Incontro con l`autore

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Incontro con l`autore
SETUP ART s.r.l.
via Gandino 3
40137 Bologna
[email protected]
www.setupcontemporaryart.com
Location
Autostazione di Bologna
Piazzale XX Settembre 6
40128 Bologna
Presidente
Simona Gavioli
Direttore Creativo
Alice Zannoni
Project Manager
Maria Letizia Tega
VIP Relations & Fair Office
Giulia Giliberti
Giovanni Saputo
Assistenti di Direzione
Matteo Cambuli
Michela Cesta
Michele Luccioletti
Comitato Scientifico
Francesco Amante
Anna Silvia Barrilà
Fulvio Chimento
Comunication & Event Planner
Irene Bordoni
Assistenti al progetto
Tommaso Pagani
Isabella Giorgio
Segreteria Organizzativa
Roberta Filippi
Ufficio Stampa
Culturalia di Norma Waltmann
Graphic design
Emanuele Bruscoli, Agenzia NFC
Catalogo edito da
Agenzia NFC
di Amedeo Bartolini & C. sas
ISBN: 9788867260492
© 2015 - SETUP ART S.R.L.
© 2015 - Agenzia NFC
Tutti i diritti sono riservati. è vietata la
riproduzione anche parziale dell’opera, in
ogni sua forma e con ogni mezzo, inclusa la
fotocopia, la registrazione e il trattamento informatico, senza l’autorizzazione del
possessore dei diritti.
Partner istituzionale
Partner tecnico
Media Partner
Press Office
Segreteria organizzativa
Partner
Responsabilità sociale
UNA PASSEGGIATA PER PROVARE LA DISABILITÀ
Network
SER DATA
Solution Expert
RINGRAZIAMENTI
Alberto Ronchi
Alessandro
Bergonzoni
Gianfranco
Maraniello
Giorgia Boldrini
Alessia Zannoni
Giorgia Popermhem
Alessio Bartolucci
Giorgio Gavioli
Amedeo Bartolini
Giovanna Gavioli
Andrea Magelli
Giovanni Gaggia
Antonella Venturi
Giovanni Saputo
Barbara Cuniberti
Guido De Carolis
Beatrice Calia
Il Presidente di
Autostazione
Andrea Leonardi
Benedetta Cucci
Carla Lintas
Michela Cesta
Michele Luccioletti
Mila Sbrugnera
Milena Naldi
Monica Gaggi e
Marco A&G
Nicola, Placido,
Ettore e tutto lo
staff di DoK
Nonna Zita
Norma Waltmann
Paola Naldi
Carlotta Ventura
Il team di The
Others
Clara Carta
Irene Bordoni
Rafaela Maria
Tortello e Dani
Daniele Mulas
Isabella Giorgio
Renato e il suo staff
David Metz
Riccardo Rodolfi
Davide Da Pieve
Ivana Seghi e
tutto il team di
Autostazione
Elena Fumarola
Luca Malpini
Elisa Sabattini
Lucrezia Giovanardi
Emiliano Minoccheri
Marco Tina
Fabio Degli Esposti
Maria Letizia Tega
Silvia Evangelisti
Fabio Galli
Mario Ciammitti e
Laila
Silvia Raschi
Tommaso Pagani
Marta Lo Preiato
Fernando Pellerano
Valentina Marchesini
Martina Di Toro
Francesca Blesio
Viviana Porru
Martina Liverani
Francesca Prandelli
Walter Tega
Massimo Treggia
Gaia Brigida per
Coup Theatre
Yvhonne Lacroix
Matteo Lepore
Federica Licata
D’Andrea
Paolo Degli Esposti
Rita Finzi
Sara Roversi
Silvana Montagna
Silvano Mirri
Sommario
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Perché SetUp
Perché SetUp
La nostra intuizione non era sbagliata ma, in tutta onestà, se
siamo riuscite in questa “impresa” è anche grazie a tutti coloro
che hanno creduto in SetUp fin dal primo anno.
Simona Gavioli, Presidente SetUp Art Fair
Alice Zannoni, Direttore SetUp Art Fair
Dall’inizio di questa esperienza a oggi l’unica cosa ad essere
cambiata è la consapevolezza e il senso di responsabilità verso
la realizzazione di una cosa che sembra distante e astratta ma
che in realtà è lì: si chiama FUTURO. Noi ci crediamo, con
grande entusiasmo, sempre di più.
Le motivazioni e la spinta che tre anni fa ci hanno fatto pensare a SetUp Art Fair non sono cambiate. Credevamo che
fosse necessario impegnarsi per provare a cambiare il sistema
dell’arte, credevamo che fosse doveroso predisporre le basi
per il cambiamento, sentivamo l’esigenza di fare un’operazione che tecnicamente si definisce ”setup”. Ci abbiamo creduto,
abbiamo perseguito l’idea e il sogno fino a farlo diventare una
realtà con tenacia, passione ed entusiasmo che sono state, e
sono, le parole chiave di questa avventura.
Dalla prima edizione, nel 2013, ad ora, SetUp ha dimostrato
la forza e il valore del coraggio nell’affrontare le sfide che apparentemente sembrano impossibili facendo un’inversione
di segno: in un momento storico in cui la tendenza è il segno
“meno” abbiamo visto in questo vuoto paralizzante la genesi
della possibilità, abbiamo scommesso in questa difficile condizione di crisi (non solo economica ma anche di fiducia verso
le realtà emergenti) convinte che proprio lì ci fosse da scovare
la formula dell’opportunità.
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Perché SetUp
Perché SetUp
Francesco Amante
comitato scientifico
Fulvio Chimento
comitato scientifico
SetUp per l’opportunità di sostenere un “laboratorio/mercato”, uno spazio sperimentale capace di presentare e promuovere nuovi modelli interpretativi ed emozionali dell’arte
contemporanea, dando visibilità alla ricerca e a tanti artisti,
galleristi, curatori, che non trovano spazio nei circuiti istituzionali e spesso elitari dell’arte in Italia. In questo spazio informale e dinamico, SetUp riesce ad attirare un pubblico nuovo di
appassionati, che ha l’opportunità di avvicinarsi direttamente
ai linguaggi contemporanei e, soprattutto, al mercato, iniziando a investire in arte.
SetUp perché la mia esperienza di amante e collezionista d’arte, che negli anni è andata oltre il privato, con il sostegno a
progetti d’arte pubblica come Sala d’attesa di Flavio Favelli
nel Pantheon alla Certosa di Bologna e l’installazione del
lampadario Casa grande di ZimmerFrei
davanti alla Cineteca di Bologna, insieme a quella di imprenditore e
sportivo, mi porta naturalmente
a sostenere le nuove energie e il
lavoro dei giovani artisti e galleristi, di chi si ingegna e persegue
una strada difficile come quella
dell’arte.
In linea di principio mi trovo d’accordo con chi sostiene che
l’arte nelle fiere sia omologata a tipologie espositive standardizzate, con la conseguenza che in tali contesti viene a
mancare l’identità propria dello spazio e la specificità della
sua storia. Allo stesso modo considero i progetti degli artisti
(anche i più importanti), nati ad hoc per le fiere, una dispersione di energie, che potrebbero essere invece destinate alla
propria ricerca. Per questo, dopo una serie di valutazioni, ho
accettato di prendere parte al comitato scientifico di SetUp.
La prima riguarda il luogo fisico in cui si svolge la manifestazione: a differenza delle abituali sedi di Fiere d’arte, l’Autostazione ha una storia e un vissuto che permettono ai vari
progetti curatoriali di instaurare una relazione con lo spazio
(sia interno che esterno). SetUp si svolge all’interno degli ex
uffici della più grande stazione per autobus
d’Italia, una location che per sua natura
sembra essere predisposta a “un’attesa”, forse anche quella che il luogo
stesso ogni anno vive nel divenire
sede espositiva. Altro aspetto interessante è costituito dai Talk, non
semplici momenti collaterali - come
spesso avviene in queste situazioni ma una delle componenti strutturali del
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Perché SetUp
Silvia Anna Barrilà
comitato scientifico
programma di SetUp che denota un aspetto culturale ben
curato. SetUp, inoltre, dedica attenzione al territorio, dove
per “territorio” si intende un’area più vasta di quella che
coincide con i confini regionali: in questo contenitore trovano rappresentanza alcune realtà sociali attive sul territorio
regionale, ma anche fenomeni nascenti legati alla creatività
nazionale.
Perché è un evento che mira a promuovere l’arte emergente a Bologna e a dare visibilità agli artisti e ai curatori più
giovani, e perché un premio è un ottimo modo per stimolare
la carriera di un artista. Spero sia un momento di scoperta
di opere di qualità e di dialogo sull’arte.
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Perché SetUp
Andrea Leonardi
presidente Autostazione
La Società Autostazione gestisce il Terminal per l’accoglienza
dei mezzi di trasporto persone su gomma e rappresenta, insieme alla vicina stazione ferroviaria, una moderna “porta di
accesso” alla Città.
Ciò ha consentito di fare dell’Autostazione di Bologna il maggiore hub per il trasporto collettivo delle persone con collegamenti con tutte le maggiori città italiane ed europee.
La Società Autostazione produce servizi per la Comunità mettendo al centro della propria missione persone di varie nazionalità con storie, età e culture diverse.
La Società ha dedicato molte energie al progetto di riqualificazione dell’immobile le cui direttrici consistono nella riorganizzazione degli spazi funzionali al servizio del terminal passeggeri e nel potenziamento degli usi commerciali e terziari.
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Il progetto culturale che Setup, per il terzo anno consecutivo,
ha ideato e ci ha sottoposto per poter allestire la manifestazione culturale Artfair ha trovato la nostra convinta adesione
sia per la disponibilità dei locali e, non secondariamente, per
il valore dell’iniziativa che anche quest’anno sarà occasione di
incontro e promozione per giovani artisti nazionali ed internazionali, oltreché di unità fra cultura e territorio.
Aderire alla richiesta di Setup ci è sembrato un gesto di coerenza con l’identità societaria dell’Autostazione nella speranza
che i locali messi a disposizione possano essere riconosciuti
dai cittadini come un luogo nuovo e originale di relazionarsi
con l’arte e della cultura.
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Premi
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Premio SetUp
Premio
Emilbanca
Simona Gavioli
Alice Zannoni
Michele Tana
SetUp, gettare le basi per predisporre il cambiamento... è questo
il significato del termine SetUp ed è questo il compito che cerchiamo di portare avanti con il nostro lavoro. SetUp, giunto ormai
alla terza edizione, propone e sostiene gli artisti più giovani per
dare voce ad una fascia culturale “non protetta”; SetUp crede nel
futuro e per questo, col Premio SetUp, vuole dare un’opportunità
concreta alle nuove leve creative spronandole ad investire nel
proprio lavoro. Per la terza edizione di SetUp Art Fair torniamo
con il premio SetUp; selezioneremo il miglior artista under 35
e il miglior curatore under 35 di tutta la manifestazione. Con
l’auspicio che la passione e l’amore per l’arte non smettano mai di
ardere, quest’anno ci siamo lasciate ispirare da Zygmunt Bauman
per riassumere qual è stata e quale sarà la nostra missione:
EmilBanca è una Banca di Credito Cooperativo, conta 22 mila soci e 48 filiali, presenti a Bologna, Modena e Ferrara, ed è una delle Bcc più grandi d’Italia.
EmilBanca è una banca locale, che crede nelle persone, con
alle spalle una storia fatta di uomini e donne che hanno creduto in un’idea di sviluppo improntata alla cooperazione,
alla solidarietà e all’equità, attenta al benessere comune e
alla crescita del territorio in cui opera; la crescita economica, certamente, ma anche quella sociale e culturale. Per
questo, oltre a sostenere realtà e associazioni del territorio
e collaborare a diverse iniziative di alto valore culturale, ha
investito per allestire due importanti pinacoteche: la Pinacoteca Bertocchi Colliva a Monzuno e la Quadreria del Ritiro
San Pellegrino ad Argelato. Con la partecipazione a SetUp,
confermiamo la nostra particolare attenzione nel sostenere
le attività tese a valorizzare le giovani generazioni, un patrimonio collettivo di straordinaria rilevanza, da preservare e coltivare con cura,
nella prospettiva che i giovani di
oggi, saranno i protagosti nel prossimo futuro.
<<La nostra vita è un’opera d’arte che lo sappiamo o no, che ci piaccia o
no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo,come ogni artista,
quale che sia la sua arte, porci delle sfide difficili [...] da contrastare a
distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno
nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard
di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per
quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare
o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E
possiamo solo sperare senza poterci basare su previsioni affidabili e
tanto meno certe di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi,
dimostrandoci così all’altezza della sfida>>.
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Premio Casa
Falconieri
PLATFORM PROJECT
INCISIONE in OTTANTAORE
Viaggio all’interno del patrimonio culturale artistico nel laboratorio di Casa Falconieri.
Un incontro a cadenza annuale con SetUp, una nuova opportunità per un giovane artista di confrontarsi con una delle tecniche artistiche più antiche e con l’innovazione e la ricerca di
Casa Falconieri. Una residenza d’arte nel piccolo borgo di Serdiana, terra del vino e dell’arte, investigando e sperimentando
nel mondo dell’incisione, sviluppando anche progettazioni in
comune con altri artisti provenienti da terre lontane, ciascuno
con le sue origini e le sue storie, per sviluppare insieme percorsi differenti.
All’interno del laboratorio, attraverso il fare con gli altri, nella
condivisione dell’esperienza ma anche nella ricerca personale,
i giovani artisti avranno la consapevolezza che oggi la realtà
artistica ha subito delle trasformazioni, che i rapporti e il sistema di relazioni consueti sono superati e urge inventare nuove
modalità sostenibili e umane.
Lo sviluppo del progetto è la realtà di una nuova interfaccia; è
l’intervento, non l’intervento simbolico, ma è la nuova realtà di
uno sviluppo anche economico, che affonda le radici in un fare
artistico, dove la manualità, non è simbolo, ma è realmente sviluppo tecnico, sociale e culturale diffuso ma anche sviluppo
qualitativo di una modalità etica.
Occorre valutare attentamente percorsi e modalità, riappropriarsi di elementi semplici e non virtuali, comunicare alle
generazioni che verranno, che i simboli culturali sono una conquista, che i simboli rappresentano anche la memoria e che la
memoria è il tempo e la storia.
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Premio
Sponge Arte
Contemporanea
Giovanni Gaggia
Il mio rapporto con SetUp parte da lontano ed è legato anche ad alcune mie scelte personali e professionali. Ad un certo punto della mia vita, era il finire del 2007, ho ritenuto fosse
indispensabile un tavolo di confronto per coinvolgere tutte
le figure chiave del settore dell’arte. Il desiderio di condivisione mi ha spinto ad aprire le porte della mia residenza non
solo agli artisti, ma anche a curatori, giornalisti, collezionisti
e soprattutto a persone curiose divenute poi appassionate
d’arte contemporanea.
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Da allora la mia casa è divenuta il fulcro di incontri in cui
tante menti creative convogliano la loro energia che si espande poi in ogni direzione. Circa tre anni fa, in occasione della
terza edizione di Perfect Number - 9 artisti in 9 stanze con 9
curatori - ho ascoltato Alice e Marco parlare dell’idea di un
progetto ancora in fase embrionale che avrebbe dato vita a
SetUp. In loro ho riscontrato la stessa follia, lo stesso coraggio, la stessa forza propulsiva e la voglia di cambiamento che
mi spinsero ad aprire le porte di casa qualche anno prima. Da
quel momento ho sostenuto SetUp partecipando alle varie
edizioni come Sponge ArteContemporanea e, personalmente, come curatore della rassegna performativa. Per questa
edizione 2015 abbiamo pensato di regalare ad un artista la
possibilità di abitare un luogo dove ospitalità e magia della
natura nutrono spirito e creatività artistica. è da questo intento di condivisione che nasce il premio Residenza Sponge
ArteContemporanea.
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Premio
Dispensa
Martina Liverani
Per il secondo anno consecutivo, Dispensa partecipa a SetUp
con il Premio Dispensa: un riconoscimento dato all’artista che
interpreterà al meglio il tema scelto per la pubblicazione primaverile del magazine dove vedrà pubblicato il proprio lavoro.
Il tema di quest’anno è “Viaggio in Italia”. Dispensa è il primo
e unico bookzine italiano indipendente di carta dedicato al
mondo del cibo. Unico nel suo genere, mixa lo stile editoriale
e la grafica di un libro, declinati in un periodico. Dispensa è
un magazine tattile, che dopo l’abbuffata del digitale, propone
qualcosa di tangibile, da toccare. SetUp e Dispensa condividono i valori di indipendenza e innovazione. Laddove SetUp
si è oramai consolidata come punto di riferimento nel mondo
dell’arte contemporanea quale format unico che ha saputo
appropriarsi per primo delle best practise internazionali, allo
stesso modo Dispensa è la prima bookzine indipendente italiana che ha saputo innovare il format tradizionale della comunicazione enogastronomica. Un magazine innovativo nella
forma, nei contenuti e nei materiali: come per la carta usata
per le pagine che è ottenuta dalla lavorazione degli scarti alimentari. Proprio come SetUp, Dispensa è qualcosa di nuovo,
che mancava.
Dispensamagazine.it
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Indice
espositori
Editoria
Arte Contemporanea News
Bimestrale di informazione e critica d’arte
Sede romana Contrada Colle Celone SNC
00035 Olevano Romano (RM)
[email protected]
Equilibriarte
by Oddblip ltd - Kenilworth Lodge 1
Waverley Road London N8 9QW, England - UK
[email protected]
www.equilibriarte.net
ARTRIBUNE SRL
via Enrico Fermi 161 - 00163 Roma
[email protected]
[email protected]
www.artribune.com
Exibart
Via Giacomo Puccini 11, 00198, Roma
[email protected], [email protected],
[email protected]
www.exibart.com
C.R.A. Centro Raccolta Arte
Associazione Culturale
Torre degli stipendiari, Via Conti - San Miniato (PI)
centroraccoltaarte.blogspot.it
[email protected] - 3486094185
GeaArt
Bimestrale di cultura arti visive,
spettacolo e nuove tecnologie creative
Associazione Culturale Mediaterraneo
corso Garibaldi 16/a - 84123 Salerno
[email protected]
www.facebook.com/groups/geaArt/
Con dentro le parole
prodotto e distribuito da NOUS SOMMES
HYSTERIQUES srl
via olindo guerrini 22 a - 40123 bologna
[email protected]
www.laviniaturra.it - 051 6154850
HESTETIKA
Via Fiume 63 Tradate, 21049 (VA)
[email protected]
www.hestetika.it
DISPENSA, GENERI ALIMENTARI E UMANI
Via Fratelli Rosselli, 1 - 48018 Faenza (RA)
[email protected]
www.dispensamagazine.com
MYWHERE
[email protected]
www.mywhere.it
Efesti srl
Strada Maggiore 16 Bologna - 40125
[email protected]
www.efesti.com
3313210594
NFC AGENZIA
di Amedeo Bartolini&sas
via XX Settembre, 32 - 47923 Rimini
[email protected]
www.agenzianfc.com
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3)5 ArteContemporanea
Alviani ArtSpace
ART and ARS Gallery
Art Company
barcel-one
BI-BOx Art Space
BonelliLAB
Bonioni Arte
Casa Falconieri
Co.R.E. Gallery – Contemporary Room Exhibit
Cosmoart
D406 fedeli alla linea
FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA
FRANCESCA SENSI ARTE A COLORI GALLERIA
Galleria ARTissima
Galleria d’arte Mirada
Galleria Moitre
Galleria ZAK Project Space
INCREDIBOL!
Isolo17
KIR ROYAL GALLERY
Martina’s Gallery
Portanova12
Print About Me
provoqArt
RezArte Contemporanea
s.t. foto libreria galleria
Selective-Art
Sponge ArteContemporanea
Studio LB Contemporary Art
VAN DER
VV8 artecontemporanea
YORUBA::diffusione arte contemporanea
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3)5 ArteContemporanea
Sito web
www.trecinque.it
Direttore
Maddalena Mauri
Artisti in fiera
Pasquale Altieri
Massimiliano Capo
Chiara Caselli
Massimo De Giovanni
Jernej Forbici
Vito Frangione
Marco Grimaldi
Micaela Lattanzio
Marcello Mantegazza
James P Graham
Luca Padroni
Eugenio Percossi
Jannik Splidsboel
Nia Pushkarova
Galia Yotova
Artisti rappresentati
Pasquale Altieri
Claudia Campus
Massimiliano Capo
Felix Deac
Massimo De Giovanni
Micaela Lattanzio
Marcello Mantegazza
James P Graham
Luca Padroni
Eugenio Percossi
Jannik Splidsboel
Strutture armoniche
a cura di Ilde Cavaterra
Un corpo segmentato, ritagliato e nuovamente assemblato, deprivato della sua identità originaria.
Un organismo convertito in gioco meccanico, poi rinato in forma
di mandala circolare, emblema delle metamorfosi e dei divenire.
Andando contro una scontata identificabilità, le mani di “Strutture Armoniche” diventano il simbolo dell’unione profonda che
lega l’uomo alla terra e al territorio, insieme personificazione
fisica e spirituale tramite cui, ognuno di noi, fa esperienza del
proprio spazio vissuto.
L’artista come un artigiano intaglia ventagli tridimensionali, sagome globulari che sembrano ricordarci singolari stampe floreali.
Rispondendo alla sempre più pressante necessità di analizzare
e riannodare la relazione con i propri luoghi di origine, Micaela
Lattanzio intraprende una delle vie possibili, valorizzandone la
vocazione più autentica: quella che mette in primo piano la fisicità dell’atto.
Il più delle volte questo tema viene maldestramente banalizzato
o equivocato, ma qui l’artista vi si avvicina con la delicatezza che
caratterizza i suoi lavori, esprimendo questa esigenza in maniera
contraddittoria e ambigua.
Quella pelle, che di solito entra in contatto immediato con terra
e ambiente, si fa ora di carta, scivolando nello sfondo concettuale del senso, finendo fuori campo e ricreando un paesaggio
ridondante, segno dell’eterno bisogno “dell’uomo di tornare a
casa”.
Circuiti ottici.
Premio SetUp under 35
Artista
Micaela Lattanzio
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Curatore
Ilde Cavaterra
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Jernej Forbici
Under, 2014
acrilico e olio su tela, 135 x 205 cm
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Micaela Lattanzio
strutture armoniche gestuali, 2014
carta fotografica tagliata a mano su livelli di polistirolo espanso, 70x70 cm
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Alviani ArtSpace
Sito web
www.alviani-artspace.net
Direttore
Lucia Zappacosta
Artisti in fiera
Bruno Cerasi
Hernàn Chavar
Iolanda Di Bonaventura
Jukuki
Monica Maggi
Gloria Sulli
Artisti rappresentati
Elena Bellantoni, Marco
Bernacchia, Alessandro
Cannistrà, Catodo, Bruno
Cerasi, Hernàn Chavar,
Umberto Ciceri, Tiziana
Contino, Caterina De Nicola, Antonio Di Biase, Iolanda
Di Bonaventura, Rocco
Dubbini, Armando Fanelli,
Alice Grassi, Jaromil, Danny
Jorket, Jukuki, Lorenzo
Kamerlengo, la mia paura
è bianca, Matteo Liberi,
Lorenzo Massimiano, minus.
log, Raul, Solidea Ruggiero,
Rita Soccio, Debra Solomon,
Gloria Sulli, Lidia Tropea,
Mario Vespasiani
Monica Maggi
Nutrimento della bellezza, 2014,
Installazione commestibile,
bento, cibo, foto su carta
fotografica,
Dimensioni ambientali
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Biophilia
A tasteful exhibition
a cura di Lucia Zappacosta
Biophilia è la predisposizione biologica dell’uomo a cercare il
contatto con le forme naturali. Ogni essere umano trae dalla
natura sensazioni e stimoli positivi e, inconsapevolmente, riceve nutrimento per la mente.
Gli esseri umani sono fatti per connettersi con gli esseri viventi: piante, animali, uomini e prodotti artificiali purché rappresentino la geometria della vita. La caratteristica di questa
geometria è l’autosomiglianza dei fenomeni naturali: dai frattali, dalle leggi della complessità ordinata, arriva la conferma
dell’ovvia continuità tra natura e uomo che si traduce anche in
una sostanziale continuità tra le forme della natura e le opere
dell’uomo.
Hernàn Chavar (1979) porta avanti una riflessione sulla dimensione abitativa della natura attraverso il disegno. La sua ricerca
ha come oggetto la definizione teoretica e l’implementazione
di processi di indagine di tipo fenomenologico-ermeneutico
connessi alla fisiologia naturale. Le sue opere, scientificamente
rigorose, sono in perpetua oscillazione tra vivacità e inquietudine, tra realtà e sogno, tra immobilità e metamorfosi.
Dalla rappresentazione onirica di un ecosistema che connette
ambiente, corpo e mente deriva la necessità di riaffermare, nel
contesto contemporaneo, la positività del rapporto tra uomo e
natura e quindi valorizzare i criteri che lo rendono esperibile.
Le leggere sculture di Gloria Sulli (1982), in schiuma poliuretanica incastonata con perizia orafa nella rete metallica, le far-
Premio SetUp under 35
Artista
Hernàn Chavar
Curatore
Lucia Zappacosta
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falle origami di Bruno Cerasi (1983), variazioni sull’etica della
geometria e della conoscenza, e i fiori energetici di Iolanda Di
Bonaventura (1993), in grado di plasmare l’ecosistema tramite
la luce e il colore puro, dialogano con l’ambiente attraverso la
riproduzione diretta delle forme naturali e dei pattern.
Jukuki (1976), con un approccio ironico e dissacrante, esercita
la sua capacità di guardare la realtà da punti di vista inediti
e presenta coloratissimi assemblaggi di cibo e oggetti di uso
comune, appropriandosi di frammenti dotati di significato universale in grado di mettere in scena lo scambio tra le parti.
Immersi in questa rappresentazione della natura i bentō di Monica Maggi (1971), sculture commestibili progettate e realizzate
per stimolare vista, olfatto e gusto che hanno come fondamento l’equilibrio tra i vari alimenti, tra le diverse consistenze, tra i
sapori, prima ancora che tra forme e colori.
Il cibo, da nutrimento, si trasforma in emozione e diventa strumento per creare delle sculture. La cannibalizzazione e il rituale percorso di desacralizzazione dell’arte prepara all’ulteriore
passaggio della performance interattiva: il pubblico, mangiando, prende parte a un’esperienza coinvolgente e contribuisce
alla creazione artistica di una nuova realtà.
Hernàn Chavar
Gabbia toracica, 2014,
Acquerello, ecoline, china e penna su carta, 30x40cm
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Alviani ArtSpace
Sito web
www.alviani-artspace.net
Direttore
Lucia Zappacosta
Artisti in fiera
Raul
Artisti rappresentati
Elena Bellantoni, Marco
Bernacchia, Alessandro
Cannistrà, Catodo, Bruno
Cerasi, Hernàn Chavar,
Umberto Ciceri, Tiziana
Contino, Caterina De Nicola, Antonio Di Biase, Iolanda
Di Bonaventura, Rocco
Dubbini, Armando Fanelli,
Alice Grassi, Jaromil, Danny
Jorket, Jukuki, Lorenzo
Kamerlengo, la mia paura
è bianca, Matteo Liberi,
Lorenzo Massimiano, minus.
log, Raul, Solidea Ruggiero,
Rita Soccio, Debra Solomon,
Gloria Sulli, Lidia Tropea,
Mario Vespasiani
Noi Siamo. La rivoluzione.
A cura di Elisamaria Covre
LIBERTÀ- s. f. [dal lat. libertas -atis] condizione di chi può agire
senza costrizioni di qualsiasi genere.
ESSENZIALITÀ - s. f. [dal lat. tardo essentialĭtas -atis] importanza fondamentale.
SPONTANEITÀ - s. f. [der. di spontaneo] naturalezza, franchezza di comportamenti e di sentimenti.
Libertà, essenzialità, spontaneità sono le sensazioni che si provano quando si entra in contatto con la pittura di Raul.
Il percorso dell’artista abruzzese inizia nel 2008, con un’esperienza nel mondo della moda, ma presto il suo estro si concentra sulla grafica e sul disegno. Il suo lavoro si rifà alle produzioni tipiche della scena newyorkese degli anni ‘80, quella
downtown che usava il graffito come forma di espressione,
per veicolare un messaggio di libertà e di arte indipendente e
accessibile, alla portata di tutti, tanto da venire ammirata per
strada o sulla metropolitana.
Osservando le opere di Raul si comprende che l’imperfezione è l’essenza della vita, di un’esistenza non assoggettata ai
dettami della società. Il tratto rapido, la gestualità fluida e la
grafica primitiva alludono alla liberazione, alla naturalità, alla
schiettezza, al lasciarsi andare.
Il gesto è istintivo, ripetizione senza tregua.
Il segno è deciso, marcato, netto, scattante.
Premio SetUp under 35
Raul
Untitled,
tecnica mista su carta,
50x70 cm
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Artista
Raul
Curatore
Elisamaria Covre
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Il colore acceso, piatto, saturo, sprigiona energia liberatoria.
I volti rappresentano delle anime ribelli che, per esprimere la
vera natura che li contraddistingue, valicano i confini imposti
da un mondo che costringe all’omologazione del pensiero.
Noi siamo. La rivoluzione., il progetto presentato a SetUp, è
una collezione di ritratti, una quadreria, dove si susseguono
maschere, guerrieri, gufi, figure immaginarie e fantasmi, racchiusi all’interno di carte di dimensione 50x70. Il limite del
foglio è una frontiera fra due mondi, non solo il confine fra lo
spazio dell’opera e lo spazio dello spettatore, ma anche una
barriera, una restrizione mentale, che separa chi viene soggiogato dal sistema da chi vi si ribella.
Fra i ritratti di Noi siamo. La rivoluzione., trovano spazio alcuni volti di senzatetto incrociati fugacemente fra le strade del
quartiere di Wynwood (Miami). Ritratti che mettono in scena
la vita del ghetto: senza regole, senza lavoro, fra storie di droga, prostituzione, sparatorie e rapine.
Il lavoro di Raul spinge a riflettere sul presente, sulla realtà
arida e cieca che ci circonda. Emanciparsi dalla massa, vivere
l’attimo con spontaneità, riaffidare alla parola “libertà” la sua
vera essenza, espressione senza costrizioni, perché, come insegna il titolo di un’opera di Beuys, La rivoluzione siamo noi.
I simboli e le figure presenti nella sua produzione sono dei
mezzi, mezzi per liberarsi da tutto e da tutti. Presenze magnetiche che sembrano suggerire che, se per svegliare gli animi
contemporanei servono gesto e colore, allora, eccoli, sono qui,
basta osservarli!
Raul
Untitled,
installazione, tecnica mista su carta,
dimensione variabile
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45
ART and ARS Gallery
Sito web
www.artandarsgallery.it
Direttore
Gigi Rigliaco
Artisti in fiera
Raffaele Fiorella
Fabrizio Fontana / Paolo Loschi
Gianmaria Giannetti
Salvatore Masciuolo
Ezia Mitolo
Jolanda Spagno
Antonio Strafella
Artisti rappresentati
Pierluca Cetera
Hernàn Chavar
Claudia Casentini
Raffaele Fiorella
Fabrizio Fontana / Paolo Loschi
Gianmaria Giannetti
Chen Li
Salvatore Masciuolo
Luigi Massari
Ezia Mitolo
Alessandro Passaro
Patrizia Emma Scialpi
Jolanda Spagno
Antonio Strafella
BENEDETTI SUPEREROI!
a cura di Carmelo Cipriani
Dove e quanto è possibile marcare il confine tra sacro e
profano? Oggi cosa può considerarsi davvero sacrilego? Le
risposte, tutt’altro che ovvie, attengono alla religiosità individuale, variando da soggetto a soggetto e determinando uno
spostamento laterale di ogni possibile demarcazione. Non
pochi sono gli avvenimenti narrati nelle Sacre Scritture che
trascendono nella quotidianità, se non nell’abominio e nella
pura carnalità. Allo stesso modo, tante sono le forme di fanatismo e immedesimazione a cui conducono alcuni stereotipi
dell’immaginario contemporaneo, radicati a tal punto da apparire le forme di una nuova devozione.
Partendo da queste considerazioni Antonio Strafella suscita
delle risposte, riflettendo sui concetti di alterità e sacrificio.
Manipolando la consueta categorizzazione del divino, crea
un immaginario dinamico, aperto alla soggettività dello spettatore. I suoi sono scatti intensamente chiaroscurati, a colori
o in bianco-nero, delimitati da fondi compatti e neutri; immagini ricreate in post-produzione in cui effetti luministici di
vaga estrazione caravaggesca dialogano con trovate grafiche
rese possibili dalle infinite potenzialità dei mezzi tecnologici.
Indiscusse protagoniste sono le sue ironiche figure, ambigue
e scintillanti, sottratte all’esperienza quotidiana e ricomposte per ricercate analogie. Ciascuna di esse è corredata di
un QR code, chiave d’accesso a una dimensione sinestetica, in cui all’immagine fotografica si affiancano un video del
supereroe e un riferimento audio all’icona religiosa. Lavori
Premio SetUp under 35
Fontana / Loschi (Opera a 4 mani)
AMARA STELLA, 2014
tecnica mista su carta, 70x100 cm
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Artista
Antonio Strafella
Curatore
Carmelo Cipriani
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dal fascino oscuro, avvolti in un’aura che attrae e distanzia
al tempo stesso. In essi santi e supereroi sono assimilati e
confusi, fino ad apparire facce della stessa medaglia: i primi
esseri reali assunti alla finzione collettiva, i secondi finzione
divenuta realtà.
Nel modus cogitandi, Strafella segue una doppia linea di riflessione: da un lato la remise in question del rapporto tra
sacro e profano, dall’altra la ponderazione sul concetto di
santità inteso ora come fattore endogeno, individuale e inimitabile, ora come valore attribuito, ripetibile e soppiantabile. La religiosità si trasforma così in un terreno elastico, prodotto e animato da un nomadismo culturale in cui suggestioni
antipodali si sommano e si compendiano. Agendo all’interno
di una mitomania mediatica (per secoli la Chiesa è stato il più
convincente dei mezzi di comunicazione), Strafella stabilisce
impreviste interazioni tra elementi simbolici ed evocativi,
spingendo il pubblico a riconsiderare lo statuto del sacro.
Un innesto inedito, portatore di due poetiche difficilmente
accostabili a priori.
Una rivisitazione mitografica, nata dall’accostamento di santi passati e futuri, ma anche una riflessione antropologica
sulla capacità dell’uomo di rapportarsi al soprannaturale;
un ripensamento della religiosità tradizionale attraverso cui
mettere a nudo le infinite incertezze che serpeggiano nella
società contemporanea.
Antonio Strafella
Spiritual Hero, 2013
Stampa fine art su D-bond, 50x70 cm
Antonio Strafella
Spiritual Hero, 2013
Stampa fine art su D-bond, 50x70 cm
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Art Company
Sito web
www.artcompanyitalia.com
Direttore
Chiara Canali
Artisti in fiera
Giulio Cassanelli
Norman Douglas Pensa
Emanuele Scilleri
Laura Simone
Artisti rappresentati
Mirko Canesi
Daniela Cavallo
Rita Deiola
Desiderio
Federica Falancia
Loredana Galante
Vincenzo Marsiglia
Mr. Savethewall
La forza della Natura
a cura di Chiara Canali
In previsione dell’ EXPO 2015 e del tema portante “Nutrire il
Pianeta. Energia per la vita”, le tematiche della natura, della
terra, della sostenibilità ambientale, e dell’energia sono al centro di una trasformazione sociale responsabile.
Uno dei temi portanti, qui sviluppato dagli artisti, è quello della Natura, della Madre Natura e della Terra, intesa come una
forza che dà nutrimento, piano di scambio sensoriale, origine
delle cose e delle forme di vita.
La ricerca di un equilibrio naturale, ottenuta attraverso pratiche dell’arte impiegate per ristabilire un contatto diretto
con l’universo che ci circonda, la vicinanza con le energie sottili della terra, la rappresentazione delle geometrie perfette
dell’universo, il paragone tra le armonie spazio-temporali della
natura e quelle dell’uomo, sono parte degli interessi che coinvolgono alcuni artisti italiani chiamati a rappresentarne i temi
tramite il medium della fotografia.
Attraverso l’obiettivo fotografico, Norman Douglas Pensa
traduce nel culto della rappresentazione del corpo femminile la sua visione introspettiva dell’armonia e della bellezza in
natura, dove l’atmosfera e la luce naturale giocano un ruolo
fondamentale.
Con il progetto Trenta, Laura Simone indaga le forme astratte
della natura sottomarina e le rapporta alla percezione dello
spazio e dei volumi negli abissi, in uno studio dei pieni e dei
vuoti nella natura silenziosa che estrapola le forme animate e
le fissa in un istante eterno.
Premio SetUp under 35
Norman Douglas Pensa
Hors Champ, 2005
Tecnica analogica Kodak Tri-x 400 B/N, 70x100 cm
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Artista
Laura Simone
Curatore
Chiara Canali
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Emanuele Scilleri presenta alcuni scatti tratti dal suo blog
“Foto di un giorno” in cui estrania piccoli particolari della realtà, colti giorno per giorno all’interno della routine quotidiana e
denominati con le coordinate spazio-temporali di riferimento,
e li inquadra all’interno di una quinta scenica naturale, una cornice che rende gli oggetti o i dettagli “natura morta”.
Infine, Giulio Cassanelli riflette, attraverso il codice fotografico, su alcune questioni centrali per la sua poetica come l’unità
e la differenza, la creazione e la generazione, la relazione e
l’alterità. Con i suoi mondi incerti, costituiti da frutta marcia o
ricoperta di muffe, che si trasforma nell’immagine monumen­
tale di un pianeta inesplorato, mostra la tensione verso l’infinito che trapela anche dal più piccolo prodotto della natura.
Laura Simone
Trenta, 2014
Stampa fotografica, 53x40 cm
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barcel-one
Sito web
www.barcel-one.com
Direttore
Roberto Silvestrini Garcia
Artisti in fiera
David Arteagoitia
MasauR
Roberto Silvestrini Garcia
Paz Vicente
Artisti rappresentati
David Arteagoitia
Jean Cocteau
Salvador Dalí
Foz
Joan Miró
MasauR
Pablo Picasso
Prá
Mercedes Andreu Rueda
Maria E. Santiso
Roberto Silvestrini Garcia
Antoni Tapies
Paz Vicente
Roberto Silvestrini Garica,
Manga Sebastian, 2013,
Cera calda e pigmenti di
fresco su tela digitale su legno,
132x71cm
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DUE PASSI NON FANNO UN SENTIERO
a cura di MaLeTe
In quale momento si estingue la linea come tale
e in quale momento nasce una superficie?
Vasilij Kandinskij
Il fuoco, elemento primordiale ma allo stesso tempo emblema
dell’evoluzione umana, personaggio secondario eppure insostituibile nel mito della caverna di Platone, permetteva alle
ombre di mostrarsi come verità assoluta agli occhi degli uomini
incatenati di spalle.
La realtà, la sua apparenza e l’interpretazione che di essa fornisce il nostro io, sono protagoniste di una dicotomia eterna
nella storia dell’uomo, quella della conoscenza attraverso
il mondo sensibile contrapposta a quella acquisita tramite il
mondo intelligibile.
La costante ricerca e sperimentazione di David Arteagoitia,
giocano con le antitesi tra percezione e immaginazione trasformandole talvolta in un duello, e altre volte ancora in una
quieta armonia.
è necessario soffermarsi sulla tecnica delle opere, sono sei le
acqueforti che compongono Path, per analizzare quanto, anche nella realizzazione manuale, l’artista riesca a far sì che una
pratica così radicata nell’ideologia figurativa come l’incisione
possa vestirsi di altri abiti, come un supporto di acetato, divenendo simbolo di una rivoluzione silenziosa e mostrando la
Premio SetUp under 35
Artista
David Arteagoitia
Curatore
MaLeTe
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modernità e la mutevolezza della tradizione.
