre Intenational d’art Contemporain di Montréal, Kunstverein di Ludwigsburg, Kunsthalle Dusseldorf). Oggi, nel suo studio masseria di Rotondi realizza nuovi cicli di lavoro sul rapporto tra arte e ambiente, inteso in senso naturalistico e in senso antropologico. Tra le ultime personali: Il Senso di Walden, Giacomo Guidi Roma, a cura di Bruno Corà; Bisbigli nelle stanze di Aurelia, palazzo ducale di Martina Franca, a cura di Angela Tecce; l’antologica Ho le mani impegnate sto pensando, Ciac – Castello Colonna di Genazzano, a cura di Claudio Libero Pisano. Andres Neumann, workshop sistema Irpinia per la cultura contemporanea, frame da Irpinia che guarda il mare (Nicolangelo Gerolmini 2014) 306 307 Spazio Arte Fulvio Chimento Spazio Arte si propone di creare negli anni un archivio filmico dedicato agli artisti contemporanei, con opere video nate dalla stretta collaborazione con gli artisti stessi. I documentari sono ideati da Fulvio Chimento (Roma, 1979) e Antonella Malaguti (Modena, 1978), con il contributo del regista William Strali (Bologna 1966) e della fotografa Cristina Panicali (Carpi, 1981). Gli artisti coinvolti nei tre documentari sono Andrea Chiesi, “Limes” (10’,07’’); Franco Guerzoni, “Impossibili restauri” (08’, 57’’); Wainer Vaccari, “Come una cover” (07’, 54’’); per la prima volta i documentari sono stati mostrati al pubblico nel 2013 presso la Galleria civica di Modena. Le riprese vengono realizzate all’interno dello studio dell’artista, luogo privilegiato di creatività. Questo spazio intimo riflette in modo autentico intenzioni e abitudini dei protagonisti, permettendo all’osservatore una vicinanza con l’opera che non può essere paragonata ad altri contesti espositivi. La presenza dell’artista tra le sue carte, oggetti di uso comune e bozzetti, permette di cogliere dettagli nascosti, quanto mai rivelatori del suo stile e della sua personalità. Fulvio Chimento Fulvio Chimento nato a Roma nel 1979, vive e lavora in Emilia. Si interessa alle molteplici forme della comunicazione artistica e alla genesi dei processi creativi, con l’obiettivo di far emergere la problematicità del reale; organizza più di 30 eventi espositivi. Dal 2012 è ideatore della residenza d’artista Italiaoriente, presso l’Ashram Joytinat di Corinaldo (An) e principale referente del progetto video “Spazio Arte”, teso a creare un archivio filmico sugli artisti contemporanei. Dal 2013 collabora in veste di tutor al master di alta formazione sull’immagine contemporanea della Fondazione Fotografia di Modena. Nel 2014 pubblica “Arte italiana del terzo millennio” (Mimesis edizioni, Milano), il volume viene presentato al MART di Rovereto, al Dams di Bologna e in spazi pubblici e privati a Bruxelles, Roma e Milano. 308 309 Cristina Panicali, Ritratti d’artista _ Andrea Chiesi, 2012 Backstage video “Impossibili restauri” _ foto di Cristina Panicali Cristina Panicali, Ritratti d’artista _ Wainer Vaccari, 2012 310 Cristina Panicali, Ritratti d’artista 01_Franco Guerzoni, 2011 311 Programma culturale / Incontro con l’autore 312 313 Arte italiana del terzo millenio Fulvio Chimento: curatore e creativo in ambito culturale Andrea Chiesi: pittore Arte italiana del terzo millennio fornisce uno spaccato sul presente e il futuro della nostra nazione, uno “spazio culturale aperto”, che accoglie personalità, stili e spunti differenti, sul modo di “vivere” e “pensare” i primi anni del nuovo secolo. Analizzare con lucidità il presente infatti, rappresenta da sempre la sfida più complessa per chi tenta di riconoscere i processi culturali, di cui l’arte contemporanea è sicuramente uno degli indici guida: una nuova fioritura in campo artistico passa attraverso un miglioramento complessivo della società in essere e un confronto serrato all’interno (e all’esterno) del mondo culturale italiano. Tra i contributi si segnalano quelli di Gillo Dorfles, Wainer Vaccari, Renato Barilli, Enzo Cannaviello, Emilio Isgrò, Andrea Chiesi, Franco Guerzoni, Walter Niedermayr, Nico