TE Box n.3 - Toscana Energia

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TE Box n.3 - Toscana Energia
Toscana Energia Box n. 3 - Gennaio 2013 - Rivista inviata in omaggio
economia•territorio•arte
12 22 32
SEN
opinioni
a confronto
Enrico Rossi
Toscana e
Green Economy
B.B. King
sono ancora
il re del Blues
PRIMOPIANO
ENERGIETOSCANE
Focus • Punti di Vista
Mercato • World Report
Tendenze • Novità
Decisioni • Progetti
4
22
di Angelantonio Rosato
di Angela Feo
8
26
Geopolitica del gas: ecco perchè
UE e Russia resteranno legate
Se il grande freddo fa mancare il gas
di Diego Gavagnin
12
DOSSIER SEN
Più gas prodotto in Italia
di Davide Tabarelli
Un passo avanti, ma l’orizzonte
temporale è limitato
Enrico Rossi: puntiamo
sulla green economy
A Pisa l’energia
è un gioco da ragazzi
di Michela Signorini
28
Gas e fonti rinnovabili,
un viaggio per la Toscana
di Michela Signorini
di Giovanni Battista Zorzoli
18
Quando l’energia arriva dalle onde
di Claudia Riani
TERZAPAGINA
Arte • Cultura • Musica
Sport • Rubriche
Toscana Energia Box n. 3 - Gennaio 2013
Periodico di Toscana Energia
Registrazione del Tribunale di Firenze
n. 5855 del 15/11/2011
Direttore responsabile: Angela Feo
A cura dell’Ufficio Comunicazione
e Gestione del Brand di Toscana Energia
Hanno collaborato:
Marco Boscolo, Alberto Clò, Rosella Fantoni,
Ernesto Ferlenghi, Diego Gavagnin, Giovanni
Nardi, Elisabetta Quattrini, Claudia Riani,
Angelantonio Rosato, Michela Signorini,
Davide Tabarelli, Giovanni Battista Zorzoli.
Si ringraziano:
Remo Fattorini, Elena Marazzita,
Alice Momolo, Antonio Piccioli,
Bruno Possenti, Carlo Visintini.
La rivista Toscana Energia Box, per garantire
al massimo l’obiettività dell’informazione,
lascia ampia libertà di trattazione
ai suoi collaboratori, anche se non sempre
ne può condividere le opinioni.
Direzione, redazione, amministrazione:
Via dei Neri 25 - 50122 Firenze
Progetto grafico e impaginazione:
Sesamo Comunicazione Visiva sas
www.sesamo.net - [email protected]
www.toscanaenergia.eu
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Il re che lavorava
nei campi di cotone
di Marco Boscolo
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Il tesoro nascosto tra i ghiacci
di Ernesto Ferlenghi
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In Italia ho trovato
la patria della mia arte
di Angela Feo
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Gira l’angolo
di Michela Signorini
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Pillole di energia
22
a cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini
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Consigliato da
di Alberto Clò
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Palazzo Blu, una perla ritrovata
di Giovanni Nardi
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Per Toscana Energia il prossimo futuro segnerà un momento di svolta straordinaria. Le
gare per l’assegnazione della distribuzione del
gas sono imminenti e la società si sta organizzando per parteciparvi con gli strumenti finanziari più idonei. Le gare si svolgeranno in un
contesto nuovo, gli undici ambiti territoriali decisi dal ministero, che richiede un piano strategico adeguato. Un piano che la società ha voluto
condividere con i suoi soci nel novembre scorso:
abbiamo compiuto un viaggio nella regione per
incontrare e confrontarci con le amministrazioni pubbliche del territorio. Un percorso intenso,
dieci tappe che hanno registrato una partecipazione in forte crescita rispetto alla precedente
edizione e un giudizio generale positivo sull’azienda e sul suo operato.
All’appuntamento con la liberalizzazione
del mercato della distribuzione del gas, Toscana Energia si presenta con una solida situazione finanziaria e patrimoniale, come dimostra il
Rating 1, il più alto riconoscimento in materia
di affidabilità economica e finanziaria: questa
certificazione, finora conferita a meno del 6%
delle aziende italiane, attesta l’ottimo stato di
salute della società.
Di questo e di molto altro si parlerà in questo nuovo numero della rivista che, come sempre, offre un’opportunità di approfondimento
dei grandi temi energetici e della loro declinazione su scala globale, nazionale e locale. Non
manca un ampio spazio dedicato alla cultura:
la nostra azienda investe parte dei suoi utili per
promuovere e sponsorizzare eventi culturali di
primo piano. Siamo convinti di contribuire anche in questo modo alla crescita del territorio
in cui operiamo.
Lorenzo Becattini
toscana energia box
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Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
La rete del metano poggerà sempre di più sui due gasdotti:
Geopolitica
del
gas
:
ecco perchè UE e Russia
Foto: istockphoto
resteranno legate
di Angelantonio Rosato
Ad
oggi la destinazione naturale del gas russo resta l’Europa, men-
tre per il
Vecchio Continente l’opzione
troppi punti problematici
4
dello
Shale Gas
presenta ancora
North Stream, sull’asse Mosca–Berlino e South Stream, sull’asse Mosca-Roma
La relazione
energetica UE-Russia è spesso descritta, assai
sbrigativamente, come dipendenza della
prima dalla seconda. È davvero così? Dal
punto di vista strutturale, essa è basata su
un’intricata rete di pipeline orientata dalla
Russia verso l’Europa occidentale. Tale complessa rete nel prossimo futuro, ed in parte
già oggi, poggerà fondamentalmente su
due nuovi assi: quello Mosca–Berlino (prioritario), realizzato dal gasdotto North Stream, già operativo, e quello Mosca–Roma
(secondario), affidato al gasdotto South
Stream, in via di realizzazione e non ancora
operativo (tempi previsti: 2013–2015).
Lo scopo di questi due gasdotti è di
bypassare l’Europa orientale, e soprattutto
l’Ucraina, dove attualmente transita l’80%
del gas russo diretto in Europa e dove avverrebbero (secondo Mosca) i prelevamenti illegali di gas, specialmente quando le
temperature si fanno più rigide.
Lo scopo precipuo di South Stream è di
rendere vano l’alternativo progetto Nabucco, sponsorizzato da Washington. È possibile che ciò accadrà perché Nabucco ha un
problema fondamentale: nel suo consorzio
internazionale non ci sono Paesi dotati di
consistenti riserve di gas, quindi la vera domanda è: chi metterà il gas dentro Nabucco?
Alla luce di quanto detto la relazione
energetica UE-Russia va rivisitata. Possiamo
affermare che non si tratta di dipendenza
ma di inter-dipendenza energetica tra UE e
Federazione Russa. Infatti esiste da tempi
non sospetti (già in piena Guerra Fredda)
un sistema collaudato di consegna degli
idrocarburi russi basato sulla succitata rete
di pipeline. Tale rete è presente sul continente europeo per ragioni geo-economiche
e storiche. Ed è rigidamente orientata dalla
Russia verso l’Europa occidentale: ergo si
può affermare che oggi la Russia è sostanzialmente solo un supplier regionale.
La via asiatica
per Mosca non costituisce un’alternativa immediata
alla
via europea
toscana energia box
È necessario sfatare un mito, quello
della via asiatica come alternativa immediata alla via europea per Mosca. Ciò non
è possibile oggi per varie ragioni, tra cui
la più forte è la seguente: esiste solo un
progetto serio di gasdotto dalla Russia alla
Cina. Si tratta dell’Altai Gas Pipeline che
una volta realizzato dovrebbe estendersi
dalla Siberia occidentale alla Cina nord-occidentale; ma in verità il progetto è in stallo
perché Mosca e Pechino non riescono a
mettersi d’accordo sul prezzo del gas. Gli
europei pagano, e pagano molto bene, le
forniture energetiche di Mosca, mentre i cinesi vogliono cheap gas e soprattutto non
vogliono dipendere energeticamente dalla
Russia. Pechino preferisce semmai prendere direttamente il metano in Asia centrale.
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Foto: © SERGEI KARPUKHIN / POOL/epa/Corbis
•
Dunque oggi la destinazione naturale
del gas russo resta l’Europa. Il rischio che
la Russia possa riorientare il totale delle
sue esportazioni energetiche verso oriente
non è immediato. Rischio non immediato
non vuol dire inesistente, cioè che un riposizionamento verso est non possa verificarsi nel medio/lungo termine, soprattutto
se la Cina e gli altri Paesi asiatici vorranno
pagare un price adeguato alle richieste di
Mosca, e superiore a quello finora accettato dagli Stati europei. Ciò aprirebbe scenari completamente nuovi.
In ogni caso, ci sarebbero alternative al
gas russo per la UE? Secondo una scuola
di pensiero, per i Paesi dell’Unione Europea
una possibile alternativa al gas russo è lo
Shale Gas (il gas da scisti bituminosi) molto
presente sul territorio nordamericano e, forse, pure in Polonia. Tuttavia, contro lo Shale Gas stanno crescendo forti opposizioni
ecologiste in Europa, soprattutto in Francia,
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Per l’Europa
il tradizionale sistema
di consegna del gas via tubo
da Russia e Africa
resta il più sicuro e
affidabile
legate alla tecnica dell’Hydraulic Fracturing
(spesso accorciato in HydroFracking), ovvero la tecnologia che serve a “liberare” il gas
dagli scisti in cui è intrappolato.
Ma ci sono altre perplessità, di carattere geo-economico, circa lo Shale Gas come
alternativa energetica per l’Europa. Finora,
malgrado grandi entusiasmi, non una singola molecola di Shale Gas è stata ancora
estratta in Polonia e nessuno sa quanto
ce ne sia veramente, mentre quello proveniente dall’America (non solo USA ma
anche Canada) potrà invadere massicciamente i mercati internazionali non prima
di dieci anni da oggi. Inoltre, è possibile,
anzi probabile, che per allora lo Shale Gas
sarà scambiato ai nostri antipodi: le future esportazioni di Shale Gas dall’America,
necessariamente sotto forma di GNL via
nave, potrebbero infatti semplicemente
bypassare l’Europa ed andare direttamente in Asia. Questo se gli USA decideranno
di esportare il loro Shale Gas invece che
consacrarlo alla ripresa economica nazionale, il che non è affatto da scartare.
Da non dimenticare poi che il Gas Naturale Liquefatto deve essere rigassificato.
E qui interviene la scellerata sindrome nazionale NIMBY (Not In My Back Yard), tanto diffusa che si potrebbe parlare di Italia
nimbyzzata. A causa delle opposizioni loca-
••
È cruciale
per l’Italia e per l’UE
potenziare al più presto
la diversificazione
degli approvvigionamenti
energetici
Foto: © Stefan Sauer/dpa/Corbis
•
Il presidente russo Putin
alla cerimonia per l’inizio
li, oggi in Italia esiste un solo rigassificatore
degno di questo nome, a Rovigo, ma può
soddisfare solo il 10 per cento del fabbisogno nazionale di gas. Appare chiaro che in
queste condizioni l’opzione Shale Gas / GNL
non è praticabile nel nostro Paese.
Inoltre, lo Shale Gas sarebbe vantaggioso solo se acquistato sul mercato spot,
altrimenti si riprodurrebbe la stessa “servitù
del tubo” cui siamo già sottoposti, per di
più aggravata dall’aleatorietà del trasporto
via mare. Però, la quota di GNL scambiata
su base spot a breve termine è minoritaria. La parte di gran lunga prevalente viene tuttora venduta sulla base di contratti
di lungo termine dalle formule indicizzate
analoghe a quelle del gas via pipeline (Take-or-Pay Agreement). Così, se passassimo
dalla “servitù del tubo” russo/africano alla
dipendenza da Shale Gas/GNL, ci ritroveremmo alla casella di partenza con problemi anche peggiori da risolvere.
È assai rischioso affidarsi solo o principalmente al GNL ed agli acquisti spot.
Tra l’altro con i rigassificatori attualmente
operativi, il GNL non sarebbe mai in grado
di sostituirsi al gas via tubo per coprire l’intero fabbisogno europeo. Insomma oggi,
con l’apertura del gasdotto North Stream e la prossima realizzazione del South
Stream, resta più sicuro ed affidabile per
l’Europa il tradizionale sistema di consegna via tubo da Russia/Africa, come dimostra l’evidenza storica che persino durante
i periodi più critici della guerra fredda e
la terribile guerra civile algerina, non ci
sono mai state interruzioni rilevanti delle
forniture da Mosca e da Algeri, i nostri
principali fornitori di gas. Inoltre, è molto
difficile e costoso rompere un Take-or-Pay
Agreement, ossia il normale contratto per
le forniture di gas via tubo, che di solito
dura 25 anni e che, come suggerisce il
nome, ha clausole contrattuali stringenti e
penali salate.
toscana energia box
della costruzione
del gasdotto
South Stream
••
Il gasdotto North Stream
nel Mar Baltico
Però, non dimentichiamo che uno
sconvolgimento geopolitico imprevisto in
Nord Africa o in Russia può sempre mettere in pericolo le forniture energetiche all’Italia e alla UE, anche via pipeline. In alcuni
Paesi del Nord Africa si è recentemente
verificato un mini-sconvolgimento geopolitico, la cosiddetta primavera araba, che
nessuno era stato in grado di prevedere, e
che di fatto è ancora in corso.
La lezione da trarre è che, invece di
cedere al lontano miraggio del GNL o
affidarsi pigramente al tradizionale sistema via pipeline, sarà bene potenziare
e perfezionare al più presto possibile la
diversificazione degli approvvigionamenti
energetici dell’Italia e della UE, sia dal lato
dei fornitori che da quello del mix energetico, onde evitare di rimanere al freddo
il prossimo inverno russo, o la prossima
primavera araba.