David plasma l’incisione sino a renderla un quadrato semiotico
a tutti gli effetti, in cui agli opposti troviamo proprio l’eterna
lotta tra istinto e ragione, empatia e analisi. Tradisce le sue
radici classiche ma abbraccia la contemporaneità, si aggrappa
ad Aristotele e al suo quadrato logico, ma finisce con l’esprimersi, forse inconsapevolmente, attraverso l’inventio del semiologo Greimas.
La dualità tra interpretazione e osservazione è il percorso che
siamo invitati a seguire e che caratterizza la poetica dell’artista
spagnolo.
Path non è altro che uno specchio in cui convivono insieme
quello che i nostri occhi vedono e quello che realmente è rappresentato.
Così come l’incisione scavata in una matrice ci restituisce
una visione antitetica dell’originale, altrettanto lo spettatore
vive esperienze divergenti a seconda del punto di vista da
cui osserva l’opera; come in un gioco viene messo alla prova:
i formati differenti delle sei acqueforti e la sapiente sintesi tra
linea e colore ricorda la libertà violenta di Composizione IV, e
assume significati opposti in funzione della distanza del nostro
sguardo.
Sono dei veri e propri formanti plastici le impetuose e irregolari tracce di rosso e nero, spessori che restituiscono a chi
osserva, intimità, timore, calore e desiderio di conoscenza.
L’esplorazione di un’opera non si esaurisce con la sola vista, e
David Arteagoitia ha saputo sviscerare un’immagine che racconta la consuetudine umana di costruirsi immagini interiori.
David Arteagoitia,
Path, 2014,
Acquaforte, acetato e carborundum, 92x150cm
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BI-BOx Art Space
Sito web
www.bi-boxartspace.com
Direttore
Irene Finiguerra
Artisti in fiera
Francesco Casolari
Foto Marvellini
GEC + BR1
Alessandra Maio
Elisa Mearelli
Opiemme
Artisti rappresentati
Francesco Arecco
Tania Brassesco & Lazlo
Passi Norberto
Francesco Casolari
Foto Marvellini
GEC + BR1
Alessandra Maio
Elisa Mearelli
Opiemme
Artsiom Parchyski
Luciano Pivotto
Pavone e Ibis di Elisa Mearelli
a cura di Irene Finiguerra
A prima vista le opere paiono un pizzo, un lavoro antico, molto femminile e simbolo di un lusso ormai desueto, ma avvicinandoci vediamo altro. Una trama bianca, un arabesco con
volute, pieni e vuoti e poi, quando il nostro sguardo si ferma
e si concentra, ecco prendere forma la figura di due uccelli
maestosi e nobili. Elisa Mearelli, nei lavori Pavone e Ibis realizza, con la tecnica dell’intaglio su carta bianca, la figura dei
due volatili: la soluzione a cui approda è il giusto connubio
fra l’eleganza e la sapienza della tecnica e la bellezza degli
animali. I fogli bianchi assumono quei colori che mancano e
si animano evocando le sfumature di blu, verde, rosso e nero
del piumaggio degli uccelli ma, nel contempo, azzerano ogni
privilegio di bellezza che il ricorso al colore avrebbe potuto
garantire in un realismo di effetto. Gli uccelli sono bianchi,
hanno solo il non colore della carta su cui sono stati pensati
e realizzati: un insieme algido che invita alla loro contemplazione.
Il pavone nella tradizione antica è simbolo di rinascita, di
immortalità. Poiché l’animale perde ogni anno le penne che
ricompaiono a primavera, è il simbolo della rinascita spirituale e della resurrezione. L’arte non è rinascita per lo spirito? Ecco dunque che la scelta dell’artista diviene un invito
alla bellezza, che può avere un momento di declino per la
distrazione degli uomini, ma rinasce sempre a nuova vita, a
rinfrancare gli animi.
Premio SetUp under 35
Francesco Casolari
Oslo 2700, 2014
acquaforte (Edizione di 100),
68 x 49 cm su foglio 80 x 60 cm
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Artista
Elisa Mearelli
Curatore
Irene Finiguerra
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L’Ibis è un animale sacro che, quando dorme, mette la sua
testa sotto l’ala, assumendo la posizione di un cuore. Il suo
passo è lungo esattamente un cubito, la lunghezza utilizzata
per costruire i templi nell’antico Egitto.
Mearelli ha scelto, per questo suo bestiario, due uccelli con
una forte connotazione simbolica e ricorre a un uso sapiente
della carta, in linea con il percorso artistico ben radicato nelle sue origini. Nata nel 1984 a Fabriano, centro storico della
produzione di carta in Italia, nelle sue varie esperienze artistiche - dall’uso della puntasecca all’incisione classica - onora
la tradizione della sua città trattando la carta non come un
supporto da coprire con il colore, ma come la vera protagonista dell’opera. Senza traccia di colore o matita, il supporto
diventa mezzo per elaborare e segnare il tempo, come un
tatuaggio segna la pelle e l’anima di chi lo possiede. La carta diventa come la pelle dell’opera che, attraverso un lavoro
preciso e delicato, segna e blocca indelebilmente il passare
del tempo. I sapienti tagli delle opere Pavone e Ibis, segnano
una narrazione che racconta il suo rapporto empatico con
la natura, il mondo animale che la pressione della mano e il
taglio ci rendono al meglio.
Elisa Mearelli
Ibis, 2014
carta ritagliata 52x52cm
Elisa Mearelli
Pavone, 2014
carta ritagliata 54x37cm
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BonelliLAB
Sito web
www.bonelliarte.com
Direttore
Giovanni Bonelli
Artisti in fiera
Marco Pace
Artisti rappresentati
Alessandro Bazan
Paul Beel
Matteo Bergamasco
Kim Dorland
Elena Monzo
Wainer Vaccari
William M. Zanghi
Interferenze collettive
a cura di Arianna Baldoni
L’evoluzione, il mutamento, la tensione instabile verso modelli
sociali sempre più avanzati sono l’origine della ricerca di sistemi altri, dove spesso l’idea di nuovo si identifica con il ritorno a
uno stadio primigenio, come riconquista dell’identità perduta.
L’alternativa, che si manifesta nella riscoperta di civiltà primitive e mondi archetipi, tuttavia non può sottrarsi a condizioni
coeve e verità fattuali. Nel lavoro di Marco Pace coesistono
realtà profondamente differenti e lontane nel tempo, l’artista
riflette sul concetto di citazione e al contempo della sua immagine decontestualizzata. I soggetti delle sue opere, dai dipinti
a olio ai disegni su carta, sono celebri architetture, noti pezzi
di design contemporaneo, frammenti e riferimenti al lavoro di
altri artisti, animali selvaggi, reperti storici, maschere primitive
e personaggi che partecipano di una sorta di natura aliena.
Sono figure inquiete immerse in paesaggi stranianti, dalle costruzioni più rinomate delle città agli scenografici giardini rinascimentali, piuttosto che un rudere o un palazzo abbandonato,
sino ad ambientazioni naturali incontaminate. Il paesaggio è
il luogo della rappresentazione possibile, l’apertura costante,
la metamorfosi di sé medesimo attraverso un “oggetto” avulso dalla sua conformazione. La celebrazione della natura si
affranca dall’immagine di culto, generando uno spaesamento,
come un territorio inesplorato dove si verificano accadimenti straordinari. Ad esempio, l’essere sconosciuto, che spicca
il volo sulla Cité radieuse de Briey-en-Forêt di Le Corbusier,
diventa la presenza enigmatica, e in un certo senso sovver-
Premio SetUp under 35
Artista
Marco Pace
Marco Pace
Apparizione in maiella II, 2011
matita su carta, 95x72 cm
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Curatore
Arianna Baldoni
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siva, in relazione a uno degli edifici baluardo del Movimento
Moderno. Così i cani randagi, che si accoppiano in un interno
del Museion di Bolzano, creano una distorsione visiva. L’artista avanza per particolari, costruisce analogie e atmosfere
sospese, ripercorre la storia con lo sguardo volto al presente.
Nel suo lavoro la bellezza sublime delle culture primordiali si
fonde alla decadenza dello spirito contemporaneo. Esemplare
il dipinto intitolato Interno con Nasica, nel quale una scimmia
solitaria, in difetto d’identità – i tratti somatici non sono definiti
-, è seduta in un mobilificio dismesso, che in passato produceva pregiati oggetti di design. L’evidente contrapposizione
temporale tra la storia di un luogo prolifico e l’attuale degrado
si fa spiazzante con l’insolita presenza dell’animale. Si tratta
della combinazione tra contesti in declino o cristallizzati in un
istante ideale e la suggestione che ne deriva, come la mummia
peruviana “prelevata” dal Museo di Storia Naturale di Firenze
e poi trasferita accanto al New Museum di New York.
Il lavoro di Marco Pace si forma per interferenze, modificando
il punto di vista e reinventando la realtà attraverso la sovrapposizione di più piani temporali, che appartengono a un substrato comune dell’immaginario collettivo.
Marco Pace
black plays in the Museion, 2014
olio su tavola, 45x50 cm
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Bonioni Arte
Sito web
www.bonioniarte.it
Direttore
Federico Bonioni
Artisti in fiera
Luca Moscariello
Ossimoro
a cura di Niccolò Bonechi
Evanescenti simbologie, e perdersi nell’infinità dei cosmi.
Bandiere ondeggiano
ora stanche ora frenetiche
e il cielo si riempie di foglie,
di drappi volanti che vibrano a festa.
Sinestetiche apparizioni.
Surrealistiche visioni.
Usignolo dove sei? Udiamo il tuo canto catartico,
si spande nell’aria come l’ode di una sirena
silenziosa melodia in sottofondo
evocatrice di ignoti abissi.
Caos compositivo.
Automatismo psichico.
Premio SetUp under 35
Luca Moscariello
Concerto del silenzio, 2014
tecnica mista su tavola, 100x70 cm
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Artista
Luca Moscariello
Curatore
Niccolò Bonechi
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Renè quando hai perduto la mela? Ora il tuo volto si lascia
sfiorare
estasi al tramonto.
La luce si è accesa e una scala scende dall’alto
prove di libertà in superficie.
Silenzi assordanti.
Calma apparente.
Affondo lo sguardo nel mare e tutto tace.
Ecco la neve, ed è già festa.
Accumulo di scatole, reminiscenze
la gioia negli occhi di bambino, il terrore di perdersi nel vuoto.
Equilibri fragili.
Poesia del non finito.
Isola di speranza.
Luca Moscariello
Strategia dell’eclissi 2 (antitesi), 2014
tecnica mista su tavola, 150x100 cm
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Casa Falconieri
Sito web
www.casafalconieri.it
www.figbilbao.com
Direttore
Dario Piludu
Artisti in fiera
Francesco Alpigiano
Rafa Angulo
Valeria Duka
Gabriella Locci
Roberto Puzzu
Andrea Spiga
Artisti rappresentati
Angelino Fiori
Veronica Gambula
Jorge Garcia
Paolo Ollano
P&B
Paola Porcedda
Giovanna Secchi
Andrea Spiga
Dimmi chi sei e ti dirò cosa vedo
A cura di Maya Vergel Páez
Cominciamo dalla fine, così come concluso l’inizio, continueremo esaminando con una fragile lente i paradossi senza fine
che sono sottilmente presenti nell’opera grafica e nelle ceramiche di Valeria Duka.
L’essere umano e le sue relazioni interplanetarie sono un
tema ricorrente, così come ci mostra il libro ‘El mundo al revés’; una serie di serigrafie che in modo diretto attraverso
il tratto provocano in noi letture ironiche, metafore visive
e quesiti sulla scala reale e morale in cui si trova l’uomo rispetto al mondo e gli esseri che lo accompagnano, tutto ciò
impregnato da un senso di humor critico e acuto, frutto della
capacità di filtrare i riferimenti visivi e di una constatante ricerca personale che l’artista conduce giorno dopo giorno nel
suo percorso per scoprire gradualmente l’ironia del vivere.
“Bufonismo trascendental”, una passerella di illustri personaggi della nostra storia che appaiono racchiusi in una sorta
di personale derisione. Ancora una volta l’artista si chiede il
senso degli illustri personaggi, delle eminenze, dei discorsi
politico-scientifici e fa ricorso alla beffa intellettuale per enfatizzare e sottolineare la critica verso i discorsi dogmatici
che inondano il nostro pianeta terra.
Premio SetUp under 35
Artista
Valeria Duka
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Curatore
Maya Vergel
71
Gabriella Locci
Come opale nell’argento della notte – 1, 2014
puntasecca, carborundum su plexiglass, monotipo, 54x82 cm.
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Valeria Duka
Libro d’artista “El mundo al revés”, 2013
Serigrafia su carta, serigrafia con sabia su legno, stampa digitale
e interventi di cucito a mano, 20X25 cm.
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Co.R.E. Gallery – Contemporary Room Exhibit
Sito web
www.coregallery.it
Direttore
Arianna Albertini
Artisti in fiera
Fabio Abbreccia
Roberta Coni
Guido Pigozzi
Artisti rappresentati
Fabio Abbreccia
Roberta Coni
Guido Pigozzi
Visioni e memorie oltre lo sguardo
a cura di Arianna Albertini
La ricerca di Co.R.E. Gallery è finalizzata all’individuazione di
artisti figurativi che mettano in risalto le dinamiche psicologiche dei soggetti rappresentati, attraverso il tessuto iconografico e umanistico da cui esse derivano. Ciò non soltanto
per fornire un adeguato supporto “ausiliario”, volto a creare
senza mediazioni una forte empatia tra l’osservatore e l’opera, ma soprattutto per promuovere una ricerca più esaustiva
che sappia favorire un’integrazione tra la struttura culturale, che si trova alla base delle scelte tematiche delle singole opere, e la struttura della figura, alla base della dinamica
compositiva dell’immagine. La finalità è di una conoscenza
contestuale dell’opera figurativa in quanto fenomeno storicoartistico non puramente estetico.
Laddove non è possibile rintracciare un nesso storico/letterario, l’aspetto psicologico deve necessariamente venire in
supporto alla figura, affinché sia possibile intuire ciò che non
vediamo al di là dell’aspetto esteriore, in modo tale che si
possa aprire lo sguardo sul mondo invisibile che si nasconde
dietro i volti.
Roberta Coni, da un lato, intensifica gli occhi -lo sguardo- dei
volti che dipinge, definendoli in maniera fotografica tanto da
stimolare nell’osservatore un’idea precisa sul tipo di pulsione psicologica che potrebbe conferire quella determinata
espressività al soggetto rappresentato, lasciando all’immaginazione la possibilità di percepire la storia di quei volti al di
là della tela. Fabio Abbreccia, d’altro canto, abolisce gli occhi
Premio SetUp under 35
Roberta Coni
LOOK AT ME, 2014
Olio e acrilico su tela, 200x140 cm
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Artista
Fabio Abbreccia
Curatore
Arianna Albertini
75
-lo sguardo- soffermandosi sul modo in cui una persona perde l’identità, il modo in cui non puoi conoscerla per davvero,
il modo in cui un corpo “sparisce”, stimolando nell’osservatore intuizioni confuse e poco chiare sulle dinamiche psicologiche che muovono le sue figure. Infine, Guido Pigozzi affronta
il tema della memoria. La memoria delle donne che la mano
e la mente libera imprimono sulla tela e la rendono come
un’ombra, individuabile dall’artista ma irriconoscibile all’osservatore. Il segno immediato le fa divenire guerrieri armati
o reduci da una sanguinosa battaglia, un insieme di Sante in
processione, una fuga da Ruanda, o infine, semplicemente,
silhouette femminili.
L’intervento sulla tela bianca a volte velocissimo, effetto del
bitume steso con il pennello e con spatole di varie dimensioni, imprime espressioni immediate molto forti dovute al
contrasto tra il bianco della tela e la cromia dell’asfalto. Le
espressioni ottenute, rendono possibili riconoscimenti senza
essere riferite alla realtà; la realtà viene rimandata all’occhio
di chi si pone di fronte.
Fabio Abbreccia
SQUAT DOWN, 2014
Olio su tela, 150x140 cm
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Cosmoart
Sito web
www.associazionecosmoart.com
Direttore
Augusto Ozzella
Artisti in fiera
Mario Ferrante
Constantin Migliorini
Giorgio Pignotti
HANNO COLLABORATO
Annalù, Giampaolo Atzeni,
Raffaele Battista, Sara
Cancellieri, Umberto
Canfora, Sonia Ceccotti,
Gabriella Crisci, Valerio
De Filippis, Emmanuele
De Ruvo, Mario Ferrante,
Massimo Franchi,
Foschini-Iacomelli,
Pasquale Nero Galante,
Federico Lombardo,
Loris Lombardo, Andrea
Marcoccia, Constantin
Migliorini, Mauro
Molle, Claudio Orlandi,
Osservatorio Maninarte,
Massimo Pasca, Silvio
Porzionato, Davide Puma,
Eros Renzetti,
Marco Romano, David
Robert Ross, Antonio
Taschini, Vania Elettra
Tam, Giuseppe Toscano,
Salvatore Troiano.
Segrete memorie e nitide fisionomie
A cura di Luigi Mauta
Le emozioni alterano i ricordi.
La mente è offuscata e con essa la realtà.
Lentamente la verità scivola via da ciò che in passato si è percepito osservando una fisionomia, un volto, una visione che,
astutamente, hanno ceduto il loro profilo all’animo.
Giorgio Pignotti cadenza questo rituale quotidiano realizzando segrete memorie e nitide fisionomie.
I monologhi di quei corpi tanto desiderati non si lasciano consumare dal tempo ma si disgiungono, si ribellano dal dover essere rimossi da un cielo turchese.
Ma la mente, sede della ragione, è salda: non accetta compromessi e preserva brani di quel corpo tanto amato, preserva su
tela il caratteristico tenere fra le dita quel fiore; il movimento
di quelle labbra e quella posa stesa dove persino la gravità
risultava esile se non esule.
Pignotti assiste a questo lento processo di dono e mancanza
rivelando, attraverso le sue opere, la precisa consapevolezza
di ciò che sta osservando ma, nello stesso tempo, non si sofferma sullo stantio particolare dimostrando come la perfezione
sia ormai stata eclissata dai sentimenti, dal ricordo del suono di
quelle labbra, nell’attesa di sfiorarle e di toccare quell’incarnato.
L’atemporalità dei ricordi, né composti né compatibili, cambia i cieli e destruttura i corpi con le loro rispettanti cromie
e, all’improvviso, sembra di muoversi tra le rovine di momenti
vissuti.
Premio SetUp under 35
Artista
Giorgio Pignotti
Mario Ferrante
Silenzio! si deve pur vivere (I),
2008
olio su tela, 60x80 cm
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Curatore
Luigi Mauta
79
È un derubarsi a vicenda occhi, volti, espressioni, sospiri. Si
combatte per custodire un segreto, rendendo la mancanza più
gravosa del dono.
Giorgio Pignotti crea ed elabora minuziosamente questi segreti che si ripropongono piccoli e lontani, a tratti colanti a tratti
composti; come se il senso di catastrofe fosse innato nell’animo umano anche la trama è alterata, scossa da un brusco (s)
travolgere di passato e presente.
Il visitatore comprende appieno i corpi che si toccano, i volti
che si reinventano, i cieli ossidati così puri da essere presuntuosi e muti partecipanti del crollo, della lenta distruzione,
della rimozione in atto.
Ma, in fondo, che si scolorisca pure tutto! Si stravolga questo
superfluo! Che si distrugga quella finta, insensata, ostentata
decenza! Tutto il passato, le sue immagini, ritornino pure al
presente, al successivo palpito, senza testimonianze, senza
testimoni, prima del ricordo.
L’intera esistenza così aumenta d’istinto il desiderio di assaporare nuove labbra, di baciare nuovi occhi e nuovamente
ricordare.
La mente ritorna lucida e con essa la realtà.
Giorgio Pignotti
Clessidra, 2014
olio su tela, 130x160 cm
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D406 fedeli alla linea
Sito web
www.d406.it
Direttore
Andrea Losavio, Pietro Rivasi
Artisti in fiera
Paul Campani
Secondo Bignardi
Guido De Maria
Gianluigi Toccafondo
30 anni di cartoni animati
per la RaiTV.
Disegni e rodovetri.
Artisti rappresentati
108, 2501, Daniela Alfarano,
Silvia Argiolas, Aris, Herbert
Baglione, Giorgio Bartocci,
Bastardilla, Andrea Bruno,
Giovanna Caimmi, Luca
Caimmi, Andrea Chiesi,
Luca Coser, Gianluca
Costantini, Sara Dell’Onze,
Dem, Francesco Igory
Deiana, Ericailcane, Anke
Feuchtenberger, Lorenzo
Fonda, Alessandro Formigoni,
Marina Gasparini, Francesca
Ghermandi, Gabriella
Giandelli, Fausto Gilberti,
Gilberto Giovagnoli, Gola,
Giuliano Guatta, Aurelie
William Levaux, Fabrizio Loschi,
Giovanni Manfredini, Piercarlo
Marin, Lorenzo Mattotti, Nico
Mingozzi, Giacomo Nanni,
Marino Neri, Laurina Paperina,
Beatrice Pucci, Stefano Ricci,
Denis Riva, Michelangelo
Setola, Gianluigi Toccafondo.
Nicola Toffolini, Alessandro
Tota, Amanda Vahamaki,
Alberto Zamboni.
Paul Campani, disegno originale a
grafite su carta (cm 16,5x19)
studio personaggi per animazione
pubblicitaria Omino coi Baffi
prodotti Bialetti, “Carosello,
TeleQuiz, il timoniere”, RaiTv,
anno 1958.
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Spazi sovvertibili
A cura di Elena Tonelli
I lavori congiunti di 2501 e Francesco Igory Deiana fondono
due poetiche diverse, seppure accomunabili da vari elementi.
Entrambi iniziano la propria parabola artistica sperimentando
il writing nei contesti urbani, e ciò ha forgiato la loro adattabilità all’ambiente, la consapevolezza dello spazio e la necessità
di plasmare la propria espressione nelle collaborazioni artistiche. È grazie anche a questi aspetti che la fusione delle loro
visioni ha fruttato un risultato così completo e naturale.
La cifra stilistica di 2501 è inconfondibile, sebbene sia mossa
da costante sperimentazione. Le forme nascono dall’accostamento seriale di linee nere: la sua capacità artistica si è affinata nel tempo al punto di proporre oggetti figurativi e non, ma
altamente spaziali e tridimensionali, semplicemente giocando
sulla densità lineare. La sua evoluzione lo vede iniziare con
una figurazione colorata, influenzata dalla “scuola di San Paolo”, per approdare a un rigoroso bianco e nero lineare, accompagnato dall’accostamento cromatico con l’oro degli elementi
circolari. L’essenzialità che ne risulta è totale ma non toglie per
questo nulla alla suggestione creativa.
I lavori di Deiana si basano su una fondamentale geometria di
base, immersa in ambienti contestuali variabili.
Premio SetUp under 35
Artista
2501 e Francesco Igory Deiana
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Curatore
Elena Tonelli
La sua recente produzione spazia anch’essa verso la tridimensionalità di grandi installazioni, sulle quali sono riproposti i
suoi elementi caratteristici, un bianco e nero accompagnato
da un’unica altra cromia, solitamente di forte impatto e contrasto. Vari i media adottati: oltre alla carta, sulla quale produce
elaboratissimi disegni a penna, quasi delle incisioni, anche le
fotografie. Queste ultime sono sottoposte a un’elaborazione
tecnica che ne devia l’originale lettura cromatica.
In mostra i lavori a quattro mani, laddove emerge quello che è
il tratto che forse più li unisce: la gestione dello spazio, letto di
volta in volta come entità unica e però sovvertibile.
La prima collaborazione tra i due artisti è stata anche l’occasione di presentare una delle tappe della “macchina” inventata
da 2501, un dispositivo che aiuta la pittura automatica e che
strizza l’occhio ad antenati illustri: dalle Méta-matics di Jean
Tinguely alla pittura industriale a metro di Pinot Gallizio.
Francesco Igory Deiana e 2501
Vista (parziale) dell’installazione Involving Doubts,
D406 fedeli alla linea, Modena, dicembre 2014
Foto Rolando Paolo Guerzoni
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FEDERICO RUI ARTE CONTEMPORANEA
Sito web
www.federicorui.com
Direttore
Federico Rui
Artisti in fiera
Martina Antonioni
Alessandro Busci
Roberta Coni
Gianluca Chiodi
Alfio Giurato
Giovanni Iudice
Andrea Mariconti
Artisti rappresentati
Martina Antonioni
Alessandro Busci
Linda Carrara
Chiara Caselli
Luca Conca
Roberta Coni
Gianluca Chiodi
Domenico Dell’osso
Giovanni Gasparro
Alfio Giurato
Giovanni Iudice
Andrea Mariconti
Margherita Martinelli
Guido Pecci
Alan Rankle
Enrico Savi
Immagini? Attendere prego…
a cura di Marta Gabriele
Se la realtà è una continuità, il reale è la rottura di questa
continuità; è una faglia nella realtà.
(M. Recalcati in, Bentornata realtà, Einaudi 2012)
Un salotto come luogo dell’esperienza. Un confronto pausato,
fisico, discorsivo con le proprie e altrui sensazioni, suggestioni.
Arriviamo in un luogo in cui i tempi di fruizione non sono quelli
del museo bensì di uno spazio intimo, privato, in cui le immagini esistono a priori, ignare di essere contemplate, desiderose,
forse, di scambiare il posto con chi le guarda, “trasformando
lo spettatore in un’immagine per lo sguardo del dipinto”. Un
palco fatto di luci e suoni, di ombre, di pieni e di vuoti. Non
si conosce il percorso, bisogna affidarsi. Superiamo la soglia
di contatto con l’immagine, solo un breve attraversamento e
siamo già dinanzi ad un velo inquietante dietro cui il reale si
manifesta. Si sospetta della sua presenza, ma gli strumenti ereditati non sono più sufficienti per riconoscerlo.
L’urto percettivo, fatto di mitizzazioni, enfatizzazioni spettacolari e iper-tecnologiche a cui la contemporaneità ci ha abituati,
cede il passo alla triste banalità umana delle opere di Giovanni
Iudice, alle memorie archeologiche di Andrea Mariconti, agli
sguardi “fauve” di Roberta Coni. Il reale si ritrae nelle zone
d’ombra bituminosa delle opere di Alfio Giurato, negli scorci
distopici di Alessandro Busci e nelle maliziose “proiezioni” di
Gianluca Chiodi.
Premio SetUp under 35
Alfio Giurato
Sorelle, 2014
olio su tela, 100x130
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Artista
Martina Antonioni
Curatore
Marta Gabriele
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Nell’attraversare il confine temporale, la soglia del reale, ritroviamo l’inquietante velo che nasconde il labile confine sognorealtà, condensato nell’opera in concorso per SetUp Art Fair
2015, Marzo di Martina Antonioni (classe 1986). All’estremo
del nascondimento, Marzo esprime il residuo della realtà che
si traduce in assenza di definizione della forma, del colore
che sintetizza e sparge il linearismo ferino della figura fino alla
completa dissoluzione. L’illusorietà, la visionarietà, sempre
controllata, alludono al reale come ad un atto drammatico, e
lo trasformano in un atto ludico, apparentemente insensato e
tuttavia capace di stare in perfetto equilibrio tra reale e immaginario. Il senso di sospensione, le imperfezioni, le assenze, le
reminiscenze allegoricamente condensate sono solo la conseguenza di un reale che tende a imporsi ma che subito si ritrae,
lasciandoci in attesa. L’apertura a questo tempo dell’attesa è
una temporalità carica di tensione alla quale non siamo più
abituati, ultimo rifugio dell’uomo, ultima area di comprensione,
ultima apertura originaria.
Martina Antonioni
Marzo, 2014,
acrilico e matita su tela, cm 98,5x 107
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FRANCESCA SENSI ARTE A COLORI
GALLERIA
Sito web
www.arteacolori.it
Direttore
Francesca Sensi
Artisti in fiera
Nicola Bertellotti
Marco Manzella
Alessandro Reggioli
Ivan Lardschneidert
Artisti rappresentati
Nicola Bertellotti
Elisa Bertaglia
Andrea Capucci
Matteo Cocci
Susan Leyland
Marco Manzella
Beatrice Meoni
Sigrid Nienstedt
Alessandro Reggioli
Fabio Rota
Tommaso Santucci
Tino Stefanoni
Cose inutili ma importanti:
gli oggetti di Tommaso Santucci
a cura di Roberta Salvini
«Tutte le storie, lo riconosco, assomigliano a ciò che per me
è la vita [..] un’energia considerevole che finisce nella morte.
E dopo cosa resta? Restano degli oggetti. Infine, è ciò che
sopravvive, e attraverso essi direi che c’è qualcosa di molto
commovente» Georges Perec
È l’urgenza adolescenziale della scrittura che avvia la fase
creativa del lavoro di Tommaso Santucci. Il segno è nervoso e
rapsodico. L’uso del colore, a volte prepotente, sempre bilanciato. Il lavoro artistico si serve essenzialmente di pochi strumenti: un tavolo di legno, scotch-carta bianco, penne bic e
gessetti di colori diversi. La composizione segue assemblaggi
istintivi e variazioni del momento, che lo portano a comporre,
ogni volta in maniera diversa, i tasselli di quello che potrebbe
definirsi il proprio autoritratto. Il risultato, visivamente pieno e compiuto, è emotivamente commovente. Un lavoro di
immediatezza e tensione, un’espressione pura in un vestito
volutamente sporco e imperfetto.
La carta gialla dei quaderni a righe, le parti di un vecchio registro di conti correnti, il frontespizio o la copertina spessa di
un libro, insieme a tante scatole e altri coperchi di latta, sono
tutti oggetti con un passato. Quando Santucci li raccoglie da
terra, li riassembla e li ricontestualizza nel proprio universo,
fa molto di più che usare materiali di recupero: colleziona ciò
Premio SetUp under 35
Nicola Bertellotti
1001 secrets, 2012,
Stampa fine art su pannello, 100x70cm
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Artista
Tommaso Santucci
Curatore
Roberta Salvini
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che ha perso significato per qualcuno e gli affida la propria
storia personale. Tommaso Santucci è un accumulatore di tesori poco preziosi e res derelictas di cui nessuno reclamerà
mai la paternità, con queste ogni giorno costruisce un nuovo
inventario di se stesso. Ciò che realizza è una liberazione da
un’altra, l’ennesima, giornata non proprio buona. Il bilancio
che fa è pungente e cinico, ma mai nichilista, perché Tommaso Santucci si cerca e si rincorre da anni, senza mai buttarsi
via, piuttosto recuperandosi. Conosce bene la pesantezza
che deriva dal sentire così intensamente se stessi e sa che
è difficile smettere di ascoltarsi: impossibile non darsi una
seconda possibilità quando si è come la latta vecchia incrostata e abbellita dalla terra degli anni. Il suo è parallelamente
un lavoro su se stesso e sugli oggetti ritrovati. Perché se ci
voltassimo indietro e riaprissimo la scatola piena di ninnoli e
cianfrusaglie accumulate da tempo, tutto sommato, queste
acquisterebbero un valore magico: è la vita in piccoli frantumi inutili, rotti o riparati alla meglio con lo scotch-carta.
L’onestà di Tommaso Santucci consiste proprio nel mostrarsi
completamente vulnerabile alla vita, senza ritocchi e rifiniture, come il legno, la carta e tutti gli oggetti sono inermi di
fronte all’usura del tempo. La nostra scatolina di “cose inutili
ma importanti”, di memorabilia imperfetti ma ricchi di energia affettiva, siamo noi stessi. Inutili forse, ma non da buttare.
Tommaso Santucci
La gente frana, 2014,
Tecnica mista su tavola, 124x92x10cm
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Galleria ARTissima, Selective-Art
Studio LB Contemporary
Sito web
www.artissimacontemporanea.it
www.selective-artparis.com
www.studiolb.eu
Direttore
Silvia Prelz
Mario Rizzardo, Gabriella Artoni
Luca Borelli
Artisti in fiera
Franky Criquet
Zoran Grinberg
Luigi Milani
Malgosia Turlo
Andrea Viviani
Artisti rappresentati
Galerie Selective-Art Paris
Gesine Arps
Nicola Boccini
Antonio Buonfiglio
Fabrizio Cicconi
Fabianne Chassair
Francky Criquet
Nico de Sanctis
Sabina Feroci
Marino Ficola
Kiki Fleming
Mia Funk
Zoran Grinberg
Alessandro Kokocinski
Maya Kokocinski Molero
Luca Marietti
Luigi Milani
Hubert Mussner
Svetlana Ostapovici
Zhang Qiong Fei
Beatrice Rizzardo
Paolo Staccioli
Elena Tommasi Ferroni
Giovanni Tommasi Ferroni
Malgosia Turlo
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Materia
Nel lavoro degli Artisti lo sperimentalismo e i nuovi processi
creativi vanno di pari passo. Superati i confini dell’estetica, la
creatività dell’Artista permette di esplorare materie e tecniche con una mentalità aperta all’entusiasmo e alla scoperta. I
risultati possono essere sorprendenti ed effettivamente superare i limiti del territorio su cui si muove tradizionalmente l’arte per arrivare a invadere l’area del design, dell’alta tecnologia
e, sorprendentemente, perfino quella del mercato di massa.
è in questa logica che Malgosia Turlo porta avanti la sua linea
creativa, usando materiali inediti, come la pasta di semola che,
bruciando alle alte temperature del forno, produce cavità nella creta o nel gesso.
O che Andrea Viviani, da un paio di anni lavora con il poliuretano espanso nella neve, con la sabbia, la carta e i colori
acrilici per creare nuove forme. Il risultato finale sono paesaggi
sotto forma di colonne, fiori, frutti, bestie e figure astratte che
si auto-generano.
Francky Criquet
Le Transi, 2010
tecnica mista, 80 x 133 cm
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è ancora in questa logica che Luigi Milani, nel 2008 decide
di utilizzare tessere ricavate da copertoni usati di biciclette
trasformando materia di “scarto” in eleganti, armoniose ed
equilibrate creazioni che incantano e sorprendono, senza nessun intervento pittorico dell’artista; l’arte è cosa della mente,
come ebbe a dire Leonardo Da Vinci. E Milani ancora una volta
dimostra che l’idea è la vera protagonista del processo artistico. Attraverso la dimensione energetica e vitale della materia,
soprattutto se “di scarto”, esprime la volontà di coinvolgere la
sensibilità di una vasta gamma di fruitori e di attivare in loro
meccanismi mentali riparatori che consentano di accedere
alla dimensione poetica dell’opera e al suo significato artistico
intrinseco.
Materia nobile invece per Zoran Grinberg. Marmo, legno, gesso, creta e pietra si modellano sotto le sue mani che febbrilmente li lavorano per arte e per amore. Se la figura è spesso
proposta da Grinberg, lo è al pari la sua collocazione in uno
spazio, di cui l’artista non precisa le misure, rendendo l’atmosfera immaginaria atta ad esplorare i sentimenti più intimi e i
diversi aspetti dell’espressione umana.
Se Grinberg colpisce per le sue sculture di grande impatto
e di grande forza emozionale, Francky Criquet, ci coinvolge
e ci avvince con le sue tele che rappresentano scenografie
tragiche e al contempo evocative. I suoi soggetti -tori, minotauri, pegasi, centauri- provengono dalla mitologia classica e
dalla cultura pagana arcaica, come creature che affiorano dalla terra dell’inconscio ancestrale dell’artista. Francky Criquet
è un sanguigno, un alchimista della materia: esalta la violenza
espressiva dei colori primordiali che ottiene impastando pigmenti puri di polveri calcaree a pulviscoli di cristalli di rocca,
quasi a trasferire nelle sue creature primordiali la memoria
primigenia della terra.
Andrea Viviani
bestia di gioia, 2014
pittura acrilica su poliuretano espanso nella neve, cm 75x45x35
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Galleria d’arte Mirada
Sito web
www.mirada.it
Direttore
Elettra Stamboulis
Artisti in fiera
Bafefit
Gianluca Costantini
DissensoCognitivo
Gio Pistone
Mario Sughi
Artisti rappresentati
Bafefit
Gianluca Costantini
DissensoCognitivo
Gio Pistone
Mario Sughi
CONSEGNO LA MIA TRACCIA
BAFEFIT ARTISTA FLOGISTICO ET EMERITO ALCHIMISTA
GENETICO PRESENTA: BIZZARRIE, CREATURE RACCAPRICCIANTI O ALTRE MERAVIGLIE DI NATURA!
a cura di Antonella Perazza
Freaks. Mutanti, scherzi di natura o incubi viventi, incarnazione delle nostre paure o caricature delle nostre illusioni. Un
immenso archivio, caotico e grottesco, che attraversa la storia
umana, con un indicatore comune: il mostro.
Termine antico, enigma vivente che evoca mistero, stupore, o
meglio ancora terrore, da sempre ha calamitato le tendenze
voyeristiche del pubblico fino alla consacrazione, nell’Ottocento, del freak-show, noto spettacolo popolare ai limiti del
cattivo gusto.
L’oscuro piacere che si prova nell’osservare un’esecuzione
capitale, consumata nella pubblica piazza, è il medesimo che
spinge a pagare il biglietto per le baracche dei fenomeni umani. L’importante è che qualcuno dietro le quinte sappia attirare
gli spettatori, stuzzicandone la curiosità. Bafefit è un abile direttore di scena e riesce, quasi in punta di piedi, a farci varcare la soglia della norma fino a percepire la mostruosità come
bellezza.
Nelle sue opere su carta del XIX secolo, macchiata e usurata da vite precedenti, si celebra il rito dell’inchiostro: segno e
disegno sono protagonisti. Fitte trame di chiaroscuro incontrano la texture del foglio, o si trasformano in nero assoluto
togliendo fiato all’immaginazione; altre volte ancora, sono un
invito a buttarsi nei tendoni sconosciuti della fantasia. L’odore,
Premio SetUp under 35
Artista
Bafefit
Bafefit
Creepy clown, 2014
inchiostro su carta, 29x18,5 cm
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Curatore
Antonella Perazza
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la grammatura e il piccolo formato sono determinanti: Bafefit
ama guardare lo spettatore che si avvicina, per scorgere i dettagli di cui sono intrise le sue opere, strizzando gli occhi per
mettere a fuoco.
è un autore onnivoro e invadente, si impossessa di cose altrui
per modificarne la storia e plasmarli nel modo più congeniale
alle sue idee. Come in una bottega di un antiquario, in una raccolta di bizzarrie o una Wunderkammer, nel suo studio si trovano oggetti di ogni tipo. Sassi, pezzi di legno e foglie secche
accolgono i suoi segni, perché celano già un’immagine da evocare. A volte devono riposare per anni prima che la decadenza
incontri il sublime, scatenando un loop di immagini che vivono
e rivivono entro i confini di cornici antiche e consumate.
L’artista, nella sua ricerca, osserva intimamente la deformità e
si identifica con il mostro stesso, provando empatia per i diversi, gli anormali, i weird, vittime della perfidia dell’uomo. E vuole
ricordarci che la differenza tra freaks e i cosiddetti normali è
solo un capriccio, una volubilità dell’acido nucleico in una sequenza sbagliata di DNA.
Il micromondo, fatto di molecole e legami chimici, governa il
mondo reale e lo plasma agendo come Bafefit che, attraverso
i suoi segni millimetrici, stabilisce le regole e la genetica delle
sue creature, narrandone le vite malinconiche e meravigliose.