Vascellari, Davide La Rocca, Umberto Chiodi, Chiara Pergola; i direttori del Mart (Rovereto), del Castello di Rivoli (Torino), della Galleria civica (Modena); alcuni docenti delle più prestigiose università italiane; i responsabili di importanti gallerie d’arte di Roma e Napoli; i direttori di riviste d’arte di settore. Fulvio Chimento Fulvio Chimento nasce a Roma nel 1979. Nel 2010 cura la VII edizione di Gemine:Muse per il Comune di Modena e il Premio Starting Point (Museo Carlo Zauli, Faenza) per l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Nel 2012 è ideatore di “Spazio Arte”, progetto mirato a creare un archivio filmico degli artisti contemporanei. Dal 2013 collabora con la Fondazione Fotografia Cassa di Risparmio di Modena. Nel 2014 ha curato: DADO. Sinopie di un writer, Musée de l’OHM (all’interno del Museo Medioevale di Bologna); Glorya P. – Dispsositivo di visibilità, Galleria Art Ekyp, in occasione del Festivalfilosofia di Modena; Quadreria, personale di Davide La Rocca, Galleria Guidi&Shoen, Genova. Nello stesso anno pubblica Arte italiana del terzo millennio (Mimesis, Milano – 2014). 314 Roberto Milani: coordinatore C.R.A Bandecchi & Vivaldi: editore Christian Balzano: artista Giovanni Maranghi: artista Il C.R.A. (Centro Raccolta Arte) nasce a San Miniato (Pisa), come associazione culturale nel 2013 con lo scopo e il fine di creare una biblioteca tematica che raccolga testimonianze editoriali inerenti l’arte moderna, contemporanea e futura. Nata per il volere dei tre soci fondatori, Filippo Lotti, Claudia Lovato e Roberto Milani, tutti professionisti del settore con una esperienza pluriennale nel mondo dell’arte, è stata pensata come un “luogo/non luogo” dove poter far conoscere, conservare e condividere il sapere dell’Arte del XX e XXI secolo, dai grandi Maestri fino alle giovani forze espressive. Con un “tesoretto” di circa 5000 pubblicazioni fra riviste, cataloghi e monografie, linfa vitale del mondo dell’arte, messo a disposizione di chiunque voglia usufruirne, presso la nostra sede in Toscana, ha assunto, nel breve tempo di vita trascorso dalla data di fondazione ad oggi, un vero e proprio ruolo primario nella promozione e divulgazione della conoscenza dell’arte stessa. Attraverso la collaborazione con editori, promotori e gallerie. Promotrice essa stessa di eventi e contestualmente partner in molte iniziative, sia pubbliche che private, è diventata un punto di riferimento per molti studiosi, critici e artisti. L’ambizione, oltre a quella di far crescere il numero delle pubblicazioni presenti nel nostro archivio, per arricchire e rendere sempre più completa la nostra biblioteca, è quella di diventare in breve tempo anche un punto di riferimento per i tecnici del settore. Una sorta di Hard-Disk sempre a disposizione di chiunque. A questo proposito è necessaria una presenza sempre più capillare su tutto il territorio del mondo dell’arte, ecco perché abbiamo scelto SetUp come vetrina per uscire pubblicamente. 315 In Itinere. Arte contemporanea in trasformazione Martina Liverani: fondatrice di Dispensa Dispensa, bookzine fondata da Martina Liverani, è un progetto delizioso e controcorrente perché autonomo e indipendente, che in epoca 2.0 vuole recuperare la carta – la copertina è addirittura prodotta con gli scarti alimentari. Grazie alla bellezza tattile ed estetica di un prodotto editoriale antico, vuole regalare al lettore il tempo giusto da dedicare alle cose belle. Su Dispensa non ci sono ricette, recensioni o apologie di chef (per questo c’è Internet!) ma solo storie raccontate con parole di stile e formidabili immagini. Dispensa è cibo narrato. Martina Liverani Martina Liverani, giornalista e scrittrice, collabora con le principali testate italiane di food e lifestyle. A settembre 2013 ha fondato Dispensa, la prima bookzine italiana di cibo narrato attraverso le storie di Generi Alimentari e Generi Umani. Raffaele Quattrone: sociologo e curatore di arte contemporanea Massimo