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PRIMOPIANO
foto:
Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Alla luce delle emergenze degli anni passati, una riflessione sulle strategie per affrontare le crisi stagionali
Se il grande
freddo fa
mancare il gas
Di DIEGO Gavagnin
G li eventi meteorologici estremi minacciano sempre più gli approv vigionamenti di metano . C ome ridurre il rischio di rimanere a secco ?
Per il sistema
del gas naturale, il rischio più grave è quello meteorologico, soprattutto a causa delle
grandi ondate di freddo che possono colpire contemporaneamente l’Europa e la
Federazione Russa. Quest’ultimo Paese è
il più grande fornitore del Vecchio Continente e se la sua domanda interna per il
riscaldamento, assieme a quella dei Paesi
limitrofi, come l’Ucraina, la Bielorussia e la
Polonia, aumenta troppo, rischia di non essere più in grado di soddisfare la domanda
europea, quando anch’essa è al massimo.
L’episodio peggiore degli ultimi anni si
è verificato nel febbraio del 2012 quando
tutta l’Europa restò sotto zero. Nei primi
giorni di quel mese al punto di ingresso del
gas siberiano a Tarvisio si registrò un flusso
ridotto fino al 30% rispetto alle forniture
previste; i tagli riguardarono anche Au-
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stria, Polonia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria,
Romania e Grecia. L’Italia dovette attivare
tutte le misure di emergenza già codificate per le analoghe crisi degli anni precedenti, ma in un contesto aggravato dalle
condizioni del mare Adriatico in tempesta
che bloccò per parecchi giorni il funzionamento del rigassificatore al largo di Rovigo:
le metaniere non riuscirono ad attraccare
all’impianto per scaricare il gas liquefatto.
Il blocco di quel rigassificatore riduce
di oltre il 10% la capacità di importazione nazionale di gas, e questo precedente porta a riconsiderare il ruolo di questi
impianti in mare (che però sono più facili
da realizzare perché meno osteggiati dalle
popolazioni rispetto a quelli a terra).
Entrato in servizio nel 2010 inoltrato,
il rigassificatore di Rovigo era stato salutato proprio come un elemento in grado
Foto: istockphoto
Un grave
rischio meteorologico
è rappresentato
da ritorni di freddo intenso
alla fine dell’inverno
di alleviare i rischi nelle punte di consumo.
Una analoga attesa riguarda adesso il rigassificatore OLT (capacità annua di 3,75
miliardi di mc, 4% del fabbisogno nazionale, e giornaliera 11 milioni di mc), che
dovrebbe entrare in servizio al largo di Livorno prima del prossimo inverno, ma in
un contesto meteomarino, il Tirreno, peggiore rispetto all’Adriatico.
L’altro grave rischio meteorologico tutto italiano è rappresentato da improvvisi
ritorni di freddo verso la fine dell’inverno,
quando gli stoccaggi non riescono più a
erogare il gas alla stessa velocità (e quindi nelle quantità giornaliere necessarie) di
inizio inverno. Per spiegare il fenomeno
l’esempio più calzante è quello del palloncino gonfiato, dal quale l’aria esce veloce
ad inizio dello sgonfiamento per poi man
mano rallentare, fino a fermarsi con dentro ancora un po’ d’aria. La peggiore crisi
da ritorno improvviso di freddo si ebbe nei
primi giorni di marzo del 2005, quando
sembrava che l’inverno fosse finito. L’evento mise a nudo la fragilità del nostro sistema infrastrutturale del gas, peraltro già
segnalata da molti esperti e sotto osservazione del Ministero dello Sviluppo Economico (all’epoca delle Attività Produttive).
L’apporto degli stoccaggi è essenziale per la sicurezza e il funzionamento del
sistema nazionale del gas al minor costo,
nonostante i potenziamenti dei gasdotti
degli scorsi anni e l’arrivo del rigassificatoscana energia box
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tore di Rovigo. Purtroppo le opposizioni
locali e la mancanza di nuovi grandi siti
sta facendo crescere molto lentamente la
capacità di stoccaggio, ottenuta adesso
soprattutto con l’aumento della pressione del gas nei depositi sotterranei, che ne
aumenta il volume; pratica che richiede
però molte cautele ambientali. Sono invece in forte ritardo, rispetto alle previsioni, sia i nuovi gasdotti progettati (come i
due che dovrebbero collegarci alla Grecia
per l’approvvigionamento di gas dall’area del Caspio o quello che porterà il gas
algerino in Sardegna e in Toscana) sia i
nuovi rigassificatori, nonostante 4 dei 12
progettati siano già stati autorizzati (oltre
all’offshore di Livorno, l’offshore di Falconara e i due onshore di Porto Empedocle
e Gioia Tauro).
Certamente la capacità di erogazione complessiva del sistema gas italiano
su base annuale è superiore alla capacità
necessaria per soddisfare la domanda (in
particolar modo dal 2009 in poi, quando
sono iniziati a scendere i consumi per la
crisi economica), ma la situazione va analizzata su base giornaliera, non annuale.
Infatti, anche se il rischio maggiore riguarda un breve periodo, tra metà febbraio e metà marzo, interruzioni gravi di
uno dei principali gasdotti possono verificarsi in qualsiasi momento, come l’esperienza ha dimostrato. Tra l’altro i “black
out” del gas sono molto più pericolosi e
difficili da gestire di quelli elettrici, perché
non basta riattivare il contatore, bisogna
controllare se tutti i punti di erogazione
sono chiusi, inclusi i fornelli delle cucine,
uno per uno.
quest’anno, senza gli stoccaggi si potrebbe avere un deficit di capacità di circa 120
milioni, beninteso se tutte le altre fonti di
approvvigionamento funzionano regolarmente. All’inizio della stagione di utilizzo
degli stoccaggi (ottobre-novembre) l’erogazione può anche arrivare a 270 milioni di mc/giorno (che portano la capacità
complessiva alla cifra tranquillizzante di
614 milioni). Ma le cose cambiano nei
mesi successivi: si stima che da metà febbraio, in caso di inverni freddi come quelli
passati, l’erogazione potrebbe assestarsi su 120 milioni o meno (per un totale
di 464 milioni, pericolosamente vicino ai
461 milioni consumati il 6 febbraio dello
scorso anno).
Il 6 febbraio 2012 si è avuto il record
di sempre dei consumi di gas, con 461
milioni di mc, spinto dal consumo per riscaldamento pari a 294,4 milioni. In caso
di un altro inverno molto freddo anche
Man mano che passano i giorni la
pressione di risalita del gas scende sempre più, fin quando proprio non riesce a
entrare nella rete, anche se sottoterra ne
restano miliardi di mc. La difficoltà è la
I gasdotti italiani in cifre
Ragionando in termini di capacità giornaliera, il gasdotto
Tag dalla Siberia può arrivare a fornire 107 milioni di mc/
giorno, il Transmed dall’Algeria 98 milioni, il Transitgas
dall’Olanda-Mare del Nord 59 milioni, il Greenstream dalla Libia 29 milioni, il rigassificatore di Rovigo 21 milioni e
quello di La Spezia 9 milioni mentre la produzione nazionale è di altri 21 milioni per un totale di 344 milioni, cui va aggiunta la capacità di erogazione giornaliera degli stoccaggi
che però è molto variabile e segue le punte di domanda.
•
Foto: istockphoto
foto:
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Contenitore industriale
di gas naturale
•
10
Il gas disponibile negli stoccaggi alla
fine del riempimento estivo è di 15 miliardi
di mc, ma quelli effettivamente utilizzabili
non sono più di 11; fino ad ora non si è
mai andati oltre e non è affatto certo che i
circa 4 miliardi restanti siano effettivamente estraibili. Non si può neanche forzare
troppo la risalita del gas, perché si rischia
di rovinare il deposito, trascinando e condensando la sabbia, tra i cui granelli circola il gas, fino ad ammassarla nei fori di
risalita, ostruendoli. Il rischio è di perderli
per anni, se non per sempre.
Cosa si può fare in caso di emergenza
gas meteorologica, ma anche commerciale, geopolitica, da incidente, oltre a utilizzare al massimo gasdotti, rigassificatori,
produzione nazionale e stoccaggi? Parecchie cose e l’Italia è già ben allenata. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico
opera in permanenza un Comitato Emergenza Gas che ogni anno rinnova le misure e le procedure per la gestione delle crisi.
I principali provvedimenti previsti sono
l’obbligo per gli importatori di massimizzare gli arrivi, indipendentemente dagli
accordi commerciali; questo serve anche
ad evitare il rischio di rialzi artefatti dei
prezzi o la deviazione verso altri mercati di
gas destinato all’Italia.
Un secondo provvedimento è l’attivazione dei “contratti interrompibili”, accordi che prevedono uno sconto sul prezzo
del gas ai grandi consumatori industriali a
fronte della disponibilità a farsi interrompere la fornitura (con preavviso di 24 ore o
persino senza). Con questo provvedimento a febbraio 2012 si sono risparmiati 15
milioni di mc/giorno di gas.
A seguire si provvede a staccare le
centrali di produzione elettrica e di conseguenza ad attivare i contratti interrompibili dei consumatori elettrici e/o riattivare le
vecchie centrali che utilizzano l’inquinante olio combustibile invece del gas. Sono
centrali ormai obsolete tenute in vita solo
per questo scopo, cioè per funzionare forse pochi giorni all’anno (al massimo 4 settimane). L’uso di questi impianti richiede
una deroga ai limiti di emissioni atmosferiche. Si calcola che questo provvedimento
può portare ad un risparmio di circa 18
milioni di mc/giorno.
Poi c’è l’obbligo di abbassare i gradi
centigradi del riscaldamento negli edifici pubblici e in quelli privati. Quest’ultimo
provvedimento è però di difficile esecuzione e controllo, anche se è utile per far comprendere alle popolazioni la gravità della
situazione, di modo che assumano comportamenti energeticamente più sobri. Si
calcola che ogni grado centigrado in meno
delle temperature nelle 24 ore su tutto il
territorio nazionale comporti un risparmio
teorico di oltre 10 milioni di mc/giorno.
L’insieme di questi provvedimenti, se
attuati con determinazione, può portare
quindi ad un risparmio intorno ai 50 milioni di mc/giorno. Va anche chiarito che tutti
i provvedimenti che si possono mettere in
campo hanno un costo per la collettività.
Ad esempio la crisi del 2006, iniziata per
le liti tra russi e ucraini e poi proseguita per
motivi meteorologici, è costata ai consumatori 100 milioni di euro solo per il rim-
Tutto ciò nonostante i consumi italiani di gas del 2011 siano tornati ai livelli
del 2003 (circa 77 miliardi di mc) da confrontare a loro volta con quelli del 2008
di 84,8 miliardi. Se l’aumento dei consumi di gas avesse tenuto lo stesso ritmo
dei 5 anni dal 2003 al 2008 (mediamente
circa 1,5 miliardi all’anno), dal 2009 in
poi il sistema non sarebbe stato in grado
di fronteggiare le emergenze che si sono
verificate. I consumi del 2012 avrebbero
dovuto essere di 90,5 miliardi; le previsioni invece dicono che resteremo sotto
i 77 miliardi.
I consumi del settore industriale sono
passati da 20,7 miliardi di mc/anno del
2003 ai 15,4 del 2011: purtroppo è il declino del Paese, accentuato dalla crisi economica, a darci il maggiore aiuto per far
fronte ai rischi di emergenza gas.
L’apporto
PRIMOPIANO
stessa delle auto che tentano di immettersi in una via a grande e veloce traffico.
A marzo 2005 fu necessario abbassare la
pressione della rete per permettere l’afflusso del gas dagli stoccaggi.
degli stoccaggi
è essenziale
per la sicurezza
e il funzionamento
del sistema nazionale
del
gas
borso ai produttori elettrici del maggior
costo dell’olio combustibile rispetto al gas.
Il cambiamento climatico, che sta accentuando gli eventi estremi, sempre più
frequenti, dovrebbe imporre soluzioni più
radicali di quelle sopra elencate, facilitando nuovi investimenti. Se il sistema è al
limite della capacità di risposta è proprio
per le opere non realizzate negli ultimi 15
anni, in particolare per gli stoccaggi. Negli
anni ’90, quando i consumi di gas erano
la metà di quelli odierni, la capacità del
sistema prevedeva di poter restare anche
sei mesi senza l’apporto del maggior fornitore. Oggi sarebbe impossibile stare da
ottobre ad aprile senza i 107 milioni di mc/
giorno di gas russo.
toscana energia box
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Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Foto: © David Doubilet/National Geographic Society/Corbis
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato a ottobre la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Si tratta al momento di una bozza sulla quale il governo ha aperto
una fase di consultazioni che verrà conclusa con una Conferenza nazionale. Il documento,
atteso da tempo, è lo strumento di indirizzo e di programmazione della politica energetica
nazionale. Toscana Energia Box ospita nelle sue pagine il parere di due esperti del settore.
Più gas
prodotto in Italia
di Davide Tabarelli
(presidente di Nomisma Energia)
12
•
Finalmente
, dopo
anni di discussione, l’Italia ha il suo nuovo
Piano Energetico Nazionale, anzi, la sua
nuova Strategia Energetica Nazionale, presentata il 16 ottobre 2012 dal ministro dello Sviluppo economico Passera. Dopo quelli
del 1975, del 1981 e del 1988, questo è il
quarto Piano che l’Italia cerca di implementare. Viene chiamato Strategia e non Piano
per evitare imbarazzi circa strumenti tipici
dell’intervento pubblico statale, attraverso
appunto la pianificazione, dopo oltre un
decennio durante il quale si è fatto interamente affidamento sulle liberalizzazioni e
sulle privatizzazioni per raggiungere i condivisibili obiettivi di maggiore efficienza e di
riduzione dei prezzi per i consumatori. Troppo ottimisticamente, ma anche incautamente, negli anni ’90 si credeva che i semplici meccanismi di mercato, attraverso la
famigerata mano invisibile, potessero fare
entrare nuovi operatori nel settore, capaci
di fare investimenti in maniera più efficiente
aumentando l’offerta e facendo scendere i
prezzi a beneficio dei consumatori finali,
cosa che i vecchi monopolisti statali non
erano riusciti a fare. Purtroppo, invece, le
bollette degli italiani, sia delle imprese che
delle famiglie, sono aumentate ad oggi di
circa il 30% e così le riforme a favore del dio
mercato hanno aggravato il nostro distacco
rispetto ai livelli dei prezzi nel resto d’Europa senza modificare granché la nostra forte
dipendenza da importazioni dall’estero.
