Lettera del Santo Padre alle Équipes Notre-Dame

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Lettera del Santo Padre alle Équipes Notre-Dame
END Milano
Giornalino dell'Équipes Notre Dame - Settore di Milano
Anno 17° n° 1 - Febbraio 1998
8 dicembre 1997, una lunga serie di testimonianze per le END
IlLettera50°delanniversario
della
Carta
Santo Padre alle Équipes Notre-Dame
In occasione dell’8/12/1997, giornata
in cui la Carta dell’END ha festeggiato i
suoi cinquant’anni, il Papa ha inviato
questa lettera ai responsabili internazionali dell’END che è stata pubblicata sull’Osservatore Romano.
Pensiamo che sia giusto che tutti gli
équipiers la leggano e la meditino perché
non solo dimostra come la Chiesa conosca
a fondo il nostro movimento, ma come
guardi ad esso con fiducia e con la speranza che non sia solo motivo di crescita per
i suoi componenti, ma diventi “segno” di
missionarietà tra gli sposi e le famiglie di
ogni continente.
Per la stessa occasione anche il quotidiano Avvenire ha pubblicato una pagina
intera sul nostro movimento che ci sembra
bello farvi arrivare tramite il giornalino.
(Nota l’errore dell’articolo: non siamo
500 coppie ma 500 Équipes in Italia!)
1. L’8 dicembre le Équipes NotreDame, fondate nel 1937 da Padre Henri
Caffarel, festeggiano il cinquantesimo anniversario della promulgazione del loro documento costitutivo. In questa felice circostanza, ricordando la nobile figura del fondatore del vostro movimento, mi unisco volentieri, con il
pensiero e con la preghiera, all’azione di rendimento di
grazie delle coppie e delle famiglie venute dalla Francia, dal
Lussemburgo e dalla Svizzera, insieme con i delegati di 53
Paesi, per partecipare alle celebrazioni che avranno luogo
a Parigi. Mi rallegro profondamente di questo incontro, che
mostra la vitalità delle équipes Notre-Dame e la loro presenza in tutti i continenti.
2. L’orientamento del vostro movimento è una scuola
di vita personale e di vita coniugale e familiare. Il sacramento
del matrimonio, segno dell’alleanza fra Dio e il suo popolo,
fra Cristo e la sua Chiesa, è al contempo un cammino di
santità (Lumen gentium, n. 11; Cfr n. 41), un servizio alla vita
(Cfr Evangelium vitae, n. 93) e il luogo pienamente le
esigenze dell’unione; “l’indissolubilità e la fedeltà della
donazione reciproca definitiva” (Catechismo della Chiesa
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2 - Febbraio 1998
La lettera del Papa
Continua da pag. 1
Cattolica, n. 1643) e l’apertura alla fecondità, per essere
“testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato
al mondo con la sua morte e la sua resurrezione (Cfr Ef 5, 2527)” (Gaudium et Spes, n. 52). Gli équipiers prendono
coscienza della “loro missione di paternità responsabile”,
che comporta soprattutto un “più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la
retta coscienza é vera interprete” (Paolo VI, Humanae vitae,
n. 10).
Gli sposi scoprono infine che, nel loro matrimonio “si
compie il mistero pasquale della morte e della resurrezione”
(Paolo VI, Allocuzione alle Équipes Notre-Dame, 4 maggio
1970, n. 16); di fatto, attraverso i progressi della vita morale,
ognuno viene poco a poco purificato, e, nel dono e nel
sacrificio di sé e nelle inevitabili difficoltà che possono
mettere alla prova l’amore coniugale, la coppia e la famiglia
si edificano e si rafforzano.
Nella Chiesa, la comunità familiare capisce dì essere una
piccola Chiesa, composta da peccatori perdonati, che camminano sulla via della santità, grazie al sostegno di coloro
che il Signore ha riunito in uno stesso focolare domestico.
3. Le coppie che partecipano a un movimento come le
Équipes Notre-Dame hanno a cuore di adottare misure
particolari per rafforzare il “sì” del loro impegno e per vivere
il loro amore, con l’aiuto di altre coppie. Nel corso degli
incontri, gli “équipiers” hanno la possibilità di completare
la loro formazione umana e cristiana e di condividere ciò che
costituisce la loro vita coniugale e familiare, nel rispetto
dell’intimità di ogni focolare domestico. Essi rendono grazie
per un cammino percorso e chiedono l’assistenza del Signore. Ricevono nuovo slancio per il futuro e sono aiutati a
superare le difficoltà e le inevitabili tensioni della vita
quotidiana.
Le coppie cristiane hanno anche un dovere missionario
e un dovere di aiuto verso le altre coppie, alle quali desiderano giustamente comunicare la loro esperienza e mostrare
che Cristo è la fonte di ogni vita coniugale. “Viene così a
inserirsi nel vasto quadro della vocazione dei laici una
nuova e notevolissima forma dell’apostolato del simile da
parte del simile: sono gli sposi stessi che si fanno apostoli
e guide di altri sposi” (Paolo VI, Humanae vitae, n. 26).
4. Gli incontri regolari di una équipe portano ognuno
ad assumersi impegni personali e coniugali, per la piena
realizzazione della sua vocazione e per il consolidamento del
focolare domestico. Favorendo il senso dell’ascolto e
dell’accoglienza al fine di mantenere e di far crescere l’amore
in seno alla coppia, il movimento propone opportunamente
ai coniugi il “dovere di sedersi”.
Nel dialogo fiducioso, gli sposi possono rendere conto
del loro amore, senza voler giudicare gli altri e senza il timore
di essere a loro volta giudicati, in una legittima preoccupazione di trasparenza interiore e in uno spirito di tenerezza
affettuosa e di perdono, propizi allo scambio e allo sviluppo
delle persone, e fonte di felicità.
Così sì manifesta concretamente la responsabilità coniugale, che ognuno riceve nel sacramento: prendersi cura
dell’altro ed “essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della
END milano
fede e dell’amore di Dio” (Lunen gentium, n. 35).
La comunicazione che apre alla comunicazione profonda
favorisce la promozione delle persone.
5. Incessantemente rinnovati dal dialogo dell’amore
che permette rapporti di qualità, i coniugi sono portati a
vivere nella pace e nella gioia e ad esercitare pienamente le
loro responsabilità di sposi e di genitori (Cfr Evangelium
vitae, n. 92). Ciò costituisce una testimonianza eloquente,
innanzitutto per i figli. L’educazione dei giovani passa per
l’esempio dato di un amore sereno e capace di superare le
difficoltà e al contempo per i numerosi insegnamenti che
possono essere impartiti quotidianamente.
In un mondo che tende a dimenticare il ruolo della
famiglia, bisogna ricordare incessantemente l’importanza
del focolare domestico per i figli. Attraverso una vita
familiare calorosa e aperta a tutti, i giovani possono superare le diverse tappe della loro maturazione umana e spirituale. In quanto luogo importante dell’apostolato “perché
la forza del vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare
e sociale” (Lumen gentium, n. 35), e attraverso di essa nel
mondo, le famiglie devono essere anche consapevoli della
loro particolare responsabilità nel risveglio delle vocazioni
e nella formazione dei giovani che guardano al sacerdozio
o alla vita religiosa (Cfr Pastores dabo vobis, n. 68; Vita
consecrata, n. 107).
6. La mia preghiera raggiunge anche tutti i focolari
domestici e le famiglie che sono in difficoltà e che compiono
molteplici sforzi per salvare il vincolo che le unisce e per
educare i figli. Possano trovare nella Chiesa coppie vicine
ad esse pronte ad aiutarle! Al contempo affido al Signore
quanti si sono separati, i divorziati e i divorziati risposatisi.
Accogliendo nella fede la concezione autentica del matrimonio insegnata dalla Chiesa, che accettino di continuare
la loro vita cristiana in seno alla comunità, per la loro crescita
spirituale, coltivando uno spirito di perdono e di penitenza,
e di esercitare congiuntamente le responsabilità familiari, in
particolare l’educazione dei figli (Cfr Familiaris consortio, n.
84)!
Incoraggio i sacerdoti che si rendono disponibili ad
essere i consiglieri spirituali delle Équipes Notre-Dame. Essi
compiono una missione sacerdotale importantissima e,
nell’amicizia condivisa, trovano un dinamismo rinnovato
per il loro ministero.
Mi rallegro anche che uomini sposati dei vostro movimento abbiano accettato di ascoltare l’appello della Chiesa
e siano divenuti diaconi permanenti.
Tengo inoltre a ricordare il movimento delle Équipes
Notre-Dame Jeunes, nato oltre vent’anni fa. Esso è il frutto
dell’impegno dei genitori che hanno trasmesso ai loro figli
il piacere della vita spirituale, della condivisione fraterna e
della ricerca della loro vocazione autentica, grazie all’aiuto
di altri cristiani.
Possano i membri delle Équipes Notre-Dame proseguire
con fiducia e con umiltà i loro sforzi, per tendere alla
perfezione cristiana nella vita coniugale e familiare! In
questo spirito, affidando tutte le équipes e le loro famiglie
all’intercessione di Notre-Dame, impartisco di tutto cuore
un’affettuosa Benedizione Apostolica.
GIOVANNI PAOLO PP. II
END milano
Febbraio 1998 - 3
END, la santità formato famiglia
Servizio da Avvenire
Il nome, “Équipe Notre Dame”, suona indubbiamente un
po' anacronistico. La sigla END, che inglese sta per fine,
potrebbe addirittura sembrare di cattivo auspicio. In realtà,
a 50 anni di distanza dall’8 dicembre 1947, quando venne
stilata la Carta che l’istituiva formalmente, l’avventura di
questo movimento di spiritualità coniugale può ben dirsi
andata a buon fine. Parliamo di un cammino cominciato, per
iniziativa di 4 coppie francesi, guidate da padre Henri
Caffarel, quasi trent’anni prima che il Vaticano II definisse
la famiglia “piccola Chiesa”, nel lontanissimo 1938, quando
parlare di “mistica della sessualità” (un’espressione che
torna spesso nei testi dell’END) sarebbe parso per lo meno
strano se non bizzarro.
Che l’Équipe abbia indovinato la formula, che abbia colto
una domanda probabilmente in parte inevasa nel popolo dei
credenti sono i numeri a dirlo: all’inizio di quest’anno nel
mondo risultavano far parte del movimento ben 37.300
coppie, divise in 7456 gruppetti, le cosiddette “équipes di
base”), disseminate nei cinque continenti, compresi paesi
quali Siria, Romania, Angola e perfino Australia. E se la parte
del leone la fa la Francia, il movimento appare in forte
espansione in Africa e nella parte di lingua spagnola dell’America.
E in Italia? Le statistiche parlano di 531 coppie aderenti
(errore, in realtà sono équipes, N.d.R..). Cosa accomuna
quanti accettano la proposta-END? Presto detto: la volontà
di vivere il sacramento del matrimonio nella consapevolezza
che si tratta della via privilegiata, “su misura” per realizzare
la chiamata alla santità della quale tutti i fedeli cristiani sono
titolari. Vivere il matrimonio, insomma, come itinerario
vocazionale e leggere la propria vita di coppia e di famiglia
alla luce del sacramento che le ha generate: tradotti in slogan
questi gli obiettivi che l’END s’è data mezzo secolo fa e
tuttora ne giustificano l’esistenza.
Concretamente le coppie sono invitate a partecipare a un
itinerario che prevede momenti di preghiera riflessione e
condivisione della propria esperienza di fede che avvengono a scadenza mensile. Ci si trova, a gruppetti di 5-6 coppie,
nelle case private; ciascuno, a turno, ospita gli altri. É
prevista la presenza del prete ma come “consigliere”, chiamato a svolgere un ruolo discreto, quasi marginale. Il motivo
é che protagonisti sono i laici, anzi le coppie cristiane. Che
non a caso scelgono di prepararsi ogni mese all’incontro di
gruppo con il cosiddetto “dovere di sedersi”, una delle
istituzioni-principe del movimento: un momento di verifica
e comunicazione della fede fra moglie e marito tanto difficile
da ritagliare nella convulsa agenda della famiglia-tipo, quanto
prezioso e insostituibile (a detta di chi pratica il metodoEND) per restituire al cammino a due autenticità e solidità
di fede.
L’Équipe, in effetti, non si prefigge di essere un’esperienza ecclesiale “totalizzante”. Al contrario, vuole porsi come
“opportunità squisitamente spirituale”, una sorta di oasi
mensile per laici “sposati in Chiesa”.
L'intervista
Fanno parte dell’Équipe Notre Dame da quasi vent’anni. Il loro gruppo è a Torino, la città dove vivono e dove
il movimento d’origine francese ha trovato terreno fertile
già trent’anni fa: Franco Garelli, docente di Sociologia
della conoscenza all’Università di Torino, con la moglie
Leonarda ha conosciuto l’END quando i due figli, oggi 19
e 15 anni, non erano ancora nati.
Perché avete intrapreso questo itinerario di spiritualità di coppia?
Abbiamo trovato un’occasione di crescita laicale a
misura della famiglia. In molte realtà del mondo cattolico
prevale la dimensione dell’impegno, l’Équipe è invece
essenzialmente un cammino di spiritualità.
L’Équipe Notre Dame festeggia i 50 anni della Carta
costitutiva: le ragioni che ne hanno ispirato la nascita
continuano ad essere attuali?