Marchetti: critico d’arte In itinere. Arte contemporanea in trasformazione è un viaggio dal punto di vista sociologico alla scoperta del mondo artistico contemporaneo attraverso le sue principali modifiche e le opere di alcuni tra i suoi principali esponenti. Partendo dallo studio dell’arte nella sociologia contemporanea e recuperando in particolare il patrimonio culturale del sociologo francese Pierre Bourdieu, Raffaele Quattrone racconta il successo degli artisti-imprenditori, l’ampliamento della “cittadinanza artistica”, la modifica del ruolo del museo, il ritorno dei mecenati privati, le contaminazioni artistiche, ecc. Nonostante l’approccio internazionale, il racconto e le ricerche ci riportano continuamente al contesto italiano illustrandone i principali cambiamenti. L’analisi è completata da una conversazione con il noto artista cinese Wang Qingsong e un’attenta ricerca iconografica (con oltre 80 immagini a colori) a testimonianza del variegato e multiforme mondo dell’arte contemporanea. Il testo è introdotto da una nota dell’editore, Carmine Mario Muliere, e da un testo di Michelangelo Pistoletto. In copertina opere di Kepa Garraza e Alessandro Moreschini. Raffaele Quattrone Raffaele Quattrone nato nel 1974, vive e lavora a Bologna dove è presidente del Dipartimento Emilia Romagna dell’Associazione Nazionale Sociologi. Ha studiato sociologia presso le Università di Urbino e Firenze dove si è specializzato in sociologia dell’arte contemporanea e da diversi anni, operando come curatore di arte contemporanea, ha organizzato mostre ed eventi in luoghi pubblici e privati, istituzionali e non istituzionali. Collabora con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in relazione ai progetti Terzo Paradiso / re-birth day e Love Difference – Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea. Scrive per le riviste internazionali Equipèco e Wall Street International Magazine. 316 317 La Tercera Orilla Arte Cubana Contemporanea Eleonora Battiston: Critica d’arte e curatrice, direttrice artistica della Kir Royal Gallery di Valencia e curatrice della mostra/catalogo La Tercera OrillaArte Cubana Contemporanea Il libro e l’esposizione La Tercera Orilla, nati da un’idea della galleria spagnola Kir Royal in collaborazione con l’università Politecnica di Valencia, presentano il lavoro di 14 artisti cubani. Attraverso gli ampi testi critici si è tentato di illustrare un percorso artistico che va dagli anni Ottanta, definiti il “Rinascimento Cubano” per il proliferare delle arti; passando attraverso gli anni Novanta caratterizzati dalle misure restrittive dell’isola e dalla “diaspora” di alcuni artisti divenuti poi internazionalmente noti; fino ad arrivare alle molteplici esperienze dei giorni nostri. In un’isola in cui geograficamente, per la sua forma allungata ed orizzontale, esistono soltanto due rive (orillas), la nord e la sud - punti cardinali che dividono spesso il mondo a metà - si cerca di individuare una terza riva (la tercera orilla), intesa come visione ed interpretazione alternativa di una scena artistica che a sua volta spinge i propri orizzonti e possibilità a quarte, quinte ed ennesime rive. Guibert Rosales Abreu Artista e curatore, laureato all’Istituto Superiore Pedagogico “Enrique José Varona” e all’Accademia San Alejandro, ha realizzato un Master presso l’Università Politecnica di Valenza nel 2013. Rafael Acosta Arriba Critico d’arte, saggista e ricercatore. Dottore in Scienze lavora come ricercatore titolare nel Instituto de Investigación Cultural Juan Marinello ed è professore titolare dell’ISA e della Facoltà di Storia dell’Arte dell’Università dell’Avana. Ricardo Forriols Professore di “Storia e Teoria dell’Arte”. Dottore in Belle Arti con un Master in Museologia presso la Università Politecnica di Valencia. Nelson Herrera Ysla Critico d’arte, curatore e poeta, co-fondatore del Centro d’Arte Contemporanea Wilfredo Lam e della Biennale de La Habana, dove ha lavorato come vicedirettore fino al 1999. Dal 2001 lavora come principale specialista e curatore in entrambe le istituzioni. Eleonora Battiston è critica d’arte e curatrice. Ha vissuto per svariati anni a Pechino lavorando come curatrice e pubblicando diversi libri ed articoli. Dal 2012 vive in Spagna e conduce ricerche sull’arte dell’America Latina. 