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VERSO OCCIDENTE
Artisti russi dalla collezione del
Centro per l’arte contemporanea
Luigi Pecci - Prato
VERSO OCCIDENTE
Artisti russi dalla collezione
del Centro per l’arte contemporanea
Luigi Pecci - Prato
Villa Bertelli
Via Giuseppe Mazzini 200,
Forte dei Marmi (Lucca)
Esposizione organizzata da
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
con la collaborazione di Viktor Misiano
Direzione artistica Marco Bazzini
Direzione amministrativa Elisabetta Dimundo
Curatore Stefano Pezzato
Coordinamento generale e allestimento Raffaele Di Vaia
Logistica e allestimento Roberto Fattori
Restauratrice Rachel Morellet
Segreteria organizzativa Donatella Sermattei
Ufficio Stampa / Comunicazione Silvia Bacci con Ivan Aiazzi
Ufficio Stampa nazionale www.studiopesci.it
18.07
27.09
2009
Festival Internazionale dell’Arte e del Cinema
Con il patrocinio di
Ministero della Cultura della Russia
Ministero Italiano per i Beni e le Attività Culturali
Ministero degli Affari Esterni della Russia
Regione Toscana
Provincia di Lucca
Promotori
In occasione dell’apertura del Festival Internazionale dell’Arte e
del Cinema MAESTRO promosso dal Comune di Forte dei Marmi e
dall’Associazione Internazionale Interculturale Italo-Russa PRIMA,
il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta
Artisti russi dalla collezione del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato
un’ampia selezione di opere di artisti russi provenienti dalla propria collezione museale, all’interno dell’ottocentesca Villa Bertelli
recentemente acquistata e ristrutturata dal Comune versiliese.
La mostra intitolata “Verso Occidente” raccoglie alcuni tra i maggiori esempi della produzione e della sperimentaziona artistica
sviluppati in Russia dalla caduta del muro di Berlino ad oggi: lavori
ispirati all’apertura determinata dalla Perestroika, al contatto diretto con l’arte e la cultura occidentali, alla successiva riflessione
critica sull’identità postsovietica, o collegati alla diaspora di artisti
Marco Bazzini, Direttore artistico del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato
Verso occidente presenta una selezione di opere di artisti russi dalla collezione del Centro Pecci
di Prato, una sezione monografica nata nel tempo parallelamente all’attività espositiva che oggi
in Europa e Stati Uniti, al dissolvimento dell’URSS, alla formazione
raccoglie circa cento opere, un decimo dell’intero patrimonio del museo.
di un atteggiamento di “nostalgia progressiva” nel nuovo contesto
Vi sono rappresentate due generazioni, quella apparsa sulla scena alla fine degli anni Ottanta,
culturale globale.
Come scrive Viktor Misiano: “La collezione di opere d’arte prove-
con l’eccezione di Ilya Kabakov che già lavorava da circa un ventennio, e quella dell’oggi che ha
nienti dai paesi dell’ex URSS, ora al Centro Pecci, è unica. Nessuno
segnato gli anni Duemila. Anche se è sempre difficile mostrare la natura composita, eterogenea e
tra i musei italiani ha una tale raccolta di opere e non vi è equiva-
contraddittoria dell’arte contemporanea di un così grande paese, soprattutto per l’ultimo decennio,
lente nemmeno in Europa. Soltanto tre musei europei – la Moderna
Galeria di Lubiana, il Museo Kiasma a Helsinki e il MUKHA di Anversa hanno raccolto la produzione d’arte contemporanea russa.
Il Centro Pecci può tuttavia vantare un primato storico: qui infatti
le acquisizioni di opere d’arte russa sono iniziate già nel 1990, al
tutti loro rappresentano i sogni e le delusioni di un’epoca che ha portato grandi cambiamenti: la fine
dell’anomalia che divideva in due l’Europa, l’allargamento della percezione del mondo, l’omologazione
dovuta a una cultura di massa sempre più universale, la paura di fronte ad un futuro che ha trasformato
Kiasma due anni più tardi, mentre a Lubiana soltanto nel 2000
il dirompente senso di libertà in disorientamento, lo stesso che tutti noi viviamo in quello che fino a
e ad Anversa nel 2003. Questo privilegio ha permesso al Centro
non molti anni fa era chiamato l’Ovest.
