1 Forum “Scuola secondaria, il nuovo obbligo d`istruzione: cosa

Transcript

1 Forum “Scuola secondaria, il nuovo obbligo d`istruzione: cosa
1
Forum
“Scuola secondaria, il nuovo obbligo d’istruzione:
cosa cambia, cosa dovrebbe cambiare”
Bologna, 18 febbraio 2008
Un biennio tra formazione, cultura e orientamento
Cesare Scurati
La caratterizzazione fondamentale di questo passaggio istituzionale e
pedagogico può venire riconosciuta nella sua ‘terminalità non assoluta’, vale a dire
nel suo porsi come momento contemporaneamente finale e transizionale. E’ chiaro,
infatti, che esso chiude un periodo (istruzione obbligatoria) dotato di una forte
coerenza (finalità unitaria) interna ma, nello stesso tempo, che non si esaurisce in
se stesso per proiettarsi nei successivi anni di compimento della scolarizzazione
secondaria superiore.
Questa configurazione costituisce il termine di riferimento essenziale per la
costruzione delle successive indicazioni.
Letture e rispetti
Emerge con immediatezza una prima dinamica costitutivamente radicata,
vale a dire la possibilità di una ‘lettura’ più sensibile alla prima qualificazione (la
terminalità) e di una più sensibile alla seconda (la transizionalità), ciascuna delle
quali – come sintetizziamo in un prospetto schematico - accompagnata dalla sua
specifica dominanza e dalle sue possibili ‘derive’ peculiari. Vediamo, allora:
lettura
dominanza
terminale
chiusura dell’obbligo
transizionale
passaggio al triennio
deriva
trascinamento elemen
turistico
anticipazionismo
secondaristico
superiore
Si tratta, pertanto, di identificare tempestivamente gli elementi più adatti
per costruire una raffigurazione descrittivamente e prospetticamente adeguata a
dar conto dei nuovi contesti e, soprattutto, dei nuovi compiti in vista.
Si può far leva, a questo scopo, su quattro riferimenti, che esprimo col
termine ‘rispetti’, ad intendere che si tratta - a mio avviso - di vere e proprie regole
non trattabili sotto il profilo della competenza professionale (dirigente e docente) da
mettere in campo. Precisamente:
A – Rispetto etico-sociale – La struttura dell’obbligo risponde ad una doverosità di
giustizia, equità e promozione sociale che ne fonda la sua natura storica e civile. E’
il modo con cui la società organizzata esprime il suo livello di ‘paternità’ nei
confronti del nuovo cittadino in crescita.
B – Rispetto psicoevolutivo – Il biennio tocca il nucleo centrale dell’età della prima
adolescenza con le sue caratteristiche, i suoi bisogni , le sue manifestazioni, le sue
potenzialità ed i suoi squilibri: soprattutto, con la sua ‘cultura’ generazionale. Non è
una perpetuazione dell’alunnato scolastico ma un momento nuovo di presenzacompresenza generazionale nell’esperienza della scuola.
2
C – Rispetto epistemico - I processi di apprendimento devono essere guidati
secondo la natura logica e procedurale dell’organizzazione scientifica delle discipline
e secondo le possibilità di aggregazione dei contenuti in sistemi di senso. Non è in
gioco l’intensificazione delle informazioni ma il rafforzamento della mente nei suoi
poteri di analisi e di comprensione significante della realtà e del sapere.
D – Rispetto giuridico – E’ proprio della natura dell’obbligo definire, insieme ai
doveri degli obbligati (frequenza, non evasione), i loro diritti (di accesso, di non
esclusione), che stabiliscono, a loro volta, altrettanti doveri (di prestazione, di
qualità, di competenza, di sollecitudine, di vicinanza ed accompagnamento) per gli
erogatori del servizio scolastico-educativo.
Passo, con questo, a considerare alcune delle implicazioni salienti nei
confronti dei temi indicati nel titolo.
Indicazioni
Svolgo rapidamente dei punti relativi a ciascun argomento.
