La Tradizione dlla Pizza Bianca

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La Tradizione dlla Pizza Bianca
La Tradizione dlla Pizza Bianca
L’elemento centrale della "Settimana Santa" a Carchitti, è ancora oggi la "pizza bianca" che, in
verità, bianca non è perché assume il colore giallo del tuorlo d’uovo, suo ingrediente principale.
Questo tipico dolce carchittano, negli anni del dopoguerra, era un lusso averlo a tavola e perciò
veniva preparato in occasione della festa più importante dell’anno, la S. Pasqua di
Resurrezione. Per tale motivo è chiamata anche "pizza di Pasqua". La sua forma richiama la
luna piena di marzo, proprio quella in cui cade detta festività. La sua preparazione avviene di
sera a cura delle attempate massaie che per primo devono procurarsi il lievito naturale
composto da farina di grano unita a quella di mais, acqua e sale, messo da parte in occasione
di recente impasto per il pane. Si fa sulla madia un cumulo di farina di grano tenero, vi si forma
una specie di cratere e lo si riempie di tuorli ed albumi di uova (di galline ruspanti), zucchero,
sale, uva sultanina, un po’ di liquore dolce, noce moscata e si amalgama il tutto fino ad avere
un impasto omogeneo ed elastico a forza di capovolgerlo e sbatterlo sulla tavola con non poca
fatica. Il tutto viene avvolto con una tovaglia e coperto ancora con plaid di lana e si lascia a
lievitare fino al giorno seguente. Al mattino, l’impasto viene rimosso (rimenato) sezionato in
pagnotte, ricoperto e lasciato ancora lievitare. Dopo di che, col forno a legna pronto alla giusta
temperatura, si spalmano le pagnotte con uovo battuto, cosparse di confettini multicolori, semi
di anice, due affondi con le dita ed ornamenti con il bordo di un bicchiere, e via alla cottura.
Qualche massaia più incline alla religione usava nel passato infilare sulla pagnotta anche
minuscoli ramoscelli d’ulivo benedetto la domenica delle Palme. Le "Pizze", appena sfornate,
vengono adagiate «spianatora» che, portata sulla testa orgogliosamente dalle donne verso
casa, inebriano le vie del paese di un dolce profumo esclusivo del periodo pasquale. Negli anni
in cui il parroco, dato l’esiguo numero delle famiglie residenti in Carchitti, portava la benedizione
nelle case il Sabato Santo, le pizze venivano esposte su una bianca tovaglia perché anch’esse
fossero benedette e solo allora potevano essere affettate per la degustazione. La mattina di
Pasqua, per tradizione e schietto gesto di solidarietà, ancora ai giorni nostri, una intera pizza
viene offerta ad una famiglia vicina colpita durante l’anno da un lutto, affinché anche in essa
regnasse il clima di serenità e gioia della Resurrezione di Cristo.
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