La necessità
di ridurre i costi
dell’energia
è il primo obiettivo
indicato
dalla nuova Strategia
foto:
•
Piattaforma
per l’estrazione
del gas naturale
I prezzi del gas alle famiglie al primo
gennaio 2013 raggiungeranno un nuovo record a 93 centesimi di euro per metro cubo,
uno dei prezzi più alti in Europa e quasi un
bene di lusso a causa anche della forte tassazione. Il prezzo dell’elettricità al mercato
tutelato, quelle delle famiglie, si collocherà
a 19,2 centesimi di euro per chilowattora,
valore anche questo fra i più alti d’Europa.
Proprio la necessità di ridurre i costi
dell’energia è il primo dei quattro obiettivi indicati dalla nuova Strategia e questo è estremamente positivo. Gli altri tre,
però, sono in gran parte conflittuali con il
primo, come accade del resto spesso nei
documenti di politica in cui si annunciano
intenzioni facili da condividere ma difficili
toscana energia box
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Foto: istockphoto
poi da realizzare. Il secondo obiettivo, infatti, è quello ambientale che addirittura
punta a superare gli impegni già ambiziosi
presi con la Comunità Europea all’interno
del pacchetto energia clima. Le riduzioni
delle emissioni di CO2 saranno al 2020 del
19% rispetto al 1990, (la riduzione dataci
dall’Europa è del 18%), l’efficienza energetica raggiungerà un 24% (contro un
20% stabilito inizialmente), mentre le fonti
rinnovabili arriveranno al 20% dei consumi
finali (contro il 17% comunitario). Il terzo
obiettivo è quello di accrescere la sicurezza
del nostro sistema energetico, quello, fra i
paesi industrializzati di grande dimensione,
più dipendente da importazioni dall’estero con una quota intorno all’85%, prima
dell’ultima recessione. Il quarto obiettivo è
quello di fare crescere l’economia attraverso gli investimenti che verranno generati
dalla stessa strategia energetica, in particolare nell’efficienza e nelle rinnovabili,
nella cosiddetta economia verde.
Sono tutti obiettivi condivisibili, ma
estremamente difficili da raggiungere, tuttavia, aver messo al primo posto la questione economica è positivo. Negli anni ci si è
dimenticati di come l’energia serva prima
di tutto al sistema economico, in particolare al sistema produttivo, alla fabbriche,
che con il gas e, soprattutto, l’elettricità,
devono fare prodotti da esportare in tutto
il mondo. È pur vero che non viene meglio
specificato come questo obiettivo possa
essere raggiunto senza una riconversione
del nostro parco elettrico sul carbone, la
fonte meno costosa ma più inquinante. Se
non altro sarà già un buon risultato se si riuscirà a limitare le ulteriori spinte dei costi,
in particolare cercando di frenare proprio
il sostegno alle rinnovabili. Spetterà poi
ad un vero governo politico sollevare nel
maggior dettaglio la questione dei costi e
di una loro eventuale riduzione.
14
Il punto più concreto è l’impegno ad
aumentare la produzione nazionale di
idrocarburi, in particolare di gas, per migliorare il grado di dipendenza dall’estero.
Attualmente i nostri consumi di petrolio e
gas, in condizioni normali, sono intorno a
140 milioni tonnellate equivalenti di petrolio, con una produzione che oscilla poco
sopra i 10, ma che potrebbe facilmente
raddoppiare se non fosse per l’ostinata
opposizione degli organi locali. Il beneficio
non sarebbe tanto per il miglioramento
Sostenere
un mercato
interno del gas
servirà a ridurre
i costi dell’elettricità
prodotta da
metano
del nostro deficit energetico, quanto lo stimolo che ne deriverebbe al sostegno di un
mercato interno del gas disancorato dal
prezzo del greggio, una delle condizioni
per far scendere velocemente i costi delle
centrali elettriche che usano soprattutto
gas per fare elettricità.
La decisione più importante di politica energetica degli ultimi anni riguarda
quanto annunciato dallo stesso governo
Monti con la legge di stabilità del 9 ottobre 2012, pochi giorni prima dell’annuncio della Strategia. Si tratta della proposta
di spostare le competenze in materia di
energia di nuovo allo Stato, dopo che per
11 anni erano state troppo velocemente
demandate in buona parte alle regioni che
quasi sempre hanno ostacolato o ritardato
la realizzazione di nuove infrastrutture. La
questione energia, in tutti i paesi moderni,
è questione nazionale da gestire centralmente. Lo è ancor di più per l’Italia, il principale importatore di energia dall’estero
fra i paesi industrializzati. Avere raggiunto questa consapevolezza, averci messo
mano e contemporaneamente fare una
strategia è già un buon passo in avanti.
Per quanto attiene gli obiettivi, questi rimangono molto lontani.
La proposta
Nel documento la rinuncia a previsioni
dell’evoluzione tecnologica e dei mercati
che vadano oltre il 2020, è giustificata dalla loro eccessiva incertezza. Non è così; i
dati di cui disponiamo oggi, consentono
di guardare oltre il 2020. Non facendolo,
la SEN, mentre ad esempio dedica largo
spazio all’Italia come hub sud-europeo del
gas, ipotesi che - e non sono il solo - considero velleitaria, non si occupa dell’altra,
ben più realistica, funzione di hub che
l’Italia presumibilmente avrà. I progetti di
investimento nella produzione di energia
elettrica in Africa settentrionale, in parte
da destinare ai mercati europei, si stanno
moltiplicando e gli interessi coinvolti fanno prevedere il passaggio a investimenti
su larga scala in un futuro probabilmente
prossimo. Per il nostro paese le implica-
Un passo avanti,
ma l’orizzonte
temporale è limitato
di Giovanni Battista Zorzoli
(presidente dell’Ises - International Energy Society - Italia)
toscana energia box
15
PRIMOPIANO
di
Strategia Energetica Nazionale, pur rappresentando un positivo passo avanti rispetto al vuoto di organica politica energetica che ha contraddistinto il recente
passato, ha però scelto un orizzonte temporale troppo limitato, in contrasto con
analoghi documenti di altri paesi europei
(come Germania, Francia e Regno Unito),
tutti proiettati oltre il 2020 (che, dati i
tempi attuativi delle politiche energetiche, è il domani, o quasi). Una prospettiva di soli otto anni rende praticamente
impossibile verificare se gli obiettivi individuati e le azioni per attuarli sono in grado di garantire uno sviluppo energetico a
lungo termine coerente con la roadmap
europea al 2050, malgrado nella premessa della SEN questa sia assunta come quadro di riferimento.
•
Foto: © Ingo Wagner/epa/Corbis
zioni - politiche, economiche, di impatto
energetico e territoriale - saranno così rilevanti che avrebbero meritato un corposo
capitolo all’interno della SEN. Basti pensare alla rivoluzione indotta da un sistema
di trasmissione elettrica dell’ordine dei
GW che attraversa l’Italia, e dal passaggio
da un import elettrico ridotto, ipotizzato
dalla SEN per rendere meno complicata
l’overcapacity di cicli combinati, a un suo
sostanzioso incremento.
Gli analoghi
documenti di altri
paesi europei
sono tutti proiettati
oltre il
2020
Altro esempio: una Direttiva europea
prevede l’avvio dei “quasi zero energy building” verso la fine di questo decennio,
obiettivo impossibile da realizzare senza
un rilevante apporto in loco di generazione elettrica e termica con fonti rinnovabili.
Occorre quindi avviare per tempo la realizzazione di smart building su scala dimostrativa, metterne a punto le normative e
individuare fin d’ora le misure necessarie
foto:
•
Lavori di manutenzione
su una pala eolica
••
Rifornimento
di auto elettrica
16
per risolvere i problemi che l’ulteriore incremento di generazione diffusa, in larga
misura non programmabile, porrà alla gestione delle reti (non solo elettriche) urbane. Oltretutto, per il decennio 2020-2030,
le previsioni sulla crescita della mobilità
elettrica differiscono in termini quantitativi, ma concordano sul conseguente impatto sulle reti, in particolare urbane, che
andrà a sommarsi a quello già ora provocato dalla penetrazione delle rinnovabili, e
in più si porranno al sistema nazionale di
raffinazione problemi analoghi a quelli che
oggi stanno incontrando i cicli combinati.
Ancorata al 2020, la proposta di SEN
su questi e analoghi problemi tace.
Va infine ricordato che solo una strategia proiettata oltre il 2020 permetterebbe
di impostare con il respiro politiche di ricerca e sviluppo e industriali che consentano
Un altro limite riguarda gli strumenti attuativi, in più di un caso non abba-
In ultima analisi, la Strategia Energetica
Nazionale proposta dal governo, pur rappresentando un importante passo avanti
rispetto al vuoto preesistente, a causa di
questi e altri limiti rischia di risultare non
abbastanza efficace.
Otto anni
sono troppo pochi per verificare
l’efficacia del piano
a lungo
termine
••
Inoltre, la SEN, ignorando i conflitti e le
contraddizioni prodotti dall’attuazione dei
suoi obiettivi, in materia rappresenta la replica aggiornata delle visioni idilliache che
permeavano i passati piani energetici. A
titolo di esempio, la SEN ipotizza sia il calo
della domanda di gas da poco meno di 67
Mtep nel 2010 a 54-59 Mtep nel 2020,
sia l’aumento delle infrastrutture per l’importazione di gas, col duplice obiettivo di
migliorare la sicurezza energetica del paese e trasformare l’Italia nell’hub del gas
sud-europeo. Condizione necessaria perché il secondo risultato si realizzi, è l’allineamento dei prezzi del gas ai livelli europei,
uno degli obiettivi centrali della SEN. In
parallelo, viene però proposto di mettere
a carico del sistema i costi di investimento
nelle infrastrutture essenziali per garantire
nel medio periodo sufficiente capacità di
import (LNG e/o gasdotto) e di stoccaggio.
Quale sia il “sistema” non è precisato, ma
in un periodo in cui si può solo proporre di ridurre la pressione fiscale, è difficile
immaginare una soluzione diversa da una
voce aggiuntiva nella bolletta del gas, alla
quale andrà a sommarsi l’incentivazione
per lo sviluppo delle rinnovabili termiche,
con un tetto annuo previsto di 900 milioni,
destinato a crescere se si vogliono realizzare gli obiettivi indicati nel documento. Si
tratta di misure che vanno controcorrente rispetto all’obiettivo di ridurre i prezzi
del gas all’interno del paese; e potrebbero
non essere le uniche, visto che non viene
precisato cosa significhi “supportare la realizzazione di altre infrastrutture di importazione e stoccaggio anche in regime di
esenzione dall’accesso dei terzi non considerate Essential Facilities, e quindi con costi di investimento sostenuti dai soggetti
proponenti, senza garanzia dei ricavi”.
stanza precisi e/o insufficienti. Va innanzi tutto sottolineata l’assenza di qualsiasi
riferimento allo strumento fiscale, che in
mercati energetici liberalizzati rappresenta uno dei mezzi di intervento più
efficaci a disposizione del governo e
della pubblica amministrazione. Analoghe considerazioni valgono per l’altro
strumento principe, quello normativo,
presente nel documento, ma in modo
inadeguato.
PRIMOPIANO
In sintesi, diverse fra le decisioni che
influenzeranno il dopo 2020, vanno prese prima di tale data, ma la rinuncia a un
orizzonte più a lungo termine impedisce
alla SEN di tenerne adeguatamente conto.
Il documento non analizza le conseguenze di queste contraddizioni. Costi più
elevati del gas si tradurrebbero in costi più
elevati della produzione elettrica, impedendo la prevista riduzione dell’import di elettricità (dal 13 al 7-10%). Di conseguenza,
l’apporto alla produzione elettrica dei cicli
combinati nel 2020 scenderebbe al 29%,
una situazione economicamente insostenibile per i produttori interessati, anche se si
verificassero tutte le non piccole fuoriuscite
di altre tipologie di impianti previste nel documento. Per evitare il disastro, sarebbero
necessarie misure ad hoc, a loro volta destinate a gravare sul costo del kWh.
Foto: istockphoto
al sistema produttivo di adeguare tempestivamente la propria offerta nei comparti
tecnologici innovativi, come il fotovoltaico
a concentrazione (con efficienze di sistema
fino al 40-45 %, raggiungibili con tecnologie avanzate come i nanowires o i quantum dot), il fotovoltaico sensibile anche
agli infrarossi (funziona 24 h su 24), l’eolico ad alta quota, i biocarburanti da alghe,
le batterie basate sulle nanotecnologie.
toscana energia box
17
Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Nata nel 2007, Sea Electric Waves ha progettato impianti su 300 metri di fronte ondoso
Quando
l’energia
arriva
Foto: istockphoto
dalle onde
DI Claudia Riani
La start-up fondata da giovani imprenditori catalani si propone di sfruttare la potenza dei moti marini, oggi poco utilizzata. Il giovane CEO Xavier
Tous ci racconta come
18
nel porto spagnolo di La Coruña e in Sud America
Le strutture
vengono posizionate sulle dighe artificiali
che proteggono i porti
e non richiedono gli alti costi
di manutenzione delle installazioni
in mare aperto
Sea Electric Waves
è la start-up catalana fondata da tre giovani imprenditori seguendo un’idea all’apparenza semplice: sfruttare il potenziale
delle onde marine come fonte energetica
pulita, economica e inesauribile. Il progetto è partito nel 2007 con un investimento iniziale di circa 100.000 euro, coperti
quasi interamente da capitale privato,
con l’eccezione di un contributo da parte
dell’Agenzia per la Competitività della Generalità della Catalogna. L’investimento è
servito a realizzare uno studio di fattibilità,
nella forma di un piccolo impianto nel porto di Sant Feliu de Guíxols, vicino a Girona.