318 Massimo Tonietti: Direttore Serena Vanzaghi: Caporedattore Andrea Angeloni: Responsabile progetto web Alessandra De Bianchi: Responsabile editing Dall’esperienza di i.OVO Arte e cultura contemporanea - testata nata nel 2009 a Firenze da un’idea di Massimo Tonietti – nasce nel Gennaio 2015 una nuova piattaforma, MEMECULT – Contagi contemporanei, la deriva delle idee, diretta evoluzione di un progetto editoriale che, già in cammino dalla dimensione regionale a quella nazionale, si fa ancora più ampio e ambizioso. MEMECULT tratta di cultura contemporanea in senso virale e trasversale, con l’obiettivo di indagare i molteplici aspetti che caratterizzano il nostro presente e che popolano gli immaginari della generazione millennial. Nuove rubriche e nuovi contenuti sono a disposizione del lettore in cerca di informazioni e curiosità sul contemporaneo, approfondimenti cultu(vi)rali in grado di fare della contemporaneità una reale dimensione di scoperta e condivisione. MEME TOPICS, Immaginari condivisi MEME MOODBOARD, Umori del contemporaneo MEME PILLS, Pillole del millennio MEME ROSA, L’enigma del femminile MEME FOOD, Cultura e cibarie E ancora MEME MORE & MEME MUCH MORE con contributi costantemente aggiornati su Arte, Fotografia, Moda, Design, Musica, Cinema, Teatro, Letteratura. 319 Obversione Marco Senaldi: critico e teorico d’arte Maurizio Finotto: regista e autore, docente dei corsi “Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo” all’Accademia di Belle Arti di Bologna e del corso “Elementi di Produzione video” all’Accademia di Belle Arti di Roma. Massimo Tonietti: dopo gli studi in Comunicazione ha diretto per 5 anni la testata i.OVO arte e cultura contemporanea. Specializzato in social media strategies, guida un’agenzia di Advertising. Serena Vanzaghi: nata a Milano nel 1984. Dopo gli studi in Storia dell’Arte, frequenta un biennio specialistico incentrato sulla promozione e l’organizzazione per l’arte contemporanea. Dal 2011 si occupa di comunicazione e progettazione in ambito artistico e culturale. Andrea Angeloni: laureato in Comunicazione presso l’Università degli Studi di Siena si occupa di grafica, siti web e nuovi media. Alessandra De Bianchi: nata a Genova nel 1984, fiorentina d’adozione. Dopo la Laurea Magistrale in Filosofia, indirizzo Teoretico-Estetico, ha collaborato con gallerie d’arte, case editrici e uffici stampa. Collaboratrice storica della redazione di i.OVO arte e cultura contemporanea e di Memecult. 320 Il mondo in cui tutto si capovolge e in cui ogni cosa è se stessa e, insieme, il suo contrario, questa specie di strano inferno senza speranza di redenzione, è l’era contemporanea. Non si tratta più solo del predominio dei media nella vita quotidiana o dell’invadenza dei simulacri, ma di una dialettica che ci sospinge verso le immagini per trovare noi stessi, e che ci riporta alla nostra insopportabile realtà proprio quando credevamo di essercene sbarazzati. Vero e falso, bello e brutto, giusto e ingiusto, io e non io, arte e non-arte, e infine essere e non essere – tutti questi opposti che si oppongono ciascuno in sé a se stesso, contengono al loro interno una contraddizione che è la regola logica e ontologica, ma anche psicologica e politica, del nostro tempo. Questa regola da oggi ha un nome: Obversione. Obversione è un “saggio illustrato” dalle immagini del cinema, dell’arte contemporanea e della realtà, nel tentativo di delineare il ritratto nascosto dell’inesistenzialismo contemporaneo. Marco Senaldi Marco Senaldi, critico e teorico d’arte, ha insegnato cinema e arti visive in varie università. Ha pubblicato vari saggi tra cui Enjoy! Il godimento estetico, Meltemi, 