In passato la formula dell’END risultava molto innovativa per la società e la Chiesa, dove era prevalente
l’attenzione alla vita religiosa come tensione alla perfezione vocazionale, negli ultimi tempi la dignità della
figura dei laici e della vocazione della coppia è più
recuperata. E tuttavia l’Équipe mantiene la sua forza
innovativa perché i laici sono chiamati a passare dalle
intenzioni ai fatti, dando compimento a un cammino di
autonomo ripensamento rispetto ad una spiritualità laicale
sia individuale che coniugale.
Il metodo-END costituisce una sorta di cemento per la
vita spirituale: la preghiera insieme, il “dovere di sedersi”, l’abitudine a condividere gioie e fatiche della vita
quotidiana. É così anche per voi?
A patto che le regole non restino aride nella loro
formalità. Il metodo proposto dal movimento deve diventare uno stile di vita per la coppia.
Che cosa significa per voi il confronto periodico con gli
amici della vostra équipe?
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4 - Febbraio 1998
END milano
Dopo vent’anni ci si conosce bene, anche in profondità.
Verrebbe da dire che, col passare del tempo, la novità si
esaurisce. Ma l’Équipe vive e rimane spiritualmente feconda per tutti i suoi componenti se sarà maturato il senso
della comunità, se essa sarà diventata un gruppo di
persone che condividono un cammino di fede, partecipando agli altri le dinamiche della vita quotidiana.
Si instaura un rapporto profondo...
Ciascuno ha la consapevolezza di condividere agli
altri qualcosa di importante, la sua fede e il suo essere nel
mondo da cristiani.
Rispetto a una cultura che sembra minare alla radice
il senso profondo della famiglia, il cammino suggerito
dall’END appare davvero controcorrente. Non è così?
La forza profetica dell’Équipe dipende dal modo con
cui è vissuta quest’esperienza, nella misura in cui la
coppia riesce ad essere meno convenzionale nel proprio
cammino di fede. Intendo dire che non é profetica l’esperienza in sé. L’esperienza ha senso quando interpella nel
profondo e mantiene viva la dimensione dell’itinerario,
della ricerca costante della propria identità religiosa e
della fedeltà al tempo presente, dentro una condizione
laicale. Solo se c’è un frutto significativo di spiritualità,
l’Équipe diventa un’esperienza feconda.
Un elemento di forza della spiritualità dell’END é la
riscoperta del valore della quotidianità...
Molti laici hanno l’ambizione di rispondere alla propria vocazione guardando sempre allo straordinario e
non dentro l’ordinario di ogni giorno dove, invece, siamo
chiamati a trovare la capacità della contemplazione e
dell’azione missionaria.
Da esperto, lei può dire di conoscere da vicino tensioni
e problemi interni alla famiglia Non trova che, oggi più
di ieri, sia diffusa l’esigenza di avere punti di riferimento
chiari e sicuri?
Lo constato tutti i giorni. Nella società mancano luoghi
filtro, di riflessione, di ripensamento. L’Équipe é eccezio-
nale da questo punto di vista. Le giovani coppie si illuminano quando si trovano dinanzi al ”dovere di sedersi”
proposto dall’Équipe. Quella regola, che per noi sembrava scontata, é per loro di straordinaria attualità.
In cosa consiste la modernità dell’Équipe?
É un movimento che non intruppa. Non é totalizzante,
rispetta la libertà e i tempi di ciascun cammino spirituale
di coppia.
Riuscendo a comporre una frequente eterogeneità sociale e culturale?
Le équipes più riuscite sono quelle più diverse, il che
significa che ti permettono di venire in contatto con mondi
e mentalità diversi. É qui che si costruisce la consapevolezza della propria laicità. L’Équipe é una finestra sul
mondo, a partire da un’esperienza di Chiesa che condividi con gli altri.
Non meno importante é la preghiera dei coniugi. Una
domanda indiscreta: come prega la famiglia Garelli?
In modo discontinuo e intermittente, con particolare
intensità nei momenti forti dell’anno liturgico. Come
coppia troviamo spazi anche per i ritiri. Le occasioni non
mancano, insomma. Personalmente penso anche a un
modo diverso di pregare, non esplicito. Noi come laici
abbiamo molte occasioni di meditare nella quotidianità.
Il problema sono gli occhi per vedere, una sensibilità da
coltivare. Il mondo che affrontiamo tutti i giorni è un’occasione di ripensamento del cammino di fede.
Quali sono i rischi che corre la coppia cristiana oggi?
Il problema é una fedeltà che non sia fine a se stessa, ma
significativa. La coppia cristiana non può essere statica,
deve puntare a una crescita reciproca. Penso a tutti i casi
di riduzione delle prospettive, di mediocrità, di perdita
della tensione alla perfezione. La coppia cristiana é
chiamata a recuperare questi aspetti tipici della proposta
religiosa che oggi sembrano persi: la santità, il dono, la
gratuità, la grazia dentro la vita di ogni giorno.
Paolo Garavaglia
Il movimento fu riconosciuto nel '92 dal Pontificio Consiglio dei laici
Mezzo secolo di cammino
La storia dell’Équipe Notre Dame si snoda lungo
mezzo secolo. Ne ricapitoliamo, in sintesi, le tappe
più significative.
Il movimento muove i suoi
primi passi nel 1938 quando
quattro giovani coppie, desiderose di vivere il
matrimonio alla luce della
fede, chiedono all’abbé
Henri Caffarel di guidare la
loro ricerca.
1939-45
La prima riunione ha luogo a Parigi il 5 febbraio 1939.
Negli anni successivi le équipes crescono e si
diffondono, anche fuori della Francia.
1947
Alla fine della guerra i gruppi si moltiplicano. Si fa sentire
il bisogno di unità e struttura, che si concretizza in una
“Regola”. L’8 dicembre viene elaborata la Carta delle
équipes Notre-Dame.
L’espansione
Il movimento si diffonde
rapidamente. Accanto alla
Francia, nascono équipes in
Belgio, Svizzera. E poi, via
via, in numerosi Paesi extraeuropei. In Italia i primi gruppi
compaiono nel 1959.
jeunes” (E.N.D.J.) per i gioGiugno 1973
Il fondatore, padre vani.
Caffarel, decide di ritirarsi e
1992
di lasciare posto ad un’équiIl card1nale Eduardo
pe più giovane.
Pironio, presidente del PonFebbraio 1975 tificio Consiglio per i laici,
L’Équipe Notre-Dame é ri- firma il decreto che riconoconosciuta dalla Santa Sede sce il movimento come
come “Associazione inter- Associazione di fedeli di dinazionale cattolica”. L’anno ritto privato.
successivo viene pubblicata la Carta: Cos’é un’équipe
Notre-Dame, che diventa riferimento per tutte le coppie
aderenti. Dopo il grande raduno di Roma (1976) nascono
le “Équipes Notre-Dame
1997
Le Équipes Notre Dame
festeggiano i 50 anni della
Carta unendosi in preghiera
nelle proprie case recitando
un testo comune di ringraziamento.
END milano
Febbraio 1998 - 5
End VUOL DIRE SENZA FINE
Carlo e Maria Carla Volpini, coppia responsabile nazionale, intervistati da Avvenire
Nella Bibbia l’amore tra l’uomo e la donna è preso ad
esempio dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Non è un caso
quindi che l’amore di coppia, l’amore coniugale sia una
prospettiva privilegiata per scoprire i segni della presenza
di Dio nel mondo. Da qui l’impegno per ogni coppia
cristiana di vivere il proprio rapporto, in ogni fase della vita,
con intensità spirituale, con l’obiettivo di essere fedeli al
proprio amore e di rendere vivo e fecondo giorno dopo
giorno il proprio progetto di vita a due. La spiritualità
coniugale, intesa nel modo più ampio e articolato possibile,
è il campo di pensiero e d’azione dell’Équipe Notre Dame,
un movimento laicale diffuso in tutto il mondo.
“L’Équipe Notre Dame - spiegano Maria Carla e Carlo
Volpini, di Roma, dal settembre scorso responsabili nazionali dell’Équipe Notre Dame - è
un movimento di spiritualità coniugale, di formazione permanente,
laicale. Nato 50 anni fa in Francia
per l’intuizione di poche coppie
e di un sacerdote, l’Abbè Henri
Caffarel, vede attualmente la partecipazione di quasi 35 mila
coppie in tutto il inondo e circa tremila in Italia. Il movimento
è costituito da tante piccole équipe composte ognuna da
5 o 6 coppie e da un sacerdote che seguendo una
metodologia fondata sulla condivisione della vita, sull’ascolto in comune della Parola, sulla verifica del proprio
cammino interiore, tentano insieme di dare un significato
di fede alle proprie scelte quotidiane, di rendere vivo ogni
giorno il proprio matrimonio”.
Da quanti anni fate parte dell’Équipe Notre Dame o,
come voi preferite dire, dell’End?
“Siamo entrati 26 anni fa, nel 1971, pochi mesi dopo il
nostro matrimonio, dietro la proposta di un’altra coppia già
inserita. Oggi la diffusione del movimento percorre strade
più ampie ma alla fine dobbiamo dire che ciò che funziona
di più è proprio il raccontare l’esperienza che si vive,
invitando a venire con noi chi è interessato ad un cammino
di fede e di vita”.
Qual è il carisma specifico del vostro movimento?
“La spiritualità coniugale. L’End si rivolge alle coppie
perché vi identifica la cellula fondamentale della realtà
familiare. E questo continua ad essere dopo tanti anni una
novità nel panorama dei movimenti ecclesiali. Solo una
costante attenzione alla costruzione della vita di coppia
permette poi di sviluppare in senso positivo la dimensione
della famiglia. Il sacramento del matrimonio ha un suo
riferimento preciso, che è quello della realtà coniugale ed
è in questo ambito che va approfondita la riflessione
teologica, perché la vita di coppia prima e di famiglia poi sia
davvero “segno” di quel sacramento. Per spiritualità e
riflessione coniugale noi intendiamo uno spirito e una
teologia che si fa “pane quotidiano”, una fede incarnata
nella storia e nella vita”.
Come si svolge la vita dell’End?
“A chi partecipa al movimento è richiesto l’impegno
serio di due incontri al mese con la propria équipe: uno per
la riunione mensile vera e propria, l’altro cosiddetto di
amicizia. Le coppie vengono inoltre invitate a partecipare
nel corso dell’anno a qualche incontro più ampio organiz-
zato a livello cittadino o regionale. Riteniamo di vitale
importanza allargare il più possibile il confronto su tematiche che riguardano la coppia e la famiglia. Personalmente
siamo impegnati nel movimento molto di più, come accade
per tutte le coppie, che a diverso livello, per un periodo
stabilito, svolgono un servizio”.
In che modo la partecipazione a questa esperienza vi ha
aiutato nella vostra vita di coppia?
“Noi amiamo dire che l’End è stato il motivo di fondo che
ha accompagnato la nostra storia di coppia e di famiglia.
L’appuntamento mensile che si è ripetuto in tutti questi
anni ci ha permesso una costante verifica del cammino che
andavamo facendo e un costante punto di riferimento.
L’essere in équipe non ha però condizionato e tanto meno
impedito il vivere molteplici altre
esperienze in ambito locale, politico, parrocchiale, lavorativo,
familiare. L’End non è totalizzante, non richiede appartenenza, ma
apre continuamente a spazi e orizzonti nuovi”.
Quali sono le motivazioni che
dovrebbero indurre una coppia cristiana a cercare un
cammino vocazionale comune?
“Oggi più che mai c’è bisogno di comprendere che il
sacramento del matrimonio, nel giorno della sua celebrazione, ha avuto solo il suo avvio, il suo inizio. Il matrimonio si
fa sacramento nel percorso dei giorni vissuti insieme.
Rispondere alla vocazione coniugale significa impegnarsi
a mantenere viva nel tempo la grazia di quel giorno. L’avventura di volersi bene per sempre non è un’utopia giovanile.
L’amore può mantenersi vivo e vitale per tutta la vita se
nutrito di dialogo, ascolto, fedeltà nella libertà, di condivisione con gli altri, di attenzione alla storia “che accade
intorno a noi”.
Il messaggio dell’End può rappresentare anche una
terapia benefica in caso di una situazione, oggi purtroppo
sempre più diffusa, di crisi della coppia?
“Diciamo che può costituire un’ottima medicina preventiva attraverso il continuo allenamento della coppia a “non
perdersi di vista” lungo il cammino degli anni attraverso
l’impegno ad un dialogo profondo, ad uno spazio privilegiato per se stessa anche quando figli, lavoro, problemi di
vario genere sembrano prendere il sopravvento”.
Oggi si ripete spesso che la famiglia è in crisi. Si dice
che i valori della cosiddetta “famiglia borghese” siano
superati. Sulla base della vostra esperienza all’interno
dell’End, come andrà definendosi la famiglia nel prossimo
futuro?
“Ci sono alcuni valori che si propongono con forza: una
comunicazione più profonda, una valorizzazione delle potenzialità delle persone, una consapevolezza della fede
vissuta come scelta e non subita come dovere, un’apertura
della stessa dimensione familiare alla realtà della storia. Ciò
che risulta importante è, secondo noi, che ogni coppia
impari a creare con entusiasmo ma con consapevolezza il
proprio progetto coniugale e familiare sulla base delle cose
in cui crede e abbia poi la capacità di verificare il progetto
iniziale, perché “camminando si apre cammino” e ogni
matrimonio si fa nuovo ogni giorno”.
