in questo numero Ritter/Dene/Voss La luce di dentro Hairspray

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in questo numero Ritter/Dene/Voss La luce di dentro Hairspray
stagione 2008-09, numero 3, 11 novembre 2008
in questo numero
Ritter/Dene/Voss
La luce di dentro
Hairspray
Politeama Rossetti
ritter/dene/
voss
di Thomas Bernhard
regia di Piero Maccarinelli
con Massimo Popolizio, Maria Paiato,
Manuela Mandracchia
Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★
Biglietti
Platea A-B interi € 28 ridotti € 23
Platea C interi € 20 ridotti € 16
Gallerie interi € 15 ridotti € 12
SOCIETÀ DEI CONCERTI
HAIRSPRAY
regia di Massimo Romeo Piparo
con Stefano Masciarelli, Giovanna D’Angi,
Simone Di Pasquale
Platea A-B 3★★★
Platea C-I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Biglietti
Platea A-B interi € 39 ridotti € 33
Platea C interi € 35 ridotti € 29
I Galleria interi € 29 ridotti € 24
II Galleria interi € 24 ridotti € 19
Loggione interi € 7,50
SOCIETÀ DEI CONCERTI
robin hood
il musical di Beppe Dati
regia di Christian Ginepro
con Manuel Frattini,Valeria Monetti
Platea A-B 3★★★
Platea C-I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Biglietti
Platea A-B interi € 39 ridotti € 33
Platea C interi € 35 ridotti € 29
I Galleria interi € 29 ridotti € 24
II Galleria interi € 24 ridotti € 19
Loggione interi € 7,50
SOCIETÀ DEI CONCERTI
Sala Bartoli
20.30
PRI
16.00
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FAM
 27
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Il Gabbiano,
Best of Parsons,
Mummenschanz,
L’Istruttoria,
Rondò Veneziano,
Sala d’Attesa
Il Gabbiano,
Best of Parsons,
Mummenschanz,
L’Istruttoria,
Rondò Veneziano,
Sala d’Attesa
21.00
29
21.00
30
17.00
novembre
dom
novembre
lun
1
dicembre
mar
20.30
PRI
di Luigi Pirandello
regia di Massimo Castri
Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★
Biglietti
Platea A-B interi € 28 ridotti € 23
Platea C interi € 20 ridotti € 16
Gallerie interi € 15 ridotti € 12
16.00 E
20.30 A
20.30
B
20.30
C
uno spettacolo
di Giuliano Scabia
Posto unico 1★
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novembre
COSÌ È (SE VI PARE)
la luce di
dentro
novembre
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20.30
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novembre
★ 25
novembre
16.00
P
Gran Varietà
Brachetti
Cirque Eloize “Rain”
Gomorra
novembre
sab
20.30
M
20.30
N
Gran Varietà
Brachetti
Cirque Eloize “Rain”
Gomorra
2
21.00
3
21.00
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19.00
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21.00
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21.00
dicembre
mer
dicembre
gio
dicembre
ven
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sab
dicembre
ALEXANDRIA
di Renata Ciaravino
regia di Franco Però
con Elisabetta Pozzi
Posto unico 1★
Biglietti
Posto unico
interi € 15
ridotti € 12,50
“prosa”
Ilse Ritter, Kirsten Dene e Gert Voss furono i primi interpreti della pièce
Dedica d’autore a tre grandi attori
Arriva per la prima volta a Trieste uno dei capolavori di Thomas Bernhard
Sono molte le ragioni che rendono interessante Ritter/Dene/Voss
di Thomas Bernhard: innanzitutto la drammaturgia di uno dei
geni più presaghi e affascinanti
della letteratura del Novecento,
autore qui di una tragicommedia
che dipinge con rara incisività le
dinamiche familiari e interiori dei
tre protagonisti.
Un testo aperto, induttivo, che
si lascia interpretare in modo
disperato oppure consolatorio,
o come qualcosa che ricomincia
sempre, e che possiede molteplici risonanze.
Scritto nel 1984 il lavoro del
grande scrittore austriaco ha una
forza sorprendente: «Credo che
la finis Austriae del Novecento in
qualche modo ci sia vicina» spiega il regista Piero Maccarinelli.
«È stato così anche con la vera
finis Austriae, cento anni fa: se
prendi Arthur Schnitzler, è un
magnifico autore ancora oggi,
anche se ben lontano dalla
nostra realtà.
