Lettera del Santo Padre alle Équipes Notre-Dame
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Lettera del Santo Padre alle Équipes Notre-Dame
END Milano Giornalino dell'Équipes Notre Dame - Settore di Milano Anno 17° n° 1 - Febbraio 1998 8 dicembre 1997, una lunga serie di testimonianze per le END IlLettera50°delanniversario della Carta Santo Padre alle Équipes Notre-Dame In occasione dell’8/12/1997, giornata in cui la Carta dell’END ha festeggiato i suoi cinquant’anni, il Papa ha inviato questa lettera ai responsabili internazionali dell’END che è stata pubblicata sull’Osservatore Romano. Pensiamo che sia giusto che tutti gli équipiers la leggano e la meditino perché non solo dimostra come la Chiesa conosca a fondo il nostro movimento, ma come guardi ad esso con fiducia e con la speranza che non sia solo motivo di crescita per i suoi componenti, ma diventi “segno” di missionarietà tra gli sposi e le famiglie di ogni continente. Per la stessa occasione anche il quotidiano Avvenire ha pubblicato una pagina intera sul nostro movimento che ci sembra bello farvi arrivare tramite il giornalino. (Nota l’errore dell’articolo: non siamo 500 coppie ma 500 Équipes in Italia!) 1. L’8 dicembre le Équipes NotreDame, fondate nel 1937 da Padre Henri Caffarel, festeggiano il cinquantesimo anniversario della promulgazione del loro documento costitutivo. In questa felice circostanza, ricordando la nobile figura del fondatore del vostro movimento, mi unisco volentieri, con il pensiero e con la preghiera, all’azione di rendimento di grazie delle coppie e delle famiglie venute dalla Francia, dal Lussemburgo e dalla Svizzera, insieme con i delegati di 53 Paesi, per partecipare alle celebrazioni che avranno luogo a Parigi. Mi rallegro profondamente di questo incontro, che mostra la vitalità delle équipes Notre-Dame e la loro presenza in tutti i continenti. 2. L’orientamento del vostro movimento è una scuola di vita personale e di vita coniugale e familiare. Il sacramento del matrimonio, segno dell’alleanza fra Dio e il suo popolo, fra Cristo e la sua Chiesa, è al contempo un cammino di santità (Lumen gentium, n. 11; Cfr n. 41), un servizio alla vita (Cfr Evangelium vitae, n. 93) e il luogo pienamente le esigenze dell’unione; “l’indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva” (Catechismo della Chiesa Continua a pag. 2 2 - Febbraio 1998 La lettera del Papa Continua da pag. 1 Cattolica, n. 1643) e l’apertura alla fecondità, per essere “testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua resurrezione (Cfr Ef 5, 2527)” (Gaudium et Spes, n. 52). Gli équipiers prendono coscienza della “loro missione di paternità responsabile”, che comporta soprattutto un “più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza é vera interprete” (Paolo VI, Humanae vitae, n. 10). Gli sposi scoprono infine che, nel loro matrimonio “si compie il mistero pasquale della morte e della resurrezione” (Paolo VI, Allocuzione alle Équipes Notre-Dame, 4 maggio 1970, n. 16); di fatto, attraverso i progressi della vita morale, ognuno viene poco a poco purificato, e, nel dono e nel sacrificio di sé e nelle inevitabili difficoltà che possono mettere alla prova l’amore coniugale, la coppia e la famiglia si edificano e si rafforzano. Nella Chiesa, la comunità familiare capisce dì essere una piccola Chiesa, composta da peccatori perdonati, che camminano sulla via della santità, grazie al sostegno di coloro che il Signore ha riunito in uno stesso focolare domestico. 3. Le coppie che partecipano a un movimento come le Équipes Notre-Dame hanno a cuore di adottare misure particolari per rafforzare il “sì” del loro impegno e per vivere il loro amore, con l’aiuto di altre coppie. Nel corso degli incontri, gli “équipiers” hanno la possibilità di completare la loro formazione umana e cristiana e di condividere ciò che costituisce la loro vita coniugale e familiare, nel rispetto dell’intimità di ogni focolare domestico. Essi rendono grazie per un cammino percorso e chiedono l’assistenza del Signore. Ricevono nuovo slancio per il futuro e sono aiutati a superare le difficoltà e le inevitabili tensioni della vita quotidiana. Le coppie cristiane hanno anche un dovere missionario e un dovere di aiuto verso le altre coppie, alle quali desiderano giustamente comunicare la loro esperienza e mostrare che Cristo è la fonte di ogni vita coniugale. “Viene così a inserirsi nel vasto quadro della vocazione dei laici una nuova e notevolissima forma dell’apostolato del simile da parte del simile: sono gli sposi stessi che si fanno apostoli e guide di altri sposi” (Paolo VI, Humanae vitae, n. 26). 4. Gli incontri regolari di una équipe portano ognuno ad assumersi impegni personali e coniugali, per la piena realizzazione della sua vocazione e per il consolidamento del focolare domestico. Favorendo il senso dell’ascolto e dell’accoglienza al fine di mantenere e di far crescere l’amore in seno alla coppia, il movimento propone opportunamente ai coniugi il “dovere di sedersi”. Nel dialogo fiducioso, gli sposi possono rendere conto del loro amore, senza voler giudicare gli altri e senza il timore di essere a loro volta giudicati, in una legittima preoccupazione di trasparenza interiore e in uno spirito di tenerezza affettuosa e di perdono, propizi allo scambio e allo sviluppo delle persone, e fonte di felicità. Così sì manifesta concretamente la responsabilità coniugale, che ognuno riceve nel sacramento: prendersi cura dell’altro ed “essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della END milano fede e dell’amore di Dio” (Lunen gentium, n. 35). La comunicazione che apre alla comunicazione profonda favorisce la promozione delle persone. 5. Incessantemente rinnovati dal dialogo dell’amore che permette rapporti di qualità, i coniugi sono portati a vivere nella pace e nella gioia e ad esercitare pienamente le loro responsabilità di sposi e di genitori (Cfr Evangelium vitae, n. 92). Ciò costituisce una testimonianza eloquente, innanzitutto per i figli. L’educazione dei giovani passa per l’esempio dato di un amore sereno e capace di superare le difficoltà e al contempo per i numerosi insegnamenti che possono essere impartiti quotidianamente. In un mondo che tende a dimenticare il ruolo della famiglia, bisogna ricordare incessantemente l’importanza del focolare domestico per i figli. Attraverso una vita familiare calorosa e aperta a tutti, i giovani possono superare le diverse tappe della loro maturazione umana e spirituale. In quanto luogo importante dell’apostolato “perché la forza del vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale” (Lumen gentium, n. 35), e attraverso di essa nel mondo, le famiglie devono essere anche consapevoli della loro particolare responsabilità nel risveglio delle vocazioni e nella formazione dei giovani che guardano al sacerdozio o alla vita religiosa (Cfr Pastores dabo vobis, n. 68; Vita consecrata, n. 107). 6. La mia preghiera raggiunge anche tutti i focolari domestici e le famiglie che sono in difficoltà e che compiono molteplici sforzi per salvare il vincolo che le unisce e per educare i figli. Possano trovare nella Chiesa coppie vicine ad esse pronte ad aiutarle! Al contempo affido al Signore quanti si sono separati, i divorziati e i divorziati risposatisi. Accogliendo nella fede la concezione autentica del matrimonio insegnata dalla Chiesa, che accettino di continuare la loro vita cristiana in seno alla comunità, per la loro crescita spirituale, coltivando uno spirito di perdono e di penitenza, e di esercitare congiuntamente le responsabilità familiari, in particolare l’educazione dei figli (Cfr Familiaris consortio, n. 84)! Incoraggio i sacerdoti che si rendono disponibili ad essere i consiglieri spirituali delle Équipes Notre-Dame. Essi compiono una missione sacerdotale importantissima e, nell’amicizia condivisa, trovano un dinamismo rinnovato per il loro ministero. Mi rallegro anche che uomini sposati dei vostro movimento abbiano accettato di ascoltare l’appello della Chiesa e siano divenuti diaconi permanenti. Tengo inoltre a ricordare il movimento delle Équipes Notre-Dame Jeunes, nato oltre vent’anni fa. Esso è il frutto dell’impegno dei genitori che hanno trasmesso ai loro figli il piacere della vita spirituale, della condivisione fraterna e della ricerca della loro vocazione autentica, grazie all’aiuto di altri cristiani. Possano i membri delle Équipes Notre-Dame proseguire con fiducia e con umiltà i loro sforzi, per tendere alla perfezione cristiana nella vita coniugale e familiare! In questo spirito, affidando tutte le équipes e le loro famiglie all’intercessione di Notre-Dame, impartisco di tutto cuore un’affettuosa Benedizione Apostolica. GIOVANNI PAOLO PP. II END milano Febbraio 1998 - 3 END, la santità formato famiglia Servizio da Avvenire Il nome, “Équipe Notre Dame”, suona indubbiamente un po' anacronistico. La sigla END, che inglese sta per fine, potrebbe addirittura sembrare di cattivo auspicio. In realtà, a 50 anni di distanza dall’8 dicembre 1947, quando venne stilata la Carta che l’istituiva formalmente, l’avventura di questo movimento di spiritualità coniugale può ben dirsi andata a buon fine. Parliamo di un cammino cominciato, per iniziativa di 4 coppie francesi, guidate da padre Henri Caffarel, quasi trent’anni prima che il Vaticano II definisse la famiglia “piccola Chiesa”, nel lontanissimo 1938, quando parlare di “mistica della sessualità” (un’espressione che torna spesso nei testi dell’END) sarebbe parso per lo meno strano se non bizzarro. Che l’Équipe abbia indovinato la formula, che abbia colto una domanda probabilmente in parte inevasa nel popolo dei credenti sono i numeri a dirlo: all’inizio di quest’anno nel mondo risultavano far parte del movimento ben 37.300 coppie, divise in 7456 gruppetti, le cosiddette “équipes di base”), disseminate nei cinque continenti, compresi paesi quali Siria, Romania, Angola e perfino Australia. E se la parte del leone la fa la Francia, il movimento appare in forte espansione in Africa e nella parte di lingua spagnola dell’America. E in Italia? Le statistiche parlano di 531 coppie aderenti (errore, in realtà sono équipes, N.d.R..). Cosa accomuna quanti accettano la proposta-END? Presto detto: la volontà di vivere il sacramento del matrimonio nella consapevolezza che si tratta della via privilegiata, “su misura” per realizzare la chiamata alla santità della quale tutti i fedeli cristiani sono titolari. Vivere il matrimonio, insomma, come itinerario vocazionale e leggere la propria vita di coppia e di famiglia alla luce del sacramento che le ha generate: tradotti in slogan questi gli obiettivi che l’END s’è data mezzo secolo fa e tuttora ne giustificano l’esistenza. Concretamente le coppie sono invitate a partecipare a un itinerario che prevede momenti di preghiera riflessione e condivisione della propria esperienza di fede che avvengono a scadenza mensile. Ci si trova, a gruppetti di 5-6 coppie, nelle case private; ciascuno, a turno, ospita gli altri. É prevista la presenza del prete ma come “consigliere”, chiamato a svolgere un ruolo discreto, quasi marginale. Il motivo é che protagonisti sono i laici, anzi le coppie cristiane. Che non a caso scelgono di prepararsi ogni mese all’incontro di gruppo con il cosiddetto “dovere di sedersi”, una delle istituzioni-principe del movimento: un momento di verifica e comunicazione della fede fra moglie e marito tanto difficile da ritagliare nella convulsa agenda della famiglia-tipo, quanto prezioso e insostituibile (a detta di chi pratica il metodoEND) per restituire al cammino a due autenticità e solidità di fede. L’Équipe, in effetti, non si prefigge di essere un’esperienza ecclesiale “totalizzante”. Al contrario, vuole porsi come “opportunità squisitamente spirituale”, una sorta di oasi mensile per laici “sposati in Chiesa”. L'intervista Fanno parte dell’Équipe Notre Dame da quasi vent’anni. Il loro gruppo è a Torino, la città dove vivono e dove il movimento d’origine francese ha trovato terreno fertile già trent’anni fa: Franco Garelli, docente di Sociologia della conoscenza all’Università di Torino, con la moglie Leonarda ha conosciuto l’END quando i due figli, oggi 19 e 15 anni, non erano ancora