Paola Colombo
6 - Febbraio 1998
END milano
L'ULTIMO DELL'ANNO IN FESTA
Un modo "decisamente" alternativo per passare la notte di San
Per loroo
ti
SAbbiamo ricevuto
i un invito chev abbiamo accolto
e con che glisamici e i fratellitnon li abbandoneranno.
r
piacere. Ci è stato detto: “Il tempo ormai si è fatto breve”
(1 Cor. 7,29 ), è vicino il Giubileo del 2000, è tempo di
ringraziare, riflettere e fare propositi sotto lo sguardo dello
Spirito Santo. Così un gruppetto di circa 15 persone, ben
guidate da Don Silvano Caccia, si è ritrovato, la notte
dell’ultimo dell’anno, a pregare e meditare insieme. Abbiamo scandito il nostro
tempo, dalle 20.30
all’una di notte, passando dalla preghiera di un Anonimo
Siriaco che diceva:
“Svegliaci Signore
dalla sonnolenza di
questo mondo” alla
riflessione sugli avvenimenti per noi più
significativi dell’anno appena trascorso; dall’inno del Te
Deum alla riflessione su come vivere,
con l’aiuto dello Spirito (vedi lettera del
Papa “Terzo millennio adveniente”) la
virtù della speranza
nella nostra vita personale e nel sociale;
dalla lettura della lettera del Papa “La pace
nasce dalla giustizia”
alle invocazioni che
come uomini e donne di questo tempo
ci sentiamo di rivolgere a Dio e che vogliamo proporre a
tutti voi.
1. Uomini e donne di questa terra cercano la pace,
Signore, e sono disposti a vincere ogni odio e risentimento,
a dimenticare ogni sopruso pur di consegnare ai loro figli un
paese più abitabile e più sereno. Per loro ti preghiamo.
2. Uomini e donne di questa terra lottano per la giustizia, Signore. Non sono preoccupati di difendere se stessi,
ma i diritti dei più poveri e la loro dignità. Per loro ti
preghiamo.
3. Uomini e donne di questa terra desiderano vivere
onestamente, Signore, e sono fieri di rispettare le leggi e di
contribuire con il loro denaro al benessere di tutti i cittadini.
Per loro ti preghiamo.
4. Uomini e donne di questa terra sognano la fraternità,
Signore. Non si preoccupano di accumulare, ma di condividere. Non pensano troppo al loro futuro, perché sono sicuri
preghiamo.
5. Uomini e donne di questa terra si impegnano con
serietà e con coraggio per trovare una soluzione alla crisi
economica e politica. Progettano leggi sagge e preparano
progetti di benessere e di solidarietà. Per loro ti preghiamo
6. Uomini e donne di questa terra si mettono accanto
a chi attende compagnia e sostegno e trovano le parole
giuste per offrire un aiuto discreto e delicato. Per loro ti
preghiamo.
7. Uomini e donne di questa terra non si accontentano
di pensare alla propria famiglia e accettano di aprire la loro
casa ad altri ragazzi e giovani che attendono affetto. Per loro
ti preghiamo.
8. Uomini e donne di questa terra vogliono mantenere
la promessa di amore, a qualsiasi costo. Sanno che tu non
abbandoni chi ha fiducia in te e che nulla ti onora più di una
parola di riconciliazione. Per loro ti preghiamo.
Speriamo di poter ripetere l’esperienza con Don Silvano
Caccia anche per i prossimi “fine anno”, perché è stato
proprio bello.
Paolo e Laura Casalone
PROGRAMMA
ANNO 1997/98
Serata delle équipes miste 18 aprile '98 20,30
(vedi inserto con il programma dettagliato)
Giornata di Settore 17 maggio '98 9,00-16,00
Parrocchia di San Vincenzo in Brusuglio - Cormano (MI)
Tema: Dare un senso alla quotidianità
Relatori: Pietroe Renza Boffi
Incontro con i Consigkieri Spirituali 22 giugno '98
20,00
Monza - Casa Casalone
Ritiro Spirituale 12-13 settembre '98
Somasca di Vercurago (LC)
Tema: La riscoperta del progetto di Dio sul nostro amore
alla luce dello Spirito Santo
Predicatore padre Giuseppe Oltolina..
Tutti siamo invitati alle sessioni nazionali: primaverile a Napoli ed estiva a Ciampino(Roma). La casa di
Nocera ha infatti subito gravi danni alle parti comuni
durante il terremoto del settembre scorso. Ci hanno
chiesto di non dimenticarli! Ricordiamo anche con la
preghiera le persone che gestivano la casa e che sono
rimaste momentaneamente senza lavoro: torneremo
appena possibile.
Il programma delle Sessioni è riportato a pagina 19
del giornalino: un caldo invito a tutti di parteciparvi.
Febbraio 1998 - 7
END milano
UNA PREGHIERA INSIEME
Pubblichiamo su ogni numero del giornalino una preghiera che riteniamo significativa: riportata da un giornale o recitata in comunità o durante una veglia o ad un ritiro
ci può aver fatto pensare e meditare e quindi vogliamo proporla a tutti.
Per questo vi invitiamo a farci pervenire quelle preghiere che volete condividere con
gli altri, saranno sicuramente pubblicate.
La cordata
-
Signore Gesù tu
sei il capo cordata.
-
Dal primo giorno mi hai
dato corda e chiodi
per poter raggiungere la vetta.
-
Con fatica cerco
di salire, le
difficoltà sono tante,
cerco di resistere.
-
-
-
Ad un punto della
scalata c’è il
buio davanti a me.
Incontro una roccia
scivolo, comincio a
scendere, non trovo
un appiglio, i compagni
mi aiutano, mi fermano.
Con la forza ed il
coraggio cerco di risalire,
il cuore è affaticato,
le mani mi fanno male.
-
Vorrei fermarmi
per riposare ma
qualcuno mi dice non
fermarti, non adagiarti,
la vetta è ancora lontana.
-
Signore fa che con la tua
luce veda gli ostacoli,
fa che le prove che tu mi dai
non siano rocce insuperabili.
-
Resisterò alle intemperie,
alle valanghe di distrazioni
che incontrerò?
-
Signore Gesù quando
mi chiamerai, fa che sia
arrivato in cima.
Arcangelo Villa
Carugate 2
8 - Febbraio 1998
END milano
Il servizio alle coppie nella Chiesa e nel
movimento END: cosa si dà e cosa si riceve
Relazione di Luigi e Michela Panzeri - Giornata di Settore del 26 ottobre 1997
Lettura: FESTA AL CASTELLO (da IL CANTO DEL
GRILLO di Bruno Ferrero pagg. 12 e 13, vedi riassunto)
1- CHIAMATA ALLA VITA
2- IN QUESTO DONO CI VIENE CHIESTO UN
PICCOLO FAVORE
3- NON E’ UN OBBLIGO: CHI PARTECIPA AB
BIA LA GENTILEZZA DI PORTARE UN PO’
D’ACQUA
4- LA RICHIESTA SUSCITA ATTEGGIAMENTI
DIFFERENTI:
-CHI NON E’ DISPOSTO A DARE
-CHI PORTA IN MISURA DIVERSA
5- COMUNQUE LA FESTA AVVIENE
6- ALLA FINE DELLA FESTA CI SONO DUE
ATTEGGIAMENTI:
-LA DELUSIONE PERCHÉ LA SORPRESA NON
E’ ARRIVATA,
-LA GIOIA SODDISFATTA PER LA FESTA
7- LA RICOMPENSA
8- LA RIFLESSIONE
Questa storiella ci fa capire in quali modi possiamo vivere
il servizio al quale Dio ci chiama nella festa della nostra vita.
Poiché siamo sposati, la nostra riflessione di oggi pone
attenzione particolare al servizio a cui siamo chiamati in
coppia e come coppia perché questa è la nostra specifica
vocazione: quella che abbiamo abbracciato primariamente
nel sacramento del Matrimonio e, successivamente, nelle
END. (IL DONO DELL’AMORE CHE DIO CI FA)
Punto fondamentale è prendere coscienza che la coppia
è un’immagine di Dio più di quella del singolo e deve sentirsi
chiamata a rendere testimonianza della presenza universale
di Cristo e sforzarsi di sensibilizzare il mondo e l’uomo
moderno a Cristo. Perciò, decidendo di sposarci in chiesa,
ci siamo assunti una grossa responsabilità a cui forse
pensiamo troppo poco: la nostra coppia come luogo che
rende possibile la Presenza di Dio, la nostra coppia come
Epifania di Dio, la nostra coppia come punto di partenza per
un’ascesi verso Dio.
COSA SI DA’: non è principalmente un fatto quantitativo
misurabile: quanto tempo, quanto denaro, quanto di me;
questo rischia di rimanere qualcosa di superficiale (Atteggiamento farisaico).
Dio ci chiede tutto per restituirci il centuplo e l’eternità.
Se uno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso.
Il cosa si dà dovrebbe affondare le radici nel come si è, ma
un come si è veramente, e quindi richiede capacità di
discernimento per comprendere ciò che Dio chiede in modo
del tutto particolare alla nostra coppia. Visto dall’esterno
potrebbe essere il cucchiaino d’acqua o la botte che viene
portato al castello (ricordiamo le parole di Gesù circa l’obolo
della vedova), ma convinciamoci che non è la quantità che
FESTA AL CASTELLO
Riassunto
Il signore del castello invitò i suoi sudditi ad una
gran festa: ci sarebbe anche stata una sorpresa per
tutti. Ma ciascuno era pregato di portare, se possibile, dell'acqua per la cisterna, che era quasi vuota.
Il giorno della festa si vide uno strano spettacolo
lungo la salita per il castello: qualcuno trasportava
una damigiana o rotolava addirittura una botte,
mentre qualche altro, con fare di scherno, aveva
riempito un bicchiere od anche un solo cucchiaino.
La festa trascorse in grande allegria, ma al momento del commiato la delusione era diffusa: della
sorpresa tanto attesa nessuna traccia.
Nel salutare gli ospiti, il signore raccomandò di
passare a ritirare i recipienti usati per portare l'acqua su al castello. E qui ci fu la sorpresa: tutti erano
stati riempiti di monete d'oro. "Ah, se avessi portato
più acqua!"
fa la differenza se quella è la quantità che ci chiede Dio e non
quella che stabiliamo noi.
E’ quindi importante porsi la domanda: Cosa si aspetta
Dio dalla nostra coppia?
Siamo coscienti che nella Chiesa ogni carisma è dato per
un ministero a servizio dell’intero corpo?
Siamo convinti che quando Dio ci ispira di fare qualcosa
ci dà allo stesso tempo la capacità di farlo?
Il Metodo Cristiano, per la coppia, in modo particolare
quello END, praticato con fedeltà ci conduce ad un incontro
vero con se stessi, con Dio, con il coniuge e con i fratelli;
nella costanza dell’impegno non solo si compiono dei gesti,
si diventa COSÌ, si fa unità tra l’essere ed il fare.
La preghiera, la meditazione, il Dovere di Sedersi, gli
incontri di Équipe, la nostra presenza attiva nella Chiesa ci
permettono di vivere la Verità, di servire con gioia e di
crescere nell’amore a immagine di Dio.
ESSERE PRESENTI con attenzione là dove:
1- Si decide il futuro della famiglia;
2- C’è un bisogno che attende un gesto per essere
accolto, per essere risolto. (Gv. 5,2-7)
3- Non lasciamo che il mondo ci cerchi ma andiamo
incontro a scoprire i tanti “non hanno più vino”.
Cosa si dà dipende anche dal COME si da’:
NON VI CHIAMO PIÙ’ SERVI MA AMICI
Gv. 15,15 “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non
sa che cosa fa il suo padrone, vi ho chiamati amici“. Servire
con amore è il passaggio che dobbiamo fare: il servo esegue,
l’amico si dona Lo Spirito in noi fa sì che ciò che noi
compiamo diventi DONO.
END milano
LA GIOIA è una condizione del dare.
Lc. 19, 1-6. “Poi Gesù entrò nella città di Gerico e la
stava attraversando. Qui viveva un certo Zaccheo. Era un
capo degli agenti delle tasse ed era molto ricco. Desiderava però vedere Gesù, ma non ci riusciva: c’era troppa
gente attorno a Gesù e lui era troppo piccolo. Allora corse
un po’avanti e si arrampicò sopra un albero in un punto
dove Gesù doveva passare: sperava così di poterlo vedere.
Quando arrivò in quel punto, Gesù guardò in alto e disse
a Zaccheo: ”Scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi
a casa tua”. Zaccheo scese subito dall’albero e con
grande gioia accolse Gesù in casa sua.“
La condizione di partenza non ha importanza per Dio: la
salvezza è per tutti. Il
Magnificat ci ricorda: “ha
rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. Nel
nostro servire dobbiamo ricordarci sempre che NULLAE’IMPOSSIBILEADIO!
Zaccheo ci insegna che la
gioia caratterizza l’incontro
con Gesù. Questa gioia ci dà
lo slancio per correre incontro agli altri. Infatti il Vangelo
usa due termini per esprimere lo stato d’animo, la condizione interiore, l’azione dello Spirito: Gesù dice: “Scendi in fretta” e la risposta di
Zaccheo è il subito.
L’ACCOGLIENZA:grande segno della vita di coppia
e di famiglia l’esperienza propria della famiglia. Zaccheo non
ha avuto timore ad accogliere in casa sua Gesù ben sapendo
di essere indegno e nonostante non ne avesse il tempo e
fosse impreparato a questo evento.
Manca sempre il tempo: ma magari Gesù passa proprio in
quell’istante per noi!