2003 (20072); Van Gogh a Hollywood. La leggenda cinematografica dell’artista, Meltemi, 2004; Doppio sguardo. Cinema e arte contemporanea, Bompiani, 2008; Arte e Televisione. Da Andy Warhol a Grande Fratello, Postmedia, 2009; Definitively Unfinished. Filosofia dell’arte contemporanea, Guerini, Milano 2012; Rapporto confidenziale. Percorsi tra cinema e arti visive, Mimesis, Milano 2013. Ha curato mostre come Cover Theory. L’arte contemporanea come re-interpretazione (2003); Il marmo e la celluloide. Arte e visioni cinematografiche (2006); Athos Ongaro. Abracadabra (2011); Fuori Fuoco (2012). Scrive per Flash Art e Artribune; suoi interventi sono apparsi su quotidiani, riviste e in rete. 321 Parma Street View Chiara Canali: critico d’arte e curatore indipendente Federica Bianconi: architetto, curatore e critico d’arte Parma Street View è la prima edizione di un Festival di Street Art e Urban Art volto alla riqualificazione estetica di spazi e muri della città. Dal 19 al 21 settembre 2014, in concomitanza con le giornate in cui si celebrava la 31a edizione delle Giornate Europee del Patrimonio, Parma Street View ha visto al lavoro una decina di street artists riconosciuti sulla scena artistica italiana e di giovani artisti attivi nel territorio della Provincia di Parma che hanno partecipato assieme, ognuno con le proprie specificità tecniche e stilistiche, alla realizzazione di un murales collettivo di oltre 250 mq dedicato al tema delle barricate del 1922 e appositamente studiato per le dodici campate del muro di cinta del Liceo Linguistico G. Marconi. Le barricate, riproposte nei soggetti dei giovani street artists (Alessandro Canu, Chomp, Dildo Society, Grozni, Mha Corre Fra gli Alberi, P54, PsikoPatik), sono barricate contemporanee, costituite da mobili, armadi, tavoli, sedie, letti, materassi, barili, botti, elettrodomestici, che permangono come simbolo di una forte volontà di cambiamento sociale, politico e culturale. Chiara Canali è critico d’arte, giornalista e curatore indipendente. Ideatrice e promotrice di eventi e iniziative dedicate alle nuove tendenze dell’arte contemporanea, è talent scout di giovani artisti. Nel 2010 ha curato la seconda edizione della Biennale di Scultura della Val Gardena mentre nel 2013 ha collaborato come curatore della manifestazione BRERART, la Settimana dell’Arte Contemporanea a Milano. In questi ultimi anni si è occupata di ricerche sulla Street Art e l’Urban Art, collaborando alla mostra Street Art Sweet Art, al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (2007, catalogo Skira). Inoltre ha curato il progetto site-specific Sold-Out Urban Art & Recycling Style (2008, catalogo Silvana Editore) e la rassegna Lecco Street View (2012, catalogo Silvana Editore). Scrive correntemente per la rivista Espoarte. 322 323 Federica Bianconi è architetto, curatore e critico d’arte. In qualità di curatrice indipendente ha ideato e curato mostre personali e collettive. Tra i progetti curatoriali realizzati: Dream Room Project, presso Palazzo Dalla Rosa Prati, Parma; Re-Produ©tion presso Trevisan & Cuonzo, Parma/Milano; No place like home presso la Galleria Mazzocchi - Associazione Culturale Remo Gaibazzi, Parma e La Stanza delle Vergini Suicide presso FlashArtFair, Milano. Scrive per le riviste Artribune, Impackt e Kultmagazine. Resilienza italiana. Dialoghi e riflessioni Francesca Bonan: Planitars Founder Niccolò Bonechi: art curator Chiara Canali: art curator Nicola Maggi: giornalista e fondatore di Collezione da Tiffany Planitars è la nuova piattaforma per l’acquisto e la vendita online di opere d’arte di artisti emergenti italiani. Gli obiettivi principali di Planitars sono la valorizzazione dell’arte italiana, la promozione e la scoperta dei giovani artisti, l’internazionalizzazione e la trasparenza del mercato. Planitars offre una scelta di artisti rigidamente selezionati sulla base del curriculum e della qualità della ricerca artistica, a partire dalle risposte a una call