Pecci di formare una collezione estremamente rappresentativa e
di altissima qualità. Inoltre, la decisione del Centro Pecci di ampliare la collezione d’arte russa con opere di artisti dell’ex Unione
Sovietica non ha precedenti. Alla base dell’attuale collezione risie-
Comune di
Forte dei Marmi
VERSO OCCIDENTE
Per la generazione degli anni Ottanta, che appare sullo scenario internazionale fresca come una
rosa, l’interesse del linguaggio artistico occidentale era fuori di dubbio. Usciti dalla marginalità di
una scena non ufficiale, per chi era stato esiliato in un sottosuolo dalla propaganda che dominava il
dono due mostre temporanee prodotte a Prato, Artisti russi contemporanei del 1990 e Progressive Nostalgia. Arte contemporanea
dall’ex URSS del 2007. Entrambe queste mostre (e i loro cataloghi)
rappresentano, con oggettiva completezza, l’arte di questo vasto
territorio, in due diversi momenti storici, e costituiscono importanti
panorama culturale promosso dall’establishment l’arte dell’oltre cortina di ferro rappresentava a tutti
gli effetti la libertà. Oggi la nuova generazione non solo è integrata al nuovo sistema globale dell’arte
contemporanea ma produce direttamente nei paesi europei o negli Stati Uniti pur continuando a
precedenti nella vita artistica sia europea sia postsovietica.”
raccontare il suo paese con una formula che mantiene un constante punto di vista. Infatti tra la nuova
Alle opere presentate in esposizioni panoramiche al museo si
e la precedente generazione non c’è differenza di temi e di strumenti usati, quasi a segnarne la
sono recentemente aggiunte quelle esposte nei primi anni Novanta presso la Galleria Carini di Firenze e Prato, raccolte dalla
collezione Beccaglia che le ha recentemente lasciate in comodato al Centro Pecci; quindi l’opera fotografica donata nel 2006 da
peculiarità dell’arte russa nel panorama internazionale. Le opere di questi artisti sono invase da una
prodigiosa ironia, una critica aspra e sarcastica, sono piene di umorismo come lente per leggere il
reale, di confronti beffardi tra miti e memorie epiche. Altro elemento distintivo è l’assoluta mancanza
Anastasia Khoroshilova in occasione della sua personale a Prato e
quella di Anatoly Osmolovsky acquisita nel 2007 dalla Fondazione
dell’elemento patetico, non c’è rimpianto, astio, uso stucchevole dei sentimenti ma soltanto senso
Cassa di Risparmio di Prato nell’ambito di una proficua collabora-
della funzione poetica dell’opera. Se non fosse la Russia, il gioco citazionale presente in quasi tutti
zione per la valorizzazione dell’arte contemporanea e l’incremento della collezione del Centro Pecci.
Vi figurano, fra le tante, anche opere di artisti celebrati nei più
superficiale per un paese che ha da sempre sperimentato tutti gli intrecci possibili con la sua storia
importanti musei del mondo (Guggenheim, New York; Centre
e cultura. L’arte russa non nasce nella retorica di uno stile ma è per vizio d’origine viva, sfuggente,
Pompidou, Parigi), così come lavori esposti in alcune tra le principali rassegne artistiche internazionali (Biennale di Venezia;
In copertina Leonid Sokov, Senza titolo, 1990
Foto Carlo Fei
Progetto grafico fabiana bonucci studio Firenze
Stampa Stabilimento grafico Rindi, Prato
Stampato nel mese di luglio 2009
i lavori presenti in questa mostra rimanderebbe all’atteggiamento postmodernista, una lettura
Documenta, Kassel).
paradossale. Un modo di procedere tutto proprio che allo stesso tempo, per le forme e i contenuti,
l’avvicina e la separa da quell’Occidente di cui è una delle più importanti nazioni.