Lo sguardo d’amore di Gesù per Zaccheo gli ha cambiato
la vita: “oggi la salvezza è entrata in casa tua.“
Oggi che Cristo non cammina più per le strade del mondo
questo è chiesto a noi, soprattutto a noi coppie che facciamo una scelta precisa di vita: quella dell’amore.
ESSERE FECONDI: altro grande segno per la famiglia.
Accettando gli altri comprendendo, scusando, valorizzando, stimando; in breve... facendo vivere.
GUARDARE CON AMORE: scoprire, dare un nome,
confermare e fare appello a ciò che vi è di migliore in ogni
persona, in ogni coppia, in ogni Equipee, nella Chiesa e nel
mondo.
ESSERE ATTENTI all’evoluzione dei bisogni materiali e
spirituali profondi delle coppie. Conoscere la verità per
servire la crescita nell’amore. Saper indicare una via.
A. DE MELLO: “Quando un uomo, il cui matrimonio era
in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse: “Devi
imparare ad ascoltare tua moglie“. L’uomo prese a cuore
questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva
imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse.
Febbraio 1998 - 9
Il maestro gli disse sorridendo: ora torna a casa e ascolta
ogni parola che non dice.“
Preoccuparci delle altre coppie sostenendone gli sforzi e
l’impegno per migliorare il mondo (ai diversi livelli: famiglia
e società) nel rispetto dei loro tempi.
“Il maestro ti lasciava crescere secondo il tuo ritmo. Non
aveva mai “spinto”. Egli spiegava il suo comportamento
con una parabola:
Una volta un uomo vide una farfalla che lottava per uscire
dal bozzolo... troppo lentamente per i suoi gusti, così iniziò
soffiare dolcemente su di essa. Il calore del suo fiato
accelerò egregiamente il processo. Ma ciò che uscì non fu
una farfalla ma una creatura con le ali lacerate.
“Il processo della crescita”, concluse il maestro,
“non lo si può accelerare.
Tutto quello che si può,
fare è farlo abortire.“
PREOCCUPARCI che
alle famiglie vengano offerti dei cammini spirituali e
non manchi la solidarietà,
che ci sia capacità di proteggere la vita di ciascuna
persona.
LAVORARE SU NOI
STESSI: affinché la nostra
vita sia segno di speranza
per tutti.
- PREGHIERA
- ASCOLTO
- PRESA A CARICO
COSA SI RICEVE:il senso della nostra vita non è compiere una serie di gesti, azioni
buone ma conseguire lo Spirito. Il metterci a servizio degli
altri come amici di Gesù e non come servi ci porta ad
aggiungere un di più alla nostra vita. (Vedi la storia della
festa al castello). Questo di più sarà proporzionato alla
nostra risposta alla chiamata di Dio.
Quello che ci rasserena e conforta é che non c’è limite
all’amore di Dio che, anche se ci chiama per ultimi a lavorare
nella sua vigna, ci sa ricompensare come gli operai della
prima ora.
Comunque c’è sempre una ricompensa anche quando al
primo momento saresti preso dallo sconforto e dalla delusione nel pensare che il tuo amore non è servito a niente.
Frutti del nostro servizio saranno la capacità di incontrare
le persone nella verità; la serenità di chi non si sente più solo
ma attorniato da amici che gli vogliono bene; la sicurezza
che tutti cercano nel denaro verrà invece dall’amicizia e dalla
solidarietà.
Ricompensa del nostro impegno sarà la pienezza di vita
di chi sa rendersi ragione del proprio agire e vivere nel
quotidiano secondo lo Spirito attuando la volontà di Dio.
Nostra sarà la gioia di chi sa di essere un servo inutile ma
preziosissimo al cuore di Dio perché: NOI SIAMO LE SUE
MANI, I SUOI OCCHI, LA SUA BOCCA, IL SUO CUORE’.
Esperienza nostra END
10 - Febbraio 1998
END milano
Riflessioni sul ritiro spirituale
Le équipes Pavia 1 e 2 insieme al Dosso Verde il 9 novembre '97
Si è meditato sul brano dei discepoli di Emmaus (Lc 24,1335).
Domenica ci siamo alzati presto per partecipare ad un altro
ritiro e ci pareva, come al solito, di aver regalato noi un po’
di tempo al Signore, ma il Signore, come ben sappiamo, non
si lascia vincere in generosità: quando ci chiede qualcosa
lo fa sempre per donarci Lui qualcosa di più grande. Del
resto questo è il suo stile: ricordiamo i cinque pani e i due
pesci, le giare riempite d’acqua e quel che ne è seguito.
Sembra proprio che Lui voglia da noi un piccolo sforzo,
una collaborazione: ma poi il miracolo lo compie sempre Lui.
Il miracolo più grande è sempre la sua
parola, in grado di compiere in noi mutamenti, conversioni improvvise o graduali,
ma comunque sempre efficaci, solo che gli
permettiamo di arrivare fino a noi.
Questa volta, con l’aiuto di padre Gigi,
abbiamo riflettuto sulla speranza, prendendo spunto dall’episodio dei discepoli
di Emmaus. La parola di Dio ha una ricchezza enorme, può significare tante cose,
in alcuni momenti particolari della nostra
vita le stesse parole ascoltate tante volte
ci rivelano un aspetto significativo a cui
non avevamo mai pensato prima.
I discepoli di Emmaus possono essere
visti come rappresentanti dei cristiani
“praticanti”, ma che non hanno ancora fatto l’esperienza
dell’incontro con il Risorto, un’esperienza che rivolterà la
loro vita come un guanto.
Questo incontro farà rivedere gli stessi fatti accaduti due
giorni prima, la stessa realtà in apparenza fallimentare, in una
luce nuova, la luce della speranza, che si credeva di aver
perso per sempre e che invece si riaccende, più brillante che
mai.
Anche noi “discepoli”, anche noi coppie possiamo sentirci in un momento della nostra vita come i due discepoli di
Emmaus, Siamo tentati di andarcene, di allontanarci da
Gerusalemme, che rappresenta la pienezza della vita e della
fede, perché ci sentiamo sopraffatti dalle difficoltà incontrate e, in sostanza, privi di speranza.
Ma Gesù non ci lascia soli, come non ha lasciato soli i due
discepoli di Emmaus: si affianca a noi, prendendo le
sembianze di un uomo qualsiasi, magari anche un passante
o un conoscente, e per prima cosa ci lascia parlare, ci lascia
esprimere il nostro dolore, la nostra delusione, il nostro
pessimismo, ai quali noi tendiamo sempre.
Poi però, prendendo in esame le scritture, ci svela il senso
profondo di ogni avvenimento, ci fa capire che ogni fatto
accaduto è in relazione con Lui, che non c’è sofferenza che
non abbia legame con Lui e giustamente ci rimprovera
dicendo che siamo degli “stolti”, dei “tardi di cuore”.
Alla fine dell’episodio, quando finalmente i due lo riconoscono, hanno capito chi è, ecco che Lui sparisce un’altra
volta. Ma questa volta l’assenza fisica di Gesù non è più un
problema, anzi diventa un stimolo alla comunione con gli
altri discepoli, con quelli che rappresentano la Chiesa:
infatti, come è espresso bene nel testo greco, i due “risuscitati” e non semplicemente “alzatisi da tavola”, con la forza
comunicata loro da Gesù, cioè con la potenza dello Spirito
Santo, ecco che ripercorrono a ritroso la strada fatta prima,
tornano a Gerusalemme e per arrivarci corrono addirittura
tutta la notte.
Anche questo fatto non è capitato solo a loro, ma capita
a tutti quelli che, singoli o coppie, si sono “convertiti”:
ritornano sui loro passi, ma mentre prima
erano sfiduciati e smarriti, ora ritornano
alla Chiesa, cioè agli altri fratelli, con forza
e speranza, per dare loro la testimonianza
che Gesù si è manifestato in questo o
quell’avvenimento.
Chi di noi non si è sentito come i discepoli di Emmaus? Come coppia abbiamo
gustato la bellezza della vita con Cristo,
specialmente nel fidanzamento o nei primi
anni di matrimonio, ma poi, ad un certo
punto della nostra vita matrimoniale, abbiamo incontrato la difficoltà, la croce,
l’amarezza e la delusione del Venerdì Santo.
Abbiamo detto come loro “noi speravamo in Lui, credevamo che Lui avrebbe risolto tutti i nostri
problemi, invece...”. Ed ecco che Gesù in persona si è
affiancato a noi e noi all’inizio non lo abbiamo riconosciuto
perché per parlarci non si è rivelato in modo straordinario,
ma ci ha fatto capire cosa ci era successo per mezzo delle
parole di uno sconosciuto, di un vecchio amico, di un
sacerdote, di un fratello o persino di un figlio.
Quando poi abbiamo capito, ecco che Lui è sparito dalla
nostra vista, ma dandoci, in varie occasioni, la forza di
testimoniare il suo amore.
Come diceva padre Gigi, la “sparizione” di Cristo è un
modo delicatissimo di Dio di restare accanto a noi, perché
in questo modo non ci obbliga ad essere buoni a tutti i costi,
ma ci lascia liberi di sbagliare come e quando vogliamo.
Dio sparisce sì dalla vista materiale, ma ci dà una guida
eccezionale, lo Spirito Santo. Dio si vuol fidare di noi.
Ancora una volta si è chinato sulla nostra debolezza, ci
ha accolti, ci ha fatto vivere momenti di vera “comunione”,
con l’ascolto della sua parola durante la meditazione, la
Santa Messa, la preghiera di adorazione, il pranzo frugale al
sacco e la condivisione delle riflessioni nate durante la
giornata, ci ha ridato forza per riprendere la strada verso
Gerusalemme, verso la pienezza, e per riuscire a diventare
suoi testimoni nel mondo.
Ludovico e Maria Luisa La Cognata
Pavia 1
Febbraio 1998 - 11
END milano
12-13 settembre 1998
Ritiro Spirituale di Settore:
LARISCOPERTADEL
PROGETTO DI DIO
SULNOSTROAMORE
ALLALUCEDELLO
SPIRITOSANTO
Predicatore: Padre Giuseppe
Oltolina
Programma
Sabato
9,30
10,00
11,45
12,30
15,00
NOSTRO ESSERE COPPIA
18,45
19,30
21,00
Domenica 8,00
8,30
9,00
VIVERE LA VITA DI COPPIA
11,30
12,30
15,00
16.00
Saluto - Lodi
I Meditazione: IL PROGETTO DI DIO SULLA COPPIA
Santa Messa
Angelus - Pranzo
II Meditazione: LO SPIRITO SANTO CHIARISCE IL SENSO DEL
Primi Vespri con preghiera condivisa
Cena
Veglia: VIENI SPIRITO SANTO
Lodi
Colazione in silenzio
III Meditazione: I DONI DELLO SPIRITO SANTO CI AIUTANO A
- Dovere di sedersi e verifica della regola di vita
Santa Messa
Angelus - Pranzo in silenzio
Équipes miste
Secondi Vespri - Commiato
Centro di spiritualità - Padri Somaschi
Somasca di Vercurago - Lecco - Tel. 0341-421154
Prenotazioni entro il 15 giugno 1998 alle coppie di collegamento
Quota circa L. 200.000 a coppia - Portare la Bibbia
12 - Febbraio 1998
END milano
UN COMUNE CAMMINO DI SPOSI
Ripreso da FAMIGLIA OGGI N° 6-7/1997
Esistono naturalmente anche altri movimenti che assumono a tema, anche se non esclusivo, la spiritualità della
coppia e della famiglia. Mi paiono tutti accettabili, se e in
quanto perseguono le finalità con cui si definiscono; non
sarebbero accettabili se tendessero a diventare totalizzanti
o preclusivi nei riguardi di appartenenze ed eventuali altre
militanze ecclesiali, associative, sindacali e politiche autonomamente scelte da ciascuno dei coniugi associati.
Piùinsieme
generazioni
Non è facile diffondere la conoscenza e l’impegno per la
vita in équipe. Ciò che più ci riempie di gioia e di gratitudine
al Signore è il fatto che i nostri figli, che da piccoli ci
rimproveravano quando
uscivamo di casa la sera, oggi
abbiano tanta simpatia per
l’équipe da frequentarne regolarmente una. Questa
compresenza di generazioni
mi pare una ricchezza, che
aiuta noi a restare più giovani e loro a confrontarsi con
chi ha un grande avvenire
dietro le spalle.
In fondo l’idea di una “famiglia di famiglie” non è poi
così strana, se si pensa al
significato della strana sigla
END: l’équipe, nata a Parigi
sotto la celebre cattedrale,
prende il nome dalla Signora
di Nazareth, madre di quella
piccola famiglia che in questi
duemila anni si è dilatata, tanto da tirar dentro tutte le
famiglie cristiane e forse, a
loro insaputa, anche le altre famiglie. Gli équipiers non sono
diversi da tutti gli altri: solo sanno, e cercano di sapere
sempre meglio, questa verità.
Vorrei concludere queste mie riflessioni con una meditazione confidenziale offerta direttamente da mia moglie Maria
Bona. Le sue parole esprimono un punto di vista complementare e arricchente dell’esperienza che insieme stiamo
vivendo.
Mi capita spesso di pensare all’esperienza di coppia
come luogo privilegiato della rivelazione del mistero di Dio.
Infinitamente lontano ma anche infinitamente vicino, Dio si
manifesta nella nostra vita quotidiana, nella nostra vita
interiore, negli incontri e nelle relazioni che abbiamo con gli
altri. Il cardinale Carlo Maria Martini, nella lettera pastorale
Dio educa il suo popolo, parla della partnership di Dio.