Lo studio, durato quattro anni e condotto
su impianti di diverse dimensioni in continuo monitoraggio, si è concluso con risultati molto promettenti. La tecnologia
per la produzione di energia ondomotrice,
cioè derivata dal moto delle onde, è stata
brevettata, e nel 2011 il progetto è entrato nella fase commerciale. Due impianti di
vaste dimensioni sono attualmente in fase
di progettazione.
“L’energia dei moti marini - spiega
Xavier Tous, il giovanissimo CEO di questa
azienda - è da anni oggetto di attenzione
per il suo grandissimo potenziale. Tuttavia,
diversamente da quanto avviene per l’eolico e per il solare, il potenziale è largamente inesplorato, fatti salvi alcuni casi di
sfruttamento del moto delle maree, delle
correnti e del gradiente termico. Gli esperimenti con l’energia delle onde sono rare e
più recenti. Sea Electric Waves si è inserita
in questo gap, studiando le possibilità di
sviluppo tecnologico che esso offre.”
toscana energia box
Può spiegarci come funzionano le
unità di produzione dell’energia?
Le nostre unità ricavano energia sfruttando il noto principio fisico delle colonne
d’acqua oscillanti. Catturano cioè i movimenti verticali delle onde marine. Ogni
unità è formata da una camera di ingresso
delle onde marine collegata a una turbina tramite un collettore. La produzione
di energia avviene in due fasi: nella prima
fase le onde marine entrano nella camera e comprimono l’aria che essa contiene,
spingendola verso l’alto nel collettore. L’aria così compressa passa attraverso la turbina mettendola in moto. Nella seconda
fase, l’onda si ritira creando un vuoto d’aria sopra di sé. Quella esterna è risucchiata
all’interno della camera d’ingresso, e passa
di nuovo attraverso la turbina generando
altra energia. In questo modo, una oscillazione ondosa continua si trasforma in un
movimento ininterrotto delle turbine.
Quanto costa l’installazione di una
di queste unità, e quanta energia è in
grado di produrre?
Ogni unità occupa circa 10 metri di
fronte ondoso, è composta da una struttura in cemento e da una turbina in acciaio. Il costo complessivo di impianto è
intorno ai 300.000 euro per unità. Le installazioni sono modulari, cioè è possibile
installare più unità l’una di fianco all’altra. Ogni turbina sviluppa una potenza
massima di 18,5 kW. Questo significa
che in un anno da soli 10 metri di fronte ondoso si possono produrre in media
40.000 kWh, l’equivalente del consumo
annuale di 40 famiglie.
19
•
Sea Electric Waves
Paese
Anno di creazione
Fondatori
Catalogna, Spagna
2007
Xavier Tous
33
anni,
Master
in
Business
Administration,
CEO
Guillermo Pastor
36 anni, esperto in Environmental Business
Foto: Sea Electric Waves
José Antonio Pacheco
34 anni,Ingegnere
Impiegati
Investimento iniziale
6
circa 100.000 euro
Dalle onde
si potrebbe
potenzialmente ricavare
il 40% del fabbisogno
energetico mondiale.
Questo aprirebbe
opportunità per i paesi
costieri
••
foto:
•
L’installazione
Sant Feliu
Guixols, Catalogna
sperimentale a
de
••
I tre fondatori
20
Un impianto di questo genere può
essere installato ovunque?
Ci sono alcuni requisiti tecnici necessari perché un sito sia adatto a un impianto di produzione di energia ondomotrice.
Il fondale deve essere a più di quattro metri di profondità, e la potenza media sviluppata naturalmente dalle onde deve essere di almeno 10 kW per metro di fronte
ondoso. Questo non avviene ovunque, e
nel Mediterraneo i tratti di costa più riparati non sono adatti. È poi necessario fare
una valutazione dell’impatto ambientale,
anche se questo si limita all’estetica perché i materiali utilizzati (cemento e acciaio) non rilasciano sostanze chimiche in
mare. In prossimità di infrastrutture portuali le modifiche apportate al paesaggio
sono minime. Le unità vengono infatti
installate in modo ottimale sulle dighe artificiali che proteggono i porti dalla furia
del mare. Queste strutture offrono diversi
vantaggi: oltre ad essere esposte a moto
ondoso potente e continuo, non richiedono gli alti costi di manutenzione delle
installazioni di mare aperto, perché sono
facilmente raggiungibili dalla terraferma.
Un altro grande vantaggio degli impianti da noi progettati rispetto agli impianti
off-shore è inoltre che non richiedono la
dispendiosa posa di cavi sottomarini per
il trasporto dell’energia verso la rete di
distribuzione.
Ci sono impianti già in fase di realizzazione?
Sea Electric Waves ha iniziato la progettazione di un insieme di unità su 300
metri di fronte ondoso sulle barriere frangiflutti del porto di La Coruña, nel NordOvest della Spagna, e di un altro impianto di vaste dimensioni in Sud America. È
stato calcolato che dall’energia delle onde
costiere si potrebbe ricavare il 40% del
fabbisogno energetico mondiale, molto
più che dalle fonti energetiche marine attualmente più note, come le maree. Questa tecnologia, applicata nei siti adatti,
può aprire grandi opportunità energetiche
a tutti i paesi costieri.
Principali centrali di energia ondomotrice
in Europa (WEP, Wave Energy Parks)
Potenza
installata
(MW)
Costo
totale
Tecnologia
2000
(operativo)
0,5
n.d.
Colonna
d’acqua
oscillante
UK, Orkney
2010
2,4
5 milioni
Euro
Pelamis
UK, Siadar
2011
(in costruzione)
4,0
37 milioni
Euro
Colonna
d’acqua
oscillante
2009
0,3
6,4 milioni
Euro
Colonna
d’acqua
oscillante
2008 (chiuso
per problemi
tecnici)
2,25
n.d.
Pelamis
Spagna,
Mutriku
Portogallo,
Aguçadoura
di energia ondomotrice
Progetti privati allo studio a Castiglioncello (LI) e Lavagna (GE)
Gli impianti
di distribuzione
non richiedono
la dispendiosa posa di cavi sottomarini per il trasporto dell’energia
verso la rete
Le tecnologie per sfruttare la forza del mare
L’energia ondomotrice è ricavata convertendo l’energia cinetica del moto ondoso in elettricità. La sua
intensità non dipende né dal ciclo giorno-notte, né
da quello delle stagioni. Esistono diverse tecnologie
di conversione dell’energia cinetica in energia elettrica, che differiscono per adeguatezza alla conformazione della costa e del fondale, per impatto ambientale, per i costi di installazione e manutenzione.
Generatori a salto idrico
Indicati dove le onde raggiungono un’altezza notevole
grazie alla “focalizzazione” ottenuta, ad esempio, nel
passaggio attraverso un canale che si restringe (come un
‘insenatura tra le rocce). Si sfruttano le onde per riempire
un bacino idrico a quota superiore al livello del mare, che
può essere sfruttato come succede negli impianti idroelettrici montani.
Generatori a colonna d’acqua oscillante
Sfruttano i movimenti verticali dell’acqua dall’alto verso
il basso e viceversa. Possono essere ancorati alla linea di
costa, con il vantaggio aggiuntivo di proteggere la co-
sta dall’erosione; oppure a boe off-shore, minimizzando
l’impatto ambientale ma con maggiori costi di installazione e manutenzione.
Generatori basati sull’ampiezza dell’onda
(Pelamis)
Sfruttano sia i movimenti orizzontali che quelli verticali
dell’acqua. Le onde muovono sistemi di pistoni collegati
a generatori elettrici. Richiedono in genere strutture molto ingombranti e costose ma sono molto efficienti del
punto di vista energetico.
Generatori basati sul principio
di Archimede
Una camera d’aria sommersa ancorata al fondale è soggetta a cicli di compressione e decompressione dovuti alla
continua variazione della colonna d’acqua sovrastante, e
il movimento oscillatorio che ne deriva viene convertito in
energia. Questo tipo di impianto ha il vantaggio di essere
completamente sommerso, ma richiede fondali di almeno
80-90 metri e onde di almeno 5 metri di ampiezza.
toscana energia box
21
PRIMOPIANO
Italia
di produzione
••
UK, Islay
•••
Schema di una unità
•
Anno
di inizio
foto:
Intervista al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
La green
economy è
Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE
il nostro volano
di crescita
DI Angela Feo
L’obiettivo della Regione è far partire una filiera produttiva, tecnologica
•
e finanziaria per creare occupazione nuova e qualificata
Sviluppo
sostenibile,
ambiente, territorio, rinnovamento. Sono
queste le parole chiave usate dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
per spiegare le linee guida del Programma Regionale di Sviluppo 2011-2015. Un
programma ambizioso per una regione,
la Toscana, che vuole essere in linea con
gli obiettivi posti dall’UE, che prevedono
per il 2020 la riduzione delle emissioni di
gas serra del 20%, il miglioramento del
risparmio energetico del 20%, un incremento fino al 20% dell’energia prodotta
da fonti rinnovabili.
“Nel Programma - spiega Rossi - abbiamo voluto dare un significato nuovo
a quello che è un obiettivo storico della
nostra regione: lo sviluppo sostenibile,
uno sviluppo che, coniugandosi con le
necessarie tutele dell’ambiente, del territorio, delle risorse, sia strumento e motore
di un rinnovamento qualitativo del nostro
sistema produttivo. Le politiche ambientali
devono diventare un volano di crescita”.
foto:
•
Enrico Rossi, Presidente
della Regione Toscana
••
Pale eoliche
sull’ Appennino Toscano
22
tamente professionalizzate, che operano
nella produzione del microeolico, o nel
fotovoltaico ad alta integrazione o anche
nell’efficienza energetica. Gli strumenti incentivanti che abbiamo messo in campo
da tempo sono mirati non solo ad aumentare il numero degli impianti installati ma a
creare ed irrobustire delle vere filiere economiche. Abbiamo inoltre, come Regione
Toscana, dato vita al Distretto Tecnologico
dell’Energia - DTE - che vanta oltre 300
imprese aderenti.
Quali sono le funzioni e gli obiettivi del DTE?
Il DTE ha il compito di favorire l’affermarsi di una “rete” per lo sviluppo di filiere della green economy. In questo senso
la nostra Regione è stata leader nel pro-
“Abbiamo
messo in campo
incentivi mirati
a creare ed irrobustire
delle vere filiere
economiche”
Foto: istockphoto
Presidente, qual è lo stato dell’arte del settore della green economy in
Toscana? Quali sono le iniziative politiche che la Regione sta mettendo in
campo per stimolarne la crescita?
La Toscana presenta già adesso degli
elementi di forza nelle eccellenze nella
green economy sia a livello di grandi imprese che di PMI. Enel Green Power, ha un
rilievo internazionale anche grazie alla gestione degli impianti geotermoelettrici storicamente presenti nelle aree di Larderello
e dell’Amiata. Power One spa, con sede a
Terranuova Bracciolini, è la seconda multinazionale mondiale nella produzione di inverter per il fotovoltaico. General Electric,
attraverso la Nuovo Pignone, ha a Firenze
la sede di importanti attività nell’oil & gas.
A queste si aggiungono piccole realtà, al-
•••
toscana energia box
23
•
“È importante
favorire un coordinamento tra i comuni
perchè le gare di distribuzione del gas
assicurino le migliori condizioni di servizio
per il
Foto: istockphoto
cittadino-utente”
24
foto:
•
Interno di una torre
di raffreddamento
La geotermia rappresenta un’importante risorsa energetica per la Toscana. Qual è il quadro normativo attuale e come si dovrebbe migliorare
per ottimizzare lo sfruttamento di questa risorsa?
Questo per noi è un punto importante: la geotermia è prevalentemente una
risorsa del sottosuolo della nostra Regione. Il know-how presente e la storia della
produzione geotermoelettrica dimostrano
che vi sono, in Toscana, le condizioni per
combinare sviluppo della produzione elettrica e tutela ambientale, passando per il
potenziamento delle attività di ricerca. Occorre perciò un quadro normativo chiaro.
Negli ultimi anni le norme statali sulla
risorsa geotermica si sono moltiplicate in
maniera talvolta contraddittoria. La prima formulazione del decreto legislativo
n. 85/2010 in materia di federalismo demaniale prevedeva addirittura il passaggio
delle miniere dal demanio statale al demanio provinciale, lasciando però alle Regioni
toscana energia box
le funzioni amministrative. Poiché la geotermia è considerata parte delle “miniere”
si sarebbe presentato un contrasto con il
precedente decreto legislativo 22/2010
di riforma del settore geotermico, che
stabilisce che “le risorse geotermiche di
interesse nazionale sono patrimonio indisponibile dello Stato mentre quelle di
interesse locale sono patrimonio indisponibile regionale”. Quindi lo Stato, una volta destinate le risorse locali alla Regione,
avrebbe, paradossalmente, passato alle
province quelle nazionali. Con la legge
n. 134 del 7 agosto 2012, sembra che lo
Stato abbia recepito le nostre osservazioni, prevedendo di trasferire le miniere (e le
risorse geotermiche) alle Regioni.
La fusione di Fiorentinagas e Toscana Gas ha portato alla nascita di
Toscana Energia, che oggi è una realtà affermata a livello nazionale. Si
stanno per svolgere le gare per l’affidamento della distribuzione del gas
in bacini sovra-comunali. In questo
scenario, come vedrebbe la formazione di un’unica società regionale delle
reti di distribuzione del gas attraverso
nuove fusioni tra gli attuali operatori?