o da un invito diretto. Pittura, fotografia, incisione, disegno, scultura e installazione sono le categorie delle opere offerte da Planitars, in un range di prezzi dai 300 ai 5.000 euro circa, proponendo arte originale a prezzi accessibili con nessun rischio d’investimento. Planitars crea inoltre un network di artisti e curatori del sistema dell’arte contemporanea, collezionisti e appassionati. I curatori sono, infatti, invitati a creare collezioni d’arte online a partire dalle opere pubblicate dagli artisti su www.planitars.com Francesca Bonan Francesca Bonan è consulente in mercato dell’arte contemporanea. Fresca di un corso in “Finance and Art Market” al Sotheby’s Institute of Art di Londra con Anders Petterson, fondatore di ArtTactic, intraprende la via dell’imprenditorialità come fondatrice della startup Planitars. Laureata in Economia e gestione delle arti e delle attività culturali alla Ca’ Foscari, proviene da importanti esperienze professionali in galleria d’arte, nell’allestimento, nell’organizzazione di mostre ed eventi, in comunicazione e web marketing. Scrive le recensioni sulle Italian Sales per Collezione da Tiffany. 324 Ilaria Bignotti: storico dell’arte e curatore indipendente. Francesco Arecco: artista, avvocato, naturalista. Sonia Cantoni: Genio rurale, ambientalista. Resilienza italiana. Dialoghi e riflessioni è il titolo del primo libro dedicato al Movimento di arte e cultura Resilienza italiana, a cura di Ilaria Bignotti, Francesco Arecco, Giacomo D. Ghidelli e Matteo M. Reale, edito da Mimesis Edizioni, nella Collana Resilienze. Il libro, frutto di un lungo e approfondito lavoro di dialogo tra i curatori e professionisti, intellettuali, artisti si compone di due parti: la prima, dedicata a una serie di saggi firmati dai curatori, e finalizzata a inquadrare il tema della resilienza come movimento e linguaggio artistico, culturale, letterario e filosofico. La seconda parte del libro è dedicata a dialoghi e riflessioni raccolti nel corso di sei mesi che vedono coinvolti circa quaranta autori, tra gli altri: Elio Grazioli, Alessandro Guerriero, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Giuseppina Panza Di Biumo, Andrea Pinotti, Alessandra Pioselli, Michelangelo Pistoletto, Giuliano Scabia, Giuseppe Spagnulo. Francesco Arecco Ho studiato Giurisprudenza, Scienze Naturali ed Arte, ed ora esercito le tre professioni. Vivo e lavoro a Bosio (AL), Milano e dappertutto. Nel 2013 ho ideato con Ilaria Bignotti il Movimento di Resilienza italiana. Ilaria Bignotti Il mio percorso di studi si confronta con l’attività curatoriale con la pratica della scrittura. Sono dottore di ricerca in Teorie e Storia delle Arti all’Università Iuav di Venezia con una tesi dedicata a Paolo Scheggi e proseguo tale indagine presso l’Associazione Paolo Scheggi, Milano, dove sono incaricata della ricerca scientifica e dell’archivio; sono docente a contratto all’Accademia di Belle Arti “SantaGiulia” di Brescia; sono curatore della Galleria IAGA International Art Gallery Angels a Cluj-Napoca, Romania; mi occupo attivamente di scouting di giovani artisti, italiani ed internazionali. Sono nel Comitato scientifico di MoRE Museum e collaboro attivamente con musei, istituzioni e fondazioni. Sonia Cantoni Genio Rurale. Ambientalista. Dopo trent’anni di attività nel settore, è Consigliera con Delega all’Ambiente della Fondazione Cariplo. 325 Scrivere di writing Giada Pellicari: curatrice d’arte contemporanea e autrice del libro Scrivere di Writing. Federica Zabarri: Direttore Artistico/curatore Ass. Yoruba Cos’è il Writing? Come si rapporta il writer con lo spazio urbano e l’architettura? Perché i graffiti si possono definire come segni calligrafici dotati di una natura gestuale? Per quale motivo parlare di arte pubblica è improprio? Quali sono gli errori delle istituzioni? Che cambiamento hanno apportato la fotografia, il video, YouTube e i nuovi media nel fare i graffiti? Questo libro intende dare alcuni punti di riferimento