Vuol dire che egli c’è, si fa sentire, parla e risponde, e, in un
certo senso, gioca con noi. Tutto ciò non nel modo con cui
instauriamo relazioni e assumiamo ruoli nei riguardi delle
persone con cui viviamo, ma neppure in un modo del tutto
impensabile e indicibile.
San Tommaso parlava di analogia, non di univocità né di
equivocità. Il che vuol dire che posso conoscere qualcosa
della partnership di Dio pensando a mio marito, mio partner
terreno. Noto subito che si è accorto di me, che mi ha
circondato di affetto, ma mi ha lasciata libera. Anzi mi ha
ascoltata, incoraggiata, aiutata: aiutata anche a correggere
i miei errori. La cosa non mi ha fatto sempre piacere, ma l’ho
accolta come un vero aiuto, non come volontà di sopraffazione e manipolazione.
Considerare Dio come partner significa sentire che ti
tratta da pari, ti conduce verso la pienezza della tua identità,
senza inganni e senza indulgenze. Pensarlo partner mi
sembra più bello e più ricco
che pensarlo solo come padre o come madre, ruoli certo
importantissimi, ma non vivibili totalmente alla pari.
“Dio è fedele”, dice la Bibbia
in tanti luoghi e in tanti modi.
Cosa significa fedeltà di mio
marito e la mia fedeltà a lui?
Vuol dire elle ci possiamo
fidare, che io conto per lui e
lui per me, che non mi fa
mancare la sua predilezione
né io gli faccio mancare la
mia.
Per me fedeltà vuol dire
che desidero rivelare agli altri il suo amore, la sua bontà,
che non mi sento invidiosa e
desidero che gli altri lo stimino e gli vogliano bene. Non
significa restare ancorati a
sentimenti che avevamo da
giovani, e neppure chiusura
verso gli altri. E’ lo sviluppo
del nostro amore che continua a essere in cima ai nostri
pensieri, anche se la nostra vita cambia di continuo. Fedeltà
è creatività nella continuità.
U
n soffio
di vento leggero
”Dio esiste. Anzi, è la stessa esistenza”, diceva san
Tommaso. E’ l’Essere necessario, l’Essere sempre presente. Questa conoscenza concettuale è importante, ma rischia
di ridurre il pensiero di Dio ad un basso continuo, ad una
presenza di sfondo che coincide con l’assenza, perché non
se ne percepisce l’azione, il movimento, se non nelle creature, che non sono l’essere, ma lo hanno e possono perderlo.
La nostra coppia vive spesso momenti di distacco, di
assenza, di lontananza. La sera o la notte passano nel cuore
pensieri di trepidazione di insicurezza, di paura. Poi arriva il
doppio suono del campanello. Io domando chi è, per timore
che non sia lui e per la gioia di sentire la sua voce: “sono io!“.
La presenza è allora un evento, la risposta a un bisogno, una
END milano
conferma. E “l’esserci” che conta; è il ritrovarsi, il riprendere
insieme.
Mi vien da pensare al Dio di Mosè, alla sua presenza
misteriosa nel roveto che arde e non si consuma, alla sua
risposta densa di significato metafisico, che a me piace
intendere semplicemente così: “sono io! Sono colui che
bussa alla porta della tua vita e che risponde alla tua
chiamata”. Certo, non è facile avere questa risposta. A volte
sembra che Dio si nasconda. Ma, come la lontananza del mio
sposo serve a rendere più viva e più nitida la sua presenza,
così anche il silenzio di Dio è un modo per rendere più forte
la sua Parola. Non si tratta però di una forza violenta. Dio non
è nel tuono, non nel terremoto, ma in un vento leggero (1 Re
19,11 e segg.). Un vento di cui bisogna ricordarsi, anche
quando intorno sembra che tutto sia fermo.
Mi sia permesso di passare dall’esperienza di coppia a
quella di madre, che mi ha fatto contemplare la grandezza del
mistero dell’incarnazione e della morte di Gesù. Qualche
anno fa, quando mio figlio diciottenne rivelò dei disturbi
fisici che facevano pensare alla presenza di un tumore al
cervello, io, mentre lo accompagnavo a fare degli accertamenti diagnostici, risentii dentro la frase udita in chiesa
alcuni giorni prima: “Dio ha tanto amato l’uomo da consegnare il suo Figlio, il suo unico Figlio”. Io proprio non
riuscivo a “consegnare” mio figlio alla malattia che poteva
essere paralisi, demenza, morte... Io no. Ma Dio sì. E consegnare vuol dire staccare da sé e lasciar essere ciò che sarà.
Dio Padre e Gesù l’hanno fatto per ciascuno di noi, pur
prevedendo e accogliendo ogni conseguenza. Ogni sera,
recitando il Ti adoro, mio Dio, alla formula che abbiamo
imparato da bambini e che abbiamo insegnato ai nostri figli,
e loro ai loro figli, Luciano aggiunge: “ti ringraziamo di averci
fatto incontrare”. Io, ogni volta, mi meraviglio e mi commuovo, come se sentissi un soffio di quel vento leggero.
Luciano e Maria Bona Corradini
LA BONTÀ
Non permettere mai
che qualcuno
venga a te
e vada via senza essere
migliore e più contento.
Sii l’espressione
della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito,
offri sempre un sorriso gioioso.
Dai a loro
non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.
Madre Teresa
Febbraio 1998 - 13
LA RIUNIONE
BILANCIO
Tradotto dalla lettera mensile francese n°
1 Ci stiamo avvicinando alla2fine dell'anno END, quando2
saremo chiamati a fare un bilancio, dedicandovi un incontro. Ecco alcuni elementi che possono aiutarci a preparare
questa riunione.
Prima di disporci ai bilancio potremmo riprendere un inno
della liturgia delle ore (o un brano delle Scritture, es. ”Sto alla
porta e busso” N.d.T.).
Nella nostra vita di équipe, nella nostra vita di coppia,
nella nostra vita di famiglia il Signore é passato?
Una riunione bilancio può somigliare a un bilancio finanziario... aspetti positivi... aspetti meno positivi: punti concreti di sforzo in cui siamo progrediti, altri in cui abbiamo
segnato il passo, forse anche siamo regrediti. In questo
caso abbuino dimenticato che il Signore passava...
Questa riunione bilancio può anche essere vissuta come
un tempo in cui raccogliere i momenti più significativi in cui
il Signore è passato da noi quest’anno.
In un primo momento ci sembra importante chiederci:
come il Signore è passato nelle nostre vite?
- Quali nuove scoperte su Cristo, sul Vangelo, sulla
Chiesa abbiamo fatto? In famiglia, in coppia, in équipe?
- Quali gli avvenimenti importanti in cui abbiamo riconosciuto che il Signore era passato?
- Quali riunioni ci sono sembrate più significative?
- Quale esperienza di Dio è stata vissuta?
Ci sembra importante dedicare un certo tempo alla condivisione di tutto questo.
In un secondo tempo guarderemo i mezzi che ci sono stati
dati dal movimento, dall’équipe per accogliere il Signore che
passa.
Come migliorare sviluppare questo incontro col Signore?
- Quali scoperte la vita di équipe e il movimento hanno
permesso che facessimo? Che eco tutto ciò ha avuto nella
nostra vita?
- Le riunioni di équipe: come abbiamo percepito l’atmosfera generale? La convivialità é stata favorevole ad un
clima di ascolto, di accoglienza dell’altro? Gli animatori si
sono responsabilizzati nel loro ruolo e si sono resi conto
della loro importanza?
- Il tema: come lo abbiamo trovato? Che cosa ci por-tiamo
dietro dopo quest’anno di studio?
- La messa in comune: è stata sufficientemente preparata? L’esperienza di alcuni è servita agli altri?
- La compartecipazione: sui punti concreti di sforzo ci
sembra costruttiva? Ci ha aiutato a progredire? In che cosa
il consigliere spirituale ha influenzato la nostra vita dì
coppia? Quali le nostre scoperte e i nostri progressi?
- La regola di vita: ne abbiamo meglio capito l’importanza? Siamo arrivati a sceglierne una e a praticarla?
- La preghiera in équipe: ci sentiamo a nostro agio? Come
migliorarla? Canti, silenzi, preparazioni?
Andrea e Giovannella Luquer
14 - Febbraio 1998
END milano
SpulciandoinLibreria... Invito a cena...
Acura diAlberto e Tiziana Farotto
*1.
Sono stati pubblicati due interessanti testi sulla
prima Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare, avente per tema “Cristo sposo della Chiesa
sposa, sorgente e modello della spiritualità coniugale e
familiare” svoltasi a Rocca di Papa (Roma) dal 23 al 27 aprile
1997.
Il primo di Renzo Bonetti (ed.), Cristo sposo della Chiesa
Sposa, 1997, ed. Città Nuova, pagg. 230 lire 22.000, contiene
il testo integrale delle cinque relazioni del convegno.
(Dalla prefazione) ”Gli Autori hanno compiuto lo sforzo
di far entrare in dialogo costruttivo, vivace, attento alle
molteplici ricchezze presenti, la vita coniugale con le sue
mille sfumature, esaltate dalla grazia della Fede e dai diversi
vissuti ecclesiali presenti, e una teologia che non ha avuto
paura di “sporcarsi le mani” per assumere tutto della coppia
umana come oggetto di una riflessione nuova e, al tempo
stesso, fedele ai ricco Magistero che - in particolare con
Paolo VI e Giovanni Paolo II - ha posto la persona umana al
centro della riflessione e del dialogo della fede con le altre
culture”.
Nel secondo di Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini,
Pietre Miliari, 1998, ed. Ancora pagg. 220 lire 23.000,
riscrivono le relazioni del convegno alla luce della loro
specifica professionalità di consulenti pedagogici.
(Dalla presentazione) “Il testo mira a presentare le pietre
miliari della spiritualità coniugale così come sono state
evidenziate dalle cinque relazioni e non a riassumerne
semplicemente i contenuti. Si rivolge alla famiglia e all’operatore familiare che vuole approfondire tale spiritualità,
magari con lavori di gruppo che partano da storie di coppia
inserite nel nostro quotidiano. I cinque capitoli presentano
una struttura che si ripete.
A Una piccola storia in due parti, che presenta narrativamente il tema di fondo. La prima parte ne delinea l’aspetto
negativo e senza speranza.
B. Una presentazione in termini accessibili del nodi di
fondo della relazione, documentata con brevi letture del
testo del relatore
C. I punti nodali della presentazione sono integrati da
preghiere di coppia che facciano risonanza sul come vivere
i concetti espressi.
D. La conclusione della piccola storia. In questa seconda
parte si esprimono narrativamente i passi concreti che una
coppia può fare verso l’esodo-liberazione della spiritualità
coniugale e familiare. Ciò dovrebbe rendere concrete e
visibili le sollecitazioni vastissime della teologia.
E. Alcune domande finali e una traccia di discussione
servono a guidare il lavoro di un piccolo gruppo di coniugi
sulle piede miliari di cui si parla.”
2 Giulia Paola Di Nicola, Attilio Danese: Amici a vita, la
coppia tra scienze umane e spiritualità coniugale, 1997 ed.
Città Nuova pagg. 255 lire 27.000.
(Dalla premessa) “Della famiglia si discute molto per
analizzarla, difenderla o attaccarla. Meno della coppia.
* Si sono dati alla lettura: hanno forse cambiato il passatempo preferito? (N.d.r.)
Queste poche righe nascono dall'esigenza di esternare un'esperienza bella e inattesa di quest'ultimo paio
d'anni.
Arrivati alle END quasi per caso, ci siamo lasciati
coinvolgere in un anno di pilotaggio e in un secondo
anno poi, motivati unicamente dal desiderio di riscoprire, personalmente e come coppia, la dimensione religiosa della vita.
Ed è quello che si sta realizzando. Quasi un prosieguo
di ciò che ci eravamo detti quando abbiamo avviato la
nostra famiglia tre anni fa, e la volevamo bella, e chiedevamo a Dio di benedirci e di stare nella nostra casa.
"Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la
mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con
lui ed egli con me" (Apocalisse 3, 20).
Ogni mese ci si incontra con le altre coppie della
nostra équipe e c'e sempre qualcosa da dirsi e da
scambiarsi. Ci viene anche detto che le END sono di più
della riunione mensile d'équipe, che c'è dell'altro, incontri regionali, internazionali... E' quello che desideriamo
conoscere ed approfondire, e intanto viviamo la nostra
vita di ogni giorno rinunciando a lasciarci scoraggiare
o intimidire dalla nostra mediocrità, evitando di continuare a "sentirci il polso" sui veri o presunti progressi
o stalli nella nostra vita di fede che comunque vogliamo
migliorare. In questo momento siamo interessati non
tanto a fare il punto della situazione di dove stiamo noi,
quanto a ricercare con passione questo Dio che ci ama,
che ci ha fatto incontrare, ci ha regalato una creatura
bellissima e che forse ci chiama a qualcosa che ancora
non riusciamo neppure a intravvedere.
Da parte nostra solo una semplice preghiera: se sei
alla porta e bussi, entra. E degnati di cenare con noi.