LEONID SOKOV (Kalinin, 1941)
ANASTASIA KHOROSHILOVA (Mosca, 1978)
“Nei suoi lavori Sokov usa simboli sovietici e tecniche formali, ma per lui sono sempre il contesto, lo sfondo, mai il
tema principale. Sono strumenti del ridicolo e/o di distruzione. Il sovietico per Sokov è solo un fertile strato superficiale,
mentre le radici della sua opera creativa si estendono in profondità. Sokov fa riferimento al sostrato culturale, al mondo
del folclore, alle stampe popolari economiche, ai giocattoli
rozzamente intagliati nel legno. I suoi oggetti non sono ne
un’imitazione di certa Pop Art ne una critica alla società consumista, e nemmeno una nostalgia per il mondo comune sovietico. Sono piuttosto reminiscenze di idoli e totem antichi,
più evidenti per l’artista di ogni arte sociale.”
“Nei ritratti della serie Toys (2006) la divisa dei progetti precedenti è surrogata dalla presenza
di giocattoli o giochi che distinguono i soggetti semplicemente come bambini. La dimensione
ludica a cui essi fanno spontaneamente riferimento, senza che la fotografa glielo suggerisca,
è l’unica possibilità che hanno per costruirsi un’identità, per essere se stessi. Se ci appaiono
impenetrabili come il loro sguardo, anomali, socialmente oltreché fotograficamente isolati, è
perché sono gli abitanti di un mondo impermeabile all’esterno (collegi, istituti, caserme), inaccessibile a chi non abbia un permesso speciale per entrarvi.”
Anton Gorlenko, ART4.RU contemporary art museum. Testo tradotto dall’inglese
Stefano Pezzato, Faccia a faccia con gli Islanders, in Anastasia Khoroshilova. Islanders 2003-2006,
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2006
DMITRI GUTOV (Mosca, 1960)
“Manifestazione documenta una performance realizzata da Radek, gruppo moscovita formato
da giovani artisti della sinistra radicale. I partecipanti, per creare l’effetto di una manifestazione,
hanno scelto un luogo affollato - un incrocio dove il segnale rosso per i pedoni dura molto a
lungo. Quando il semaforo finalmente diventa verde, una folla comicia ad attraversare la strada.
Proprio in quell’istante gli artisti si mettono alla testa della folla, elevando striscioni con slogan
di sapore assurdo e anarchico. L’impressione complessiva è che una grande massa di persone
stia partecipando alla manifestazione.”
Progressive Nostalgia, a cura di Viktor Misiano, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2007
ANASTASIA KHOROSHILOVA, SENZA TITOLO (TOY#1), 2006
DMITRI GUTOV, DEMONSTRATION, 1999 (DA UN’AZIONE DI RADEK COMMUNITY)
LEONID SOKOV, SENZA TITOLO, 1990
LEONID SOKOV, PADRE, 1990
CONSTANTIN ZVEZDOCHOTOV (Mosca, 1958)
“Zvezdochotov è un vessillo per l’arte russa della fine del XX secolo, per il suo metodo unico di critica ironica, di cui l’arte contemporanea ha bisogno come dell’aria.
Le sue composizioni in forma iconoclasta - che dipinga la degradazione degli attivisti di partito, una battaglia del bene con il meglio, o personaggi dei fumetti sovietici
(che, per altro, non appartengono più a nessuna epoca specifica) - suggeriscono
un modello di ironia molto confortante per noi, analogo all’atteggiamento del russo
medio nei confronti degli ubriaconi - gentile e compensivo. Egli non critica mai e
non condanna i loro vizi e difetti; al contrario, li ama, li adotta e li coltiva.”
Nikolai Pazchenko, ART4.RU museum of contemporary art. Testo tradotto dall’inglese
FACTORY OF FOUND CLOTHES
(Gruppo formato a Pietroburgo, 1995)
“Il progetto è dedicato all’opera Vele scarlatte di Aleksandr Grin. Nei manuali di letteratura della nostra infanzia sovietica questa composizione così romantica veniva
letta come un esempio di fiducia cieca (pertanto lodevole) nel radioso avvenire... un
concetto abbastanza generale, che comprendeva non solo la felicità personale del
singolo individuo, ma anche il meraviglioso futuro comunista di tutta l’umanità. Nel
lavoro abbiamo cercato di analizzare entrambe queste speranze. La prima è incarnata dalle donne anziane che aspettano... da così tanto tempo che la loro pazienza
è ormai agli sgoccioli e i nervi cominciano a cedere. Il secondo tipo di speranza è
rappresentato dalle giovani operaie che non aspettano più che un principe se le
porti via e pensano che confezionare le vele sia un loro preciso dovere.”
