Viaggio: la vita, la letteratura, la ricerca

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Viaggio: la vita, la letteratura, la ricerca
"Viaggio: la vita, la letteratura, la ricerca"
"Quando inizia il viaggio, il ragazzo si accorge
che la realtà non ha nulla o poco da fare coi
suoi
progetti
fantastici.
Il
paese
che
immaginava giallo è verde: quello che pensava
rosso è celeste. I due viaggi, quello fantastico
e quello reale, quello delle guide e quello del
mondo, ora si accordano ora si combattono".
I bambini della mia generazione amavano giocare al viaggio, inventavano, seduti sopra
l'atlante, peregrinazioni e soste in luoghi lontani e sconosciuti. Chiedevano ai nonni di
raccontare loro grandi avventure e magnifiche scoperte, come solo i bambini dell'era di Peter
Pan sapevano fare. Cercavano sull'atlante "l' isola che non c'è" e da adulti comprendevano che
l'isola non c'era davvero mai stata. Era solo un pretesto per cercare qualcosa, per affrontare
l'avventura della ricerca, della vita.
I viaggi fantastici di quei bambini erano viaggi veri e propri, fatti di immaginarie esplorazioni,
di nuove sensazionali scoperte e di avventurosi incontri con altre civiltà. Erano i viaggi dell'
uomo avventuroso e bramoso di scoprire sensibilmente nuove diversità. Il viaggio di oggi è
quello del turista straniero, che fotografa paesaggi, ma che ha paura di interagire con altri
uomini, con altra gente, di fotografare diversi costumi e sconosciuti riti.
L'avventura dei bambini è il viaggio di Ernesto Guevara, che prima di essere "Che" aveva
percorso in un anno intero tutto il Sud America, con una motocicletta, come ci racconta nel suo
diario "Latinoamericana". Il viaggio ha reso il "Che" l'uomo che ricordiamo; l' incontro con la
povertà, con la malattia, la scoperta dello sfruttamento degli uomini (che in Occidente
chiamiamo i deboli), lo ha spinto al cambiamento, alla rivoluzione.
Il viaggio è partenza ed è meta; è l'inizio di un percorso ed è l'arrivo a superare limiti spaziotemporali e culturali; ogni arrivo è una partenza, considerando nuovi limiti e nuove difficoltà,
nuovi colori e nuovi riti. Il viaggio è lento, a volte è difficile da affrontare.
I viaggiatori di oggi sono professionisti, sono uomini e donne che hanno unito il mestiere alla
volontà di ricerca, alla ricerca di libertà interiore, di libertà da se stessi, dai limiti sociali di
propri paesi. Il viaggio culturalmente simboleggia la ricerca, il percorso della vita, ("una vita
senza ricerca non è degna di essere vissuta", Socrate); la cultura stessa è fatta di viaggi, da
Ulisse ad Enea, da Dante a Foscolo, per citarne alcuni.
Il viaggio come percorso magnifico e tortuoso, stimolante e arrendevole è l'essenza
dell'esistenza stessa, del movimento vitale, del cambiamento come evoluzione, della crescita
come sviluppo, della libertà come idealismo.
Nella simbologia occidentale il viaggio è vita. I viaggiatori omerici non esistono più, oggi ci
sono i "vacanzieri", ceto sociale benestante che invade ogni isola tropicale in zona ovviamente - costiera.
L'ideale del viaggio sta perdendo la connotazione di scoperta, di nuovi orizzonti, forse perchè
oggi non esiste più la letteratura che invitava al viaggio descrivendo i "nuovi mondi" e i "nuovi
popoli". Oggi abbiamo l'immagine di quell'ipotetico luogo lontano, ne abbiamo addirittura i
suoni. Siamo così assuefatti alla diversità e ne abbiamo superficiale conoscenza e concezione.
La cultura del diverso, i suoi colori e le sue parole sono irraggiungibili, proprio ora che tutte le
frontiere sono aperte e materialmente accessibili, ma totalmente inavvicinabili umanamente e
spiritualmente. Non abbiamo più niente di solidale; l' individualismo che ha attaccato l' uomo
occidentale è un virus letale che chiude i legami e ne impedisce la costruzione. Non sappiamo
più viaggiare perchè il viaggiatore non è mai individualista, forse egocentrico, dal momento
che parte per se stesso, anzi parte da se stesso per affrontare l'altro, per accettarlo e
tollerarlo, per amarlo.
Roberta Riga