nati. Perché avete intrapreso questo itinerario di spiritualità di coppia? Abbiamo trovato un’occasione di crescita laicale a misura della famiglia. In molte realtà del mondo cattolico prevale la dimensione dell’impegno, l’Équipe è invece essenzialmente un cammino di spiritualità. L’Équipe Notre Dame festeggia i 50 anni della Carta costitutiva: le ragioni che ne hanno ispirato la nascita continuano ad essere attuali? In passato la formula dell’END risultava molto innovativa per la società e la Chiesa, dove era prevalente l’attenzione alla vita religiosa come tensione alla perfezione vocazionale, negli ultimi tempi la dignità della figura dei laici e della vocazione della coppia è più recuperata. E tuttavia l’Équipe mantiene la sua forza innovativa perché i laici sono chiamati a passare dalle intenzioni ai fatti, dando compimento a un cammino di autonomo ripensamento rispetto ad una spiritualità laicale sia individuale che coniugale. Il metodo-END costituisce una sorta di cemento per la vita spirituale: la preghiera insieme, il “dovere di sedersi”, l’abitudine a condividere gioie e fatiche della vita quotidiana. É così anche per voi? A patto che le regole non restino aride nella loro formalità. Il metodo proposto dal movimento deve diventare uno stile di vita per la coppia. Che cosa significa per voi il confronto periodico con gli amici della vostra équipe? Continua a pag. 4 4 - Febbraio 1998 END milano Dopo vent’anni ci si conosce bene, anche in profondità. Verrebbe da dire che, col passare del tempo, la novità si esaurisce. Ma l’Équipe vive e rimane spiritualmente feconda per tutti i suoi componenti se sarà maturato il senso della comunità, se essa sarà diventata un gruppo di persone che condividono un cammino di fede, partecipando agli altri le dinamiche della vita quotidiana. Si instaura un rapporto profondo... Ciascuno ha la consapevolezza di condividere agli altri qualcosa di importante, la sua fede e il suo essere nel mondo da cristiani. Rispetto a una cultura che sembra minare alla radice il senso profondo della famiglia, il cammino suggerito dall’END appare davvero controcorrente. Non è così? La forza profetica dell’Équipe dipende dal modo con cui è vissuta quest’esperienza, nella misura in cui la coppia riesce ad essere meno convenzionale nel proprio cammino di fede. Intendo dire che non é profetica l’esperienza in sé. L’esperienza ha senso quando interpella nel profondo e mantiene viva la dimensione dell’itinerario, della ricerca costante della propria identità religiosa e della fedeltà al tempo presente, dentro una condizione laicale. Solo se c’è un frutto significativo di spiritualità, l’Équipe diventa un’esperienza feconda. Un elemento di forza della spiritualità dell’END é la riscoperta del valore della quotidianità... Molti laici hanno l’ambizione di rispondere alla propria vocazione guardando sempre allo straordinario e non dentro l’ordinario di ogni giorno dove, invece, siamo chiamati a trovare la capacità della contemplazione e dell’azione missionaria. Da esperto, lei può dire di conoscere da vicino tensioni e problemi interni alla famiglia Non trova che, oggi più di ieri, sia diffusa l’esigenza di avere punti di riferimento chiari e sicuri? Lo constato tutti i giorni. Nella società mancano luoghi filtro, di riflessione, di ripensamento. L’Équipe é eccezio- nale da questo punto di vista. Le giovani coppie si illuminano quando si trovano dinanzi al ”dovere di sedersi” proposto dall’Équipe. Quella regola, che per noi sembrava scontata, é per loro di straordinaria attualità. In cosa consiste la modernità dell’Équipe? É un movimento che non intruppa. Non é totalizzante, rispetta la libertà e i tempi di ciascun cammino spirituale di coppia. Riuscendo a comporre una frequente eterogeneità sociale e culturale? Le équipes più riuscite sono quelle più diverse, il che significa che ti permettono di venire in contatto con mondi e mentalità diversi. É qui che si costruisce la consapevolezza della propria laicità. L’Équipe é una finestra sul mondo, a partire da un’esperienza di Chiesa che condividi con gli altri. Non meno importante é la preghiera dei coniugi. Una domanda indiscreta: come prega la famiglia Garelli? In modo discontinuo e intermittente, con particolare intensità nei momenti forti dell’anno liturgico. Come coppia troviamo spazi anche per i ritiri. Le occasioni non mancano, insomma. Personalmente penso anche a un modo diverso di pregare, non esplicito. Noi come laici abbiamo molte occasioni di meditare nella quotidianità. Il problema sono gli occhi per vedere, una sensibilità da coltivare. Il mondo che affrontiamo tutti i giorni è un’occasione di ripensamento del cammino di fede. Quali sono i rischi che corre la coppia cristiana oggi? Il problema é una fedeltà che non sia fine a se stessa, ma significativa. La coppia cristiana non può essere statica, deve puntare a una crescita reciproca. Penso a tutti i casi di riduzione delle prospettive, di mediocrità, di perdita della tensione alla perfezione. La coppia cristiana é chiamata a recuperare questi aspetti tipici della proposta religiosa che oggi sembrano persi: la santità, il dono, la gratuità, la grazia dentro la vita di ogni giorno. Paolo Garavaglia Il movimento fu riconosciuto nel '92 dal Pontificio Consiglio dei laici Mezzo secolo di cammino La storia dell’Équipe Notre Dame si snoda lungo mezzo secolo. Ne ricapitoliamo, in sintesi, le tappe più significative. Il movimento muove i suoi primi passi nel 1938 quando quattro giovani coppie, desiderose di vivere il matrimonio alla luce della fede, chiedono all’abbé Henri Caffarel di guidare la loro ricerca. 1939-45 La prima riunione ha luogo a Parigi il 5 febbraio 1939. Negli anni successivi le équipes crescono e si diffondono, anche fuori della Francia. 1947 Alla fine della guerra i gruppi si moltiplicano. Si fa sentire il bisogno di unità e struttura, che si concretizza in una “Regola”. L’8 dicembre viene elaborata la Carta delle équipes Notre-Dame. L’espansione Il movimento si diffonde rapidamente. Accanto alla Francia, nascono équipes in Belgio, Svizzera. E poi, via via, in numerosi Paesi extraeuropei. In Italia i primi gruppi compaiono nel 1959. jeunes” (E.N.D.J.) per i gioGiugno 1973 Il fondatore, padre vani. Caffarel, decide di ritirarsi e 1992 di lasciare posto ad un’équiIl card1nale Eduardo pe più giovane. Pironio, presidente del PonFebbraio 1975 tificio Consiglio per i laici, L’Équipe Notre-Dame é ri- firma il decreto che riconoconosciuta dalla Santa Sede sce il movimento come come “Associazione inter- Associazione di fedeli di dinazionale cattolica”. L’anno ritto privato. successivo viene pubblicata la Carta: Cos’é un’équipe Notre-Dame, che diventa riferimento per tutte le coppie aderenti. Dopo il grande raduno di Roma (1976) nascono le “Équipes Notre-Dame 1997 Le Équipes Notre Dame festeggiano i 50 anni della Carta unendosi in preghiera nelle proprie case recitando un testo comune di ringraziamento. END milano Febbraio 1998 - 5 End VUOL DIRE SENZA FINE Carlo e Maria Carla Volpini, coppia responsabile nazionale, intervistati da Avvenire Nella Bibbia l’amore tra l’uomo e la donna è preso ad esempio dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Non è un caso quindi che l’amore di coppia, l’amore coniugale sia una prospettiva privilegiata per scoprire i segni della presenza di Dio nel mondo. Da qui l’impegno per ogni coppia cristiana di vivere il proprio rapporto, in ogni fase della vita, con intensità spirituale, con l’obiettivo di essere fedeli al proprio amore e di rendere vivo e fecondo giorno dopo giorno il proprio progetto di vita a due. La spiritualità coniugale, intesa nel modo più ampio e articolato possibile, è il campo di pensiero e d’azione dell’Équipe Notre Dame, un movimento laicale diffuso in tutto il mondo. “L’Équipe Notre Dame - spiegano Maria Carla e Carlo Volpini, di Roma, dal settembre scorso responsabili nazionali dell’Équipe Notre Dame - è un movimento di spiritualità coniugale, di formazione permanente, laicale. Nato 50 anni fa in Francia per l’intuizione di poche coppie e di un sacerdote, l’Abbè Henri Caffarel, vede attualmente la partecipazione di quasi 35 mila coppie in tutto il inondo e circa tremila in Italia. Il movimento è costituito da tante piccole équipe composte ognuna da 5 o 6 coppie e da un sacerdote che seguendo una metodologia fondata sulla condivisione della vita, sull’ascolto in comune della Parola, sulla verifica del proprio cammino interiore, tentano insieme di dare un significato di fede alle proprie scelte quotidiane, di rendere vivo ogni giorno il proprio matrimonio”. Da quanti anni fate parte dell’Équipe Notre Dame o, come voi preferite dire, dell’End? “Siamo entrati 26 anni fa, nel 1971, pochi mesi dopo il nostro matrimonio, dietro la proposta di un’altra coppia già inserita. Oggi la diffusione del movimento percorre strade più ampie ma alla fine dobbiamo dire che ciò che funziona di più è proprio il raccontare l’esperienza che si vive, invitando a venire con noi chi è interessato ad un cammino di fede e di vita”. Qual è il carisma specifico del vostro movimento? “La spiritualità coniugale. L’End si rivolge alle coppie perché vi identifica la cellula fondamentale della realtà familiare. E questo continua ad essere dopo tanti anni una novità nel panorama dei movimenti ecclesiali. Solo una costante attenzione alla costruzione della vita di coppia permette poi di sviluppare in senso positivo la dimensione della famiglia. Il sacramento del matrimonio ha un suo riferimento preciso, che è quello della realtà coniugale ed è in questo ambito che va approfondita la riflessione teologica, perché la vita di coppia prima e di famiglia poi sia davvero “segno” di quel sacramento. Per spiritualità e riflessione coniugale noi intendiamo uno spirito e una teologia che si fa “pane quotidiano”, una fede incarnata nella storia e nella vita”. Come si svolge la vita dell’End? “A chi partecipa al movimento è richiesto l’impegno serio di due incontri al mese con la propria équipe: uno per la riunione mensile vera e propria, l’altro cosiddetto di amicizia. Le coppie vengono inoltre invitate a partecipare nel corso dell’anno a qualche incontro più ampio organiz- zato a livello cittadino o regionale. Riteniamo di vitale importanza allargare il più possibile il confronto su tematiche che riguardano la coppia e la famiglia. Personalmente siamo impegnati nel movimento molto di più, come accade per tutte le coppie, che a diverso livello, per un periodo stabilito, svolgono un servizio”. In che modo la partecipazione a questa esperienza vi ha aiutato nella vostra vita di coppia? “Noi amiamo dire che l’End è stato il motivo di fondo che ha accompagnato la nostra storia di coppia e di famiglia. L’appuntamento mensile che si è ripetuto in tutti questi anni ci ha permesso una costante verifica del cammino che andavamo facendo e un costante punto di riferimento. L’essere in équipe non ha però condizionato e tanto meno impedito il vivere molteplici altre esperienze in ambito locale, politico, parrocchiale, lavorativo, familiare. L’End non è totalizzante, non richiede appartenenza, ma apre continuamente a spazi e orizzonti nuovi”. Quali sono le motivazioni che dovrebbero indurre una coppia cristiana a cercare un cammino vocazionale comune? “Oggi più che mai c’è bisogno di comprendere che il sacramento del matrimonio, nel giorno della sua celebrazione, ha avuto solo il suo avvio, il suo inizio. Il matrimonio si fa sacramento nel percorso dei giorni vissuti insieme. Rispondere alla vocazione coniugale significa impegnarsi a mantenere viva nel tempo la grazia di quel giorno. L’avventura di volersi bene per sempre non è un’utopia giovanile. L’amore può mantenersi vivo e vitale per tutta la vita se nutrito di dialogo, ascolto, fedeltà nella libertà, di condivisione con gli altri, di attenzione alla storia “che accade intorno a noi”. Il messaggio dell’End può rappresentare anche una terapia benefica in caso di una situazione, oggi purtroppo sempre più diffusa, di crisi della coppia? “Diciamo che può costituire un’ottima medicina preventiva attraverso il continuo allenamento della coppia a “non perdersi di vista” lungo il cammino degli anni attraverso