Factory of Found Clothes, Vele scarlatte, in Progressive Nostalgia, a cura di Viktor Misiano,
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2007
CONSTANTIN ZVEZDOCHOTOV, TELEFONO, 1988
FACTORY OF FOUND CLOTHES, SCARLET SAILS, 2005
SERGEY BRATKOV (Kharkov, Ucraina 1960)
Il lavoro di Bratkov è imbevuto di una poeticità sottilmente surrealista, di
grande ironia e umorismo. Nonostante questo, egli affronta questioni altamente complesse che riguardano la trasformazione culturale e il trattamento
ideologico delle immagini. Viktor Misiano ha fatto una considerazione sul
lavoro di Bratkov nel suo saggio The teenager Bratkov: “Bratkov appartiene
alla generazione secondo cui la retorica della ‘felice infanzia sovietica’ appariva come la dichiarazione di un fatto indubitabile. Eppure il suo sviluppo
personale ha trovato il modo di liberarsi dalla finzione ideologica.”
Le due fotografie della serie Tondo, esposte al padiglione russo nella Biennale di Venezia del 2003, rappresentano l’artista Constantin Zvezdochotov in
pose di fantasia, platealmente teatrali.
CONSTANTIN ZVEZDOCHOTOV, PAX CULTURA, 1992-93
SERGEY BRATKOV, TONDO, 2003
ILYA KABAKOV (Dnjepropetrvsk, Ucraina, 1933)
“Guardarsi allo specchio è stato, secondo me, il principio della guarigione: all’inizio degli anni ottanta cominciammo a prendere le distanze dalla figura del sovietico imprigionato dentro ognuno di noi. Nell’arte apparvero ironia, umorismo, riflessione e sguardo distaccato... Le mie opere comprendono testi specificatamente
russi, che si rifanno alla realtà e alla quotidianità russe. Il confine fra etnografia e arte è molto sottile, ma
se si esprimono problemi spaziali nel linguaggio dell’arte la gente li capisce, mentre l’etnografia finisce con
l’interessare solo sociologi e sovietologi.
Vi racconterò una favola: il fiume dell’arte scorre all’Occidente... Per quarant’anni abbiamo sentito parlare di
questo fiume. Pensavamo che non esistesse affatto... adesso io sono in questo fiume e sono molto felice di
nuotarci dentro. Ma sono un pessimo nuotatore e mi tengo ai lati.”
Ilya Kabakov, estratti da un’intervista con Haim Maor, in Artisti russi contemporanei, Centro per per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 1990
ILYA KABAKOV, CONCERTO PER MOSCA BLU E MATITA GIALLA, 1990
LEONID TISHKOV (Urali, Russia, 1953)
“In Russia ci confrontiamo con la vita uno a uno, siamo completamente soli ad affrontare il problema del
tempo, cioè della vita e della morte, il problema della perdita e del guadagno, della luna, del sole e della vita
di tutti i giorni. Potremmo, plausibilmente, rivolgerci a qualcuno per un aiuto. Ma siamo sempre soli... Comunque, questo non ci dovrebbe dispiacere o addolorare. La solitudine di questo genere significa che esistiamo,
che siamo qui, che siamo al centro dell’universo e siamo paragonabili alla Luna, agli altri corpi celesti.
Private Moon (Luna privata) è un poema visivo che racconta la storia di un uomo che ha incontrato la Luna
e rimane con lei per il resto della sua vita... Attraversando il confine fra due mondi, immerso in un sogno
e prendendosi cura della creatura celeste, l’uomo diventa un essere mitologico che vive nel mondo reale
come in una favola.“
Leonid Tishkov, Private Moon, 2003. Testo tradotto dall’inglese
LEONID TISHKOV, PRIVATE MOON, 2003-05 (REALIZZATA CON BORIS BENDIKOV)
VLADIMIR KUPRIYANOV (Mosca, 1954)
“Mi considero un regista, metto in scena gli elementi plastici dell’immagine. Nelle mie fotografie rappresento situazioni storiche strettamente legate alla quotidianità russa o alla storia della
Russia. Riportandole su lastre di vetro, su pellicola o su plexiglas, conferisco loro una nuova
dimensione spaziale, e anche temporale.” (Vladimir Kupriyanov)
“Lo spazio della metropolitana di Mosca si è rivelato ai miei occhi come un complicatissimo
intreccio di significati. Qui possiamo vedere espresse le ambizioni dei vari politici e dei vari
sistemi... un vero e proprio museo con sale degne di un palazzo reale... una cattedrale sotterranea eretta in un ridondante stile costruttivista...
