Nel Delta ferito dalle trivelle Lega e Pd uniti dal referendum

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Nel Delta ferito dalle trivelle Lega e Pd uniti dal referendum
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PETROLIO
E MARE
PRIMO PIANO
reportage
Venerdì
8 Aprile 2016
Grasso: il 17 andrò a votare. E cresce la spinta dei partiti
Viaggio nel Rodigino,
dove i partiti spiegano
nei gazebo come si vota
il 17 aprile
Gli studi scientifici
dimostrano gli effetti
delle estrazioni di metano
sulla subsidenza
La protesta dei pescatori
Il presidente del Senato
Roma. «Il referendum è uno strumento popolare,
democratico e costituzionale e io certamente parteciperò a quella votazione». Così il presidente del
Senato, Pietro Grasso, ha risposto, a margine di un
incontro sulla mafia con gli studenti alla Luiss, a chi
gli chiedeva se andrà a votare per il referendum del
17 aprile sulle trivellazioni nell’Adriatico. A fianco
della seconda carica dello Stato si sono schierati diversi esponenti politici, come Vannino Chiti, senatore del Pd. Nel suo blog Chiti scrive: «È inammissibile che un premier si auguri il fallimento del referendum. Ho già detto che noi Ds sbagliammo nel
2003 a sostenere il non voto al referendum sull’e-
stensione dell’articolo 18 alle aziende con meno di
15 addetti. Dovevamo avere fiducia nelle nostre ragioni. Sono però passati 13 anni. È peggiorato il rapporto di fiducia tra cittadini, politica e istituzioni».
Anche il senatore dem Carlo Pegorer invita al voto:
«L’appuntamento del 17 aprile non può essere preso alla leggera o nascosto. Favorire la partecipazione responsabile a qualsiasi appuntamento elettorale è una prerogativa della politica e fondamento
di tutte le democrazie. Per questo, al referendum
del 17 aprile sulle trivelle, andrò a votare e in questi giorni mi adopererò perché molti cittadini lo facciano. Non può essere sottaciuto il fatto che il refe-
rendum è stato promosso da nove Consigli regionali, guidati fra l’altro dal Pd».
Ancora più esplicito il segretario della Lega Nord,
Matteo Salvini: «Il 17 aprile io andrò a votare e voterò sì. E nella Lega c’è l’impegno a portare più gente possibile». Mentre il capogruppo di Area popolare al Senato, Renato Schifani, voterà «secondo coscienza».
Per Chiara Braga, deputato e responsabile Ambiente
del Pd, «nel momento in cui lo strumento del referendum prevede l’esistenza di un quorum, invitare all’astensione è espressione di una posizione democratica pienamente legittima».
Nel Delta ferito dalle trivelle
Lega e Pd uniti dal referendum
Le estrazioni accentuano lo sprofondamento del terreno
PAOLO VIANA INVIATO A PORTO VIRO (ROVIGO)
e mi a scrivo "sì" a digo "no" a le trivele?» La Tosca è tanto confusa. Un
tempo votava Pci, poi Rifondazione,
adesso si dichiara una "elettrice delusa" di Matteo Renzi: «quel ragazzino ci ha promesso tante cose e io ci ho pure creduto…» Non appena
la vede, Graziano Azzalin esce dal gazebo, l’abbraccia e la tranquillizza: il 17 aprile, le spiega
il rappresentante della Regione Veneto nel comitato promotore del referendum, votare sì significa dire no alle trivelle che minacciano il
Polesine. Poche parole, quante bastano alla signora Pregnolato che agguanta il depliant, promette di votare e punta sul verduriere. Al mercato settimanale di Porto Viro, dove gli asparagi sono grossi come le dita dei contadini, pochi sanno cosa sia la subsidenza ma tutti ri-
«S
Reportage
Al gazebo con Azzalin, leader Dem
del Polesine: «"Sì" per difendere
il diritto a decidere
sulla nostra terra»
cordano l’alluvione del ’51 e la nascita delle valli. Una volta, le lagune dove si coltivano le vongole erano risaie; gli agricoltori ne rivendicano
ancora la proprietà. Azzalin ripete a tutti che
questo non è un referendum contro Renzi ma
per difendere il Veneto: «Non possiamo essere
espropriati del diritto di decidere se, dove e soprattutto come sfruttare il nostro territorio. Se
non vince il sì - dice - queste decisioni le prenderà Roma, senza considerare le ricadute locali». La gente non scappa via, lo ascolta e ritira il volantino dei referendari. Forse non basterà
a raggiungere il quorum, ma nel Polesine c’è un
genius loci che si alimenta degli errori passati
e lavora perchè questo referendum riesca.