l’impegno ad un dialogo profondo, ad uno spazio privilegiato per se stessa anche quando figli, lavoro, problemi di vario genere sembrano prendere il sopravvento”. Oggi si ripete spesso che la famiglia è in crisi. Si dice che i valori della cosiddetta “famiglia borghese” siano superati. Sulla base della vostra esperienza all’interno dell’End, come andrà definendosi la famiglia nel prossimo futuro? “Ci sono alcuni valori che si propongono con forza: una comunicazione più profonda, una valorizzazione delle potenzialità delle persone, una consapevolezza della fede vissuta come scelta e non subita come dovere, un’apertura della stessa dimensione familiare alla realtà della storia. Ciò che risulta importante è, secondo noi, che ogni coppia impari a creare con entusiasmo ma con consapevolezza il proprio progetto coniugale e familiare sulla base delle cose in cui crede e abbia poi la capacità di verificare il progetto iniziale, perché “camminando si apre cammino” e ogni matrimonio si fa nuovo ogni giorno”. Paola Colombo 6 - Febbraio 1998 END milano L'ULTIMO DELL'ANNO IN FESTA Un modo "decisamente" alternativo per passare la notte di San Per loroo ti SAbbiamo ricevuto i un invito chev abbiamo accolto e con che glisamici e i fratellitnon li abbandoneranno. r piacere. Ci è stato detto: “Il tempo ormai si è fatto breve” (1 Cor. 7,29 ), è vicino il Giubileo del 2000, è tempo di ringraziare, riflettere e fare propositi sotto lo sguardo dello Spirito Santo. Così un gruppetto di circa 15 persone, ben guidate da Don Silvano Caccia, si è ritrovato, la notte dell’ultimo dell’anno, a pregare e meditare insieme. Abbiamo scandito il nostro tempo, dalle 20.30 all’una di notte, passando dalla preghiera di un Anonimo Siriaco che diceva: “Svegliaci Signore dalla sonnolenza di questo mondo” alla riflessione sugli avvenimenti per noi più significativi dell’anno appena trascorso; dall’inno del Te Deum alla riflessione su come vivere, con l’aiuto dello Spirito (vedi lettera del Papa “Terzo millennio adveniente”) la virtù della speranza nella nostra vita personale e nel sociale; dalla lettura della lettera del Papa “La pace nasce dalla giustizia” alle invocazioni che come uomini e donne di questo tempo ci sentiamo di rivolgere a Dio e che vogliamo proporre a tutti voi. 1. Uomini e donne di questa terra cercano la pace, Signore, e sono disposti a vincere ogni odio e risentimento, a dimenticare ogni sopruso pur di consegnare ai loro figli un paese più abitabile e più sereno. Per loro ti preghiamo. 2. Uomini e donne di questa terra lottano per la giustizia, Signore. Non sono preoccupati di difendere se stessi, ma i diritti dei più poveri e la loro dignità. Per loro ti preghiamo. 3. Uomini e donne di questa terra desiderano vivere onestamente, Signore, e sono fieri di rispettare le leggi e di contribuire con il loro denaro al benessere di tutti i cittadini. Per loro ti preghiamo. 4. Uomini e donne di questa terra sognano la fraternità, Signore. Non si preoccupano di accumulare, ma di condividere. Non pensano troppo al loro futuro, perché sono sicuri preghiamo. 5. Uomini e donne di questa terra si impegnano con serietà e con coraggio per trovare una soluzione alla crisi economica e politica. Progettano leggi sagge e preparano progetti di benessere e di solidarietà. Per loro ti preghiamo 6. Uomini e donne di questa terra si mettono accanto a chi attende compagnia e sostegno e trovano le parole giuste per offrire un aiuto discreto e delicato. Per loro ti preghiamo. 7. Uomini e donne di questa terra non si accontentano di pensare alla propria famiglia e accettano di aprire la loro casa ad altri ragazzi e giovani che attendono affetto. Per loro ti preghiamo. 8. Uomini e donne di questa terra vogliono mantenere la promessa di amore, a qualsiasi costo. Sanno che tu non abbandoni chi ha fiducia in te e che nulla ti onora più di una parola di riconciliazione. Per loro ti preghiamo. Speriamo di poter ripetere l’esperienza con Don Silvano Caccia anche per i prossimi “fine anno”, perché è stato proprio bello. Paolo e Laura Casalone PROGRAMMA ANNO 1997/98 Serata delle équipes miste 18 aprile '98 20,30 (vedi inserto con il programma dettagliato) Giornata di Settore 17 maggio '98 9,00-16,00 Parrocchia di San Vincenzo in Brusuglio - Cormano (MI) Tema: Dare un senso alla quotidianità Relatori: Pietroe Renza Boffi Incontro con i Consigkieri Spirituali 22 giugno '98 20,00 Monza - Casa Casalone Ritiro Spirituale 12-13 settembre '98 Somasca di Vercurago (LC) Tema: La riscoperta del progetto di Dio sul nostro amore alla luce dello Spirito Santo Predicatore padre Giuseppe Oltolina.. Tutti siamo invitati alle sessioni nazionali: primaverile a Napoli ed estiva a Ciampino(Roma). La casa di Nocera ha infatti subito gravi danni alle parti comuni durante il terremoto del settembre scorso. Ci hanno chiesto di non dimenticarli! Ricordiamo anche con la preghiera le persone che gestivano la casa e che sono rimaste momentaneamente senza lavoro: torneremo appena possibile. Il programma delle Sessioni è riportato a pagina 19 del giornalino: un caldo invito a tutti di parteciparvi. Febbraio 1998 - 7 END milano UNA PREGHIERA INSIEME Pubblichiamo su ogni numero del giornalino una preghiera che riteniamo significativa: riportata da un giornale o recitata in comunità o durante una veglia o ad un ritiro ci può aver fatto pensare e meditare e quindi vogliamo proporla a tutti. Per questo vi invitiamo a farci pervenire quelle preghiere che volete condividere con gli altri, saranno sicuramente pubblicate. La cordata - Signore Gesù tu sei il capo cordata. - Dal primo giorno mi hai dato corda e chiodi per poter raggiungere la vetta. - Con fatica cerco di salire, le difficoltà sono tante, cerco di resistere. - - - Ad un punto della scalata c’è il buio davanti a me. Incontro una roccia scivolo, comincio a scendere, non trovo un appiglio, i compagni mi aiutano, mi fermano. Con la forza ed il coraggio cerco di risalire, il cuore è affaticato, le mani mi fanno male. - Vorrei fermarmi per riposare ma qualcuno mi dice non fermarti, non adagiarti, la vetta è ancora lontana. - Signore fa che con la tua luce veda gli ostacoli, fa che le prove che tu mi dai non siano rocce insuperabili. - Resisterò alle intemperie, alle valanghe di distrazioni che incontrerò? - Signore Gesù quando mi chiamerai, fa che sia arrivato in cima. Arcangelo Villa Carugate 2 8 - Febbraio 1998 END milano Il servizio alle coppie nella Chiesa e nel movimento END: cosa si dà e cosa si riceve Relazione di Luigi e Michela Panzeri - Giornata di Settore del 26 ottobre 1997 Lettura: FESTA AL CASTELLO (da IL CANTO DEL GRILLO di Bruno Ferrero pagg. 12 e 13, vedi riassunto) 1- CHIAMATA ALLA VITA 2- IN QUESTO DONO CI VIENE CHIESTO UN PICCOLO FAVORE 3- NON E’ UN OBBLIGO: CHI PARTECIPA AB BIA LA GENTILEZZA DI PORTARE UN PO’ D’ACQUA 4- LA RICHIESTA SUSCITA ATTEGGIAMENTI DIFFERENTI: -CHI NON E’ DISPOSTO A DARE -CHI PORTA IN MISURA DIVERSA 5- COMUNQUE LA FESTA AVVIENE 6- ALLA FINE DELLA FESTA CI SONO DUE ATTEGGIAMENTI: -LA DELUSIONE PERCHÉ LA SORPRESA NON E’ ARRIVATA, -LA GIOIA SODDISFATTA PER LA FESTA 7- LA RICOMPENSA 8- LA RIFLESSIONE Questa storiella ci fa capire in quali modi possiamo vivere il servizio al quale Dio ci chiama nella festa della nostra vita. Poiché siamo sposati, la nostra riflessione di oggi pone attenzione particolare al servizio a cui siamo chiamati in coppia e come coppia perché questa è la nostra specifica vocazione: quella che abbiamo abbracciato primariamente nel sacramento del Matrimonio e, successivamente, nelle END. (IL DONO DELL’AMORE CHE DIO CI FA) Punto fondamentale è prendere coscienza che la coppia è un’immagine di Dio più di quella del singolo e deve sentirsi chiamata a rendere testimonianza della presenza universale di Cristo e sforzarsi di sensibilizzare il mondo e l’uomo moderno a Cristo. Perciò, decidendo di sposarci in chiesa, ci siamo assunti una grossa responsabilità a cui forse pensiamo troppo poco: la nostra coppia come luogo che rende possibile la Presenza di Dio, la nostra coppia come Epifania di Dio, la nostra coppia come punto di partenza per un’ascesi verso Dio. COSA SI DA’: non è principalmente un fatto quantitativo misurabile: quanto tempo, quanto denaro, quanto di me; questo rischia di rimanere qualcosa di superficiale (Atteggiamento farisaico). Dio ci chiede tutto per restituirci il centuplo e l’eternità. Se uno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso. Il cosa si dà dovrebbe affondare le radici nel come si è, ma un come si è veramente, e quindi richiede capacità di discernimento per comprendere ciò che Dio chiede in modo del tutto particolare alla nostra coppia. Visto dall’esterno potrebbe essere il cucchiaino d’acqua o la botte che viene portato al castello (ricordiamo le parole di Gesù circa l’obolo della vedova), ma convinciamoci che non è la quantità che FESTA AL CASTELLO Riassunto Il signore del castello invitò i suoi sudditi ad una gran festa: ci sarebbe anche stata una sorpresa per tutti. Ma ciascuno era pregato di portare, se possibile, dell'acqua per la cisterna, che era quasi vuota. Il giorno della festa si vide uno strano spettacolo lungo la salita per il castello: qualcuno trasportava una damigiana o rotolava addirittura una botte, mentre qualche altro, con fare di scherno, aveva riempito un bicchiere od anche un solo cucchiaino. La festa trascorse in grande allegria, ma al momento del commiato la delusione era diffusa: della sorpresa tanto attesa nessuna traccia. Nel salutare gli ospiti, il signore raccomandò di passare a ritirare i recipienti usati per portare l'acqua su al castello. E qui ci fu la sorpresa: tutti erano stati riempiti di monete d'oro. "Ah, se avessi portato più acqua!" fa la differenza se quella è la quantità che ci chiede Dio e non quella che stabiliamo noi. E’ quindi importante porsi la domanda: Cosa si aspetta Dio dalla nostra coppia? Siamo coscienti che nella Chiesa ogni carisma è dato per un ministero a servizio dell’intero corpo? Siamo convinti che quando Dio ci ispira di fare qualcosa ci dà allo stesso tempo la capacità di farlo? Il Metodo Cristiano, per la coppia, in modo particolare quello END, praticato con fedeltà ci conduce ad un incontro vero con se stessi, con Dio, con il coniuge e con i fratelli; nella costanza dell’impegno non solo si compiono dei gesti, si diventa COSÌ, si fa unità tra l’essere ed il fare. La preghiera, la meditazione, il Dovere di Sedersi, gli incontri di Équipe, la nostra presenza attiva nella Chiesa ci permettono di vivere la Verità, di servire con gioia e di crescere nell’amore a immagine di Dio. ESSERE PRESENTI con attenzione là dove: 1- Si decide il futuro della famiglia; 2- C’è un bisogno che attende un gesto per essere accolto, per essere risolto. (Gv. 5,2-7) 3- Non lasciamo che il mondo ci cerchi ma andiamo incontro a scoprire i tanti “non hanno più vino”. Cosa si dà dipende anche dal COME si da’: NON VI CHIAMO PIÙ’ SERVI MA AMICI Gv. 15,15 “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa che cosa fa il suo padrone, vi ho chiamati amici“. Servire con amore è il passaggio che dobbiamo fare: il servo esegue, l’amico si dona Lo Spirito in noi fa sì che ciò che noi compiamo diventi DONO. END milano LA GIOIA è una condizione del dare. Lc. 19, 1-6. “Poi Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando. Qui viveva un certo Zaccheo. Era un capo degli agenti delle tasse ed era molto ricco. Desiderava però vedere Gesù, ma non ci riusciva: c’era troppa gente attorno a Gesù e lui era troppo piccolo. Allora corse un po’avanti e si arrampicò sopra un albero in un punto dove Gesù doveva passare: sperava così di poterlo vedere. Quando arrivò in quel punto, Gesù guardò in alto e disse a Zaccheo: ”Scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Zaccheo scese subito dall’albero e con grande gioia accolse Gesù in casa sua.