Usa,Pioneer punta su large cap più immuni da economia

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Usa,Pioneer punta su large cap più immuni da economia
Usa,Pioneer punta su large cap più immuni da economia
* Casi come Ipo LinkedIn non indicativi di bolla tech
* Google e Microsoft trattano su valutazioni molto a sconto
* Opportunità fra emittenti carte credito come Capital One
MILANO, 4 luglio (Reuters) - Dopo la corsa delle piccole e medie capitalizzazioni Usa, i prezzi a
Wall Street sono a sconto solo fra le "large cap" Usa: titoli come Comcast Apple, 3M
rappresentano infatti alcune delle maggiori scommesse del fondo Pioneer US Research, gestito
da un team di analisti fondamentali guidato da Paul Cloonan.
Un'attività di ricerca, quella del fondo della controllata di Unicredit, che cerca in utili e valutazioni
attraenti uno scudo al contesto, ancora in chiaroscuro, dell'economia statunitense.
"Non costruiamo il nostro portafoglio sulla base di un determinato scenario economico,
cerchiamo semplicemente di selezionare quei titoli che faranno bene in contesti diversi",
sottolinea Cloonan.
E' il caso del fornitore di servizi di pay-TV, internet e telefonia Comcast, acquistato a ridosso
dell'acquisizione di NBC Universal, ma anche "un buon titolo da avere in portafoglio adesso
perchè avrà utili piuttosto stabili qualsiasi cosa faccia l'economia. Abbiamo buone valutazioni,
buoni fondamentali e non dobbiamo davvero preoccuparci dell'economia", ha detto.
D'altra parte i fondamentali per il mercato azionario, secondo il gestore, sono piuttosto robusti
anche guardando avanti: la Fed dovrebbe lasciare i tassi sui minimi storici ancora per diverso
tempo e una crescita economica del 2-3% sarà sufficiente per generare utili interessanti, anche
se le trimestrali a giugno dovrebbero riservare meno sorprese positive di quelle dei primi tre mesi
del 2011.
TECNOLOGICI, OCCASIONI PER STOCK PICKERS, NO "BOLLA"
Fra i settori dove è attualmente più interessante essere "stock pickers", per Cloonan, c'è
sicuramente quello tecnologico "perchè ci sono prospettive molto diverse per le diverse società"
che vi fanno parte.
"Ci sono società nel hardware come Apple e Qualcomm che hanno vantaggi altamente
competitivi grazie alla loro (capacità di) innovazione tecnologica e a prodotti differenziati, al
contrario di società come Cisco che è sottoposta a sfide competitive molto difficili", ha spiegato
Cloonan.
Nessuna "bolla" internet all'orizzonte, per il gestore. Casi come la quotazione boom di LinkedIn, il
social network dedicato ai professionisti che ha quasi raddoppiato di prezzo al debutto in borsa,
non sono rappresentativi delle valutazioni del settore tecnologico nel suo complesso.
"LinkedIn è stato un caso unico, era una società molto conosciuta prima di quotarsi in borsa e ha
collocato un numero limitato di azioni quindi, con una domanda molto sostenuta, le quotazioni
sono balzate", ha spiegato Cloonan. "Quando si guarda al più ampio settore tech, molte grandi
capitalizzazioni come Google e Microsoft stanno trattando a valutazioni molto basse".
Uno scenario ben diverso da quello che si profilava nel 2000, quando tutto lo spettro dei
tecnologici trattava a multipli eccessivamente gonfiati. Il fondo ha posizioni anche sui distributori
di tecnologia con "modelli di business molto robusti come Ingram Micro e valutazioni molto
buone".
SOVRAPPESO SELETTIVO SU BANCHE, GUARDA A AUTO
Nel fondo non mancano sovrappesi selettivi nel settore bancario dove "i fondamentali sembrano
migliori, i margini di interesse stanno iniziando a crescere, i bilanci sono più in salute"; sono
ancora gli impieghi che stentano a riprendersi ma "ci aspettiamo che accada andando avanti,
specialmente al settore commerciale e delle imprese", ha detto il gestore che ha in portafoglio JP
Morgan .
