Claudio Maletto

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Claudio Maletto
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articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Una Buona
Luna
Intervista a Claudio Maletto
Intervista a un uomo
che, con discrezione e
semplicità, ha scritto
capitoli importanti
della progettazione di
imbarcazioni a vela. Oggi
è a capo del team
progettuale di
Luna Rossa
di Giuseppe Mancini
onostante più di trent’anni di professione e di
successi, Claudio Maletto non è un nome noto a
tutti, non è una star. Questo, probabilmente, per
il suo modo di essere: discreto, garbato e molto disponibile, com’è sempre più raro incontrarne. Esemplare, a
tal proposito, la sua risposta alla richiesta di un’intervista: è stato lui a venirci a trovare in redazione a Roma.
Claudio Maletto quando si è innamorato
della vela?
Ho iniziato ad andare in barca tardi, all’età di 18 anni. La prima volta è stata su un Flying Junior e, ricordo benissimo, mi è piaciuta molto: la sensazione di
andare a vela, i ritmi particolari e unici. Poi, nel 1966
ho scoperto il 470 col quale ho iniziato a fare regate.
Dopo il 470 e dopo la laurea, ho acquistato un Laser:
da quel momento l’impegno sportivo su derive è iniziato a scemare in quanto la professione mi stava assorbendo sempre più.
Qual è stato il tuo corso di studi?
Mi sono laureato in architettura a Milano. Per quei tempi era impensabile in Italia un corso di design nautico,
per cui i miei studi universitari hanno preso una certa
via che, oltretutto, mi ha molto formato grazie anche ai
gruppi di lavoro interni alla falcoltà diretti da Gregotti e
da Aldo Rossi. L’interesse per la progettazione di barche
è nato negli ultimi anni universitari, in principio come
hobby. La decisione definitiva di occuparmi di progetto
nautico è scaturita da una serie di concomitanze, tra cui,
principalmente, la mancata qualificazione olimpica in
470 e la necessità di dover esordire in una professione.
Quanto degli studi di architettura e di
quella facoltà, in quegli anni così ricchi di
fermenti, ti sei “portato dietro” nella professione di yacht designer?
Sicuramente, dal punto di vista della metodologia molte cose sono state travasate nell’approccio del progetto
di una barca da regata, anche se può sembrare strano.
Poi l’incontro con lo studio di Franco
Fontana e con Flaviano Navone.
Si, esatto.
Dove hai imparato ha progettare barche?
Certamente lo studio di Fontana è stato un punto di
partenza importantissimo. Quando non esistevano gli
attuali sistemi di progettazione e gli scafi si disegnavano con la matita sul tecnigrafo, l’esempio di
Franco Fontana è stato fondamentale: lui aveva una
non comune sensibilità nel controllo del disegno di
una carena, oltre a una grande capacità di calcolo,
...continua...
equiparabile a quella di
German Frers o Doug Peter-
N
46 Maggio 2005
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