c. d`onofrio

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c. d`onofrio
Mente e cura
n. doppio 2013-2014
I GIOVANI E LE “SMART DRUGS”:
NUOVE SOSTANZE PER NUOVE STRATEGIE
DI INTERVENTO
Claudia D’Onofrio1
Riassunto: L’articolo affronta il tema delle smart drugs, della loro diffusione
trai giovani e del forte impatto che l’abuso di tali sostanze abbia nella genesi di
patologie psichiatriche in età evolutiva. Si fa riferimento a dati scientifici italiani
ed esteri che testimonino tali evidenze. Si descrive, infine, la ricerca di nuove
prospettive di intervento per fronteggiare l’emergenza psichiatrica in età evolutiva all’interno delle politiche sociali della Regione Lazio, la quale si sta adoperando per finanziare il trattamento precoce in età evolutiva favorendo lo sviluppo di
realtà terapeutiche residenziali a carattere comunitario, intensivo ed estensivo.
Summary: The review talks about smart drugs, their propagation between
young people and about the strong impact that drugs abuse has on the origin of
psychiatric diseases in adolescence. It relates to italian and foreign scientific data
to support those evidences. It describes, also, the attempt to find new attendance prospectives to face up to psychiatric emergency in youth by Regione Lazio
social policy, which is going to finance early treatment in adolescence through
the development of residencial community structures, intensive and extensive.
Con il termine “smart durgs” si intende quell’insieme di composti
sia di origine naturale (vegetale) che sintetica che contiene vitamine,
principi attivi di estratti vegetali, tra cui i più diffusi sono l’efedrina, la
caffeina, la taurina ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene.
Il termine significa letteralmente “droghe furbe” ed è relativo al fatto
che essendo tali sostanze “naturali” (prodotti erboristici, ecc…) vengono in modo ingannevole spacciate per “innocue” quando, invece, non
lo sono affatto. Oltre a ciò la dizione “droghe furbe” fa riferimento al
fatto che tali sostanze non sono perseguibili dalla legge, in quanto non
1 Dott.ssa Claudia D’Onofrio, Psicologa Psicoterapeuta, Segretario e Tesoriere Adirppi, Tutor Irppi
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presenti come tali o perché i loro principi attivi non sono contenuti
nelle Tabelle legislative delle corrispondenti leggi che proibiscono l’uso
di sostanze stupefacenti e psicotrope. Esse, quindi, presentano effetti
allucinogeni e molti altri dannosi, per lo più ancora sconosciuti. E
vedremo perché.
Le smart drugs promettono di aumentare le potenzialità cerebrali, la capacità di apprendimento e memoria nonché di migliorare le
“performance” fisiche di chi le assume ed anche di fornire effetti psichedelici tipo “visioni sensoriali ed allucinogene” particolari, percezioni, sensazioni, emozioni e processi mentali in genere. In Italia fino a
qualche anno fa gli smart shops erano circa un centinaio e adesso sono
presenti soprattutto sul web, proponendo un marketing globale di prodotti di origine naturale e sintetica (capsule contenenti aminoacidi,
neurotrasmissori tipo GABA, ecc.) con marchio CE, così come di prodotti destinati alla coltivazione di piante (soprattutto funghi e canapa)
nonché accessori destinati ad ottimizzare l’effetto derivato dall’assunzione di sostanze fumabili (cartine, filtri, pipe, bong, vaporizzatori). I
frequentatori degli smart-shops appartengono a varie categorie sociali:
studenti, che ricercano in questi negozi stimolanti cerebrali dal basso
profilo tossicologico per la preparazione degli esami, adulti 40-60enni,
soprattutto maschi, che ricercano alcune smart-drugs dalle proprietà
simil-viagra, e poi i giovani che usano le smart drugs per i loro presunti effetti psichedelici, o semplicemente per curiosità.
Per fare un esempio esemplificativo pensiamo alla “salvia divinorum”, una pianta regolarmente venduta come profumatore ambientale.
Essa, però, utilizzata diversamente, ovvero se fumata o masticata, ha
degli effetti allucinogeni dissociativi molto gravi, motivo per cui il Ministero della Salute, nella Gazzetta Ufficiale N. 54 del 7 marzo 2005, ha
aggiunto la pianta e il suo principio attivo (salvinorina A) nella lista
delle sostanze vietate, in seguito alle valutazioni dell’Istituto Superiore
della Sanità. Quindi, possiamo iniziare a comprendere meglio come
ciò che è naturale, non sempre è innocuo e che dire che una droga è
buona perché è “bio” è un’ingannevole forma di marketing: basti pen123
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sare, infatti, che anche sostanze quali morfina e cocaina hanno origini
vegetali.
