`La tigre e la neve`
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`La tigre e la neve`
’La tigre e la neve’ Un poeta, l'amore e la guerra in un film "comico" sul bisogno di speranza del mondo moderno Un film di Roberto Benigni. Con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Jean Reno, Gianfranco Varetto, Tom Waits Genere Commedia, colore 118 minuti. - Produzione Italia 2005. Visitez le ‘website’: www.letigreetlaneige‐lefilm.com pour écouter Benigni qui réponde à sept questions du public !!! La storia è ambientata nell’anno 2003 quando sta per scoppiare la guerra in Irak. Attilio è un poeta che vive in un mondo tutto suo, in una dimensione letteraria, incantato dalla voce alta e sublime dei poeti che ama di piú. Le vicende del mondo sembrano solo sfiorarlo, si è innamorato di una donna che tutte le notti sogna di sposare. Si chiama Vittoria e purtroppo non vuol sapere niente di lui. Anzi si spazientisce per l'insistenza del suo bizzarro corteggiatore. Anche Vittoria si occupa di letteratura, ma da studiosa, sta infatti scrivendo la biografia del piú grande poeta iracheno il quale, dopo aver abitato a Parigi per tantissimi anni, adesso torna a Baghdad, nella sua vecchia casa, perché, nel caso in cui la guerra scoppiasse, vorrebbe trovarsi insieme ai suoi concittadini. Vittoria e Attilio lo incontrano per un momento a Roma. Un brutto giorno Attilio riceve una telefonata da Baghdad, è il poeta iracheno, che gli da una tragica notizia: Vittoria è moribonda all'ospedale di Baghdad, vittima di un trauma cranico subito durante uno dei primi bombardamenti angloamericani. Era andata lì per parlare con lui e finire la sua biografia. Attilio non ci pensa due volte: facendo salti mortali riesce ad arrivare per buttarsi alla ricerca delle medicine necessarie a dare una speranza di vita alla sua amata. Le film, qui a pour décor le Bagdad de la guerre en Irak, est un conte moderne par lequel le réalisateur cherche à exalter ce qu'il nomme la plus grande force humaine, l'amour.2003. La guerre en Irak se fait de plus en plus menaçante. A Rome, Attilio (Roberto Benigni), poète, est tombé amoureux de Vittoria (Nicoletta Braschi) qu'il rêve d'épouser toutes les nuits. Mais Vittoria ne s'intéresse pas à lui et perd patience devant les efforts de séduction de ce poète entêté et déraisonnablement amoureux. Un jour, Attilio reçoit un appel d'un grand poète irakien (Jean Reno) dont Vittoria écrit la biographie depuis Bagdad : Vittoria, victime d'un des premiers bombardements angloaméricains sur la ville, est mourante à l'hôpital. Animé par son amour fou et pour sauver celle qu'il aime, Attilio part pour l'Irak et il décide de tout mettre en œuvre pour la sauver. IL GIOCO :Chi ha detto questo nel film ? 1) ‘Sai perché si fanno le guerre? Perché il mondo è nato senza l’uomo e finirà senza l’uomo!’ (Pourquoi les guerre? Parce que le monde a commencé sens l’homme et s’achèvera sans lui) a‐VITTORIA (Nicoletta Braschi b‐il POETA (Jean Reno) c‐ATTILIO (Roberto Benigni) 2) Io sono contento di essere nato. Sono contento di esserci. ‘Io credo che dopo morto mi ricorderò sempre di quando ero vivo!’ (Je suis content d’etre né, d’exister. Meme après ma mort je garderai le souvenir de ma vie) a‐il DOTTORE b‐ATTILIO c‐ il POETA Roberto Benigni : In trent’anni, l'attore comico toscano ha girato solo 7 film. Al contrario di tanti suoi colleghi impegnati nell'arte della commedia, non ha ceduto alle lusinghe del mercato globale e hollywoodiano, scegliendo il cinema come eccezionale e inarrestabile strumento di una divulgazione poetica amorosa. Forse il suo segreto sta tutto in questo, in questa sorta di narrazione lirica che sconfina in uno dei sentimenti più puri che l'umanità è in grado di creare: l'amore. Abile maestro nel miscelare il tragico al comico, Benigni ha regalato al mondo favole poetiche che hanno fatto sorridere e lacrimare il globo terrestre. Da