I processi di fusione realizzati nel settore del gas in Toscana sono rilevanti. Ma
il sistema delle gare disegnato a livello governativo non favorisce, a nostro parere,
le fusioni, e non c’è dubbio che la dimensione media attuale degli attori toscani
è ancora inferiore rispetto ai colossi del
nord-Italia. Le realtà più interessanti tuttavia sono quelle che operano su più servizi
locali. Quello che a noi interessa particolarmente, in questa fase, è favorire un
coordinamento tra i comuni per svolgere
gare rivolte ad assicurare le condizioni di
servizio con il miglior rapporto qualitàcosto per il cittadino-utente.
25
ENERGIETOSCANE
muovere il cluster nazionale delle energie
rinnovabili nel recente bando MIUR sulla
ricerca. Ma non basta. Stiamo lavorando
per fare del DTE il vero cuore pulsante di
una proposta Toscana sulla green economy
come risposta alla crisi e come modello di
sviluppo, incentrato sulla sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di creare una
filiera non solo produttiva, ma anche tecnologica e finanziaria, attraverso la strutturazione di un rapporto costante tra università ed imprese e tra sistema finanziario
ed imprese, per creare occupazione nuova,
giovane e qualificata. In quest’ottica l’azione di coordinamento del distretto ha favorito, ad esempio, la presentazione di ben
14 progetti congiunti università-impresa in
risposta all’ultimo bando regionale per la
ricerca e sviluppo sperimentale.
Inaugurato il laboratorio didattico realizzato
A Pisa l’energia
è un gioco
da ragazzi
Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE
DI MICHELA SIGNORINI
La promessa
Foto: Archivio Toscana Energia
è
stata mantenuta. A un anno dall’inaugurazione di Sol Maggiore, tra i più grandi
parchi fotovoltaici della Toscana che si
trova a Pisa lungo il canale dei Navicelli, è
stato creato uno spazio didattico dedicato
all’energia rinnovabile.
Si chiama Solpark l’originale percorso, dedicato al mondo della scuola, che è
stato progettato e realizzato da Toscana
26
Energia Green e Toscana Energia in collaborazione con i Dipartimenti di Fisica
e di Informatica dell’Università di Pisa. Il
24 ottobre è stato tagliato il nastro alla
presenza dei vertici delle società promotrici, delle autorità e dei protagonisti di
questa avventura ovvero le scuole, rappresentate per l’occasione dagli alunni
della quinta A della scuola elementare
Livia Gereschi di Pisa.
d a To s c a n a E n e r g i a G r e e n e To s c a n a E n e r g i a
Come prenotare
La gestione delle prenotazioni
viene seguita dall’associazione di
promozione culturale CorreLaMente.
Saranno operatori didattici qualificati
a guidare le visite delle scolaresche
e ad assistere i gruppi di ragazzi
durante ogni exhibit.
Per prenotare occorre rivolgersi
all’associazione scrivendo a
[email protected]
o telefonando al numero
050 315222.
Solpark è rivolto ai ragazzi tra i 9 e i 13
anni e si sviluppa tra pannelli fotovoltaici,
trenini ad energia solare, palloncini sospesi
in aria grazie alla fluidodinamica e una macchinina a idrogeno dotata di cella solare.
Visitando il laboratorio i ragazzi hanno
la possibilità di approfondire le tematiche
legate al mondo dell’energia rinnovabile
con particolare attenzione a quella solare
e sperimentare direttamente sul campo
ciò che hanno imparato durante la visita,
costruendo piccoli oggetti funzionanti con
celle fotovoltaiche all’interno di una speciale area “lavoro”.
Il percorso didattico prevede inoltre un
gioco interattivo, Solgame, unico nel suo
genere in Italia, dove in un mix tra gioco di ruolo e simulazione i giocatori sono
chiamati ad attivarsi, tramite un’interfaccia gestuale, sui tre aspetti fondamentali
dell’energia: produzione, consumo e risparmio. L’obiettivo è far capire ai ragazzi
toscana energia box
quanto costa produrla e quanto conviene
risparmiarla, attraverso semplici comportamenti quotidiani.
Solpark è un’iniziativa che permette
di contribuire alla diffusione della cultura
dell’energia nella scuola, con l’obiettivo
di sensibilizzare le nuove generazioni su
questo tema, facendo conoscere loro un
importante impianto a livello nazionale
realizzato sul territorio toscano. La gestione delle prenotazioni e delle visite viene
seguita dall’associazione di promozione
culturale CorreLaMente.
Un progetto diventato realtà che il sindaco Marco Filippeschi definisce “All’altezza delle ambizioni di Pisa nei confronti
delle nuove tecnologie e in particolare
delle energie alternative. Nel parco fotovoltaico fra i più grandi della Toscana, sul
Canale dei Navicelli, nasce un laboratorio
didattico che attraverso il gioco persegue
l’obiettivo di far comprendere ai ragazzi il
valore dell’energia e quello del risparmio
energetico. Alla teoria, Solpark ci mette
in grado di aggiungere la pratica, con la
collaborazione di eccellenze pisane quali il
Dipartimento di Fisica e quello di Informatica. Il parco e il percorso fanno parte di un
progetto che riguarda tutta la città. Pisa
non sarà solo città della scienza, ma anche
della divulgazione scientifica».
27
Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE
Foto: Archivio Toscana Energia
Si è svolta a novembre la seconda edizione di Toscana Energia incontra i comuni
Gas e fonti
rinnovabili,
un viaggio per la Toscana
di MICHELA SIGNORINI
28
Dieci tappe
e oltre 100 amministrazioni pubbliche sono
state le protagoniste di un viaggio nella
Toscana tra distribuzione del gas e fonti
rinnovabili. L’iniziativa Toscana Energia
incontra i comuni che si è svolta a novembre è stato un momento di confronto con
sindaci, assessori, dirigenti e tecnici per
informare, illustrare le strategie aziendali,
rafforzare il rapporto con il territorio in cui
la società opera. Agli incontri erano presenti i vertici di Toscana Energia e Toscana
Energia Green.
Il momento per quest’iniziativa, giunta alla seconda edizione, non è casuale: il
mercato energetico italiano è infatti alla
vigilia di un’importante svolta. Il prossimo
appuntamento che interesserà il settore è
dietro l’angolo: prenderanno il via a breve le gare per l’affidamento del servizio
di distribuzione del gas. Diventa cruciale
affinare e potenziare il patrimonio di conoscenze degli amministratori locali.
“Questa abitudine di essere al fianco
delle pubbliche amministrazioni - afferma
il Presidente Lorenzo Becattini - durante un
viaggio tutto toscano ha un duplice obiettivo: ascoltare e proporre. Gli incontri sono
strutturati in modo da dare spazio alle esigenze dei comuni legate al nostro settore,
ma sono anche pensati per consentire una
presentazione del cammino che l’azienda sta percorrendo e le scelte strategiche
da intraprendere. Si sta prospettando un
nuovo scenario sul fronte energetico e in
particolare nella distribuzione del gas da
affrontare con determinazione.”
In qualità di argomento di notevole
rilevanza pubblica, l’affidamento del servizio pubblico di distribuzione del gas naturale è stato uno tra i temi su cui, durante
gli incontri, si è focalizzata maggiormente
l’attenzione. Nel corso del 2011 si è completato il processo di attuazione della disposizione legislativa che prevedeva, già dal
2007, l’emanazione di nuove regole uniformi di gara a livello nazionale e un riassetto
organizzativo del servizio tramite l’articolazione di ambiti territoriali minimi. La scelta
adottata in sede ministeriale ha stabilito
177 ambiti nazionali, di cui 11 in Toscana.
Partecipazione in crescita:
75 comuni presenti (71%)
rispetto ai 47 dello scorso anno (46%)
40 sindaci presenti (38%)
rispetto ai 21 del 2011 (20%)
toscana energia box
29
“Questo viaggio rappresenta un’occasione importante per interfacciarsi - afferma l’amministratore delegato di Toscana
Energia Eduardo Di Benedetto - con gli
enti azionisti e gli enti concedenti ed illustrare loro lo scenario toscano delle prossime gare per la distribuzione del gas. Un
appuntamento che, pur in un contesto
economico incerto quale quello attuale,
potrà essere affrontato partendo da una
situazione finanziaria e patrimoniale solida
ed efficiente della società. Possiamo contare su un elevato valore di capitale investito netto ai fini della determinazione dei
ricavi, RAB, di oltre 636 milioni di euro.”
TOSCANA ENERGIA
incontra i comuni
Gli incontri sono stati anche un momento per illustrare le nuove regole della
società in tema di sponsorizzazione e di
novità applicate da Toscana Energia Green
nell’offerta dei servizi energetici, come l’adozione del project financing. Ad un anno
dall’approvazione del piano strategico
2012-2014, la società che opera nel settore delle energie rinnovabili ha avviato un
progetto di ricerca con la Scuola Sant’Anna di Pisa, cofinanziato dalla Regione
Toscana finalizzato all’approfondimento
dell’istituto giuridico del project financing
nel rispetto dei principi della libera concorrenza e della trasparenza.
distribuzione del gas
e fonti rinnovabili:
nuovi scenari
6 novembre
sesamo.net
Borgo San Lorenzo - Pontassieve
7 novembre
Pistoia - Empoli
8 novembre
Pian di Scò - Greve in Chianti
13 novembre
San Giuliano Terme - San Miniato
14 novembre
Porcari - Massa Marittima
energia al futuro
30
“Oggi - afferma il Presidente di Toscana
Energia Green Antonio Marrucci - la forte
contrazione della spesa pubblica imposta
dal governo agli enti locali con la spending
review e l’esiguità del V° Conto Energia
sono i nuovi elementi che stanno caratterizzando lo scenario. Attraverso il ricorso alla finanza di progetto, la società si fa
promotrice presso le amministrazioni locali
di un progetto preliminare o studio di fattibilità, che sarà sottoposto a gara, per la realizzazione integrata dei servizi energetici.”
“La società - dichiara l’amministratore
delegato di Toscana Energia Green Ivano
Bianchi - ha fatto una scelta innovativa
individuando un’applicazione pratica del
project financing nell’ambito degli affidamenti di servizi energetici. Assumendosi
tra l’altro gli oneri e le responsabilità di
progettazione degli interventi da compiere sugli edifici pubblici e il rischio della remunerazione dei propri interventi. In altre
parole si propone sul mercato dei servizi
energetici quale Energy Service Company
(ESCO). L’obiettivo è di offrire servizi integrati in grado di conciliare i consueti servizi
energetici con interventi di efficientamento, rendimento energetico e alta qualità.”
sere aggiornate sui temi legati alle gare
sulla distribuzione del gas. Il nostro viaggio si è rivelato un importante momento
di confronto grazie soprattutto alla forte
partecipazione, in netta crescita rispetto allo scorso anno, con la presenza del
71% dei comuni.”
Foto: Archivio Toscana Energia
Il bilancio al termine dei dieci incontri in giro per la Toscana è stato molto
soddisfacente come confermano le parole del presidente Becattini “Abbiamo
riscontrato un generale giudizio positivo
sulla società e verificato l’esigenza da
parte delle amministrazioni locali di es-
Il Decreto MSE n. 226
del 12 novembre 2011 stabilisce:
• Stazione appaltante
• Tempi per l’avvio delle gare
• Bando di gara
• Contratto di servizio tipo
(predisposto da AEEG)
• Valore e proprietà della rete gas
• Corrispettivi per l’Ente locale
e per i proprietari della rete
• Requisiti di partecipazione alla gara
• Criteri di valutazione delle offerte
A Toscana Energia
conferito il Rating 1
è il massimo riconoscimento per quanto concerne l’affidabilità economica e finanziaria delle aziende quello che
è stato assegnato a Toscana Energia.
La certificazione denominata Rating 1 è stata conferita
dal gruppo internazionale leader nei sistemi di informazioni creditizie e business information, la Cribis Dun &
Bradstreet. Questa certificazione garantisce assenza di
rischio di insolvenza, redditività economica e solidità patrimoniale e finanziaria di una società. Ad oggi solo il
5,69% delle aziende italiane ha lo stesso Rating.
toscana energia box
31
ENERGIETOSCANE
Criteri di gara
e valutazione offerte
Il grande bluesman è tornato sul palco del Pistoia Blues Festival.
Il re che lavorava
nei campi di cotone
Una storia
di blues
non è mai come tutte le altre, ci sono sempre di mezzo Dio e il diavolo, la predestinazione e la leggenda. Figurarsi se si tratta
della vita del “King of Blues”, la cui storia
non è ancora finita, visto che lo scorso 16
settembre ha spento 87 candeline ed è ancora in gran forma. E vista la messe di discepoli sparsi un po’ ovunque sembra proprio
destinata a non finire mai. È una storia che
inizia nel Sud degli Stati Uniti, si allarga al
mondo intero, passa per qualsiasi posto in
cui si suoni il blues, compreso il palco del Pistoia Blues Festival, dove il 14 luglio scorso
si è esibito nel concerto sponsorizzato da
Toscana Energia. Per raccontare questa storia si potrebbe partire dal Delta del Mississippi o dai campi di cotone, ma il posto migliore è un ricovero per trattori a Indianola,
Stato del Mississippi, in una sera del 1943.
Ha solo diciott’anni, ma Riley King sa
molto bene cosa vuol dire guadagnarsi la
vita nelle piantagioni. A nove anni ha perso la madre, quando il padre era già chissà
dove, e dal piccolo villaggio dove è nato,
Itta Bena, va a stare con la nonna. Vivono
nella miseria e bisogna guadagnarsi il pane,
anche se sei un bambino. Così ogni mattina nonna e nipote escono dalla baracca per
curvare le proprie schiene sul cotone.
