Verso un`economia a bassa emissione di

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Verso un`economia a bassa emissione di
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Global
Verso un’economia a bassa
emissione di carbonio
e ad alta efficienza energetica
L’energia alimenta la crescita
ed è un requisito essenziale
per lo sviluppo economico
e sociale.
Björn Stigson
Presidente World Business Council
for Sustainable Development
E
ntro il 2050 la domanda mondiale di
energia potrebbe raddoppiare con l’aumento della popolazione e con l’espansione
delle economie in via di sviluppo e del miglioramento degli standard di vita dei loro cittadini. Un
aumento incontrollato della domanda di energia
creerà un incremento delle emissioni di gas serra.
Questo è il motivo per cui le azioni contro i cambiamenti climatici costituiscono oggi una priorità per
i governi del mondo. Camminando in una grande
città, ci si rende conto immediatamente che il
cemento è una delle basi della nostra modernità. Nel 1959, circa un terzo della popolazione
mondiale viveva nelle città. A metà 2008, più di
3,3 miliardi di persone – la metà della popolazione
mondiale – si sono trasferiti nelle aree urbane.
Imponenti edifici, riflessi diffusi di acciaio e vetro,
rumore del traffico, insegne al neon e trambusto
di una grande massa di umanità: che ci piacciano
o meno, le città sono il simbolo del nostro tempo.
In base all’ultimo Rapporto Habitat delle Nazioni
Unite, solo nei Paesi in via di sviluppo negli ultimi
vent’anni, ogni settimana, 3 milioni di persone si
sono trasferite nelle città. Tutte queste persone
devono avere uno spazio in cui vivere. In tutto
il mondo, per soddisfare i nuovi flussi migratori,
vengono costruiti un numero crescente di abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro e strade,
spesso utilizzando cemento o prodotti cementizi.
Il calcestruzzo è secondo solo all’acqua nei volumi
totali delle risorse consumate annualmente dalla
società globale. Qualsiasi aumento della domanda
di cemento produce, quindi, significative conseguenze per il consumo di energia e le emissioni
mondiali di gas serra. Basta pensare che gli edifici
sono responsabili di più del 40% dell’uso di energia
nella maggior parte dei Paesi: un consumo, questo,
destinato solo ad aumentare soprattutto in Paesi
come Cina e India, in cui l’espansione del settore
delle costruzioni, per far fronte ai nuovi bisogni
della popolazione, si conferma anche in questa
fase di crisi economica e finanziaria.
L’energia come indicatore chiave
dello sviluppo umano
Il modo in cui produciamo e utilizziamo l’energia
sarà una parte fondamentale del modo con cui
affronteremo il cambiamento del clima globale.
L’energia alimenta la crescita, costituisce un requisito fondamentale per lo sviluppo economico e
sociale. È essenziale per alimentare l’industria,
per sostenere le infrastrutture e per portare beni
e servizi ai mercati. Le comunità hanno bisogno
di energia per i loro bisogni primari, come il riscaldamento, l’illuminazione e la preparazione del
cibo. Non c’è dubbio che una parte della popolazione mondiale dispone di una quota scarsa di
energia, mentre un’altra parte ne fa decisamente
spreco. L’accesso all’energia è un indicatore chiave
dello sviluppo umano. Un miliardo di persone che
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vivono nelle regioni più sviluppate del mondo
consuma metà dell’offerta globale di energia,
mentre 1,6 miliardi di persone nelle regioni più
povere non hanno nemmeno accesso all’elettricità. Non può dunque sorprendere che queste
popolazioni aspirino a vivere meglio, e dovremo
quindi essere in grado far fronte a un aumento
della domanda energetica.
Quest’anno, al Forum Mondiale dell’Economia
di Davos, il Segretario Generale dell’ONU, Ban
Ki-moon, ha dichiarato ai capi di governo e ai grandi
operatori economici presenti che il cambiamento
del clima minaccia i nostri obiettivi di sviluppo
sociale e di progresso, ma che, al tempo stesso,
rappresenta per tutti una grande opportunità.
