Il saluto dell`Amministratore diocesano - Diocesi di Alghero-Bosa

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Il saluto dell`Amministratore diocesano - Diocesi di Alghero-Bosa
Discorso di saluto di Don Pasqualino Ricciu, Amministratore Diocesano
Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Mauro Maria Morfino, SDB, Vescovo di Alghero-Bosa, 3 aprile 2011
La Liturgia di questa quarta domenica di quaresima, chiamata
“Laetare”, ci invita a “gioire” poiché
l’austerità del cammino
penitenziale si va attenuando per l’apparire delle prime luci della
Pasqua, preannunciate dal gesto di illuminazione che Gesù compie
nei confronti del cieco a Gerusalemme. Per la chiesa che è in AlgheroBosa oggi è giorno di festa per il dono che il papa Benedetto XVI ha
voluto concedere a questa diocesi nella persona del sacerdote Mauro
Maria Morfino che sta per essere consacrato pastore delle nostre
anime.
Presiede questa solenne liturgia il cardinale Tarcisio Bertone,
segretario di Stato di Sua Santità, per cui il nostro convenire ci pone
in comunione col S. Padre e nella sua persona, con la chiesa che è nel
mondo.
A sua
eminenza il nostro cordiale benvenuto in terra di
Sardegna e la
sincera gratitudine
per il ritorno in diocesi, nella
quale, negli anni settanta, l’allora don Bertone, ha esercitato nella
Settimana Santa il ministero della predicazione presso le comunità di
Bortigali, Bolotana, Borore, Villanova Monteleone e, in tempi più
recenti, ha guidato alcuni incontri di formazione nella nostra Scuola
dei ministeri.
Ovunque egli ha lasciato un vivo ricordo, sia per la
sapienza nel comunicare la Parola di Dio, sia per la testimonianza
evangelica
manifestata nella fraternità verso i sacerdoti e nel
ministero di consolazione per gli ammalati.
Il nostro affettuoso “bentornato”
Martinez Sistach, arcivescovo
in Alghero al cardinale Lluis
di Barcellona, che nell’aver scelto di
partecipare al rito di consacrazione del nostro nuovo pastore, intende
rinsaldare i vincoli di fraterna comunione fra le dieci diocesi della
Catalogna e la nostra chiesa locale. Il saluto altrettanto cordiale agli
arcivescovi, ai vescovi e abati concelebranti, provenienti dalle diocesi
della Sardegna, dalla penisola e dall’estero e che ci onorano della loro
presenza.
Ai pastori del popolo di Dio la nostra viva riconoscenza,
con un particolare riguardo a mons. Antonio Vacca e mons. Giacomo
Lanzetti che hanno guidato la chiesa di Alghero-Bosa negli ultimi due
decenni.
Questa grande tenda elevata
col contributo di enti pubblici e
privati e con la cooperazione di tecnici e volontari, richiama la tenda
del Santuario che Dio fece erigere nel deserto come segno di una
Presenza che condivide il faticoso peregrinare dell’uomo sulla terra:
“Essi mi faranno un Santuario- dice il Signore- e Io abiterò in mezzo a
loro” (Es. 25,8).
All’interno è stato riservato uno spazio adeguato, accanto al
presbiterio, ai fratelli sofferenti e anziani, per ricordare che i veri
credenti nel Dio vivente e amante della vita hanno la missione di
offrire ospitalità ai piccoli e ai deboli.
Di fronte al presbiterio gli amministratori delle città e dei paesi
della diocesi, coloro che governano la regione Sardegna e le tre
province
in
cui
si
estende
la
nostra
comunità
ecclesiale,
i
rappresentanti dello stato, le autorità civili e militari. A tutti il nostro
deferente saluto e la sincera gratitudine ricambiata con l’invocazione
a Dio, perché siano autentici promotori del bene comune e della pace.
La significativa presenza di presbiteri,
di diaconi, di giovani
candidati al sacerdozio, di religiosi e di religiose, ci dice che il Signore
continua a chiamare uomini e donne intorno alla mensa della Parola
e del Pane di vita, perché siano offerti ai fratelli nella testimonianza
del servire.
A tutti noi convocati in questo luogo giunge il lamento che il
profeta rivolge a Dio; è il grido dei poveri, dei senza fissa dimora, delle
unità familiari rese insicure dalla precarietà del lavoro e dalla fragilità
delle relazioni: “La mia tenda - dice Isaia - è stata divelta e gettata
lontano da me, come una tenda di pastori. Come un tessitore hai
arrotolato la mia vita, mi recidi dall’ordito. In un giorno e una notte mi
conduci alla fine” (Is.38,12). Questo grido ci interpella ancor di più in
questi giorni dinanzi alle sofferenze delle popolazioni devastate
dal
terremoto in Giappone e dal tragico esodo di migliaia di profughi del
Nord -Africa.
Oggi don Mauro Maria, nell’effusione dello Spirito, viene
consacrato pastore di questa porzione della chiesa di Dio e penso che
nel suo cuore risuonino le parole del Libro del Siracide:
“Allora il
creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare
la tenda e mi disse: Fissa la tenda di Giacobbe e prendi in eredità
Israele”. (Sr.24,8).
E noi tutti, assemblea del popolo di Dio, rispondiamo al Signore
col canto di lode che Egli stesso fa sgorgare dal cuore e pone sulle
nostre labbra: “Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo Nome dà gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà… Noi benediciamo il Signore da ora
e per sempre. Amen” (Sl.115,9-18).
Don Pasqualino Ricciu