“ La condizione di partenza non ha importanza per Dio: la salvezza è per tutti. Il Magnificat ci ricorda: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. Nel nostro servire dobbiamo ricordarci sempre che NULLAE’IMPOSSIBILEADIO! Zaccheo ci insegna che la gioia caratterizza l’incontro con Gesù. Questa gioia ci dà lo slancio per correre incontro agli altri. Infatti il Vangelo usa due termini per esprimere lo stato d’animo, la condizione interiore, l’azione dello Spirito: Gesù dice: “Scendi in fretta” e la risposta di Zaccheo è il subito. L’ACCOGLIENZA:grande segno della vita di coppia e di famiglia l’esperienza propria della famiglia. Zaccheo non ha avuto timore ad accogliere in casa sua Gesù ben sapendo di essere indegno e nonostante non ne avesse il tempo e fosse impreparato a questo evento. Manca sempre il tempo: ma magari Gesù passa proprio in quell’istante per noi! Lo sguardo d’amore di Gesù per Zaccheo gli ha cambiato la vita: “oggi la salvezza è entrata in casa tua.“ Oggi che Cristo non cammina più per le strade del mondo questo è chiesto a noi, soprattutto a noi coppie che facciamo una scelta precisa di vita: quella dell’amore. ESSERE FECONDI: altro grande segno per la famiglia. Accettando gli altri comprendendo, scusando, valorizzando, stimando; in breve... facendo vivere. GUARDARE CON AMORE: scoprire, dare un nome, confermare e fare appello a ciò che vi è di migliore in ogni persona, in ogni coppia, in ogni Equipee, nella Chiesa e nel mondo. ESSERE ATTENTI all’evoluzione dei bisogni materiali e spirituali profondi delle coppie. Conoscere la verità per servire la crescita nell’amore. Saper indicare una via. A. DE MELLO: “Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse: “Devi imparare ad ascoltare tua moglie“. L’uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse. Febbraio 1998 - 9 Il maestro gli disse sorridendo: ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice.“ Preoccuparci delle altre coppie sostenendone gli sforzi e l’impegno per migliorare il mondo (ai diversi livelli: famiglia e società) nel rispetto dei loro tempi. “Il maestro ti lasciava crescere secondo il tuo ritmo. Non aveva mai “spinto”. Egli spiegava il suo comportamento con una parabola: Una volta un uomo vide una farfalla che lottava per uscire dal bozzolo... troppo lentamente per i suoi gusti, così iniziò soffiare dolcemente su di essa. Il calore del suo fiato accelerò egregiamente il processo. Ma ciò che uscì non fu una farfalla ma una creatura con le ali lacerate. “Il processo della crescita”, concluse il maestro, “non lo si può accelerare. Tutto quello che si può, fare è farlo abortire.“ PREOCCUPARCI che alle famiglie vengano offerti dei cammini spirituali e non manchi la solidarietà, che ci sia capacità di proteggere la vita di ciascuna persona. LAVORARE SU NOI STESSI: affinché la nostra vita sia segno di speranza per tutti. - PREGHIERA - ASCOLTO - PRESA A CARICO COSA SI RICEVE:il senso della nostra vita non è compiere una serie di gesti, azioni buone ma conseguire lo Spirito. Il metterci a servizio degli altri come amici di Gesù e non come servi ci porta ad aggiungere un di più alla nostra vita. (Vedi la storia della festa al castello). Questo di più sarà proporzionato alla nostra risposta alla chiamata di Dio. Quello che ci rasserena e conforta é che non c’è limite all’amore di Dio che, anche se ci chiama per ultimi a lavorare nella sua vigna, ci sa ricompensare come gli operai della prima ora. Comunque c’è sempre una ricompensa anche quando al primo momento saresti preso dallo sconforto e dalla delusione nel pensare che il tuo amore non è servito a niente. Frutti del nostro servizio saranno la capacità di incontrare le persone nella verità; la serenità di chi non si sente più solo ma attorniato da amici che gli vogliono bene; la sicurezza che tutti cercano nel denaro verrà invece dall’amicizia e dalla solidarietà. Ricompensa del nostro impegno sarà la pienezza di vita di chi sa rendersi ragione del proprio agire e vivere nel quotidiano secondo lo Spirito attuando la volontà di Dio. Nostra sarà la gioia di chi sa di essere un servo inutile ma preziosissimo al cuore di Dio perché: NOI SIAMO LE SUE MANI, I SUOI OCCHI, LA SUA BOCCA, IL SUO CUORE’. Esperienza nostra END 10 - Febbraio 1998 END milano Riflessioni sul ritiro spirituale Le équipes Pavia 1 e 2 insieme al Dosso Verde il 9 novembre '97 Si è meditato sul brano dei discepoli di Emmaus (Lc 24,1335). Domenica ci siamo alzati presto per partecipare ad un altro ritiro e ci pareva, come al solito, di aver regalato noi un po’ di tempo al Signore, ma il Signore, come ben sappiamo, non si lascia vincere in generosità: quando ci chiede qualcosa lo fa sempre per donarci Lui qualcosa di più grande. Del resto questo è il suo stile: ricordiamo i cinque pani e i due pesci, le giare riempite d’acqua e quel che ne è seguito. Sembra proprio che Lui voglia da noi un piccolo sforzo, una collaborazione: ma poi il miracolo lo compie sempre Lui. Il miracolo più grande è sempre la sua parola, in grado di compiere in noi mutamenti, conversioni improvvise o graduali, ma comunque sempre efficaci, solo che gli permettiamo di arrivare fino a noi. Questa volta, con l’aiuto di padre Gigi, abbiamo riflettuto sulla speranza, prendendo spunto dall’episodio dei discepoli di Emmaus. La parola di Dio ha una ricchezza enorme, può significare tante cose, in alcuni momenti particolari della nostra vita le stesse parole ascoltate tante volte ci rivelano un aspetto significativo a cui non avevamo mai pensato prima. I discepoli di Emmaus possono essere visti come rappresentanti dei cristiani “praticanti”, ma che non hanno ancora fatto l’esperienza dell’incontro con il Risorto, un’esperienza che rivolterà la loro vita come un guanto. Questo incontro farà rivedere gli stessi fatti accaduti due giorni prima, la stessa realtà in apparenza fallimentare, in una luce nuova, la luce della speranza, che si credeva di aver perso per sempre e che invece si riaccende, più brillante che mai. Anche noi “discepoli”, anche noi coppie possiamo sentirci in un momento della nostra vita come i due discepoli di Emmaus, Siamo tentati di andarcene, di allontanarci da Gerusalemme, che rappresenta la pienezza della vita e della fede, perché ci sentiamo sopraffatti dalle difficoltà incontrate e, in sostanza, privi di speranza. Ma Gesù non ci lascia soli, come non ha lasciato soli i due discepoli di Emmaus: si affianca a noi, prendendo le sembianze di un uomo qualsiasi, magari anche un passante o un conoscente, e per prima cosa ci lascia parlare, ci lascia esprimere il nostro dolore, la nostra delusione, il nostro pessimismo, ai quali noi tendiamo sempre. Poi però, prendendo in esame le scritture, ci svela il senso profondo di ogni avvenimento, ci fa capire che ogni fatto accaduto è in relazione con Lui, che non c’è sofferenza che non abbia legame con Lui e giustamente ci rimprovera dicendo che siamo degli “stolti”, dei “tardi di cuore”. Alla fine dell’episodio, quando finalmente i due lo riconoscono, hanno capito chi è, ecco che Lui sparisce un’altra volta. Ma questa volta l’assenza fisica di Gesù non è più un problema, anzi diventa un stimolo alla comunione con gli altri discepoli, con quelli che rappresentano la Chiesa: infatti, come è espresso bene nel testo greco, i due “risuscitati” e non semplicemente “alzatisi da tavola”, con la forza comunicata loro da Gesù, cioè con la potenza dello Spirito Santo, ecco che ripercorrono a ritroso la strada fatta prima, tornano a Gerusalemme e per arrivarci corrono addirittura tutta la notte. Anche questo fatto non è capitato solo a loro, ma capita a tutti quelli che, singoli o coppie, si sono “convertiti”: ritornano sui loro passi, ma mentre prima erano sfiduciati e smarriti, ora ritornano alla Chiesa, cioè agli altri fratelli, con forza e speranza, per dare loro la testimonianza che Gesù si è manifestato in questo o quell’avvenimento. Chi di noi non si è sentito come i discepoli di Emmaus? Come coppia abbiamo gustato la bellezza della vita con Cristo, specialmente nel fidanzamento o nei primi anni di matrimonio, ma poi, ad un certo punto della nostra vita matrimoniale, abbiamo incontrato la difficoltà, la croce, l’amarezza e la delusione del Venerdì Santo. Abbiamo detto come loro “noi speravamo in Lui, credevamo che Lui avrebbe risolto tutti i nostri problemi, invece...”. Ed ecco che Gesù in persona si è affiancato a noi e noi all’inizio non lo abbiamo riconosciuto perché per parlarci non si è rivelato in modo straordinario, ma ci ha fatto capire cosa ci era successo per mezzo delle parole di uno sconosciuto, di un vecchio amico, di un sacerdote, di un fratello o persino di un figlio. Quando poi abbiamo capito, ecco che Lui è sparito dalla nostra vista, ma dandoci, in varie occasioni, la forza di testimoniare il suo amore. Come diceva padre Gigi, la “sparizione” di Cristo è un modo delicatissimo di Dio di restare accanto a noi, perché in questo modo non ci obbliga ad essere buoni a tutti i costi, ma ci lascia liberi di sbagliare come e quando vogliamo. Dio sparisce sì dalla vista materiale, ma ci dà una guida eccezionale, lo Spirito Santo. Dio si vuol fidare di noi. Ancora una volta si è chinato sulla nostra debolezza, ci ha accolti, ci ha fatto vivere momenti di vera “comunione”, con l’ascolto della sua parola durante la meditazione, la Santa Messa, la preghiera di adorazione, il pranzo frugale al sacco e la condivisione delle riflessioni nate durante la giornata, ci ha ridato forza per riprendere la strada verso Gerusalemme, verso la pienezza, e per riuscire a diventare suoi testimoni nel mondo. Ludovico e Maria Luisa La Cognata Pavia 1 Febbraio 1998 - 11 END milano 12-13 settembre 1998 Ritiro Spirituale di Settore: LARISCOPERTADEL PROGETTO DI DIO SULNOSTROAMORE ALLALUCEDELLO SPIRITOSANTO Predicatore: Padre Giuseppe Oltolina Programma Sabato 9,30 10,00 11,45 12,30 15,00 NOSTRO ESSERE COPPIA 18,45 19,30 21,00 Domenica 8,00 8,30 9,00 VIVERE LA VITA DI COPPIA 11,30 12,30 15,00 16.00 Saluto - Lodi I Meditazione: IL PROGETTO DI DIO SULLA COPPIA Santa Messa Angelus - Pranzo II Meditazione: LO SPIRITO SANTO CHIARISCE IL SENSO DEL Primi Vespri con preghiera condivisa Cena Veglia: VIENI SPIRITO SANTO Lodi Colazione in silenzio III Meditazione: I DONI DELLO SPIRITO SANTO CI AIUTANO A - Dovere di sedersi e verifica della regola di vita Santa Messa Angelus - Pranzo in silenzio Équipes miste Secondi Vespri - Commiato Centro di spiritualità - Padri Somaschi Somasca di Vercurago - Lecco - Tel. 0341-421154 Prenotazioni entro il 15 giugno 1998 alle coppie di collegamento Quota circa L. 200.000 a coppia - Portare la Bibbia 12 - Febbraio 1998 END milano UN COMUNE CAMMINO DI SPOSI Ripreso da FAMIGLIA OGGI N° 6-7/1997 Esistono naturalmente anche altri movimenti che assumono a tema, anche se non esclusivo, la spiritualità della coppia e della famiglia. Mi paiono tutti accettabili, se e in quanto perseguono le finalità con cui si definiscono; non sarebbero accettabili se tendessero a diventare totalizzanti o preclusivi nei riguardi di appartenenze ed eventuali altre militanze ecclesiali, associative, sindacali e politiche autonomamente scelte da ciascuno dei coniugi associati. Piùinsieme generazioni Non è facile diffondere la conoscenza e l’impegno per la vita in équipe. Ciò che più ci riempie di gioia e di gratitudine al Signore è il fatto che i nostri figli, che da piccoli ci rimproveravano quando uscivamo di casa la sera, oggi abbiano tanta simpatia per l’équipe da frequentarne regolarmente una. Questa compresenza di generazioni mi pare una ricchezza, che aiuta noi a restare più giovani e loro a confrontarsi con chi ha un grande avvenire dietro le spalle. In fondo l’idea di una “famiglia di famiglie” non è poi così strana, se si pensa al significato della strana sigla END: l’équipe, nata a Parigi sotto la celebre cattedrale, prende il nome dalla Signora di Nazareth, madre di quella piccola famiglia che in questi duemila anni si è dilatata, tanto da tirar dentro tutte le famiglie cristiane e forse, a loro insaputa, anche le altre famiglie. Gli équipiers non sono diversi da tutti gli altri: solo sanno, e cercano di sapere sempre meglio, questa verità. Vorrei concludere queste mie riflessioni con una meditazione confidenziale offerta direttamente da mia moglie Maria Bona. Le sue parole esprimono un punto di vista complementare e arricchente dell’esperienza che insieme stiamo vivendo. Mi capita spesso di pensare all’esperienza di coppia come luogo privilegiato della rivelazione del mistero di Dio. Infinitamente