32
Foto: Archivio Toscana Energia
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
musica
DI Marco Boscolo
foto:
•
B.B. King
sul palco del
B.B. King
Pistoia Blues
è l’uomo del Sud che ha portato
la musica dei neri
dalle piantagioni alle classifiche
di tutto il
mondo
•
Frank è
La sua storia inizia 87 anni fa, nella miseria, in Mississippi
Unica eccezione le domeniche, quando si va in chiesa per ascoltare la parola
di Dio. È qui che Riley impara a cantare al
ritmo dei cori gospel, i canti dei salmi biblici. Con la musica è amore a prima vista
e Riley impara a suonare i primi accordi su
di una chitarra che gli ha regalato il prete. Nemmeno un anno dopo la scomparsa
della madre, anche la nonna muore. Riley
si trasferisce a Indianola, dove si sposerà
per la prima volta.
Nella piantagione dove si trova a lavorare, impara a guidare il trattore e si divide
tra il lavoro di autista e la raccolta. Anche lì
in chiesa si canta, ma non ci si ricava nemmeno un centesimo. Dopo il tramonto, invece, le strade sono piene di suonatori di
blues che si guadagnano quello che spendono nelle bettole. Visto che la voce c’è e
che con la chitarra se la cava, per Riley passare dal gospel al blues è naturale. I neri che
lo ascoltano apprezzano e ne intravedono
il talento. Ma una notte del 1943 sbaglia
manovra e rompe il tubo di scappamento
del trattore. Spaventato delle possibili conseguenze, nella notte scappa a nord, verso
Memphis, con la chitarra in spalla.
In realtà l’idea gli ronzava in testa da
un po’. Lo zio, il bluesman Bukka White,
gli aveva detto che a Memphis ci si poteva
guadagnare da vivere con la musica. Così
una marmitta rotta e una fuga nella notte
trasformano il blues nel baricentro dell’esistenza di Riley. Sempre grazie allo zio viene introdotto al Beale Street di Memphis,
un locale leggendario dove passano tutti
quelli che contano nel blues e nel rock. È
qui che Riley diventa subito “Beale Street
Blues Boy”. Il ragazzo di Itta Bena non c’è
più: è nato B.B. King.
toscana energia box
33
Foto: Archivio Toscana Energia
Per King gli anni Quaranta sono un
apprendistato continuo. A Memphis incontra tutti i bluesman del Sud, da Sonny Boy Williamson a Lonny Johnson. Ma
soprattutto incontra T-Bone Walker e Sam
Philips. Del primo lo ha fulminato Stormy
Monday, la canzone che gli ha fatto capire di voler fare del blues la sua ragione
di vita. Il secondo non è un musicista, ma
fonda la Sun Records, un’etichetta che i
dischi di un certo Elvis Presley renderanno celebre in tutto il mondo. Con la Sun
B.B. King pubblica nel ‘51 il suo primo hit,
Three O’Clock Blues, il primo capitolo di
una discografia sterminata: più di quaranta album e venti dischi dal vivo, oltre a una
quantità imprecisata di 33 giri. Il successo
di Three O’Clock Blues gli garantisce un
contratto per un tour nazionale: l’occasione per lanciare la carriera fuori dal Sud e
per mettere da parte un secondo matrimonio che sta mostrando la corda.
Una delle grandi abilità del King compositore è riuscire sempre ad adattare
la propria cifra stilistica al contesto in cui
suona. E per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, in un’America che ha ancora i posti
separati per i neri sugli autobus, King suona nei locali per afroamericani dove si va
per ballare, fondendo in modo originale il
blues del Delta, che nella tradizione è quasi
solo voce, chitarra e armonica, alla musica
delle balere. Ne è un esempio straordinario
il Live at Regal del 1965, che alcuni critici
considerano il suo miglior disco di sempre.
Quando in America
c’erano ancora i posti separati per i neri sugli autobus,
King suonava nei locali per afroamericani
fondendo il blues del Delta alla musica
delle
balere
34
In quegli stessi anni il suo nome comincia a circolare anche fuori del mondo
del blues, soprattutto tra alcuni chitarristi
bianchi della scena del rock. Suoi discepoli sono Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton
(con cui nel 2000 inciderà anche un disco,
Riding With The King) e Mike Bloomfield
(soprattutto nella sua breve parabola con
gli Electric Flag). Ai chitarristi rock piace l’innovazione del vibrato della mano sinistra di
King, che fa gemere le corde sul manico
della chitarra producendo una nuova gamma di suoni. È un’innovazione che si nota
particolarmente negli anni Sessanta, il periodo caratterizzato dai suoi dischi migliori:
A Heart Full of Blues e Blues for Me (entrambi del ‘62), King Blues (del ‘67) e Blues
on Top of the Blues (dell’anno successivo).
Piace anche il modo originale di King
di usare le melodie. “Quando smetto di
cantare con la voce”, dice il Re, “comincio a farlo con la chitarra”. È un performer
totale: autore di musiche e testi, chitarra
solista, cantante e band leader. Non fosse
che ha sempre dichiarato di “suonare solamente il blues del Delta”, lo si potrebbe
definire una vera e propria rock-star.
King rientra per recuperare la sua chitarra
sfidando le fiamme. Il giorno dopo scopre
che i due uomini litigavano a causa di una
donna. Il nome? Lucille. Da allora tutte le
sue chitarre si sono sempre chiamate così,
per non fargli dimenticare che “non vale
la pena litigare per una donna o rischiare la vita tra le fiamme”. Un amore e un
sodalizio, quello tra il Re e la sua chitarra,
consacrato in un disco del ‘67 intitolato
semplicemente Lucille.
La sola cosa per la quale valga la pena
di rischiare la vita è il blues, al cui richiamo
il Re non può resistere. Anche oggi suona
dal vivo più di cento sere l’anno e, potete
giurarci, lo farà finché Dio o il diavolo non
intoneranno un blues per la sua morte.
D’altra parte, se vieni da Itta Bena, Mississippi, e hai conosciuto le piantagioni, il tuo
destino è scritto in un blues.
foto:
•
Palco del Pistoia Blues
in Piazza del Duomo
•
TERZAPAGINA
B.B. King è l’uomo del Sud che ha portato la musica dei neri dalle piantagioni
alle classifiche ed è riuscito a vincere ben
15 Grammy Awards. Non ha disdegnato
il flirt con lo star system, ma è rimasto
sempre fedele a se stesso e al blues. Non
ha “tradito” nel 1989, quando è apparso
in When Love Comes to Town, contenuta
in Rattle And Hum degli U2. O nemmeno
nel 2005 con il disco di duetti, B.B. King &
Friends, in cui personaggi come Van Morrison, Mark Knopfler ed Elton John rendono omaggio al Re. Ma se King è la leggenda vivente del blues, c’è n’è un’altra che lo
accompagna almeno dagli anni Cinquanta: Lucille, la sua chitarra, rigorosamente
marca Gibson. Pare che il nome derivi da
un fatto che negli anni è si è trasformato
in un mito di per sé. Durante un concerto
del 1949 una rissa tra due uomini scatena
un incendio nel locale. Tutti fuggono, ma
toscana energia box
35
Il libro fotografico In Siberia. Un viaggio nella più grande riserva di gas naturale racconta
Il tesoro nascosto
tra i ghiacci
Di Ernesto Ferlenghi
(rappresentante di Eni Russia e console onorario italiano a Novy Urengoy)
Nella tundra
foto:
•
La stele che
dà il benvenuto
Novy Urengoy
••
Impianto
di estrazione
Foto: Archivio Toscana Energia
Gazprom
•
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
cultura
a
36
della
Siberia occidentale, nel mezzo di una sterminata vastità, coperta dalla neve e dai
ghiacci per la maggior parte dell’anno, si
trova il distretto autonomo dello YamaloNenets, che con i suoi 750 mila chilometri
quadrati è per oltre metà della superficie
situato al di là del circolo polare Artico.
Poco più di mezzo milione di abitanti vivono in un territorio immenso, dove
l’inverno dura nove mesi, le temperature
scendono fino a 50 gradi sotto zero e la
notte polare nasconde il sole per oltre 20
ore al giorno.
Non ci sono ferrovie che collegano villaggi e città. Le strade sono un manto di
ghiaccio e si trasformano in laghi quando
a giugno arriva il disgelo.
È nel sottosuolo di questa regione ostile, che la Russia nasconde una delle maggiori ricchezze della Terra: gas e petrolio in
quantità enormi.
La città di Novy Urengoy è la vera capitale mondiale del gas: i giacimenti che
la circondano contengono il 70% delle
riserve russe e circa il 24% di quelle globali di gas naturale. Proprio qui, nel cuore della Siberia, viene prodotto il gas che
dopo una settimana e 5.000 chilometri di
cammino in gasdotti nel sottosuolo di Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, arriva ad
alimentare le case degli italiani.
la regione di Novy Urengoy dove sorge, circondata dalla tundra, la capitale mondiale del metano
••
Oggi Novy Urengoy, una città di 100
mila abitanti, età media 35 anni, quasi
tutti impegnati nell’industria del metano,
ha tutte le strutture di un insediamento
urbano moderno: ospedali, scuole, centri
commerciali e sportivi, cinema. È davvero
difficile immaginare che solo 39 anni fa in
questo luogo c’era nient’altro che un vasto deserto di ghiaccio.
L’enorme giacimento di gas di Urengoyskoye fu scoperto nel 1966 e, nel
1973, da un paletto con la scritta “Novy
Urengoy” simbolicamente conficcato nel
suolo, cominciò la storia della nuova città.
Arrivarono a Novy Urengoy lavoratori da
tutta l’Unione Sovietica, i pionieri del gas,
persone che non avevano paura delle difficoltà, del freddo e del lavoro in condizioni
climatiche estreme. E in pochi anni Novy
Urengoy divenne quella che è oggi: la città
del gas, un elemento chiave dell’industria
russa e di quella mondiale del metano.
La gente giunta qui anni fa non è più
riuscita a lasciare questa terra. Gente sincera, innamorata della natura del nord,
delle aurore e della notte polare invernale.
In questa regione vive anche una popolazione autoctona nomade di origine antichissima: i Nenets. In Russia ne sono rimasti
circa 50.000, di cui più della metà abitano
nel distretto Yamalo-Nenets, che proprio
da loro prende una parte del suo nome.
La vita dei Nenets, nonostante il progresso, non è cambiata: mantengono e tutelano
la comunità secondo le proprie regole, abitano nei cium, tipiche capanne riscaldate.
Vivono di allevamento di renne (nell’area il
numero di renne è ben superiore a quello
degli abitanti) e di pesca; di pelliccia di renne
sono ricoperte le loro tende e sono fatti anche i vestiti e le scarpe che indossano.
Il gas percorre
5.000 km nel sottosuolo
di Russia, Ucraina, Slovacchia
e Austria, per arrivare nelle
nostre case
L’Italia è legata a questa regione da
oltre quarant’anni, dalla firma del primo
contratto del gas tra Eni e Unione Sovietica. Una storia, quella tra il nostro Paese
e URSS/Russia, fatta di amicizia, rispetto e
amore per le rispettive culture.
tive come la formazione di giovani laureati
russi provenienti dalla regione o i soggiorni estivi di bambini russi in Italia.
Infine, nell’aprile del 2012, Eni ha iniziato per la prima volta nella sua storia,
la produzione di idrocarburi in Russia con
l’avvio del giacimento Samburg, il primo
dei quattro giacimenti del consorzio Severenergia a cui Eni partecipa insieme ad
Enel e a partner russi.
Il volume “In Siberia” è un’occasione
preziosa per conoscere lo Yamalo-Nenets
e Novy Urengoy attraverso gli occhi del fotografo Marco Quinti e per scoprire che la
lontana città siberiana - da dove ci arriva il
gas e dove dal freddo nasce il caldo - può
esserci più vicina di quanto immaginiamo.
Dal 1999 il gemellaggio tra Novy Urengoy e San Donato Milanese, finalizzato
allo sviluppo dell’interscambio nel campo
della cultura, educazione e della formazione professionale, ha rinforzato un rapporto che si basa su un entusiasmo che si
rinnova ogni giorno.
Il volume è stato realizzato da Toscana
Energia in collaborazione con gli uffici di Eni a Mosca, l’amministrazione
della città di Novy Urengoy e il gruppo dirigente dell’azienda Gazprom.
Le foto del libro sono di Marco Quinti.
Dal 2008 Eni collabora direttamente
con lo Yamalo-Nenets, realizzando iniziatoscana energia box
37
Olga Balashova, mezzosoprano russo, è la vincitrice del premio
In Italia
ho trovato la patria
della mia arte
DI ANGELA FEO
A 36 anni
si è già
esibita nei teatri di tutto il mondo. Nata
a Mosca, il mezzosoprano russo Olga
Balashova ha alle spalle un curriculum
di prim’ordine. Ha studiato canto e arte
drammatica all’Accademia Teatrale GITIS,
ha frequentato l’Università musicale di
Ippolitov-Ivanov di Mosca e l’Università
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
musica
•
Mozarteum di Salisburgo; vanta inoltre
un’intensa attività concertistica che l’ha
vista esibirsi nei templi mondiali della musica. Ha importanti rapporti professionali
con l’Italia, dove collabora con il Teatro
Regio di Parma e con l’orchestra I Solisti
Veneti. L’estate scorsa, in occasione del
Festival Musicale Estate Regina di Montecatini Terme, ha ricevuto il premio “Toscana Energia - Energia per la Musica” rivolto
a giovani talenti musicali internazionali.
Olga, lei ha inizialmente intrapreso la carriera di attrice drammatica,
marionettista, ballerina. Perché poi ha
deciso di prediligere la musica?