Concordo con questo punto di vista. “Combattendo i cambiamenti climatici possiamo risolvere
molte criticità attuali: lo stesso rischio di recessione
economica,” ha detto Ban. “Siamo a un crocevia
ed è importante rendersi conto che abbiamo la
possibilità di scegliere. Possiamo decidere per una
visione unilaterale di breve periodo e ragionare
in termini di business as usual. Oppure possiamo
optare decisamente per la cooperazione e il partenariato su una scala mai registrata fino ad ora.
Oggi – ha anche chiarito – con la crisi economica
e il cambiamento del clima globale, la sfida per
le imprese non è mai stata più dura. Ma per le
imprese con una visione strategica, le possibilità di
ritorno sono altrettanto elevate. La green economy
è a bassa emissione di carbonio ed efficiente dal
punto di vista energetico. Crea lavoro. Gli investimenti in tecnologie sostenibili trasformeranno la
crisi di oggi nella crescita sostenibile di domani”.
Anche il Premier cinese Wen Jiabao si è espresso
a Davos. Ha annunciato che il suo governo investirà in modo crescente nei prossimi due anni per
cercare di alleviare l’impatto della crisi finanziaria.
“Gli investimenti saranno prevalentemente rivolti
a progetti abitativi, a progetti finalizzati al benessere delle popolazioni rurali, alla costruzione di
ferrovie e ad altre opere infrastrutturali, a progetti
di protezione ambientale di recupero e ricostruzione delle zone terremotate”. La Cina già attualmente impiega la metà della produzione mondiale
di cemento e, con gli Stati Uniti, è il Paese con
maggiori emissioni di anidride carbonica e il principale utilizzatore di carbone. Le indicazioni del
premier Wen dimostrano chiaramente che questi
livelli di consumo probabilmente resteranno inalterati in futuro.
Strategie energetiche a bassa
emissione di carbonio
Se vogliamo essere seri nel cercare una soluzione
al problema del clima globale, dobbiamo ridurre in
modo significativo gli impatti dell’uso di combustibili fossili e trovare strade per fare fronte alle
nostre emissioni di gas serra. Per fare questo,
dobbiamo massimizzare la nostra efficienza
Un miliardo di
persone che
vivono nelle regioni
più sviluppate
del mondo
consumano metà
dell’offerta globale
di energia, mentre
1,6 miliardi di persone
nelle regioni
più povere non hanno
nemmeno accesso
all’elettricità.
Queste popolazioni
aspirano a vivere
meglio, e dobbiamo
essere in grado di far
fronte a un aumento
della domanda
di energia.
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Gli investimenti
in tecnologie
sostenibili
trasformeranno
la crisi attuale
nella crescita
di domani.
energetica, sviluppare fonti di energia a bassa
emissione di carbonio e dare spazio a tecnologie
come la cattura e lo stoccaggio di carbonio.
Nell’ambito del World Business Council for
Sustainable Development lavoriamo con circa
200 tra le aziende leader a livello mondiale per
trovare strade economicamente affidabili ed eque
per uno sviluppo sostenibile. Queste aziende – e
molte altre nel mondo – stanno fronteggiando
una fase di grande crisi finanziaria. Nonostante
ciò, sono pienamente consapevoli del fatto che
ogni soluzione a favore del clima richiederà importanti investimenti. La quota principale degli investimenti per sviluppare e diffondere le tecnologie
a bassa emissione di carbonio ricadrà sul business.
La Convenzione Quadro ONU sul Clima (UNFCCC)
ha suggerito che il flusso principale di investimenti per fronteggiare il cambiamento climatico
arrivi dal settore privato. Nel solo comparto energetico, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE)
ha stimato che saranno necessari investimenti
aggiuntivi pari a 45mila miliardi di dollari USA nel
settore mondiale dell’elettricità entro il 2050 per
renderlo low-carbon, dimezzando le emissioni
globali di gas serra.
