The age of Discovery 1992 – 2002: 10 anni dopo l`Expo</B

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The age of Discovery 1992 – 2002: 10 anni dopo l`Expo</B
20 agosto 2002 delle ore 01:08
The age of Discovery 1992 – 2002: 10 anni dopo
l’Expo
Siviglia, Sedi Varie
I padiglioni dell’Esposizione Internazionale di Siviglia dovevano guardare oltre, prefigurare una
funzione e una durata nel tempo. Cosa ne è stato? A 10 anni di distanza è possibile fare un primo
bilancio. Forse il sogno era troppo grande...
110 nazioni partecipanti, 650.000 mq di
esposizione, 5 ingressi, 5 aree espositive, 101
padiglioni di cui 95 nazionali e 6 padiglioni a
tema, 21 teatri e un auditorium, 77 bar, 105
ristoranti, 53 uffici informazioni, 11 uffici per
oggetti smarriti e 11 per persone smarrite, 12
sportelli bancari, 120 km di cavi elettrici, 36 km
di cavi telefonici, 32.616 alberi, 50.000 mq di
ombra, 117 fontane, 150.000 mc di acqua
potabile e 100.000 mc di acqua del
Guadalquivir al giorno. Per facilitare gli
spostamenti furono costruiti due ponti, 15 aree
di parcheggio, 9 linee di autobus, un treno
sopraelevato su monorotaia, un servizio navetta
con circuito periferico di 5 km, una teleferica,
6 catamarani e piccole auto elettriche da
noleggio.
Questa, in cifre, è stata l’Esposizione
Internazionale di Siviglia, che dal 20 aprile al
12 ottobre del 1992 commemorò il
cinquecentenario dell’impresa di Colombo.
L’area, allora libera, sulla grande isola della
Cartuja, dove lo stesso Colombo abitò,
fronteggia il nucleo storico della città. Anche in
questo caso era stata utilizzata la formula che
fa delle strutture espositive, destinate ad una
fruizione limitatissima nel tempo, i futuri centri
di attività permanenti, chiamati a rilanciare
l’economia del luogo: pertanto i padiglioni
dovevano da un lato adeguarsi al tema
dell’Esposizione, dall’altro guardare oltre ad
essa, prefigurandosi una funzione e una durata
nel tempo.
Cosa ne è stato di questo grande sogno? A 10
anni di distanza è possibile fare un primo
bilancio.
Alcune aree della sede dell’Expò sono state
ristrutturate in vari parchi a tema. Il Parco
dell’Isla Magica, aperto nel 1997, riproduce i
viaggi e le imprese degli esploratori che
lasciarono Siviglia nel XVI secolo alla scoperta
del nuovo mondo: comprende il Pabellòn de
Espana e il Pabellòn de Andalicìa.
Il Parque Cientìfico y Tecnologico, occupa il
lato ovest dell’area dell’Expò del ’92;
percorrendo a piedi Calle Leonardo da Vinci e
le strade di servizio si possono vedere alcuni
dei più spettacolari padiglioni: gli edifici, però,
ora parte del Centro di Commercio Mondiale
Andaluso, (l’area è stata denominata “Cartuja
‘93”) appartengono a società private e non sono
aperti al pubblico. Gruppi di edifici a sud e a
est del Parque Alamillo fanno parte
dell’Università. L’Espacio Cultural Puerta
Triana, a sud del vecchio convento di Santa
Maria, sta emergendo quale parco tematico
culturale di musei e mostre didattiche: primo ad
aprire, nell’ottobre del 1995, è stato il cinema
hi-tech Omnimax, che era stato tra le maggiori
attrattive dell’Expò; il vicino Pabellòn de los
Descrubimientos, bruciatosi prima dell’apertura
dell’Expò nel 1992, verrà ricostruito e ospiterà
un museo di scienza popolare; infine il
Pabellòn de la Navigatiòn accentra le sue
mostre su mare e navigatori.
Quanto detto potrebbe far credere in un riuscito
riutilizzo delle aree: in realtà si può parlare di
utilizzo, parte commerciale e parte culturale, di
singoli edifici e di limitate zone dell’Expò. La
maggior parte degli spazi aperti, troppo vasti, e
molti dei padiglioni non sono utilizzati, anzi
sono decisamente in abbandono; non è
percepibile alcuna dimensione urbana, nessun
“passante” per strada, nessuna piazza pubblica,
negozio o attività ricreativa; le linee di
collegamento sono ridotte al minimo. Invece di
ristrutturare complessivamente l’intera area e
intensificare i collegamenti interni, periferici e
con il resto della città, l’Expò è stato smembrato
e il suo riutilizzo, per ragioni politiche ed
economiche, avanza per singole e puntuali
iniziative, che fanno temere per l’organicità del
risultato finale.
Sebbene è ancora presto per dare un giudizio
definitivo, non si può non pensare che forse il
sogno era troppo grande, l’area troppo vasta, gli
interessi in gioco troppo discordi e (come
dimenticarlo!) i soldi troppo scarsi.
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