Dal 2009 il Sistema Nazionale di Allerta Precoce per le droghe del
Dipartimento delle Politiche antidroga (DPA) ha rilevato circa 280
“smart drugs” monitorando la situazione su tutto il territorio italiano.
Vediamone alcune, con i relativi effetti allucinogeni:
• Cannabis sintetica (per esempio la “Spice”): panico e ansia, paranoia, difficoltà respiratorie, sudorazione, dolore toracico, allucinazioni, agitazione;
• Catinoni sintetici (come il Metilone e i Sali da bagno/Ivory
Wave/Mefedrone/MCAT): agitazione e psicosi, tachicardia,
ipertensione, convulsioni. Ma anche danni al sistema nervoso
centrale, alle vie respiratorie superiori e bronchiali, al sistema
cardiovascolare e morte;
• Fenetilamine (come PMMA, 2C Series, D-Series): allucinazioni gravi e ischemie, convulsioni e insufficienza epatica e renale,
ipertermia e morte;
• Fenciclidina (PCP): problemi neurologici, alterazioni della coscienza, disturbi psichiatrici e comportamenti violenti;
• Piperazine (per esempio BZP, TFMPP, MBZP): convulsioni
tossiche, acidosi respiratoria ipertermia rabdomiolisi. insufficienza renale, convulsioni e morte;
• Khat: deficit dell’attenzione, euforia, aumento della temperatura, anoressia, tachicardia e aumento della pressione;
• Ketamina: tachicardia, dolore addominale, vertigine; e poi danni alla vescica; ipertensione; edema polmonare; compromette lo
stato di coscienza e del ricordi;
• Salvia Divinorum: stati di psicosi duraturi;
• Triptamine: irrequietezza, agitazione e dolori gastro-intestinali,
tensione muscolare.
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Inoltre, è chiaro che essendo le smart drugs sostanze non vietate è
facile reperirle anche sul web, così come avviene per i farmaci contraffatti o venduti illegalmente, cosicché il network di internet rappresenta
la principale “piazza di spaccio” di sostanze psicoattive, con tanto
di corriere postale che consegna la droga direttamente a casa. L’offerta
in rete di droghe sintetiche sta diventando un problema di sanità pubblica vista la pervasiva infiltrazione delle rete internet e dei social network, molto frequentati dai giovani, abili nell’utilizzo del web e spesso
lasciati soli a muoversi all’interno di tale mercato globale, col fine di
ottenere lo “sballo” con sostanze “naturali”.
Sempre trai giovanissimi, e ci riferiamo ad una popolazione che va
dai 12 ai 17 anni fino a coinvolgere i giovani maggiorenni, c’è un altro
fenomeno preoccupante che si sta diffondendo in modo vertiginoso
e cioè il “binge drinking” ossia la cosiddetta “abbuffata alcolica” che
consiste nel bere 5 o più unità alcoliche in un’unica occasione al fine
essere “brilli” e non “ubriachi”, nonché ottenere effetti disinibitori, con
l’intento di enfatizzare uno stato d’animo di per sé già positivo (divertimento e festeggiamento in compagnia). L’obiettivo sociale sostante
sembra essere la convinzione che l’ebbrezza sia considerata un collante
sociale e, quindi, uno stato ottimale per poter godere della compagnia
degli amici.
L’effetto dello “sballo” prodotto dalle nuove sostanze sembra essere
caratterizzato da un’esperienza soggettiva vissuta a livello mentale con
stati di dissociazione, depersonalizzazione, derealizzazione, dispercezioni, disordini formali e contenutistici del pensiero, discontrollo degli
impulsi a forte impatto psicopatologico, con elevata percentuale di rischio di sviluppo di stati dissociativi di matrice paranodea.
Anche il consumo degli “energy drink” merita una qualche menzione. Questi drink noti commercialmente come Red Bull, Burn, Montester ecc.., sono delle bevande energetiche contenenti elevate dosi di
caffeina, amminoacidi (taurina, creatina, carnitina), erbe (ginseng,
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ginkgo biloba), vitamine e altre sostanze vegetali. Essi hanno effetti stimolanti, aumentano l’energia, la socialità, l’euforia, e la concentrazione.