Vladimir Kupriyanov, in Progressive Nostalgia, a cura di Viktor Misiano, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2007
ANATOLY OSMOLOVSKY (Mosca, 1969)
“Per l’avanguardia russa degli anni dieci e venti Majakovski fu una figura eroica... Quando
le autorità sovietiche eressero il monumento negli anni cinquanta fu come se lo avessero
dichiarato santo della Rivoluzione. Nella Russia criminal-liberale degli anni novanta questo
travisamento divenne palese. Osmolovsky ha riempito di nuovo significato storico lo spazio
svuotato di tali commemorazioni. (...) Per gli artisti d’avanguardia della nuova generazione
che hanno superato la tradizione totalitaria la memoria non attiene alla venerazione dei
monumenti. Essa vive in concrete azioni sociali che puntano l’attenzione sull’amnesia del
potere invariabile.”
OLGA KISSELEVA (Pietroburgo, 1965)
“Il progetto (In)visibile affronta il tema dei conflitti e delle tensioni innescate dalla nuova spartizione del mondo... Queste fotografie scattate durante delle manifestazioni di protesta sono il
contrappeso alle mappe animate che rappresentano lo stato attuale delle conquiste. Queste
immagini sono state stampate in bianco e nero e ne i simboli ne i testi sono leggibili. Malgrado
le situazioni che stanno dietro alle manifestazioni qui documentate siano differenti, in queste
fotografie si vede la stessa cosa: gente che non accetta tali spartizioni.”
Olga Kisseleva, in Progressive Nostalgia, a cura di Viktor Misiano, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2007
Constantin Bokhorov, Majakovski-Osmolovsky, in Documenta 12, Kassel, 2007. Testo tradotto dall’inglese
VLADIMIR KUPRIYANOV, TAGANSKAYA (MOSCOW METRO), 1995
ANATOLY OSMOLOVSKY, MAJAKOVSKI-OSMOLOVSKY, 1993
OLGA KISSELEVA, (IN)VISIBLE, 2006
SERGEI VOLKOV (Kazan, 1956)
“Ogni barattolo racconta una determinata storia, composta da
citazioni trivializzate, tratte dalla storia dell’arte, della politica,
della religione, della società. Ogni storia è collocata nello spazio triviale dei barattoli conservati che a loro volta sono situati
nello spazio espositivo del museo interessato. La superficie
permette allo spettatore di percepire più liberamente queste
citazioni banali, allo stesso modo in cui egli osserva il mondo da una finestra d’appartamento, da una macchina, stando
fermo davanti a una vetrina di un negozio o semplicemente
guardando lo schermo di vetro di un apparecchio televisivo
e non è certo una disgrazia se il contenuto di alcuni barattoli
è andato a male da molto tempo; essi restano perfettamente
pronti per l’uso ed anzi non è facile verificare la deperibilità dei
prodotti, in quanto sui barattoli non vi sono etichette indicanti
il luogo e l’anno di produzione.”
Sergei Volkov, Sull’installazione, in Artisti russi contemporanei, Centro per per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 1990
ANDREI ROITER (Mosca, 1960)
“Sono molto distante dall’idea di fare qualcosa di nuovo; piuttosto,
guardo alle cose che sono già qua e la, che sono già state fatte nella
storia della cultura, non solo quella russa. In generale, l’idea di creare
una realtà artificiale il cui risultato sia fuori controllo, penso che sia
una strada verso la fine molto legata ad idee dell’inizio della rivoluzione modernista. Non è solo una catastrofe ecologica. Penso che sia
connessa alla crisi politica... a un certo tipo di postcatastrofismo. Ho
la sensazione che sia l’inizio della fine. Almeno possiamo annusare la
crisi. Stiamo per uccidere gli alberi dopodiché dipingeremo le pareti
di questo colore verde, una falsa memoria di natura...”