Oriente a Occidente. Il suo segreto? Parlare di ciò che è radicato in ogni società, del rapporto fra uomo e uomo. Orgogliosamente amato dall'Italia, che lo ha valorizzato come merita, Roberto Benigni è sempre stato uno di noi. Eravamo tutti con lui quando Sophia Loren ha aperto la busta con il nome del vincitore come miglior http://www.mymovies.it/biografia/?r=5029 ‐ #attore designato dalla giuria dell'Academy nel marzo del 1999, consacrandolo per sempre alla storia del cinema. Eravamo con lui quando ha urlato: «Robertooo!» in un impeto di gioia e, sì, eravamo anche con lui quando si è alzato in piedi, saltando sugli schienali delle poltrone per camminare sopra le teste di Hollywood. Minore fra quattro figli (lui è l'unico maschio) di due contadini (il padre in particolare è stato prigioniero in un campo di concentramento a Bergen-Belsen, fra il 1943-45, lo stesso di Anna Frank), si trasferisce con la famiglia a Vergaio, presso Prato, dove cresce. Dopo la prima comunione, trascorre un periodo di tempo in seminario dai gesuiti di Firenze, ma è troppo esuberante e, nel 1966, dopo la famosa alluvione, capisce di non avere la vocazione e continua la sua istruzione scolastica all'Istituto per l'Industria e il Commercio di Prato, recitando, spesso e volentieri, con la compagnia della scuola. Abbandonata precocemente la Facoltà di Fisiologia di Firenze e con il successo dei primi spettacoli, si convince, nel 1972, a soli vent’anni, di lasciare il capoluogo toscano per Roma, con la sola chitarra per bagaglio e i suoi tre amici con i quali ottiene una certa notorietà nel mondo dello spettacolo verso la metà degli anni '70. Approda finalmente anche in televisione nella serie televisiva Onda Libera (chiamato originariamente Televacca), successivamente seguito dal film molto criticato (e boicottato fino alla censura) Berlinguer ti voglio bene (1977), diretta da Bertolucci. L'anno successivo, nel 1978, partecipa al programma di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di un ignorante, bizzarro e particolare critico cinematografico. Dissacrante, definito dalla critica come un "disarticolato giullare" continua a prestarsi come interprete per grandissimi autori come: Bernardo Bertolucci che lo dirigerà ne La luna (1979), Luigi Zampa per Letti selvaggi (1979) e Costantin Costa-Gavras per Chiaro di donna(1979), che sarà il suo primo film straniero, accanto a Romy Schneider, Yves Montand e Jean Reno. Diventerà protagonista di un film, interpretando un maestro, solo nel 1980, grazie a Marco Ferreri che lo dirigerà in Chiedo asilo, poi si lancerà nella conduzione del Festival di Sanremo, accanto all'attrice Olimpia Carlisi (con la quale si dice abbia avuto una lunga relazione romantica), scandalizzando l'Italia benpensante con un appassionato bacio datole in diretta televisiva. Ribelle, anticonformista e chiassoso ritorna a collaborare con Renzo Arbore ne: Il pap'occhio (1980) e F.F.S.S. cioè… che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene? (1983). Diretto dall'indimenticabile e tanto ripianto Sergio Citti nella commedia Il minestrone (1981), è presto desideroso di diventare regista di se stesso, e così passa dietro la cinepresa per Tu mi turbi (1981) commedia colma di sketch in cui dirige Olimpia Carlisi e Nicoletta Braschi, sposando poi quest'ultima in una chiesetta del convento delle clarisse, undici anni più tardi. Grazie alla collaborazione di Giuseppe Bertolucci, nel 1986 nasce un'antologia di spettacoli tenuti dal comico in piazze e teatri che darà luogo a Tutto Benigni dal vivo (1983), e sarà proprio Bertolucci il fautore della preziosa amicizia dell'autore/attore con lo sceneggiatore Vincenzo Cerami, che lo sosterrà nella seconda parte della sua carriera. Capace di creare non tanto rapporti di lavoro, quanto rapporti umani, conosce Massimo Troisi e, con questi, dirigerà la commedia esilarante Non ci resta che piangere (1984), storia di due uomini che tornano indietro nel tempo e finiscono nell'Italia rinascimentale, fra le prediche di Savonarola e le invenzioni di Leonardo Da Vinci. Conosciuto per caso (giocando a biliardo) il regista underground americano Jim Jarmusch, interpreterà per lui Daunbailò (1986) accanto a Tom Waits e John Lurie, nella parte di un evaso italiano da un carcere di New Orleans, ruolo che gli frutterà il suo primo premio importante: il Nastro d'Argento come miglior attore. Ma i loro incontri artistici non termineranno qui: Benigni appare infatti anche in Strange to meet you (1986), episodio di Coffee and Cigarettes (2003) e in Tassisti di notte – Los Angeles/New York/Parigi/Roma/Helsinki (1992). Ben intento a scardinare alcuni temi tabù deride la Chiesa e la sua sacralità ne Il piccolo diavolo (1988), dove dirige nientemeno che uno dei volti più comici degli States, Walter Matthau, verrà poi diretto dal maestro Federico Fellini, che forse già intravedeva il suo lato umanista e poetico, ne La voce della luna (1990), accanto a Paolo Villaggio. Dopo essere stato membro del Festival di Berlino, si ributta nella regia con una satira sulla mafia: Johnny Stecchino (1991). Nel duplice ruolo di un boss latitante e del suo sosia, conducente di autobus per bambini down, si accaparrerà meritatamente il suo secondo Nastro d'Argento come miglior attore. Poi dopo essere stato diretto da Blake Edwards ne Il figlio della Pantera Rosa (1993) e dopo aver sghignazzato alle spalle dei cosiddetti "mostri mediatici" ne Il mostro (1994), nel 1998 firmerà il suo capolavoro: La vita è bella. La storia del cameriere ebreo Guido Orefice che finisce in un campo di concentramento con moglie e figlio e che cerca di mascherare volontariamente la realtà dei fatti al proprio bimbo, è un progetto ambizioso e senza fiato, ma allo stesso tempo difficile e rischioso. È il classico film che o si ama o si odia. Scritto da Vincenzo Cerami, la pellicola riceve sette nomination agli Oscar, vincendo per la colonna sonora, per il miglior film straniero e, soprattutto, quello di miglior attore protagonista. Benigni diventa così il primo attore italiano a vincere l'Oscar; a consegnare il premio, un'esuberante Sophia Loren che esplode di gioia nell'urlare il suo nome. Oltre agli Oscar, Benigni incassa anche 5 Nastri d'Argento, 9 David di Donatello e il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, nonché una laurea honoris causa in Filosofia dall'Università israeliana di Beersheba. Successivamente viene scelto da Claude Zidi per un ruolo da cattivo in Astérix e Obélix contro Cesare (1999), rifiutando però il ruolo di protagonista nella pellicola di Almodovar Parla con lei. Tornato alla carica con Pinocchio (2002) e La tigre e la neve (2005) – grazie al quale vincerà un altro Nastro d'Argento ma per il miglior soggetto – dal febbraio 2005 si regala alla televisione dove dà il meglio di sé citando e spiegando la Divina Commedia di Dante Alighieri. Consacrato uno dei migliori registi del cinema italiano nientemeno che dall'Academy, mitico attore giullare, una natura della forza comica, la sua voglia di fare cinema e di relazionarsi all'arte nel senso rinascimentale del termine, nasce dall'insopprimibile necessità di esserci: esserci davanti e dietro la macchina da presa, mentre mette in scena il meglio del suo lato dissacrante o il meglio della comicità basata sulla cultura locale, ma universalmente comprensibile al mondo intero. Una comicità fisica, come quella di Chaplin, che è più facile da capire perché non si basa sul linguaggio. Jean Reno La classe non è acqua; quale frase migliore per introdurre una delle stelle più irresistibili del panorama cinematografico. Accattivante, affabile e con una polivalenza interpretativa fuori dall'ordinario: Jean Reno, ha fatto del suo sguardo ora dolce, ora bieco, un vero e proprio biglietto da visita. Nato a Casablanca da