Bafefit
Sad bird #freak 1, 2014
inchiostro su carta vintage, 25x20 cm
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Galleria Moitre
Sito web
www.galleriamoitre.com
Direttore
Alessio Moitre
Artisti in fiera
Eracle Dartizio
Lavinia Raccanello
Spazienne (Alberto Bettinetti,
Federica Clerici, Stefano
Comensoli, Nicolò Colciago,
Giulia Fumagalli)
Artisti rappresentati
Linda Carrara
Nicolò Colciago
Eracle Dartizio
Silvia Idili
Anna Ippolito
Artsiom Parchynski
Maya Quattropani
Lavinia Raccanello
Nadir Valente
Marzio Zorio
Utopie 2015
a cura di Viola Invernizzi
Nicola Abbagnano, nel suo dizionario di filosofia, definiva l’utopia come «una correzione o un’integrazione ideale di una situazione politica o sociale o religiosa esistente», che poteva manifestarsi in due modi: o come via di fuga dalla realtà presente,
o come «forza di trasformazione della realtà in atto”, dotata di
“abbastanza corpo e consistenza per trasformarsi in autentica
volontà innovatrice».
Quando il concetto di utopia si manifesta in campo artistico,
si rapporta con la questione della possibilità effettiva dell’arte
di intervenire e interagire con la realtà circostante e attuale.
Per questo ogni utopia è strettamente legata alla contingenza
dell’epoca in cui si manifesta.
Su questi temi si sviluppa la ricerca di Lavinia Raccanello (Vicenza, 1985). I suoi lavori sono, infatti, costituiti da sculture e
installazioni generate dall’analisi delle questioni sociali e politiche che caratterizzano l’attualità e la storia delle realtà che si
trova a indagare, sia in Italia che all’estero. In particolare, negli
ultimi due progetti, ha riflettuto sulla questione della contestazione nucleare e dei conflitti civili in Scozia (una delle opere
in questione si intitolava appunto Utopia) e la violazione dei
diritti umani in Messico che hanno portato alla sparizione di
quarantatre studenti (#FUEELESTADO, esposto in dicembre
alla Flux Factory di New York). In entrambi i casi, il mondo reale è mostrato nella sua complessità e messo a confronto con
l’aspettativa per la realizzazione di un’utopia che muove scelte
di vita anche radicali.
Premio SetUp under 35
Spazienne
Enneutopie, 2014
Veduta esposizione presso Zampextra, Milano
materiali vari.
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Artista
Lavinia Raccanello
Curatore
Viola Invernizzi
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A Lavinia Raccanello è affiancato il manifesto d’intenti denominato Spazienne, nato nel 2013 e formato da cinque artisti:
Nicolò Colciago, Stefano Comensoli, Giulia Fumagalli, Alberto
Bettinetti e Federica Clerici. Il progetto collettivo è impegnato
da circa due anni nella costruzione di possibilità artistiche che
prendono forza dalla volontà di proporre un numero di luoghi,
realtà, possibilità indefinite, rappresentate in un numero N di
spazi che possono essere non solo intercambiabili, ma anche
basi per la costruzione di un mondo “altro”, non per forza uno
spazio fisico esistente. Da queste basi, è partito il progetto
che ha visto nell’ultima esposizione, dal titolo Enneutopie, la
concretizzazione materiale del concetto di “un orizzonte irraggiungibile ma auspicabile. Un’apertura ad altro da sé”. Un
concetto di un’utopia a cui tendere.
L’altro artista presentato, Eracle Dartizio (Vaprio d’Adda,
1989), si avvicina invece all’utopia da un punto di vista non direttamente sociale, ma da quello del vissuto personale, slegato dall’urgenza di interconnessione con il prossimo. L’artista
conduce una ricerca che dalla parola porta alla scrittura e poi
alla trasformazione in segno grafico e in forma tridimensionale,
nel tentativo di dare contorni a ciò che non pare averne, di
tracciare l’indefinibile, realizzare l’irrealizzabile.
Lavinia Raccanello.
Not Protest but active resistance, 2014
tessuto - maglietta, dimensioni variabili.
Foto di Lavinia Raccanello.
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Galleria ZAK Project Space
Sito web
www.galleriazak.com
Direttore
Gaia Pasi
Artisti in fiera
Andrea Barzaghi
Laura Bisotti
Hising Chun Shih
Alessandro Cardinale
Paul De Flers
Alessio De Girolamo
Elena El Asmar
Daniele Girardi
Isola&Norzi
Simona Paladino
TTozoi
Artisti rappresentati
Alessandro Cardinale
Andrea Barzaghi
Andreas Marti
Daniele Girardi
Hsing Chun Shih
Laura Bisotti
Opiemme
Paul De Flers
Ronald Moran
Sara Rossi
Simona Paladino
TTozoi
Nel vivo lume
a cura di Marina La Commare
Non perché più ch’un semplice sembiante
fosse nel vivo lume ch’io mirava,
che tal è sempre qual s’era davante;
ma per la vista che s’avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom’io, a me si travagliava.
Paradiso XXXIII
Non è l’oggetto di luce che guardiamo a mutare davanti ai nostri
occhi. La luce è sempre identica a se stessa, viva sì, ma pienamente assunta in sé, nel segreto che la porta in alto e non potrà
che rimanere segreto nell’oscillazione corpuscolare del divino
che la sostanzia.
Ciò che muta siamo noi. È la nostra intenzione, è la fissità del
nostro guardare a far sì che l’oggetto contemplato, al di là della
sua contingenza, al di là della materia di cui si veste, diventi un
tramite per altro.
A crescere, a rivelare aspetti differenti nella luce, è la nostra facoltà visiva, che nella fissità si fa più acuta, si affina e si trascende.
Così la vita è volontà di vivere, l’amore è volontà di amare.
Così la preghiera sta tutta nella nostra disposizione a pregare.
Nel vivo lume è il percorso comune che Zak riconosce in quattro
differenti esperienze nella luce. Sono esperienze che gravitano
sul concetto di preghiera, attorno all’opera candidata, Preghiera
Premio SetUp under 35
Andrea Barzaghi
Giudizio, 2014
Olio su tela, 80x60 cm
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Artista
Maurizio Vicerè
Curatore
Marina La Commare
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appunto, di Maurizio Vicerè (Pescara 1985).
Si tratta insomma di quattro preghiere alla luce, al divino che è
in noi e ci costituisce.
Una luce calda che si consuma e sale, che vibrando apre la strada
a uno spazio di interiorità.
Una luce aperta, luce di un’alba a doppio taglio, che nega la materia restituendo alla vita la sua trama d’ombra, come in alto così
in basso.
Una luce fredda, specchiata, luce di plastica rifratta che restituisce forma e sostanza spirituale alla più trita quotidianità.
Una luce siderale che nel buio di un cosmo famigliare si disperde
e concentra in barlumi stellari densi di storia e biologia.
Ma ciò che accomuna ulteriormente queste opere è l’idea, o
l’esperienza, del fare fatica per farle, è insomma l’intervento della volontà attiva per realizzare la preghiera. Una volontà che non
può che esercitarsi nella materialità del manufatto, nella fatica,
appunto, del poiein, del fare. Un fare che implica il tempo e la
memoria.
Ai poli opposti stanno forse la sacralità dell’amore coniugale
nelle fedi dei nonni polverizzate nel profondo spazio biologale
del vissuto/creato di Maurizio Vicerè, e la nobilitazione del trash
attuata da Elena El Asmar, che con pazienza certosina lega una
miriade di palette di plastica Vespro solitamente utilizzate per
un gesto quotidiano, condiviso e familiare: mescolare il caffè.
Ma che dire del lavorìo della fiamma di Preghiera realizzata da
Isola&Norzi (Ilario Isola e Matteo Norzi), che struggendosi intacca le sbarre di cera adiacenti? L’arte al di là delle sbarre, l’arte
che trasforma con la forza di un gesto uno spazio oscuro e occluso in una possibilità reale e più ampia di liberazione. Miracoli
della memoria che senza né peso né corpo mantiene vivo ricordo e visione di forme, colori, accadimenti, Albero che Alessandro
Cardinale, ci restituisce attraverso ritagli di giornale che mutano
come il lampo dei ricordi, grazie ancora alla luce e alle ombre.
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Maurizio Vicerè
Preghiera, 2014
Istallazione per MUTAFORMA (feat. Globster)
Istallazione misure ambientali (35x35x7 cm)
Fede nuziale ridotta in polvere, 4 lastre di vetro museale, legno, vernice
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INCREDIBOL
INFO E CONTATTI
www.incredibol.net
[email protected]
www.facebook.com/incredibol
www.antonelloghezzi.com
www.panem-et-circenses.me
www.wonderingstars.it/aroundmorandi-2014
Antonello Ghezzi
Il collettivo bolognese Antonello Ghezzi lavora dal 2009.
“Mind the door!”, la loro porta che si apre al sorriso, è stata inaugurata
nella Chiesa di S. Maria Maddalena a Bologna, esposta nel 2012 ad Arte
Fiera, successivamente alla Moscow Biennale e a Dusseldorf. La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha dedicato loro una personale a cura di
Silvia Evangelisti e Luigi Ficacci. Il progetto “Never Ending Night”, del
2014, in collaborazione con il CNR, è stato presentato a Udine, Treviso,
Torino, a Bologna per il roBOt Festival e a Buenos Aires.
Gli artisti sono stati invitati al Sarajevo
Winter Festival nel 2012 e hanno progettato le luci del centro storico di Pistoia per il Natale 2013. Hanno inoltre
esposto al Blik Opener di Delft, a Villa
Croce di Genova, a Cuore di Pietra di
Pianoro, a Casabianca a Zola Predosa
e al MACRO di Roma.
Antonello Ghezzi,
Sono appena tornato da New York, 2013
Courtesy Fabio Mantovani
Antonello Ghezzi
Sono appena tornato da New York, 2013
particolare, Courtesy Fabio Mantovani
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Incredibol! presenta Antonello Ghezzi,
wonderingstars, Panem et Circenses
INCREDIBOL! - L’INnovazione CREativa DI BOLogna è un
progetto nato nel 2010 per sostenere lo sviluppo di nuove professioni e imprese culturali e creative in Emilia-Romagna. Una
vasta rete di partner pubblico-privati, coordinata dal Comune
di Bologna e sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna, collabora per offrire ai vincitori del bando contributi, spazi e servizi su
misura, per favorire la crescita di un settore chiave come quello
della cultura e della creatività.
Dal 2010 a oggi ci sono state quattro edizioni del bando, che
hanno visto 446 progetti partecipanti e 64 vincitori.
Tra questi, nel 2013 proprio SetUp, una fiera d’arte dal format
innovativo, che ha colmato un vuoto nel panorama bolognese.
Di qui l’inizio della collaborazione, e la scelta di presentare a SetUp tre vincitori del bando 2014: il collettivo artistico bolognese
under 35 Antonello Ghezzi; wonderingstars con il progetto
Aroundmorandi – natura morta con pane e limone, e Panem et
Circenses con il progetto omonimo.
Antonello Ghezzi è presente con l’opera “Sono appena tornato
da New York”, del 2013. Per gli artisti, New York è dappertutto,
potendola cercare, volendola trovare, perché è uno stato d’animo. Ed è come essere appena tornati da lì, anche dopo anni,
anche senza esserci mai stati. Il lavoro di Antonello Ghezzi consiste nel realizzare i propri sogni e soprattutto nel far sognare
gli altri. I due considerano l’arte come un mezzo per far vivere
meglio e far riflettere su temi come il sorriso, l’imprevedibilità,
l’interazione fra persone tra loro sconosciute, il superamento
dei confini e le barriere.
Aroundmorandi – natura morta con pane e limone si propone di esplorare e incentivare varie forme di creatività ispirate
a Giorgio Morandi, partendo dalla convinzione che dall’eredità
del passato possa nascere una potente spinta creativa per l’innovazione di oggi. Il progetto ha un canovaccio di riferimento
111
che viene di volta in volta arricchito e adattato agli spazi e all’occasione in cui viene messo in scena. Di base, esso prevede l’allestimento di una lunga tavola apparecchiata con oggetti di design
contemporaneo, ispirati al lavoro di Morandi; attorno alla tavola
ruota poi una kermesse a cui prendono parte chef di fama internazionale e ospiti culturali che reinterpretano le suggestioni e le
ricette di casa Morandi. Materiali inediti, quali ricette delle sorelle Morandi, opere d’arte, oggetti d’uso comune della tavola,
diventano il fil rouge dei valori che rappresentano l’eccellenza
italiana all’estero: l’arte, il design e il cibo.
Panem et circenses presenta l’installazione Mæn-hiǝ: sei stampe fotografiche della la serie “Mæn-hiǝ, l’uomo è qui”, un’illuminazione al neon che la correda, e l’opera “Mæn-hiǝ, mangiatori
di pane”, un cono di terracotta realizzato a mano utilizzato come
contenitore dentro il quale cuocere un impasto di pane. Completa l’installazione un momento performativo durante il quale il
pane viene offerto in maniera rituale al pubblico. Nell’epopea di
Gilgamesh l’uomo si affranca dal suo stato “selvatico” solo quando apprende dell’esistenza del pane. Nell’Iliade e nell’Odissea
l’espressione “mangiatori di pane” è sinonimo di “uomini”. A
partire dalle nuove società agricole del neolitico si comincia ad
elaborare l’idea di “uomo civile”, che costruisce artificialmente
il proprio cibo, un cibo che non esiste in natura e che segna la
differenza tra NATURA e CULTURA. Allo stesso tempo molti
miti fondatori vedono l’agricoltura come un gesto di violenza nei
confronti della Madre Terra ed i riti di fertilità hanno una valenza spesso espiatoria di questa colpa. Il pane è simbolo di questi
passaggi, così come lo è l’erezione di una lunga pietra. Il menhir
modifica il paesaggio e lo rende luogo, costruisce un significato
nello spazio e nel tempo circostanti, è frutto di un’esperienza
e risultato di una volontà di affermazione dell’uomo e del suo
passaggio. Il pane è il menhir dell’alimentazione, ciò che la trasforma in cucina: l’uomo è qui, lo segnala con una pietra e fa il
pane. Mæn-hiǝ!
wonderingstars
wonderingstars è un’associazione culturale nata
dall’incontro di professionisti attivi nei campi dell’architettura e del design, con esperienza progettuale,
appassionati di arte e di gastronomia. Nel tentativo
di mettere a frutto risorse di un territorio culturalmente ricchissimo e ancora poco sfruttato, ws si
concentra sulle eccellenze locali, partendo da uno spunto fornito da
Carlo Zucchini, garante della Donazione Morandi al Comune di Bologna,
che mette a disposizione dell’associazione un quaderno di ricette delle
sorelle del grande artista. La ricerca di ws riguarda le interazioni tra cibo,
design e arte contemporanea, messe in scena attraverso un racconto
capace di coinvolgere elementi
di un patrimonio comune: da
Giorgio Morandi al Parmigiano
Reggiano, dagli oggetti di design
ispirati al grande artista alle rielaborazioni di grandi chef.
112
113
Wonderingstars
Natura morta con pane e limone
installazione, particolare
Panem et Circenses
Collettivo artistico che opera secondo principi di progettazione
site specific, relazionali e permaculturali. La ricerca del collettivo si concentra principalmente
sull’indagine delle innumerevoli
e profonde relazioni che si creano attorno al cibo e all’atto del
mangiare.
Panem et Circenses,
Mæn-hiə, particolare
Isolo17
Sito web
www.isolo17.com
Direttore
Giovanni Monzon
Artisti in fiera
Luis Israel Gonzales
Ramon Ramirez
Salómon
Artisti rappresentati
Elia Acosta
Luis Israel Gonzales
Oliva
Ramon Ramirez
Salomón
Yiki
Catene di libertà
a cura di Manuela Valentini
Salomón, Luis Israel Gonzales e Ramon Ramirez sono i tre
giovanissimi artisti cubani che la galleria veronese Isolo17 presenta al pubblico di SetUp 2015. Una ventata d’aria calda e
soleggiata che rompe quel muro ghiacciato e grigio della nostra quotidianità cittadina. Segnata da importanti cambiamenti in particolare all’inizio degli anni Novanta, l’arte cubana in
generale è stata capace di esplorare gli scenari micro-sociali,
l’incertezza quotidiana che aleggia nella vita dei cubani, la crisi
che persiste da più di vent’anni e l’inevitabile “restringimento”
delle possibilità. Nelle loro opere, la tela - caratterizzata da
una forte densità compositiva e da colori vivaci - stenta quasi
a contenere le forme irregolari e primitive che sembrano sul
punto di scoppiare dalla superficie bidimensionale in cui sono
imprigionate. In quelle forme c’è la vita e l’anima gioiosa di un
popolo desideroso di oltrepassare i limiti geo-politici che gli
sono stati imposti. C’è un riassunto dei conflitti politici, sociali,
religiosi e culturali che in passato hanno segnato e che ancora
oggi continuano a segnare la storia cubana nella speranza di
potersene liberare al più presto.
Premio SetUp under 35
Artista
Salomón
Salomón
Senza titolo, 2012
tecnica mista, 149x79cm
114
Curatore
Manuela Valentini
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C’è un linguaggio da decifrare che parla silenziosamente di
una contemporaneità al limite di un cortocircuito visuale in
grado di generare suggestioni evocative di una realtà altra.
Le opere di Salomón, Gonzales e Ramirez riflettono al meglio
la complessità del tessuto demografico in cui vivono, caratterizzato perlopiù dalla coesistenza di generi, razze e religioni
differenti, laddove popolazioni preesistenti si sono andate a
mescolare a immigrati di varie origini. Il minimo comune denominatore tra tutte le opere esposte è il concetto di nazionalità
che emerge prepotentemente dalle tele e che costituisce uno
strumento necessario per interpretare e comprendere le poetiche degli artisti.
Salomón
Senza titolo, 2012
Tecnica mista, 115x150cm
116
117
KIR ROYAL GALLERY
Sito web
www.kirroyal.es
Direttore
Juan Cardenas
Artisti in fiera
Mariela Apollonio
Fernando Bayona
Gil Gijon Bastante
Artisti rappresentati
Mariela Apollonio
Fernando Bayona
Miguel Borrego
Alessandro Brighetti
Ernesto Cánovas
Pablo Fernández Pujol
Chus García Fraile
Gil Gijon Bastante
Luis Moscardó
Guibert Rosales
Miguel Scheroff
José Luis Serzo
Keke Vilabelda
Il vero corpo, l’Altro.
a cura di Rita Lupi
«Agisci in modo da considerare l’umanità sia nella tua
persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come
scopo, e mai come semplice mezzo»
Immanuel Kant
Un turbamento deciso, vibrante e dalle molteplici sfaccettature, così possiamo definire il contraccolpo generato dall’opera
di Fernando Bayona.
The Life of the other è un progetto che prende vita dalla commistione tra documentario e fotografia. Le scene che Bayona
rappresenta sono costruite nel minimo dettaglio e studiate
proprio come le battute della sceneggiatura di un copione,
ma sono al tempo stesso un’istantanea della nostra società; ci
restituiscono un ritratto sardonico e diretto di un mondo che
non vogliamo vedere. L’attenzione maniacale alla costruzione
della scena che prende vita davanti ai nostri occhi non è altro
che un modo per esorcizzare la realtà, che si rianima entrando
di prepotenza nelle fotografie. Se il set è per sua natura fittizio,
la sofferenza e l’empatia sono invece concrete e tangibili.
La cura della messa in scena che caratterizza l’artista spagnolo
si focalizza sulla ricomposizione impeccabile degli interni, fondamentali per descrivere i singoli personaggi.
Nell’opera il corpo esiste.
Premio SetUp under 35
Mariela Apollonio,
Ph.A.Fictions04, 2011,
Stampa digitale su carta cotone, 50x40cm
118
Artista
Fernando Bayona
Curatore
Rita Lupi
119
Corpo come mero oggetto del desiderio che stride con richiami infantili e giocosi sulla scena, mettendo in risalto come
l’estetica di Bayona sia influenzata dalla pittura classica europea e dal surrealismo al tempo stesso.
Corpo come strumento di lavoro dove la serie di immagini proposte si concentra sull’amore come cardine dell’essere umano
e sulle conseguenze che genera l’assenza di tale sentimento,
nella costante ricerca di un amore a tempo determinato, spesso a pagamento e illusorio.
I soggetti che ci troviamo davanti sono spogliarellisti, porno
attori ed escort.
Il titolo della serie aiuta a comprendere l’indagine e suggerisce
diverse interpretazioni. The life of the other, La vita dell’altro,
accoglie in sé due significati: l’alienazione di quei corpi che si
isolano dietro un muro per separare la loro vita reale da quella
lavorativa, mentre in seconda battuta l’Altro è una sorta di alter ego in continua evoluzione, una maschera che muta incessantemente per adattarsi alle differenti richieste dei clienti.
Bayona crea un metalinguaggio, una finzione nella finzione, i
soggetti ritratti sono attori che interpretano le maschere reali
che indossa il vero corpo, l’Altro, quando lavora.
Non si tratta però di un progetto di pesante denuncia sociale,
piuttosto di un’indagine che scava nella superficialità dei sentimenti e nella profondità delle vite ancora oggi considerate
borderline. Un’ironia che non esiterei a definire Tondelliana,
regala alla scena un sarcasmo e una leggerezza inaspettata.
Fernando Bayona,
The Life of the Other. The Expected Meeting, 2013-2014,
Stampa digitale su carta cotone, dimensioni variabili
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121
Martina’s Gallery
Sito web
www.martinacorbetta.it
Direttore
Martina Corbetta
Artisti in fiera
Lucas Beaufort
Elisa Bertaglia
Eracle Dartizio
Artisti rappresentati
Lucas Beaufort
Elisa Bertaglia
Bros
Linda Carrara
Ryan Contratista
Eracle Dartizio
Francesco De Molfetta
Cosimo Filippini
Patrizia Novello
Daniela Novello
Anna Turina
Nei luoghi dell’essere. A doppio senso
a cura di Martina Corbetta
Lucas Beaufort, Elisa Bertaglia ed Eracle Dartizio sono le
voci di Nei luoghi dell’essere. A doppio senso. L’istinto suggerisce un tema all’apparenza comune, ma più in profondità,
complesso e straordinario: il viaggio. “Mi lascio guidare nella
sua intimità. Il viaggio è qualcosa di unico e irripetibile, è, per
come lo intendo io, vita”.
Un viaggio è ovunque, la differenza è l’attitudine a vivere la vita
e la sensibilità a ricevere le emozioni. Nei luoghi dell’essere. A
doppio senso è un percorso dentro me stessa, nella mia più
evidente “forma dell’essere”, nella mia più spontanea e naturale idoneità al “gusto dell’essere” e infine nella mia più spirituale
“concezione dell’essere”. Scelgo l’espressione artistica per eccellenza, la pittura nelle sue fattezze più o meno assolute, per
scoprirmi attraverso manufatti altrui. Antepongo validi compagni per un viaggio a doppio senso: dentro me stessa e dentro
il sistema dell’arte.
Lucas Beaufort protagonista della scena street. La sua ricerca
consiste nell’elaborazione di copertine di magazine di skateboard e di snowboard. Inserisce simpatici pupazzetti colorati
in fotografie scattate ai top atleti del mondo, che si ritrovano
a condividere le loro cover con entità, frutto della fantasia.
Gli interventi donano quel sapore che solo la pittura può. La
sua poesia, seppur ironica e facile, è una dimostrazione artistica dell’oggi. Viviamo la stessa scena, quella degli sport da
tavola, di cui non posso fare a meno. Il suo lavoro è la mia
“forma dell’essere”. Elisa Bertaglia rappresentante assoluta
Premio SetUp under 35
Artista
Elisa Bertaglia
Lucas Beaufort
Piazza Mercanti, 2014
Acrilico su carta, 29,7 x 42,0 cm
122
Curatore
Martina Corbetta
123
del mio “gusto dell’essere”. Racchiude con la sua arte quello
che sento per il senso estetico. Accademismo dimostrato,
ma superato, tradizione appresa con saggezza e attualizzata
con personalità. Concretizza in pochi gesti grandi sentimenti.
Intellettualmente presente, gioca riscoprendo immagini del
passato, ricordi parte del trascorso di molti. L’olio restituisce il
lavoro intellettuale con un’intensità cromatica che dona sicurezza, a comprova che la buona pittura è rassicurante. La materia prende vita con classe ed eleganza, la finezza è l’estetica,
è mia maniera. Eracle Dartizio, il prestigiatore di pensieri. I
suoi aforismi sono contagiosi, divertenti quanto basta e intensi
al punto giusto. Sono vigorosi, acuti. Si leggono con piacere
e si accostano a persone, momenti e cose. Avremmo voluto
scriverli noi, pensiamo. La scrittura calligrafica è sovrastata da
una scrittura pittorica, ma spontaneamente prima leggiamo le
parole e poi guardiamo il segno. La calligrafia è l’espressione
decifrabile di un pensiero, mentre la pittura, soprattutto quella senza riferimenti visivi, lascia una più libera decodificazione,
spesso chiusa con un punto di domanda. Curiosità, è la mia
“concezione dell’essere”.
Elisa Bertaglia
Bluebird, 2014
olio, carboncino e matita su carta, 20,5 x 29,5 cm
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125
PORTANOVA12
Sito web
Direttore
www.facebook.com/12portanova/ Antonio Storelli
Artisti in fiera
2501
Dissenso Cognitivo
Bambi Kramer
NeSpoon
Opiemme
Uno
Artisti rappresentati
Andreco
Andrea Bruno
Centina
Allegra Corbo
Paolo Ferro
Guido Volpi
Mattia Lullini
Martina Merlini
MP5
Liliana Salone
Tomi Um
Vania
Nelle città agorafobia e claustrofobia sono due estremi che
spesso si sfiorano e a volte si sovrappongono, allo stesso
modo in cui ciò che è sicuro può trasformarsi in pericoloso,
ciò che è familiare in estraneo e ciò che è noto in irriconoscibile. Una condizione segnata dalla continua ricerca di un
riparo, di una zona di sicurezza, di un rifugio spesso più mentale che fisico.
Qui l’agorafobia è quella dell’arte contemporanea che considera le gallerie e gli spazi istituzionali come gli unici possibili,
demolendo il principio della streetart che al contrario trova
nella ricerca di spazi aperti una componente fondamentale.
Un contrasto questo, presente da sempre nel dibattito
sull’arte pubblica e sul graffitismo, che vengono spesso accusati di perdere dignità e credibilità quando portati all’interno
di spazi espositivi canonici.
UNO, attraverso il concetto di agorafobia si diverte a prendere in giro proprio questa idiosincrasia, proseguendo parallelamente il suo discorso sul desiderio contemporaneo di
affermazione dell’identità, e sull’influenza della pratica pubblicitaria sull’immaginario collettivo.
Accogliendo e attualizzando la lezione di Warhol, di Debord,
e di Rotella, UNO, attraverso la ripetizione all’infinito e il frequente uso di spray e pitture fluorescenti, gioca con la tecnica pubblicitaria e la cambia di segno.
Partendo dal volto simbolo della famosa pubblicità di una
cioccolata, lo rende un’icona della possibile rivoluzione del
singolo nei confronti della società di massa. Un volto liberato dal ruolo assegnatogli dai suoi creatori che diventa para-
Premio SetUp under 35
Uno,
I cavalieri dell’apocalisse, 2013,
inchiostri su tela, cm 100x100.JPG
126
Artista
Uno
Curatore
Lazlo Biro
127
dossalmente lo strumento ideale per una crtitica alla pratica
pubblicitaria stessa. A rafforzare questo messaggio infine c’è
la carta strappata dei decoupages e stencil-collages realizzati dall’artista, che rimandano alla lacerazione dell’individuo e
della sua unicità, continuamente manipolata fino a perdersi
nella molteplicità della società di massa.
Centomila, nessuno, UNO.
Uno,
I don’t care about Uno, 2014,
serigrafia, cm. 65x50
128
129
Print About Me
Sito web
www.printaboutme.it
Direttore
Paolo Berra, Mattia Macchieraldo,
Beatrice Zanelli
Artisti rappresentati
Veronica Azzinari
Paolo Berra
Daniele Catalli
Raffaele Cesano
Giulia Garbin
Sophie Lécuyer
Wim Starkenburg
Elisa Talentino
Artisti in fiera
Daniele Catalli
Elisa Talentino
Eppur così vicini
a cura di Annalisa Pellino (ARTECO)
Secondo Bachelard, anche se della vita notturna non restano,
al risveglio, che brandelli ricomponibili secondo la geometria
e la spazialità della vita diurna, lo spazio in cui passiamo le ore
notturne è “l’imminente sintesi delle cose e di noi stessi”1.
Tradurre il mondo onirico in un segno grafico, in una materia
fluida come quella delle immagini per farne un circo itinerante
di sogni basato sull’incontro e sullo scambio, è l’idea portante del progetto Dream Circus, nato nel 2010 dalla matita di
Daniele Catalli. Dopo aver illustrato oltre 700 sogni o incubi,
durante un viaggio in pullman da Torino a Istanbul2, per la prima volta l’artista decide di disegnare anche i suoi stessi sogni.
Carichi di ambiguità semantica, i disegni di Catalli, esprimono
l’idea di uno spazio che ci appare in qualche modo eterotopico, perché contemporaneamente spazio del di fuori e del di
dentro, dell‘attraverso, spazio di crisi e di condensazione di
esperienza3.
Gaston Bachelard, Il diritto di sognare, Edizioni Dedalo, Bari 2008.
Il Mediterraneo Tour, a cura di ARTECO, ha avuto luogo nel mese di Novembre 2014 e ha fatto tappa presso: DoubleRoom a Trieste, Grad European Center for Culture and Debate a Belgrado, CAC Mobile a Skopje,
la lokanta di Ismail a Tarlabasi, la İstanbul Teknik Üniversitesi e l’ateliergalleria Halka Art Project nel quartiere di Kadikoy ad Istanbul. http://dreamcircusproject.tumblr.com/project.
3
Michel Foucault, Spazi altri. I Luoghi delle eterotopie, Mimesis, MilanoUdine 2011.
1
2
Premio SetUp under 35
Artista
Daniele Catalli
130
Curatore
Annalisa Pellino
131
È lo spazio di una percezione primaria tradotta in immagine,
con l’ambizione dell’archetipo e l’impermanenza dell’onirico:
si pensi al Libro Rosso di Jung o al Libro dei Sogni di Fellini.
Nel tentativo di tratteggiare storie intime di/in luoghi impossibili e, consapevole del rischio e della necessità del perdersi nella ricerca, Catalli cede inoltre al fascino lirico della più
inafferrabile tra le visioni: le nuvole, per Gilles Clément unico
luogo dove riporre i sogni e unico territorio da cui soffiano le
verità.4
Vere proprie rêverie diurne che hanno scandito il tempo del
viaggio nei Balcani, a ciascuna nuvola sono stati dati i nomi
mutuati dalla classificazione tentata da Lamarck nel XIX sec.
– nuvole spazzatura, nuvole da tuono, nuvole a veli… – ed è
stata associata una traccia sonora (a cura di Eleonora Diana),
con l’intento di restituire percezione ed emozione del paesaggio che cambia (non solo visivamente). Ne deriva un delicato
soundscape che nella sua soluzione allestitiva suggerisce il
senso nostalgico per un tempo – quello del viaggio – e per uno
spazio – sognato e vissuto – che ci appaiono così lontani eppur
così vicini.
4
Gilles Clément, Nuvole, DeriveApprodi, Roma 2011.
132
Daniele Catalli,
Alcune nuvole, Istanbul e Salonicco 2014,
grafite, acrilico e olio su carta, componenti elettronici, suono, 10x15cm
133
provoqArt
Sito web
provoqart.blogspot.com
Direttore
Gianmarco Nicoletti
Artisti in fiera
Manon de Lastens
Gianmarco Nicoletti
Hyung Geun Park (courtesy
Galleria Paola Meliga)
Gigi Piana
Artisti rappresentati
Miyako Aoki
Manon de Lastens
Andreas Kerstan
Gianmarco Nicoletti
Gigi Piana
La linea spoglia (La línea desnuda)
a cura di Alfonso Jiménez
Manon de Lastens è una giovane artista francese, che vive e
lavora a Parigi.
Per il progetto Amazing Fragile presentato a SetUp con la galleria nizzarda provoqArt, ha realizzato dei disegni a inchiostro,
affiancati da un commento poetico testuale, scritto a mano.
L’elemento principale del suo lavoro, la linea vuota che gioca
con il supporto bianco, occupa la quasi integrità dell’opera,
modella i personaggi e i loro pensieri più intimi.
Si tratta di una recita senza palcoscenico, dove il vuoto invade
i suoi protagonisti e tutto ciò che li circonda.
Nel lavoro di de Lastens l’essenza è nella forma e la forma,
espressione fragile ed enfatica allo stesso tempo, è l’unica sostanza che esiste.
Questa linea scarna, che fissa degli istanti che appartengono
al tempo e alla mente con estrema delicatezza, assume sfumature teatrali che ci parlano della nostra nudità di fronte alla
realtà che ci circonda.
La fragilità, la solitudine, il tradimento e la sofferenza, come
traspaiono dal lavoro di de Lastens, sono i protagonisti di una
tragedia classica.
Il dramma messo in scena è il rapporto tra Eros e Pathos, la
passione censura tutto il resto per lasciarci cogliere solo l’oggetto del desiderio, perché il desiderio e la solitudine sono al
centro di questa tragedia.
In solitudine, come in amore, la nudità e la fragilità del corpo
riflettono la delicatezza interiore, e rilevano la nostra sensibi-
Premio SetUp under 35
Artista
Manon de Lastens
Gigi Piana,
Ricerca d’identità, 2014,
Tecnica mista, 70x70x70cm
134
Curatore
Alfonso Jiménez
135
lità alla violenza, al tradimento, ci invitano a soffermarci sulla
sofferenza.
In questi attimi cristallizzati di solitudine e debolezza la scelta
migliore per proteggerci sembra essere annullare il mondo intorno a noi, accrescere il divario. Ed è in questi momenti che
l’artista fa entrare in scena i protagonisti. Ce li mostra al culmine della rappresentazione, nel momento stesso della loro
trasformazione, nel pieno della loro aristotelica vicissitudine,
nell’attimo stesso in cui ciò che era desiderio, con tutte le sue
promesse felicità, ci tradisce e diviene sofferenza e desolazione, e fa loro volgere uno sguardo verso il passato, nel tentativo
di capire se la solitudine è stata causa o effetto.
Manon de Lastens,
Censure Prise, 2014,
Inchiostro su carta, 23x30cm
136
137
RezArte Contemporanea
Sito web
www.galleriarezarte.it
Direttore
Antonio Miozzi, Lia Bedogni
Artisti in fiera
Lia Pascaniuc
Artisti rappresentati
Annalù
Carlo Cane
Laura Forghieri
Fosco Grisendi
Savina Lombardo
Antonella Mazzoni
Silvio Porzionato
Silvano Scolari
LIQUID
a cura di Chiara Canali
La ricerca di Lia Pascaniuc si rivolge ai nuovi media come la
fotografia, il video e le tecnologie multimediali per indagare
tematiche ed emergenze dell’odierna società liquida: i cambiamenti climatici, le trasformazioni irreversibili della natura e il
global warming.
La mutevole e transitoria condizione dei fenomeni naturali,
presupposto essenziale della vita umana, viene rapportata
dall’artista alla situazione attuale, instabile ed incerta, che Zygmunt Bauman definisce “liquida”. Afferma lo studioso: “Liquido è il tipo di vita che si tende a vivere nella società liquidomoderna. Una società può essere definita «liquido-moderna
se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima
che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e
procedure».
Questo incessante e liquido fluire delle cose trova la sua più
evidente rappresentazione nell’elemento dell’acqua che nelle
sue varie accezioni richiama i concetti di mobilità, leggerezza,
adattabilità, dinamicità, percorribilità e flessibilità.
Nel ciclo fotografico “Luce liquida” di Lia Pascaniuc l’acqua è
assoluta protagonista delle opere, «sostanza primordiale da
cui scaturiscono tutte le forme» (Mircea Eliade), struttura visivo-formale declinata in differenti texture cromatiche e pattern
geometrici che rimandano alla varietà dei passaggi e degli stati
in cui è presente in natura.
Premio SetUp under 35
Lia Pascaniuc,
Vita liquida, 2014,
Stampa su carta cotone, cornice in legno, 48x33cm
138
Artista
Lia Pascaniuc
Curatore
Chiara Canali
139
Con il progetto “Vita liquida” l’acqua invece è assente dall’inquadratura lasciando campo alla vita delle creature marine
nel vuoto più assoluto di una spazialità condivisa. Le fotografie
di questa serie, eseguite analogicamente all’interno del set di
un acquario artificiosamente deprivato dell’acqua attraverso
particolari strumentazioni ottiche, si concentrano unicamente sulle variopinte sfumature dei pesci, che spiccano dal buio
più assoluto dello sfondo. La sottrazione dei liquidi diventa
metafora della condizione di mutevolezza della società attuale, sempre più occupata a rendersi visibile attraverso forme
virtuali che sostituiscono qualsiasi forma di relazione reale.
Questa sensazione di incertezza e precarietà viene ancor
più incarnata dalla scultura “Vita liquida”, installazione di un
cubo olografico che presenta al suo interno un video in 3D
con le immagini in movimento di un pesce giallo fosforescente
fluttuante nel vuoto, alla ricerca di un’instabile e pressoché
impossibile stasi.
Lia Pascaniuc,
Vita liquida, 2014,
Stampa su carta cotone, cornice in legno, 48x33cm
140
141
s.t. foto libreria galleria
Sito web
www.stsenzatitolo.it
Direttore
Matteo Di Castro
Artisti in fiera
AA.VV.- Anonimo
Angelo Camillieri
Mario Carbone
Tano D’Amico
Giovanni Del Brenna
Veronica Della Porta
Giorgio Di Noto
Massimo Piersanti
Salvatore Santoro
Mario Schifano
Artisti rappresentati
Elisa Abela
Paola Agosti
Letizia Battaglia
Eleonora Calvelli,
Lorenzo Castore
Maurizio Cogliandro
Dino Ignani
Franco Mapelli
Salvatore Puglia
Andrea Tonellotto
Notes
a cura di Paola Paleari
Giorgio Di Noto è un artista che lavora principalmente con la
fotografia. Attraverso un approccio sistematico, Di Noto porta avanti una ricerca che parte dalla conoscenza del mezzo e
dallo sfruttamento delle sue possibilità tecniche per riflettere
sulle dinamiche che regolano la rappresentazione dell’esistente e, congiuntamente, la ricezione della realtà rappresentata.
La sua pratica fornisce una serie di strumenti di analisi sulle
molteplici implicazioni della fotografia intesa sia come medium
collettivo che come codice linguistico.
In Notes l’adozione di determinati fattori concorre a creare un
immaginario in cui il riconoscimento - non tanto del soggetto,
quanto dell’immaginario stesso - gioca un ruolo importante.
Così come nel sistema musicale è la strutturazione degli intervalli a determinare il registro espressivo della melodia, in
questo lavoro sono elementi quali il bianco e nero, lo scatto
a mano libera e il paesaggio notturno inanimato a indirizzare
la nostra percezione verso l’individuazione di uno specifico
linguaggio, acquisito tramite esperienze e conoscenze precedenti. In altre parole, Di Noto agisce come un compositore
che, partendo da un insieme di note, le accorda sulla base di
uno schema dato.
Premio SetUp under 35
Massimo Piersanti
Le Mura aureliane con l’opera di Christo The Wall, Wrapped Roman Wall.
Roma, 1974 Inkjet print su carta cotone, 30x40 cm
142
Artista
Giorgio Di Noto
Curatore
Paola Paleari
143
La scelta di utilizzare la pellicola istantanea come matrice
delle stampe sottolinea la natura “grammaticale” del progetto, in quanto dimostra l’assenza di ogni tipo di intervento da
parte dell’autore e di conseguenza di intento interpretativo
personale. Un procedimento molto diverso rispetto a quello
adottato per The Arab Revolt, dove la pellicola istantanea era
il veicolo di astrazione formale che aveva lo scopo di celare,
dietro un primo apparente intento documentativo, la messa
in scena dell’architettura culturale prodotta dall’informazione
generalizzata - in questo caso relativa agli avvenimenti della
cosiddetta “Primavera araba”.
L’obiettivo non è dunque quello di evocare un determinato effetto nel destinatario: la trasfigurazione espressiva a cui i soggetti sono sottoposti nelle immagini che compongono Notes
è piuttosto la naturale conseguenza della cifra contenuta nel
sistema stesso del quale Di Noto si serve.
