Untitled - Bibliolandia

Transcript

Untitled - Bibliolandia
ALT, A
INGENUA
INCOMPARABILE 'DONZELLA
SESTSIiSA SjUCCHESIÌV! DI POJ^TEDERJC/
CITTADINA
PISANA
N E L DÌ MEMORANDO XVII. GENNAIO MDCCCXXXVUI
IN CHE VESTIVA RELIGIOSE DIVISE
COL NOME DI M» CRISTINA
55ELR. CONSERVATORIO DI
CHI LA VIDE PIÙ 7
DAGLI
S. CHIARA
LEGGIADRA
ALITI CAREGGIATO
IN SAN M i K IATO
DEL GIGLIO
D' AURA
STACCARSI VOLENTEROSA
DAI
CELESTE
SUOI
LE INVIA QUESTO TRIBUTO DI AMMIRAZIONE
E UN
SORRISO
DI CUI IL SUO
'
LE
INVIDIA
DILETTO
ANCHE IN QUESTO ESIGUO IMPARADISA
«
:
\
hk
FIGLIA.
COSÌ PARLA A17 JAÌJRE
Canale usignol eli' infra l' ombroso stelo
B e l vuoto nido si querela e duole;
Tal privo della dolce amata prole,
Padre/fatichi di sospiri il cielo.
Forse i' non t'amo, se di un negro velo
Ombro il sembiante? E se sposa me vuole
Colui, che fabbricò l'aurora" e il sole,
Dèi Figliuol suo, minor tecoè il mio zelo?
Dove fosse di im rege in sposa életta
Sestilifl, e dove ;gìÀ saHs§e al5tròno , ,
Forse più f o r c a i Gerìitór diletta?'
Sposa non d'uìi mortai, Padre, son'io,
Ma di quel Re che ha nella destra il tuono E oh quanto Sposo 1 Genitore , addio.
. *
IL PADRE
i l L li A
7 I G l
I
&
d o m e pastorse la diletta agnelia
Teme d'aver ne' cupi antri smarrito,
Corre, e sperando pur d'essere udito
La chiama indarno in questa parte e in quella ;
Ma poi che al sacro altare ode novella
Ch'ossa è caduta con solenne rito,
Lieto al gregge ritorna ond'è partito;
Kè si addolora più, nè la rappella.
Cosi viss'io tra speme e doglia amara 7
Allor che cura di piaceri e d ' o r o ,
T e poteva sedar, del mondo ignara;
Bla poi che , o Figlia, tra il beato Coro
Delle Prudenti, t'incammini all' ara,
Il pianto io tergo, e il sacrifizio onpro»
ALLE SUORE RELIGIOSE
L A MONACANDA
^ ^ u e s t o è pur l ' O r t o , e queste
Son le odorate piagge,
Dove il Diletto mio riposo prende :
Qui ? abll arco ei sveste,
Terror delle selvagge
Belve, o alle piante la faretra appende
Qui dove il rio discendo,
Restaura la fatica:1
E scegliendo l'anemone geulile,
E la violetta umile
Tessè ghirlande colla man pudica,
Ondo intrecciarne il crine
Oraido ancora eli notturne brine.
Per Lui seguir, le spalle
Volsi al paterno nido ,
D'annoso genitor tenera cura;
Lasciai lunghesso il calle
De' giovanetti il grido,
Che me diceanò dispietata e dura:
In mio -voler secura,
Sotto 1' ardente lampa
Varcai torrenti e fiumi,
Cercai deserti e dumi,
Dove appena di fera orma si stampa:
Sannir e Amalia io corsi
Pietrosa tana di lioni e d' orsi.
ut.
Ninfe, che qui abitate ' ,
Vedeste! voi? Nò quale
Sia chiedete, chi tu' ha da me diviso:
Qual paraggio in beltate
Dinante a Lui? mortale
Cosa non è , ma nata in Paradiso,
Di schietto avorio è il viso
Cui tinge ostro marino •
Oro forbito e perle
•
iSon le chiome a vederle;
Le labbra rose colte iu sul mattino.
Se Lui veggendo ardete, ;, ;
È desso mio tormento e mia quiete.
IV.
Deh 1 voi mi aprite il varco ;
Tal che all' amato Bene
Stringendomi, ristori ogni mio danno.
In lui porrò l'incarco
Delle nojose pene,
E dell' aspro viaggio il lungo affanno.
Dattorno a me staranno,
Ft: , rara in cor dì donna,
Gioja, Innocenza, e Speme:
Ivi del fianco insieme
Io ad esso , ed egli a me farem colonna
E disfogando il core
la aure e le selve accenderem d'amore
Tal pregava S e s t ì l i a ; e l'alta soglia
Strider s'udìo repente,
Da cui sta lunge la profana gente*
LA RELIGIONE
ai>!iA
S P O S A
M O N A C A
S/onefóo
f V ^ r g i n , conosci il mar che fuggi? All' onda
Volgi tranquilla il guardo attento e mi,*a,
Mira lo stuolo che umor s' aggira
Su e giù per l'acqua perigliosa iramonda.
Su quest'amica fortunata sponda'
Meco or se' tu : Q u i non insulto od ira :
Qui col Diletto la Sposa sospira
In sen di pace stabile gioconda .
Beata ! cliè sacrasti al divo Amore
( Le marèe vinte del mondano esiglio
Il tuo non tocco verginaì candore t
Cosi noli' Arca, quando fersi tomba
Ij'acque al naufrago mondo , in suo consiglio
Tornò secura la fedel colomba.
LA SPOSA
A L L A
R E L I G I O N E
^foneMo
Wv-W
M o l t e fiate suol soavemente
Bàgionar meco rimtnortal mio Sposo
Del ben, ch'egli ha lassù : bene nascoso
ÀI debil guardo dell1 umana gente Io lf odo attenta; e tal provo repente
Destarsi entro del cor fuoco amoroso ,
Che nullo stato fìa tanto giojoso,
Quanto quest'arder mio si dolcemente.
Ma per ciò che patria fiamma si bella Yenir meno, o del eiol Figlia vorace,
Qui deh 1 mi accogli h solitaria celia.
Quivi il mio dolce Sposo e l pregi sui
Contemplerò ; quivi staremo irt paco
Ei ragionando meco , ed io con lui»
h A P AT R f A
S/onello
J ^ o ? di selce non ha questa "Donzella
!Nò di rigido acciaro armato il petto,
Ch'alma ai moti d'amor salda e rubella
Star non potrla con si leggiadro aspetto^
E ben sin dalla cara età novella
Al cor gentile al nobile intelletto
Si sentìo ragionar la dolce . anch' E l l a ,
Necessitate di un soave affetto :
Ma disdegnosa di caduco ardore
Sprezzò fiamme terrene, e lieta schiude
A fiamma sol di paradiso il core ,
Or Questa, onor del sesso, onor dell'Era
Figli del senso , ignuda di virtude
Per voi dirassi, e dispietata , e altera?