lontano ma anche infinitamente vicino, Dio si manifesta nella nostra vita quotidiana, nella nostra vita interiore, negli incontri e nelle relazioni che abbiamo con gli altri. Il cardinale Carlo Maria Martini, nella lettera pastorale Dio educa il suo popolo, parla della partnership di Dio. Vuol dire che egli c’è, si fa sentire, parla e risponde, e, in un certo senso, gioca con noi. Tutto ciò non nel modo con cui instauriamo relazioni e assumiamo ruoli nei riguardi delle persone con cui viviamo, ma neppure in un modo del tutto impensabile e indicibile. San Tommaso parlava di analogia, non di univocità né di equivocità. Il che vuol dire che posso conoscere qualcosa della partnership di Dio pensando a mio marito, mio partner terreno. Noto subito che si è accorto di me, che mi ha circondato di affetto, ma mi ha lasciata libera. Anzi mi ha ascoltata, incoraggiata, aiutata: aiutata anche a correggere i miei errori. La cosa non mi ha fatto sempre piacere, ma l’ho accolta come un vero aiuto, non come volontà di sopraffazione e manipolazione. Considerare Dio come partner significa sentire che ti tratta da pari, ti conduce verso la pienezza della tua identità, senza inganni e senza indulgenze. Pensarlo partner mi sembra più bello e più ricco che pensarlo solo come padre o come madre, ruoli certo importantissimi, ma non vivibili totalmente alla pari. “Dio è fedele”, dice la Bibbia in tanti luoghi e in tanti modi. Cosa significa fedeltà di mio marito e la mia fedeltà a lui? Vuol dire elle ci possiamo fidare, che io conto per lui e lui per me, che non mi fa mancare la sua predilezione né io gli faccio mancare la mia. Per me fedeltà vuol dire che desidero rivelare agli altri il suo amore, la sua bontà, che non mi sento invidiosa e desidero che gli altri lo stimino e gli vogliano bene. Non significa restare ancorati a sentimenti che avevamo da giovani, e neppure chiusura verso gli altri. E’ lo sviluppo del nostro amore che continua a essere in cima ai nostri pensieri, anche se la nostra vita cambia di continuo. Fedeltà è creatività nella continuità. U n soffio di vento leggero ”Dio esiste. Anzi, è la stessa esistenza”, diceva san Tommaso. E’ l’Essere necessario, l’Essere sempre presente. Questa conoscenza concettuale è importante, ma rischia di ridurre il pensiero di Dio ad un basso continuo, ad una presenza di sfondo che coincide con l’assenza, perché non se ne percepisce l’azione, il movimento, se non nelle creature, che non sono l’essere, ma lo hanno e possono perderlo. La nostra coppia vive spesso momenti di distacco, di assenza, di lontananza. La sera o la notte passano nel cuore pensieri di trepidazione di insicurezza, di paura. Poi arriva il doppio suono del campanello. Io domando chi è, per timore che non sia lui e per la gioia di sentire la sua voce: “sono io!“. La presenza è allora un evento, la risposta a un bisogno, una END milano conferma. E “l’esserci” che conta; è il ritrovarsi, il riprendere insieme. Mi vien da pensare al Dio di Mosè, alla sua presenza misteriosa nel roveto che arde e non si consuma, alla sua risposta densa di significato metafisico, che a me piace intendere semplicemente così: “sono io! Sono colui che bussa alla porta della tua vita e che risponde alla tua chiamata”. Certo, non è facile avere questa risposta. A volte sembra che Dio si nasconda. Ma, come la lontananza del mio sposo serve a rendere più viva e più nitida la sua presenza, così anche il silenzio di Dio è un modo per rendere più forte la sua Parola. Non si tratta però di una forza violenta. Dio non è nel tuono, non nel terremoto, ma in un vento leggero (1 Re 19,11 e segg.). Un vento di cui bisogna ricordarsi, anche quando intorno sembra che tutto sia fermo. Mi sia permesso di passare dall’esperienza di coppia a quella di madre, che mi ha fatto contemplare la grandezza del mistero dell’incarnazione e della morte di Gesù. Qualche anno fa, quando mio figlio diciottenne rivelò dei disturbi fisici che facevano pensare alla presenza di un tumore al cervello, io, mentre lo accompagnavo a fare degli accertamenti diagnostici, risentii dentro la frase udita in chiesa alcuni giorni prima: “Dio ha tanto amato l’uomo da consegnare il suo Figlio, il suo unico Figlio”. Io proprio non riuscivo a “consegnare” mio figlio alla malattia che poteva essere paralisi, demenza, morte... Io no. Ma Dio sì. E consegnare vuol dire staccare da sé e lasciar essere ciò che sarà. Dio Padre e Gesù l’hanno fatto per ciascuno di noi, pur prevedendo e accogliendo ogni conseguenza. Ogni sera, recitando il Ti adoro, mio Dio, alla formula che abbiamo imparato da bambini e che abbiamo insegnato ai nostri figli, e loro ai loro figli, Luciano aggiunge: “ti ringraziamo di averci fatto incontrare”. Io, ogni volta, mi meraviglio e mi commuovo, come se sentissi un soffio di quel vento leggero. Luciano e Maria Bona Corradini LA BONTÀ Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito, offri sempre un sorriso gioioso. Dai a loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore. Madre Teresa Febbraio 1998 - 13 LA RIUNIONE BILANCIO Tradotto dalla lettera mensile francese n° 1 Ci stiamo avvicinando alla2fine dell'anno END, quando2 saremo chiamati a fare un bilancio, dedicandovi un incontro. Ecco alcuni elementi che possono aiutarci a preparare questa riunione. Prima di disporci ai bilancio potremmo riprendere un inno della liturgia delle ore (o un brano delle Scritture, es. ”Sto alla porta e busso” N.d.T.). Nella nostra vita di équipe, nella nostra vita di coppia, nella nostra vita di famiglia il Signore é passato? Una riunione bilancio può somigliare a un bilancio finanziario... aspetti positivi... aspetti meno positivi: punti concreti di sforzo in cui siamo progrediti, altri in cui abbiamo segnato il passo, forse anche siamo regrediti. In questo caso abbuino dimenticato che il Signore passava... Questa riunione bilancio può anche essere vissuta come un tempo in cui raccogliere i momenti più significativi in cui il Signore è passato da noi quest’anno. In un primo momento ci sembra importante chiederci: come il Signore è passato nelle nostre vite? - Quali nuove scoperte su Cristo, sul Vangelo, sulla Chiesa abbiamo fatto? In famiglia, in coppia, in équipe? - Quali gli avvenimenti importanti in cui abbiamo riconosciuto che il Signore era passato? - Quali riunioni ci sono sembrate più significative? - Quale esperienza di Dio è stata vissuta? Ci sembra importante dedicare un certo tempo alla condivisione di tutto questo. In un secondo tempo guarderemo i mezzi che ci sono stati dati dal movimento, dall’équipe per accogliere il Signore che passa. Come migliorare sviluppare questo incontro col Signore? - Quali scoperte la vita di équipe e il movimento hanno permesso che facessimo? Che eco tutto ciò ha avuto nella nostra vita? - Le riunioni di équipe: come abbiamo percepito l’atmosfera generale? La convivialità é stata favorevole ad un clima di ascolto, di accoglienza dell’altro? Gli animatori si sono responsabilizzati nel loro ruolo e si sono resi conto della loro importanza? - Il tema: come lo abbiamo trovato? Che cosa ci por-tiamo dietro dopo quest’anno di studio? - La messa in comune: è stata sufficientemente preparata? L’esperienza di alcuni è servita agli altri? - La compartecipazione: sui punti concreti di sforzo ci sembra costruttiva? Ci ha aiutato a progredire? In che cosa il consigliere spirituale ha influenzato la nostra vita dì coppia? Quali le nostre scoperte e i nostri progressi? - La regola di vita: ne abbiamo meglio capito l’importanza? Siamo arrivati a sceglierne una e a praticarla? - La preghiera in équipe: ci sentiamo a nostro agio? Come migliorarla? Canti, silenzi, preparazioni? Andrea e Giovannella Luquer 14 - Febbraio 1998 END milano SpulciandoinLibreria... Invito a cena... Acura diAlberto e Tiziana Farotto *1. Sono stati pubblicati due interessanti testi sulla prima Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare, avente per tema “Cristo sposo della Chiesa sposa, sorgente e modello della spiritualità coniugale e familiare” svoltasi a Rocca di Papa (Roma) dal 23 al 27 aprile 1997. Il primo di Renzo Bonetti (ed.), Cristo sposo della Chiesa Sposa, 1997, ed. Città Nuova, pagg. 230 lire 22.000, contiene il testo integrale delle cinque relazioni del convegno. (Dalla prefazione) ”Gli Autori hanno compiuto lo sforzo di far entrare in dialogo costruttivo, vivace, attento alle molteplici ricchezze presenti, la vita coniugale con le sue mille sfumature, esaltate dalla grazia della Fede e dai diversi vissuti ecclesiali presenti, e una teologia che non ha avuto paura di “sporcarsi le mani” per assumere tutto della coppia umana come oggetto di una riflessione nuova e, al tempo stesso, fedele ai ricco Magistero che - in particolare con Paolo VI e Giovanni Paolo II - ha posto la persona umana al centro della riflessione e del dialogo della fede con le altre culture”. Nel secondo di Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini, Pietre Miliari, 1998, ed. Ancora pagg. 220 lire 23.000, riscrivono le relazioni del convegno alla luce della loro specifica professionalità di consulenti pedagogici. (Dalla presentazione) “Il testo mira a presentare le pietre miliari della spiritualità coniugale così come sono state evidenziate dalle cinque relazioni e non a riassumerne semplicemente i contenuti. Si rivolge alla famiglia e all’operatore familiare che vuole approfondire tale spiritualità, magari con lavori di gruppo che partano da storie di coppia inserite nel nostro quotidiano. I cinque capitoli presentano una struttura che si ripete. A Una piccola storia in due parti, che presenta narrativamente il tema di fondo. La prima parte ne delinea l’aspetto negativo e senza speranza. B. Una presentazione in termini accessibili del nodi di fondo della relazione, documentata con brevi letture del testo del relatore C. I punti nodali della presentazione sono integrati da preghiere di coppia che facciano risonanza sul come vivere i concetti espressi. D. La conclusione della piccola storia. In questa seconda parte si esprimono narrativamente i passi concreti che una coppia può fare verso l’esodo-liberazione della spiritualità coniugale e familiare. Ciò dovrebbe rendere concrete e visibili le sollecitazioni vastissime della teologia. E. Alcune domande finali e una traccia di discussione servono a guidare il lavoro di un piccolo gruppo di coniugi sulle piede miliari di cui si parla.” 