genitori di origine andalusa che per sfuggire alla dittatura di Francisco Franco, si trasferiscono in Marocco, ottenendo la cittadinanza francese. Dopo la prematura morte della madre, il divo appena 17enne, si trasferisce a Marsiglia, in Francia. Il 21 maggio1968, viene chiamato a svolgere il sevizio militare: in quel periodo comprende di voler dedicare la sua vita alla settima arte. L'anno successivo infatti, decide di stabilirsi a Parigi per studiare recitazione all'Accademia d'Arte Drammatica: ha inizio cosi, una carriera teatrale degna di nota. Nel 1979, Jean viene scritturato nel suo primo lungometraggio, L'Hypothèse du Tableau Volés, inoltre, recita accanto a Romy Schneider nel drammatico Clair de Femme. Il 1981 è per Reno l'anno della svolta: un'esordiente regista che risponde al nome di Luc Besson, lo ingaggia nella sua opera prima: il corto L' Avant Dernier. Tra l'attore e il cineasta parigino è "amore a prima vista": nasce uno straordinario sodalizio che raggiunge il suo clou con Leon, ben tredici anni dopo. Questa pellicola insolitamente originale, racconta della speciale amicizia tra una ragazzina e un killer apparentemente spietato. Il thriller lascia senza fiato pubblico e critica, regalando a Besson un successo da tanto atteso. E' non è il solo: il debutto della giovanissima Natalie Portman è sbalorditivo, mentre la performance del sicario dal cuore tenero di Reno, lo proietta direttamente nel firmamento di Hollywood. Nel 1995 gira la commedia romantica French Kiss e dodici mesi più tardi, affianca un'inossidabile Tom Cruise in Mission: Impossibile. Nel '98, Jean, è sul set di Ronin con Robert De Niro, nonché nel cast di Godzilla. La sorte vuole che per interpretare il colossale flop di Roland Emmerich, Reno rinunci al ruolo dell'agente Smith di Matrix. Dopo essere stato tra i protagonisti de La Tigre e la Neve e de La Pantera Rosa, l'attore, ha indossato i panni del burbero capitano Bezu Fache nel "prodigio" di Ron Howard Il Codice Da Vinci. Artista poliglotta Monsieur Reno, parla il francese, l'inglese, lo spagnolo, l'italiano ed infine il tedesco. Per quanto riguarda l'ambito sentimentale, il divo ha divorziato anni fa dalla ex moglie Geneviève, dalla quale ha avuto due figli: Sandra e Mickael. Nel 1996 è poi convolato a nozze con la modella Nathalie Dyszkiewicz: dal loro amore sono nati Tom e Serena. Amico del tenore Roberto Alagna, Reno lo dirigerà presto nell'opera Manon Lescaut. Per celebrarla il marito ha scomodato la figura della dantesca Beatrice. E in fin dei conti, Nicoletta Braschi, moglie del regista e attore Roberto Benigni, per lui incarna proprio questo. Un'immacolata donna angelo che gli permette di innalzarsi verso le più splendenti delle arti, arricchendosi di eccellenti virtù e nobilitando il suo animo. Ma Nicoletta Braschi non è solo questo. Attrice lei stessa, è anche produttrice delle fatiche cinematografiche del marito. Messa in ridicolo dalle vignette di Stefano Disegni, che sulla rivista cinematografica CIAK la tratteggia con il muso di un setter (per le scarse qualità recitative), e dall'attrice Paola Minaccioni, che ne ha costruito un'esilarante imitazione con la quale deride il suo modo di recitare, strozzato da una voce monocorde e particolarmente ripetitiva nell'esclamazione «Dunque Medoro», la Braschi ha però lo spirito del cinema dentro la sua pelle, incurante delle conseguenze e dei pregiudizi che la coraggiosa scelta di lavorare soprattutto per e nelle pellicole del marito, le comporta. Dopo aver frequentato il Liceo Classico nella sua città natale, si trasferisce a Roma dove si diploma all'Accademia di Arte Drammatica Silvio d'Amico. Cinematograficamente debutta diretta e accanto a Roberto Benigni in Tu mi turbi (1982), classico esordio di un comico televisivo (una pellicola dove si raccolgono tutti i suoi sketch). All'interno del film, oltre a dividere le scene con l'algida Olimpia