Un nuovo patto per il clima
Ma ciò che oggi manca al mondo delle imprese
è la chiarezza. Le imprese hanno le conoscenze
tecniche necessarie, il pensiero strategico, l’approccio innovativo e almeno una parte dei capitali
di investimento necessari. Ma quello che il sistema
delle imprese non ha è la cornice internazionale
entro la quale poter investire con fiducia dopo il
2012. Per questo motivo è così importante che
a dicembre prossimo, a Copenhagen, venga
raggiunto un nuovo accordo globale per il clima,
capace di fornire la cornice delle azioni che i Paesi
dovranno intraprendere per gestire le proprie
emissioni di carbonio. Le aziende che partecipano
al WBCSD saranno in prima linea per sostenere la
ricerca tecnologica, lo sviluppo e la diffusione che
si renderanno necessari nel mondo per passare a
un sistema di fonti di energia a basso contenuto di
carbonio. Queste aziende ci stanno dicendo però
che è necessario fare molto per motivare investimenti della scala che sarà effettivamente richiesta. L’efficienza energetica è ampiamente condivisa come la misura più vantaggiosa dal punto di
vista economico per mitigare il cambiamento del
clima. L’AIE sostiene che l’efficienza energetica
potrebbe contribuire del 50% circa a dimezzare
nei prossimi decenni le emissioni di anidride carbonica. È una soluzione che riduce i costi dell’energia, la dipendenza dall’import, la vulnerabilità dei
prezzi delle fonti energetiche e le emissioni di gas
serra. Dovrebbe quindi essere messo in campo uno
sforzo globale per sfruttare al massimo l’enorme
potenziale dell’efficienza energetica nella fase
attuale.
Come supportare le nuove tecnologie
Molte delle tecnologie necessarie per fronteggiare il cambiamento climatico sono già disponibili. Mancano tuttavia i finanziamenti necessari
per sviluppare i grandi progetti dimostrativi che
precedono la diffusione delle nuove tecnologie. Su
questo punto, i policy makers e i governi possono
essere di grande aiuto. Dobbiamo creare partnerships tra pubblico e privato per fa sì che i governi,
gli enti di ricerca e sviluppo, le aziende e gli utilizzatori finali delle tecnologie possano lavorare insieme
per organizzare, finanziare, definire, sviluppare
e infine dimostrare nuove tecnologie nel modo
più tempestivo possibile. Gli strumenti finanziari
esistenti dovranno essere mantenuti, snelliti e resi
più estesi per generare un vero mercato globale
del carbonio.
Gli accordi di settore sono uno strumento ulteriore
che, secondo il mondo del business, potrebbe
essere incoraggiato. Questi accordi potrebbero
essere complementari all’accordo globale, focalizzandosi su attività di riduzione delle emissioni,
di supporto alle tecnologie e di finanziamento
nell’ambito di settori specifici. L’obiettivo potrebbe
essere in alternativa il miglioramento dell’efficienza o la riduzione delle emissioni, ovvero mirato
ad azioni indirette di investimento in tecnologie specifiche a basso contenuto di carbonio per
utilizzi futuri. Questi progetti potrebbero aiutare
i Paesi in via di sviluppo, favorendo l’introduzione
di nuove infrastrutture e tecnologie, generando al
tempo stesso le capacità e le competenze necessarie per trarne il massimo beneficio.