Cloonan predilige emittenti di carte di credito come Capital One dove "i trend stanno migliorando,
hanno avuto meno problemi di credito e la domanda dei consumatori sta leggermente risalendo".
Piacciono meno nomi come Goldman Sachs e Morgan Stanley che, secondo il gestore, dovranno
sopportare parte dei costi delle strette regolatorie avviate per evitare il ripetersi di una nuova crisi
finanziaria.
Complici le difficoltà di lungo periodo del settore auto, è da tempo che Cloonan e il suo team se
ne tengono alla larga, anche perchè "pesa meno dell'1% del S&P 500". Ma qualche cosa
potrebbe cambiare. "Lo stiamo guardando per vedere se ci sono delle opportunità: abbiamo visto
dei miglioramenti... la qualità dei prodotti è migliore rispetto ad alcuni concorrenti giapponesi"
Il fondo Pioneer US Research, che seleziona titoli azionari statunitensi sulla base della ricerca
fondamentale e al 20 giugno aveva in gestione 1,37 miliardi di euro, è costituito da 100-110 titoli
con un sovrappeso compreso fra un minimo di 25 e un massimo di 200 punti base sopra il
benchmark, lo S&P 500.
1 luglio 2011
Wall Street? Meglio dei Treasuries
Entrato in Pioneer nel 1997, Paul Cloonan ha avuto modo di vivere in prima persona i diversi cicli
del mercato azionario statunitense, passando attraverso fasi di euforia e momenti di panico. Non
a caso, il processo di investimento che caratterizza uno dei fondi di cui è responsabile, Pioneer
US Research, è organizzato in modo tale da tener fuori le emozioni e concentrarsi sull’attività di
ricerca fondamentale.
Paul, ci puoi spiegare la filosofia di investimento alla base del portafoglio di Pioneer US
Research?
Questo fondo è costituito da 100 azioni, selezionate dal team di analisti di Pioneer sulla base
dell’attività di ricerca condotta a livello di singole società. L’universo di investimento è dato
dall’indice S&P 500. La peculiarità del processo di selezione che seguiamo è data dal fatto che il
portafoglio ha un’esposizione identica a quella del benchmark per quanto riguarda i singoli settori
industriali; tuttavia, all’interno di questi settori, selezioniamo solo i titoli per i quali crediamo esista
un potenziale di crescita. Per fare un esempio, il peso dei titoli finanziari nel portafoglio di Pioneer
US Research è uguale al benchmark, ma, all’interno di questo settore, al momento preferiamo
investire in banche commerciali (ad esempio, Comerica Bank) ed emittenti di carte di credito,
piuttosto che sulle banche d’affari.
Guardando ad uno dei settori più importanti del mercato azionario statunitense, quello
dell’health care, che opportunità avete individuato?
Innanzitutto, riteniamo che vi siano dei rischi di prezzo per quanto riguarda i farmaceutici. A
breve, numerosi farmaci potranno essere venduti come generici per la scadenza del periodo di
sfruttamento del brevetto. Questo determinerà un calo dei margini di reddito per le grandi case di
produzione dei farmaci. Preferiamo, dunque, il settore delle biotecnologie, le cui società hanno
grandi potenzialità grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo. E anche grazie alle possibili
operazioni di fusione e acquisizione.
Il mercato azionario USA è cresciuto molto rispetto all’Europa. E’ ancora il caso di tenere
azioni americane in portafoglio?
Per rispondere a questa domanda, è il caso di fare un confronto tra le valutazioni delle azioni e
quelle di altre classi di attivo. A maggio 2011, le azioni americane presentano un rendimento da
dividendi che è superiore al doppio rispetto all’interesse che è possibile guadagnare sui titoli del
governo americano. Non vi è dubbio, dunque, che le azioni continuano ad essere interessanti da
un punto di vista della valutazione. Sul lungo termine, dunque, non rinuncerei a un’esposizione
verso questa classe di attivo. D’altra parte, restano possibili oscillazioni nel breve termine. Ma
questo era vero anche dieci anni fa guardando, ad esempio, ai mercati emergenti. Non investire
in quest’ultimi avrebbe significato rinunciare a solidi guadagni.