Tuttavia, hanno numerosi effetti collaterali come dolore al petto, palpitazioni, ansia, mal di testa, nausea, dipendenza (per es.: caffeina). Nel
2014 si è stimato che il consumo di soft drink si aggirasse intorno ai 5
miliardi di litri l’anno (Red Bull, Rockstar, Nos, Moster, Amp, ecc…);
che in Italia almeno il 46% di adolescenti 15-19 anni li avesse provati
almeno una volta mescolate al alcolici; che in Europa, il consumo toccasse il 68% degli adolescenti europei ma pure un 30% di adulti e 18%
di bambini (2013). Oltre a ciò numerosi studi su scala mondiale hanno
dimostrato i problemi di sviluppo che il consumo dei soft drink genera
nell’infanzia e nell’adolescenza, tra cui obesità, i deficit di attenzione e
l’iperattività.
Dopo tale digressione, possiamo adesso riflettere circa la correlazione tra l’uso di sostanze naturali e lo sviluppo della patologia mentale.
L’epidemiologia dei disturbi mentali evidenzia che il 50% delle malattie
mentali gravi degli adulti ha origine a partire dai 14 anni di età, che
il 75% di esse si manifesta in maniera sintomatologicamente evidente
entro i 25 anni di età e che l’utilizzo di sostante stimolanti è associati ad un esordio precoce e più grave della patologia (Patel- McGorry,
2007). Il 70% della mortalità adolescenziale (età 15-24 anni) sembra
attribuita a lesioni involontarie, omicidi e suicidi, tutti principalmente
associati a comportamenti di abuso di sostanze; il 10% di tutti i ricoveri
adolescenziali sembra compreso tra i 12 e i 17 anni di età, con un range
medio identificabile intorno ai 16 anni (Youth Risk Behaviour Survey.
Atlanta, GA: Centers for Desease Control and Prevention, 2009). Inoltre, tra i ricoveri, la marijuana sembra essere la sostanza dominante
(63%), seguita da alcol (23%), e il 10% da metamfetamina (droga sintetica al pari di ecstasy, anfetamine, LSD). Uno studio longitudinale
su una coorte neozelandese (1037 individui reclutati a due anni di età
all’inizio degli anni ‘70 e valutati ogni due anni fino all’età di 38 anni)
ha dimostrato che l’uso di cannabinoidi prima dei 18 anni è predittivo
di un decremento medio di 8 punti di QI in età adulta. Tale deficit sembrerebbe, inoltre, non essere recuperato dopo la sospensione
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dei cannabinoidi mentre il suddetto decremento non si verificherebbe
in caso di inizio di assunzione di cannabinoidi dopo i 18 anni (Meier & Murray. 14th International Congress on Schizophrenia Research
,ICOSR. Abstract S267. Presented April 25, 2013). Attualmente studi
longitudinali sulle modalità di maturazione delle strutture cerebrali
nell’uomo iniziano a fornire prove a sostegno di un’alterazione dinamica del neurosviluppo causato dall’uso di tali sostanze stimolanti.
Quale la motivazione della ricerca dello “sballo” nei giovani? Essa
sembrerebbe derivare da una molteplicità di fattori di tipo psicosociale (variabili sociodemografiche, inadeguato legame familiare, uso di
droga dei genitori, l’influenza dei pari, scarso rendimento scolastico),
psicologico (esperienze infantili traumatiche (per es.: abuso, negligenza
genitoriale) e psichiatrico (esordio psicopatologico precoce e possibile presenza di un disturbo psichiatrico infantile). Oltre a ciò, la differenza tra passato e presente nel profilo del poliabusatore è che mentre
in passato il comportamento associato all’utilizzo di alcol e sostanze
stupefacenti aveva un impatto sociale (emarginazione) in assenza di
impatto psichiatrico (non correlato a malattia mentale), attualmente
tale comportamento sembrerebbe avere un valore di forte inclusione
sociale, tuttavia, con elevato impatto psichiatrico.