e strumenti di analisi al lettore con il fine di porre dei quesiti ma anche di provare a far comprendere il Writing, collocandosi come un contenitore di riflessioni teoriche e note a margine attorno ad esso. è un testo che va visto come una raccolta delle ricerche compiute sul mondo dei graffiti da parte dell’autrice negli ultimi cinque anni, un percorso realizzato attraverso studi sul campo, analisi bibliografica, interviste ai protagonisti e progetti curatoriali. Giada Pellicari Giada Pellicari nasce a Padova nel 1987. è una curatrice d’arte contemporanea che ha indirizzato la sua pratica curatoriale e critica verso gli ambiti del Writing e della Street Art, dell’arte pubblica e dei New Media. è Editor in Chief di Street Art Attack dal 2012 e autrice del libro Scrivere di Writing | Note sul mondo dei Graffiti (Cleup, 2014). è stata curatrice in residenza per un anno alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2013/2014); teaching assistant di un corso della SMFA di Boston in partnership con l’Università IUAV di Venezia (2013); relatrice al convegno internazionale Lisbon Street Art and Urban Creativity International Conference organizzato dall’Università di Lisbona (2014); in giuria al Premio Cosua, concorso di videoarte (2014). Ha all’attivo testi e pubblicazioni. 326 Sulla fotografia e oltre Enrico Gusella: critico e storico delle arti Valerio Dehò: critico d’arte e curatore Un viaggio coinvolgente dentro l’immagine fotografica, la storia e i suoi protagonisti: i fotografi. è questo, ma molto altro ancora, il libro “Sulla fotografia e oltre” di Enrico Gusella, pubblicato da Allemandi & C. nella collana “I Testimoni dell’Arte”. Gusella nel suo volume, struttura e raccoglie una serie di suoi saggi e recensioni su autori, tendenze, mostre, collezioni e eventi secondo un percorso che ha caratterizzato la scena della fotografia italiana in un album di istantanee professionali, dentro il quale esplora la vita e l’opera di alcuni tra i fotografi che hanno contraddistinto la scena fotografica nel nostro tempo. Gusella, nella sua analisi, scandaglia discipline e generi a cui questi creativi sono legati, fornendoci una panoramica approfondita sia della loro poetica che del loro modo di intendere il mezzo fotografico. L’intento è quello di delineare una sorta di geografia della narrazione fotografica per approfondire le visioni più interessanti di quegli interpreti del reale che hanno rappresentato attraverso la fotografia e con il loro sguardo le realtà contemporanee. L’ampia analisi dell’autore si articola in sette capitoli, ognuno dei quali comprende una serie di saggi dedicati a fotografi di fama internazionale:”Paesaggi”,”Astraz ioni”, “Corpi”,”Reportage”; a conclusione dell’ampio excursus, due capitoli affrontano le ricerche specifiche sui rapporti tra testo e immagine e sul tema del collezionismo. 327 Enrico Gusella. Si laurea in DAMS all’Università degli Studi di Bologna. Critico e storico delle arti, è curatore e ideatore di mostre. è stato professore a contratto per l’insegnamento di “Storia della Fotografia e delle Arti Visive” all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dai primi anni Novanta a oggi ha curato oltre 250 mostre fotografiche, tra cui Mimmo Jodice; Vittorio Storaro; Eugene Smith; Tina Modotti; Gianni Berengo Gardin; Mario Giacomelli; Wim Wenders; Andrej Tarkovskij; Giovanni Chiaramonte; Mario Schifano; Roman Signer; Passaggi a Nord Est; Buby Durini for Joseph Beuys; Albert Steiner; Dieci fotografi d’oro, Douglas Kirkland. Portraits; Ricordando Krzysztof Kieslowski. Si occupa di estetiche, storia dell’architettura e poetiche del paesaggio. Giornalista-pubblicista, già collaboratore dei quotidiani “Il Sole 24 Ore”, “La Repubblica – redazione di Napoli”, “L’Adige”. Collabora alle pagine culturali de “Il Giornale di Vicenza”. 328 INDICE ARTISTI 2501 128 30 anni di cartoni animati per la RaiTV. Disegni e rodovetri 84 A.A.V.V.