Ignazio e Maria Grazia Mollica
Monza 3
Eppure é li il nucleo fondante non solo della famiglia, ma dei
rapporti interpersonali in genere, sulla base dei quali si
decide della qualità delle relazioni sociali, alla ricerca di un
soddisfacente equilibrio tra differenze. Nella prima relazione io-tu-noi é da individuare quasi il Dna di un programma
di socialità che sviluppa una micro-rivoluzione, ossia una
realtà sociale nuova, bozzetto di tutte le combinazioni della
vita di relazione, con frutti inediti di socialità a raggiera, nelle
istituzioni sociali, politiche e religiose. Tra le pieghe di quel
rapporto a due é possibile individuare sfumature di significati, manifestazioni o fraintendimenti del linguaggio, germi di sfascio o di vitalità. Gli autori ne parlano da sposi agli
sposi, in una prospettiva integrale, illuminata dalla spiritualità coniugale, tenendo conto delle scienze umane che
danno al discorso una taglio non spiritualista. B’ Un modo
per riappropriarsi del diritto culturale di parlare di Dio e farlo
in modo comprensibile e accettabile oggi.
END milano
Febbraio 1998 - 15
UN’OCCASIONE PARTICOLARE PER
UN DOVERE DI SEDERSI NORMALE
Giorgio e Carla Beghi in diretta alla radio
8 DICEMBRE 1997: i cinquant’anni della Carta delle
Équipes Notre Dame. Si ricorda questa data, si leggono
articoli sulla ricorrenza, se ne parla. E un giorno ci arriva dal
Settore una telefonata: il Circuito Marconi trasmetterebbe
proprio l’otto dicembre un “filo diretto” su questa data
delle END, con una intervista a una coppia di équipiers:
siete disponibili?
I soliti dubbi, le solite domande che ci si pone in queste occasioni, e poi si dice di sì. Un sì un
po’ legato all’entusiasmo del vivere in un modo un po’ particolare questa data che abbiamo
ben presente ormai da tanti anni
nel Movimento.
Intanto ci informiamo sul Circuito Marconi, che conoscevamo solo di nome. E’ una radio
cattolica di intrattenimento, con
programmi trasmessi da NovaRadioA e da molte altre radio
locali, in varie regioni. Uno dei programmi è il Filo Diretto,
tra le 11 e il mezzogiorno, con interviste su vari argomenti
e con dialogo diretto con gli ascoltatori che vogliono
intervenire con domande.
Appurato questo, bisogna poi prepararsi. E allora comincia il lavorio, con una serie di interrogativi che ci
poniamo: che cosa ci sarà chiesto? Quali saranno le domande, su che cosa? Sapremo rispondere? E soprattutto, che
cosa interessa di più a chi ascolta? E all’intervistatore?
Prima cosa, ravviviamo i ricordi sulla data dei cinquant’anni END. Le prime esperienze a Parigi, alla fine degli anni ’30
appena prima della guerra, esperienze di alcune coppie che
si erano riunite attorno all’Abbè Caffarel, e che cominciavano a riflettere sul matrimonio cristiano, e sul come viverlo
in pienezza e in santità; senza sapere quanto quel seme
avrebbe fruttificato e quale movimento sarebbe poi nato,
a livello internazionale.
Le esperienze vissute, tra l’altro in quegli anni difficili, e
in una situazione ecclesiale ancora lontana dal successivo
Concilio, portarono a scrivere una Carta alla quale aderirono molte (non tutte) delle coppie che si riunivano “sperimentalmente” sotto i nomi di gruppi di “Notre Dame de
toute joie”, di “Notre Dame des Foyers”.
La proclamazione della Carta, con l’adesione delle prime
coppie, fu fatta l’ 8 dicembre 1947, nella cripta della Chiesa
di St. Augustin a Parigi, attorno all’Abbè Caffarel, Vicario
di quella parrocchia.
Il ripensare a questa data ci ha fatto ricordare che
avevamo avuto l’occasione, tanti anni fa, di conoscere
alcune coppie che avevano fatto parte del primo gruppo,
tra cui Constantin e Geneviève Sipsom, che erano stati i
primi responsabili del Movimento.
Tornando alla trasmissione, tra le altre possibili domande che possiamo attenderci, vi sono quelle che ci portano
a rivedere, e a documentarci, sulla presenza delle équipes
nel mondo, in quali paesi e in quali numeri, come si è diffuso,
dove sono le équipes in Italia, e quante, ecc. Sulla Lettera
Mensile troviamo tutti i dati.
Su una scaletta di possibili
domande, che può servirci da
pro-memoria, aggiungiamo poi
quanto può riferirsi al come sono
organizzate le END, allo svolgimento delle riunioni, alle caratteristiche del movimento, ecc.
Ma poi ci chiediamo: che cosa
veramente può interessare a chi
ascolta, quali sono le domande
essenziali, quale è il messaggio
che possiamo testimoniare e trasmettere, al di là dei dati storici e
descrittivi?
Le domande diventano allora più essenziali: perché le
coppie entrano in équipe? Che cosa le END danno alle
coppie? Quale è la sostanza del movimento? Che cosa
trovano le coppie di oggi nella vita d’équipe?
E ci siamo trovati a fare un classico dovere di sedersi...
Ravvivando, e rivivendo, le domande di fondo, per noi.
Perché siamo entrati, noi, Carla e Giorgio, nelle équipes?
Perché ci restiamo? Che cosa vi abbiamo trovato? Come
possiamo esprimere quello che le END ci hanno dato?
Quale è per noi l’aspetto più importante e profondo?
Vorremmo comunicare che le Équipes Notre Dame vogliono aiutare le coppie a testimoniare che il matrimonio è
un cammino di santità e un cammino di felicità, nel mondo
di oggi.
Con tutto questo in testa, e nel cuore, ci siamo presentati
alla sede della radio, in via S. Antonio 5, deserta e con i
portoni chiusi (era giorno festivo), e senza quasi poter
parlare con l’intervistatore, appena visto (volevamo chiedere tante cose prima, sul come fare, ma non c’è stato
tempo) ci siamo trovati direttamente nello studio, con le
cuffie di trasmissione in testa, a parlare e a rispondere in
diretta.
Quando siamo usciti, ci siamo detti: speriamo sia andata
bene, ma in ogni caso il nostro dovere di sedersi è stato
utile. Un po’ particolare come spunto e motivazione, ma
sempre utile, soprattutto per ritornare alle questioni di
fondo (lo dice la Carta, “..è l’occasione, per ogni coppia, per
fare il punto - Vangelo di Luca”).
Tra i tanti suggerimenti per fare il dovere di sedersi,
perché non “simulare” una volta una intervista alla radio?
Giorgio e Carla Beghi
Milano 10
END milano
16 - Febbraio 1998
Il Vangelo in ottonari: per i più, e per i meno, piccini
LA TEMPESTA SEDATA
Gesù, dopo una giornata
sopra il monte dedicata
la sua gente ad ammaestrare
come il prossimo suo amare,
data pur la guarigione
della figlia al centurione,
e sanato anche un lebbroso
che chiedeva fiducioso,
su una barca alfin saltò
e coi dodici salpò.
E Gesù, stanco, spossato,
cadde presto addormentato.
Or, di colpo, una tempesta,
con gran lampi sulla testa,
e con onde smisurate,
che battevan le murate,
minacciava di affondare
il barcone in mezzo al mare
(tanta era la nomea
di quel lago in Galilea).
I discepol spaventati,
già vedendosi affogati
or svegliarono Gesù
“qui salvar ci puoi sol tu!”
E il Maestro con stupore
“di che avete voi terrore?”
disse “gente malfidente,
fede avete poca o niente!”
Poi, calmissimo, si alzò
e col gesto suo ordinò
al gran vento e ai cavalloni
di tornare buoni, buoni.
E di colpo la tempesta,
come venne, svanì lesta,
e rimase il lor natante
pigramente dondolante.
I discepoli salvati
si chiedean meravigliati
chi potesse esser costui:
“obbedisce pure a lui,
quel che noi fa sì tremare
come il vento, l’onde e il mare!”
Se tu incontri una tempesta
e speranza più non resta
di scampare e di salvarti
a Gesù devi affidarti:
pur se Lui sembra dormire
mai ti lascerà perire,
un suo gesto di darà
pace e gran tranquillità.
Prendi il largo, puoi fidarti,
Gesù mai potrà lasciarti!
Festa alla Carugate 1
Festeggiano 30 anni di matrimonio
Francesco e Marcella Scotti
Giacinto e Stella Tresoldi
Eufrasio e Maria Rita Villa
Festeggiano 25 anni di matrimonio
Vincenzo e Teresa Ortolina
Festeggia 20 anni di sacerdozio
don Piergiorgio Barbanti C.S.
Febbraio 1998 - 17
END milano
Giornata di Settore
17 maggio 1998
DARE UN SENSOALLA
QUOTIDIANITA'
Relatori: Pietro e Renza Boffi
Programma
8,45
9,15
9,30
10,15
11,30
13,00
16,00
Accoglienza (Carugate 2)
Preghiera (Monza 3)
Relazione dei Boffi
Discussione
Santa Messa con l'accoglienza delle équipes
Monza 4, Cormano 1-2 e 3, Aicurzio
Pranzo al sacco
Pomeriggio in amicizia
Magnificat e saluti
Dare conferma entro l'11 maggio ad Adriano e Pinuccia Guarnieri - Tel. 0292151276
Segnalare i bambini per permettere di predisporre il servizio Baby-Sitters
Parrocchia di San Vincenzo in Brusuglio - Via Comasinella, 6 - Cormano (MI) - Tel. 02-66300236
Accesso: dalla superstrada Milano-Meda (Via Kennedy) o dall'autostrada Torino-Venezia: allo svincolo di Cormano fra
autostrada e supestrada uscire in direzione Bresso-Cormano, in direzione Est. Valicato il ponte sulle ferrovie Nord, la via
Comasinella è la seconda a sinistra, al semaforo, di fronte al cimitero. Non si può sbagliare!
18 - Febbraio 1998
END milano
LA PIAGA DELLA PEDOFILIA
Il vulcanico don Silvano Caccia ci segnala questo
documento emanato nello scorso gennaio
dall'Azione Cattolica di Milano.
Lo pubblichiamo come aiuto per riflettere su un
problema che spesso ci scuote, in occasione degli
ormai troppo frequenti episodi riportati dai media,
ma che forse riteniamo non debba riguardarci
tutti direttamente: non è solo frutto di devianza!
Cerchiamo di trovare un approccio a questo, ed
agli altri grandi problemi sociali, che ci coinvolga
in pieno, con una mentalità nuova ed una vera
visione di fede.
Un fenomeno in primo piano
Da qualche tempo i media pongono sempre più in evidenza il fenomeno dell’abuso sui minori. Si viene così informati
dei casi anche tragici di pedofilia e dell’estendersi del
turismo sessuale; si viene a sapere dello schiavismo sessuale che ha per oggetto i minori e delle regole di questo
turpe mercato; si conoscono le caratteristiche dell’informatica sessuale, con i relativi siti-internet. I titoli di giornali e
telegiornali, le tavole rotonde, i dibattiti portano a galla un
fenomeno che non é più riducibile a casi maniacali. Esso si
presenta piuttosto come una realtà diffusa e trasversale,
anche se spesso sommersa. La pedofilia non si può neppure
interpretare solo in termini di degrado sociale: professionisti, laureati, famiglie-bene sono altrettanto coinvolti quanto
i soggetti che vivono ai margini della cittadinanza. D’altra
parte, se è vero che in fenomeni come il turismo sessuale o
il traffico di minori sono i paesi non occidentali, spesso più
poveri, ad offrire la “merce” per il pedofilo, è altrettanto vero
che il cliente-tipo è sovente un cittadino dei paesi industrializzati e con qualche possibilità economica.
Il rischio dell’ipocrisia
Il venire in prima pagina del fenomeno della pedofilia
provoca delle inevitabili e legittime reazioni. Oltre che
sull’adulto che agisce in maniera violenta e offensiva,
queste reazioni costringono ad interrogarsi, più in generale,
sull’adulto che si relaziona al minore, ponendo il problema
della cultura e dell’educazione nei confronti dell’infanzia.
Se si prendono in considerazione certe proposte giuridicopolitiche, soprattutto quelle più severe, le dichiarazioni a
caldo dinanzi alla tragedia della violenza subita dal minore,
fino alla perdita della vita, e le reazioni instintive e comprensibili per il gesto del pedofilo, allora sembra di avere a che
fare con un mondo adulto che ha davvero a cuore l’infanzia.
E questo è sicuramente vero, per tanti aspetti.
L’indice di tale attenzione per il minore sembra anzi
offerto, di fronte ai casi di pedofilia, dalla reazione di
scandalo. Lo sdegno e il disgusto nei confronti della pedofilia
sono sempre giustificati. Ciò non toglie tuttavia che lo
scandalo, se lasciato a se stesso e non seguito da precise
iniziative, rischia di apparire ipocrita, dal momento che non
sempre viene messo contestualmente in discussione il
retroterra culturale di un fenomeno come quello della
pedofilia. Di fronte alla vastità del fenomeno, è impossibile
infatti non interrogarsi sul tipo di visione dell’uomo che si
sta oggi imponendo e che dà il via libera ai comportamenti
più ripugnanti sugli esseri più deboli: intendiamo riferirci a
una visione dell’uomo connotata in termini edonisticostrumentali.