Andrei Roiter, estratti da un’intervista con Philip Pocock, in “Journal of Contemporary Art”, 4.2,
1991. Testo tradotto dall’inglese
LARISSA REZOUN - ZVEZDOCHOTOVA
(Odessa, Ucraina, 1958)
“Vladimir Nabokov considerava il concetto russo di banalità
(poshlost’) culturalmente intraducibile in altre lingue: una combinazione di trivialità artistica e carenza di spiritualità, un’attitudine all’amore così come alla cultura di massa...
Le opere della pittrice Larissa Zvezdochotova offrono un’idea
alternativa di poshlost’, kitsch e cultura del quotidiano. L’artista
partecipa a un magico turnover di oggetti di tutti i giorni, memorie d’infanzia, e chichés d’arte alta. Dice di voler riscoprire
nel proprio lavoro tutto ciò che la storia dell’arte ha ignorato:
ricami amatoriali, vecchie cartoline, tappeti di daino, etichette
illustrate... tutti oggetti trovati che svelano le bellezze estetiche
minori della tetra cultura quotidiana sovietica e che sono stati
doppiamente censurati, dall’arte alta e dalla politica ufficiale.”
Svetlana Boym, The Poetics of Banality, in Fruits of Her Plume. Essays on Contemporary
Russian Women’s Culture, a cura di Helena Goscilo, 1993. Testo tradotto dall’inglese
SERGEI VOLKOV, MAGAZZINO D’ARTE, 1990
ANDREI ROITER, SENZA TITOLO, 1991
LARISSA REZOUN-ZVEZDOCHOTOVA, SENZA TITOLO, 1991
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci è la prima istituzione museale italiana con una sede costruita ex novo per presentare, collezionare, documentare e promuovere gli sviluppi delle ricerche artistiche più avanzate. Collocato sulla direttrice viaria tra Firenze e Pistoia, in prossimità
dell’ingresso est di Prato, ne testimonia il carattere intraprendente, dinamico, proprio di una città industriale attenta alla ricerca e all’innovazione sia
in ambito economico che culturale. Donato alla città nel 1988 dal Cavaliere del lavoro Enrico Pecci in memoria del figlio Luigi, scomparso prematuramente, è stato fondato con il contributo del Comune di Prato, di varie aziende, istituzioni pubbliche e privati cittadini.
Il Centro è attivo a livello internazionale con un’ampia programmazione di mostre temporanee, attività didattiche e di mediazione culturale, di documentazione e informazione sull’arte contemporanea, spettacoli ed eventi
multimediali. Presenta inoltre un’importante collezione permanente, composta da opere dei maggiori artisti
contemporanei, a testimonianza dell’attività espositiva e di ricerca del Centro.
La raccolta del museo pratese include soprattutto opere realizzate a partire dagli anni Ottanta e nella sua complessità presenta al meglio le tendenze e gli sviluppi del linguaggio artistico del nostro presente.
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI - PRATO
territoria 4
Museo Aero Solar, 2007-2009
progetto ideato da Tomas Saraceno,
coordinamento di Alberto Pesavento
MOSTRE IN CORSO
fino al 2 agosto 2009
Loris Cecchini. Dotsandloops, Sale museo
mostra a cura di Marco Bazzini e Stefano Pezzato
Massimo Listri. Biblioteche, Sala teatro
mostra a cura di Marco Bazzini
La ricchezza della collezione e la carenza di un suo permanente spazio espositivo all’interno dell’attuale edificio
progettato da Italo Gamberini, esponente di spicco del movimento razionalista toscano, sono i motivi che hanno
indotto il Consiglio direttivo del Centro a promuovere la possibilità di un ampliamento dell’edificio esistente e la
famiglia Pecci a commissionare il progetto all’architetto Maurice Nio, figura tra le più interessanti dell’innovativa
scena architettonica internazionale. La nuova sfida lanciata dal Centro e dalla famiglia Pecci è stata accolta con
favore dal Comune di Prato e dalla Regione Toscana che ne finanziano la realizzazione.
Attraverso l’esposizione continuativa della collezione e l’aggiornamento dei servizi, al termine dei lavori previsti
dal 2009 al 2011 e che non comporteranno l’interruzione dell’attività espositiva, si potrà consolidare il ruolo di
museo d’arte contemporanea regionale e riaffermarne il carattere di eccellenza e unicità nel panorama artistico
nazionale e internazionale.