La Cement Sustainability Initiative
Il WBCSD ha un’esperienza specifica di interventi
settoriali. Ad esempio, la Cement Sustainability
Initiative (CSI) è un programma volontario delle
aziende del cemento leader a livello mondiale che,
fin dal suo avvio nel 1999, si è focalizzato sulle
principali sfide per la sostenibilità di questo settore
industriale. È esattamente il tipo di progetto su
larga scala che vediamo ben integrarsi con un
nuovo accordo globale per il clima. Nel 2002, i
leader di alcune delle principali aziende mondiali
del settore del cemento si sono impegnati a intraprendere azioni in ambiti come il cambiamento
del clima, la salute e la sicurezza dei lavoratori,
l’uso di combustibili e materie prime alternativi, la
corretta gestione degli impatti sul territorio e delle
diverse forme di inquinamento. Da allora si sono
ottenute consistenti riduzioni nell’intensità delle
emissioni di anidride carbonica per tonnellata di
cemento prodotto. Tra il 1990 e il 2006 tutte le
aziende partecipanti alla CSI hanno ridotto l’intensità delle loro emissioni in media del 12%. Gli
interessanti progressi fatti dalle aziende CSI nel
misurare, rendicontare e mitigare le emissioni di
anidride carbonica e di altre sostanze inquinanti
sono stati possibili grazie a quattro punti fermi
sviluppati nel corso dell’iniziativa. Si tratta in particolare di: un protocollo comune di misurazione e
di rendicontazione, la verifica esterna dei rendiconti sulle emissioni, un database globale sulle
performance energetiche e di emissione dei singoli
impianti e dei target di riduzione delle emissioni
fissati dalle aziende aderenti. Attualmente i dati
sono stati raccolti e analizzati considerando come
anni base il 1990, 2000, 2005 e il 2006. In questi
anni è chiaro che la produzione di cemento e
le conseguenti emissioni di anidride carbonica
sono aumentate, soprattutto a causa dei Paesi in
via di sviluppo che hanno dato il via alla costruzione delle infrastrutture necessarie per popolazioni ed economie in forte crescita. Sappiamo
che l’80% delle future emissioni di carbonio del
settore del cemento saranno generate dai Paesi
in via di sviluppo. Ma è ugualmente chiaro che le
emissioni di anidride carbonica non sono aumentate in modo proporzionalmente diretto all’incremento della produzione di cemento, e ciò dipende
appunto dai miglioramenti che sono stati introdotti
in termini di riduzione dell’intensità delle emissioni
nel processo di produzione del cemento. Nel 2006
a ogni tonnellata di cemento prodotto è corrisposta l’emissione di 661 kg di anidride carbonica,
contro i 725 kg registrati nel 1990.
Diverse possibilità per il mondo
È evidente che il mondo avrà bisogno di differenti
opzioni di policy per realizzare i grandi cambiamenti richiesti dal riscaldamento globale. La CSI è
un progetto finalizzato sia a individuare i requisiti
generali di sostenibilità del settore del cemento sia
a identificare le esigenze specifiche del settore in
relazione ai possibili interventi di mitigazione dei
cambiamenti climatici. Questo approccio potrebbe
rappresentare la strada giusta per una più ampia
cornice finalizzata alla protezione del clima sulla
base di dati trasparenti sulle emissioni, di strumenti
specifici di implementazione e di coerenti opportunità di mitigazione. È fondamentale che ogni
approccio settoriale si sviluppi nell’ambito della
Convenzione ONU per il Clima e che sia compatibile con gli strumenti esistenti e futuri. Dati verificati sulle emissioni dovrebbero essere utilizzati per
stabilire gli obiettivi di osservanza, dovrebbe essere
prevista la possibilità di revisione degli obiettivi nel
tempo e dovrebbero essere coinvolti i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.
L’efficienza ambientale raggiunta attraverso l’iniziativa CSI ha dimostrato che gli approcci basati
su accordi settoriali possono costituire uno strumento adeguato per fronteggiare il cambiamento
del clima. Avremo bisogno di tutti gli strumenti di
cui disponiamo. Le imprese capiscono che questa
è una partita comune da giocare e sono disponibili
a continuare a lavorare, pianificare e investire per
il futuro. Il mondo è in grado di passare a un’economia a basso contenuto di carbonio, ma questo
richiederà molto lavoro comune a Copenhagen
e altrove. La comunità del business è pronta a
rappresentare una parte della soluzione. ■
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Oggi, con la crisi
economica e
il cambiamento
del clima globale,
la sfida per
le imprese non
è mai stata così
dura. Ma per le
imprese con una
visione strategica,
le possibilità
di ritorno sono
altrettanto
elevate. La green
economy è a
bassa emissione
di carbonio ed
efficiente dal
punto di vista
energetico.
Inoltre, genera
occupazione.
Il WBCSD
I
l World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) è
un’associazione unica nel mondo, che riunisce i capi di circa 200
aziende con il solo obiettivo di esplorare il rapporto tra business e
sviluppo sostenibile. Il Council fornisce alle aziende aderenti una piattaforma per esplorare i vari aspetti della sostenibilità, condividere
conoscenza, esperienze e buone pratiche, e per rappresentare le posizioni del business su questi temi in una molteplicità di forum e incontri
con istituzioni governative, intergovernative e non-governative.
www.wbcsd.org