Ma, per mettere in discussione una concezione edonistico-strumentale dell’uomo, bisogna sapersi scandalizzare
anche di tutta una serie di comportamenti sessuali, diffusi
nelle società occidentali difficilmente giustificabili con l’appello alle libertà individuali. Non ci si scandalizza infatti
altrettanto per il traffico sessuale che investe sempre più
l’Europa occidentale e che coinvolge i Balcani, l’Oriente, il
Terzo Mondo. Non ci si scandalizza altrettanto per il duplice
volto delle grandi città: attive, laboriose e frenetiche durante il giorno; città-bordello di notte, una notte che inizia assai
presto, con i marciapiedi occupati fin dal pomeriggio e
frequentati da clienti non diversi, talora, da quegli stessi
uomini attivi e laboriosi del giorno. Non ci si scandalizza più
di tanto per la sessualità giovanile, spesso spoetizzata e
vissuta come un consumo reciproco tra i molti a disposizione. Non ci si scandalizza per le reti comunicative e i centri
commerciali del sesso, ormai diffusamente giustificati in
virtù dell’inesorabile legge della domanda e dell’offerta.
Non ci si scandalizza, infine, per il massiccio utilizzo del
minore a scopi pubblicitari e commerciali.
Alcuni interrogativi
Il fenomeno della pedofilia va fermato nella sua enorme
gravità. Interrogarsi però sull’atteggiamento dell’adulto
può contribuire a quella mobilitazione generale da più parti
auspicata per arginare la violenza sui minori. Occorre allora
prendere coscienza che non è sufficiente indignarsi dinanzi
all’ennesima violenza sul minore, come se l’isolamento
incriminatorio del pedofilo potesse far dimenticare che esso
appartiene a quella stessa comunità degli adulti che si
indigna. Perché lo sdegno non si riduca a rabbia passeggera
ma agisca nel tempo, occorre tornare a interrogarsi sulla
responsabilità educativa, sul minore controllo sociale, sulle
strategie collettive attivate per risolvere il problema. Ancora: bisogna interrogarsi circa il rapporto tra l’indignazione
per il caso feroce che ci coinvolge intimamente e la normale
trascuratezza di una cultura dell’infanzia infarcita di luoghi
comuni e appiattita sul consumismo. Ci si deve interrogare
con coraggio circa la contraddizione tra la giusta condanna
dei casi di abuso da un lato e il diffuso permissivismo
sessuale dall’altro lato. Ci si può inoltre domandare se la
diffusione della pedofilia non testimoni anche, sul lato
ovviamente delle deviazioni più radicali, una duplice crisi,
END milano
LA PIAGA DELLA PEDOFILIA
quella del rapporto tra le diverse generazioni e quella dei
rapporti tra gli stessi adulti: in una società dove i rapporti
tra gli adulti sono sempre più in crisi per la difficoltà o
l’incapacità di relazionarsi in modo paritetico e dialogante,
potrebbe aumentare il rischio di rivolgersi in modo deviato
al mondo dell’infanzia, più manipolabile e controllabile, e
riducibile a puro oggetto di consumo sessuale.
Il problema etico e culturale
Con il dilagare del fenomeno della pedofilia e con l’aumentata consapevolezza, cresce anche il dibattito su come
intervenire per denunciarlo, punirlo e arginarlo. Le proposte
più ricorrenti in merito riguardano la copertura del vuoto
legislativo e l’introduzione dell’educazione sessuale nelle
scuole. Entrambe queste proposte portano con sé lo sforzo
di intervenire sul problema e sottolineano carenze, lacune
e opportunità.
E’ fuor dubbio che l’elaborazione di una legge corrisponde ad una presa di coscienza collettiva circa il fenomeno
della pedofilia. Oltre a sancire il diritto dei minori al rispetto,
una legge può contribuire come argine e deterrente nei
confronti dell’abuso sessuale: in quest’ottica è importante
che la pedofilia sia dichiarata reato e che se ne prescrivano
le pene corrispondenti. Ma non bisogna investire la legge
di significati che essa non ha: in modo particolare, non si
può ritenere risolutivo l’intervento legislativo, né bisogna
intenderlo in senso meramente punitivo.
Anche l’aumento di conoscenza e di consapevolezza a
cui può condurre l’educazione sessuale si può considerare
un fatto positivo. Una maggiore conoscenza dovrebbe
aumentare il grado di consapevolezza del minore, aiutandolo anche a ridurre gli atteggiamenti sprovveduti o leggeri nei
confronti degli adulti che insidiano. Occorre però chiedersi
quale rapporto vi sia tra il tentativo di arginare la pedofilia
e la proposta di istituzionalizzare l’educazione sessuale; si
tratta infatti di un’iniziativa che si rivolge più alle possibili
vittime che ai carnefici, e che agisce, per così dire, sul punto
d’arrivo anziché sul punto di partenza del problema. Considerata la cosa da questo punto di vista, si potrebbe anzi
dire che più che i bambini bisognerebbe educare gli adulti.
La materia è molto delicata e non si può procedere frettolosamente senza una seria riflessione sullo scopo, sui contenuti
e sui modi di un’educazione sessuale istituzionalizzata. In
modo particolare si deve porre attenzione ai risvolti morali
che l’educazione sessuale inevitabilmente comporta. E’
forse l’educazione sessuale, in sé e per sé, che può suggerire quando e come accedere ad una determinata esperienza?
E un’educazione sessuale non sufficientemente attenta o
superficialmente recepita non potrebbe innescare, a sua
volta, un malinteso senso di liceità dell’atto sessuale, fatte
salve ovviamente alcune condizioni preliminari?
Il fenomeno della violenza sui minori pone in luce un
vuoto che non é soltanto legislativo o educativo. Si tratta
anche di un vuoto etico e culturale degli adulti circa l’infanzia, sul quale - contestualmente alla messa in atto di iniziative
volte a limitare il fenomeno - bisogna tornare a riflettere.
Febbraio 1998 - 19
Sessioni Nazionali
Tema
Oltre il deserto guidati dallo Spirito;
lasciatevi riconciliare con Dio.
Primavera
Mercoledì 29 aprile - Domenica 3 maggio '98
a Napoli presso il centro S.Ignazio
Estate
Sabato 22 agosto - Mercoledì 26 agosto '98
a Ciampino (Roma)
Costo L. 240.000 per persona:
gratis bambini fino a 3 anni, 50% da 3 a 12 anni
Caparra L. 50.000 a persona
Adesioni entro il 31 marzo per Napoli
entro il 30 giugno per Ciampino
Contattare i Casalone per le prenotazioni
Una proposta da Pavia
Ritiro spiritutale
24 maggio 1997
Le 3 équipes di Pavia organizzano per il 24
maggio p.v. un ritiro spirituale sul tema "La fede
vissuta in coppia". I relatori sono Giuseppe (Poppi)
e Silvia Simonis, che tutti conosciamo, essendo
stati fino all'anno scorso la coppia responsabile
della super-regione Italia.
Il ritiro è chiaramente aperto a qualsiasi coppia
che desideri partecipare: le adesioni, entro il 20
maggio a Ludovico e Maria Luisa La Cognata, tel.
0382-579581.
Il ritiro si terrà presso l'Istituto Suore di Maria
Consolatrice, via Brianza 1/3 - Zona Dosso Verde
- Pavia (dove si è tenuta la giornata di settore del
maggio '97. La piantina si trova nel numero di
febbraio 1997 del nostro giornalino).
Il programma prevede: ritrovo alle 8,45, pranzo
al sacco e conclusione per le 16,30.
Tornati al Padre
Siamo tutti vicini col pensiero e con la preghiera a
Walter e Fernanda Romanò dell'équipe di Senago
per la scomparsa dei genitori di Walter a così breve
distanza l'uno dall'altro,
Vogliamo pregare anche per tutti gli altri defunti
vicini agli amici END.
20 - Febbraio 1998
END milano
Dagli altri Settori
Riportiamo un servizio pubblicato sul notiziario END del settore di Lecco.
Un contributo ed un'idea: preparare anche noi un lavoro analogo alla fine di ogni
anno.
LA SCELTA DEL TEMA DI STUDIO
Tempo di bilancio e tempo di scelta per nuovi temi di studio. È necessario tenere presenti quali esigenze
emergono nella propria équipe. L’anno trascorso ha visto in prevalenza temi di approfondimento a carattere
spirituale...
Quanto riportato di seguito non è un giudizio sulla
la bontà o meno del testo utilizzato come tema di
studio che ha guidato il cammino dell’équipe, bensì
un orientamento circa l’argomento trattato dal testo.
Consigliamo, per chi volesse saperne di più, di contattare personalmente l’équipe che lo ha trattato
tenendo presente che i testi segnalati come editi
dall’Équipe di Redazione sono disponibili presso la
coppia responsabile di settore.
LEGENDA: suddivise in tre colonne, ci proponiamo di evidenziare le tre seguenti caratteristiche con un giudizio
- secondo il suggerimento dato da ciascuna équipe - espresso da uno a tre:
Colonna C: indica la presenza di suggerimenti per poter concretizzare quanto trattato nel tema di studio
nella realtà quotidiana e nella vita di coppia.
Colonna S: indica l’aspetto spirituale del tema trattato.
Colonna I:
indica il grado difficoltà e impegno per la preparazione del tema.
CAMMINILAICALI
Card. Carlo Maria Martini
Edizione Piemme (non disponibile)
END: Lecco 3
Annotazioni: Offre spunti di riflessione riguardo il tema
della famiglia attraverso la presentazione delle famiglie
che si trovano nei testi biblici. Contiene riflessioni riferite
alle END. Non é però sufficiente per gli incontri END di
un anno.
C3
S2
I2
CONDIVIDERE LA VITA DI GESÙ CRISTO
Jean Giblet
Edizione: Équipe di redazione
END: Lecco 9
Annotazioni: Propone uno studio attento del “Discorso
della montagna” di Matteo, con diversi riferimenti biblici
che lo rendono a carattere essenzialmente spirituale. A
volte necessita di rielaborazioni per essere attualizzato.
C1
S3
I3
GESÙDINAZARET
Luis A. Gallo
Edizione: Elle Di Ci (reperibile in libreria)
END: Galbiate 1, Garlate 1
Annotazioni: Anche senza una specifica preparazione
guida all’approfondimento della figura di Gesù: un cammino di fede utile anche in preparazione al giubileo
dell’anno 2000.
C3
S3
I2
IL RACCONTO DI MARCO
Bruno Maggioni
Edizione: Cittadella Editrice (reperibile in libreria)
END: Garlate 2
Annotazioni: Propone uno studio approfondito del Vangelo di Marco (da sviluppare in due anni di END).
L’attualizzazione relativa alla coppia e alla famiglia deve
essere pensata di volta in volta.
C1
S3
I1
L’ASCOLTO DELLA PAROLA
(Fate quello che vi dirà)
Gomez - Ferrer
Edizione: Équipe di redazione
END: Lecco 4
Annotazioni: È la proposta di un metodo concreto per
avvicinarsi allo studio della Parola che porta ad una
apertura verso il prossimo. I diversi riferimenti agli scritti
di Padre Caffarel offrono la possibilità di conoscere
meglio il carisma del movimento.
C1
S2
I2
LETTURE DI SAN GlOVANNI - 1° Vol.
Donatien Mollat
Edizione: Équipe di redazione
END: Lecco 7
Annotazioni: Si tratta dello studio approfondito, in chiave esegetica e teologica, della teologia della rivelazione
nel vangelo di Giovanni. E’ il primo di due volumi,
corredato di schede fornite dall’équipe di redazione per
Febbraio 1998 - 21
END milano
facilitarne l’attualizzazione.
C3
S3
Dal Corriere della sera
I3
BOBO & Co.
di STAINO
NON HANNO PIÙ VINO
END - Sessione nazionale 1995
Edizione: Équipe di redazione
END: Lecco 1, Lecco 5, Lecco 8
Annotazioni: In linea con gli orientamenti del movimento
invita a riflettere sui diversi aspetti della quotidianità
visti alla luce della fede: senso della vita, affettività,
lavoro, politica.
C2
S2
I2
PARLO AL TUO CUORE
Card. Carlo Maria Martini
Edizione: Centro Ambrosiano (reperibile in libreria)
END: Lecco 6, Valmadrera 2
Annotazioni: Nella ricorrenza dell’anno Santambrosiano
é un invito ad approfondire la spiritualità di ogni cristiano (di ogni coppia) attraverso lo studio della regola di
vita.
C3
S3
I3
RITROVARE SÉ STESSI
Card. Carlo Maria Martini
Edizione: Piemme
END: Lecco 10
Annotazioni: E’ un’antologia di temi spirituali fondamentali (l’amore di Dio per l’uomo, riconciliazione,
conversione...) trattati dal Cardinale. Più orientato a
riflessioni personali, poco declinabile all’esperienza di
coppia.
C2
S2
I2
VIVEREIVALORIDELVANGELO
Card. Carlo Maria Martini
Edizione: Einaudi (reperibile in libreria)
END: Valmadrera 1
Annotazioni: Raccolta di meditazioni sulla Parola con
riflessioni proposte dal Cardinale che possono essere
lette in chiave personale, di coppia e sociale.
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Ricordiamo a tutti gli Equipiers che il nostro
giornalino nasce da contributi spontanei, che gli
articoli vengono impaginati in modo artigianale e
che l’ordine in cui essi compaiono è solo casuale.
Ricordiamo invece che solo gli articoli firmati
“Equipe di Settore” esprimono la posizione del
Settore: tutti gli altri sono proposte che possono
essere oggetto di riflessione e confronto, nel rispetto di un fraterno pluralismo
Paolo e Laura Casalone
L’urgenza di “restare al passo coi tempi” (Giovanni XXIII) ci vede coinvolti a prendere conoscenza dei principali
temi che la Chiesa propone. Per questo si suggeriscono, come temi di studio, anche i seguenti documenti del
Magistero:
Veritatis Splendor
Lettera enciclica circa l’insegnamento morale della Chiesa.