Giorgio Di Noto
Notes #1, 2013
Inkjet Print da fotografia istantanea digitalizzata, 75x60 cm
144
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Sponge ArteContemporanea
Sito web
Direttore
www.spongeartecontemporanea.net Giovanni Gaggia
Artisti in fiera
Simona Bramati
Giorgio Donini
Rocco Dubbini
Gianluca Panareo
Filippo Riniolo
Rocco Dubbini
Mantra-Azione, via dell’Idroscalo,
Ostia, 2012
fotografia di Claudio Abate
Courtesy Il Ritrovo di Rob Shazar,
Sant’Agata de Goti (BN)
146
Artisti rappresentati
Gianluigi Antonelli
Alessandra Baldoni
Max Bottino
Simona Bramati
Mirko Canesi
Cristiano Carotti
Daniela Cavallo
Tiziana Cera Rosco
Tiziana Contino
Rocco Dubbini
Simone Ferrarini
Eva Gerd
Andrea Guerzoni
Cristian Iotti
Chiara Mu
Cristina Nuñez
Roberto Paci Dalò
Gianluca Panareo
Francesca Romana Pinzari
Filippo Riniolo
Giacomo Rizzo
Piero Roi
Stefano Scheda
Mona Lisa Tina
Cristina Treppo
Rita Vitali Rosati
L’ALCHIMIA DEGLI ELEMENTI
a cura di Milena Becci
Tutto è stato raso al suolo. Detriti, polvere e fango sono davanti agli occhi neri e lucidi della piccola Gea. Un vento luminoso inizia a soffiare sollevando e portando via le macerie. Il
cielo si riempie di stelle e la terra riemerge danzando. Non più
confini, morte e vita sono parte dello stesso istante, nuove le
possibilità.
Tra terra e fuoco, grano ed acqua, parte di un’unica idea di
rivitalizzazione, di emersione di un’umanità che spesso si nasconde sotterrata da cumuli di macerie, questa esposizione
vuole cogliere un’occasione di ricostruzione partendo dalla fisicità degli elementi, così com’è la terra dell’Idroscalo di Ostia,
luogo in cui Pasolini fu assassinato nel ’75, dell’opera Mantra di
Rocco Dubbini. Lettere di metallo che compongono la scritta
Mia Mamma/Mamma Mia, urla di Supplica a Mia Madre, sono
collocate a forma di stella, ricordando la traccia che lasciò l’auto che travolse il poeta, e accolgono la terra dell’Idroscalo per
rendere immortale arte e sentimento.
Anche Viaticus è morte, ma durante la vita. Simona Bramati
realizza quella che sarà la sua bara avvicinandosi ad un momento, nel tempo e nello spazio. Attraverso la sua collaborazione con le Onoranze Funebri Bondoni di Serra San Quirico
(AN) accende un colore nel nero, fa strada verso un lungo
viaggio.
Premio SetUp under 35
Artista
Gianluca Panareo
Curatore
Milena Becci
147
Di nutrimento e vita ci parla Giorgio Donini che racchiude in
Bramante la storia di una famiglia di panettieri, la sua, attraverso un linguaggio immediato. Tre pagnotte crude, su una
mensola di legno grezzo, lodano la vita e l’umanità dei suoi avi.
La terra è anche demarcazione. Filippo Riniolo lavora sulla natura dei confini attraverso l’immagine della bandiera, simbolo
per eccellenza della nazione. In Bandiere – dittico della terra l’emblema della divisione viene bruciato e torna ad essere
cenere. Colori e segni scompaiono e l’argilla accoglie i resti
dell’azione purificatrice del fuoco.
Come Gea, Gianluca Panareo giocava da bambino, ma con
materiali da cantiere. Little Ranger, realizzata appositamente
per SetUp 2015, ha una presenza materica importante, caratterizzata dall’uso del cemento alla base e ammorbidita dalla
trasparenza del vetro all’apice. Al bivio tra scultura ed installazione, racchiude una girella spruzza acqua, che normalmente
andrebbe ad innaffiare un’ampia porzione di terreno, entro un
box di vetro che ne limita la forza; l’acqua sbatte sulle superfici
non esplicando totalmente la sua funzione. Qui i confini sono
visibili e la libertà viene negata. Come una sorta di macchina
teatrale rende percettibile allo spettatore, tramite un oggetto
di uso comune, un sentire personale.
Ora Gea ha contemplato Urano, raccolto acqua da Oceano e
seguito la circolarità di Crono; può continuare il suo viaggio.
Gianluca Panareo
rendering di Little Ranger, 2014
cemento, metallo, vetro, plastica, acqua distillata,
cm 50x50x70
148
149
VAN DER
Sito web
www.vandergallery.com
Direttore
Stefano Riba
Artisti in fiera
Sigrid Calon
Francesca Ferreri
Wim Starkenburg
Artisti rappresentati
108
Sigrid Calon
Francesca Ferreri
Macchieraldo & Palasciano
Vittorio Mortarotti
Wim Starkenburg
Cristiano Tassinari
Fabio Tonetto
THE HOPEFUL MONSTER
a cura di Stefano Riba
The Hopeful Monster (il mostro fiducioso) non è il nuovo film
natalizio della Pixar o della Disney, ma la teoria evoluzionista
proposta nel 1940 dal genetista tedesco Richard Goldsmith.
Questa suggerisce che le maggiori trasformazioni biologiche
non siano avvenute attraverso piccoli e lenti cambiamenti,
ma grazie a spericolati salti evolutivi. Nel suo trattato Le basi
dell’evoluzione Goldsmith scrive: «Il passaggio da una specie all’altra non ha riguardato tante piccole trasformazioni
indipendenti le une dalle altre, ma una completa e repentina
mutazione di tutte le forme primarie che hanno dato vita a
qualcosa di nuovo».
A dire il vero questa teoria non venne molto presa in considerazione negli ambienti accademici dell’epoca. Snobbato
dalla scienza, Goldsmith è stato, in maniera del tutto inconsapevole, di grande ispirazione per tutto il filone fantascientifico degli anni ‘50 nato per rispecchiare le angosce verso
le conseguenze, anche genetiche, di una guerra nucleare. Il
pianeta delle scimmie, Alien, La mosca, I Gremlings, Godzilla,
Hulk e tanti altri film (tra i quali quasi tutti quelli di Roger
Corman) sembrano basati sulla possibilità di una sintesi repentina tra generi e genetiche diverse.
Premio SetUp under 35
Sigrid Calon
To the extend of / \ | & - n.81
Stampa Risograph su carta Munken Pure 300 gr., 34 x 46 cm
edizione di 50
150
Artista
Francesca Ferreri
Curatore
Stefano Riba
151
Ben prima che arrivasse la fantascienza sono stati però gli
artisti a fare propria l’idea, che arriva dalle religioni animiste,
delle metamorfosi dei corpi e delle forme. I primi a rappresentare queste ibridazioni fantastiche slegandole dall’iconografia religiosa sono stati i romani con le loro grottesche. La
cultura visiva del grottesco è tornata poi di moda nel Rinascimento ed è arrivata ai giorni nostri grazie, nell’ordine, agli
espressionisti, alla body art e a tutta la corrente del posthuman.
Il lavoro di Francesca Ferreri si inserisce anch’esso nel territorio della fascinazione folcloristica, biologica e artistica che
da millenni si ha verso l’ibrido. Non a caso la serie di lavori
Eterocronie prende il suo titolo proprio dalla biologia, dove
il termine designa lo scarto temporale nella maturazione di
organi e apparati all’interno del processo evolutivo. Le opere
di Francesca richiamano forme bizzarre e imprevedibili, corpi nei quali le diverse membra seguono ognuna un proprio
percorso pur continuando a far parte di un tutto unitario.
«Avvicinando ciò che è lontano, mettendo in relazione ciò
che si esclude a vicenda, violando le norme abituali, il grottesco in arte è simile al paradosso in logica. A un primo sguardo
è soltanto divertente, mentre in realtà cela tante possibilità».
Questo scriveva lo storico russo Leonid Pinskij sulle grottesche. Nei lavori di Francesca lo spettatore è invitato a fare
lo stesso: trovare le molteplici e divertenti possibilità che le
opere nascondono sotto le sembianze del mostro fiducioso.
Francesca Ferreri
Eterocronie, 2014
oggetti, gesso, pigmenti
17x15x12 cm
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153
VV8 artecontemporanea
Sito web
www.vv8artecontemporanea.it
Direttore
Chiara Pompili
Artisti in fiera
Luca Gilli
Leonardo Greco
Oriella Montin
Artisti rappresentati
Aqua Aura
Simone Bubbico
Luca Gilli
Leonardo Greco
Oriella Montin
Luca Serra
Alberto Zamboni
MATERNITY BLUES
a cura di Francesca Baboni
Non sono un’ombra, anche se un’ombra si diparte da me.
Sono una moglie.
Sylvia Plath
Oriella Montin, con il ciclo di opere “Rammendo - Mending”
- che prende spunto dal dato autobiografico - utilizza vecchie
fotografie raccolte ai mercatini per ricostruire un mondo passato ma ancora prepotentemente attuale. L’artista, prendendo
in mano ago e filo di cotone, decontestualizza con attenzione
perfettamente calibrata situazioni giocate sul limite del tempo. E non è soltanto il riportarci a una memoria lontana che le
interessa, quanto il poter ricreare a modo suo, come su di un
ipotetico telaio del vissuto, storie e vicissitudini immaginate
attraverso moltitudini di famiglie sconosciute, con uno stile
particolarmente definito. Oriella Montin seleziona avvenimenti precisi e momenti salienti di una vita per intervenire con
una pratica, quella antica e domestica del rammendo, che simboleggia cattività e nello stesso tempo amore incondizionato,
quale quello materno. L’ispirazione arriva dalla letteratura,
da Richard Yates, che racconta le miserie della middle class
americana, da figure controverse come Sylvia Plath ed Emily
Dickinson, che parlano una lingua che appartiene soltanto a
loro, con parole che evocano la gioia e sofferenza del parto, lo
stordimento dell’abbandono.
Premio SetUp under 35
Luca Gilli
Samsara 1548, 2012
stampa digitale Fine Art, 56 x 74cm
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Artista
Oriella Montin
Curatore
Francesca Baboni
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Oriella Montin agisce con una modalità cruda e poetica al
contempo, cucendo ed aggrovigliando fili e pezzi di esistenze come le nostre genitrici riparavano con gesti rassicuranti
brani di vestiti, delineando strade contorte e percorsi accidentati, cancellando in modo cruento volti, ingabbiando corpi,
scegliendo con cura parti anatomiche, cuore o cervello, prendendo la mira per colpire con esattezza e rammendare quella
ferita più o meno aperta che ognuno porta con sè. Attraverso
un contorto viaggio nel passato e l’ingabbiamento delle vite
degli altri che Oriella Montin riporta alla luce sviscerando la
difficoltà dei rapporti, grazie anche a veri e propri collages che
assemblano un mondo di volti ed eventi vissuti, talvolta scegliendo composizioni maggiormente concettuali, altre volte invece invadendo l’immagine fotografica con un fitto ricamo ed
elementi che si muovono su di uno straniamento surrealista,
il messaggio arriva chiaro. Il concetto della famiglia di origine,
giocato su una doppia valenza semantica come luogo di serenità e di affetti profondi, protezione e cure ma anche fonte
di conflitto, è il punto di partenza e il filo del ricordo ciò che
la unisce, mentre il bianco e nero delle fotografie neutralizza
le personalità accumunandole ad uno stesso destino. Ma quel
tempo perduto e struggente, recuperato anche con alcuni album su cui l’autrice ricuce eventi personali, presuppone l’affascinante segreto e la volontà di non sapere né denunciare.
Poiché lo sanno tutti che dal groviglio dei legami familiari è
difficile liberarsi. E quasi mai se ne esce senza farsi del male.
Oriella Montin
Ferro da stiro - Iron, 2014
Garza tinta col caffè incollata su ferro da stiro e fotografia cucita
e incollata sulla piastra, 20 x 30,5 x 16,5cm
156
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YORUBA::diffusione arte contemporanea
Sito web
www.yoruba.it
Direttore
Maria Letizia Paiato, Federica Zabarri
Artisti in fiera
Giovanni Alfano, Alice
Andreoli, Paolo Angelucci,
Michele Attaniese, Paolo
Bini, Alessio Bolognesi,
Giulia Bonora, Danilo Busia,
Gennaro Branca, Mary
Cinque, Vincenzo Frattini,
Lucia Lamberti, Roberta
Montaruli, Stefano Pasquini,
Giorgio Pignotti, Zino
HANNO COLLABORATO
Lorenzo Aceto, Marco
Alemanno, Antonio
Ambrosino, Basmati,
Enrica Casentini, Matteo
Cattabriga, Roberta
Cavallari, Gabriele Demarin,
Ericailcane, Eva Frapiccini,
Marina Fulgeri, Nicola
Genovese, Stefano Guerrini,
LaCruna, Federico Lanaro,
Pier Lanzillotta, Dario
Lazzaretto, Sara Maragotto,
Paper Resistance, Roberto
Pugliese, Silvia Venturi,
Denis Riva, Rita Vitali Rosati,
Roberto Sala, Alessandro
Zulberti, The Bounty Killart
Frammentare (e deframmentare) il paesaggio
A cura di Alessandra Troncone
Una volta era il paesaggio. Un genere autonomo, in grado di
aprire una finestra sul mondo, riproducendone le fattezze in
maniera organica e uniforme. In Paesaggio deframmentato,
Paolo Bini reinterpreta questo classico della pratica pittorica
facendolo risuonare al ritmo contemporaneo: non costruisce
ma decostruisce, simulando il passaggio dell’immagine all’interno di un ipotetico scanner che la scompone e poi ricompone. Una deframmentazione (mutuando il termine dal linguaggio
informatico) dell’informazione iniziale che risponde alla riorganizzazione in una nuova forma degli elementi della memoria.
In questo processo il paesaggio perde la sua unità e si trasforma in una giustapposizione di frammenti, dove risuonano
le vibrazioni cromatiche connesse al sentire e non al vedere,
con i ricordi che si accumulano stratificandosi. Alla totalità si
sostituisce l’entità singola della striscia, linea e colore insieme.
Formato più volte rivisitato dagli artisti contemporanei, in particolare in ambito minimalista e concettuale per la sua natura
standardizzata e standardizzabile, la striscia così come utilizzata da Bini perde il suo carattere di prodotto anonimamente
industriale e diviene un supporto in grado di guadagnare una
propria identità, stilistica, cromatica e formale. Non c’è - il più
delle volte - la campitura piena a renderla “rassicurante” ma un
risultato che spesso privilegia squilli improvvisi, discontinuità
e persino ruvidezza, pur nell’equilibrio formale complessivo.
La striscia diviene un nastro vergine impresso con le voci della
realtà, materia e colore. Tuttavia, la limpidezza iniziale del suo-
Premio SetUp under 35
Yoruba project,
a cura di Federica Zabarri,
28mq Fai spazio al tuo stile,
Setup ArtFair 2015
158
Artista
Paolo Bini
Curatore
Alessandra Troncone
159
no è scalzata da una sorta di scratching, l’effetto graffio che i dj
ricercano operando manualmente sul vinile. La gestualità, seppur più controllata nelle opere recenti, interviene ad alterare
un ordine precostituito, a inceppare la fluidità della comunicazione. Il procedimento pittorico proposto da Bini appare come
la conseguenza di un modo di guardare la realtà che tiene conto della frenesia, incostanza e insicurezza che caratterizzano
la nostra quotidianità, ma anche delle parentesi emozionali
che in tale complessità si nascondono. Un paesaggio urbano
e caotico che può trasformarsi in un momento di pausa, uno
schermo silenzioso sul quale registrare i movimenti di un ipotetico segnale. Operando un continuo slittamento di medium,
dal caldo al freddo e viceversa, l’artista sceglie infatti la pittura
per suggerire altri strumenti e linguaggi dell’espressione visiva, dal plotter al video, emulando manualmente il pixellamento dell’immagine digitale. Se nell’opera di Bini il paesaggio ha
perso le sue forme e la sua riconoscibilità, non ha perso la sua
capacità di funzionare come affaccio sulla realtà: disconnesso,
disorientante, (de)frammentato, è per questo ancor più fedele
al cosmo contemporaneo.
Paolo Bini
Paesaggio deframmentato, 2014
Acrilico su carta gommata su tela 160x120 cm
Ph.Carlo Ferrara
160
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162
163
Special
projects
formato come fotografo
e artista. Ha impiantato
una factory tra Roma e
Reggio Emilia mettendo
insieme personalità vaganti del mondo artistico e cinematografico.
Il futuro è qui, ma quando se ne parla sembra
già terminato. Questo è
il paradosso che questo
grande progetto cerca
di risolvere. Siamo alla
fine del futuro e all’inizio di una storia che non
dobbiamo essere noi a
raccontare.
MARCO BOLOGNESI
BABYLON FEDERATION
Testo critico di Valerio Dehò
In collaborazione con ABC, Bologna
Sendai City è la città del futuro, un futuro di cui stiamo vedendo la fine. Un universo fantascientifico popolato di esseri
mutanti, di donne blu, di creature tra l’umano e il tecnologico.
Un mondo straordinario creato da Marco Bolognesi con un
progetto iniziato 15 anni fa a cui hanno partecipato decine di
professionisti del video, del make up, delle tecnologie avanzate, oltre a modelle, truccatrici, copywriter.
Siamo in pieno universo cyberpunk, un mood che non cessa di
affascinare. Bolognesi è probabilmente l’unico artista al mondo che vive questa tarda utopia con coscienza e visionarietà,
mescolando un mix di culture cinematografiche da Antonio
Margheriti a John Carpenter, talvolta strizzando l’occhio al
fashion ma creando un regno degno del migliore Phil Dick.
Le combattenti di Babylon Federation si muovono tra l’estetica tra il glamour e il cyberpunk, tra l’erotismo e la parodia.
Organizzate in corpi militari, con nomi tipo ROYAL MANTICORE, INTERSTELLAR UNITS, STARK SPECIAL CORPS
queste donne danno al termine “uniforme” un senso particolare, ben diverso da quello che conosciamo e infatti lo stravolgono. Restano all’interno di una simbolicità esplosiva in cui
un cappello, una mostrina sono sufficienti a evocare mondi
fantascientifici e perversioni sadomaso. Ma Sendai City è anche un modo di lavorare insieme che in Italia non esiste e
che Marco Bolognesi ha imparato a Londra, città in cui si è
164
STARK SPECIAL CORPS, Battalion
Rosenberg, Infantry soldier,
166x125 cm, collage corporeo e digitale,
stampa lambda su dibond
e plexiglass, 2008
Marco Bolognesi
Marco Bolognesi (Bologna, 1974), artista multimediale la cui arte spazia
dal disegno alla pittura, dal cinema alla fotografia e al video. Prima
dei trent’anni, trasferitosi a Londra, ha vinto The Artist in Residence
Award all’Istituto Culturale Italiano dando così inizio ad una carriera
internazionale: oltre a Londra, sua patria formativa, le sue opere
sono state esposte a Vienna, Salisburgo, Budapest, Miami, New York,
Chicago e Singapore. È stato selezionato per la partecipazione alla
Biennale Italia Cina ed è stato invitato alla Bienal del Fin del Mundo
2015 in Sud America. Nel 2014 ha inaugurato al Kunst Meran, il primo
capitolo della personale “Sendai City, to the end of the future” in
cui viene presentato il suo Bomar Universe, universo in continua
espansione, tra cyberpunk e fantascienza sociale.
165
Un grande disegno
Ericailcane - Marcel Dzama
Gilberto Giovagnoli - Raymond Pettibon
A cura di Valerio Dehò
Progetto di D406 fedeli alla linea Modena in
collaborazione con Galleria Scaramouche New York
Il disegno nell’arte contemporanea è completamente autonomo rispetto alla pittura o alla scultura, è un territorio anarchico
in cui compiere incursioni di libertà e trasgressione. Una sorta
di confine che sempre più gli artisti frequentano per cercare
rifugio dalle ottusità e dai conformismi del mercato. Disegnare
è come scrivere e sembra essere il rifugio di chi vuole ancora
fare arte senza compromessi. Si tratta di ri/comporre un’idea
del mondo che non appartiene più alla fase progettuale e
preparatoria, ma è completamente fine a se stessa. Disegnare significa fare, divertirsi, tenersi fuori dalla onnivora cultura
digitale, perdere tempo in un mondo che monetizza tempo e
memoria in chiave prestazionale. Disegnare è pensare, riflettere, riempire i grandi spazi della carta di segni che sono echi
di una visione reale.
“Colui che disegna”, scrive Jean Clair in La critica della modernità, «nutre il progetto di abolire la distanza fra se stesso e
la realtà». Goethe annotava: «Quello che non ho disegnato io
non l’ho visto», dimostrando che per lui il disegno non era una
semplice testimonianza di quello che aveva visto, ma il medium
che gli consentiva di vedere. Infatti, disegnare è appropriarsi
del mondo. «Di qui l’innocenza fondamentale di colui che oggi
fa il progetto di disegnare», insiste Jean Clair, poiché «posto
davanti al mondo come se questo avesse ancora qualcosa da
dirgli e liberato dallo scetticismo dei suoi contemporanei, egli
166
Ericailcane
insetti guerrieri, 2013
Tecnica mista su carta,
56x76cm, particolare foglio 1
su 3 (trittico)
Ericailcane
processione religiosa, 2013
Tecnica mista su carta,
56x76cm, particolare foglio 1
su 3 (trittico)
Marcel Dzama
untitled, 1999,
Tecnica mista su carta, 32x25cm
167
è di nuovo l’essere nudo e primitivo all’alba della civiltà». Lo
si sapeva fin dai tempi del Rinascimento e del Manierismo. Il
disegno è visto dunque come il mezzo espressivo utilizzato
dall’artista per prendere possesso della realtà, per rendere
immediatamente oggettiva un’immagine, ma si osservi, non
necessariamente per imitare, esplorare, osservare la natura,
come voleva lo spirito propriamente rinascimentale, bensì per
esprimere ciò che si ha dentro. Questa visione pone il disegno come avvicinamento a una verità che non è una ricerca
di realismo, ma bisogno di dare forma e senso a ciò che vediamo dentro e fuori di noi. Attraverso il disegno, l’artista cerca
una dimensione personale, fuori dalle regole e si riappropria
dell’istinto dell’arte.
L’arte è la rivolta degli oppressi, ma anche la repubblica degli
irregolari, la Thule degli sconfitti dalla banalità (e la noia) del
potere. Gilberto Giovagnoli parte dalle sue letture preferite,
su tutti Céline e Artaud, ma anche dal mondo dell’arte, e da
ciò che gli sta più antipatico. Nelle sue immense tecniche miste
di biro colorate e nastri adesivi vari, appare quel brulichio di
immagini e parole che lo caratterizza. L’artista conosce l’eccesso e lo pratica, ricorda per flusso di coscienza non Joyce ma
il “parlato” di Céline con tutte le sue ridondanze e ripetizioni,
le sue parolacce, la sua oscenità, la sua blasfemia liberatoria. Il
gigantesco procede di pari passo con il minuscolo, scandendo
un horror vacui pari ad un Bosch, peccati compresi. Giovagnoli
è caustico, irriverente ma sa essere sinfonico nella rappresentazione del suo dis/gusto. Scrive e disegna come fossero una
cosa sola, scrive e graffia e scava e traccia un universo caotico,
ma vivo. Bagatelle per un massacro, un almanacco di mutazioni e bestemmie, di sessi vaganti e d’illogica della ragion pura.
Nel suo muto dialogo con Raymond Pettibon si confrontano
due eccessi perché l’americano parte dal fumetto ma anche
dall’ossessione per il disegno come unico legame con la realtà.
Pettibon scrive sempre la stessa storia impossibile di miti ed
168
eroi che diventano e si trasformano in qualcosa di diverso, entrando nell’immenso calderone della comunicazione globale.
Parole e immagini si rincorrono. Centinaia, migliaia di storie
possibili sono la trama di un delirio post modern in cui le immagini prendono vita e diventano delle icone che si rincorrono e si riproducono come se avessero vita autonoma. Il petit
bon (il bravo bambino) ha vissuto un’esistenza borderline sia in
arte che in musica. La sua Black flag sventola ancora nonostante i successi e il riconoscimento del mondo dell’arte. Disegno
anarchico, quindi, fortemente antiautoritario e rigorosamente
in bianco e nero evitando fino a che possibile il colore, almeno
fino a che un proiettile non perfori il cranio di JFK: il sangue è
rosso sempre. In ogni caso, Pettibon, non cede all’estetica Pop,
è asciutto e fedele al disegno, ad una narrative art personalissima, alla sua origine. Il dialogo con Giovagnoli probabilmente
consiste in questo eccesso controllato, nel dare sfogo in totale
libertà a idiosincrasie e pruriti assortiti.
Gilberto Giovagnoli
Lord Auch, 1997,
Collage e tecnica mista su carta plastificata, 286x580cm
169
Ericailcane sa mettere insieme un segno magnifico, da grafica
inglese classica, con contenuti attuali. La sua capacità tecnica
è straordinaria perché nel passaggio dal wall painting al disegno su carta, non si avvertono differenze. La capacità descrittiva è sempre analitica. I suoi personaggi fuori scala sono corpi e
luoghi delle barbarie del potere nel mondo di adesso, mentre i
suoi animali umanizzati ricordano il miglior John Tenniel, e hanno il respiro degli apologi, con animali sapienti e anche saccenti che vanno in processione come religiosi ossequienti e sono
simboli della storia e delle storie dell’uomo. Ericailcane ha davvero questa genialità di connettere l’illustrazione classica con
la street art, creando un universo estremamente personale e
riconoscibile in cui l’asprezza di una condizione subalterna e di
solitudine pubblica trova espansione in una dimensione mitica
e satirica: gli animali sono come noi, forse meglio di noi.
Influenzato da Marcel Duchamp e Oskar Schlemmer, oltre che
dai film sulla Seconda Guerra Mondiale imposto dal padre, il
canadese Marcel Dzama ha sempre oscillato tra disegno e cinema di cui è nota la sua amicizia con Spike Jonze, il regista
di “Essere John Malkovich”. Dzama dà un valore molto intimo all’attività del disegnare, ritiene che la pittura ci impieghi
troppo tempo a compiere e concludere l’idea di partenza. Le
sue storie non si aprono e non si concludono, lascia sempre il
tempo allo spettatore di trovare un prima e un dopo; possiede
certamente una vena surreale, come Ericailcane, sa essere calligrafico e descrittivo nella sua visionarietà oltre a compilare
dei cataloghi di un mondo nuovo. Uomini e animali sono fusi
in una dimensione di rivolta e la marginalità rispetto ai valori
della società, il suo è uno sguardo a 360° a tutto il Novecento,
Francis Picabia compreso. Dà forma e forza a una dimensione
mitologica, fa diventare le sue storie un mito d’oggi.
Attraverso il disegno, l’invisibile diventa visibile, è la pratica
artistica più vicina all’i/dea.
Valerio Dehò
170
Raymond Pettibon
The Quality of the Scene (JFK), 1992,
China e acquarello su carta, 66x71cm
171
L’ora blu
A SetUp Art Fair 2015 verrà allestito il set de L’Ora Blu, innovativo
format video sulle culture contemporanee, che esplorerà il tema
della terza edizione della fiera indipendente dell’arte contemporanea di Bologna: la “Terra”.
Sarà un’esperienza in progress che vedrà la messa in onda live delle
interviste agli ospiti presenti alla manifestazione. Nello spazio espositivo dedicato al progetto, una postazione di montaggio e una redazione saranno una vivace vetrina di richiamo per artisti, collezionisti, curatori ed esponenti della cultura noti al grande pubblico; il
tutto accompagnato dalla proiezione di pillole inedite delle scorse
puntate del format e di video d’artista. Il progetto è ideato e coordinato da Maurizio Finotto, regista e docente, con la collaborazione
di Filippo Pierpaolo Marino, Davide Ricchiuti, Norma Waltmann e
degli studenti del biennio di Comunicazione e Didattica dell’Arte e
del triennio di Fotografia, Cinema e Televisione dell’Accademia di
Belle Arti di Bologna.
Rivisitando il format tv Le Notti dell’Angelo, programma Mediaset
in onda negli anni ’90, L’Ora Blu si propone di raccontare le culture
contemporanee con interviste a personaggi di rilievo che espongono il loro personale punto di vista su un tema guida: le “cose” e
“l’amare”; oggetto delle prime due puntate sono state commentate da personaggi come, tra gli altri, Marc Augé, Zygmunt Bauman,
Alessandro Bergonzoni, Bertozzi & Casoni, Umberto Galimberti,
Ivano Marescotti, Franca Valeri e Concita De Gregorio.
172
L’Ora Blu - un format video sulle culture contemporanee
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Limen/Limes
Anna Ciammitti
Soglia e Limite, due parole che definiscono una linea da oltrepassare, da costeggiare o da vivere. Una linea immaginaria o reale, a
volte geografica a volte psicologica, che segna il confine tra due
mondi o modi di pensare. Una linea sottile o un’ampia fascia in cui
transitare o sostare. In origine fu tracciata come un solco nella
terra a indicare il dentro e il fuori o il termine comune di terreni limitrofi; per poi diventare sentiero, recinto, muro, frontiera o
tratto invisibile.
Questo lavoro è basato su questa linea, catturata fotografando
pavimentazioni di città, porzioni di alberi, muri, acqua e terra.
Lo sguardo si sofferma sui dettagli, li ingrandisce e li trasfigura.
Queste tracce di suolo, portate su grande scala con l’aggiunta di
piccole figure dipinte, diventano allora grandi territori, frontiere
da oltrepassare e da esplorare.
Un lavoro che vuole rendere omaggio a chi nella storia e nella vita
quotidiana ha avuto la volontà di oltrepassare limiti e di varcare
soglie, o semplicemente di godersi per un attimo la non appartenenza a niente se non a se stessi.
Da personaggi della letteratura classica come Ulisse e Caronte,
alle vicende storiche di chi ha oltrepassato il Muro di Berlino e
le frontiere in generale, alle più contemporanee pratiche del Parkour, fino a semplici riti quotidiani in cui la protagonista è questa
soglia, frontiera o limite, che ci mette di fronte ad una scelta.
Entrare, uscire, saltare e sostare. E poi oltrepassare.
174
Anna Ciammitti
Anna Ciammitti è nata a Bologna nel 1980. Lavora con animazione, fumetto e illustrazione.
Specializzata nell’animazione stop motion e 2D ha collaborato alla creazione di serie animate, lungometraggi, corti e pubblicità tra Bologna,
Barcellona, Valencia e Milano.
Ha pubblicato storie a fumetti e illustrazioni perseguendo il gusto del
racconto visivo e della sperimentazione.
Anna Ciammitti,
Nettuno, dal ciclo LIMEN/ LIMES,
Tecnica mista fotografia e pittura, 40x23 cm, 2014
175
SOTTO SOTTO. Sculture profonde della terra
Resilienza italiana
Resilienza italiana è un Movimento di Arte e Cultura che si
muove trasversalmente, coinvolgendo professionisti attivi in
diversi campi del sapere. Lavora e si muove ovunque vi sia
volontà resiliente di cambiare lo stato delle cose.
È formato da un collettivo di artisti che approfondiscono
alcuni temi, declinandoli attraverso la pratica scultorea: la
crisi economica come punto
di partenza di una rivalutazione dell’arte e di una sua nuova
collocazione sociale; la dimensione pubblica dell’opera ed il
ruolo dello spettatore quale
fruitore e co-autore del processo creativo; il valore della
territorialità e la cultura delle
diversità; la forza del dialogo
SOTTO SOTTO. Sculture profonde della terra, dettagli delle opere:
Francesco Arecco, Druse, 2015, sculture in ebano, cristallo di rocca,
calcite, abete rosso di risonanza, dimensioni variabili.
Laura Renna, Clematis, 2014, lana di acciaio inossidabile, cm 70x70x10.
Daniele Salvalai, PAESAGGIO (da Minotauromachia), 2011, gesso, cm
79x96x6.
Alberto Gianfreda, Earthquake, 2014, marmo di Carrara e alluminio, cm
50x70x 5 dimensioni variabili
176
quale mezzo e fine di recupero critico della peculiarità artistica italiana nella sua relazione internazionale.
Il progetto per SetUp 2015 guarda al tema centrale della
manifestazione, la terra: si intitola SOTTO SOTTO. Scultura profonda della terra perché vuole scavare nella materia
vera delle cose, rivelando i movimenti tellurici, le dimensioni
abissali, l’origine del cambiamento che ancora non si vede in
superficie, ma scorre come linfa nel sottosuolo.
Diciamo sotto sotto per chiedere di vedere con la scultura al
di là delle facili apparenze. Per scegliere di andare a fondo
delle cose, alla ricerca di una verità che è quella del nostro
tempo, lontana da compromessi e perbenismi.
Chiediamo di diventare resilienti con la forza di un terremoto, la preziosità di un cristallo, la fermezza di una radice, la
virulenza della natura.
Sotto sotto indaghiamo ciò che siamo, oltre la corte del silenzio umiliante e dell’accettazione rumorosa. Sotto sotto siamo
humus di cambiamento.
Ilaria Bignotti
Resilienza Italiana
2013
11.12.2013, si costituisce a Milano Resilienza italiana
Il progetto è selezionato da Sculpture Network.
2014
Resilienza italiana. Punti di partenza, mostre e dibattiti, Milano, Spazio
GIVA e Torino, Parco Arte Vivente. Coordinamento Concorso Internazionale Segreen Art Workplace, in collaborazione con Panza Collection.
L’abito da lavoro del resiliente, speaker per “Abiti di lavoro” a cura di
TAM-TAM, Triennale di Milano. Resilienza italiana. Dove siamo e dove
vogliamo essere, mostra con Bi-Box Art Space e talk Collezionismo e
Resilienza, Independent5, ArtVerona.
Reti di resilienza, mostra itinerante in dialogo con artisti siciliani S.A.C.S.,
Museo RISO, Palermo, Fondazione Orestiadi, Gibellina (Trapani).
Collana Resilienze, Mimesis Edizioni: catalogo per E. Isgrò, Centro Pecci
Prato; libro “Resilienza italiana. Dialoghi e riflessioni”
177
Imago, Volume 1
Francesco Paglia
Testo a cura di Giampaolo Trotta
Temi delle singole riprese del fotografo sono gli scorci enfaticamente dal basso di edifici, con la loro accentuata fuga di
linee, i particolari architettonici ad esasperata veduta ‘radente’ di impianti tecnologici, di prospetti e di coperture, i giochi
astratti e geometrici di volumi nello spazio, le sinuose strutture nervate disegnate dalla tecnologia e dalle dinamiche e
‘fuggenti’ linee di forza e di tensione del ferro e del cemento
armato, le prospettive centrali di nude, fredde e solitarie scale
bruciate dalla luce o immerse nell’ombra. Un’ombra declinante nelle nostre anodine e disarticolate città contemporanee,
nelle quali la crisi sembra far naufragare ogni sogno nella deriva del quotidiano, ma che si possono anche improvvisamente
innervare di una nuova luce. Questo è ciò che impressiona
immediatamente l’osservatore nella visione delle opere di
Francesco Paglia ma, poi, il pensiero corre oltre, per disvelarci
nuovi e più sottilmente simbolici mondi e universi intellettuali
ed interiori, di non immediata lettura per il frettoloso o distratto osservatore della strada. Imago, Volume 1 è un’opera che
non è né vuole essere un libro di fotografie di architetture o
un catalogo di una mostra, ma una raccolta a lungo ponderata, manualmente ricomposta in un volumen che è esso stesso
l’opera d’arte, riprodotta in una limitatissima serie di soli 83
esemplari, primo libro di un’opera complessa, della quale seguiranno in futuro altri volumina.
178
Francesco Paglia
è nato in Emilia nel 1983, ha fatto
studi artistici e dal 2010 si dedica
alla ricerca in ambito fotografico. Ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Per sua stessa ammissione, il
suo è un approccio analogico al
digitale: questa la relazione che ha
con la fotografia di oggi. Per le sue
ricerche utilizza media legati alla
nostra attualità, sensori al posto
di pellicole emulsionate, schermi
di computer come fossero tavoli
luminosi. Il suo lavoro è influenzato
dalle ricerche artistiche contemporanee.
Dalla serie iMAGO,Vol1-Francesco Paglia-2012/2013-Digital
Photography-Stampa FineArt Giclée-70x50cmm dimensioni cornice50x30 cm dimensioni stampa-300ppi-portrait-1 di 8
179
Rouge n. 2: Toeletta con sedia
e specchi
Michele Fattori
Nella scorsa edizione di SetUp Michele Fattori aveva
presentato l’opera Rouge n. 1, una chiara ironia sulla
mercificazione dell’essere umano e una provocazione sulla
forza del pensare outside. Quest’anno presenta Rouge n. 2,
un gioco “linguistico” dove gli oggetti vengono usati per dare
luogo ad una rappresentazione in cui l’ambiguità della scena
sintetizza il rapporto imprescindibile tra maschera e potere,
riconoscibilità sociale e intimità.
Il potere dunque inteso come ente metafisico, infungibile,
intangibile; una figura a cui ci si rapporta solo attraverso la
perdita della propria autenticità, un ente a cui sacrificare.
Un valore eterno, congenito, tuttavia non necessario, nella
costruzione del pensiero e successivamente della “realtà”.
Fattori considera quest’opera, come altre sue, un omaggio
a Zigmunt Bauman, Hilary Putnam e una preghiera per
l’eudemonia.
Michele Fattori
Michele Fattori, che nella
scorsa edizione aveva esposto
l’opera Rouge n. 1, quest’anno
presenta Rouge n. 2. Entrambe
le opere sono ambienti
semantici dove tutta la scena
diventa importante e dove il
livello di significazione cerca di
arrivare alla matrice oggettiva
di certe rappresentazioni. Gli
specchi forniscono sempre
una visione diacronica mentre
l’installazione diviene il fatto
nella sua sincronia con il
tempo e lo spazio (in questo
caso attuale e non più storico).
Per questa nuova edizione di
SetUp, Fattori rappresenta
l’infungibilità del potere, ergo
la sua posizione metafisica
rispetto alla condizione umana. Michele Fattori
Rouge n. 2 Toeletta con sedia e specchi, 2015,
Cemento, acqua, lamiera, colorante alimentare, 430x340x320cm
(in foto studio preliminare: Acrilico su iuta, 30x70cm)
180
181
MENù DEL GIORNO
Luca Gilli
Testo a cura di Francesca Marani
Courtesy Paola Sosio Contemporary Milano
olio sulla tavolozza e il caramello acquista le sembianze di una
colata lavica. C’è spazio per l’immaginazione, il cibo a cui guarda
Gilli non è solo quello che risponde alle necessità fisiologiche.
Si tratta del nutrimento che coinvolge l’uomo in tutta la sua
essenza e che genera un connubio tra cervello, cuore e ventre.
Luca Gilli
Luca Gilli è un osservatore attento e curioso, capace di
introdursi furtivamente all’interno dello spazio di lavoro di una
cucina e di restituirne un’immagine luminosa e trasfigurata.
Nello sguardo dell’autore non c’è retorica o spettacolarizzazione: è
una visione intima e silenziosa, che parte dall’esperienza sensibile
e dalla realtà oggettiva per addentrarsi nei territori incerti e labili
della mente. Nell’atmosfera rarefatta di vapori ed effluvi che si
sprigionano in cucina, durante la preparazione del “menù del
giorno”, la rappresentazione del cibo è filtrata dai ricordi e dalle
sensazioni ancestrali che esso è in grado di evocare.
Gilli adotta una lingua immediata e universale, il linguaggio
autonomo delle forme e dei colori. L’arte culinaria si rivela in
maniera del tutto inaspettata: gli utensili, opalescenti come
conchiglie, sembrano oggetti preziosi e si animano di vita
propria; il loro compito d’altronde è quello di rendere possibile
preparazioni complesse, frutto dell’alchimia tra tradizione,
storia e cultura. I colori squillanti di certe materie prime, tipiche
cromie “contemporanee”, si alternano a toni più morbidi in
composizioni astratte e vibranti.