Carlisi, con la generosa Serena Grandi e con la teatrale Mariangela D'Abbraccio, si innamora (corrisposta) del regista che la imporrà in ogni sua pellicola: da Il piccolo diavolo (1988) nella parte di una diavolessa, a Johnny Stecchino (1991) nel ruolo della pupa del gangster. Nel dicembre del 1991 diventa ufficialmente la signora Benigni, sposando il regista nella chiesetta di un convento della clarisse. I due collaboreranno ne Il mostro (1994), canzonatura delle speculazioni mediatiche e anche giudiziarie dei "mostri da prima pagina", ma soprattutto nel capolavoro di Benigni La vita è bella (1998). Incantevole nel ruolo della maestrina Dora, corteggiata in modi stravaganti dal cameriere ebreo Guido Orefice, e che poi sceglierà di essere reclusa assieme al marito e al figlio in un campo di sterminio, la Braschi darà il meglio di sé. Poi, fondatrice della casa di produzione Melampo, produrrà e reciterà in Pinocchio (2002), nel ruolo della Fata Turchina, e ne La tigre e la neve (2005). Oltre che da Benigni, la Braschi è stata diretta anche dall'amico di famiglia Giuseppe Bertolucci in Segreti segreti (1984), senza dimenticare il grande Marco Ferreri, che l'ha collocata accanto a Michel Piccoli e Michele Placido in Come sono buoni i bianchi (1988). Jim Jarmusch che già aveva precedentemente lavorato con il marito, la dirigerà invece in Daunbailò (1986) e Mystery Train (1989). Scelta da Bernardo Bertolucci in un piccolo ruolo ne Il tè nel deserto (1990), viene diretta ancora una volta dall'altro Bertolucci (Giuseppe) ne La domenica specialmente(1991). Assieme al marito sul set americano de Il figlio della Pantera Rosa (1993) di Blake Edwards, affiancherà nientemeno che Marcello Mastroianni nel drammatico Sostiene Pereira (1995), senza contare la sua partecipazione a Pasolini – Un delitto italiano (1995) di Marco Tullio Giordana. Premiata con il David di Donatello come miglior attrice non protagonista per il ruolo dell'insegnante di Edoardo Gabbriellini nella commedia di Paolo Virzì Ovosodo (1997), scelta come membro della Giuria al Festival di Berlino nel 2002, l'anno seguente recita in stato di grazia in Mi piace lavorare – Mobbing di Francesca Comencini. Unica attrice di rilievo nella pellicola, nel ruolo di un'inconsapevole contabile che è messa psicologicamente alla porta dalla grande azienda per la quale lavora, la Braschi viene nominata al Nastro d'Argento come miglior attrice. Questa è la Braschi che ci piace, quella che mostra le sfumature di un personaggio, le sue nevrosi, come di sé stessa nelle poche e sfuggevoli interviste che concede: «Sono un tipo che si abbandona del tutto al regista, mi lascio sempre dirigere, non solo da Roberto. Divento uno strumento in mano al regista, perché penso che un film sia sempre suo, prima di tutto». Fiche technique [modifier] • • • • • • • • • • • • • • • Titre : Le Tigre et la neige Titre original : La Tigre e la neve Réalisation : Roberto Benigni Scénario : Roberto Benigni et Vincenzo Cerami Production : Nicoletta Braschi, Gianluigi Braschi, Elda Ferri et Ridha Turki Budget : 35 millions de dollars Musique : Nicola Piovani Photographie : Fabio Cianchetti Montage : Massimo Fiocchi Décors : Maurizio Sabatini Pays d'origine : Italie Format : Couleurs - 1,85:1 - Dolby Digital - 35 mm Genre : Comédie Durée : 114 minutes Dates de sortie : 14 octobre 2005 (Italie), 14 décembre 2005 (France), 15 février 2006 (Belgique) Attilio è un poeta che ogni notte sogna di sposare la donna della sua vita, Vittoria, che nella realtà lo sfugge di continuo. Quando lei, partita per un'intervista al più importante poeta iracheno rientrato in patria in prossimità della guerra, verrà gravemente ferita, Attilio la raggiungerà e farà di tutto per salvarla. Non ci saranno ostacoli che potranno fermarlo nel tentativo di farla sopravvivere: dalla mancanza di medicinali al posto di blocco in cui verrà ritenuto un terrorista.