2 Giulia Paola Di Nicola, Attilio Danese: Amici a vita, la coppia tra scienze umane e spiritualità coniugale, 1997 ed. Città Nuova pagg. 255 lire 27.000. (Dalla premessa) “Della famiglia si discute molto per analizzarla, difenderla o attaccarla. Meno della coppia. * Si sono dati alla lettura: hanno forse cambiato il passatempo preferito? (N.d.r.) Queste poche righe nascono dall'esigenza di esternare un'esperienza bella e inattesa di quest'ultimo paio d'anni. Arrivati alle END quasi per caso, ci siamo lasciati coinvolgere in un anno di pilotaggio e in un secondo anno poi, motivati unicamente dal desiderio di riscoprire, personalmente e come coppia, la dimensione religiosa della vita. Ed è quello che si sta realizzando. Quasi un prosieguo di ciò che ci eravamo detti quando abbiamo avviato la nostra famiglia tre anni fa, e la volevamo bella, e chiedevamo a Dio di benedirci e di stare nella nostra casa. "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Apocalisse 3, 20). Ogni mese ci si incontra con le altre coppie della nostra équipe e c'e sempre qualcosa da dirsi e da scambiarsi. Ci viene anche detto che le END sono di più della riunione mensile d'équipe, che c'è dell'altro, incontri regionali, internazionali... E' quello che desideriamo conoscere ed approfondire, e intanto viviamo la nostra vita di ogni giorno rinunciando a lasciarci scoraggiare o intimidire dalla nostra mediocrità, evitando di continuare a "sentirci il polso" sui veri o presunti progressi o stalli nella nostra vita di fede che comunque vogliamo migliorare. In questo momento siamo interessati non tanto a fare il punto della situazione di dove stiamo noi, quanto a ricercare con passione questo Dio che ci ama, che ci ha fatto incontrare, ci ha regalato una creatura bellissima e che forse ci chiama a qualcosa che ancora non riusciamo neppure a intravvedere. Da parte nostra solo una semplice preghiera: se sei alla porta e bussi, entra. E degnati di cenare con noi. Ignazio e Maria Grazia Mollica Monza 3 Eppure é li il nucleo fondante non solo della famiglia, ma dei rapporti interpersonali in genere, sulla base dei quali si decide della qualità delle relazioni sociali, alla ricerca di un soddisfacente equilibrio tra differenze. Nella prima relazione io-tu-noi é da individuare quasi il Dna di un programma di socialità che sviluppa una micro-rivoluzione, ossia una realtà sociale nuova, bozzetto di tutte le combinazioni della vita di relazione, con frutti inediti di socialità a raggiera, nelle istituzioni sociali, politiche e religiose. Tra le pieghe di quel rapporto a due é possibile individuare sfumature di significati, manifestazioni o fraintendimenti del linguaggio, germi di sfascio o di vitalità. Gli autori ne parlano da sposi agli sposi, in una prospettiva integrale, illuminata dalla spiritualità coniugale, tenendo conto delle scienze umane che danno al discorso una taglio non spiritualista. B’ Un modo per riappropriarsi del diritto culturale di parlare di Dio e farlo in modo comprensibile e accettabile oggi. END milano Febbraio 1998 - 15 UN’OCCASIONE PARTICOLARE PER UN DOVERE DI SEDERSI NORMALE Giorgio e Carla Beghi in diretta alla radio 8 DICEMBRE 1997: i cinquant’anni della Carta delle Équipes Notre Dame. Si ricorda questa data, si leggono articoli sulla ricorrenza, se ne parla. E un giorno ci arriva dal Settore una telefonata: il Circuito Marconi trasmetterebbe proprio l’otto dicembre un “filo diretto” su questa data delle END, con una intervista a una coppia di équipiers: siete disponibili? I soliti dubbi, le solite domande che ci si pone in queste occasioni, e poi si dice di sì. Un sì un po’ legato all’entusiasmo del vivere in un modo un po’ particolare questa data che abbiamo ben presente ormai da tanti anni nel Movimento. Intanto ci informiamo sul Circuito Marconi, che conoscevamo solo di nome. E’ una radio cattolica di intrattenimento, con programmi trasmessi da NovaRadioA e da molte altre radio locali, in varie regioni. Uno dei programmi è il Filo Diretto, tra le 11 e il mezzogiorno, con interviste su vari argomenti e con dialogo diretto con gli ascoltatori che vogliono intervenire con domande. Appurato questo, bisogna poi prepararsi. E allora comincia il lavorio, con una serie di interrogativi che ci poniamo: che cosa ci sarà chiesto? Quali saranno le domande, su che cosa? Sapremo rispondere? E soprattutto, che cosa interessa di più a chi ascolta? E all’intervistatore? Prima cosa, ravviviamo i ricordi sulla data dei cinquant’anni END. Le prime esperienze a Parigi, alla fine degli anni ’30 appena prima della guerra, esperienze di alcune coppie che si erano riunite attorno all’Abbè Caffarel, e che cominciavano a riflettere sul matrimonio cristiano, e sul come viverlo in pienezza e in santità; senza sapere quanto quel seme avrebbe fruttificato e quale movimento sarebbe poi nato, a livello internazionale. Le esperienze vissute, tra l’altro in quegli anni difficili, e in una situazione ecclesiale ancora lontana dal successivo Concilio, portarono a scrivere una Carta alla quale aderirono molte (non tutte) delle coppie che si riunivano “sperimentalmente” sotto i nomi di gruppi di “Notre Dame de toute joie”, di “Notre Dame des Foyers”. La proclamazione della Carta, con l’adesione delle prime coppie, fu fatta l’ 8 dicembre 1947, nella cripta della Chiesa di St. Augustin a Parigi, attorno all’Abbè Caffarel, Vicario di quella parrocchia. Il ripensare a questa data ci ha fatto ricordare che avevamo avuto l’occasione, tanti anni fa, di conoscere alcune coppie che avevano fatto parte del primo gruppo, tra cui Constantin e Geneviève Sipsom, che erano stati i primi responsabili del Movimento. Tornando alla trasmissione, tra le altre possibili domande che possiamo attenderci, vi sono quelle che ci portano a rivedere, e a documentarci, sulla presenza delle équipes nel mondo, in quali paesi e in quali numeri, come si è diffuso, dove sono le équipes in Italia, e quante, ecc. Sulla Lettera Mensile troviamo tutti i dati. Su una scaletta di possibili domande, che può servirci da pro-memoria, aggiungiamo poi quanto può riferirsi al come sono organizzate le END, allo svolgimento delle riunioni, alle caratteristiche del movimento, ecc. Ma poi ci chiediamo: che cosa veramente può interessare a chi ascolta, quali sono le domande essenziali, quale è il messaggio che possiamo testimoniare e trasmettere, al di là dei dati storici e descrittivi? Le domande diventano allora più essenziali: perché le coppie entrano in équipe? Che cosa le END danno alle coppie? Quale è la sostanza del movimento? Che cosa trovano le coppie di oggi nella vita d’équipe? E ci siamo trovati a fare un classico dovere di sedersi... Ravvivando, e rivivendo, le domande di fondo, per noi. Perché siamo entrati, noi, Carla e Giorgio, nelle équipes? Perché ci restiamo? Che cosa vi abbiamo trovato? Come possiamo esprimere quello che le END ci hanno dato? Quale è per noi l’aspetto più importante e profondo? Vorremmo comunicare che le Équipes Notre Dame vogliono aiutare le coppie a testimoniare che il matrimonio è un cammino di santità e un cammino di felicità, nel mondo di oggi. Con tutto questo in testa, e nel cuore, ci siamo presentati alla sede della radio, in via S. Antonio 5, deserta e con i portoni chiusi (era giorno festivo), e senza quasi poter parlare con l’intervistatore, appena visto (volevamo chiedere tante cose prima, sul come fare, ma non c’è stato tempo) ci siamo trovati direttamente nello studio, con le cuffie di trasmissione in testa, a parlare e a rispondere in diretta. Quando siamo usciti, ci siamo detti: speriamo sia andata bene, ma in ogni caso il nostro dovere di sedersi è stato utile. Un po’ particolare come spunto e motivazione, ma sempre utile, soprattutto per ritornare alle questioni di fondo (lo dice la Carta, “..è l’occasione, per ogni coppia, per fare il punto - Vangelo di Luca”). Tra i tanti suggerimenti per fare il dovere di sedersi, perché non “simulare” una volta una intervista alla radio? Giorgio e Carla Beghi Milano 10 END milano 16 - Febbraio 1998 Il Vangelo in ottonari: per i più, e per i meno, piccini LA TEMPESTA SEDATA Gesù, dopo una giornata sopra il monte dedicata la sua gente ad ammaestrare come il prossimo suo amare, data pur la guarigione della figlia al centurione, e sanato anche un lebbroso che chiedeva fiducioso, su una barca alfin saltò e coi dodici salpò. E Gesù, stanco, spossato, cadde presto addormentato. Or, di colpo, una tempesta, con gran lampi sulla testa, e con onde smisurate, che battevan le murate, minacciava di affondare il barcone in mezzo al mare (tanta era la nomea di quel lago in Galilea). I discepol spaventati, già vedendosi affogati or svegliarono Gesù “qui salvar ci puoi sol tu!” E il Maestro con stupore “di che avete voi terrore?” disse “gente malfidente, fede avete poca o niente!” Poi, calmissimo, si alzò e col gesto suo ordinò al gran vento e ai cavalloni di tornare buoni, buoni. E di colpo la tempesta, come venne, svanì lesta, e rimase il lor natante pigramente dondolante. I discepoli salvati si chiedean meravigliati chi potesse esser costui: “obbedisce pure a lui, quel che noi fa sì tremare come il vento, l’onde e il mare!” Se tu incontri una tempesta e speranza più non resta di scampare e di salvarti a Gesù devi affidarti: pur se Lui sembra dormire mai ti lascerà perire, un suo gesto di darà pace e gran tranquillità. Prendi il largo, puoi fidarti, Gesù mai potrà lasciarti! Festa alla Carugate 1 Festeggiano 30 anni di matrimonio Francesco e Marcella Scotti Giacinto e Stella Tresoldi Eufrasio e Maria Rita Villa Festeggiano 25 anni di matrimonio Vincenzo e Teresa Ortolina Festeggia 20 anni di sacerdozio don Piergiorgio Barbanti C.S. Febbraio 1998 - 17 END milano Giornata di Settore 17 maggio 1998 DARE UN SENSOALLA QUOTIDIANITA' Relatori: Pietro e Renza Boffi Programma 8,45 9,15 9,30 10,15 11,30 13,00 16,00 Accoglienza (Carugate 2) Preghiera (Monza 3) Relazione dei Boffi Discussione Santa Messa con l'accoglienza delle équipes Monza 4, Cormano 1-2 e 3, Aicurzio Pranzo al sacco Pomeriggio in amicizia Magnificat e saluti Dare conferma entro l'11 maggio ad Adriano e Pinuccia Guarnieri - Tel. 0292151276 Segnalare i bambini per permettere di predisporre il servizio Baby-Sitters Parrocchia di San Vincenzo in Brusuglio - Via Comasinella, 6 - Cormano (MI) - Tel. 02-66300236 Accesso: dalla superstrada Milano-Meda (Via Kennedy) o dall'autostrada Torino-Venezia: allo svincolo di Cormano fra autostrada e supestrada uscire in direzione Bresso-Cormano, in direzione Est. Valicato il ponte sulle ferrovie Nord, la via Comasinella è la seconda a sinistra, al semaforo, di fronte al cimitero. Non si può sbagliare! 18 - Febbraio 1998 END milano LA PIAGA DELLA PEDOFILIA Il vulcanico don Silvano Caccia ci segnala questo documento emanato nello scorso gennaio dall'Azione Cattolica di Milano. Lo pubblichiamo come aiuto per riflettere su un problema che spesso ci scuote, in occasione degli ormai troppo frequenti episodi riportati dai media, ma che forse riteniamo non debba riguardarci tutti direttamente: non è solo frutto di devianza! Cerchiamo di trovare un approccio a questo, ed agli altri grandi problemi sociali, che ci coinvolga in pieno, con una mentalità nuova ed una vera visione di fede. Un fenomeno in primo piano Da qualche tempo i media pongono sempre più in evidenza il fenomeno dell’abuso sui minori. Si viene così informati dei casi anche tragici di pedofilia e dell’estendersi del turismo sessuale; si viene a sapere dello schiavismo sessuale che ha per oggetto i minori e delle regole di questo turpe mercato; si conoscono le caratteristiche dell’informatica sessuale, con i relativi siti-internet. I titoli di giornali e telegiornali, le tavole rotonde, i dibattiti portano a galla un fenomeno che non é più riducibile a casi maniacali. Esso si presenta piuttosto come una realtà diffusa e trasversale, anche se spesso sommersa. La pedofilia non si può neppure interpretare solo in termini di degrado sociale: professionisti, laureati, famiglie-bene sono altrettanto coinvolti quanto i soggetti che vivono ai margini della cittadinanza. D’altra parte, se è vero che in fenomeni come il turismo sessuale o il traffico di minori sono i paesi non occidentali, spesso più poveri, ad offrire la “merce” per il pedofilo, è altrettanto vero che il cliente-tipo è sovente un cittadino dei paesi industrializzati e con qualche possibilità economica. Il rischio dell’ipocrisia Il venire in prima pagina del fenomeno della pedofilia provoca delle inevitabili e legittime reazioni. Oltre che sull’adulto che agisce in maniera violenta e offensiva, queste reazioni costringono ad interrogarsi, più in generale, sull’adulto che si relaziona al minore, ponendo il problema della cultura e dell’educazione nei confronti dell’infanzia. Se si prendono in considerazione certe proposte giuridicopolitiche, soprattutto quelle più severe, le dichiarazioni a caldo dinanzi alla tragedia della violenza subita dal minore, fino alla perdita della vita, e le reazioni instintive e comprensibili per il gesto del pedofilo, allora sembra di avere a che fare con un mondo adulto che ha davvero a cuore l’infanzia. E questo è sicuramente vero, per tanti aspetti. L’indice di tale attenzione per il minore sembra anzi offerto, di fronte ai casi di pedofilia, dalla reazione di scandalo. Lo sdegno e il disgusto nei confronti della pedofilia sono sempre giustificati. Ciò non toglie tuttavia che lo scandalo, se lasciato a se stesso e non seguito da precise iniziative, rischia di apparire ipocrita, dal momento che non sempre viene messo contestualmente in discussione il retroterra culturale di un fenomeno come quello della pedofilia. Di fronte alla vastità del fenomeno, è impossibile infatti non interrogarsi sul tipo di visione dell’uomo che si sta oggi imponendo e che dà il via libera ai comportamenti più ripugnanti sugli esseri più deboli: intendiamo riferirci a una visione dell’uomo connotata in termini edonisticostrumentali. Ma, per mettere in discussione