Il cibo perde la propria fisicità e immediata riconoscibilità
per lasciare spazio al calore delle emozioni e delle risonanze
interiori. A completare la metamorfosi è l’uso sapiente delle
inquadrature e della luce: così una teglia di lasagne si trasforma
in un quadro astratto, la zucca è un cremoso grumo di colore a
182
Luca Gilli vive e lavora a Cavriago (RE). Le sue fotografie fanno parte di
collezioni private e di musei di fotografia e di arte contemporanea italiani
ed europei. Nel 2014 espone alla galleria Confluence di Nantes, ad Arles
durante i Rencontres de la Photographie, al Museum of Photography di
Seoul e all’Université Claude Bernard Lyon I. Nello stesso anno vince il
prestigioso premio BNL Gruppo BNP Paribas al Milan Image Art Fair e
la fondazione Domus per l’arte moderna e contemporanea acquisisce
una sua opera. Tra i programmi del 2015, anche ArteFiera Bologna e Mia
ArtFair Milano con Paola Sosio Contemporary.
Luca Gilli
Menù del giorno #1461, 2012,
Stampa ai pigmenti su carta
Hahnemuhle, ed. 7+2 A.P.,
foto 16x24 cm su carta 42x59,4 –
foto 40x60 cm su carta 60x80 cm,
Courtesy Paola Sosio
Contemporary Milano
Luca Gilli
Menù del giorno #3145, 2011,
Stampa ai pigmenti su carta
Hahnemuhle, ed. 9+2 A.P.,
foto 16x24 cm su carta 42x59,4 cm,
Courtesy Paola Sosio
Contemporary Milano
Luca Gilli,
Menù del giorno #3754, 2011,
Stampa ai pigmenti su carta
Hahnemuhle, ed. 9+2 A.P.,
foto 16x24 cm su carta 42x59,4 cm,
Courtesy Paola Sosio
Contemporary Milano
183
Eggsaggerate, un progetto
di Simone Abbottoni con
Orsola Poggi, rete di alluminio,
acciaio, gusci d’uovo decorati,
150x110x110 cm, 2014
Eggsaggerate
Simone Abbottoni
Orsola Poggi
“Il 19 settembre 1783, alla corte di Versailles, i fratelli Montgolfier
misero per la prima volta degli esseri viventi a bordo della loro
celebre invenzione. Un montone, un’anatra e un gallo viaggiarono per 8 minuti, percorrendo una distanza di circa 2 chilometri”.
EGGSAGGERATE è il progetto di una mongolfiera in miniatura,
rivestita di 1000 gusci di uova, dipinte da bambini delle classi
elementari durante dei laboratori-lezione.
Un’opera d’arte partecipativa e collaborativa. Ciascun uovo è un
oggetto prezioso che i bambini sapevano di non dipingere per se
stessi: fa parte di un insieme più complesso.
Durante i laboratori i bambini hanno acquisito consapevolezza
sul significato dell’uovo come cibo e come elemento semantico
nelle diverse tradizioni e culture.
Ogni uovo rappresenta un micromondo a sé stante, un’idea, una
voce diversa. 1000 gusci di uova diventano allo stesso tempo
caos e ordine. Sono gli elementi che, come le particelle di aria
calda, portano in alto la mongolfiera.
Una mongolfiera in volo non è governabile in nessun modo,
rappresenta la leggerezza e la libertà; appartiene al vento e a
nessun altro. Le uova sono il prodotto degli allevamenti intensivi industriali. Le galline sono tenute prigioniere in batterie da
cui è impossibile scappare. L’installazione esprime la fragilità di
un’evasione colorata, una pesantezza svuotata che finalmente si
alza in volo.
184
Opera realizzata con il sostegno e il patrocinio di Fondazione
Cologni dei Mestieri d’Arte e Fondazione Mike Bongiorno. Uova
fornite da Azienda Lago. La classi coinvolte nei laboratori sono la
5°A della Scuola Elementare Primaria “Carlo Alberto dalla Chiesa” di Massa Finalese, Finale Emilia (MO), e la 2°A dell’Istituto
Omnicomprensivo Musicale Scuola Primaria Corridoni, Milano.
Simone Abbottoni
Orsola Poggi
www.siabbottoni.com
Facebook: Fantacentrica
www.piccolimondirotondi.com
Nato nel 1981 e laureatosi a Ferrara nel 2004, trascorre 5 anni
come media planner. Nel 2009
si trasferisce a Milano e collabora come consulente su progetti
di comunicazione, occupandosi
di organizzazione, ufficio stampa
e pr. Esperto di comunicazione,
trasmette valori attraverso la
formazione e la logica del progetto del fare e del costruire.
Nel 2014 inventa Fantacentrica,
il marchio che mette la fantasia
al centro del progetto: una rete
di artisti, makers e artigiani al
servizio delle idee.
I Piccoli Mondi Rotondi sono
Visual Storytelling su veri gusci
di uova: un’idea imprenditoriale
di Orsola Poggi, donna che ha
lavorato come assistente personale in importanti realtà aziendali e come ufficio stampa. Ed
oggi mamma.
L’idea è trasmettere la tradizione, universale nel mondo, di dipingere i gusci delle uova.
Raccontarla e condividerla in un
progetto da realizzare assieme
con il riuso dei materiali.
Vagare in diversi luoghi: anche
e soprattutto con la cultura e la
fantasia.
185
LIFESHOT
Mr. Savethewall
LIFESHOT è un progetto artistico di Mr. Savethewall nato dalla sua ferma convinzione che “La vita è la nostra più importante opera d’arte”. Si tratta di una rilettura dell’artista sul tema
del ritratto fotografico, una rappresentazione emotiva del soggetto a partire dalla individuazione di 16 momenti miliari della
vita di ciascun uomo o donna.
“Nascere, crescere, scoprire, imparare, amare, lavorare, invecchiare, morire. Soddisfazioni e insuccessi, passioni e vizi,
gioie e paure”.
Ne derivano 16 scatti fotografici sintetizzati da 16 oggetti personali (la sveglia, la clessidra, la scacchiera, lo specchio, il teschio…), 8 selezionati dall’artista e 8 da chi partecipa all’esperienza performativa, la cui forza risiede non solo nel valore
estetico dell’immagine ma anche nel suo potere emozionale.
I fotogrammi fissano il continuo fluire del tempo all’interno di
un campo visivo prestabilito, il cui cardine è la persona con
il suo atlante emozionale, i suoi ricordi, le sue ansie e le sue
paure, i suoi desideri e i suoi sogni. Prese singolarmente, in
sequenza, le fotografie sono delle istantanee, dei souvenir
intimi che cristallizzano il tempo presente, ma nel montaggio
complessivo dell’opera finale vanno a costituire un puzzle
composito che rievoca la storia di una vita e consente di drammatizzare emotivamente sensazioni e stati d’animo. La situazione contingente, attraverso la condensazione dei momenti
186
in metafora e lo spostamento nel tempo e nello spazio, viene
decontestualizzata e assurge ad epitome di una dimensione
universale e onirica.
In questa occasione Mr. Savethewall svolge più ruoli contemporaneamente: ideazione, regia e azione. L’artista diventa infatti il regista di questo set intimo ed esclusivo, entra in empatia con l’individuo e lo conduce per mano in un viaggio senza
tempo e spazio alla riscoperta di se stessi, in un percorso di
traduzione fotografica realizzato grazie alla collaborazione con
il fotografo Emanuele Scilleri. LIFESHOT è un’opera d’arte ma
anche progetto di arte partecipativa, dove il soggetto è spettatore e attore di questa performance che consente a ciascuno
di costruirsi il proprio archivio dello spazio intimo e della memoria personale, con la consapevolezza di essere stato l’unico
e il solo artefice di quella esperienza meravigliosa che è la vita.
Chiara Canali
Mr. Savethewall, LIFESHOT
Chiara Canali, 2014,
Stampa fine art, 140x100cm
Mr. Savethewall, LIFESHOT
Mr. Savethewall, 2014,
Stampa fine art, 140x100cm
187
Nutrice
Maria Lucrezia Schiavarelli
Testo critico a cura di Massimo Marchetti
Courtesy Galleria Villa Contemporanea, Monza
Di cosa sono fatti i giorni? Di tempo e di semi, si sarebbe
risposto nelle società agricole: tempo che passa e semi che
danno frutti. Nutrice dà forma a questa eterna ciclicità con
sette drappi di differenti colori su cui si stagliano i simboli
astrologici dei pianeti associati ai giorni della settimana,
simboli che prendono forma e colore dai semi di cereali
diversi (grano, riso, orzo, miglio, segale, avena, mais) assegnati
secondo le indicazioni dell’antroposofia steineriana.
Questi manufatti liberi di vibrare al soffio del vento sono
degli stendardi da processione, dei paliotti d’altare, delle
lenzuola stese alle finestre nei paesi del Sud che mostrano
orgogliosamente un doppio principio di vita – simbolo e
sostanza – sintetizzato nel loro medaglione, che è anche il
setaccio che trattiene il grano e lo separa dalle impurità.
Con questo gesto di “insaccatura” lento e meticoloso, i
semi vengono intessuti come le cifre di un prezioso corredo
per lo sposalizio degli astri con la comunità. È difatti un
matrimonio quello che si celebra: quei simboli astrologici
che si manifestano come entità vive è come se dicessero di
non essere semplici geroglifici generati della fantasia, ma la
sintesi dell’unità concreta del Cielo con la Terra che ci nutre
per quel che ci spetta.
Quello di Maria Lucrezia Schiavarelli è un lavoro che sembra
svilupparsi come un organismo vivente. Rielaborando
188
soggetti che vanno da forme elementari come la muffa fino
alla complessità dell’anatomia umana, Maria Lucrezia ha
fatto della materia vivente il fulcro della propria ricerca.
È una vita che fluttua priva di rigidità e di peso, ma non si
tratta di un mondo liquido come lo intenderebbe Bauman,
dove si scioglie ogni forma di stabilità esistenziale, quanto
piuttosto di una sfera amniotica, pre-natale, e quindi
materna. Un luogo dove le forme possono strutturarsi ed
evolversi secondo il proprio spirito, come l’iride dell’occhio
che arriva a coincidere con il cielo stellato perché, al di là
delle apparenze, hanno Medesimi rapporti.
In questo grembo, anche singoli organi vegetali o animali
acquisiscono un’esistenza autonoma e una propria
individualità. L’impressione è che si tratti di soggetti sotto
osservazione, curati con attenzione, quasi accarezzati, che
indicano a chi osserva come la comprensione più profonda
debba passare attraverso i sensi. I rapporti di grandezza tra i
segni a volte sfuggono – una forma organica si confonde con
Maria Lucrezia Schiavarelli
Nutrice, 2014,
installazione: tessuti, semi (grano, riso, orzo,miglio, segale, avena,
mais), legno, cavo d’acciaio
189
la mappa di una città – ma è l’ambiguità di un territorio che
oscilla sempre tra il micro e il macrocosmo.
Ambiguità, ma non vaghezza. Se molti artisti italiani
degli ultimi vent’anni hanno un debito nei confronti della
leggerezza calviniana, nel caso dell’opera di Maria Lucrezia
forse la lezione americana più indicata potrebbe essere
quella “dell’esattezza”: precisione di segno, cura del dettaglio,
nitore dell’immagine, e uno spiccato interesse nei confronti
di temi scientifici. È l’esattezza del minimalismo leggibile
in controluce in molti suoi lavori, una parentela che non
riguarda la riduzione delle forme quanto piuttosto il gesto
ripetuto, continuo e paziente; ma è anche l’esattezza del
microscopio che permette di osservare la struttura intima
delle cose. Ecco come nasce la domanda: di cosa sono fatti,
uno dopo l’altro, i nostri giorni?
In tutto il lavoro di Maria Lucrezia Schiavarelli è leggibile
un luminoso piacere del fare, espressione di una pienezza
data dal fatto di riuscire a “pensare” con le proprie mani,
di elaborare un concetto proprio nel momento in cui se ne
fabbrica la forma, quella sensazione che a volte si può avere
di fronte a certe raffinate decorazioni o ai mandala, che se
osservati con attenzione rivelano una densità inaspettata
nella purezza di configurazioni ripetitive. Analizzando certi
fregi di questo tipo, Gombrich parlava di un innato “senso
dell’ordine” che spingerebbe l’uomo a scandire il tempo
e lo spazio, e qualcosa di simile si può intuire nella pratica
artistica di Maria Lucrezia, ma precisando che si tratta di
“senso dell’armonia”, perché il suo, in definitiva, è un costante
studio sul punto di equilibrio.
Maria Lucrezia Schiavarelli,
Giovedì, Giove, Segale, Blu PART.
190
191
Dalle Origini
Alessandro Malossi
Testo a cura di Simona Gavioli
a molteplici soggetti allegorici naturalistici, dove il vino viene
utilizzato come colore di riempimento. La seconda analizza lo
studio e l’evoluzione di un grappolo d’uva in bottiglia di vino,
unito alla trasformazione di un bruco in farfalla. La terza opera,
più astratta, arriva da un gesto istintivo posando il pannello a
terra e pestandovi l’uva sopra, come se fosse un mosto. L’ultima opera è un essere umano, un fruitore di vino.
Alessandro Malossi
Il vino, forse più del cibo, ha fissato un codice simbolico presente in tutte le civiltà del Mediterraneo. Una ragnatela di significazioni presenti nelle religioni, nei miti e nei riti che hanno
contribuito al delinearsi di mentalità, all’assunzione di valori, a
pratiche di reificazione e di comportamento trasmessi dall’arte e dalla letteratura quasi in ogni tempo. Il vino vive la sua
duplice essenza mitologica tracciando la sottile linea tra vizio
e virtù, divino e terreno, sacro e profano; la sua ambivalente
natura è un’armonica composizione di sapori e una raffinata
unione di saperi, è un alternarsi d’emozioni che spiegano come
questo nettare tanto caro agli dei sia depositario da sempre
di un doppio significato che spazia dalla creatività alla dissolutezza, dalla saggezza alla stupidità, dalla fortuna al pericolo.
Lascivo e inebriante liquido, identità unica, capace di sedurre
più di quanto non lo faccia qualsiasi altra bevanda, in Occidente è stato complice della sua stessa immortalità attraverso la
pittura: quella grande pittura che lo rende leggibile e spumeggiante, inafferrabile ed etereo, sfuggente e allusivo. Il lavoro
di Alessandro Malossi è incentrato sul vino e le sue possibili
funzioni. Le opere che compongono il progetto sono quattro e
sono tutte realizzate su pannelli di legno e dipinte con matita e
vino rosso. La prima opera vede la realizzazione di una caraffa
dalla forma di un teschio surrealista ricco di elementi; dall’antichità alla contemporaneità, dalla natura alla tecnologia, uniti
192
Alessandro Malossi nasce a Bologna il 17 marzo 1993.
Fin da piccolo dimostra di possedere una notevole capacità e creatività
nel disegno e una passione per l’arte in generale. Appunto per questo,
terminate le scuole medie si iscrive al liceo artistico Arcangeli a Bologna
dove si diploma con il massimo dei voti. Nell’ottobre 2012, pochi mesi
dopo l’esame di maturità, viene contattato e assunto dalla redazione di
Sky a Milano come ritrattista nella trasmissione televisiva “Cielo Che
Gol!” condotta da Simona Ventura su Cielo. Qui vi lavorerà per un anno,
periodo nel quale partecipa anche ad un video musicale su youtube, che
lo vede realizzare un quadro live surrealista, e porta avanti numerose
commissioni, da ritratti privati per gente come Max Tortora a illustrazioni per libri (in particolare un
manuale di canto di Loretta Martinez) o album musicali (Freres
Chaos). Finita quest’avventura,
si trasferisce a Milano e si iscrive
alla NABA (Nuova Accademia
di Belle Arti), e nel frattempo
frequenta anche un corso per
tatuatori. Ad oggi, Alessandro si
sta facendo conoscere tramite le
sue illustrazioni e i suoi tatuaggi,
soprattutto sui social networks,
e vanta anche un’esposizione
all’Hotel Baglioni di Bologna.
Alessandro Malossi
Dalle origini, 2014,
Microns su legno, 120x90cm
193
Operazione Arcevia
La Collective Unit+ dell’università Metropolitan di Londra
“The Cass” realizza un live building performance di due giorni all’interno dell’Autostazione di Bologna, interagendo con il
pubblico; lo spirito è comunitario ma sempre nella discrezionalità della scelta da parte del pubblico di partecipare o meno.
Il materiale utilizzato è portato direttamente dalla Riserva Privata San Settimio, (rami, tronchi, natura morta) e l’auspicio è
che la costruzione possa essere intesa anche come il contenitore di un pensiero. Il design non è prefissato all’arrivo a SetUp
ma si svilupperà in maniera organica durante i due giorni di
performance insieme ai partecipanti.
L’idea assume le sembianze di matrioska essendo composta
da: Autostazione di Bologna (livello più esterno), l’installazione
naturale di UNIT+ Collective (livello intermedio), la persona
(livello più interno) dove il pensiero è raccolto.
Partecipanti: Nicolò Spina/Matteo Blandford/Luke Miles/Santino Harvey/Jordana/Lyden Swift/Florian Siegel/Kevin Faure/
Cecilia Verdini/Massimo Dorigo/Giulia Meneghin/Gianni Botteon/Elisabetta Sforza/Tommaso Lipari/Niccolò Bernasconi/
Carolina Bernasconi/Nikki Mcfarland.
UNIT+ è una Collective con sede a Londra, specializzata nella
progettazione architettonica. I progetti sono realizzati attraverso: Conversazione, Collaborazione, Concept, Design.
194
Operazione Arcevia
Nell’agosto del 1973 l’architetto Ico Parisi con l’imprenditore Italo
Bartoletti, con i critici d’arte Enrico Crispolti, Pierre Restany e lo
psicologo Antonio Miotto immaginano Operazione Arcevia Comunità Esistenziale.
Il punto di partenza di Operazione Arcevia è la constatazione del
degrado socio-economico e culturale della zona (Palazzo d’Arcevia -AN-), nasce quindi la necessità di intervenire per tentare di
dare una nuova dimensione alla zona stessa. Operazione Arcevia
oggi rivive con UNIT+Collective e Riserva Privata San Settimio, in
una nuova fase di sviluppo mantenendo i valori originali di collaborazione e di rivalorizzazione del territorio. Tramite l’esecuzione
di azioni, e il caratteristico desiderio di fare, Operazione Arcevia
2.0 ha lo scopo di ispirare a fare e di compiere un’azione creando
uno scambio interculturale su larga scala. Dal 2012 UNIT+Collective
si riunisce, in una implementata collaborazione a progettare e costruire strutture architettonico/scultoree. La priorità e il nucleo di
Operazione Arcevia negli anni ’70 era il complesso residenziale
progettato. Oggi, Operazione Arcevia è un’associazione culturale
no-profit con lo scopo di promuovere arte e cultura sul territorio e
mira a rendere questi luoghi un punto di attrazione culturale e un
laboratorio creativo.
Associazione culturale
Operazione Arcevia
Cf. 92033350420
www.operazionearcevia.com
The Brash, Riserva Privata San
Settimio, Arcevia, Settembre
2013, credits photo Massimo
Dorigo
Costruzione The Brash,
Riserva Privata San Settimio,
Arcevia, Settembre 2013,
credits photo Gianni Botteon
195
Lorenzo Puglisi a SetUp
Lorenzo Puglisi
Lorenzo Puglisi attinge al suo passato e allo strumento pittorico per creare lavori che trasmettono raffigurazioni intense ed
evocative. L’artista tenta di raffigurare la bellezza come limite
estremo della vita, laddove la pittura agisce come uno sguardo
interiore: dall’oscurità, misterioso e spietato mondo di incoscienza, osserva con crescente chiarezza ed intensità quella
scintilla divina che è nell’essere umano, in ogni tempo e luogo.
Nella sua specifica sensibilità e iconografia, porta alla luce la
possibilità che dalla struttura classica del dipinto il gesto pittorico possa inserirsi in un contesto contemporaneo: la Pittura
come strumento di conoscenza, la Pittura come rinascita. La
mostra è l’occasione per esporre ad un nuovo pubblico la sua
rappresentazione del presente e dell’eterno, nel tentativo di
avvicinare la sacralità del sé e della natura umana.
Come scrive Valerio Dehò: <<Puglisi predilige, tra i generi
pittorici, il ritratto, ma soprattutto si confronta proprio con
i “generi”, cioè con quelle forme cristallizzate da secoli e da
reiterati insegnamenti che hanno apportato dei criteri di realizzazione, chiamati canoni. Per lui non è importante uscire
dal solco della tradizione, negandola; è importante invece affermare l’unicità dell’io. A lui si può attribuire la formula del
filosofo inglese Berkeley per cui “Esse est percipi”. Il senso dei
suoi ritratti, duri, spesso disadorni, al limite della consunzione,
è un principio di esistenza che non può essere negato>>.
196
L’artista presenta a SetUp, in
collaborazione con la storica
Galleria Il Milione di Milano,
un frammento della mostra
personale in corso al Museo
Cà la Ghironda di Bologna,
visitabile fino al 31 gennaio.
Lorenzo Puglisi,
Ritratto 300514,
olio su tela, 100x100 cm, 2014,
Courtesy Galleria Il Milione
Lorenzo Puglisi
Lorenzo Puglisi (Biella,1971) vive a Bologna. Il suo lavoro è basato sulla
pittura di ritratto, frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della
rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio
dal 1600 fino ad oggi. Il forte interesse per la natura umana e dunque
per il mistero dell’esistenza sono le basi tematiche della sua ricerca e
lo stimolo ossessivo verso il tentativo di raffigurarla. Recentemente ha
tenuto presentazioni del suo lavoro e mostre personali al Museo del
Territorio Biellese (2014), Villa Cusani Tittoni (2014), Villa Reale di Monza (2014), Palazzo Monferrato (2013), Palazzo Bagatti Valsecchi, Milano
(2012). È rappresentato dalle gallerie Il Milione - Milano, Fridman Gallery - New York, Galerie Sobering – Parigi e Noire Gallery - Torino.
197
Young Boat
(Future Reflection of Sister Past)
A. M. Hoch
La questione che le mie opere pongono è sempre stata la
stessa: qual è l’essenza di un essere umano? Dato che con
ogni respiro noi dissolviamo e riformiamo ciò che esiste nel
più profondo del nostro essere, qual è la nostra perspicace e
allargata visione del nostro nucleo essenziale? Per me un autentico ritratto di un essere umano non è limitato da un contorno. Il sé non può essere descritto come una massa solida,
con un distinto inizio e una fine, ma piuttosto da un misteriosamente equilibrato sistema di pesi e forze, un magnetico
nodo d’idiosincrasie, bramosie e domande. Sono da sempre
affascinata dalla tenue tessitura tra ricordo e linguaggio, percezione e immaginazione, forse perché il mio personale intreccio tra questi elementi è particolarmente precario.
A.M. HOCH, Young Boat (Future Reflection of Sister Past), 2014
installazione,
misure variabili 130 x 240 cm,
A. M. Hoch
Cconosciuta anche come Amy Hoch, artista newyorkese, vive e lavora
da tempo a Bologna, ha esposto i suoi dipinti e installazioni che comprendono pittura, scultura, testi originali e tecnologie digitali in musei e
gallerie internazionali, in particolare statunitensi ed europei. Ha ricevuto numerosi premi nel corso della sua carriera, nella primavera del 2014
ha ricevuto il prestigioso premio Pollock-Krasner.
198
199
WORLIC TV : Speciale SetUp Art Fair 2015
(diretta streaming)
Per lo speciale SetUp Art Fair 2015 di Bologna, la WORLIC.COM
realizzerà un micro studio televisivo per interviste e dibattiti con i
protagonisti e gli ospiti di SetUp 2015 in un salottino allestito all’interno della fiera. Saranno presenti sul posto una troupe di tecnici
e il cast, che presenterà la diretta, composto da un presentatore
e da vari opinionisti che si daranno il cambio durante le tre giornate. I contenuti saranno trasmessi in diretta streaming su worlic.
com/tv dalle ore 19:00 alle ore 21:00 durante i 3 giorni della fiera
(23 – 24 – 25 gennaio 2015) e rivedibili, on-demand, alla fine di ogni
giornata, sul canale youtube della WORLIC raggiungibile dallo
stesso indirizzo web worlic.com/tv. L’agenzia di comunicazione
e web television WORLIC.COM nasce nel 2013 dopo un periodo
di progettazione durato 2 anni grazie al lavoro congiunto di informatici, grafici, web designer, giornalisti e giuristi, prevalentemente
neolaureati, provenienti da diversi parti del mondo e residenti in
Italia. Il settore televisivo, dall’intrattenimento all’informazione,
si è profondamente trasformato a seguito dello sviluppo della
banda larga e negli ultimi anni questa trasformazione ha subito
un’ulteriore accelerazione.
WORLIC.COM ha tra gli obiettivi principali quello della “miniaturizzazione televisiva” e quindi l’ideazione e creazione di contenuti
indipendenti, realizzati con regie e videocamere miniaturizzate
all’interno di piccoli studi televisivi itineranti e trasmessi sul web
anche in diretta streaming mondiale (in tempo reale).
200
Diego Giachetti
Dopo aver maturato una forte
esperienza come dj in giovane
età, si laurea in Giurisprudenza
con una tesi in Diritto d’Autore e
Business dei Nuovi Media. Dopo
la laurea, alla carriera giuridica
in senso stretto, preferisce il
settore dell’editoria iniziando
il suo percorso professionale
come promoter, autore e conduttore di format televisivi per
il web. Tra i programmi che ha
realizzato o a cui ha partecipato nelle vesti di conduttore ed
inviato, si ricordano Inside Club;
Concertera; Sorry I’m Not a Deejay; Fare Musica. è produttore
e co-autore dei format prodotti
da WORLIC TV (worlic.com/tv)
tra cui Memorie Sonore; Magic
Kitchen; Zak Arte Contemporanea, Cavalli & Tradizioni e Place2B.
201
Premio Nazionale d’Arte
Contemporanea No Boundaries Arte senza barriere per una città
senza barriere, La skarrozzata
Il Premio Nazionale d’Arte Contemporanea No Boundaries
- Arte senza barriere per una città senza barriere, è un
progetto inedito che lancia una nuova sfida ai giovani artisti
italiani under 35 nel confrontarsi in modo innovativo con
temi quali la diversità, disabilità e la relativa accessibilità
urbana. No Boundaries propone un contesto creativo che
produca, attraverso l’arte contemporanea, nuovi sistemi
di comunicazione in grado di stimolare lo sviluppo di una
coscienza collettiva a favore dell’inclusione sociale, e la
diffusione di informazioni tecniche riguardo ambienti e
soluzioni accessibili. Fotografia, Arti Visive e Fumetto sono
le sezioni che rispettivamente propongono una riflessione
riguardo: la vera identità di persone con disabilità, gli spazi
e le dimensioni umane che mutano con l’utilizzo degli ausili;
l’autonomia e le condizioni emotive di una persona con
disabilità di fronte a barriere architettoniche.
La prima edizione di No Boundaries è stata arricchita dal
contributo di due esperti di design accessibile e tre figure
professionali del mondo dell’arte, nello specifico: Professor
Luigi Bandini Buti, esperto internazionale di ergonomia
olistica e storico fondatore di Design for All; Andrea Stella,
fondatore de Lo Spirito di Stella, Associazione Onlus nata
attorno alla realizzazione del primo catamarano privo di
202
barriere architettoniche; Simona
Gavioli e Alice Zannoni, ideatrici
e organizzatrici di SetUp e Martina
Cavallarin, critica d’arte e curatrice
indipendente.
La Skarrozzata
Il progetto è ideato da La Skarrozzata, movimento culturale nato nel
2011 a Bologna per la sensibilizzazione e l’educazione alla diversità e
alla disabilità. Le sue attività spaziano dall’organizzazione di eventi culturali, attività educative e progetti scolastici, workshop formativi per
professionisti e tecnici del settore edile, servizi di consulenza tecnica,
realizzazione di concorsi d’Arte e Design allo scopo di trovare soluzioni creative per una migliore accessibilità. Il giovane team Skarrozzata
è composto dal fondatore Enrico Ercolani, esperto di architettura e
progettazione di interni per 051 Studio Tecnico di Bologna; Costanza
Quarenghi, ideatrice e curatrice del progetto
ArtePatia, setting di arte terapia di gruppo o individuale rivolti all’infanzia e
persone diversamente abili; Fabiana
Appicciafuoco, responsabile della
pianificazione strategica e amministrazione di progetti culturali e
creativi.
203
Spinning the Planet
A film by: Sergej Grguric
Photography: Giovanni Giommi
Video Editing: Alessia Zamparo
Equipment: Gaston Gortan
Artists: IOCOSE
Selezionato da SetUp nell’ambito della Call4RoBOt
Con Spinning the Planet, IOCOSE ha accelerato la rotazione
della Terra muovendo così l’intero pianeta verso il suo futuro.
Il gruppo di artisti ha ancora 4 missili al suolo su un terreno
pianeggiante, azionandoli al sorgere del sole la forza risultante ha creato un leggero movimento sull’intero globo terrestre,
accelerando la rotazione del pianeta. Attraverso un uso innovativo delle tecnologie, IOCOSE ha accelerato la Terra e di
conseguenza la storia del genere umano.
Spinning the Planet è un progetto originalmente realizzato
per “Innovation Cup” di ST Microelectronics, in collaborazione con Ars Academy Research. Il video intende promuovere
una riflessione originale e non consueta sul concetto di human
enhancement – potenziamento umano – attraverso l’uso delle
nuove tecnologie.
204
IOCOSE
Il gruppo IOCOSE realizza
lavori liminali volti a sovvertire le ideologie, le pratiche e
i processi di identificazione
e costruzione del significato,
esplorando futuri possibili e presenti alternativi per
manipolare l’immaginazione
collettiva. IOCOSE considera
le strade, internet e il passaparola come un terreno di
battaglia, usando la mimesi e
l’inganno per condurre il pubblico in una crepa semantica. I
suoi lavori sono stati presentati in diverse sedi nazionali
e internazionali tra cui: Polytechnical Musem, Moscow
2013; Transmediale, Berlin
2013; MACRO, Roma 2012;
Science Gallery, Dublin 2012;
Furtherfield, London 2012;
Share Prize, Torino 2011; Fabio
Paris Art Gallery, Brescia 2011;
Biennale di Venezia, 2011; Aksioma Project Space, Ljubljana
2011; Jeu de Paume, Paris 2011.
Spinning the Planet,
IOCOSE, 2013. Video HD,
durata: 2.13 min.
Courtesy dell’artista
205
Nothing to me
Piier
*selezionato da SetUp nell’ambito della Call4RoBOt
Nothing to me è il resoconto di un viaggio tra la città di Bologna e il mare della Romagna. Piier e Lorenzo “Godblesscomputers” Nada sono andati alla ricerca della bellezza che caratterizza luoghi apparentemente desolati e la spontaneità delle
persone che li abitano.
Gli artisti penetrano con sguardo oggettivo le molteplici sfaccettature del territorio, dalla città alla campagna, dal mare
all’Appennino, valorizzando le differenti identità che costituiscono la ricchezza del tessuto emiliano. Il duo artistico in pochi minuti è riuscito a sintetizzare la complessità in passaggi
che, grazie alle inquadrature, alle luci, ai punti di ripresa e al
montaggio, nella continuità dei rapporti formali, armonizza la
diversità senza strappi presentandosi come un “video topologico” accompagnato da una colonna sonora che ne rende
piacevole la visione.
206
Piier
Piier /pɪɪə̯(ɹ)/ è un gruppo creativo fondato a Bologna nel 2013 da Paolo
Carraro e Ruggero Pini. Dopo gli studi artistici a Venezia e i master in comunicazione multimediale tra Olanda e Belgio, oggi Piier collabora con
Galleria Continua (San Gimignano) in Italia, e con artisti internazionali
tra Belgio e Brasile, tra
cui Sabrina Mezzaqui
e Dirk Zoete, insieme
ai quali sta realizzando
una web series di brevi documentari d’arte
con contenuti di elevata qualità e originalità.
Vincitori di DOCUNDER30 della DER (Documentaristi Emilia Romagna) per miglior web
series di documentario.
Il video di Nothing To
Me è stato selezionato
in importanti festival
europei come l’Aesthetica Short Film Festival
(UK), il Born Shorts Film
Festival (DK) e in Italia
il MarteLive di Roma Piier,
e il Gioiosa in Corto di Nothing to me, video full hd, 2014, 3,08 min,
Messina.
ph. Wissam Andraos
207
208
209
Special area
Special area /
Art Mise
en Place
210
211
Cena del Silenzio
Chef Aurora Mazzucchelli
a cura di Simona Gavioli
in collaborazione con Dispensa
Dalla fisiologia del gusto di Brillat-Savarin, per il quale «la scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano
che la scoperta di una nuova stella», a oggi sembra trascorsa
un’eternità dal punto di vista gastronomico e dall’angolazione
dei nuovi itinerari culinari. Un passato disseminato di ricette
indiscutibilmente buone ma anche di esperimenti. Una storia
che, a partire dalla pubblicazione del libro, nel 1825, ha saputo
mettere un freno alle rivisitazioni selvagge e all’esagerata sperimentazione, esemplificando la rivincita della gola, a favore di
un gusto più armonico e riguardoso nei confronti del palato.
Kairòs è trascorso portandosi dietro il valore aggiunto della trasformazione, di una gastronomia non più dedita alla mera pratica
del cibarsi ma piuttosto elevandola a scienza esigente e pretenziosa capace di attingere dai quattro lati del pianeta. Una temporanea scomparsa dell’elemento fondamentale della cucina: la
bontà del cibo, sembrava aver gettato la spugna di fronte alla
tempesta perfetta che oscurava la rotta del gusto fin quando,
all’orizzonte, non si è gridato a squarciagola: “Terra” o forse sarebbe il caso di dire “Cucina”. Se l’isola della salvezza per i marinai era la terra, allora, per noi gourmet della postmodernità,
l’unica salvezza possibile in tempi di crisi palatale sono gli chef,
protagonisti in prima linea e complici del nostro piacere.
Sono stati proprio loro, gli interpreti della nuova rivoluzione;
una rivoluzione sorda che ha coinvolto altre discipline, dall’ar212
te al teatro fino alla musica che l’hanno rappresentata, cantata
e interpretata. L’arte in primis, grande mezzo di comunicazione e voce visiva, ha saputo, con la sua potenza, prenderla per
mano ed elevarla.
Il nostro percorso parte proprio da qui, dalla consapevolezza del legame arte/cibo–occhio/palato per scoprire come
uno chef interpreta un’opera d’arte.
Aurora Mazzucchelli è la chef che interpreterà la Cena del Silenzio. Con fare attento e gentile, osservando le opere di Luca
Gilli e cibandosi della letteratura della scrittrice Anais Nis
sarà in grado di sfiorare i sensi, tutti, con le sue portate. Una
cena in cui si potrà comunicare con qualsiasi mezzo, escludendo la parola. Infine, in linea con la Cena, la compagnia teatrale
Ote le Saracinesche presenterà le azioni GOLA e LUSSURIA,
estratti della performance 7 PECCATI CAPITALI.
La cena del Silenzio è una performance artistico-culinaria inserita nel programma Art Mise en Place a cura di Simona Gavioli,
in collaborazione con DISPENSA con il patrocinio di Expo2015.
Prenotazione obbligatoria a pagamento.
INFO: [email protected]
213
Aurora Mazzucchelli (chef Ristorante Marconi)
Performance culinaria inserita nel programma SetUp Art Mise en Place
da un’idea di Simona Gavioli in collaborazione con DISPENSA
costo a persona 50€
orario performance 19-20,30
Special Project dell’artista
Luca Gilli con la serie “Il menu del Giorno” Courtesy Paola Sosio
Contemporary Milano.
214
Aurora Mazzucchelli:
questa sono io.
Ho scelto di infilare la giacca da cuoco nello stesso con modo in cui ogni
giorno scelgo cosa sono e cosa voglio
diventare: sentendo di “appartenere”
a me stessa, a qualcuno, alle idee che
mi attraversano. Ho scelto di diventare
chef perché ardevo dal bisogno di confrontarmi con ciò con cui vivevo; e questo con
cui è diventato per cui, la Cucina. Che ho cambiato, da come era
con mio padre e mia madre, scoprendone la grande forza e riconoscendola come bisogno primario, fonte di emozioni, nutrimento
necessario affinché possa dare nutrimento agli altri.
Ho scelto di raccontare la mia personalità e i prodotti che amo attraverso i piatti, in modo contemporaneo, in evoluzione con la mia
crescita personale e professionale; di usare la tecnica per tradurre
in concreto ciò che ho nella testa, nel cuore e nella gola.
Il mio processo creativo entra nei piatti per sottrazione: Michelangelo diceva che la scultura, la figura, era già nel pezzo di marmo: allo
scultore spettava il compito di levare il superfluo per darle respiro,
vita, luce.
La Bellezza di un piatto scaturisce dalla materia pura, elemento
che supera la funzione decorativa per manifestarsi nella sua essenza. Non natura morta, inanimata, ma natura viva, in contatto con
l’attività intellettuale di chi la manipola, la lavora, dal fotogramma in
cui sta per manifestarsi e oltre la rappresentazione finale.
Il processo creativo può allora riprodurre un ricordo o una folgorazione del momento, ma non si tratta di una mera istantanea, piuttosto di una rielaborazione lenta, che sedimenta, che mi entra in
circolo nelle vene: la meta, la ricetta finale, non è solo forma, solo
materia, ma rientra in un gusto, in un perimetro che, come il bordo
del piatto, è lontano dall’essere vissuto come gabbia con artista
dentro e spettatore fuori, ma come spazio in cui io, l’ospite e il cibo
ci muoviamo ricercando talvolta lo stupore, talvolta la sicurezza di
una sintonia.
Il processo creativo entra nei piatti per far parlare la Bellezza, la
corrispondenza tra i chiari omaggi della natura e i miei sensi, con i
quali misurarmi ad ogni elenco di ingredienti che diventa orchestra.
215
Menù di Aurora Mazzucchelli ispirato alla sensualità erotica, trasmessa
dalle pagine di Anais Nin (citazioni in corsivo).
Quelle che seguono sono suggestioni, percorsi mentali e corporei, che
possono fungere da linee guida di collegamento con i cinque sensi.
MARE DEL NORD
Il primo incontro.
La distanza e l’imbarazzo iniziale. Due estranei si incontrano e non sanno cosa aspettarsi.
Distanza che diventa calore. Il freddo della granita una volta che tocca
la bocca diventa caldo, come il desiderio del primo bacio. «La donna più attraente è quella che non riusciamo mai a trovare in
un caffè affollato, quando la cerchiamo, è quella a cui si deve dare la
caccia, e scovare sotto i travestimenti delle sue storie».
RAVIOLI DI RAPE
Oltre al colore - quindi un impatto visivo - il sapore latteo del Sairass e
la forma sferica del bottone possono ricordare un capezzolo, il seno di
una donna. Il seno, simbolo erotico a prima vista.
«Non sapeva che, quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione».
MACCHERONE ANGUILLA E OSTRICA
Il pensiero è sulla parte aromatica: sensazione di salsedine e di mare,
un po’ come una lingua che lecca la pelle sudata... Il contatto si azzera,
la passione si fa naturale, i sapori e gli umori si donano e si mescolano;
«di nuovo lo baciò, chiudendolo tra le labbra come un frutto meraviglioso, e di nuovo egli tremò».
216
TORTELLI DI PARMIGIANO
L’accoglienza femminile: il nostro accogliere all’interno un corpo estraneo e procurare piacere reciproco.
Si mastica lentamente.
Ci si muove lentamente.
Si assapora ogni istante.
Il tempo rallenta.
Ci si sussurra: “ancora, più piano, ancora”.