L’ampliamento architettonico progettato da Maurice Nio risponde ad alcuni requisiti fondamentali: raddoppiare lo spazio espositivo a disposizione
e permettere un’ampia presentazione del patrimonio permanente accanto alle mostre temporanee; facilitare la suddivisione degli spazi interni e
l’alternanza dei progetti espositivi: migliorare la circolazione generale dei visitatori; individuare un ingresso principale e rivolgere all’esterno i servizi
di accoglienza, le aule didattiche, gli spazi per la vendita commerciale e la ristorazione che sono ormai parte integrante dell’offerta culturale del
museo contemporaneo. Il progetto ad anello proposto da Nio tende a sottolineare il carattere specifico dell’edificio esistente, intimamente raccolto
verso il proprio interno, abbracciandolo esternamente e integrandosi ad esso per effetto di un’eco che si propaga alla fabbrica moderna, quindi alla
piazza umanistica e al teatro classico evocati nell’architettura di Gamberini. Con servizi al pubblico rinnovati e spazi espositivi ampliati, il Centro potrà
rappresentare e promuovere l’immagine di una città e di una regione in cui, oltre a lunghe tradizioni culturali e grandi civiltà artistiche del passato,
hanno sede anche significativi esempi e molteplici sviluppi d’arte contemporanea.
PROGRAMMA 2009
fino al 28 febbraio 2010
Bert Theis. Building Philosophy, Lounge / Project Room
mostra a cura di Stefano Pezzato e Marco Scotini
MOSTRE/EVENTI IN PROGRAMMA
13 settembre - 8 novembre 2009, varie sedi, Volterra (PI)
Mauro Staccioli. Volterra: luoghi d’esperienza
mostra realizzata in collaborazione con il Comune di Volterra
after utopia Marcos Chaves, Fontana, progetto site specific
19 - 26 settembre 2009, Teatro/Sale museo
Videominuto XXVII edizione Festival internazionale di video
della durata di 1 minuto, nell’ambito del Festival “Economia3”,
promosso dalla Regione Toscana
Lumen The Italian Videoart scene, mostra a cura di Raffaele Gavarro
23 - 25 settembre 2009, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid
Misura Italiana, rassegna d’arte video, a cura di Marco Bazzini
realizzata in collaborazione con MNCARS
Dal 24 settembre 2009 - 10 gennaio 2010, Spazio collezione
Lena Liv. Hekhalot, mostra a cura di Marco Bazzini
realizzata in collaborazione con il Tel Aviv Museum of Art
3 ottobre - 14 Novembre 2009, varie sedi
Cantagallo - Carmignano - Montemurlo - Prato
Territoria 4, rassegna d’arte contemporanea della Provincia di Prato,
a cura di Bert Theis
24 ottobre 2009 - 14 febbraio 2010, Sale museo
After Utopia. Uno sguardo sull’arte contemporanea brasiliana
mostra a cura di Marco Bazzini e Atto Belloli Ardessi
24 ottobre 2009 - 10 gennaio 2020, Sale biblioteca
Pier Giorgio Branzi. Giro dell’occhio
mostra a cura di Alessandra Mauro
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Viale della Repubblica 277, Prato - orari 10-19, chiuso martedì - info 0574 531828 - centralino 0574 5317
Ufficio Stampa / Comunicazione: [email protected], [email protected] - Ufficio Stampa nazionale: [email protected] - www.studiopesci.it
www.centropecci.it
lena liv senza titolo (progetto Mosca), 2008
ATTIVITÀ PROMOSSA DA
CON IL CONTRIBUTO DI
CON IL SOSTEGNO DI
PARTNER UFFICIALE
MEDIA PARTNERS
bert theis Isolartcenters, 2008-2009
Sergey Bratkov
Factory of Found Clothes
Dmitri Gutov / Radek Community
Ilya Kabakov
Anastasia Khoroshilova
Olga Kisseleva
Vladimir Kupriyanov
Anatoly Osmolovsky
Larissa Rezoun-Zvezdochotova
Andrei Roiter
Leonid Sokov
Leonid Tishkov / Boris Bendikov
Sergei Volkov
Constantin Zvezdochotov