Christifideles laici
Esortazione apostolica su vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel
mondo.
Evangelium vitae
Lettera enciclica sul valore e l’inviolabilità della vita umana.
Familiaris consortio Esortazione apostolica sulla famiglia.
I temi, tuttavia, dovranno essere elaborati e adattati al metodo END. Questo lavoro, che può vedere impegnata
una équipe oppure un gruppo appositamente costituito, sarà senz’altro utile all’intero settore.
Nota: Esistono già oggi degli schemi, per quanto riguarda la Familiaris Consortio e la Christifidelis Laici,
che devono essere riordinati, ma tuttavia potrebbero essere una base di partenza per il lavoro
(contattare la coppia corrispondente oppure i responsabili di settore).
OTTO FAROTTO
22 - Febbraio 1998
END milano
E' NATALE NATALE NATALE
Gli auguri più belli ricevuti
dalla redazione per Natale
Fuor di San Siro e lo stadio del trotto,
in un palazzo colla strada sotto,
vive a Milano l’Alberto Farotto.
Da giovin lui era un bel ragazzotto,
biondo, occhi chiari, colto, incorrotto,
con solo un difetto, un poco paolotto,
che, dal lombardo avendo tradotto,
significa ch’era alquanto bigotto:
le preci ambrosiane diceva a dirotto
sfogliando il breviario con far ben dotto.
Poi la Tiziana gli tese un complotto,
volendo conquider sì bel giovanotto:
l’amore per lei fu a lui galeotto.
Alberto, un po’ ingenuo, pagò lo scotto,
ai piè della bella cadendo già cotto,
come chi ha preso sul muso un cazzotto,
a mo’ di salame ormai già ridotto,
le disse: “amor mio, ti sposo di botto”.
Ma tutte le notti, sotto al piumotto,
in sogno sentiva pressante un rimbrotto,
‘na voce dicea: “Farotto, far-otto...”
Credendosi furbo, non un pirlotto,
cercò a ‘sto rovel d’apporre un cerotto,
ma qui forse agendo da fessacchiotto.
Or, pel timore dal sogno prodotto,
a procreare fu lui tosto indotto:
testardo qual mulo, o forse bardotto,
da dritto..., in guisa di bel conigliotto,
con slancio nobile ed ininterrotto,
ei fece di figli un vero filotto.
Ne mancan due sol per far giusto otto
(il gatto non val contare nel lotto)
e per coronar quel sogno strambotto,
in pria che per gli anni ei sia tutto rotto.
Noi tutti dell’END diciamo un sol motto:
“Alberto e Tiziana, avanti a Far-otto”.
Anonimo monzese del tardo ‘900
P.S.
Per quel dì fatal io, già vecchiotto,
se alla Baggina non sarò ridotto,
avendo da Monza già fatto fagotto,
tutti vi invito per un risotto,
previo antipasto di Parmacotto,
accompagnato da pan biscotto.
Poi di secondo un bello stracotto,
con il contorno di qualche borlotto,
e per finire un dolce zuccotto:
il tutto annaffiato di buon reciotto,
che di granato decori ogni gotto.
Così da far festa a dieci-Far-otto!
Febbraio 1998 - 23
END milano
LE NOSTRE RUBRICHE
L’angolo dei ghiottoni
Il risotto (in pochi minuti, con la pentola a
pressione, stando in salotto!):
FIOCCO
AZZURRO
Francesco Sacchi, nato il 24 giugno '97, primogenito di Domenico e Rita, dell'équipe Pavia
2. I nonni sono Pietro e Milva Vigo, della Pavia
1. (Le END si moltiplicano di generazione in
generazione...)
ROSA
Federica Chiechi, nata il 30 ottobre '97, figlia
di Francesco e Sonia, dell'équipe Milano 9.
Viene a far coppia col fratellino Simone.
Elena Farotto, nata il 30 ottobre '97, figlia di
Alberto e Tiziana, dell'équipe Milano 9. Viene a
far compagnia (si fa per dire, perché non soffrivano certo di solitudine) ad Andrea, Pietro,
Miriam, Chiara, Matteo ed al famoso gatto
Pippo. (Vedi paginone accanto!)
Buon umore in pillole
In un paesino il parroco ha una pappagallina
allevata dalle suore che recita in continuazione
rosari, giaculatorie e tutta la liturgia delle ore,
mentre il sindaco, mangiapreti, ha un vecchio pappagallaccio, imbarcato per anni su un mercantile e
che dice bestemmie e parolacce terribili. Crescendo
i figli del sindaco, questi si pone il problema di
"convertire" il pappagallo e, alla Peppone e don
Camillo, chiede consiglio al parroco.
Questi gli dice: "Nella mia lunga esperienza di
pastore, ho visto tante dolci e caste fanciulle convertire degli omacci: mettiamo insieme i due pappagalli e lasciamo fare alla divina provvidenza".
Detto, fatto: i due pappagalli si trovano fianco a
fianco sullo stesso trespolo. Non vi dico: il pappagallo fa delle avances terribili alla pappagallina,
che tutta rossa (si fa per dire), continua a recitare
giaculatorie a ritmo sempre più intenso. Finché il
pappagallo, audace, comincia a toccarla con l'aluccia, avvicinandosi sempre più: e la pappagallina,
pia, a pregare sempre più intensamente. Al culmine
dell'eccitazione il pappagallo salta addosso alla
povera pappagallina che, levati gli occhio al cielo,
mormora: "Grazie, Signore, hai finalmente esaudito tutte le preghiere della mia vita!"
Ingredienti di base per sei persone:
riso (qualità Carnaroli, Baldo o
Vialone Nano, evitare l'Arborio,
poco adatto) gr 500, brodo l 1 scarso, una cipolla da 150 gr, due
cucchiai di olio d'oliva, 200 gr di
panna, parmigiano a piacere, un
bicchiere di vino bianco secco. Aggiungere il condimento, quale
verdura, frutta aspra (mele Grany), funghi, ragù di carne,
pesce, frutti di mare, zafferano, erbe aromatiche: basta
fare uno sforzo di fantasia e provare.
Tritare finemente la cipolla e rosolarla con l'olio fino ad
imbiondirla. Aggiungere poi un po' d'acqua e lasciare
sobbollire la cipolla per circa 15 minuti, aggiungendo
acqua quando necessario. Rosolare poi a fuoco vivace il
riso nel soffritto aggiungendo il vino, fino a farlo evaporare.
Aggiungere il condimento scelto ed il brodo di carne o di
pesce (vanno bene anche i dadi, 2 per le dosi qui esposte).
Chiudere la pentola a pressione e cuocere a fuoco alto:
raggiunta la pressione (la valvola sfiata robustamente)
spegnere il fuoco e contare i minuti con precisione: dopo
sei minuti raffreddare la pentola mettendola sotto l'acqua fredda ed aprendo la valvola: tolta la pressione
aprire la pentola, aggiungere la panna ed il parmigiano
(non sul pesce) e mescolare per raffreddare il risotto e
renderlo cremoso, aggiungendo del brodo se fosse troppo denso.
Il trucco è di mettere il brodo in quantità leggermente
scarsa rispetto a quella necessaria: lo spegnimento della
fiamma eviterà la possibile bruciatura del fondo. Sarà
poi facile alla fine aggiungere brodo: se si abbonda col
brodo il risotto può restare liquido col rischio, per
asciugarlo, di scuocerlo.
Durante la cottura potrete intrattenere i vostri ospiti
senza perdere però di vista l'orologio.
Ove possibile, per salvare la fragranza, mettere le verdure
crude col riso: i funghi freschi o le mele vanno addirittura
aggiunti, tagliati finissimi, a fine cottura.
Per dosi maggiori diminuire il tempo di cottura a pressione per compensare il maggior tempo necessario per
scaldare e raffreddare la pentola: per 1 kg di riso 3-4
minuti.
Lo chèf Lino Opeavasa
Redazione: Paolo e Lidia Avesani
Équipe Monza 1
Largo Esterle, 3 - 20052 MONZA (MI)
Tel. 039-389729
Paolo è reperibile c/o
A.I. Automazione Industriale S.a.s.
Via Monte Santo, 112 - CINISELLO B.
Tel. 02-66013014 - Fax. 02-66014388
Cellulare 0337-383814
24 - Febbraio 1998
END milano
LA COMPARTECIPAZIONE
Che cosa dice la Carta? Che cosa
é? A che cosa serve? Come praticarla? Quale é il ruolo della coppia responsabile?
CHE COSA DICE LA
CARTA?
coppia prima della riunione, come se
si trattasse del tema di studio.
IL RUOLO DELLA COPPIA RESPONSABILE
Alla coppia responsabile spetta
l’animazione della compartecipazioNelle riunioni mensili, dopo la prene: creare un ambiente favorevole
ghiera, un momento viene dedicato
ad un dialogo fraterno predisporre,
alla compartecipazione sui punti conaiutati dal consigliere spirituale, delcreti di impegno. Ogni coppia dice
le domande, del tipo: come ho vissumolto francamente, se durante il
to durante questo mese la ricerca
mese trascorso ha osservato questi
della volontà di Dio? In coppia abimpegni.
biamo cercato di vivere nella verità
CHE COSA E’?
tutti i nostri incontri? Abbiamo visE’ cammino di conversione comusuto la preghiera con assiduità? Qual
è la mia più grossa difficoltà nella
nitaria, nel quale l’aiuto reciproco è
preghiera personale? Quale aspetto
praticato tra i membri dell’équipe. E’
accoglienza della storia di Dio negli
della mia personalità ho iniziato a
modificare grazie alla regola di vita?
altri. E’ il luogo dove si mette in
pratica e si apprende l’amore di Dio
La coppia responsabile ha il comMadonna della tenerezza di Jaroslav (icona del XV secolo)
e il prossimo: luogo del dare e del
pito di aiutare ogni coppia a mettere
ricevere. Il Cristo è al centro della compartecipazione, è Lui in pratica i punti concreti di impegno soprattutto aiutandoli
che le dona lo spirito. La compartecipazione, in senso con la preghiera nel loro cammino.
ampio, si snoda durante tutta la riunione di équipe. Tutta- CONCLUSIONE
via, il momento propriamente detto della compartecipazioIn conclusione la compartecipazione vissuta nella fede
ne è quello di una presa a carico vicendevole di quanto ed in carità è un elemento di autentica liberazione per
ciascuno ha di più profondo, di quanto ogni coppia ha di ognuno, collocando le coppie e le équipes in una prospetpiù personale, che è il suo progetto in risposta alla chiamata tiva di cammino di speranza.
di Dio.
Tullio e Maria Luce Galleno
A CHE COSA SERVE?
Monza 2
Abbiamo bisogno della compartecipazione per creare e
costruire la comunità. Essa non esiste per il solo fatto che
un gruppo di persone si riunisce. La si crea quando si
condivide la vita, quando si realizza una ricerca comune. La
ricerca personale e di coppia della volontà di Dio, a partire
Argomento
Pag.
dai punti concreti di impegno, è prolungata durante la
Lettera del Santo Padre alle Équipes
1-2
compartecipazione da una ricerca comunitaria. E’ l’occaEND, la santità formato famiglia - Da Avvenire
3-4
sione per comunicare agli altri la nostra esperienza spirituaMezzo
secolo
di
cammino
Da
Avvenire
4
le, come Dio lavora con noi. Ci rende responsabili gli uni
End
vuol
dire
senza
fine
Da
Avvenire
5
degli altri, come in una cordata quando si va in montagna.
L'ultimo
dell'anno
in
festa
P.
e
L.
Casalone
6
COME PRATICARLA?
Programma
del
Settore
anno
1997/98
6
Il compartecipare semplicemente l’adempimento o il non
Una
preghiera
insieme
Arcangelo
Villa
7
adempimento dei punti concreti di impegno può essere
Relazione giornata di Settore 26/10/97 - Panzeri 8-9
sufficientemente valido all’inizio della vita di un’équipe
Ritiro
Spirituale a Pavia - L. e M.L. La Cognata
10
quando la conoscenza reciproca è ancora superficiale. Più
Programma
Ritiro
Spirituale
di
Settore
11
avanti però questo appare povero e non arricchente.
Un
comune
cammino
di
sposi
Corradini
12-13
Un’équipe si evolve e la compartecipazione deve evolversi
La Riunione Bilancio - Traduzione A. e G. Luquer
13
con essa. Ogni équipe deve decidere il momento della
Spulciando
in
libreria
Alberto
e
Tiziana
Farotto
14
riunione in cui fare la compartecipazione e il modo di farla.
Invito
a
cena...
Ignazio
e
Maria
Grazia
Mollica
14
Vi é la possibilità di compartecipare ogni mese un punto
Dovere di sedersi alla radio - G.e C. Beghi
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concreto di impegno in modo particolare e gli altri in modo
La
tempesta
sedata
16
più generale, oppure di fare sempre la compartecipazione
Programma
giornata
di
Settore
17/05/98
17
su tutti i punti. Può pure andar bene che una coppia, ogni
La
piaga
della
pedofilia
Presidenza
A.C.
Milano
18-19
mese, faccia una compartecipazione più approfondita su
La scelta dei temi di studio - Settore di Lecco
20-21
un punto concreto d’impegno. La coppia responsabile
deve essere il moderatore di questo dialogo. Il tempo che
OTTO FAROTTO
22
segue la preghiera è il più appropriato per la compartecipaLe nostre rubriche
23
zione. E’ opportuno preparare la compartecipazione in
La compartecipazione - Tullio e Maria Luce Galleno 24
Sommario