«Voglio innamorarmi in modo che la sola vista di un uomo, anche a un
isolato di distanza, mi faccia tremare, penetrandomi tutta, mi indebolisca, mi faccia sussultare addolcendomi e sciogliendomi qualcosa
tra le gambe. È così che voglio innamorarmi, così totalmente che il
solo pensiero di lui mi porti all’orgasmo». Il finale.
Un piccolo boccone liquido dentro, che rappresenti il coito dell’uomo che evade gli spazi con eiaculazione, ma anche il coito femminile.
Apice del piacere, godimento estremo, energia interna che esce e non
disturba, non ferisce, non mortifica, anzi, si fa estremo grazie all’intesa
ormai raggiunta, cercata, voluta, morsicata. «Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo non ci sono sorprese a
letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole,
di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di
viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di
fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino».
217
Extract di Gola e Lussuria
dal Progetto Die sieben Todsünden 2.0 –
performing act - (7 PECCATI CAPITALI)
Prod. Ote le Saracinesche; regia Emiliano
Minoccheri
Presso Area Art Mise en Place - Cena del Silenzio
Performance ad invito
Venerdi 23 gennaio ore 20:00
Venerdi 23 gennaio ore 22:30
I quadri scenici che compongono lo spettacolo 7 PECCATI
CAPITALI rappresentano un vero e proprio viaggio dalle tinte
oscure attraverso il senso e il significato della parola PECCATO.
Una drammaturgia visiva che utilizza immagini, musica e parole
che esplora alcune delle domande esistenziali che da sempre
attanagliano l’uomo. Movimenti forti, esplosivi, a tratti disperati
coinvolgono un insieme di corpi che appaiono come alla continua ricerca di una luce, una speranza. Anime che vivono nel
torbido ma che sperano in una salvezza, una redenzione.
In questa edizione di SetUp Art Fair 2015 verrà presentato un
estratto ad hoc dell’incipit e del finale dello spettacolo integrale.
Madre di tutti i peccati è, secondo la visione del regista e autore
Emiliano Minoccheri, la GOLA, intesa come fame, bisogno primordiale di nutrimento, cibo e, in una visione più onirica, ricerca
e appagamento di un bisogno viscerale che parte dalla pancia.
Se nella GOLA scaturiscono queste necessità, nella LUSSURIA
confluisce, potente, il senso massimo di desiderio, un bisogno di
appagamento che è al tempo stesso esasperazione di un gesto
infinitamente teso a non compiersi.
218
Lo spettacolo 7 PECCATI CAPITALI prosegue la ricerca della
compagnia sul tema dell’identità contemporanea ed è la tappa
conclusiva del Progetto Biennale “Die Sieben Todsunden-performing act” patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia (Bologna) che ha visto il suo debutto
nell’estate 2013 ed è stato recentemente ospitato al ROMA
FRINGE FESTIVAL 2014.
OTE le Saracinesche
La Compagnia Teatrale Ote le Saracinesche nasce alla fine degli anni
’90 nella prima periferia est di Bologna, dove l’istrionico regista e drammaturgo Pietro Floridia (allora direttore artistico del Teatro dell’Argine
di S.Lazzaro) decide di investire le proprie energie sulla formazione
di un gruppo di giovani attori-autori che, partendo da Shakespeare
come palestra di apprendimento e formazione, darà vita negli anni ad
un nuovo tipo di ricerca drammaturgica nel quale confluiscono teatro
e danza, musica e arti figurative, con prospettive di confronto di carattere europeo.
O.t.e. le Saracinesche
Ozzano dell’Emilia (Bologna-Italy)
Contact: [email protected]
+39 349 4695915 / +39 331 781138
www.facebook.com/ote.lesaracinesche
219
VENERDì 23 gennaio
VENERDì 23 gennaio
La memoria del sapore
Nutrire non è neutrale.
Scelte e significati
alle radici del cibo.
Walter Tega
Alessandra Furlani
Sembra opportuno, nel periodo di più intensa esposizione
di vivande e di cuochi che si esibiscono sugli schermi delle
televisioni pubbliche e private, ricordare che il cibo che arriva
sulle nostre tavole ha una sua lunga storia e una sua precisa
origine. La storia lo riconduce a tutte le vicende di carestia
o di benessere vissute dalle nostre genti. La nostra cucina è
figlia degli eventi e dell’ingegno delle donne e della condizione
familiare piuttosto che dell’estro e dell’originalità di rinomati
chef. L’origine lo riconduce alla madre terra, al paesaggio
agrario, alle sapienti capacità di selezionare piante e sementi,
ma soprattutto a quell’assiduo lavoro denso di fatica e di sudore che non ha mai perso la memoria delle capacità che fanno
dell’uomo il migliore interprete della natura.
Ciò che mangiamo o beviamo è frutto di azioni compiute da altre persone; azioni un tempo prevalentemente manuali e oggi in
gran parte meccanizzate. Queste azioni, oltre al cibo, producono molte ed altre conseguenze, spesso indirette e sconosciute,
ma necessarie per il territorio in cui viviamo e per la qualità del
nostro vivere. Il nostro Paese è unico al mondo per la variabilità
delle culture alimentari che lo compongono. Ciascuna di queste
culture ha creato e trasmesso i frutti di un’opera d’arte millenaria
e diffusa: i paesaggi agrari specifici e unici, frutto delle produzioni
agricole. Paesaggi composti da segni creati da gesti umani e ricchi di significato; paesaggi da tutelare, restaurare e riqualificare,
comprendendone le radici e nutrendoci sempre di più in modo
non neutrale... La molteplicità dei paesaggi agrari italiani e la variabilità che li contraddistinguono rappresentano un valore non
surrogabile per il nostro futuro, oltre che la miglior cornice possibile per il patrimonio architettonico nazionale, unico al mondo.
Walter Tega
Walter Tega è Professore Emerito
dell’Università di Bologna-Alma
Mater Studiorum. Socio effettivo dell’Accademia delle Scienze
dell’Istituto. Direttore della rivista
‘Philosophia’. Si occupa di storia
del pensiero filosofico e scientifico e collabora a numerose riviste
italiane e straniere.
220
Alessandra Furlani
Alessandra Furlani è agronomo, si occupa di pianificazione del territorio e nello specifico di analisi strutturali e paesaggistiche connesse alle
trasformazioni territoriali. Come tecnico è consulente di soggetti pubblici e privati coinvolti dagli effetti delle grandi infrastrutture di rango
nazionale locale (Anas, Autostrade, Snam Gas). Autrice di numerose
pubblicazioni in materia di conservazione e gestione del territorio, è
consigliere con delega alla Pianificazione urbanistica dell’Ordine dei
dottori agronomi e dottori forestali di Bologna.
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VENERDì 23 gennaio
VENERDì 23 gennaio
VORREI UN FUTURO ARCAICO
Syusy Blady
Dalla Terra intesa come spiritualità e viaggio e fino alla Terra intesa come materia intelligente: una conversazione che
ripercorre i progetti salienti dell’artista impegnata a raccontare i diversi modi di intendere il nostro “stare sulla Terra”.
La Yurta, l’Orto dei Giusti, l’invito a nomadizzarci e l’ultimo
spettacolo teatrale “Dio è nato donna”, svelano il motivo
per cui il futuro che dovremmo augurarci sarà “arcaico”.
222
Syusy Blady
pseudonimo di Maurizia Giusti, è
laureata in pedagogia all’Università di Bologna, città dove è nata,
esordisce negli anni ’80 in qualità di autrice e protagonista di
“Granpavese varietà”. Partecipa
ad alcuni programmi di successo
quali “Drive In”, “La tv delle ragazze”, “Lupo Solitario”, di cui è
anche ideatrice e conduttrice, e
l’”Araba Fenice”. Nel 1993 ha avuto
l’idea di portare con sé una telecamera non professionale in un
viaggio in India, idea da cui è nata
la trasmissione “Turisti per caso”,
seguita nel 2004 da “Velisti per
caso”. Dal 2009 conduce insieme
a Patrizio Roversi “In viaggio con
Darwin” su Sky Uno. Idea e conduce “I popoli del mare”, trasmesso
da Yacht & Sail e realizza per Altromercato il documentario “Yo
valgo Yo puedo…” sulle donne tessitrici del Guatemala. È tornata in
televisione nel 2012 per condurre
il programma di viaggi “Slow Tour”,
in onda su Retequattro
223
SABATO 24 gennaio
SABATO 24 gennaio
Urban farming
Giovanni Bazzocchi
Giovanni Bazzocchi
Giovanni Ginocchini
A Bologna ci sono 29 ettari di orti, di cui 16 comunali assegnati a 2600 cittadini e 13 ettari di altre tipologie. Con Giovanni Ginocchini, direttore dell’Urban Center di Bologna
affronteremo il tema dell’Agricoltura metropolitana: un progetto inserito nel Piano Strategico Metropolitano di Bologna
che intende promuovere un sistema d’identità economica
e territoriale per l’agricoltura di Bologna. Con lui, Giovanni
Bazzocchi di ResCUE-AB - Centro Studi Agricoltura Urbana
e Biodiversità dell’Università di Bologna che lavora da anni
con i protagonisti istituzionali e sociali coinvolti in un attivo
network sull’agricoltura urbana e la biodiversità. Orti sui tetti, corridoi ecologici, orti condivisi di vicinanza, agricoltura
organica sostenuta dalla comunità, orti sociali.
Verranno presentate le diverse declinazioni di un fenomeno
che vede Bologna come possibile città modello per un’agricoltura urbana moderna: strumento di produzione e sicurezza alimentare, ma anche di sviluppo ecologico, partecipazione, nuove socialità, turismo culturale e sostenibile.
224
Giovanni Bazzocchi è entomologo all’Università di Bologna e si occupa in particolare di gestione ecologica degli orti
e di biodiversità urbana. Coordinatore
del Centro Studi e Ricerche Agricoltura Urbana e Biodiversità (ResCUE-AB)
dell’Università di Bologna, con il quale è
tra i promotori del tavolo cittadino di progettazione “Bologna Città degli Orti”. Collabora con Horticity srl per la quale è stato
il coordinatore del progetto europeo HORTIS
(Horticulture in Towns for Inclusion and Socialisation) e del progetto URBAN GREEN TRAIN.
Giovanni Ginocchini
Giovanni Ginocchini (Bologna, 1972). Dal
2012 è direttore dell’Urban Center di Bologna. Architetto, si occupa sin dai tempi
della formazione universitaria di urbanistica,
partecipazione, comunicazione. Prima della nomina a direttore è stato consulente di Urban Center Bologna e del
Comune di Bologna, responsabile dei laboratori di urbanistica partecipata e dei percorsi di confronto pubblico che hanno accompagnato
nuovi piani urbanistici e progetti di trasformazione urbana. Collaborando con IRS e con il Dipartimento Architettura e Pianificazione
del Politecnico di Milano ha maturato esperienza nel campo della
pianificazione strategica. Tra i Comuni dei quali è stato consulente,
oltre a Bologna, si possono citare: Comune di Brescia, Comune di
Ferrara, Comune di Jesi (An), Comune di San Lazzaro (Bo), Comune
di Argelato (Bo), Comune di Morciano di Romagna (Rn), Comune di
Forlì, Comune di Castenaso (Bo). Ha collaborato ad attività di ricerca, tra gli altri, per Regione Emilia Romagna e Regione Umbria. Ha
svolto lezioni in numerose Università italiane ed interventi in convegni nazionali e internazionali.
225
SABATO 24 gennaio
SABATO 24 gennaio
AN so miga FORA.
Territorio e produttori
sperimentano le macerazioni
in anfore georgiane
Carlo Catani
L’ idea progettuale nasce nel 2012 come scambio culturale tra
produttori di vino emiliano-romagnoli e produttori georgiani.
Il mezzo è la vinificazione dei nostri vitigni autoctoni nei tradizionali kvevri (anfore) georgiane. Ad oggi hanno aderito al
progetto 14 produttori.
I produttori georgiani, sono giunti in Emilia-Romagna nel settembre 2013, e hanno partecipato a numerosi eventi dove il
più importante è certamente stata la vendemmia. In questa
occasione i produttori hanno ottenuto importanti informazioni
per quanto concerne la vinificazione in anfora.
Il progetto è stato pensato per una collaborazione e comunicazione interculturale al cui centro ci sono il vino e il territorio.
I vignaioli si scambiano le esperienze al fine di ottenere risultati di qualità crescente.
Il solo fatto di avere attivato questa forma di collaborazione
in questi due anni di lavoro rappresenta di fatto un grande
successo dell’operazione e del suo territorio.
AN so miga FORA è un progetto aperto ad altri produttori che
vogliano sperimentare a loro volta questi tipi di vinificazione.
Racconteremo inoltre l’esperienza attraverso un film attualmente in fase di montaggio.
226
Carlo Catani
Nato a Faenza il 16/01/1966.
Dopo una prima parte della vita
lavorativa tra centro elaborazione dati e banca, passa a trasformare quella che era inizialmente solo una passione, in lavoro: l’enogastronomia. Partono
così l’esperienza nella gestione
di un ristorante e le prime collaborazioni con Slow Food. La
collaborazione si concretizza
con i 9 anni di lavoro per l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, a partire dalla
sua nascita e che dirige per 5
anni. Oggi la sua base di lavoro
è la Romagna, e fra le svariate
attività organizza la rassegna di
Cinemadivino, è consulente di
diverse aziende, e ideatore di
eventi enogastronomici.
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DOMENICA 25 gennaio
DOMENICA 25 gennaio
Cosa mangeremo tra 20 anni? Sul
futuro del cibo e sul cibo del futuro
Sara Roversi (founder Future Food Institute)
Matteo Vignoli (director of Food Innovation Program F.I.P.)
Il cibo sostiene, nutre e collega gli uni agli altri, non è solo
un mezzo per costruire relazioni, connette le persone attraverso gli oceani, le culture e le economie in modi sempre
più complessi. Un’abbondanza nella rete alimentare globale
coesiste con un sistema pericolosamente squilibrato, dove
il numero di persone che soffrono la fame e le persone con
gravi problemi d’obesità convivono. Potenziali problemi come
la prospettiva di scarsità di acqua e di energia minacciano di
erodere ulteriormente la sicurezza alimentare e la sostenibilità sociale e ambientale del sistema. è questa complessità
una delle maggiori sfide per l’umanità, da sempre affrontata
attraverso l’innovazione: dai primi esperimenti con la cottura
all’evoluzione dei metodi agricoli, dagli impianti più recenti di
refrigerazione fino agli sforzi per creare strumenti e tecnologie
altamente innovative.
A queste tematiche è dedicato il Master internazionale Food
Innovation Program promosso dall’Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia, Institute For The Future di Palo Alto,
Stati Uniti, e Future Food Institute di Bologna, rivolto a studenti italiani e internazionali che prenderà il via nel marzo 2015
per finire a novembre.
foodinnovationprogram.org
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Sara Roversi
Matteo Vignoli
Co-founder insieme al marito Andrea Magelli di You Can
Group che sviluppa food concept, alimenta nuove startup e
affianca le imprese nei processi
di innovazione. Recenti i progetti filantropici rivolti agli scenari futuri del food e alla social
innovation, come Future Food
Institute e il coworking space
COB. Docente di entrepreneurship, corporate communication
e reti d’impresa, dal 2010 è attiva all’interno di Unindustria
Bologna. Consegue nel 2012 il
Premio Marisa Bellisario dedicato alle giovani imprenditrici e
il premio Giovani Imprenditori
della Camera di Commercio di
Bologna. Membro della delegazione dei Giovani Imprenditori
di Confindustria al G20 YEA
SUMMIT.
Matteo Vignoli, direttore del
Food Innovation Program, è ricercatore in ingegneria gestionale all’Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia e collabora con Stanford e il CERN
nell’applicare il Design Thinking
a sfide di innovazione. Si occupa
di “costruire il futuro” attraverso
la ricerca, l’educazione e la pratica aziendale con l’applicazione
del Design Thinking e l’ispirazione del Reggio Approach in
contesti multidisciplinari. Insegna in diversi master e business
school, ha pubblicato più di 20
articoli e ha collaborato con imprese nazionali e internazionali
in progetti di innovazione.
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Seeds of identity
Il lavoro di Maria Lucrezia Schiavarelli sarà introdotto da Pia
Lauro (curatrice e fondatrice di almost CURATORS).
Ad arricchire ulteriormente il dibattito sulla moderna produzione dei cereali interverrà Rosanna Figna (Ricerca e Sviluppo Agugiaro & Figna).
In occasione della rassegna Art Mise An Place, almost CURATORS ha il piacere di presentare Nutrice, il progetto dell’artista Maria Lucrezia Schiavarelli esposto nell’area talk durante
i giorni della fiera. Il lavoro, di matrice autobiografica, nasce
con l’idea di evocare per mezzo di un gesto rituale i legami e
le connessioni che, attraverso la cultura e l’alimentazione, uniscono l’uomo alla natura. Ispirata dall’antroposofia steineriana,
l’installazione dà forma alla tradizione delle società agricole
basata, sin dai tempi antichi, sulla ciclicità dei giorni della settimana, sul movimento dei pianeti e sui tempi della semina per
regolare la vita. I sette semi più importanti per l’alimentazione
umana, cuciti insieme su tessuti di grandi dimensioni, danno
forma a simboli astronomici, astrologici e mitologici. L’opera
della Schiavarelli diviene lo spunto per una riflessione più ampia sul tema dell’identità di una cultura e di un popolo con il
cibo che produce e consuma. Ad arricchire ulteriormente il
dibattito sulla moderna produzione dei cereali e i risvolti che
vi posso essere dal punto di vista culturale e sociale, interverrà
durante il dibattito, accanto a Maria Lucrezia Schiavarelli, Rosanna Figna (Ricerca e Sviluppo Agugiaro & Figna).
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almost CURATORS
Pia Lauro
almost curators è il progetto
nato - da un’idea di Pia Lauro e
realizzato in collaborazione con
Emanuela Pigliacelli e Maria Plateo - con un duplice obiettivo:
parlare di arte contemporanea
a tutti, addetti ai lavori e non,
e al contempo approfondire e
diffondere il lavoro dei giovani
esponenti dell’arte contemporanea, attraverso un linguaggio
immediato e di grande impatto
come quello dei social networks, sfruttando le potenzialità di
ogni singolo media e utilizzando
diversi linguaggi per ciascuna
piattaforma in modo inedito e
indipendente l’uno dall’altro. A
maggio del 2013 è nato anche il
sito/blog www.almostcurators.
org, che raccoglie tutti i materiali
pubblicati.
Pia Lauro è nata a Napoli. Nel
2007 - consegue la laurea specialistica in Storia dell’Arte
presso l’Università di Roma La
Sapienza. Lavora per la Fondazione Morra di Napoli. Dal 2008
al 2011 si dedica alla ricerca universitaria. Nel 2012 - partecipa
al LUISS Master of Art; è fra i
curatori della mostra Catarifrangenze. Artisti a confronto,
presso La Pelanda di Roma; è
ideatrice e fondatrice del progetto almost curators. Dal 2012
è assistente alla direzione dello
STUDIO STEFANIA MISCETTI.
Nel 2014 - è fra le curatrici della
rassegna video SHE DEVIL 6;
è collaboratrice della testata
Exibart; è curatrice della mostra
un-existing body negli spazi del
Rialto Sant’Ambrogio di Roma.
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Special area /
Kinder
SetUp
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Kinder SetUp
SetUp presta un’attenzione speciale alla presenza dei bambini
dedicando un atelier all’accoglienza, allo svago e al gioco di
bambini e genitori insieme.
L’atelier, allestito da Beatrice Calia, ReMida Bologna Terre d’Acqua e con installazioni dell’associazione Magma, sarà
aperto nelle giornate e serate di venerdì, sabato e domenica;
i laboratori, della durata di un’ora, sono distribuiti in differenti
fasce orarie:
Venerdì 23 e sabato 24 ore 17:30, ore 19:00 e ore 21:00
Domenica 25 ore 14.30, ore 16:00, ore 17:30 e ore 19:00
Il fulcro, tema dell’esposizione di quest’anno, sarà la Terra, per
cui lo spazio dedicato, consentirà di vivere esperienze sensibili
in relazione ai diversi elementi naturali.
Infine, ciascun partecipante potrà seminare, all’interno di speciali vasetti realizzati con carte di scarto, una piccola pianta da
curare e far crescere nel proprio giardino o terrazzo.
Ciascun laboratorio è rivolto a bambini dai 3 anni in su per un
massimo di 12 bambini (si richiede la presenza di un genitore
per i bambini sotto i 5 anni).
Costi:
5 euro per l’ingresso all’esposizione di SetUp (i bambini sotto
i 3 anni non pagano); la partecipazione all’atelier è a offerta
libera a partire da 1 euro.
Per le prenotazioni scrivere a [email protected] o telefonare al 3394021540.
Ciascun laboratorio avrà inizio con una visita animata all’interno delle aree espositive sotto la guida di Beatrice Calia unitamente a un curatore di SetUp.
Al termine della visita, i bambini saranno accolti nell’atelier
per la lettura animata dell’opera “Macchine volanti: opere in
azione” e invitati poi a contribuire all’installazione/costruzione
collettiva del grande viaggio.
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Beatrice Calia è “l’erbana”, e custode della Terra, opera per la
diffusione della Cultura del buon Cibo. Il cibo per lei è VitaNutrimento-Benessere. Chef fuori dal comune, i suoi aiutanti
sono le amiche erbe, “i Semplici”. Conosce il cibo dalla terra
alla tavola. Cucina nel rispetto della Natura con erbe, fiori,
frutta e verdura sia coltivati che selvatici. Crea fantasiose preparazioni sane, divertenti e genuine, belle da guardare e buone da gustare. Ama trasmettere la bellezza dei “Semplici” ai
bambini, a tutti coloro che vogliono portare un cambiamento
nel proprio stile di vita, e si rivolge inoltre agli agricoltori, agli
chef e soprattutto ai curiosi. Il suo lavoro spazia dagli incontri
culturali, al riconoscimento e alla raccolta di erbe e fiori spontanei ed alla stesura di articoli e libri sul benessere quotidiano
dato dall’equilibrio tra salute e nutrimento. Collabora con Re
Mida, e con le fattorie didattiche va nelle scuole per far conoscere la filiera alimentare e l’importanza del mangiare frutti
e verdure fresche. Inoltre collabora con le istituzioni locali e
con medici e professionisti della nutrizione, per valorizzare i
principi della sana alimentazione.
Magma è un’Associazione Culturale che si occupa di riciclo.
All’interno del suo laboratorio, Magma realizza complementi
d’arredo e oggetti di design, trasformando e rivisitando con un
tocco artistico materiali ed elementi di risulta.
In questa ottica, tra le molteplici attività di upcycling svolte,
si sviluppa il progetto AQUAMADRE con l’idea di realizzare
oggetti di design partendo dal recupero e dalla reinterpretazione del PET, un prodotto di scarto altamente inquinante che viene lavorato e trasformato con tecniche
eco-artigianali, conferendogli caratteristiche materiche
peculiari: gli oggetti creati risultano simili al vetro, ma
sono infrangibili, eccezionalmente resistenti e più leggeri.
Fra gli obiettivi di Magma c’è anche quello di studiare
esperienze e percorsi formativi (corsi e workshop) per
veicolare la cultura del rispetto dell’ambiente utilizzando
la creatività come un diverso e più stimolante approccio
ai materiali inquinanti. Magma opera in collaborazione
con ReMida Bologna Terre d’Acqua.
www.beatricecalia.it
Telefono: +39.339.40.21.540
Facebook: https://www.facebook.com/beatrice.calia
www.magmalab.org
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ll progetto ReMida nasce nel 1996 a Reggio Emilia da un’idea
del Comune ed Iren Emilia.
ReMida Bologna_Terre d’Acqua è un Centro di Riuso Creativo
dei Materiali di Scarto Aziendale, gestito e curato dall’Associazione Funamboli, con il contributo di Geovest e promosso dal
Comune di Calderara di Reno, raccogliendo al suo interno i
materiali. In sintesi ReMida Bologna_Terre d’Acqua si occupa di:
- Raccolta e distribuzione del materiale di scarto derivanti dalla produzione industriale e artigianale, dando così nuova vita
e valore agli errori di produzione, attraverso nuovi utilizzi e
funzioni.
- Percorsi di Formazione per operatori socio-educativi e insegnanti e accoglienza di gruppi di studio e delegazioni italiane
e straniere.
- Workshop in collaborazione con artisti, stilisti, eco-designer.
- Attività Didattiche, per le scuole di ogni ordine e grado.
- Servizio Ludoteca per le famiglie.
- Esposizioni ed Eventi rivolti alla cittadinanza.
www.remidabologna.it
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Special area /
Ricreatorio
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Giocare
è una cosa seria
(Bruno Munari)
Il Ricreatorio è un’iniziativa culturale dedicata alla socializzazione per mezzo dell’arte.
Ritenendo che l’aspetto ludico abbia un forte potenziale di attrattiva e di messa in forma della convivialità, SetUp ha pensato ad una “sala giochi” dell’arte, un vero e proprio “ricreatorio”.
Che cos’è il Ricreatorio?
Storicamente è un’istituzione sorta nell’Ottocento per offrire
un ambiente di svago “moralmente sano”; la parola deriva dal
latino RECREARE che significa ristorare fisicamente e moralmente ed è composta da RE (= di nuovo) e CREARE (= vivificare) pertanto rianimare infondendo una seconda esistenza.
Ma attenzione!!! Ricreazione si diversifica da divertimento!
Quest’ultimo indica ogni sorta di piacevolezza per distrarre
l’animo mentre il primo è breve ristoro dopo la fatica.
E a proposito di fatica, si sa, le fiere sono impegnative e stancano: per questo abbiamo pensato di istituire uno spazio in
cui potersi fermare, ricaricarsi, giocare e poiché si tratta di
una fiera di arte contemporanea abbiamo voluto combinare
dimensione ludica e arte: i giochi infatti saranno opere d’arte!
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L’edizione 2015 di SetUp vede protagonisti Nobody di Mattia
Novello, un biliardo a più piani pressoché impossibile da giocare; dello stesso artista Senza Titolo, in cui l’artista si immola
nella lapidazione di se stesso reinterpretando il gioco delle
freccette; la svegas (€2x$1) di Matteo Attruia che riprende i
distributori automatici di palline con sorpresa e tanaliberatutti che riconduce la memoria al gioco del nascondino; la serie
Game Play di Marotta&Russo e infine Azione/Confini/Spazio,
happening a cura di Roberto Coda Zabetta che inscena il tiro
alla fune: una sfida tra squadre di curatori, critici, galleristi, artisti e pubblico per una simbolica ri-collocazione individuale
dello spazio a cui decide di appartenere il giocatore.
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la svegas (€2
x
$1)
Matteo Attruia
La poetica di Matteo Attruia si presenta con una lettura a più
livelli. L’artista osserva il presente, pensa e lo reinterpreta sulle note del sarcasmo con una pungente e amara ironia che è
il punto di svolta tra oggetto prelevato dalla realtà e senso
dell’opera. Lui stesso dice: «Spesso le immagini, gli oggetti, anticipano le idee, se le trascinano dietro e le abbandonano per
strada».
Con la svegas (€2x$1), Attruia si serve di un distributore automatico di palline e lavora sul rito interattivo che si crea tra
oggetto e fruitore per fare una riflessione sul valore dello
scambio con un inciso diretto al sistema economico dell’arte.
Cosa dare in cambio di denaro? Molto semplicemente, dell’altro denaro. Due euro per un dollaro (un cambio nettamente
a favore dell’artista apparentemente). Quel dollaro, però, ha
impresso il timbro del suo passaggio. Non è più un dollaro comune. Forse varrà di più, forse vale già di più. Nell’attesa di
una risposta, i passanti sono invitati al gioco, a rischiare, ad
investire.
Matteo Attruia,
La svegas (€2 x $1),
distributore in ferro, palline e dollari, 112 x 25 x 27 cm, 2012,
Courtesy PoliArt Contemporary Milano
Matteo Attruia
È nato a Sacile (PN) nel 1973. Vive e lavora ovunque.
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tanaliberatutti
Matteo Attruia
“Tana libera tutti!” è l’esclamazione che nel gioco del nascondino dichiara la fine della partita con la liberazione di tutti i
giocatori.
L’artista si chiede: «Tutti liberi. Non si sa, poi, da cosa. Forse dal
nascondersi, liberi di poter uscire allo scoperto?»
Manipolando il neon con un ductus infantile, il tratto dà forma
ad un pensiero che abbiamo rincorso da ragazzini, quando tremavamo all’idea di essere scoperti ed emozionati correvamo
verso la tana per regalare libertà ai nostri compagni.
L’età crea una distanza da quelle parole, dando un significato
diverso a tutto: Tana (luogo di protezione, ma anche di isolamento) e libertà (si può esserlo davvero, liberi? L’idea stessa di
libertà la vincola ad un pensiero, la àncora ad un desiderio che
può diventare un macigno). Tutti...Lì c’è scritto solo talaniberatutti, a ciascuno il proprio pensiero e a ciascuno le proprie
responsabilità di giocatori.
Matteo Attruia,
tanaliberatutti,
scritta filo neon, 140x13cm, 2013,
edizione di 5, collezione privata
Matteo Attruia
È nato a Sacile (PN) nel 1973. Vive e lavora ovunque.
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Azione/confini/spazio
Roberto Coda Zabetta
L’artista si appropria del significato simbolico del gioco “tiro
alla fune” per mettere in scena le dinamiche sociali del gruppo
e della scelta cosciente di appartenervi.
Prima ancora di attivare la sfida per la difesa della posizione
attraverso la competizione fisica, Roberto Coda Zabetta invita il giocatore a porsi la domanda di collocazione, ovvero di
identità e di ruolo: “In che squadra stare? Pittore o scultore?
Curatore o critico? Fotografo o performer?”.
Nell’ambito della ricerca tematica di SetUp 2015 sulla terra
nella declinazione dei confini, l’artista mette in scena un happening coinvolgendo
gli addetti al settore
e i visitatori con una
riflessione che, attraverso l’aspetto ludico,
spinge verso la ri-definizione pubblica degli
spazi personali.
Giudici di gara:
Francesco Amante,
Silvia Evangelisti.
Roberto Coda Zabetta,
Photo by Elisa Penagini
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Squadra Bianca
Squadra Nera
Venerdì 23/01/2015
versus
Scultore
Pittore
versus
Curatore
Critico
versus
Fotografo
Video artista
versus
Mercante
Gallerista
Sabato 24/01/2015
versus
Direttore
Museologo
versus
Curatore
Direttore
versus
Video artista
Pittore
versus
Pittore
Fotografo
Domenica 25/01/2015
versus
Scultore
Designer
versus
Scultore
Performer
versus
Addetto ai lavori
Pubblico
versus
Artista
Cane
L’ultima gara a chiusura dell’Azione, sarà disputata tra i due
direttori di SetUp e i due direttori di ArteFiera.
SetUp Art Fair
versus
Roberto Coda Zabetta
ArteFiera
Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel Gennaio del 1975. Vive a Milano. Nel 2001 si stabilisce a Milano. Fondamentale sarà la sua amicizia
con Alberto Fiz, Marina Mojana e Luca Beatrice. Inaugura nello stesso anno “Face” da Sabel De Miguel Gallery a Monaco di Baviera. Tra
il 2005 e il 2006 due importanti mostre a Roma: -PPP- al Museo di
Palazzo Venezia a cura di Sergio Risaliti e “Psichic Persona” al Teatro
India a cura di Robert C. Morgan. Si trasferisce per un breve periodo a
Londra e torna a Milano. Nel 2010 inizia il nuovo ciclo di lavori dedicato
ai Vulcani e alle bombe atomiche. Nel 2012 la prima mostra pubblica
all’estero, in Brasile; “Verdade” al Mac Museu de arte contemporanea
de Niteroi. Seguirà nello stesso anno la personale a Londra alla Ronchini Gallery e “Lavori Recenti” al Pan di Napoli.
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GAMEPLAY
Marotta&Russo
La serie si propone di essere una moderna riflessione sul tema
del paesaggio e sulle sue implicazioni contemporanee rispetto
a questo classico topos delle arti visive. Due sono, in particolare, i piani di riflessione concettuale proposti: uno riguardante
il senso visivo del tema in ambito contemporaneo, ed uno riguardante lo “slittamento”, di senso concettuale e di percezione culturale, che il paesaggio ha subito e subisce sulla spinta
delle condizioni di vita contemporanea; il suo complicarsi, il
suo tradursi in ambiente antropologizzato, culturalmente e
tecnologicamente stratificato.
Il termine inglese “gameplay” indica l’esperienza, ovvero l’insieme delle intuizioni sensibili e delle deduzioni a posteriori,
vissute da un giocatore durante il confronto con le regole di
un gioco, queste ultime intese come l’insieme delle meccaniche del gioco e del contesto di applicazione dello stesso. La
totalità dell’esperienza – emotiva e concettuale – all’interno
dell’ambiente di gioco, insomma.
E proprio tale totalità dell’esperienza, il paesaggio che diviene
passaggio e trapasso in una rinnovata esperienza percettiva,
alterata dalla spazialità elettronica, è il centro visivo e concettuale dell’indagine sottesa a questa serie di opere.
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Marotta&Russo,
Gameplay #01,
Inkjet on paper, 80x50 cm, 2008
Marotta & Russo
Marotta & Russo sono un duo di artisti italiani. La loro ricerca disegna i
confini espressivi e concettuali di un personale neoumanesimo digitale
votato alla sperimentazione dei linguaggi e delle logiche postmediali
contemporanee.
Stefano Marotta è nato a La Chaux de Fonds (CH) nel 1971, vive a Udine. È docente alla scuola di “Nuove Tecnologie per le Arti” dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, nonché co-fondatore e Visual Designer di
eflux, digital studio di Udine.
Roberto Russo è nato a Udine, dove vive, nel 1969. È docente alla
scuola di “Nuove Tecnologie per le Arti” dell’Accademia di Belle Arti
di Venezia, nonché co-fondatore e Concept Designer di eflux, digital
studio di Udine.
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NOBODY
Mattia Novello
Si parte dal gioco per rimettersi in discussione.
Togliendo il piano al biliardo, si va oltre il gioco ripartendo da
un orizzonte differente (l’alto gradino). E se per l’artista la stecca rappresenta l’aiuto esterno (perché l’elemento è estraneo
alla scena), la pallina è l’uomo alle prese con il tempo e le scelte personali. La soluzione c’è ed è fuori dal gioco, nell’alterità
dello sguardo e della visione dall’alto. Nell’incursione intorno
alla potenzialità della diversità, lateralità, non linearità di concetti e dello sguardo transgenico sul mondo, l’arte contemporanea diventa l’elemento che scardina i saperi comuni. Tale
concetto si visualizza nell’opera, dal titolo inequivocabile: un
improbabile assemblaggio di due biliardi scomposti, indispensabile metafora di trasformazione che sposta l’ottica dal piano
reale a quello del pensiero materiale.
L’opera, come una nuova weltanschauung, è stata esposta per
la prima volta da AMY-D Arte Spazio, in occasione di “The
Transparent Dream” progetto economART del maggio 2014.
Mattia Novello,
Nobody,
riassemblaggio di 2 biliardi scomposti, 270x150x170cm, 2013,
Courtesy Amy-D Arte Spazio
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Mattia Novello
Mattia Novello nasce a Thiene (Vicenza) nell’ottobre del 1985.
Diplomato all’Istituto di Design di Milano in comunicazione visiva, continua gli studi in fotografia alla School of Visual art di New York e in mix
e media art alla Parson di New York.
Con la personale “Falling Up” presso la milanese AMY-D Arte Spazio, febbraio 2013, l’artista entra nella piattaforma economART con un
progetto site specific rimarcando la sua duttilità e l’esigenza di sperimentazione che culmina in “The Transparent Dream” nel maggio 2014,
inedita introduzione di nanotecnologie (grafene ed aerogel) in arte
contemporanea.
Collabora con il Politecnico di Milano, l’Unisa di Salerno, la Nanesa,
l’AMA Composites e il Festival della Scienza di Genova.
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SENZA TITOLO
Mattia Novello
“A far questo mestiere si soffre”.
Senza titolo (2015) di Mattia Novello, opera scenica ad ampio
raggio, composta da poliuretano, acrilico, terra, erba e palline
di colore, si ispira all’archetipo del gioco con rimandi lontani
di lapidazione.
Mattia Novello,
Senza Titolo, disegno preparatorio,
poliuretano, acrilico, terra, erba, palline di colore, 200x200x50cm, 2015
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Creare un - altro da Sè -, Alter ego e dare ad occasionali Altri
la possibilità di colpirTi è il momento di maggiore autocritica
che un autore/artista può compiere; farlo con il gioco è primordiale ed autentico.
è o sarà un’esecuzione, ciò non ci è dato sapere, di certo lo
spettatore diventa attore nell’atto di denuncia e di realizzazione di una nuova Cosa in senso lacaniano, come topica della
creazione artistica e del suo prodotto in relazione determinante col reale.
Nel gioco creato da Mattia Novello con Senza titolo, l’estetica del vuoto (vuoto organizzato totalmente, in cui l’oggetto
è sganciato dalla sua funzione), l’estetica anamorfica (o della tyche, l’opera d’arte c’è se è in atto la funzione quadro) e
l’estetica della lettera (teoria dell’incontro e della dimensione
singolare) diventano un doppio assoluto.
Assolutamente necessaria è l’azione del lancio (della pallina);
assolutamente contingente è invece l’impronta singolare che
si crea. La libertà è la potenza dell’unico “atto critico” per dichiarare la necessità, piuttosto che la libertà, dell’agire artistico: un’azione e una riflessione che intende liberare l’attore/
artista dalla sua stessa scena (opera) e l’arte dai suoi limiti e
dalle sue modalità senza sterili provocazioni.
Testo a cura di Anna D’Ambrosio
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Special area /
Critical
Wine
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SetUp Critical Wine
Vignaioli Artigiani
Naturali
SetUp Critical Wine – Vignaioli Artigiani Naturali è un’esposizione di vini naturali che offre la
possibilità di degustare e acquistare le produzioni dei migliori vignaioli italiani.
SetUp Critical Wine raccoglie l’eredità della
rassegna Vini di Vignaioli, ideata dall’associazione Contadini Critici, mantenendone intatta
la filosofia ma proponendosi con una formula
completamente nuova, all’interno di una fiera
d’arte che riunisce le gallerie d’eccellenza nella ricerca in ambito contemporaneo, così come Critical Wine
riunisce le eccellenze del mondo vitivinicolo naturale.
La filosofia di Vini di Vignaioli, come quella di SetUp Critical
Wine è riassumibile in dieci parole chiave: naturale, vero, sincero, biologico, biodinamico, appassionato, autentico, semplice, ricco, umano.
SetUp Critical Wine ha una sua zona dedicata all’interno della
fiera, due sale in cui espongono circa 20 produttori di vino
selezionati da tutta Italia (dalla Val d’Aosta alla Sicilia) il cui
denominatore comune è fare agricoltura bio o biodinamica in
campagna e di adottare in cantina, nella fase di trasformazione dell’uva, uno stile coerente che non stravolga la naturale
espressione del territorio.
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Portare questi sapori e questa filosofia in città è lo scopo
dell’iniziativa.
L’ingresso alle sale SetUp Critical Wine è di 10€ e dà diritto a
5 degustazioni a scelta, al calice da degustazione e alla tasca
porta calice (il calice viene fornito su cauzione di 2€ e può
essere reso all’uscita).
In più, i vini dei vignaioli che espongono alla fiera verranno
offerti agli ospiti della serata inaugurale ad inviti, saranno presenti in esclusiva nei punti ristoro interni alla fiera e nelle sale
delle singole gallerie espositrici.
SetUp Critical Wine
Il progetto SetUp Critical Wine è ideato e curato da ComunicaMente
e dall’associazione Contadini Critici.
ComunicaMente – Idee da non lasciarsi sfuggire concepisce, progetta, pianifica e comunica eventi culturali, per grandi e per piccoli.