Vista la gravità della situazione e la vasta diffusione del fenomeno
tra i giovani, sembra importante elaborare nuove strategie di intervento al fine di fronteggiare precocemente tale emergenza in età evolutiva,
pena la compromissione del benessere degli adolescenti prima, e dei
giovani adulti, poi. La Regione Lazio si sta organizzando con interventi
a livello residenziale a carattere comunitario (trattamento riabilitativo) e, quindi, non più solo ospedaliero (trattamento dell’acuzie), per
affrontare l’emergenza psichiatrica in età evolutiva, su invio dei Servizi
per la Tutela della Salute Mentale e Riabilitazione dell’Età Evolutiva
(TSMREE) verso strutture convenzionate. L’obiettivo è quello di trattare, ritardare o prevenire l’insorgenza di un disturbo psicotico franco
attraverso l’identificazione precoce dei soggetti a rischio (Philips at al.,
2005) e di differenziare precocemente fenomeni clinici iniziali e dotati
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di gravità limitata da quelli che accompagnano l’estensione, la progressione e la fase di cronicità della malattia (McGorry at al., 2006). L’intervento prevede il lavoro integrato di un equipe multidisciplinare che
associa l’approccio farmacologico (disintossicazione e stabilizzazione
della malattia mentale, se presente), a quello psicoterapeutico (lavoro
sulla relazione paziente-psicoterapeuta), familiare (inclusione del sistema familiare nel trattamento), di gruppo (elaborazione del problema e
definizione di strategie di uscita dallo stesso, attraverso il confronto e la
condivisione offerto dalla psicoterapia di gruppo) e socio-riabilitativo
(interventi a carattere socializzate ed educativo). Le strutture che stanno nascendo sul territorio sono:
• S.R.T.R.i.: Struttura residenziale terapeutico-riabilitativa per
trattamenti comunitari intensivi, per ricovero di 60 giorni. Tratta l’emergenza psichiatrica post-acuzie;
• S.R.T.R.e.: Struttura residenziale terapeutico-riabilitativa per
trattamenti comunitari estensivi, per un ricovero fino a 2 anni.
Tratta il progetto terapeutico di riabilitazione dell’adolescente
sotto il piano psichiatrico, psicologico, psicoeducazionale nel
lungo termine, al fine di evitare recidive.
L’obiettivo di tale politica sociale sembra essere quello di aiutare il
giovane a riappropriarsi dello spazio della “relazione”, elemento fondamentale per la ripresa del proprio percorso di sviluppo, laddove tale
spazio è stato sostituito dalla sostanza stessa (sostanza quale sostituto
della relazione), divenuta poi essa stessa, quasi come in un circolo vizioso, l’ostacolo per la ricostruzione di una relazione di fiducia con l’altro. L’osservazione del fenomeno sembra dimostrare che la dipendenza
possa rappresentare un tentativo di recuperare il senso di efficacia personale e di amabilità del giovane, compromessi a causa dello sviluppo
di idee di Sé e del Mondo pervasive e disfunzionali. Le ricerche dimostrano, infatti, che l’abuso di sostanze sembrerebbe essere più diffuso
tra soggetti che hanno sviluppato uno stile di Attaccamento Insicuro e
che gli stili di attaccamento maggiormente riscontrati nel campione
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tossicodipendente sono quelli denominati fearful e dismissing, caratterizzati entrambi da un Modello negativo di rappresentazione interna
dell’altro.
In conclusione, è possibile dire che trattare la nuova emergenza
psichiatrica in età evolutiva, correlata all’uso delle smart drugs e al
comportamento del binge drinking, si caratterizzi dal riconoscimento tempestivo della situazione quale condizione essenziale per poter
affrontare precocemente il problema, in modo da ridurre i rischi di
una evoluzione della dipendenza verso forme psicopatologiche gravi,
più difficilmente trattabili e a rischio di cronicità. Sembra evidente,
quindi, che i futuri sforzi di intervento e di prevenzione dovrebbero
essere mirati alle popolazioni più vulnerabili alle smart drugs e al binge drinkingdi e caratterizzati dalla necessità di un intervento di “rete”,
ovvero che coinvolga tutti i sistemi di riferimento del giovane (familiare, sociale, sanitario) al fine di ottimizzare i risultati del trattamento e
ricostruire le basi per una “relazione sicura”.
BIBLIOGRAFIA
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Prevention, 2009;
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Mayer e Murray: 14th International Congress in Schizophrenia Research
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Johnston, et all, 2012. Institute for Social Research, The University of Michigan.,
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De Filippis et all.: Journal of Clinical Psychopharmacology, 2013;
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ Dipartimento del Farmaco - Osservatorio
Fumo Alcol e Droga - Roma;
De Filippis et all.: Villa Von Siebenthal, ricerca ed osservazioni cliniche, 20112014.
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