-Anonimo 144 Abbreccia, Fabio 76 Alfano, Giovanni 160 Alpigiano, Francesco 72 Altieri, Pasquale 36 Andreoli, Alice 160 Angelucci, Paolo 160 Angulo, Rafa 72 Antonello Ghezzi 112 Antonioni, Martina 88 Apollonio, Mariela 120 Arteagoitia, David 56 Attaniese, Michele 160 Attruia, Matteo 242 Bafefit 100 Bambi Kramer 128 Barzaghi, Andrea 108 Bastante, Gil Gijon 120 Bayona, Fernando 120 Beaufort, Lucas 124 Bertaglia, Elisa 124 Bertellotti, Nicola 92 Bettinelli, Alberto 104 Bignardi, Secondo 84 Bini, Paolo 160 Bisotti, Laura 108 Bolognesi, Alessio 160 Bolognesi, Marco 192 Bonora, Giulia 160 Bramati, Simona 148, 278 Branca, Gennaro 160 Brusia, Danilo 160 Busci, Alessandro 88 Calon, Sigrid 152 Camillieri, Angelo 144 Campani, Paul 84 Capo, Massimiliano 36 Carbone, Mario 144 Carmignani, Alessandro 286 Caselli, Chiara 36 Casolari, Francesco 60 Cassanelli, Giulio 52 Catalli, Daniele 132 Cera Rosco, Tiziana 280 Cerasi, Bruno 40 Chavar, Hernàn 40 Chiodi, Gianluca 88 Chun Shih, Hising 108 Ciammitti, Anna 170 Cinque, Mary 160 Clerici, Federica 104 Coda Zabetta, Roberto 246 Colciago, Nicolò 104 Comensoli, Stefano 104 Coni, Roberta 76, 88 Costantini, Gianluca 100 Criquet, Franky 96 D’Amico, Tano 144 Dartizio, Eracle 104,124 De Flers, Paul 108 De Giovanni, Massimo 36 De Girolamo, Alessio 108 de Lastens, Manon 136 De Maria, Guido 84 Deiola, Rita 297 Del Brenna, Giovanni 144 Della Porta, Veronica 144 Di Bonaventura, Iolanda 40 Di Noto, Giorgio 144 Dissenso Cognitivo 100, 128 Donini, Giorgio 148, 282 Dubbini, Rocco 148 Dzama, Marcel 172 El Asmar, Elena 108 Ericailcane 172 Falancia, Federica 297 Fattori, Michele 197 Ferrante, Mario 80 Ferreri, Francesca 152 Fiorella, Raffaele 48 Fontana, Fabrizio 48 Forbici, Jernej 36 Foto Marvellini 60 Frangione, Vito 36 Frattini, Vincenzo 160 Fumagalli, Giulia 104 GEC+BR1 60 Geun Park, Hyung 136 Giannetti, Gianmaria 48 Giliberti, Eugenio 301 Gilli, Luca 156, 190 Giovagnoli, Gilberto 172 Girardi, Daniele 108 Giurato, Alfio 88 Gonzales, Luis Israel 116 Graham, James P 36 Greco, Leonardo 156 Grimaldi, Marco 36 Grinberg, Zoran 96 Hoch, A. M. Amy 166 IOCOSE 182 Isola&Norzi 108 Iudice, Giovanni 88 Jukuki 40 La Skarrozzata 186 Lamberti, Lucia 160 Lardschneidert, Ivan 92 Lattanzio, Micaela 36 Locci, Gabriella 72, 289 Loschi, Paolo 48 Maggi, Monica 40 Maio, Alessandra 60 Malossi, Alessandro 168 Mantegazza, Marcello 36 Manzella, Marco 92 Marioconti, Andrea 88 Marotta&Russo 248 MasauR 56 Masciuolo, Salvatore 48 Mearelli, Elisa 60 Mencoboni, Marco 287 Migliorini, Constantin 80 Milani, Luigi 96 Mitolo, Ezia 48 Montaruli, Roberta 160 Montin, Oriella 156 Moscariello, Luca 68 NeSpoon 128 Nicoletti, Gianmarco 136 Novello, Mattia 250 Operazione Arcevia 198 Opiemme 60, 128 OTE Le Saracinesche, 178 Pace, Marco 64 Padroni, Luca 36 Paglia, Francesco 180 Paladino, Simona 108 Panareo, Gianluca 148, 279 Panem et Circenses 115 Pascaniuc, Lia 140 Pasquini, Stefano 160 Pensa, Norman Douglas 52 Percossi, Eugenio 36 Pettibon, Raymond 172 Piana, Gigi 136 Piersanti, Massimo 144 Pignotti, Giorgio 80, 160 Pigozzi, Guido 76 Piier 200 Piludu, Dario 289 Pinzari, Francesca Romana 281 Pistone, Gio 100 Puglisi, Lorenzo 188 Pushkarova, Nia 36 Puzzu, Roberto 72 Raccanello, Lavinia 104 Ramirez, Ramon 116 Raul 44 Reggioli, Alessandro 92 Resilienza Italiana 202 Riniolo, Filippo 148 Salòmon 116 Santoro, Salvatore 144 Schiavelli, Maria Lucrezia 194, 228 Schifano, Mario 144 Scilleri, Emanuele 52 Silvestrini Garcia, Roberto 56 Simone, Laura 52 Spagno, Jolanda 48 Spazienne 104 Spiga, Andrea 72 Splidsboel, Jannik 36 Starkenburg, Wim 152 Strafella, Antonio 48 Sughi, Mario 100 Sulli, Gloria 40 Talentino, Elisa 132 Toccafondo, Gianluigi 84 TTozoi 108 Turlo, Malgosia 96 Uno 128 Vicente, Paz 56 Viviani, Andrea 96 wonderingstars 115 Yotova, Galia 36 Zino 160 NOTE NOTE Vi aspettiamo alla quarta edizione di SetUp gennaio 2016 www.setupcontemporaryart.com Finito di stampare nel mese di gennaio 2015 presso Modulgrafica Forlivese, Forlì, per conto di Agenzia NFC di Amedeo Bartolini & C. sas - www.agenzianfc.com