L’estrazione del metano è vietata nel Delta del
Po. Decenni di sfruttamento hanno letteralmente svuotato la pianura, che corre diversi
metri sotto il livello del mare. La subsidenza,
cioè lo sprofondamento del terreno, è causata
da processi geodinamici e non dall’industria
mineraria, che però può accentuarla con le sue
attività. Qui, tra il 1954 e il 1958, venivano estratti 230 milioni di metri cubi di metano all’anno. Nel 1959 diedero il colpo di grazia: trecento. Si sapeva che la festa sarebbe finita, ed
infatti, nel ’61, il Governo dispose la sospensione in un territorio campione e due anni dopo sull’intero Delta, dopo che erano stati misurati abbassamenti del suolo di oltre un metro, con punte di due. La frittata, però, era fatta. Documenti ufficiali attestano che «nonostante la sospensione dell’estrazione nei 15 anni successivi il territorio ha continuato a subire anomali abbassamenti. Recenti rilievi effettuati dall’Istituto di Topografia della Facoltà di
Ingegneria di Padova hanno dimostrato che
dal 1983 al 2008, i territori dell’Isola di Ariano
e dell’Isola della Donzella si sono abbassati di
ulteriori 50 centimetri…» Anche per questo,
malgrado il blocco sulla terraferma e anche in
mare, dove le nuove esplorazioni entro le dodici miglia sono vietate da un decreto del 1999
e da una sfilza di leggi regionali, per i veneti (e
particolarmente per i polesani) andare a votare domenica prossima significa difendere la
propria terra.
Non a caso, il fronte del "sì" va dalla Lega al Pd.
«Sulle decisioni di buon senso ci si ritrova» è la
risposta di Roberto Giambetti quando gli chiedi cosa ci faccia il presidente del Consiglio regionale del Veneto, "leghista da sempre" e fedelissimo di Luca Zaia, a braccetto di un "compagno" come Azzalin, che si definisce "figlio di
Berlinguer" e che nelle "valli" rodigine che
guardano la rossa Emilia è il consigliere regio-
A destra, il
nale più votato. Nessun imbarazzo verso il goleader dem
verno: «Su questo punto, sbaglia», ammette il
locale Graziano
consigliere d’opposizione. Il Pd Veneto è schieAzzalin incontra
ratissimo e Zaia ha promesso agli elettori che
gli elettori al
le trivelle non passeranno, ma la politica c’engazebo del Pd a
tra fino a un certo punto. L’alleanza nasce dal
Porto Viro
modo che hanno i polesani di vedere il mondo: in queste terre basse per sguardi infiniti,
che la torba rende succulente come il castagnaccio - da queste parChioggia
ti lo lavorano basso e
stagno -, la sopravvivenza dipende dal delicatissimo equilibrio tra
Il settimanale diocesano di Chioggia La
la pianura e il mare. Il
Nuova Scintilla dedica l’editoriale del dipolesano medio, che sia
rettore don Vincenzo Tosello al referenfiglio di Berlinguer o di
dum e ricorda che «in democrazia è semBisaglia, li sente suoi e
pre meglio - anzi è un “diritto-dovere” avverte come le trivelle
esprimere il proprio voto». Ma anche che
possano compromette«l’istituto referendario con la clausola del
re questa complessa arquorum si presta anche al gioco astenchitettura di canali e di
sionistico come arma strategica da utilagune, dove le zone elizzare, già altre volte utilizzata, stavolta
merse sono presidiate
addirittura suggerita dal governo!». Se
notte e giorno da centiuna vittoria del “sì” avrà, secondo il dinaia di idrovore, in una
rettore, il valore di «orientare la politica
lotta perenne contro
energetica verso le rinnovabili anziché
l’Adriatico che prosegue
verso quelle fossili, a monte c’è la nedal 1600, quando i vecessità di ridurre i consumi».
neziani scavarono il Po
di Venezia.