Era già presente a SetUp nell’edizione 2014 con il progetto All’altezza
dell’arte. L’associazione Contadini Critici è un’associazione informale,
democratica e orizzontale, che si pone come obiettivo la realizzazione
di una rete fattiva di solidarietà tra coltivatori della terra, al fine di
preservarne esistenza, sapori e saperi. Si basa su alcuni principi e ideali
condivisi: il territorio e l’origine; la terra e la sua difesa; le relazioni sociali e produttive; la tracciabilità dei prodotti e del prezzo.
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Special area /
Area
Editoria
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261
INDIRIZZO E-MAIL
BOOKSHOP
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263
NOME
COGNOME
Il Bookshop sarà curato dall’Agenzia NFC, conterà più di 300
titoli di piccoli e medi editori italiani ed esteri, e comprenderà
edizioni alternative in tiratura limitata. Sarà possibile ricevere
uno sconto immediato di 5,00 € per l’acquisto di un libro (Edizioni NFC, Nda Press e Photology), o uno sconto del 10% su
qualsiasi altro libro presente nel bookshop.
FIRMA
Programma
culturale
L’Agenzia NFC garantisce che tutti i dati forniti verranno trattati in conformità a
quanto previsto dalla normativa sulla riservatezza delle informazioni, nel rispetto della
legge n. 196/2003 e comunque per i soli fini di a) verificare il livello di soddisfazione;
c) informare circa eventuali nuovi prodotti, nuove iniziative, eventi e servizi.
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Programma culturale /
Talk
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VENERDì 23 gennaio
VENERDì 23 gennaio
scatolabianca presenta
SetUp 2015: LE CONFERENZE!
Un progetto di Martina Cavallarin e scatolabianca
A cura di Martina Cavallarin
Assistente Curatore Chiara Moro
Organizzazione di scatolabianca
Partner Fondazione del Monte
SetUp 2015: LE CONFERENZE! è un progetto di arte relazionale che si concentra sui temi più urgenti dell’arte contemporanea: l’arte pubblica, la riqualificazione urbana, la legislazione, l’economia nell’arte. Il senso è quello di concepire
questi argomenti con una visione allargata che preveda una
direzione non soltanto italiana, ma declinata in una medesima temperatura in tutta la Comunità Europea. A cominciare dalla città d’accoglienza di SetUp, Bologna, ombelico
di scambi, etnici, culturali, geografici, antropologici, sociali,
economici e piattaforma del piano di lavoro che sviluppa il
dialogo.
Il progetto SetUp 2015: LE CONFERENZE! rappresenta un
modo per aprire e ampliare le discussioni partendo dal concetto di TERRA, elemento centrale inteso come epicentro
germinante di crescita e dibattito di SetUp 2015, da svolgere
in una città così centrale, colta e rappresentativa, ma non
sufficientemente valorizzata e conosciuta come Bologna. E
l’Arte, che per sua essenza si occupa della sfera dei rapporti
umani, della collettività, del singolare e del plurale, ha il diritto e il dovere di entrare a gamba tesa in tale dibattito.
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PROGRAMMA
LEGISLAZIONE EUROPEA NELL’ARTE
Avv.ssa Lavinia Savini: avvocato specializzato in proprietà
intellettuale e fondatrice dello studio legale IdeaLex. Svolge
attività di consulenza e assistenza legale specialistica per la
tutela e la promozione delle creazioni intellettuali coadiuvata
da un network di professionisti in Italia e all’estero attraverso
affiliati in Francia, Spagna e Giappone.
Avv.ssa Alessandra Donati docente di Diritto Comparato
delle Obbligazioni e dei Contratti all’Università di MilanoBicocca, responsabile del modulo di Art Law del Corso
Avanzato in Contemporary Art Markets alla Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano -NABA-, Avvocato. è membro
del Board di Careof.
ECONOMIA DELL’ARTE IN ITALIA ED EUROPA
Stefano Monti, Economista e Partner Monti&Taft.
Giuseppe Stampone, artista.
ARTE PUBBLICA / RIQUALIFICAZIONE URBANA
E AMBIENTALE
Claudia Marcon con riflessioni a partire dal libro “Illegale al
90%. Forme instabili della strada”.
269
scatolabianca è un’Associazione di Promozione Sociale fondata in Italia
nel 2009.
scatolabianca è una piattaforma culturale e di sviluppo di Arti Contemporanee, d’indagini di Arte Relazionale incentrate sui territori urbani, sulla germinazione culturale, sul “gesto artistico” condiviso, sulla
formazione civica, artistica, sociale. scatolabianca è al servizio della
connessione tra segmenti della società civile, sotto il segno della condivisione e della responsabilità, della gestione partecipata, della sostenibilità ambientale, dell’integrazione tra arte e collettività. scatolabianca ha una visione aperta, interdisciplinare e multimediale sia come
linguaggi artistici impiegati sia come intenti di coinvolgimento. scatolabianca ha lo scopo di allargare le visioni e innestare strategie che
leghino le arti contemporanee alle sfere economiche e finanziarie della
società ponendosi come una possibilità concreta d’investimento, lungimiranza, riconversione, germinazione condivisa di cultura e formazione,
intelligenza aperta a scoprire risorse e vincere scommesse. In questo
senso le realtà imprenditoriali, sociali e culturali coinvolte nelle iniziative di scatolabianca sono inquadrate come veri e propri partner con
i quali tenere aperti dialogo e confronto per una finalità che ha nello
sviluppo dei talenti, nella crescita comune e nell’incremento delle opportunità il suo scopo principale.
scatolabianca si occupa della valorizzazione e promozione di giovani
artisti, italiani e internazionali, attivi nel campo delle Arti Contemporanee, della riqualificazione delle aree degradate, dell’infusione di educazione e cultura attraverso scambi, eventi d’arte, incontri partecipativi
condivisi. Il concetto di cultura deve essere indissolubilmente legato al
concetto di formazione. Allora ecco l’importanza di vagliare progetti di
creativi emergenti, le forze vitali e sane della nostra società, aiutarli a
crescere, a emergere fornendo loro gli strumenti concettuali indispensabili per diventare dei professionisti che sappiano muoversi all’interno
del sistema dell’arte e della vita sociale. Quello che scatolabianca cerca
d’attuare è una rete interattiva d’interventi a largo raggio e lunga durata, incrociati tra le nostre rispettive diramazioni e diffusi nel tessuto
urbano. L’obiettivo è intersecarsi il più possibile con la realtà attraverso
iniziative coraggiose e mirate per provocare un avanzamento delle nostre risorse e interconnettere più collaborazioni, sodalizi, peculiarità.
270
271
Contatti:
Martina Cavallarin:
[email protected]
+39 335 6798887
Roberta Donato:
[email protected]
+ 39 340 1197983
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scatolabianca Team:
Martina Cavallarin:
direttrice, direttrice artistica
Roberta Donato:
pr & comunicazione, fundraising
Gianni Moretti:
centro coordinamento progetti
Federico Arcuri
art director
Comitato Scientifico:
Martina Cavallarin
critica, curatrice
Roberta Donato
pr e Ufficio Stampa
Stefano Monti
Curatore, Executive Manager
Gianni Moretti artista, responsabile centro coordinamento progetti
VENERDì 23 gennaio
VENERDì 23 gennaio
Investire in arte contemporanea…
nel rispetto delle regole
Troppo poco spesso vengono messi in luce, da un punto
di vista giuridico e fiscale, gli elementi positivi dell’investimento in arte e della formazione di collezioni - in specifico
in arte contemporanea - che tanto il collezionista neofita
quanto il grande investitore dovrebbero conoscere.
L’opera d’arte è un bene complesso ed altrettanto complesso è il sistema di determinazione del suo valore e la regolamentazione della sua circolazione. Se si ha riguardo all’arte
contemporanea, inoltre, l’acquisto dell’opera implica spesso una relazione tra collezionista e artista che si articola
in continui scambi di consenso nel rispetto di specifiche
regole che interessano non solo la produzione dell’opera,
ma anche altri aspetti che precedono la creazione o la accompagnano.
Riflessioni su questi temi si rendono necessarie anche per
incentivare investimenti a sostegno della produzione di giovani artisti.
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Lavinia Savini
Avvocato specializzato in proprietà intellettuale e
diritto del mercato dell’arte. Vincitrice di borse
di studio presso l’Università Parigi I Phanteòn
Sorbonne e presso l’Università La Normale di
Pisa. Managing Partner di IDEALex, Studio
Legale per la tutela e la promozione della proprietà intellettuale con affiliazioni in Spagna,
Francia e Giappone, svolge la professione
d’avvocato tra l’Italia (Bologna – Milano) e Parigi.
Pubblica regolarmente articoli e scrive saggi in materia di diritto d’autore e diritto industriale (tra i vari: in AEDON de Il Mulino; Il Sole 24
ore; Il diritto d’autore, Giuffrè; Il Giornale dell’Arte, Allemandi; Manuale di sopravvivenza per musicisti, P. Persiani; Il maestro e il suo
diritto - Artist’s resale right, Allemandi; Copy and Rights, Ottagono – Compositori; La legislazione per lo spettacolo e le attività musicali. Norme, contratti, diritti, obblighi e sanzioni G. Giappichelli).
Relatrice in numerose conferenze in materia di proprietà intellettuale in
Italia e all’estero e relativamente alle stesse svolge attività didattica.
www.savinilex.it | www.idealex.net | idealexblog.com
Alessandra Donati
Docente di Diritto Comparato dei Contratti – Università Milano-Bicocca-,
di Law and Art al Corso Avanzato di Contemporary Art Markets – NABAe avvocato, è esperta di Art Law e si occupa di problematiche giuridiche
connesse all’arte contemporanea. è vicepresidente del Comitato scientifico dell’Ass. it. Archivi d’Arista e nel Board di Carof.
è uno dei redattori del Manifesto per i diritti
dell’arte contemporanea e, con il gruppo di
artisti Vladivostok, ha redatto “I modelli di
contratto degli artisti”. Tra le numerose
pubblicazioni scientifiche: Law and Art: diritto civile e arte contemporanea, Giuffré,
2012; I contratti degli artisti, Giappichelli,
2012; e con G. Ajani, I diritti dell’arte contemporanea, Allemandi, 2011.
unimib.academia.edu/alessandradonati
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SABATO 24 gennaio
SABATO 24 gennaio
Economia dell’arte in Italia
ed Europa.
Martina Cavallarin
Giuseppe Stampone
Stefano Monti
Giuseppe Stampone
Interprete di una realtà socio-economica connotata da crescenti interconnessioni e complessità, l’arte contemporanea
ha visto crescere il proprio peso sui mercati internazionali.
Nell’arco di un decennio, il numero delle opere contemporanee vendute è più che quadruplicato e i prezzi sono aumentati del 34%, con un fatturato che nel 2012/13 ha, per
la prima volta nella storia, superato la soglia del miliardo di
euro (Artprice, 2013). E se a livello internazionale l’arte e,
nello specifico, il contemporaneo si candidano sempre più
spesso a divenire terreno fertile d’investimento finanziario,
in Italia si sconta un notevole ritardo su tale fronte; un ritardo che deve imputarsi ad un mercato ancora oggi paralizzato
da eccessivi vincoli normativi e che sconta la competizione
di una legislazione fiscale non uniforme in Europa. Eppure, il
soggetto pubblico, così come i privati, guardano con crescente interesse all’arte contemporanea come strumento di creazione del valore. In che misura, dunque, l’adeguata gestione
di questi processi può impattare sull’economia locale?
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Giuseppe Stampone (Cluses,
Francia, 1974) vive e lavora a Roma.
Tra le più recenti mostre personali
ricordiamo: Odio gli indifferenti, a
cura di Raffaele Gavarro, Calcografia Nazionale di Roma (2014);
Global Education, a cura di Alessandro Cocchieri, Palazzo Reale,
Milano (2014); Bic Date Base, a
cura di Giacinto di Pietrantonio,
Museo Gamec, Bergamo (2014);
Global Dictature, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Ex Chiesa San
Matteo, Lucca \ prometeogallery
di Ida Pisani, Milano-Lucca (2012).
Saluti da L’Aquila, da Giuseppe
Stampone – Progetto speciale, a
cura di Luca Massimo Barbero ed
Elena Forin, MACRO, Roma. The
Rules of the Game, a cura di Marco
Scotini, prometeogallery, Milano
(2010). Ha vinto il Premio Maretti
nel 2011 e due progetti di residenza nel 2013, presso l’Accademia
Americana di Roma e al Youngeun Museum of Contemporary
Art (YMCA), Gwangju, Corea.
Nel 2013 ha vinto il concorso ‘Pacco d’Artista’, a cura di SPIRITO
DUE in collaborazione con Poste
Italiane.
Stefano Monti
Amministratore delegato di
Monti&Taft. Specializzato alla
London School of Economics, insegna Corporate Social Responsability (Università di Tor Vergata,
Roma). È autore di pubblicazioni
di Economia della Cultura e di
Urbanistica, e relatore in convegni su temi legati alla Legislazione
dei Beni Culturali e alla Valorizzazione del Territorio attraverso la
Cultura. È Direttore Editoriale di
Tafter, webzine di economia della
cultura, e di Tafter Journal, rivista
scientifica sulle connessioni strategiche tra cultura e territorio oltre che direttore editoriale di Babele Magazine, webzine dedicata
a turismo, cultura e innovazione.
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DOMENICA 25 gennaio
DOMENICA 25 gennaio
ILLEGALE AL 90%.
FORME INSTABILI DELLA STRADA
Claudia Marcon
La ricerca si concentra sulla strada come spazio pubblico, luogo
di confronto ed espressione individuale, di interazione sociale e
dell’esperienza collettiva. Tutte funzioni e “campi di possibilità”
minacciati dalla crescente preponderanza delle esigenze della
circolazione e dalle conseguenti necessità di regolazione e controllo, che hanno fatto della strada uno spazio monofunzionale
e rigido, nel quale i comportamenti ammessi sono sempre più
ristretti e sorvegliati. Una situazione la cui “insostenibilità” ha
determinato molteplici reazioni spontanee, processi di riappropriazione, azioni dimostrative e movimenti autorganizzati capaci
di porre da un lato la questione di un uso differente e aperto
dello spazio pubblico e dall’altro di elaborare un’ampia gamma
di strategie “progettuali” innovative ed efficaci.
Questi comportamenti e azioni contrarie al senso comune, ai
margini della legalità, se non decisamente illeciti, mostrano infatti una paradossale attitudine a restituire valore collettivo agli
spazi della circolazione, rendendoli più amichevoli e partecipati
e, in definitiva, migliorando la qualità della vita delle comunità
che li usano.
La ricerca esplora un vasto campo di contributi per lo più informali e verifica la loro capacità di apportare nuove idee alla disciplina del progetto, nel tentativo di “far emergere” dall’illegalità
modi e forme delle pratiche d’uso dello spazio pubblico, che
vengono pensati come strategie e azioni fertili.
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Claudia Marcon
Claudia Marcon (1981) si laurea
in Architettura nel 2007, con una
tesi che indaga la possibilità di
ripensare lo spazio della strada
perché fruito non solo come luogo
di transito, ma soprattutto come
spazio pubblico. Nel 2012 consegue il titolo di Dottore di ricerca in
Scienze Integrate per la Sostenibilità Territoriale.
Dal 2007 svolge attività di libero
professionista a Trieste, fondando
lo studio Stradivarie architetti associati, dove si occupa principalmente di progettazione del paesaggio e delle infrastrutture.
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Programma culturale /
Rassegna
Performativa
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IN CORPO 5
Milena Becci
Gea, la terra, inizia a danzare per ricostruire. In Corpo 5
dona agli elementi la consapevolezza di essere spirito ed
elevarsi attraverso il viaggio, il movimento, la memoria e i
confini, come un maestro Sufi che depone la sopravveste
nera per cominciare a ruotare sul perno d’un piede e accogliere il divino. La rassegna inizia all’esterno di SetUp: la bara
dipinta da Simona Bramati, Viaticus, futuro guscio del suo
viaggio dopo la morte, arriva all’Autostazione percorrendo
un processo fisico e temporale emblema della vita e di un
sistema dell’arte corrotto e senza morale. All’ingresso il feretro è costretto ad oltrepassare un quadrato umano che,
come un labirinto mutante, si fa comandare da una voce
meccanica che grida right o left e si muove creando smarrimento: è SineFine di Gianluca Panareo. La trasformazione
del corpo di Tiziana Cera Rosco, avvolta in una lunga gonna
e con le braccia protese verso l’alto, come un’intercessione che richiama una preghiera, diviene suono dialogando
con la melodia del violoncello di Andrea Serrapiglio, per
creare poesia e meraviglia Patientia. Giorgio Donini ne “Il
pane d’Augusto” attraversa la memoria manipolando la materia: impasta farina ed acqua creando il pane per ripetere
un’azione a lui familiare, esasperandola e innalzandola a
lode e ricordo, ricongiungendosi così spiritualmente ad una
catena che aveva spezzato.
L’ultimo gradino della rassegna per terminare l’ascesa è
Camp 01, di Francesca Romana Pinzari. Chiusa in un recinto di catene e lucchetti, chiede al pubblico di decidere
al suo posto se annullare o rafforzare l’azione iniziale della
performance con cesoie o con altre catene, lasciando il suo
corpo nelle mani altrui e ricordando quei confini che non
possono essere facilmente sorpassati e quei limiti imposti
che non permettono di danzare.
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GIOVEDì 22 gennaio
GIOVEDì 22 gennaio
Simona Bramati
Simona Bramati,
Viaticus
Simona Bramati nata a Jesi, nel
1975, vive e lavora a Castelplanio
(AN). Tra le mostre personali:
Dèjà-Vu a cura di B. Buscaroli,
Galleria Tedofra, Bologna 2011;.
Indiscrezioni, a cura di B. Buscaroli,
Giudecca 795 Art Gallery, Venezia
2011; Il peso di un giorno oscuro, a
cura di M. Napoli, Palazzo Stella,
Genova 2010; Lachesi, la filatrice
del destino, a cura di L. Mozzoni e
C. Canali, Palazzo della Signoria di
Jesi 2008.
Tra le mostre collettive: Perfect
Number, a cura di Alessandra
Baldoni, Sponge Living Space
(Casa Sponge), Pergola (PU)
2014; 54° Biennale di VeneziaPadiglione Italia / Marche, a cura
di V. Sgarbi, Orto dell’Abbondanza,
Urbino (PU) 2011; Il sottile fascino
del perturbante, a cura di M.R.
Montagnani, Villa Bottini, Lucca
2011; Rumors, a cura di C. Canali, Ex
Arsenale Borgo Dora, Torino 2009;
La nuova figurazione italiana. To
be continued…, a cura di C. Canali,
Fabbrica Borroni, Bollate (MI)
2007.
Gianluca Panareo
Gianluca Panareo nasce nel 1988 a
Pesaro dove vive e lavora. Ha studiato alla Civica Scuola di Cinema,
Televisioni e Nuovi Media. Ha collaborato con compagnie teatrali del
calibro dei Motus e ha frequentato
diversi workshop (ad esempio con
Centrale Fies e Romeo Castellucci).
è pubblicato nello Speciale Esordienti Espoarte n°86 e un suo reportage fotografico correda l’articolo di Valeria Carnevali su Artribune
“Aspettando l’equinozio d’autunno,
a Casa Sponge. Finissage intorno
al fuoco: nelle foto di Gianluca Panareo la performance di Francesca
Romana Pinzari”. Nel 2014 ha realizzato la sua prima personale a cura di
Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina,
PUNTO ZERO, in tre luoghi della
città di Pesaro: lo Scalone Vanvitelliano, l’Archivio Macula e la Chiesa
di Santa Maria Maddalena.
Gianluca Panareo,
Sine Fine
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VENERDì 23 gennaio
SABATO 24 gennaio
Tiziana Cera Rosco
Tiziana Cera Rosco,
foto Dino Ignani
Tiziana Cera Rosco,
Patientia,
foto Giovanni Gaggia
Tiziana Cera Rosco, poetessa, nasce nel 1973. Vive a Milano, cresce
nel Parco Nazionale D’Abruzzo e
lavora nel piccolo eremo Aspera
in Piemonte. Esponente della poesia mistica e selvatica, è presente
nei campi dell’arte con fotografia
e installazioni. Le sue opere hanno come centrale il riferimento
al nudo. Ha affrontato i temi del
corpo familiare, del doppio, della
deposizione e della dedizione. Gli
ultimi lavori si svolgono sul tema
del Perdono e della Protezione.
Conduce con la fotografia e la
scrittura laboratori di umanesimo sulla biografia del legame. Ha
pubblicato diversi libri di poesia
ed è autrice di poemi sul tema del
femminile, è tradotta in 4 lingue.
Attualmente con la fotografia sta
sviluppando Relictum, variazioni sul
tema della Croce e attorno al tema
delle radici col titolo “La Scrittura
Non Si Immagina” ispirato all’incipit
del Vangelo di Giovanni e di questo
presenta per Sponge la sua prima
anticipazione.
Francesca Romana Pinzari
Francesca Romana Pinzari nata a
Perth (Australia) nel 1976. Lavora
con performance, video e installazione. La sua ricerca parte dal
corpo per parlare d’identità fisica,
culturale, politica e religiosa. Recentemente ha esposto i suoi lavori
alla Mostra Catarifrangenze alla Pelanda, Macro Testaccio, Roma; allo
Short Video Show rassegna di video
arte Italiana a Kathmandu’, Nepal;
alla mostra Expectations all’Invisible
Dog gallery New York; alla session di
performance internazionali alla Yes
Foundation, in Olanda; all’ADD Festival di video arte della Provincia di
Roma; nella mostra Nonostante tutto, Galleria Oltredimore di Bologna;
al Bethanien Museum di Berlino con
una project room di 24h; alla mostra itinerante Sing Sweet Songs of
Conviction a Berlino,Roma, Londra,
New York e Città del Messico; alla
mostra “Among Us” a cura di Shara
Wasserman alla Galleria Olive Tjaden Gallery, Cornell University, Ithaca, New York e nell’ultima edizione
di Perfect Number a Sponge.
Francesca Romana Pinzari,
Camp 01
Francesca Romana Pinzari,
Foto FraChimeraeStudio
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DOMENICA 25 gennaio
Giorgio Donini
Giorgio Donini nasce ad Urbino
nel 1959 dove vive e lavora. Ha
vissuto per alcuni anni ad Alghero
che dice essere la sua seconda
patria. Dopo essersi formato
nelle scuole antiche di Urbino, si
occupa di disegno. Ha partecipato
come attore ad alcuni spettacoli
d’avanguardia ed avanspettacolo.
Oggi insegna in un Liceo Artistico
marchigiano, è sposato ed ha una
figlia di nome Vittoria. Cerca in
tutti i modi di sbarcare il lunario
iniziando imprese complicate e
poco remunerative, ma dice di
essere contento.
Giorgio Donini,
il pane d’augusto
286
Programma culturale /
SetUp
propone
Beata Viscera.
Concerto con Iphone Orchestra
Un progetto di: Marco Mencoboni per E lucevan le
stelle Music
Artisti: Alessandro Carmignani controtenore, Marco
Mencoboni campana, direzione, The smartphone
and devices Orchestra Cantar Lontano
Art direction: Doretta Rinaldi
Che ruolo ha la tecnologia nel nostro modo di vivere l’arte, di
percepire e fruire la musica?
Possiamo considerare lo squillo di un telefono dimenticato
acceso durante uno spettacolo un elemento di disturbo o rappresenta semplicemente l’irrompere della quotidianità, anche
all’interno di una performance artistica?
Cosa vuol dire nel XXI secolo fare musica? Cosa può effettivamente essere chiamato musica, cosa arte?
È possibile far incontrare e convivere tradizione e modernità,
la musica del 1600 e i suoni di un dispositivo elettronico fino a
creare una vera orchestra tecnologica?
Questi sono alcuni degli spunti alla base della performance
ideata dal maestro Marco Mencoboni, impegnato a dirigere
musicisti e cantanti di incomparabile bravura, come il controtenore Alessandro Carmignani, accompagnati da una vera e
propria Smartphone and devices orchestra.
La performance vedrà i singoli elementi impegnati nel Cantar Lontano, antica prassi vocale riportata alla luce e studiata
proprio dal puntuale lavoro di ricerca di Marco Mencoboni,
in questo caso reinterpretata per adattarsi all’architettura del
luogo e all’inusuale accompagnamento “strumentale”.
Cyanagen - Fondata a Bologna nel 2003 con il supporto del
Ministero dell’Educazione nell’ambito dello sviluppo della cooperazione tra Università ed industria, è una azienda leader
nella produzione di reagenti per la ricerca nella diagnostica
molecolare.
Grazie alle ampie e multifunzionali conoscenze tecniche dei
sui ricercatori, Cyanagen supporta i suoi clienti nei loro programmi di ricerca e sviluppo, nei campi della diagnostica e
della bioanalitica.
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Coordinamento organizzativo: Camilla Falcioni
Promozione: Isabella Albertini
info: [email protected]
www.cantarlontano.com
www.elucevanlestelle.com
Con il contributo di: Cyanagen - www.cyanagen.it
In collaborazione con Assessorato
alla Bellezza del Comune
di Pesaro
Alessandro Carmignani
Diplomato in Canto al Conservatorio Cherubini di Firenze e appassionato di musica barocca, ha
affiancato, all’emissione tenorile,
quella da controtenore recandosi all’estero e a Venezia dove si è
perfezionato nella pratica della
musica antica. Ha debuttato nel
Rinaldo di G.F. Haendel, nel 1991,
sotto la direzione di Piero Bellugi
e rimane tuttora l’unico controtenore italiano ad aver sostenuto il
ruolo di Goffredo nell’opera.
Si è esibito nei più prestigiosi teatri di tutto il mondo. Numerosissime anche le esibizioni in Italia. Ha
collaborato come solista con importanti direttori d’orchestra quali
Massimo De Bernart, Jan LathamKoenig, Donato Renzetti, Alain
Guingal, Thomas Hengelbrock,
Rinaldo Alessandrini, Nicola Luisotti e con Pedro Memelsdorff
per quanto riguarda la musica medievale.
Al suo attivo ci sono più di 80 incisioni discografiche (Tactus; Symphonia; Bongiovanni; Cpo; Erato;
Opus 111; Astrée-Auvidis; Sarx; Harmonia Mundi France; Stradivarius;
Dynamic; Naxos; Virgin) alcune
delle quali di prossima commercializzazione.
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Marco Mencoboni
Clavicembalista e organista ha studiato con Umberto Pineschi, Ton
Koopman, Jesper Christensen
e Gustav Leonhardt. Ha conseguito presso il Conservatorio di Lecce il diploma superiore in Vocalità
Rinascimentale con il massimo dei
voti e la lode, sotto la guida di Diego Fratelli.
Come solista e direttore del suo
complesso Cantar Lontano si esibisce nei più importanti festival
nazionali e internazionali. Ha realizzato importanti concerti riadattando l’antica prassi del Cantar
Lontano, da lui riportata alla luce
nei primi anni ’90, alle situazioni più
visionarie ed estreme (ex: Porto di
Ancona, 2010, Concerto per cantori e navi).
Dal 1999 è direttore artistico del
Cantar Lontano Festival.
Ha sceneggiato e interpretato il
film “Un canto lontano” per la regia
di Alberto Momo e con la partecipazione di Toni Servillo (premio
corto cortissimo alla Mostra del
Cinema di Venezia 2008).
Ha fondato e dirige l’etichetta discografica E lucevan le stelle Music
per la quale ha prodotto una trentina di dischi dedicati alla musica
inedita della sua terra.
Dal 2013 è docente all’Accademia
Rossiniana di Alberto Zedda presso
il Rossini Opera Festival di Pesaro.
293
Casa Falconieri. Viaggio nell’Incisione
originale / STAZIONE CENTRALE: da sud a nord
Gabriella Locci
Dario Piludu
Casa Falconieri è un centro di ricerca specializzato nella grafica originale che negli ultimi venticinque anni ha creato numerosi progetti particolari, con istituzioni private, musei, centri di
ricerca universitari, festival, fondazioni, scuole di ogni ordine e
grado, coinvolgendo centinaia di artisti internazionali. L’ultima
creatura è il FIG Festival, un progetto internazionale che nasce in Sardegna, trova la collaborazione del partner spagnolo
Arthazi, e si sviluppa attraverso una serie di concetti di innovazione nell’incisione originale, dove la sperimentazione e il
concetto stesso d’arte assumono nuove modalità e prospettive con l’idea di un coinvolgimento conseguente all’epoca in cui
viviamo che amplia i limiti del concetto di incisione, grazie alle
nuove possibilità date dalle nuove tecnologie. La collaborazione aperta durante l’ultimo Festival FIG, con il Museo Guggenheim di Bilbao, ci porta a definire ancora meglio l’importanza
della didattica di base e il rapporto scientifico da promuovere
fra gli artisti di differenti generazioni.
Importante è anche il rapporto con l’Università di Salamanca,
che ha prodotto ultimamente una serie di opere tra Sardegna
e altri paesi. Con SetUp parliamo di una piattaforma di collaborazione attiva e del nuovo progetto A.P.E.
Casa Falconieri apre totalmente la sua ricerca e mette a disposizione gli elementi di programmazione per un futuro di
collaborazione totale.
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Gabriella Locci
Dario Piludu
Gabriella Locci, nata a Cagliari,
dove vive e lavora, nella sua ricerca artistica approfondisce,
sperimenta e rinnova sia le tecniche di incisione che quelle di
stampa. Dal 1992 al 1997 è stata docente del laboratorio di
“Tecniche d’Incisione e Stampa” presso l’Istituto Europeo di
Design di Cagliari. Presidente
e fondatore di Casa Falconieri.
Dal 2006 al 2010 ha rappresentato il Ministero della Cultura
italiano nella Fondazione Teatro
Lirico di Cagliari. Nel 2011 è artista invitata alla 54a Biennale
di Venezia; in tale occasione il
museo MAN, a cura dell’allora
direttore Cristiana Collu, le dedica una mostra personale di
approfondimento. Nel 2012 è
artista invitata a Dresda per la
rassegna Ostrale Internationale Ausstellung zeitgenšssischer
Künste. è fondatore e presidente del Festival Internacional de
Grabado F.I.G. di Bilbao.
Dario Piludu, nato a Cagliari, arpista, sperimentatore musicale,
docente e sperimentatore di
nuove tecnologie, si è diplomato in arpa con Teresa Brambilla
presso il Conservatorio di Musica G. Pierluigi da Palestrina di
Cagliari.
Formatosi nell’ambito della
struttura classica, sul finire degli anni ‘70, ha spostato la sua
attenzione verso tecniche arpistiche di sperimentazione per
dirigersi verso una sperimentazione anche di tipo elettronico.
Parallelamente alla formazione
musicale ha curato quella relativa alle Arti visive. Direttore di
Casa Falconieri è fondatore del
Festival FIG di Bilbao di cui è
direttore artistico.
295
L’ORA BLU
Maddalena Bregani
A SetUp ArtFair 2015 verrà allestito il set de L’Ora Blu, innovativo format video sulle culture contemporanee, che esplorerà il
tema della terza edizione della fiera indipendente dell’arte contemporanea di Bologna: la “Terra”. Sarà un’esperienza in progress che vedrà la messa in onda live delle interviste agli ospiti
presenti alla manifestazione. Nello spazio espositivo dedicato al
progetto, una postazione di montaggio e una redazione saranno una vivace vetrina di richiamo per artisti, collezionisti, curatori ed esponenti della cultura noti al grande pubblico, il tutto
accompagnato dalla proiezione di pillole inedite delle scorse
puntate del format e di video d’artista. Il progetto è ideato e
coordinato da Maurizio Finotto, regista e docente, con la collaborazione di Filippo Pierpaolo Marino, Davide Ricchiuti, Norma
Waltmann e degli studenti del biennio di Comunicazione e Didattica dell’Arte e del triennio di Fotografia, Cinema e Televisione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Rivisitando il format
tv Le Notti dell’Angelo, programma Mediaset in onda negli anni
’90, L’Ora Blu si propone di raccontare le culture contemporanee con interviste a personaggi di rilievo che espongono il loro
personale punto di vista su un tema guida. Le “cose” e “l’amare”, oggetto delle prime due puntate, sono state commentate
da personaggi come, tra gli altri, Marc Augé, Zygmunt Bauman,
Alessandro Bergonzoni, Bertozzi & Casoni, Umberto Galimberti, Ivano Marescotti, Franca Valeri e Concita De Gregorio.
296
Maddalena Bregani si occupa
di ricerca, produzione culturale
e comunicazione. Cura progetti
editoriali, espositivi, mutimediali. Dal 1987 al 2000 è stata redattrice e autrice di programmi
televisivi culturali, tra cui Fuori
Orario (1987-1988) per Raitre, A
Tutto volume (1992-1995), L’Angelo (1995) e Le Notti dell’angelo
(1996-1988) per Mediaset. È cofondatrice di Multiplicity (2000)
con cui ha sviluppato progetti
come USE, Uncertain states of
Europe (2001) Solid Sea (2002),
The Road Map (2003), esposti nel circuito internazionale
dell’arte contemporanea. Con
ABCM, ha coordinato il progetto di arte partecipata di JR
Inside Out, a sostegno dei diritti
dei figli di immigrati, in otto comuni italiani e dieci scuole medie della Lombardia (2012-2013).
È co-fondatrice di thetomorrow
(2014).
Maurizio Finotto
(Venezia, 1968)
Vive e lavora a Bologna. È regista e autore. Ha scritto e realizzato documentari, serie tv, spot,
videoclip, cortometraggi e video
d’arte e partecipa attivamente a
Festival nazionali e internazionali. Ha ideato e realizzato produzioni per Rai, Mediaset, MTV
e per la piattaforma satellitare
Tele+, Sky Cinema, Discovery
Channel.
È docente dei corsi “Linguaggi e
tecniche dell’audiovisivo” all’Accademia di Belle Arti di Bologna
e dal 2012 del corso “Elementi
di Produzione video” all’Accademia di Belle Arti di Roma.
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Enrico Fornaroli
Alessandra Galletta
(Padova, 1964)
Enrico Fornaroli insegna “Storia del fumetto” e “Storia della
stampa e dell’editoria” presso
l’Accademia di Belle Arti di
Bologna, della quale è l’attuale
Direttore. Si occupa da anni di
mass media e di letteratura per
l’infanzia. Responsabile di numerose collane dedicate al fumetto, è consulente editoriale
della Panini Comics per la quale ha curato I Classici del Fumetto e I Classici del Fumetto
– Serie Oro di Repubblica. Dal
2002 al 2007 è stato docente
di “Lavoro editoriale” nel Corso
di Laurea in Cultura e stilismo
della moda all’Università di Firenze. È autore dei saggi Milton
Caniff – Un filmico pennello tra
il nero e il merletto, Desideri in
forma di nuvole (insieme a Michele Canosa) e ha contribuito
a numerosi saggi e cataloghi relativi a fumetto, comunicazione
e fiabesco, fra questi Il secolo
del fumetto e il catalogo della
mostra C’era una volta un re –
La fiaba contemporanea. Collabora alle riviste Hamelin, Arte e
Dossier e DisegnArte. Dal 2006
cura per la Fondazione Natalino Sapegno la Giornata Mafrica
“per la letteratura popolare”.
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Milano, è critico d’arte
e ha collaborato in qualità di curatore e organizzatore di mostre
per alcune gallerie d’arte contemporanea di Milano. Ha inoltre ideato, curato e organizzato
personali e collettive di giovani
artisti a Venezia, Milano, Roma,
Napoli, Tokyo, Amsterdam e
New York. Dagli anni Novanta è
autore televisivo per Mediaset,
Rai 1, Rai 3, Tele+, Skycinema, E!
Entertainment Italia, SkyVivo,
Mediaset Premium, Discovery
Real Time e per case di produzione convenzionate con le
reti sia generaliste che satellitari come Filmmaster,Endemol,
Cliptelevision e Made di Milano.
è autore di produzioni multimediali per webtv e contenuti video
per cellulari oltre a progetti speciali come lungometraggi e documentari di approfondimento
sociale, artistico e culturale. Partecipa attivamente a conferenze
e dibattiti pubblici presso istituzioni italiane ed estere; è membro di giurie e comitati scientifici
per premi e borse di studio per
giovani artisti italiani e stranieri;
è consulente di alcune collezioni
e gallerie private. Scrive articoli
e testi critici per pubblicazioni
specialistiche, cataloghi e riviste
d’arte e di comunicazione.
298
299
Antonio Giulio Onofri
Marco Senaldi
Nato a Roma nel 1959, è regista e
autore di trasmissioni televisive
dedicate alla cultura e all’arte,
come “A tutto volume” (19921995), “L’angelo”(1995), “Le notti
dell’angelo” (1996-1998) su Mediaset, e “Onda anomala” (1999) e
“Cenerentola” (2000) per la Rai.
Dal 2000 in poi firma come videasta in proprio una serie di corti
e mediometraggi di argomento
artistico e musicale. Nel luglio
del 2013 ha pubblicato il romanzo “Lo splendore e la scimmia”.
Nella stagione televisiva 2013-14
dirige e conduce per il canale
di Sky Classica HD il ciclo di trasmissioni “La classica domanda”.
Marco Senaldi è critico e teorico d’arte. Oltre ad aver curato
diverse mostre, ha pubblicato
saggi fra cui recentemente Doppio Sguardo. Cinema e arte contemporanea, Bompiani, 2008;
Definitively Unfinished. Filosofia
dell’arte contemporanea, Guerini, 2012; Rapporto confidenziale.
Percorsi tra arte e cinema, Mimesis, 2013; Obversione. Media
e disidentità, Postmediabooks,
2014. Ha tenuto conferenze in
Italia e all’estero (Festival Filosofia di Modena; MAXXI Roma;
Universitatea de Arte, Cluj-Napoca; Université Paris 3; IUAV
Venezia, ecc.). Ha collaborato
con Il manifesto, Corriere della
Sera, Flash Art, Interni, D – la
Repubblica delle donne, Artribune; Rai RadioTre, ecc. Negli
anni ’90 è stato autore televisivo
di programmi sull’arte e la cultura contemporanea per Canale 5,
Italia 1, RaiTre.
300
L’Ora Blu - un format video sulle culture contemporanee
301
Fefa Ride - Kinky
Di e con Federica Falancia e Rita Deiola
a cura di Chiara Canali
Dopo la prima tappa parigina del progetto Fefa Ride, ospitato al
Palais de Tokyo all’interno della mostra «Flamme éternelle» di Thomas Hirschhorn, e quella torinese presso The Others Fair, Federica Falancia e Rita Deiola presentano la loro ricerca nella sezione
Performance di SetUp ArtFair a Bologna, all’interno dell’Area Talk.
L’azione a quattro mani, intitolata Fefa Ride - Kinky sarà realizzata in tempo reale dalle artiste, le quali costruiranno una
struttura tridimensionale fatta di alluminio e cartone che prosegue e amplifica i materiali dei primi due happening di Parigi e Torino. Parte integrante della scultura saranno infatti tre
grandi mandala che ricostruiscono, in misura ridotta, le mappe
di Parigi, quella di Torino e, infine, quella di Bologna all’interno della cui trama concentrica e spiraliforme sono compresi i
contributi fotografici inviati dalle persone che hanno contribuito in precedenza al rituale partecipativo.
Rita Deiola
Federica Falancia
Performer e terapeuta di danza
movimento, ha condotto progetti di ricerca di danza nel piccolo
villaggio di Meru in Kenya tra la
popolazione Masai, Sumatra e
Giava in Indonesia. Nell’ultimo
anno sta portando avanti un
lavoro autobiografico in video,
Spostare il Silenzio, una sorta di
favola nera in cui viaggia in diverse parti d’Italia e del mondo
con il suo doppio, una bambola
da lei costruita.
Radicalizza pensieri e azioni nelle
arti visive e performative utilizzando contemporaneamente vari
mezzi: dalla matita a qualsiasi
oggetto di scarto, fino ai software
interattivi. Dal 2011 al 2013 è impegnata nel progetto partecipativo in tappe itineranti ItalianMerzBilder, un ready made collettivo,
una riflessione partecipativa sui
territori, sulla contemporaneità
attraverso il dialogo tra pensiero,
materia e nuovi media.