Perchè ho la musica nel DNA. Mio
padre è stato musicista e compositore e
mia madre suonava il pianoforte. Nei miei
ricordi di bambina ci sono i miei genitori
che ascoltano la Callas e Caruso sui dischi
in vinile. Quando tornarono a casa con
me appena nata festeggiarono ascoltando
la Norma di Bellini. Già da ragazza avrei
voluto studiare canto ma, dopo la morte di mio padre, mia madre non aveva la
possibilità di pagarmi le lezioni. Feci come
voleva lei e mi iscrissi a medicina, ma non
era la mia strada. Così poco dopo mollai
ed entrai all’accademia d’arte drammatica. Ho avuto la fortuna di incontrare una
grande insegnante e a trent’anni, in seguito a un’audizione di canto, ho ottenuto
una borsa di studio che mi ha permesso
di andare in Italia. Lì è cominciata la mia
vera carriera musicale e artistica. In Italia
ho conosciuto bravissimi insegnanti che
mi hanno aiutato a perfezionare la pronuncia, il fraseggio, ma soprattutto ho cominciato a capire che cos’è la musica, ho
imparato quello che io chiamo “il suono
giusto”. Tuttavia, sebbene da quattro anni
38
To s c a n a E n e r g i a . E n e r g i a p e r l a m u s i c a
••
io mi esprima solo come cantante lirica,
aver studiato arte drammatica ed essere
stata una marionettista è stato fondamentale: ho imparato come ci si muove sul
palcoscenico e ho acquisito una perfetta
coordinazione dei movimenti. Adesso mi
sento un’artista completa che sa collegare
il suono con la muscolatura.
Che cosa ha rappresentato l’Italia
per la sua carriera artistica?
Poter studiare al Teatro Regio di Parma
è stata la grande svolta della mia carriera.
Grazie agli insegnanti che ho avuto, ma
soprattutto perché io sentivo la necessità
di capire a fondo quello che cantavo. In
Russia ci sono grandi talenti, però manca
la cultura che sta dietro alla musica lirica.
Adesso, dopo tutto il tempo passato in Italia, quando canto La Bohème sono Mimì e
quanto canto La Traviata divento Violetta.
Al Festival di Montecatini Terme si
è esibita cantando arie di Verdi e Puccini. Quali sono i musicisti che predilige e perché?
Sono Verdi e Monteverdi. In particolare sento Verdi molto vicino, non c’è
niente di banale nelle sue opere: il Rigoletto, il Macbeth, il Don Carlo, descrivono
il conflitto in un modo perfetto. La stessa
musica del Requiem restituisce il senso più
profondo della tragedia. Mi piace anche
Puccini per la bellezza infinita della sua
melodia; e Rossini: la sua musica è una
grande festa. Poi c’è la musica barocca:
Vivaldi, Hendel, Bach. Tra i francesi citerei Ravel, mentre tra i russi Tchaikovsky e
Rachmaninov. Penso comunque che se un
Foto: Archivio Toscana Energia
Lei si è esibita nei templi modiali
della musica: alla Filarmonica di SanPietroburgo, al Teatro Bolshoi di Mosca, e poi in Giappone, a Parigi, in
Italia. Qual è il luogo che l’ha emozionata di più?
Ogni posto è diverso e a suo modo ha
una propria bellezza. Conta molto anche
il pubblico. Posso cantare persino in una
vecchia casa e sentirmi benissimo se c’è il
pubblico giusto. Mi è piaciuto molto cantare alla Filarmonica di San Pietroburgo
dove c’è un’acustica eccezionale. Mentre
in Giappone ho cantato nei più grandi
templi buddisti. È stato molto emozionante anche cantare il Requiem di Verdi nella
basilica di San Nicola a Bari, dove ad ascoltarmi c’erano i monaci russi.
foto:
artista capisce quello che sta interpretando, riesce trovare un rapporto con l’opera
di qualsiasi compositore.
•
••
Due momenti
dell’esibizione
Adesso vive a Mosca ma collabora
con l’orchestra I Solisti Veneti e con il
Teatro Regio di Parma. Dove vede il
suo futuro?
So che per il mio lavoro dovrò continuare a spostarmi in tutto il mondo. Mi
piacerebbe esibirmi un giorno al Metropolitan di New York, al Covent Garden di
Londra o alla Scala di Milano. In ogni caso
quello che voglio è diventare una professionista affermata, non importa dove: per
me è importante fare il mio lavoro al meglio e sentirmi realizzata con me stessa.
toscana energia box
al festival musicale
Estate Regina
39
Foto: Comune di Calci
La terra dell’olio nel pisano ricca di un’architettura di eccezionale bellezza
Calci,
dove lo sguardo
si perde lontano
DI Michela Signorini
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alcune delle bellezze che caratterizzano questo territorio
•
gira l’angolo
La maestosa Certosa e i suggestivi borghi immersi tra gli olivi sono solo
Calci è un anfiteatro naturale ricco di arte e di
storia, adagiato nella Valgraziosa, ai piedi del Monte Serra di fronte alla pianura pisana e al mare.
Conosciuta fin dall’antichità come terra dell’olio,
ancora oggi questa zona è circondata da terrazzamenti dedicati alla coltivazione dell’olivo.
La presenza di numerosi castelli e torri ha reso
Calci in epoca medioevale zona strategica, spesso
coinvolta nelle guerre tra Pisa e Firenze. La Fortezza della Verruca, ad oltre 530 metri di altezza, testimonia un sistema di fortificazioni sparse sul territorio circostante, creato per controllare e difendere
il territorio pisano e il suo porto. Calci ha seguito le
sorti della Repubblica pisana fino al 1406 per poi
cadere insieme a Pisa sotto il dominio fiorentino e
finire nel 1530 con l’annessione al Granducato di
Toscana, diventando definitivamente un comune
autonomo nel 1867.
Sono molte le architetture religiose, più conosciute e meno, di eccezionale bellezza che caratterizzano quest’area. Nel centro del paese si trova
la più grande pieve romanica della zona, risalente
al secolo XI e costruita in stile romanico-pisano, è
dedicata ai Santi Giovanni Evangelista ed Ermolao
Martire. La Chiesa di San Bartolomeo, in località
Tre Colli, in stile romanico che conserva opere del
quattrocentesche tra cui un cristo ligneo e il dipin-
40
to della Madonna delle Grazie. Tra le strutture dislocate nelle diverse frazioni ci sono anche la Chiesa e il Convento di S. Agostino e la Chiesa di Santa
Maria della Neve, nella graziosa frazione di Montemagno dove si conserva una statua lignea della
Madonna della neve, attribuita ad Andrea Pisano.
Abbandonato sulle falde della Verruca, si trova
invece l’austero monastero di Nicosia, fondato nel
1264 che nel corso dei secoli ha ospitato viandanti
e bisognosi ed è stato abitato dai frati fino ai primi
anni ‘70 del secolo scorso.
Tra tutte le architetture quella che domina è
la Certosa di Calci, fondata nel 1366 e oggetto di
un notevole programma di ampliamento e rinnovamento culminato nella seconda metà del XVIII
secolo, mantiene intatte tutte le imponenti caratteristiche architettoniche del 1600. Oggi la Certosa
ospita il Museo di Storia Naturale dell’Università di
Pisa e il Museo Nazionale Storico-Artistico. Il primo
percorso museale, voluto da Ferdinando I de Medici
sul finire del ‘500, rappresenta una delle più importanti realtà naturalistiche italiane che raccoglie e
conserva oltre 400 anni di storia della ricerca scientifico-naturalistica dell’ateneo pisano, con itinerari
che vanno dalla zoologia alla mineralogia, dalla
paleontologia alla museologia. L’altro Museo è un
racconto della vita certosina, fatta di meditazione
Tra torrenti
Box e mulini
ha sempre rappresentato
Box L’acqua
per questo territorio lavoro e risorsa.
••
Testo
È lungo il corso dei torrenti principali, Zambra di Tre Colli e Zambra di
Montemagno, che si sono sviluppati
i primi insediamenti. Da qui sfruttando l’energia idraulica si sono originate ed evolute due attività importanti
per l’economia del territorio: mulini e
frantoi. Alla fine del XIX secolo lungo
circa tre chilometri di corso lavoravano 34 frantoi e oltre 100 mulini mossi da ruote idrauliche. Oggi l’ultimo
rimasto è il Molino del Gangalandi,
conosciuto dal 1521, prende il nome
dalla famiglia che lo possedette in
origine. Sottoposto a vincolo storico architettonico dal Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, all’interno
conserva ancora attrezzatura, macine e ingranaggi originari.
e contemplazione, ripercorsa attraverso l’immagine
degli spazi: il Cortile d’Onore, la Chiesa conventuale, le Cappelle Eremitiche, il Chiostro Grande, una
cella claustrale, il Refettorio e la Farmacia.
Foto: www.lavallespd.org
La combinazione tra la ricchezza artistica e
l’elemento natura è ciò che rende Calci meta di
numerosi turisti, come confermano i dati dell’Osservatorio provinciale, che lo attestano come unico
comune che nello scorso anno ha registrato un forte incremento di arrivi e pernottamenti.
I bellissimi borghi immersi tra gli olivi e la tipica
macchia mediterranea che regala il Monte Pisano
conferiscono a questo territorio un aspetto gradevole e tranquillo, dal piacevole clima mediterraneo. Un
luogo ideale per fare passeggiate lungo i molteplici
sentieri che si snodano dalla valle al monte e giungere alla vetta, dove lo sguardo si perde lontano.
foto:
•
La Certosa di Calci
••
Il Torrente Zambra
in zona Castelmaggiore
toscana energia box
41
Pillole di energia
A cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
pillole di energia
Solare: lo stivale è quarto nel mondo
Con 21 miliardi di euro nel 2011 l’Italia, secondo un rapporto del Joint Research Centre della Commissione Europea, si trova al quarto posto nel mondo per investimenti nel solare, dietro a Usa, Cina e
Germania. Nello stesso anno i due terzi dell’energia prodotta nel mondo da pannelli solari di nuova installazione proviene dall’Europa. In Italia, seconda solo alla Germania, sono stati attivati nuovi impianti per 5,9
Gigawatt, che portano la capacità totale installata a fine 2011 a 12,8 Gigawatt.
Una casa di paglia a misura d’ambiente
Ricorda la capanna che nella fiaba dei tre porcellini viene
spazzata via dal vento, ma la casa che è in fase di ultimazione a
Saluggia (Vercelli) sarà una un’abitazione reale. Una costruzione
color oro, sostenibile dal punto di vista ambientale, energetico ed
economico. Il legno per le strutture portanti, la paglia per i tamponamenti delle murature e delle coperture, la pietra a secco per
i muri di recinzione, l’intonaco in terra o calce naturale a protezione delle murature e il rivestimento dell’autorimessa in doghe di larice: i materiali garantiscono le prestazioni energetiche di una casa
passiva e una qualità dell’aria interna di altissimo livello. Grazie
alle sue caratteristiche isolanti, per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti si può calcolare un abbattimento dei costi
energetici che sfiora il 75% rispetto all’edilizia convenzionale.
Smart city, Firenze e Pisa
nella top ten d’Italia
Nel nostro Paese la corsa verso le smart city è
appena cominciata, ma alcune città hanno già un
bel vantaggio sulle altre. Secondo la classifica realizzata da FORUM PA, Bologna, Parma e Trento
si piazzano in testa alla classifica generale, seguite da Firenze, Milano, Ravenna, Genova, ReggioEmilia, Venezia e Pisa, che chiude la top ten. Per
stilare la classifica sono stati utilizzati oltre cento
indicatori, riferiti alle dimensioni della governance della città, all’economia, alla mobilità, dell’ambiente, al capitale sociale e alla qualità della vita.
In Cile alla ricerca
della geotermia
Sull’altopiano andino di Cerro Pabellon, a
5000 metri di quota, si stanno scavando i primi
pozzi per catturare il vapore dal sottosuolo e trasformarlo in energia geotermica con un impatto
ambientale minimo. Ci provarono già nel 1921
degli ingegneri italiani. Ora lo fa Enel Green Power, con una joint-venture con la società petrolifera statale per un progetto a lungo termine. Con
la costruzione del primo impianto si prevede di
immettere nella rete nazionale una potenza geotermica di 50 MW, ma il potenziale del Paese
andino è assai più alto, si stima 70 volte tanto.
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la pala eolica
diventa biodegradabile
La sua diffusione su larga scala dell’energia eolica
ha messo in evidenza un aspetto che di rinnovabile
ha ben poco: i materiali con cui vengono costruiti gli
impianti (resine a base di petrolio) non sono biodegradabili e finiscono in discarica. La National Science
Foundation ha concesso alla University of Massachusetts Lowell un finanziamento di 1,9 milioni dollari per
studiare se esiste la possibilità di costruire le pale eoliche
con componenti biodegradabili. L’obiettivo della ricerca
è quello di realizzare un impianto con polimeri generati
da resine derivate da oli vegetali, facilmente recuperabili
e riciclabili. La sfida è quella di rendere questi materiali
“eco-friendly” resistenti a condizioni climatiche avverse
e farlo a prezzi competitivi.
Firefly, la barca FOTOVOLTAICA
Il canadese Dan Baker ha ideato e progettato la costruzione di un prototipo di imbarcazione ad energia solare
del tutto eco-friendly Firefly (lucciola) è il nome attribuito a questa barca, in grado di muoversi grazie all’energia
prodotta da celle fotovoltaiche. È in grado di ospitare al
massimo sei persone a zero emissioni e zero rumore. Il tutto grazie ad una batteria al piombo che incamera energia
ricevuta attraverso i pannelli solari. Il limite di questa barca
è legato alla sua autonomia energetica che rende possibile
al momento solo brevi tragitti, per una distanza massima
di sei miglia, ma i margini di miglioramento sono enormi.