Piano della formazione
♦ collegare la teoria con la pratica: mettere in evidenza i nessi che connettono le
problematiche della realtà con le potenzialità della ricerca, le sue ipotesi e le sue
soluzioni: non isolare l’acquisizione intellettuale dai suoi contesti di origine e di
applicazione;
♦ alzare il livello della vicinanza sostentativa, non esaurirsi nella cognitività fine a se
stessa: la dimensione affettivo-valoriale non diminuisce con il crescere dell’età;
anzi, tocca uno dei suoi picchi più alti propri in questo momento dello sviluppo
personale, che non chiede agli adulti di diminuire il loro ingaggio formativo ma di
intensificarlo e di ispessirlo;
♦ assorbire e valorizzare l’emergenza individuale nei significati della socialità
vissuta: trovare le occasioni di affermazione e di protagonismo insieme a quelle di
collaborazione e altruismo nel gioco variato dello stare insieme a scuola;
♦ controllare l’equilibrio degli effetti in rapporto alla distribuzione delle offerte e
degli impegni formativi: l’obbligo fa appello al mantenimento di un principio di
bilanciamento curricolare per l’integralità dello sviluppo personale e non precorre in
maniera direttamente preparatoria le ‘specializzazioni’ successive;
♦ accettare i linguaggi e le forme espressive della problematicità adolescenziale per
farli evolvere verso l’acquisizione di strumenti di risposta razionale: nessun
facilismo concessivo così come nessun dogmatismo, ma rigorosità per
l’apprendimento delle strutture del lavoro intellettuale.
Sul piano della cultura
♦ conciliare esaustività ed essenzialità: resistere alla tentazione neoenciclopedistica,
gestire con impegno gli spazi di autodeterminazione curricolare di scuola, motivare
l’attenzione e la concentrazione dello studio con proposte di ‘avventura cognitiva’
(esploratività, elaborazione di prodotti originali);
♦ coltivare le capacità di descrizione, critica e rielaborazione ricostruttiva di
fenomeni e di testi: avvalersi a fondo delle metafore del ‘leggere’ e dello ‘scrivere’
come idealtipi di ogni possibile apprendimento-produzione dell’intelligenza umana;
♦ togliere l’insegnamento dalla sua immagine routinistica, proporre eventi, incontri,
esempi di eccellenza culturale: ricordare che siamo nell’età degli eroi e dei miti
personali, ed è proprio su questo che puntano i messaggi formativi in competizione
con i nostri.
3
Sul piano dell’orientamento
♦ inserire elementi avvertibili di articolazione curricolare (alternative, opzioni) ed
analizzare le motivazioni delle predilezioni e delle scelte: provocare alla scelta ma
non abbandonare nel processo di decisione;
♦ procurare momenti di autonomia e di protagonismo responsabile senza
trasmettere il senso del distacco e della liberazione dall’impegno (essere ‘con’ senza
essere ‘in’);
♦ aiutare in ogni modo lo sviluppo della capacità di conoscenza riflessiva della vita
attraverso l’impiego delle conoscenze di scuola (es.: la lettura del giornale è una
pratica insostituibile al riguardo);
♦ dare spazio a momenti di produzione di elaborati non soltanto riproduttivi o
reduplicativi ma anche reattivi ed autorivelativi: la scuola è un luogo dove si deve
poter parlare e dire (anche per dirsi) e non soltanto esporre e rispondere;
♦ incoraggiare un sentimento di apertura e di positività verso il futuro bilanciando
accortamente le lezioni della realtà con le promesse della speranza: è il momento
nel quale i confusi sogni e le provvisorie immagini di sé stanno per diventare un
vero e proprio progetto di sé, da comprendere e da sorvegliare con rispetto ed
attenzione.
Avvertenze
Vorrei concludere con due segnali: uno di natura molto concreta ed uno,
invece, di stampo – come si suol dire – ‘ispirativo’.
Il primo consiste, in realtà, nel consiglio ai dirigenti scolastici ad evitare il più
possibile la stratificazione fra docenti da biennio e docenti da triennio; di più, in un
esplicito invito a saper resistere alle pressioni e tentazioni (che sappiamo in
agguato) in tal senso. Il secondo vuol richiamare a non vivere questo cambiamento
con la rassegnazione poco collaborativa che ne ha contraddistinto altri ma come la
proposta più sfidante che, in questo momento, il sistema scolastico italiano affida
alle mani della gente di scuola, un’occasione per stare nella storia dell’educazione
da testimoni attenti e da professionisti affidabili.
Un’occasione da non perdere.