Dopo il montaggio performativo, l’installazione sarà animata
da una videoproiezione di mapping interattivo, costruita sempre secondo la tecnica del ready made, con immagini video
e storie fotografiche di contenuto femminile. A questo punto le due artiste entreranno a far parte integrante del corpo
dell’istallazione e le loro entità femminili si intrecceranno fisicamente e idealmente agli oggetti reali e alle immagini virtuali.
302
Federica Falancia
e Rita Deiola,
FEFA RIDE - Kinky, 2014,
frame da video
303
IRPINIA CHE GUARDA IL MARE
Regista: Nicolangelo Gelormini
Direzione artistica: Maria Savarese
Artista: Eugenio Gilberti
La pellicola di Nicolangelo Gelormini è parte del progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea, promosso dal
Comune di Mirabella Eclano e finanziato dalla Regione Campania, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le
Arti contemporanee di Napoli, il patrocinio dello IED e la direzione artistica di Maria Savarese.
Il documentario, presentato all’inaugurazione della mostra
Cosa succede a Rotondi? (maggio 2014) e poi al Museo MADRE di Napoli (settembre), è un affresco della condizione di
una delle terre più nascoste d’Italia. Una provincia del Sud
divisa tra memoria e futuro che insegue la modernità, sforzandosi di mantenere un contatto con le proprie tradizioni e di
prendere le distanze da una pericolosa deriva modernista. è
un punto di osservazione atipico e privilegiato da cui scorgere
i valori persistenti, ma anche gli errori, l’immobilismo, il potenziale e le possibilità di riscatto di tutto il Paese. All’interno gli
interventi degli artisti Eugenio Giliberti, Luigi Mainolfi, Umberto Manzo, Perino e Vele, Lucio e Peppe Perone e di Ciriaco
De Mita, Piero Mastroberardino, Andres Neumann, Antonio
Pisaniello, Francesco Saponaro.
304
Eugenio Giliberti, masseria Varco-Rotondi, frame tratto da Irpinia che
guarda il mare (Nicolangelo Gerolmini, 2014)
Nicolangelo Gelormini
Nicolangelo Gelormini (1978). Regista italiano diplomato al CSC dopo
la laurea in Architettura, inizia come assistente di P. Sorrentino. Esordisce con video musicali, spot (Mediaset), film di architettura (Rai Storia),
corti e il cartoon Artigiana. è premiato per gli spot in difesa del diritto
d’autore (con Tiziano Ferro, Elisa e i Negramaro). Con il corto Caro
Benzina, vince la Serata d’Onore di RaiUno. Il documentario la Casa
del Fascio, si aggiudica il premio MediArch e il Premio Gavioli (Rotary).
Il corto Reset, in anteprima al Lincoln Center di NYC,
vince numerosi premi, tra cui: il Raindance Film
Festival (UK), il Premio Daunbailò (Genova
Film Festival), il Premio della Critica al Corto Dorico, della Giuria al Linea d’Ombra,
Miglior Regia (Aquila Film Fest), il Primo
Premio al Young Station Film Festival. Lavora ad altri progetti, tra cui gli interventi
filmici del Santa Giovanna dei Macelli di
B. Brecht, in scena al Piccolo (Mi) ed allo
State Academic Maly di Mosca e inaugura la
55° Biennale di Venezia con il film Contempo.
305
Maria Savarese
Maria Savarese, storica dell’arte e curatrice indipendente, già programmista-regista in RAI Educational, dal 1996 ha svolto attività di
ricerca con l’Università Federico II di Napoli, l’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, le strutture campane del MIBAC. Ha curato progetti di
cultura contemporanea con enti, fondazioni e gallerie in Italia, Europa
ed Asia, tra cui PAN, Madre, Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
il MAC di Niteroi, Rio de Janeiro e numerosi istituti italiani di cultura.
Ha partecipato al Forum Universale delle Culture dell’UNESCO (Messico, Cile). Tra il 2011 ed il 2012 è stata curatrice artistica del PAN (Napoli). Ha fatto parte della giuria del Premio “Arte Laguna”. è direttrice
artistica del progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea.
Eugenio Giliberti
Eugenio Giliberti (Napoli 1954). Esordisce in Evacuare Napoli (1985).
Con le superfici monocrome (1987 - 1994) e i seicentottantamilaquattrocento quadratini colorati, mette a punto le fondamenta del
suo edificio poetico. La sua traiettoria è documentata in mostre
personali e collettive in luoghi prestigiosi dell’arte italiana (dalla
galleria Amelio al Museo Pecci ) e in musei e istituzioni stranieri
(Centre Intenational d’art Contemporain di Montréal, Kunstverein
di Ludwigsburg, Kunsthalle Dusseldorf). Oggi, nel suo studio masseria di Rotondi realizza nuovi cicli di lavoro sul rapporto tra arte
e ambiente, inteso in senso naturalistico e in senso antropologico.
Tra le ultime personali: Il Senso di Walden, Giacomo Guidi Roma, a
cura di Bruno Corà; Bisbigli nelle stanze di Aurelia, palazzo ducale
di Martina Franca, a cura di Angela Tecce; l’antologica Ho le mani
impegnate sto pensando, Ciac – Castello Colonna di Genazzano, a
cura di Claudio Libero Pisano.
Andres Neumann,
workshop sistema Irpinia per la cultura contemporanea,
frame da Irpinia che guarda il mare (Nicolangelo Gerolmini 2014)
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Spazio Arte
Fulvio Chimento
Spazio Arte si propone di creare negli anni un archivio filmico dedicato agli artisti contemporanei, con opere video nate
dalla stretta collaborazione con gli artisti stessi. I documentari
sono ideati da Fulvio Chimento (Roma, 1979) e Antonella Malaguti (Modena, 1978), con il contributo del regista William Strali
(Bologna 1966) e della fotografa Cristina Panicali (Carpi, 1981).
Gli artisti coinvolti nei tre documentari sono Andrea Chiesi,
“Limes” (10’,07’’); Franco Guerzoni, “Impossibili restauri” (08’,
57’’); Wainer Vaccari, “Come una cover” (07’, 54’’); per la prima
volta i documentari sono stati mostrati al pubblico nel 2013
presso la Galleria civica di Modena.
Le riprese vengono realizzate all’interno dello studio dell’artista, luogo privilegiato di creatività. Questo spazio intimo riflette in modo autentico intenzioni e abitudini dei protagonisti,
permettendo all’osservatore una vicinanza con l’opera che non
può essere paragonata ad altri contesti espositivi. La presenza
dell’artista tra le sue carte, oggetti di uso comune e bozzetti,
permette di cogliere dettagli nascosti, quanto mai rivelatori
del suo stile e della sua personalità.
Fulvio Chimento
Fulvio Chimento nato a Roma nel 1979, vive e lavora in Emilia.
Si interessa alle molteplici forme della comunicazione artistica
e alla genesi dei processi creativi, con l’obiettivo di far emergere la problematicità del reale; organizza più di 30 eventi
espositivi. Dal 2012 è ideatore della residenza d’artista Italiaoriente, presso l’Ashram Joytinat di Corinaldo (An) e principale referente del progetto video “Spazio Arte”, teso a creare un
archivio filmico sugli artisti contemporanei. Dal 2013 collabora
in veste di tutor al master di alta formazione sull’immagine
contemporanea della Fondazione Fotografia di Modena.
Nel 2014 pubblica “Arte italiana del terzo millennio” (Mimesis
edizioni, Milano), il volume viene presentato al MART di Rovereto, al Dams di Bologna e in spazi pubblici e privati a Bruxelles, Roma e Milano.
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Cristina Panicali, Ritratti d’artista _ Andrea Chiesi, 2012
Backstage video “Impossibili restauri” _ foto di Cristina Panicali
Cristina Panicali, Ritratti d’artista _ Wainer Vaccari, 2012
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Cristina Panicali, Ritratti d’artista 01_Franco Guerzoni, 2011
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Programma culturale /
Incontro
con l’autore
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Arte italiana del terzo millenio
Fulvio Chimento: curatore e creativo
in ambito culturale
Andrea Chiesi: pittore
Arte italiana del terzo millennio fornisce uno spaccato sul presente e il
futuro della nostra nazione, uno “spazio culturale aperto”, che accoglie
personalità, stili e spunti differenti, sul modo di “vivere” e “pensare” i
primi anni del nuovo secolo. Analizzare con lucidità il presente infatti,
rappresenta da sempre la sfida più complessa per chi tenta di riconoscere i processi culturali, di cui l’arte contemporanea è sicuramente
uno degli indici guida: una nuova fioritura in campo artistico passa attraverso un miglioramento complessivo della società in essere e un
confronto serrato all’interno (e all’esterno) del mondo culturale italiano. Tra i contributi si segnalano quelli di Gillo Dorfles, Wainer Vaccari,
Renato Barilli, Enzo Cannaviello, Emilio Isgrò, Andrea Chiesi, Franco Guerzoni, Walter Niedermayr, Nico Vascellari, Davide La Rocca,
Umberto Chiodi, Chiara Pergola; i direttori del Mart (Rovereto), del
Castello di Rivoli (Torino), della Galleria civica (Modena); alcuni docenti delle più prestigiose università italiane; i responsabili di importanti
gallerie d’arte di Roma e Napoli; i direttori di riviste d’arte di settore.
Fulvio Chimento
Fulvio Chimento nasce a Roma nel 1979. Nel 2010 cura la VII edizione
di Gemine:Muse per il Comune di Modena e il Premio Starting Point
(Museo Carlo Zauli, Faenza) per l’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Nel 2012 è ideatore di “Spazio Arte”, progetto mirato a creare un archivio
filmico degli artisti contemporanei. Dal 2013 collabora con la Fondazione
Fotografia Cassa di Risparmio di Modena. Nel 2014 ha curato: DADO.
Sinopie di un writer, Musée de l’OHM (all’interno del Museo Medioevale
di Bologna); Glorya P. – Dispsositivo di visibilità, Galleria Art Ekyp, in occasione del Festivalfilosofia di Modena; Quadreria, personale di Davide
La Rocca, Galleria Guidi&Shoen, Genova. Nello stesso anno pubblica
Arte italiana del terzo millennio (Mimesis, Milano – 2014).
314
Roberto Milani: coordinatore C.R.A
Bandecchi & Vivaldi: editore
Christian Balzano: artista
Giovanni Maranghi: artista
Il C.R.A. (Centro Raccolta Arte) nasce a San Miniato (Pisa), come associazione culturale nel 2013 con lo scopo e il fine di creare una biblioteca
tematica che raccolga testimonianze editoriali inerenti l’arte moderna,
contemporanea e futura.
Nata per il volere dei tre soci fondatori, Filippo Lotti, Claudia Lovato e
Roberto Milani, tutti professionisti del settore con una esperienza pluriennale nel mondo dell’arte, è stata pensata come un “luogo/non luogo”
dove poter far conoscere, conservare e condividere il sapere dell’Arte
del XX e XXI secolo, dai grandi Maestri fino alle giovani forze espressive.
Con un “tesoretto” di circa 5000 pubblicazioni fra riviste, cataloghi e
monografie, linfa vitale del mondo dell’arte, messo a disposizione di
chiunque voglia usufruirne, presso la nostra sede in Toscana, ha assunto, nel breve tempo di vita trascorso dalla data di fondazione ad oggi,
un vero e proprio ruolo primario nella promozione e divulgazione della
conoscenza dell’arte stessa. Attraverso la collaborazione con editori,
promotori e gallerie.
Promotrice essa stessa di eventi e contestualmente partner in molte iniziative, sia pubbliche che private, è diventata un punto di riferimento per
molti studiosi, critici e artisti.
L’ambizione, oltre a quella di far crescere il numero delle pubblicazioni
presenti nel nostro archivio, per arricchire e rendere sempre più completa la nostra biblioteca, è quella di diventare in breve tempo anche un punto di riferimento per i tecnici del settore. Una sorta di Hard-Disk sempre a
disposizione di chiunque. A questo proposito è necessaria una presenza
sempre più capillare su tutto il territorio del mondo dell’arte, ecco perché
abbiamo scelto SetUp come vetrina per uscire pubblicamente.
315
In Itinere. Arte contemporanea
in trasformazione
Martina Liverani: fondatrice di Dispensa
Dispensa, bookzine fondata da Martina Liverani, è un progetto
delizioso e controcorrente perché autonomo e indipendente, che
in epoca 2.0 vuole recuperare la carta – la copertina è addirittura prodotta con gli scarti alimentari. Grazie alla bellezza tattile ed
estetica di un prodotto editoriale antico, vuole regalare al lettore il
tempo giusto da dedicare alle cose belle. Su Dispensa non ci sono
ricette, recensioni o apologie di chef (per questo c’è Internet!) ma
solo storie raccontate con parole di stile e formidabili immagini.
Dispensa è cibo narrato.
Martina Liverani
Martina Liverani, giornalista e scrittrice, collabora con le principali testate italiane di food e lifestyle. A settembre 2013 ha fondato
Dispensa, la prima bookzine italiana di cibo narrato attraverso le
storie di Generi Alimentari e Generi Umani.
Raffaele Quattrone: sociologo e curatore
di arte contemporanea
Massimo Marchetti: critico d’arte
In itinere. Arte contemporanea in trasformazione è un viaggio dal punto
di vista sociologico alla scoperta del mondo artistico contemporaneo
attraverso le sue principali modifiche e le opere di alcuni tra i suoi principali esponenti. Partendo dallo studio dell’arte nella sociologia contemporanea e recuperando in particolare il patrimonio culturale del sociologo francese Pierre Bourdieu, Raffaele Quattrone racconta il successo
degli artisti-imprenditori, l’ampliamento della “cittadinanza artistica”, la
modifica del ruolo del museo, il ritorno dei mecenati privati, le contaminazioni artistiche, ecc. Nonostante l’approccio internazionale, il racconto
e le ricerche ci riportano continuamente al contesto italiano illustrandone i principali cambiamenti. L’analisi è completata da una conversazione
con il noto artista cinese Wang Qingsong e un’attenta ricerca iconografica (con oltre 80 immagini a colori) a testimonianza del variegato e
multiforme mondo dell’arte contemporanea. Il testo è introdotto da una
nota dell’editore, Carmine Mario Muliere, e da un testo di Michelangelo
Pistoletto. In copertina opere di Kepa Garraza e Alessandro Moreschini.
Raffaele Quattrone
Raffaele Quattrone nato nel 1974, vive e lavora a Bologna dove è presidente del Dipartimento Emilia Romagna dell’Associazione Nazionale
Sociologi. Ha studiato sociologia presso le Università di Urbino e Firenze
dove si è specializzato in sociologia dell’arte contemporanea e da diversi
anni, operando come curatore di arte contemporanea, ha organizzato
mostre ed eventi in luoghi pubblici e privati, istituzionali e non istituzionali. Collabora con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in relazione ai
progetti Terzo Paradiso / re-birth day e Love Difference – Movimento
Artistico per una Politica InterMediterranea. Scrive per le riviste internazionali Equipèco e Wall Street International Magazine.
316
317
La Tercera Orilla
Arte Cubana Contemporanea
Eleonora Battiston: Critica d’arte e
curatrice, direttrice artistica della Kir
Royal Gallery di Valencia e curatrice
della mostra/catalogo La Tercera OrillaArte Cubana Contemporanea
Il libro e l’esposizione La Tercera Orilla, nati da un’idea della galleria spagnola
Kir Royal in collaborazione con l’università Politecnica di Valencia, presentano il
lavoro di 14 artisti cubani. Attraverso gli ampi testi critici si è tentato di illustrare
un percorso artistico che va dagli anni Ottanta, definiti il “Rinascimento Cubano”
per il proliferare delle arti; passando attraverso gli anni Novanta caratterizzati
dalle misure restrittive dell’isola e dalla “diaspora” di alcuni artisti divenuti poi internazionalmente noti; fino ad arrivare alle molteplici esperienze dei giorni nostri.
In un’isola in cui geograficamente, per la sua forma allungata ed orizzontale, esistono soltanto due rive (orillas), la nord e la sud - punti cardinali che dividono
spesso il mondo a metà - si cerca di individuare una terza riva (la tercera orilla),
intesa come visione ed interpretazione alternativa di una scena artistica che a
sua volta spinge i propri orizzonti e possibilità a quarte, quinte ed ennesime rive.
Guibert Rosales Abreu Artista e curatore, laureato all’Istituto Superiore Pedagogico “Enrique José Varona” e all’Accademia San Alejandro, ha
realizzato un Master presso l’Università Politecnica di Valenza nel 2013.
Rafael Acosta Arriba Critico d’arte, saggista e ricercatore. Dottore in
Scienze lavora come ricercatore titolare nel Instituto de Investigación
Cultural Juan Marinello ed è professore titolare dell’ISA e della Facoltà di Storia dell’Arte dell’Università dell’Avana.
Ricardo Forriols Professore di “Storia e Teoria dell’Arte”. Dottore in Belle
Arti con un Master in Museologia presso la Università Politecnica di Valencia. Nelson Herrera Ysla Critico d’arte, curatore e poeta, co-fondatore
del Centro d’Arte Contemporanea Wilfredo Lam e della Biennale de
La Habana, dove ha lavorato come vicedirettore fino al 1999. Dal 2001
lavora come principale specialista e curatore in entrambe le istituzioni.
Eleonora Battiston è critica d’arte e curatrice. Ha vissuto per svariati anni
a Pechino lavorando come curatrice e pubblicando diversi libri ed articoli.
Dal 2012 vive in Spagna e conduce ricerche sull’arte dell’America Latina.
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Massimo Tonietti: Direttore
Serena Vanzaghi: Caporedattore
Andrea Angeloni: Responsabile progetto web
Alessandra De Bianchi: Responsabile editing
Dall’esperienza di i.OVO Arte e cultura contemporanea - testata
nata nel 2009 a Firenze da un’idea di Massimo Tonietti – nasce nel
Gennaio 2015 una nuova piattaforma, MEMECULT – Contagi contemporanei, la deriva delle idee, diretta evoluzione di un progetto
editoriale che, già in cammino dalla dimensione regionale a quella
nazionale, si fa ancora più ampio e ambizioso. MEMECULT tratta di
cultura contemporanea in senso virale e trasversale, con l’obiettivo
di indagare i molteplici aspetti che caratterizzano il nostro presente
e che popolano gli immaginari della generazione millennial. Nuove
rubriche e nuovi contenuti sono a disposizione del lettore in cerca
di informazioni e curiosità sul contemporaneo, approfondimenti
cultu(vi)rali in grado di fare della contemporaneità una reale dimensione di scoperta e condivisione.
MEME TOPICS, Immaginari condivisi
MEME MOODBOARD, Umori del contemporaneo
MEME PILLS, Pillole del millennio
MEME ROSA, L’enigma del femminile
MEME FOOD, Cultura e cibarie
E ancora MEME MORE & MEME MUCH MORE con contributi
costantemente aggiornati su Arte, Fotografia, Moda, Design,
Musica, Cinema, Teatro, Letteratura.
319
Obversione
Marco Senaldi: critico e teorico d’arte
Maurizio Finotto: regista e autore,
docente dei corsi “Linguaggi e tecniche
dell’audiovisivo” all’Accademia di Belle Arti di
Bologna e del corso “Elementi di Produzione
video” all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Massimo Tonietti: dopo gli studi in Comunicazione ha diretto per 5
anni la testata i.OVO arte e cultura contemporanea. Specializzato in
social media strategies, guida un’agenzia di Advertising.
Serena Vanzaghi: nata a Milano nel 1984. Dopo gli studi in Storia
dell’Arte, frequenta un biennio specialistico incentrato sulla promozione e l’organizzazione per l’arte contemporanea. Dal 2011 si occupa
di comunicazione e progettazione in ambito artistico e culturale.
Andrea Angeloni: laureato in Comunicazione presso l’Università degli Studi di Siena si occupa di grafica, siti web e nuovi media.
Alessandra De Bianchi: nata a Genova nel 1984, fiorentina d’adozione. Dopo la Laurea Magistrale in Filosofia, indirizzo Teoretico-Estetico, ha collaborato con gallerie d’arte, case editrici e uffici stampa.
Collaboratrice storica della redazione di i.OVO arte e cultura contemporanea e di Memecult.
320
Il mondo in cui tutto si capovolge e in cui ogni cosa è se stessa e, insieme, il suo contrario, questa specie di strano inferno senza speranza di
redenzione, è l’era contemporanea. Non si tratta più solo del predominio dei media nella vita quotidiana o dell’invadenza dei simulacri, ma di
una dialettica che ci sospinge verso le immagini per trovare noi stessi, e
che ci riporta alla nostra insopportabile realtà proprio quando credevamo di essercene sbarazzati. Vero e falso, bello e brutto, giusto e ingiusto, io e non io, arte e non-arte, e infine essere e non essere – tutti questi opposti che si oppongono ciascuno in sé a se stesso, contengono al
loro interno una contraddizione che è la regola logica e ontologica, ma
anche psicologica e politica, del nostro tempo. Questa regola da oggi
ha un nome: Obversione. Obversione è un “saggio illustrato” dalle immagini del cinema, dell’arte contemporanea e della realtà, nel tentativo
di delineare il ritratto nascosto dell’inesistenzialismo contemporaneo.
Marco Senaldi
Marco Senaldi, critico e teorico d’arte, ha insegnato cinema e arti visive
in varie università. Ha pubblicato vari saggi tra cui Enjoy! Il godimento
estetico, Meltemi, 2003 (20072); Van Gogh a Hollywood. La leggenda
cinematografica dell’artista, Meltemi, 2004; Doppio sguardo. Cinema
e arte contemporanea, Bompiani, 2008; Arte e Televisione. Da Andy
Warhol a Grande Fratello, Postmedia, 2009; Definitively Unfinished.
Filosofia dell’arte contemporanea, Guerini, Milano 2012; Rapporto
confidenziale. Percorsi tra cinema e arti visive, Mimesis, Milano 2013.
Ha curato mostre come Cover Theory. L’arte contemporanea come
re-interpretazione (2003); Il marmo e la celluloide. Arte e visioni cinematografiche (2006); Athos Ongaro. Abracadabra (2011); Fuori Fuoco
(2012). Scrive per Flash Art e Artribune; suoi interventi sono apparsi su
quotidiani, riviste e in rete.
321
Parma Street View
Chiara Canali: critico d’arte e curatore
indipendente
Federica Bianconi: architetto, curatore
e critico d’arte
Parma Street View è la prima edizione di un Festival di Street Art e Urban Art volto alla riqualificazione estetica di spazi e muri della città.
Dal 19 al 21 settembre 2014, in concomitanza con le giornate in cui
si celebrava la 31a edizione delle Giornate Europee del Patrimonio,
Parma Street View ha visto al lavoro una decina di street artists
riconosciuti sulla scena artistica italiana e di giovani artisti attivi
nel territorio della Provincia di Parma che hanno partecipato assieme, ognuno con le proprie specificità tecniche e stilistiche, alla
realizzazione di un murales collettivo di oltre 250 mq dedicato al
tema delle barricate del 1922 e appositamente studiato per le dodici campate del muro di cinta del Liceo Linguistico G. Marconi.
Le barricate, riproposte nei soggetti dei giovani street artists (Alessandro Canu, Chomp, Dildo Society, Grozni, Mha Corre Fra gli Alberi, P54, PsikoPatik), sono barricate contemporanee, costituite da
mobili, armadi, tavoli, sedie, letti, materassi, barili, botti, elettrodomestici, che permangono come simbolo di una forte volontà di
cambiamento sociale, politico e culturale.
Chiara Canali è critico d’arte, giornalista e curatore indipendente.
Ideatrice e promotrice di eventi e iniziative dedicate alle nuove tendenze dell’arte contemporanea, è talent scout di giovani artisti. Nel
2010 ha curato la seconda edizione della Biennale di Scultura della
Val Gardena mentre nel 2013 ha collaborato come curatore della
manifestazione BRERART, la Settimana dell’Arte Contemporanea a
Milano. In questi ultimi anni si è occupata di ricerche sulla Street
Art e l’Urban Art, collaborando alla mostra Street Art Sweet Art, al
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (2007, catalogo
Skira). Inoltre ha curato il progetto site-specific Sold-Out Urban
Art & Recycling Style (2008, catalogo Silvana Editore) e la rassegna
Lecco Street View (2012, catalogo Silvana Editore). Scrive correntemente per la rivista Espoarte.
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Federica Bianconi è architetto, curatore e critico d’arte. In qualità di curatrice indipendente ha ideato e curato mostre personali e
collettive. Tra i progetti curatoriali realizzati: Dream Room Project,
presso Palazzo Dalla Rosa Prati, Parma; Re-Produ©tion presso Trevisan & Cuonzo, Parma/Milano; No place like home presso la Galleria Mazzocchi - Associazione Culturale Remo Gaibazzi, Parma e La
Stanza delle Vergini Suicide presso FlashArtFair, Milano. Scrive per
le riviste Artribune, Impackt e Kultmagazine.
Resilienza italiana.
Dialoghi e riflessioni
Francesca Bonan: Planitars Founder
Niccolò Bonechi: art curator
Chiara Canali: art curator
Nicola Maggi: giornalista e fondatore
di Collezione da Tiffany
Planitars è la nuova piattaforma per l’acquisto e la vendita online di
opere d’arte di artisti emergenti italiani. Gli obiettivi principali di Planitars sono la valorizzazione dell’arte italiana, la promozione e la scoperta dei giovani artisti, l’internazionalizzazione e la trasparenza del
mercato. Planitars offre una scelta di artisti rigidamente selezionati
sulla base del curriculum e della qualità della ricerca artistica, a partire
dalle risposte a una call o da un invito diretto. Pittura, fotografia, incisione, disegno, scultura e installazione sono le categorie delle opere
offerte da Planitars, in un range di prezzi dai 300 ai 5.000 euro circa,
proponendo arte originale a prezzi accessibili con nessun rischio d’investimento. Planitars crea inoltre un network di artisti e curatori del
sistema dell’arte contemporanea, collezionisti e appassionati. I curatori
sono, infatti, invitati a creare collezioni d’arte online a partire dalle opere pubblicate dagli artisti su www.planitars.com
Francesca Bonan
Francesca Bonan è consulente in mercato dell’arte contemporanea.
Fresca di un corso in “Finance and Art Market” al Sotheby’s Institute of
Art di Londra con Anders Petterson, fondatore di ArtTactic, intraprende la via dell’imprenditorialità come fondatrice della startup Planitars.
Laureata in Economia e gestione delle arti e delle attività culturali alla
Ca’ Foscari, proviene da importanti esperienze professionali in galleria
d’arte, nell’allestimento, nell’organizzazione di mostre ed eventi, in comunicazione e web marketing. Scrive le recensioni sulle Italian Sales
per Collezione da Tiffany.
324
Ilaria Bignotti: storico dell’arte e curatore
indipendente.
Francesco Arecco: artista, avvocato,
naturalista.
Sonia Cantoni: Genio rurale, ambientalista.
Resilienza italiana. Dialoghi e riflessioni è il titolo del primo libro dedicato al
Movimento di arte e cultura Resilienza italiana, a cura di Ilaria Bignotti, Francesco Arecco, Giacomo D. Ghidelli e Matteo M. Reale, edito da Mimesis
Edizioni, nella Collana Resilienze. Il libro, frutto di un lungo e approfondito
lavoro di dialogo tra i curatori e professionisti, intellettuali, artisti si compone
di due parti: la prima, dedicata a una serie di saggi firmati dai curatori, e
finalizzata a inquadrare il tema della resilienza come movimento e linguaggio
artistico, culturale, letterario e filosofico. La seconda parte del libro è dedicata a dialoghi e riflessioni raccolti nel corso di sei mesi che vedono coinvolti
circa quaranta autori, tra gli altri: Elio Grazioli, Alessandro Guerriero, Emilio
Isgrò, Ugo La Pietra, Giuseppina Panza Di Biumo, Andrea Pinotti, Alessandra
Pioselli, Michelangelo Pistoletto, Giuliano Scabia, Giuseppe Spagnulo.
Francesco Arecco Ho studiato Giurisprudenza, Scienze Naturali ed Arte,
ed ora esercito le tre professioni. Vivo e lavoro a Bosio (AL), Milano e dappertutto. Nel 2013 ho ideato con Ilaria Bignotti il Movimento di Resilienza
italiana.
Ilaria Bignotti Il mio percorso di studi si confronta con l’attività curatoriale
con la pratica della scrittura. Sono dottore di ricerca in Teorie e Storia delle
Arti all’Università Iuav di Venezia con una tesi dedicata a Paolo Scheggi e
proseguo tale indagine presso l’Associazione Paolo Scheggi, Milano, dove
sono incaricata della ricerca scientifica e dell’archivio; sono docente a contratto all’Accademia di Belle Arti “SantaGiulia” di Brescia; sono curatore della Galleria IAGA International Art Gallery Angels a Cluj-Napoca, Romania;
mi occupo attivamente di scouting di giovani artisti, italiani ed internazionali.
Sono nel Comitato scientifico di MoRE Museum e collaboro attivamente
con musei, istituzioni e fondazioni.
Sonia Cantoni Genio Rurale. Ambientalista. Dopo trent’anni di attività nel
settore, è Consigliera con Delega all’Ambiente della Fondazione Cariplo.
325
Scrivere di writing
Giada Pellicari: curatrice d’arte
contemporanea e autrice del libro
Scrivere di Writing.
Federica Zabarri: Direttore Artistico/curatore
Ass. Yoruba
Cos’è il Writing? Come si rapporta il writer con lo spazio urbano e l’architettura? Perché i graffiti si possono definire come segni calligrafici
dotati di una natura gestuale? Per quale motivo parlare di arte pubblica è improprio? Quali sono gli errori delle istituzioni? Che cambiamento hanno apportato la fotografia, il video, YouTube e i nuovi media nel
fare i graffiti?
Questo libro intende dare alcuni punti di riferimento e strumenti di
analisi al lettore con il fine di porre dei quesiti ma anche di provare a
far comprendere il Writing, collocandosi come un contenitore di riflessioni teoriche e note a margine attorno ad esso.
è un testo che va visto come una raccolta delle ricerche compiute sul
mondo dei graffiti da parte dell’autrice negli ultimi cinque anni, un percorso realizzato attraverso studi sul campo, analisi bibliografica, interviste ai protagonisti e progetti curatoriali.
Giada Pellicari
Giada Pellicari nasce a Padova nel 1987. è una curatrice d’arte
contemporanea che ha indirizzato la sua pratica curatoriale e critica
verso gli ambiti del Writing e della Street Art, dell’arte pubblica e dei
New Media. è Editor in Chief di Street Art Attack dal 2012 e autrice
del libro Scrivere di Writing | Note sul mondo dei Graffiti (Cleup, 2014).
è stata curatrice in residenza per un anno alla Fondazione Bevilacqua
La Masa, Venezia (2013/2014); teaching assistant di un corso della
SMFA di Boston in partnership con l’Università IUAV di Venezia (2013);
relatrice al convegno internazionale Lisbon Street Art and Urban
Creativity International Conference organizzato dall’Università di
Lisbona (2014); in giuria al Premio Cosua, concorso di videoarte (2014).
Ha all’attivo testi e pubblicazioni.
326
Sulla fotografia e oltre
Enrico Gusella: critico e storico delle arti
Valerio Dehò: critico d’arte e curatore
Un viaggio coinvolgente dentro l’immagine fotografica, la storia e i
suoi protagonisti: i fotografi. è questo, ma molto altro ancora, il libro
“Sulla fotografia e oltre” di Enrico Gusella, pubblicato da Allemandi
& C. nella collana “I Testimoni dell’Arte”.
Gusella nel suo volume, struttura e raccoglie una serie di suoi saggi
e recensioni su autori, tendenze, mostre, collezioni e eventi secondo un percorso che ha caratterizzato la scena della fotografia italiana in un album di istantanee professionali, dentro il quale esplora
la vita e l’opera di alcuni tra i fotografi che hanno contraddistinto la
scena fotografica nel nostro tempo. Gusella, nella sua analisi, scandaglia discipline e generi a cui questi creativi sono legati, fornendoci una panoramica approfondita sia della loro poetica che del
loro modo di intendere il mezzo fotografico. L’intento è quello di
delineare una sorta di geografia della narrazione fotografica per
approfondire le visioni più interessanti di quegli interpreti del reale che hanno rappresentato attraverso la fotografia e con il loro
sguardo le realtà contemporanee. L’ampia analisi dell’autore si articola in sette capitoli, ognuno dei quali comprende una serie di
saggi dedicati a fotografi di fama internazionale:”Paesaggi”,”Astraz
ioni”, “Corpi”,”Reportage”; a conclusione dell’ampio excursus, due
capitoli affrontano le ricerche specifiche sui rapporti tra testo e
immagine e sul tema del collezionismo.
327
Enrico Gusella.
Si laurea in DAMS all’Università degli Studi di Bologna. Critico e
storico delle arti, è curatore e ideatore di mostre. è stato professore
a contratto per l’insegnamento di “Storia della Fotografia e delle
Arti Visive” all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Dai primi anni Novanta a oggi ha curato oltre 250 mostre fotografiche, tra cui Mimmo Jodice; Vittorio Storaro; Eugene Smith; Tina
Modotti; Gianni Berengo Gardin; Mario Giacomelli; Wim Wenders;
Andrej Tarkovskij; Giovanni Chiaramonte; Mario Schifano; Roman
Signer; Passaggi a Nord Est; Buby Durini for Joseph Beuys; Albert
Steiner; Dieci fotografi d’oro, Douglas Kirkland. Portraits; Ricordando Krzysztof Kieslowski.
Si occupa di estetiche, storia dell’architettura e poetiche del paesaggio.
Giornalista-pubblicista, già collaboratore dei quotidiani “Il Sole 24
Ore”, “La Repubblica – redazione di Napoli”, “L’Adige”. Collabora
alle pagine culturali de “Il Giornale di Vicenza”.
328
INDICE ARTISTI
2501 128
30 anni di cartoni animati per
la RaiTV. Disegni e rodovetri 84
A.A.V.V.-Anonimo 144
Abbreccia, Fabio 76
Alfano, Giovanni 160
Alpigiano, Francesco 72
Altieri, Pasquale 36
Andreoli, Alice 160
Angelucci, Paolo 160
Angulo, Rafa 72
Antonello Ghezzi 112
Antonioni, Martina 88
Apollonio, Mariela 120
Arteagoitia, David 56
Attaniese, Michele 160
Attruia, Matteo 242
Bafefit 100
Bambi Kramer 128
Barzaghi, Andrea 108
Bastante, Gil Gijon 120
Bayona, Fernando 120
Beaufort, Lucas 124
Bertaglia, Elisa 124
Bertellotti, Nicola 92
Bettinelli, Alberto 104
Bignardi, Secondo 84
Bini, Paolo 160
Bisotti, Laura 108
Bolognesi, Alessio 160
Bolognesi, Marco 192
Bonora, Giulia 160
Bramati, Simona 148, 278
Branca, Gennaro 160
Brusia, Danilo 160
Busci, Alessandro 88
Calon, Sigrid 152
Camillieri, Angelo 144
Campani, Paul 84
Capo, Massimiliano 36
Carbone, Mario 144
Carmignani, Alessandro 286
Caselli, Chiara 36
Casolari, Francesco 60
Cassanelli, Giulio 52
Catalli, Daniele 132
Cera Rosco, Tiziana 280
Cerasi, Bruno 40
Chavar, Hernàn 40
Chiodi, Gianluca 88
Chun Shih, Hising 108
Ciammitti, Anna 170
Cinque, Mary 160
Clerici, Federica 104
Coda Zabetta, Roberto 246
Colciago, Nicolò 104
Comensoli, Stefano 104
Coni, Roberta 76, 88
Costantini, Gianluca 100
Criquet, Franky 96
D’Amico, Tano 144
Dartizio, Eracle 104,124
De Flers, Paul 108
De Giovanni, Massimo 36
De Girolamo, Alessio 108
de Lastens, Manon 136
De Maria, Guido 84
Deiola, Rita 297
Del Brenna, Giovanni 144
Della Porta, Veronica 144
Di Bonaventura, Iolanda 40
Di Noto, Giorgio 144
Dissenso Cognitivo 100, 128
Donini, Giorgio 148, 282
Dubbini, Rocco 148
Dzama, Marcel 172
El Asmar, Elena 108
Ericailcane 172
Falancia, Federica 297
Fattori, Michele 197
Ferrante, Mario 80
Ferreri, Francesca 152
Fiorella, Raffaele 48
Fontana, Fabrizio 48
Forbici, Jernej 36
Foto Marvellini 60
Frangione, Vito 36
Frattini, Vincenzo 160
Fumagalli, Giulia 104
GEC+BR1 60
Geun Park, Hyung 136
Giannetti, Gianmaria 48
Giliberti, Eugenio 301
Gilli, Luca 156, 190
Giovagnoli, Gilberto 172
Girardi, Daniele 108
Giurato, Alfio 88
Gonzales, Luis Israel 116
Graham, James P 36
Greco, Leonardo 156
Grimaldi, Marco 36
Grinberg, Zoran 96
Hoch, A. M. Amy 166
IOCOSE 182
Isola&Norzi 108
Iudice, Giovanni 88
Jukuki 40
La Skarrozzata 186
Lamberti, Lucia 160
Lardschneidert, Ivan 92
Lattanzio, Micaela 36
Locci, Gabriella 72, 289
Loschi, Paolo 48
Maggi, Monica 40
Maio, Alessandra 60
Malossi, Alessandro 168
Mantegazza, Marcello 36
Manzella, Marco 92
Marioconti, Andrea 88
Marotta&Russo 248
MasauR 56
Masciuolo, Salvatore 48
Mearelli, Elisa 60
Mencoboni, Marco 287
Migliorini, Constantin 80
Milani, Luigi 96
Mitolo, Ezia 48
Montaruli, Roberta 160
Montin, Oriella 156
Moscariello, Luca 68
NeSpoon 128
Nicoletti, Gianmarco 136
Novello, Mattia 250
Operazione Arcevia 198
Opiemme 60, 128
OTE Le Saracinesche, 178
Pace, Marco 64
Padroni, Luca 36
Paglia, Francesco 180
Paladino, Simona 108
Panareo, Gianluca 148, 279
Panem et Circenses 115
Pascaniuc, Lia 140
Pasquini, Stefano 160
Pensa, Norman Douglas 52
Percossi, Eugenio 36
Pettibon, Raymond 172
Piana, Gigi 136
Piersanti, Massimo 144
Pignotti, Giorgio 80, 160
Pigozzi, Guido 76
Piier 200
Piludu, Dario 289
Pinzari, Francesca Romana 281
Pistone, Gio 100
Puglisi, Lorenzo 188
Pushkarova, Nia 36
Puzzu, Roberto 72
Raccanello, Lavinia 104
Ramirez, Ramon 116
Raul 44
Reggioli, Alessandro 92
Resilienza Italiana 202
Riniolo, Filippo 148
Salòmon 116
Santoro, Salvatore 144
Schiavelli, Maria Lucrezia 194, 228
Schifano, Mario 144
Scilleri, Emanuele 52
Silvestrini Garcia, Roberto 56
Simone, Laura 52
Spagno, Jolanda 48
Spazienne 104
Spiga, Andrea 72
Splidsboel, Jannik 36
Starkenburg, Wim 152
Strafella, Antonio 48
Sughi, Mario 100
Sulli, Gloria 40
Talentino, Elisa 132
Toccafondo, Gianluigi 84
TTozoi 108
Turlo, Malgosia 96
Uno 128
Vicente, Paz 56
Viviani, Andrea 96
wonderingstars 115
Yotova, Galia 36
Zino 160
NOTE
NOTE
Vi aspettiamo
alla quarta edizione
di SetUp
gennaio 2016
www.setupcontemporaryart.com
Finito di stampare nel mese di gennaio 2015 presso Modulgrafica Forlivese, Forlì,
per conto di Agenzia NFC di Amedeo Bartolini & C. sas - www.agenzianfc.com