una concezione edonistico-strumentale dell’uomo, bisogna sapersi scandalizzare anche di tutta una serie di comportamenti sessuali, diffusi nelle società occidentali difficilmente giustificabili con l’appello alle libertà individuali. Non ci si scandalizza infatti altrettanto per il traffico sessuale che investe sempre più l’Europa occidentale e che coinvolge i Balcani, l’Oriente, il Terzo Mondo. Non ci si scandalizza altrettanto per il duplice volto delle grandi città: attive, laboriose e frenetiche durante il giorno; città-bordello di notte, una notte che inizia assai presto, con i marciapiedi occupati fin dal pomeriggio e frequentati da clienti non diversi, talora, da quegli stessi uomini attivi e laboriosi del giorno. Non ci si scandalizza più di tanto per la sessualità giovanile, spesso spoetizzata e vissuta come un consumo reciproco tra i molti a disposizione. Non ci si scandalizza per le reti comunicative e i centri commerciali del sesso, ormai diffusamente giustificati in virtù dell’inesorabile legge della domanda e dell’offerta. Non ci si scandalizza, infine, per il massiccio utilizzo del minore a scopi pubblicitari e commerciali. Alcuni interrogativi Il fenomeno della pedofilia va fermato nella sua enorme gravità. Interrogarsi però sull’atteggiamento dell’adulto può contribuire a quella mobilitazione generale da più parti auspicata per arginare la violenza sui minori. Occorre allora prendere coscienza che non è sufficiente indignarsi dinanzi all’ennesima violenza sul minore, come se l’isolamento incriminatorio del pedofilo potesse far dimenticare che esso appartiene a quella stessa comunità degli adulti che si indigna. Perché lo sdegno non si riduca a rabbia passeggera ma agisca nel tempo, occorre tornare a interrogarsi sulla responsabilità educativa, sul minore controllo sociale, sulle strategie collettive attivate per risolvere il problema. Ancora: bisogna interrogarsi circa il rapporto tra l’indignazione per il caso feroce che ci coinvolge intimamente e la normale trascuratezza di una cultura dell’infanzia infarcita di luoghi comuni e appiattita sul consumismo. Ci si deve interrogare con coraggio circa la contraddizione tra la giusta condanna dei casi di abuso da un lato e il diffuso permissivismo sessuale dall’altro lato. Ci si può inoltre domandare se la diffusione della pedofilia non testimoni anche, sul lato ovviamente delle deviazioni più radicali, una duplice crisi, END milano LA PIAGA DELLA PEDOFILIA quella del rapporto tra le diverse generazioni e quella dei rapporti tra gli stessi adulti: in una società dove i rapporti tra gli adulti sono sempre più in crisi per la difficoltà o l’incapacità di relazionarsi in modo paritetico e dialogante, potrebbe aumentare il rischio di rivolgersi in modo deviato al mondo dell’infanzia, più manipolabile e controllabile, e riducibile a puro oggetto di consumo sessuale. Il problema etico e culturale Con il dilagare del fenomeno della pedofilia e con l’aumentata consapevolezza, cresce anche il dibattito su come intervenire per denunciarlo, punirlo e arginarlo. Le proposte più ricorrenti in merito riguardano la copertura del vuoto legislativo e l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole. Entrambe queste proposte portano con sé lo sforzo di intervenire sul problema e sottolineano carenze, lacune e opportunità. E’ fuor dubbio che l’elaborazione di una legge corrisponde ad una presa di coscienza collettiva circa il fenomeno della pedofilia. Oltre a sancire il diritto dei minori al rispetto, una legge può contribuire come argine e deterrente nei confronti dell’abuso sessuale: in quest’ottica è importante che la pedofilia sia dichiarata reato e che se ne prescrivano le pene corrispondenti. Ma non bisogna investire la legge di significati che essa non ha: in modo particolare, non si può ritenere risolutivo l’intervento legislativo, né bisogna intenderlo in senso meramente punitivo. Anche l’aumento di conoscenza e di consapevolezza a cui può condurre l’educazione sessuale si può considerare un fatto positivo. Una maggiore conoscenza dovrebbe aumentare il grado di consapevolezza del minore, aiutandolo anche a ridurre gli atteggiamenti sprovveduti o leggeri nei confronti degli adulti che insidiano. Occorre però chiedersi quale rapporto vi sia tra il tentativo di arginare la pedofilia e la proposta di istituzionalizzare l’educazione sessuale; si tratta infatti di un’iniziativa che si rivolge più alle possibili vittime che ai carnefici, e che agisce, per così dire, sul punto d’arrivo anziché sul punto di partenza del problema. Considerata la cosa da questo punto di vista, si potrebbe anzi dire che più che i bambini bisognerebbe educare gli adulti. La materia è molto delicata e non si può procedere frettolosamente senza una seria riflessione sullo scopo, sui contenuti e sui modi di un’educazione sessuale istituzionalizzata. In modo particolare si deve porre attenzione ai risvolti morali che l’educazione sessuale inevitabilmente comporta. E’ forse l’educazione sessuale, in sé e per sé, che può suggerire quando e come accedere ad una determinata esperienza? E un’educazione sessuale non sufficientemente attenta o superficialmente recepita non potrebbe innescare, a sua volta, un malinteso senso di liceità dell’atto sessuale, fatte salve ovviamente alcune condizioni preliminari? Il fenomeno della violenza sui minori pone in luce un vuoto che non é soltanto legislativo o educativo. Si tratta anche di un vuoto etico e culturale degli adulti circa l’infanzia, sul quale - contestualmente alla messa in atto di iniziative volte a limitare il fenomeno - bisogna tornare a riflettere. Febbraio 1998 - 19 Sessioni Nazionali Tema Oltre il deserto guidati dallo Spirito; lasciatevi riconciliare con Dio. Primavera Mercoledì 29 aprile - Domenica 3 maggio '98 a Napoli presso il centro S.Ignazio Estate Sabato 22 agosto - Mercoledì 26 agosto '98 a Ciampino (Roma) Costo L. 240.000 per persona: gratis bambini fino a 3 anni, 50% da 3 a 12 anni Caparra L. 50.000 a persona Adesioni entro il 31 marzo per Napoli entro il 30 giugno per Ciampino Contattare i Casalone per le prenotazioni Una proposta da Pavia Ritiro spiritutale 24 maggio 1997 Le 3 équipes di Pavia organizzano per il 24 maggio p.v. un ritiro spirituale sul tema "La fede vissuta in coppia". I relatori sono Giuseppe (Poppi) e Silvia Simonis, che tutti conosciamo, essendo stati fino all'anno scorso la coppia responsabile della super-regione Italia. Il ritiro è chiaramente aperto a qualsiasi coppia che desideri partecipare: le adesioni, entro il 20 maggio a Ludovico e Maria Luisa La Cognata, tel. 0382-579581. Il ritiro si terrà presso l'Istituto Suore di Maria Consolatrice, via Brianza 1/3 - Zona Dosso Verde - Pavia (dove si è tenuta la giornata di settore del maggio '97. La piantina si trova nel numero di febbraio 1997 del nostro giornalino). Il programma prevede: ritrovo alle 8,45, pranzo al sacco e conclusione per le 16,30. Tornati al Padre Siamo tutti vicini col pensiero e con la preghiera a Walter e Fernanda Romanò dell'équipe di Senago per la scomparsa dei genitori di Walter a così breve distanza l'uno dall'altro, Vogliamo pregare anche per tutti gli altri defunti vicini agli amici END. 20 - Febbraio 1998 END milano Dagli altri Settori Riportiamo un servizio pubblicato sul notiziario END del settore di Lecco. Un contributo ed un'idea: preparare anche noi un lavoro analogo alla fine di ogni anno. LA SCELTA DEL TEMA DI STUDIO Tempo di bilancio e tempo di scelta per nuovi temi di studio. È necessario tenere presenti quali esigenze emergono nella propria équipe. L’anno trascorso ha visto in prevalenza temi di approfondimento a carattere spirituale... Quanto riportato di seguito non è un giudizio sulla la bontà o meno del testo utilizzato come tema di studio che ha guidato il cammino dell’équipe, bensì un orientamento circa l’argomento trattato dal testo. Consigliamo, per chi volesse saperne di più, di contattare personalmente l’équipe che lo ha trattato tenendo presente che i testi segnalati come editi dall’Équipe di Redazione sono disponibili presso la coppia responsabile di settore. LEGENDA: suddivise in tre colonne, ci proponiamo di evidenziare le tre seguenti caratteristiche con un giudizio - secondo il suggerimento dato da ciascuna équipe - espresso da uno a tre: Colonna C: indica la presenza di suggerimenti per poter concretizzare quanto trattato nel tema di studio nella realtà quotidiana e nella vita di coppia. Colonna S: indica l’aspetto spirituale del tema trattato. Colonna I: indica il grado difficoltà e impegno per la preparazione del tema. CAMMINILAICALI Card. Carlo Maria Martini Edizione Piemme (non disponibile) END: Lecco 3 Annotazioni: Offre spunti di riflessione riguardo il tema della famiglia attraverso la presentazione delle famiglie che si trovano nei testi biblici. Contiene riflessioni riferite alle END. Non é però sufficiente per gli incontri END di un anno. C3 S2 I2 CONDIVIDERE LA VITA DI GESÙ CRISTO Jean Giblet Edizione: Équipe di redazione END: Lecco 9 Annotazioni: Propone uno studio attento del “Discorso della montagna” di Matteo, con diversi riferimenti biblici che lo rendono a carattere essenzialmente spirituale. A volte necessita di rielaborazioni per essere attualizzato. C1 S3 I3 GESÙDINAZARET Luis A. Gallo Edizione: Elle Di Ci (reperibile in libreria) END: Galbiate 1, Garlate 1 Annotazioni: Anche senza una specifica preparazione guida all’approfondimento della figura di Gesù: un cammino di fede utile anche in preparazione al giubileo dell’anno 2000. C3 S3 I2 IL RACCONTO DI MARCO Bruno Maggioni Edizione: Cittadella Editrice (reperibile in libreria) END: Garlate 2 Annotazioni: Propone uno studio approfondito del Vangelo di Marco (da sviluppare in due anni di END). L’attualizzazione relativa alla coppia e alla famiglia deve essere pensata di volta in volta. C1 S3 I1 L’ASCOLTO DELLA PAROLA (Fate quello che vi dirà) Gomez - Ferrer Edizione: Équipe di redazione END: Lecco 4 Annotazioni: È la proposta di un metodo concreto per avvicinarsi allo studio della Parola che porta ad una apertura verso il prossimo. I diversi riferimenti agli scritti di Padre Caffarel offrono la possibilità di conoscere meglio il carisma del movimento. C1 S2 I2 LETTURE DI SAN GlOVANNI - 1° Vol. Donatien Mollat Edizione: Équipe di redazione END: Lecco 7 Annotazioni: Si tratta dello studio approfondito, in chiave esegetica e teologica, della teologia della rivelazione nel vangelo di Giovanni. E’ il primo di due volumi, corredato di schede fornite dall’équipe di redazione per Febbraio 1998 - 21 END milano facilitarne l’attualizzazione. C3 S3 Dal Corriere della sera I3 BOBO & Co. di STAINO NON HANNO PIÙ VINO END - Sessione nazionale 1995 Edizione: Équipe di redazione END: Lecco 1, Lecco 5, Lecco 8 Annotazioni: In linea con gli orientamenti del movimento invita a riflettere sui diversi aspetti della quotidianità visti alla luce della fede: senso della vita, affettività, lavoro, politica. C2 S2 I2 PARLO AL TUO CUORE Card. Carlo Maria Martini Edizione: Centro Ambrosiano (reperibile in libreria) END: Lecco 6, Valmadrera 2 Annotazioni: Nella ricorrenza dell’anno Santambrosiano é un invito ad approfondire la spiritualità di ogni cristiano (di ogni coppia) attraverso lo studio della regola di vita. C3 S3 I3 RITROVARE SÉ STESSI Card. Carlo Maria Martini Edizione: Piemme END: Lecco 10 Annotazioni: E’ un’antologia di temi spirituali fondamentali (l’amore di Dio per l’uomo, riconciliazione, conversione...) trattati dal Cardinale. Più orientato a riflessioni personali, poco declinabile all’esperienza di coppia. C2 S2 I2 VIVEREIVALORIDELVANGELO Card. Carlo Maria Martini Edizione: Einaudi (reperibile in libreria) END: Valmadrera 1 Annotazioni: Raccolta di meditazioni sulla Parola con riflessioni proposte dal Cardinale che possono essere lette in chiave personale, di coppia e sociale. C2 S3 I2 Ricordiamo a tutti gli Equipiers che il nostro giornalino nasce da contributi spontanei, che gli articoli vengono impaginati in modo artigianale e che l’ordine in cui essi compaiono è solo casuale. Ricordiamo invece che solo gli articoli firmati “Equipe di Settore” esprimono la posizione del Settore: tutti gli altri sono