«Facciamo due conti: le
royalties per le esplorazioni di idrocarburi dentro e fuori le 12 miglia ammontano a 350 milioni mentre se consideriamo i giacimenti entro le 12 miglia sono 38 – riepiloga Azzalin col
puntiglio dell’agrimensore – ma solo in Polesine sono stati spesi 3300 milioni per mettere
in sicurezza gli argini che sprofondano e 700 per
ripristinare il sistema della bonifica. E vogliamo continuare a trivellare?» Le analisi sono
confermate dal consorzio del Delta del
DIEGO MOTTA
Po: attesta che «la subsidenza non si è
fermata con la chiusura dei pozzi» e
anzi segnala «gli effetti visibili nel Rae chiacchiere
vennate dove le piattaforme stanno ogstanno a zero.
gi estraendo a poca distanza dalla coZero come i
sta dimostrano che i terreni stanno
metri di perforazione
sprofondando e che l’erosione si sta
effettuati, in fase emangiando le spiagge».
splorativa, per indiviNon è tutto. In Veneto, le trivelle miduare nuove riserve
nacciano di svuotare anche il mare. È
di gas e petrolio nel
il terrore dei pescatori di Pila, punto di
mare italiano. «All’iriferimento per il pesce azzurro, e di Alberto Clò
nizio degli anni OtChioggia, il mercato più importante
tanta erano 280mila»
dell’alto Adriatico, oltre che capitale delle cozsorride amaro l’economista Alberto Clò, già
ze e delle vongole veraci. «Il pescato si è diministro dell’Industria, oggi tra gli oppositori
mezzato in dieci anni e scontiamo già i proal referendum del 17 aprile. «Vuol dire che già
blemi creati dal rigassificatore di Porto Levanadesso i progetti sono pari a zero, che il prote - ci dice Lucio Tiozzo, presidente di Ittica
gressivo declino dell’attività mineraria in ItaService, la maggiore rete d’imprese chioggiotlia è un fatto, che le grandi compagnie hanno
ta - quindi diciamo un secco no alle trivelgià deciso di andarsene a fare affari dall’altra
le». Coldiretti Impresa Pesca, coordinata da
parte dell’Adriatico. Vuole altri numeri del crolAlessandro Faccioli, è mobilitata: non ci sta
lo? Nel 1991, tra fase preliminare e sviluppo
a veder sacrificare un settore in crescita, che
dei pozzi, eravamo a quota 480mila metri
nel Delta conta duemila imprese e a Chiogperforati, su terra e su mare. Lo scorso anno,
gia dà lavoro al 10% della popolazione. Olci siamo assestati a 20mila. Una riduzione patre al rilascio di inquinanti e al rischio disari a 20 volte in 25 anni».
stri, le piattaforme comportano immense
Dunque il quesito referendario rischia di fofasce di rispetto. Intorno, non si può pescatografare una realtà, quella delle piattaforre e le marinerie lo considerano un furto
me offshore, che c’è solo nella testa degli ambell’e buono. «Siamo stufi di subire decisiobientalisti?
ni prese senza neanche ascoltarci» proteHo detto fin dall’inizio che questa poteva esstano Angelo Boscolo, presidente della coosere un’occasione per fare chiarezza sulla poperativa Villaggio dei Pescatori, ed Emalitica energetica del nostro Paese e fin dall’inuele Finotti, presidente della cooperativa
nizio sapevo già che sarebbe stata un’occaPescatori Maistra. Virginio Tugnolo, che guisione sprecata. In gioco non ci sono problemi
da le 250 imprese della coop Pila, è più edi coscienza, quelli lasciamoli alle questioni
splicito: «L’Europa impone maglie più laretiche...
ghe alle reti e importiamo ormai tutto il peIn gioco c’è il futuro di interi territori e cosce con cui si fa la frittura. Questo referenmunità, come sostengono molti vescovi indum svende ulteriormente il mondo della petervenuti sul tema in queste settimane.
sca, malgrado rappresenti più posti di lavoProprio da qui voglio partire, dai timori di chi
ro, anche per i giovani, di quanti ne offra l’inabita i territori e di chi li guida. Ho ascoltato
dustria petrolifera nell’Adriatico. Ma questo
con grande interesse e rispetto la voce di tanil governo non lo dice».
ti vescovi e ho letto i ripetuti richiami all’Enciclica "Laudato Sì". Penso anch’io che sia giu© RIPRODUZIONE RISERVATA
La diocesi:
ripensare i consumi
Fronte del no.
IL PUNTO
Un voto che impegna
a risparmiare energia
Il 17 aprile dalle 7 alle 23 gli elettori
dovranno rispondere con il voto
referendario al quesito: «Volete voi che
sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo
periodo, del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, "Norme in materia
ambientale", come sostituito dal
comma 239 dell’art. 1 della legge 28
dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni
per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato (Legge di
Stabilità 2016)", limitatamente alle
seguenti parole: "per la durata di vita
utile del giacimento, nel rispetto degli
standard di sicurezza e di salvaguardia
ambientale?». Ovvero: volete che, al
termine delle concessioni rilasciate, le
società petrolifere che estraggono gas
e petrolio entro le 12 miglia marine
dalle coste italiane, non possano
continuare a farlo fino ad esaurimento
del giacimento, senza limiti di tempo?