Greenpeace: inaffidabile il monitoraggio
delle radiazioni a Fukushima
Greenpeace contesta le misurazioni delle radiazioni a Fukushima. Secondo l’associazione la popolazione che abita nella regione
sarebbe esposta a un tasso di radioattività tredici volte superiore
rispetto ai limiti stabiliti dalla legge giapponese. A ottobre 2012
Greenpeace ha controllato 40 centraline in tutta la regione. Secondo gli attivisti, più del 75% di queste misura livelli di radiazione più
bassi rispetto a quelli rilevati nei loro immediati dintorni. In alcuni
casi ad appena 25 metri di distanza si sono registrati livelli di contaminazione fino a sei volte superiori rispetto a quanto misurato nelle
stazioni installate dal governo. “Le stazioni di monitoraggio ufficiali sono collocate in aree che le autorità hanno già decontaminato,
ma i nostri controlli dimostrano che a pochi passi di distanza i livelli
delle radiazioni crescono in modo significativo - afferma Rianne
Teule, esperto di radiazioni di Greenpeace International - Temiamo
che queste stazioni diano ai cittadini un falso senso di sicurezza”.
Idrocarburi: USA, UN futuro da esportatori
Secondo il World Energy Outlook, il rapporto prodotto dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) intorno al 2020, gli Stati
Uniti, incredibile dictu, diventeranno il maggior produttore mondiale di petrolio (e anche di gas) superando l’Arabia Saudita. E
poiché in quegli anni inizieranno a dispiegarsi gli effetti delle
nuove misure di efficienza adottate nel settore dei trasporti (dagli
attuali 8 litri per cento kilometri entro il 2025 bisognerà arrivare
a non più di 4,3), ci sarà una notevole riduzione delle importazioni petrolifere statunitensi, così che, attorno al 2030, l’America
del Nord diventerà un esportatore netto di petrolio. Tutto questo
anche grazie allo sfruttamento delle risorse non convenzionali, in
particolare lo shale gas, a cui, nei prossimi anni, si affiancherà il
light tight oil, per il petrolio non convenzionale.
UN NUOVO GASDOTTO
DALL’IRAN
È stata rilanciata la costruzione
del nuovo gasdotto Iran-Iraq-Siria. Il
gasdotto, con una lunghezza di 1500
km, fornirà gas da Asalouyeh a Damasco. Sarà successivamente esteso,
attraversando il Mediterraneo, verso
l’Europa. L’investimento sarà di 10
miliardi di dollari. Il progetto, siglato
il 25 giugno 2011 era stato congelato a causa della guerra in Siria. È
stato riavviato dopo la rielezione del
presidente Barack Obama e la ripresa
dei colloqui segreti USA-Iran.
toscana energia box
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Consigliato
da...
DI Alberto Clò
Un volume che attraversa la vicenda di Mattei,
dalle sue ansie giovanili, alla sua voglia di riscatto personale, al suo progetto di sviluppo del paese
basato su una solida industria energetica nazionale
Enrico Mattei
Scritti e discorsi 1945-1962
Rizzoli, 2012 - pagg.1060
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
cultura
Scritti e discorsi 1945-1962
Non poteva esservi miglior idea da parte di Eni per
onorare la memoria di Enrico Mattei nel cinquantenario della sua tragica scomparsa il 27 ottobre 1962, della
pubblicazione dei suoi scritti e discorsi, introdotti da una
Prefazione di Paolo Mieli e da due saggi di Valerio Castronuovo e Daniele Pozzi. Idea che si inserisce nella preziosa opera di valorizzazione del patrimonio culturale di
Eni condotta da Stefano Lucchini, direttore delle relazioni istituzionali e comunicazioni, e Lucia Nardi, responsabile delle attività culturali e dell’archivio storico dell’Eni.
Seguendo un profilo cronologico, il volume di 1.057
pagine attraversa le diverse esperienze della vicenda
matteiana: dalla partecipazione alla Resistenza nelle formazioni cattoliche alla vicepresidenza dell’Agip; dall’impegno parlamentare nelle principali vicende civili e politiche di quegli anni sino alla presidenza dell’Eni.
Esperienze attraversate da un unico filo che dalle
sue ansie giovanili si proietta nella voglia di riscatto personale e del Paese: in un progetto finalizzato alla sua ricostruzione e sviluppo che, a suo avviso, era impossibile
senza una solida industria energetica nazionale. Da qui,
l’acerrima battaglia combattuta contro le forze conservatrici del Paese - prima ancora che contro gli interessi esteri - che seppe vincere con l’istituzione nel 1952
dell’Ente Nazionale Idrocarburi che, partendo da zero,
è riuscito a salire alle prime posizioni mondiali. Un’ansia
alimentata da un afflato religioso che lo portava a combattere per la giustizia sociale a favore dei più deboli, dei
lavoratori, dei nuovi popoli che si mettevano in movimento in tutti i continenti.
Da qui, la sua rivoluzionaria lotta per emancipare
i paesi produttori dal colonialismo imposto dai grandi
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trust internazionali (e dai loro paesi d’origine), in un rapporto di continuità, ebbe a scrivere, con la nostra lotta di
liberazione, e per ritagliare ad Eni uno spazio vitale nella
geografia petrolifera internazionale.
Mattei avrebbe declinato i sentimenti che lo animavano in mille campi. In quello energetico, ebbe intuizioni geniali. Una su tutte: la valorizzazione estensiva
del metano che dette un impulso decisivo al ‘miracolo
economico’ del Paese, grazie all’adozione di un modello
organizzativo di Eni, unico al mondo, integrato in tutte
le fasi del business metanifero: dalla ricerca/estrazione al
trasporto alla distribuzione nelle fabbriche e nelle case.
Il tutto in uno stretto rapporto cooperativo con i paesi
esportatori, senza cui il metano non avrebbe guadagnato il ruolo primario che oggi riveste.
Le commemorazioni in onore di Mattei hanno avuto larga eco nel paese. Ritengo, però, che solo in parte
le avrebbe gradite. Per una ragione: che del suo insegnamento è rimasto ben poco. Non nell’azione e nel
DNA degli uomini dell’Eni, che continuano ad esserne
interpreti attivi, nelle relazioni coi paesi produttori, nella
capacità innovativa, nella proiezione internazionale. Ma
della politica, che anziché rendergli merito dei risultati
ottenuti nell’interesse generale, ha ritenuto - abbagliata
dall’effimero totem del mercato - che Eni fosse divenuto
un problema più che un’opportunità per il futuro del
Paese, adottando decisioni che muovono nella direzione
opposta a quella disegnata dal suo fondatore.
Gli si farebbe allora più fecondo onore se ci si fermasse a riflettere sui grandi risultati che la sua azione
seminale ha consentito di ottenere rispetto ai ben miseri
esiti delle politiche d’oggi.
Palazzo Blu,
una perla ritrovata
DI Giovanni Nardi
L’edificio ottocentesco sui lungarni pisani è stato ristrutturato nel
2008. Qui è nato un centro culturale d’eccellenza che ha ospitato mostre
di livello internazionale come quelle dedicate a Mirò, Picasso e Kandinsky
arte
sia pure omogeneo accanto alla chiesa di Santa Cristina e ad altri palazzi, primo fra tutti il Gambacorti,
sede dell’amministrazione comunale. Ma da qualche
anno, un chiassoso azzurro ha modificato questo
paesaggio, perché il palazzo Giuli è diventato Palazzo Blu: i notevoli, attenti lavori di restauro e consolidamento non si sono limitati infatti agli interni,
ma hanno interessato anche l’esterno, recuperando
l’antico colore ottocentesco, di cui si era quasi persa
la memoria. Passati i primi mesi di disorientamento, i
pisani hanno mostrato di gradire la “novità”, specie
in considerazione della nuova funzione dell’edificio:
non più residenza privata, ma prestigiosa sede museale. Restauro e apertura del complesso sono stati
resi possibili dall’intervento della Fondazione Cassa
di Risparmio di Pisa (poi ribattezzata Fondazione
foto:
Foto: Proprietà della Fondazione Pisa, © Gronchi Fotoarte
Pisa, certo, è la città della Torre Pendente e della
piazza dei Miracoli; ma per un flâneur come quelli
descritti da Benjamin, che per conoscere una città debbono perdersi in essa, accanto ai tesori più
o meno nascosti c’è da qualche tempo un nuovo
gioiello: Palazzo Blu. È un antico, solido complesso
architettonico in riva all’Arno di Mezzogiorno nella
parte centralissima vicino al Ponte di Mezzo, nato
nel quartiere allora denominato Chinzica, accanto
alla chiesa altomedievale di Santa Cristina, e per
secoli abitato da famiglie blasonate, fino agli ultimi
proprietari, i conti Giuli Rosselmini Gualandi. Il palazzo è stato nella sua lunga storia profondamente
modificato, ma per i pisani non giovanissimi la sua
immagine grigia e severa era conservata come un
elemento del paesaggio urbano in fondo anonimo,
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Dettaglio
dell’interno
toscana energia box
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no dal Trecento praticamente ai giorni nostri e che
costituiscono spesso parte integrante dell’arredamento del vasto ambiente signorile, inserite come
sono nell’allestimento di quello che può essere definito un museo “vivo” e vissuto.
Foto: Proprietà della Fondazione Pisa, © Gronchi Fotoarte
foto:
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Mostra
Lungo il Nilo
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
arte
(2010)
Pisa), da tempo alla ricerca di una sede prestigiosa
dopo il distacco dall’istituto bancario, e la scelta è
caduta sull’austero edificio di lungarno Gambacorti. La ristrutturazione è stata completata nel 2008.
“Il palazzo principale - spiega Cosimo Bracci Torsi,
presidente della Fondazione fino ad alcuni giorni fa
- è stato destinato all’esposizione permanente delle
collezioni d’arte della Fondazione stessa e alla sua
sede di rappresentanza, mentre negli annessi sono
stati alloggiati, oltre ad alcuni uffici, gli spazi per
esposizioni temporanee e un auditorium. Le dimensioni e l’articolazione dei quasi 4000 metri quadrati
di superfici del Palazzo, hanno quindi permesso di
realizzare un centro di attività culturali che mancava
alla città. L’iniziativa della Fondazione ha poi finito
con l’assumere un duplice aspetto: da un lato di
conservazione e valorizzazione di un bene culturale rappresentato da un palazzo d’interesse storico
e artistico, dall’altro di riqualificazione urbanistica”.
Il nostro flâneur può così ammirare un nucleo
di opere d’arte di proprietà della Fondazione che si
arricchisce continuamente, grazie alla somma importante accantonata annualmente e destinata ad
acquisti di qualità collegati al territorio pisano per
l’autore, il committente o il tema trattato. Così, tra
le opere pittoriche, si soffermerà di fronte al Polittico di Agnano, eseguito da Cecco di Pietro e che ha
a fianco una copia novecentesca, astutamente eseguita per sostituire l’originale nella chiesa dov’era
stato esposto per secoli. Ora i due polittici sono
entrambi conservati e protetti, a ricordo di un’impresa giunta a buon fine nella battaglia che ogni
giorno si combatte in Italia per la salvaguardia del
tesoro artistico. Ancora, potrà ammirare sculture di
Nino Pisano e del Tribolo, tele dovute alla maestria
dei Lomi - Gentileschi e tante altre opere, che van-
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Ma non è destinato solo ai flâneur l’accesso a
Palazzo Blu, nella loro fintamente svagata passeggiata nell’anima della città di Pisa, perché la Fondazione a carattere strumentale che ha la gestione del
palazzo ha anche l’attività di ideazione, progettazione, realizzazione e promozione di eventi culturali
e artistici in generale, ha avuto anche riguardo alle
espressioni artistiche e culturali del territorio pisano.
Momenti essenziali di tale attività sono le mostre, sia
a carattere nazionale e internazionale, sia di ambito
più ristretto e specialistico. Si sono succedute finora
quattro grandi mostre, di cui l’ultima in ordine di
tempo, quella su Wassily Kandinsky Dalla Russia in
Europa, è ancora in corso e, dall’andamento dei visitatori, potrebbe raggiungere il record dell’affluenza.
Le tre precedenti, Chagall e il Mediterraneo, Joan
Miró i miti del Mediterraneo, Pablo Picasso. Volevo
essere pittore e sono diventato Picasso, hanno superato complessivamente le 250 mila unità.
Si sta progettando per la prossima primavera
una mostra su Artemisia Gentileschi, che rientra
nel quadro delle esposizioni specialistiche, in genere gratuite. Artemisia nacque a Roma, ma era
figlia - e allieva - del pisano Orazio Gentileschi,
e quindi l’esposizione rientra a pieno titolo nella
valorizzazione di Pisa e del suo territorio oppure
di personaggi della cultura, così come lo sono state quelle su Galileo (Il cannocchiale e il pennello:
nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo),
sull’egittologo Ippolito Rosellini, su Donne d’Italia
che illustrava il contributo femminile in 150 anni di
storia del nostro Paese, fino al successo di Storie
dell’altro mondo, mostra realizzata in collaborazione con l’Università e la Specola Vaticana per documentare l’universo dentro e fuori di noi.
Resta da dire, infine, delle mostre Dossier, appuntamenti “minori” ma significative, che hanno
presentato sia artisti locali (Ferruccio Pizzanelli, Federigo Severini, Umberto Vittorini) sia opere presenti a Pisa, come il Tuttomondo di Keith Haring,
o La bella battaglia di Jacopo Ligozzi sulla presa di
Prevesa, o i ritratti Roncioni, o Un uomo che guarda (sull’Operaio del Duomo Curzio Ceuli e il ritratto
di Orazio Riminaldi) o su Cecco di Pietro o infine sul
Pranzo a palazzo ricostruito con gli arredi appartenuti o acquistati per Palazzo Blu. Nel complesso,
un’attività espositiva che ogni anno supera i centomila visitatori e che costituisce quindi una preziosa
realtà nel panorama artistico e culturale pisano.