proposte che possono essere oggetto di riflessione e confronto, nel rispetto di un fraterno pluralismo Paolo e Laura Casalone L’urgenza di “restare al passo coi tempi” (Giovanni XXIII) ci vede coinvolti a prendere conoscenza dei principali temi che la Chiesa propone. Per questo si suggeriscono, come temi di studio, anche i seguenti documenti del Magistero: Veritatis Splendor Lettera enciclica circa l’insegnamento morale della Chiesa. Christifideles laici Esortazione apostolica su vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo. Evangelium vitae Lettera enciclica sul valore e l’inviolabilità della vita umana. Familiaris consortio Esortazione apostolica sulla famiglia. I temi, tuttavia, dovranno essere elaborati e adattati al metodo END. Questo lavoro, che può vedere impegnata una équipe oppure un gruppo appositamente costituito, sarà senz’altro utile all’intero settore. Nota: Esistono già oggi degli schemi, per quanto riguarda la Familiaris Consortio e la Christifidelis Laici, che devono essere riordinati, ma tuttavia potrebbero essere una base di partenza per il lavoro (contattare la coppia corrispondente oppure i responsabili di settore). OTTO FAROTTO 22 - Febbraio 1998 END milano E' NATALE NATALE NATALE Gli auguri più belli ricevuti dalla redazione per Natale Fuor di San Siro e lo stadio del trotto, in un palazzo colla strada sotto, vive a Milano l’Alberto Farotto. Da giovin lui era un bel ragazzotto, biondo, occhi chiari, colto, incorrotto, con solo un difetto, un poco paolotto, che, dal lombardo avendo tradotto, significa ch’era alquanto bigotto: le preci ambrosiane diceva a dirotto sfogliando il breviario con far ben dotto. Poi la Tiziana gli tese un complotto, volendo conquider sì bel giovanotto: l’amore per lei fu a lui galeotto. Alberto, un po’ ingenuo, pagò lo scotto, ai piè della bella cadendo già cotto, come chi ha preso sul muso un cazzotto, a mo’ di salame ormai già ridotto, le disse: “amor mio, ti sposo di botto”. Ma tutte le notti, sotto al piumotto, in sogno sentiva pressante un rimbrotto, ‘na voce dicea: “Farotto, far-otto...” Credendosi furbo, non un pirlotto, cercò a ‘sto rovel d’apporre un cerotto, ma qui forse agendo da fessacchiotto. Or, pel timore dal sogno prodotto, a procreare fu lui tosto indotto: testardo qual mulo, o forse bardotto, da dritto..., in guisa di bel conigliotto, con slancio nobile ed ininterrotto, ei fece di figli un vero filotto. Ne mancan due sol per far giusto otto (il gatto non val contare nel lotto) e per coronar quel sogno strambotto, in pria che per gli anni ei sia tutto rotto. Noi tutti dell’END diciamo un sol motto: “Alberto e Tiziana, avanti a Far-otto”. Anonimo monzese del tardo ‘900 P.S. Per quel dì fatal io, già vecchiotto, se alla Baggina non sarò ridotto, avendo da Monza già fatto fagotto, tutti vi invito per un risotto, previo antipasto di Parmacotto, accompagnato da pan biscotto. Poi di secondo un bello stracotto, con il contorno di qualche borlotto, e per finire un dolce zuccotto: il tutto annaffiato di buon reciotto, che di granato decori ogni gotto. Così da far festa a dieci-Far-otto! Febbraio 1998 - 23 END milano LE NOSTRE RUBRICHE L’angolo dei ghiottoni Il risotto (in pochi minuti, con la pentola a pressione, stando in salotto!): FIOCCO AZZURRO Francesco Sacchi, nato il 24 giugno '97, primogenito di Domenico e Rita, dell'équipe Pavia 2. I nonni sono Pietro e Milva Vigo, della Pavia 1. (Le END si moltiplicano di generazione in generazione...) ROSA Federica Chiechi, nata il 30 ottobre '97, figlia di Francesco e Sonia, dell'équipe Milano 9. Viene a far coppia col fratellino Simone. Elena Farotto, nata il 30 ottobre '97, figlia di Alberto e Tiziana, dell'équipe Milano 9. Viene a far compagnia (si fa per dire, perché non soffrivano certo di solitudine) ad Andrea, Pietro, Miriam, Chiara, Matteo ed al famoso gatto Pippo. (Vedi paginone accanto!) Buon umore in pillole In un paesino il parroco ha una pappagallina allevata dalle suore che recita in continuazione rosari, giaculatorie e tutta la liturgia delle ore, mentre il sindaco, mangiapreti, ha un vecchio pappagallaccio, imbarcato per anni su un mercantile e che dice bestemmie e parolacce terribili. Crescendo i figli del sindaco, questi si pone il problema di "convertire" il pappagallo e, alla Peppone e don Camillo, chiede consiglio al parroco. Questi gli dice: "Nella mia lunga esperienza di pastore, ho visto tante dolci e caste fanciulle convertire degli omacci: mettiamo insieme i due pappagalli e lasciamo fare alla divina provvidenza". Detto, fatto: i due pappagalli si trovano fianco a fianco sullo stesso trespolo. Non vi dico: il pappagallo fa delle avances terribili alla pappagallina, che tutta rossa (si fa per dire), continua a recitare giaculatorie a ritmo sempre più intenso. Finché il pappagallo, audace, comincia a toccarla con l'aluccia, avvicinandosi sempre più: e la pappagallina, pia, a pregare sempre più intensamente. Al culmine dell'eccitazione il pappagallo salta addosso alla povera pappagallina che, levati gli occhio al cielo, mormora: "Grazie, Signore, hai finalmente esaudito tutte le preghiere della mia vita!" Ingredienti di base per sei persone: riso (qualità Carnaroli, Baldo o Vialone Nano, evitare l'Arborio, poco adatto) gr 500, brodo l 1 scarso, una cipolla da 150 gr, due cucchiai di olio d'oliva, 200 gr di panna, parmigiano a piacere, un bicchiere di vino bianco secco. Aggiungere il condimento, quale verdura, frutta aspra (mele Grany), funghi, ragù di carne, pesce, frutti di mare, zafferano, erbe aromatiche: basta fare uno sforzo di fantasia e provare. Tritare finemente la cipolla e rosolarla con l'olio fino ad imbiondirla. Aggiungere poi un po' d'acqua e lasciare sobbollire la cipolla per circa 15 minuti, aggiungendo acqua quando necessario. Rosolare poi a fuoco vivace il riso nel soffritto aggiungendo il vino, fino a farlo evaporare. Aggiungere il condimento scelto ed il brodo di carne o di pesce (vanno bene anche i dadi, 2 per le dosi qui esposte). Chiudere la pentola a pressione e cuocere a fuoco alto: raggiunta la pressione (la valvola sfiata robustamente) spegnere il fuoco e contare i minuti con precisione: dopo sei minuti raffreddare la pentola mettendola sotto l'acqua fredda ed aprendo la valvola: tolta la pressione aprire la pentola, aggiungere la panna ed il parmigiano (non sul pesce) e mescolare per raffreddare il risotto e renderlo cremoso, aggiungendo del brodo se fosse troppo denso. Il trucco è di mettere il brodo in quantità leggermente scarsa rispetto a quella necessaria: lo spegnimento della fiamma eviterà la possibile bruciatura del fondo. Sarà poi facile alla fine aggiungere brodo: se si abbonda col brodo il risotto può restare liquido col rischio, per asciugarlo, di scuocerlo. Durante la cottura potrete intrattenere i vostri ospiti senza perdere però di vista l'orologio. Ove possibile, per salvare la fragranza, mettere le verdure crude col riso: i funghi freschi o le mele vanno addirittura aggiunti, tagliati finissimi, a fine cottura. Per dosi maggiori diminuire il tempo di cottura a pressione per compensare il maggior tempo necessario per scaldare e raffreddare la pentola: per 1 kg di riso 3-4 minuti. Lo chèf Lino Opeavasa Redazione: Paolo e Lidia Avesani Équipe Monza 1 Largo Esterle, 3 - 20052 MONZA (MI) Tel. 039-389729 Paolo è reperibile c/o A.I. Automazione Industriale S.a.s. Via Monte Santo, 112 - CINISELLO B. Tel. 02-66013014 - Fax. 02-66014388 Cellulare 0337-383814 24 - Febbraio 1998 END milano LA COMPARTECIPAZIONE Che cosa dice la Carta? Che cosa é? A che cosa serve? Come praticarla? Quale é il ruolo della coppia responsabile? CHE COSA DICE LA CARTA? coppia prima della riunione, come se si trattasse del tema di studio. IL RUOLO DELLA COPPIA RESPONSABILE Alla coppia responsabile spetta l’animazione della compartecipazioNelle riunioni mensili, dopo la prene: creare un ambiente favorevole ghiera, un momento viene dedicato ad un dialogo fraterno predisporre, alla compartecipazione sui punti conaiutati dal consigliere spirituale, delcreti di impegno. Ogni coppia dice le domande, del tipo: come ho vissumolto francamente, se durante il to durante questo mese la ricerca mese trascorso ha osservato questi della volontà di Dio? In coppia abimpegni. biamo cercato di vivere nella verità CHE COSA E’? tutti i nostri incontri? Abbiamo visE’ cammino di conversione comusuto la preghiera con assiduità? Qual è la mia più grossa difficoltà nella nitaria, nel quale l’aiuto reciproco è preghiera personale? Quale aspetto praticato tra i membri dell’équipe. E’ accoglienza della storia di Dio negli della mia personalità ho iniziato a modificare grazie alla regola di vita? altri. E’ il luogo dove si mette in pratica e si apprende l’amore di Dio La coppia responsabile ha il comMadonna della tenerezza di Jaroslav (icona del XV secolo) e il prossimo: luogo del dare e del pito di aiutare ogni coppia a mettere ricevere. Il Cristo è al centro della compartecipazione, è Lui in pratica i punti concreti di impegno soprattutto aiutandoli che le dona lo spirito. La compartecipazione, in senso con la preghiera nel loro cammino. ampio, si snoda durante tutta la riunione di équipe. Tutta- CONCLUSIONE via, il momento propriamente detto della compartecipazioIn conclusione la compartecipazione vissuta nella fede ne è quello di una presa a carico vicendevole di quanto ed in carità è un elemento di autentica liberazione per ciascuno ha di più profondo, di quanto ogni coppia ha di ognuno, collocando le coppie e le équipes in una prospetpiù personale, che è il suo progetto in risposta alla chiamata tiva di cammino di speranza. di Dio. Tullio e Maria Luce Galleno A CHE COSA SERVE? Monza 2 Abbiamo bisogno della compartecipazione per creare e costruire la comunità. Essa non esiste per il solo fatto che un gruppo di persone si riunisce. La si crea quando si condivide la vita, quando si realizza una ricerca comune. La ricerca personale e di coppia della volontà di Dio, a partire Argomento Pag. dai punti concreti di impegno, è prolungata durante la Lettera del Santo Padre alle Équipes 1-2 compartecipazione da una ricerca comunitaria. E’ l’occaEND, la santità formato famiglia - Da Avvenire 3-4 sione per comunicare agli altri la nostra esperienza spirituaMezzo secolo di cammino Da Avvenire 4 le, come Dio lavora con noi. Ci rende responsabili gli uni End vuol dire senza fine Da Avvenire 5 degli altri, come in una cordata quando si va in montagna. L'ultimo dell'anno in festa P. e L. Casalone 6 COME PRATICARLA? Programma del Settore anno 1997/98 6 Il compartecipare semplicemente l’adempimento o il non Una preghiera insieme Arcangelo Villa 7 adempimento dei punti concreti di impegno può essere Relazione giornata di Settore 26/10/97 - Panzeri 8-9 sufficientemente valido all’inizio della vita di un’équipe Ritiro Spirituale a Pavia - L. e M.L. La Cognata 10 quando la conoscenza reciproca è ancora superficiale. Più Programma Ritiro Spirituale di Settore 11 avanti però questo appare povero e non arricchente. Un comune cammino di sposi Corradini 12-13 Un’équipe si evolve e la compartecipazione deve evolversi La Riunione Bilancio - Traduzione A. e G. Luquer 13 con essa. Ogni équipe deve decidere il momento della Spulciando in libreria Alberto e Tiziana Farotto 14 riunione in cui fare la compartecipazione e il modo di farla. Invito a cena... Ignazio e Maria Grazia Mollica 14 Vi é la possibilità di compartecipare ogni mese un punto Dovere di sedersi alla radio - G.e C. Beghi 15 concreto di impegno in modo particolare e gli altri in modo La tempesta sedata 16 più generale, oppure di fare sempre la compartecipazione Programma giornata di Settore 17/05/98 17 su tutti i punti. Può pure andar bene che una coppia, ogni La piaga della pedofilia Presidenza A.C. Milano 18-19 mese, faccia una compartecipazione più approfondita su La scelta dei temi di studio - Settore di Lecco 20-21 un punto concreto d’impegno. La coppia responsabile deve essere il moderatore di questo dialogo. Il tempo che OTTO FAROTTO 22 segue la preghiera è il più appropriato per la compartecipaLe nostre rubriche 23 zione. E’ opportuno preparare la compartecipazione in La compartecipazione - Tullio e Maria Luce Galleno 24 Sommario