Il referendum sarà valido se verrà
raggiunto il quorum (50% + 1 degli
aventi diritto); vince chi si aggiudica la
maggioranza dei voti validi. Con il sì, le
società petrolifere metteranno fine alle
attività di ricerca ed estrazione
secondo la scadenza fissata dalle
concessioni, al di là delle condizioni
del giacimento. Lo stop non sarebbe
immediato, ma arriverebbe solo alla
scadenza dei contratti già attivi. A oggi
nel nostro mare entro le 12 miglia sono
presenti 35 concessioni di estrazione
di idrocarburi, di cui 3 inattive, una in
sospeso fino alla fine del 2016 (al largo
dell’Abruzzo), 5 non produttive nel
2015. Le restanti 26 concessioni, per
un totale di 79 piattaforme e 463 pozzi,
sono distribuite tra Adriatico, Ionio e
canale di Sicilia.
«Esplorazioni crollate»
L’economista Clò: «I progetti pari a zero, nessun rischio»
L
sto informare correttamente l’opinione pubblica e chiarire bene i termini della questione.
Le perplessità delle comunità locali non nascono adesso e si spiegano col vuoto informativo che spesso circonda questa materia.
Vuoto che non va riempito, però, da sedicenti esperti.
Numeri a parte, quali sono i rischi concreti
per le persone?
Chi ha parlato di catastrofi ambientali e di minacce alla salute non sa quel che dice. Dall’unità d’Italia a oggi, abbiamo estratto 200 milioni di tonnellate di petrolio e circa 770 mi-
Per l’ex ministro dell’Industria la
consultazione «è un’occasione
sprecata» e «il progressivo declino
dell’attività mineraria in Italia è un
fatto, le grandi compagnie hanno
deciso di andarsene a fare affari
dall’altra parte dell’Adriatico»
liardi di metri cubi di gas: non c’è mai stata, per
nostra fortuna, alcuna tragedia. Chi evoca incidenti come quello di Macondo nel Golfo del
Messico fa puro terrorismo mediatico. Ripeto: la storia di questo Paese è la nostra prima
garanzia in materia.
Altra accusa del comitato del sì: le conseguenze negative sull’economia locale dei piani di trivellazione. Cosa risponde?
È falso anche questo. In Emilia Romagna, che
ha cominciato a estrarre petrolio prima dell’America, ci sono mai stati sversamenti? E come
si fa a dire che l’attività mineraria penalizza il
turismo? Nelle belle giornate, sull’Adriatico si
vedono persin le piattaforme all’orizzonte. È
mai stato un problema? In Norvegia dove il ri-
spetto per l’ambiente è elevatissimo, l’industria estrattiva e le imprese ittiche coesistono
tranquillamente. Poi è tutto vero: servono tecnologie all’avanguardia e grande professionalità, così come regole nuove per governare il fenomeno. Ma fino ad oggi il monitoraggio delle istituzioni è stato molto severo e ha dato
buoni risultati.
Tema occupazione: a chi dice che i posti eventualmente persi dall’industria petrolifera con lo stop alle trivelle sarebbero ampiamente compensati da investimenti nel settore delle rinnovabili, cosa risponde?
È un altro luogo comune da sfatare. Il petrolio non si pone assolutamente in alternativa alle fonti verdi, anzi: ogni barile che non si può
estrarre è un barile in più che si importa. Agli
italiani bisognerebbe chiedere: preferite continuare a dipendere dall’estero o aumentare le
produzioni interne? Questo vale anche per i
territori, chiamati a valorizzare quel che c’è:
senza la lungimiranza di un Enrico Mattei, l’Abruzzo non avrebbe cominciato ad estrarre
metano e non sarebbe la regione che è; in Basilicata, senza entrare nel merito delle vicende d’attualità e nonostante i tanti ostacoli alle attività delle compagnie, tante piccole imprese sono nate grazie all’indotto del greggio.
Par di capire che non occorra attendere l’esito della consultazione per intuire quel che
succederà dopo...
Ambientalisti e comitati del sì hanno già vinto, anche se il quesito in sè è irrilevante. Termine delle concessioni ed eventuali stop alle
esplorazioni di petrolio e gas sottoterra sono
temi secondari, il problema è che gli investitori se ne vanno a gambe elevate dall’Italia. Sta
vincendo definitivamente la strategia antindustriale di chi ha promosso il referendum.
Siamo l’unico Paese che impreca e maledice
la scoperta del petrolio sottoterra... allora, perché tenere aperta l’industria siderurgica o
quella della raffinazione? Perché la chimica? A
questo punto, meglio chiudere tutto.
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