La collezione Gandini. - Premessa

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La collezione Gandini. - Premessa
LA COLLEZIONE GANDINI MERLETTI RICAMI E GALLONI DAL XV AL XIX SECOLO
Colophon - Premessa - Introduzione
PREMESSA
Santina M. Levey
La Collezione Gandini illustra un momento particolare nello sviluppo della storia del collezionismo legato al diffondersi
dell’industrializzazione nel XIX secolo. Intorno al 1850 l’interesse per il design industriale, specie in campo tessile, stimolò da una
lato le manifatture, dall’altro coloro che osteggiavano la meccanizzazione industriale, a guardare all’antico per trarne ispirazione e
creare delle raccolte, in genere composte da piccoli esemplari utilizzati come modelli guida.
Quasi contemporaneamente, e sempre in seguito all’industrializzazione, il diffondersi del benessere e il sorgere della borghesia
furono alla base dell’affermarsi dell’antiquariato nella sua forma moderna, del mercato della mobilia d’epoca e di oggetti di arte
decorativa, tessili inclusi, per il riarredo degli interni, all’insegna del nuovo benessere. Questi due fenomeni si integrarono verso la
fine dell’Ottocento, quando si cominciò a collezionare oggetti antichi in modo sempre più sistematico. Nel caso del merletto, per
esempio, che era ritornato di moda come accessorio fondamentale
dell’abbigliamento femminile, molte signore appartenenti al ceto più abbiente crearono due diversi generi di raccolte parallele, una
di bei pizzi per uso personale, l’altra di piccoli frammenti ordinati per tipologia, a dimostrazione della serietà del loro interesse.
Non molte delle numerose raccolte tessili realizzate per soddisfare queste esigenze e interessi diversi sono sopravvissute, tuttavia
alcune di esse si sono conservate all’interno di istituzioni museali come il Victoria and Albert e il Poldi Pezzoli. Il primo è un esempio
di collezione promossa dalle istituzioni rivolta all’insegnamento del design; il secondo è invece l’espressione di un interesse privato.
La Collezione Gandini illustra non solo una varietà di approcci, ma fornisce anche una rarissima visione di come alcune raccolte
venissero allestite per il godimento e l’educazione pubblica.
Il Museo Civico di Arte di Modena ancora oggi persegue questi due scopi, estetico e formativo, ma il tardo Ottocento e l’inizio del
XXI secolo mostrano idee assai diverse su come questi obiettivi possono essere raggiunti. Nel conservare e riallestire la Collezione, il
museo modenese ha cercato di preservare il meglio di entrambi gli aspetti. La raccolta è stata riesposta mantenendo l’impostazione
originale di Gandini, ma è stata resa più fruibile con una serie di cataloghi e di piccole mostre temporanee.
All’interno della collezione, i merletti offrono un significativo esempio del perché sia necessario un esauriente apparato didascalico,
in grado di condurre ad un sempre maggiore apprezzamento dei pizzi antichi e del collezionismo di merletti, stabilendo anche un
collegamento con la produzione contemporanea nel settore.
Durante la seconda metà del XIX secolo, quando si costituirono la Gandini e le altre collezioni di pizzi , poco si conosceva della
storia del merletto e non si aveva cognizione di quanto complessa fosse stata nel passato l’industria ad esso collegata.
I collezionisti dovettero documentarsi non solo sullo stile, sulla tecnica e sulle loro reciproche interrelazioni, ma anche su come
questi cambiassero in misura diversa e in modi differenti per soddisfare le richieste più svariate: dall’aristocrazia alla più
conservatrice e tradizionalista borghesia agraria fino a coloro che volevano fare bella figura con poco e potevano permettersi
soltanto le guarnizioni più semplici ed economiche.
Nel XIX secolo la situazione si complicò sia per lo sviluppo della produzione meccanica dei pizzi (che poteva produrre manufatti
buoni come pure cattive copie), sia, verso la fine del secolo, per il revival di merletti fatti a mano, stilisticamente
e tecnicamente così perfetti da rendere talvolta difficile distinguerli l’uno dall’altro.
Nel tentativo di trovare un criterio cronologico comune per classificare questa
grande varietà di merletti, i collezionisti ottocenteschi, Gandini incluso,
commisero inevitabilmente degli errori, ma di contro riuscirono a preservare manufatti che più tardi avrebbero aiutato gli studiosi a
costruire un quadro del settore molto più preciso.
Dove la provenienza e la data di un’acquisizione vengono registrate, per esempio, è possibile , attraverso questi dati identificare un
pizzo di una produzione particolare oppure distinguere ottime copie dagli originali.
Tutti questi aspetti intrinseci alla collezione sono stati esplorati nel catalogo e potranno fornire lo spunto per una serie di mostre
temporanee, come pure per capire i tipi differenti di decori, di tecniche e di impieghi del merletto.
http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/approf/premessalevey.htm (1 di 2)25/08/2008 19.21.56
La collezione Gandini. - Premessa
Cataloghi ed esposizioni insieme potranno condurre il visitatore non solo nel passato, ma anche nel presente e nel futuro del pizzo e
della sua produzione.
(traduzione di Iolanda Silvestri)
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