Anche nei testi di Bernhard c’è
qualcosa che ci riguarda, che
riguarda la nostra vita e la nostra
sensibilità. Si potrebbe dire che a
ogni cambio di secolo l’Austria
con i suoi scrittori si fa specchio
della crisi europea».
Regista sottilmente analitico,
Maccarinelli è esperto della
drammaturgia di Bernhard e il
suo incontro con Ritter/Dene/
Voss è un’altra delle ragioni che
assicurano allo spettacolo particolare appeal, assieme all’apporto dei protagonisti Massimo
4
Popolizio, Maria Paiato e Manuela
Mandracchia che rappresentano
a pieno titolo, nelle loro generazioni, il meglio del teatro italiano. Il loro dialogo a tre, ricco
di tensioni, euforie, conflittualità
latenti, scoppi d’ira di malata
passione terrà ogni spettatore
teso, per la forza delle emozioni
trasmesse, ma anche per la perfezione tecnica, espressiva che i
tre possiedono.
Sono i degni eredi di Ilse Ritter,
Kirsten Dene e Gert Voss, attori
nobili e coltissimi della compagnia di Claus Peymann, ai quali
Bernhard dedicò il testo.
Il plot vuole che Ritter, Dene e
Voss siano figli del ricco industriale Worringer, ormai deceduto: le sorelle Ritter e Dene
vivono nella lussuosa dimora di
famiglia e attendono l’arrivo del
fratello Voss, filosofo, la cui figura allude a Ludwig Wittgenstein.
Voss – dopo un passato trascorso cercando la libertà dal controllo paterno e la possibilità di
sviluppare le proprie teorie – si
è fatto volontariamente rinchiudere nel manicomio di Steinhof
(unico luogo in cui sente di
poter esprimere liberamente le
sue “verità”) e solo saltuariamente ritorna a casa, convinto dalla sorella Dene, contro il
parere di Ritter.
Dene e Ritter sono attrici, privilegiate dato che il padre ha
lasciato loro in eredità la proprietà del teatro cittadino: la
prima vive da vestale dei ricordi
familiari, la seconda invece è per-
corsa dal desiderio di liberarsi
di essi, attraverso un impeto
distruttivo cui però non riesce a
dare attuazione.
Sono tre figure al limite della
follia, lui chiuso nelle sue manie,
le donne affannate nei loro vuoti
impegni, divorate da desideri
repressi, che esplodono in una
non troppo sopita attrazione
morbosa per Voss…
Un tumulto di conflitti, lapsus
e rimozioni che si rivelano –
come avviene anche nella realtà
– soprattutto nel momento e
nello spazio della convivialità: la
sala da pranzo che fa da sfondo
all’intera messinscena. Davanti al
vecchio tavolo di casa Worringer,
attorniato da orribili quadri in
stile espressionista raffiguranti gli
antenati di famiglia, i tre fratelli
daranno voce al loro gioco al
massacro, ora grottesco, ora
drammatico, ora surreale e
comunque senza soluzione.
Nel magmatico intreccio di
parole e pensieri disegnato da
Bernhard, ritroviamo una straordinaria stratificazione di piani di
lettura: alle sue variazioni tipiche
sul tema dell’uomo moderno
minacciato nel proprio rapporto
col mondo, s’intrecciano riflessioni sull’arte, riferimenti precisissimi alla figura di Wittgenstein,
un contrapporsi costante fra trasgressione e tradizione, ribellione
e rassegnazione, poli dell’inferno
che si scatena attorno al tavolo
da pranzo dei Worringer.
di Ilaria Lucari
“Ritter/Dene/Voss”
di Thomas Bernhard
regia di Piero Maccarinelli
con Massimo Popolizio,
Maria Paiato,
Manuela Mandracchia
Politeama Rossetti
dall’11 al 16 novembre 2009
durata 2h e 20’
con intervallo
5
“prosa”
«Per tutta la mia esistenza non
ho fatto altro che disturbare.
Tutto quello che scrivo, tutto
quello che faccio, è disturbo e
irritazione (…) Ci sono quelli
che lasciano la gente in pace e ci
sono altri, tra i quali anch’io, che
disturbano e irritano. Io non sono
un uomo che lascia in pace la
gente, e nemmeno vorrei avere
un carattere del genere». Ne
La cantina. Una via di scampo,
in cui racconta parte della propria biografia, Thomas Bernhard
parla di sé in questi termini,
cinici e senza dubbio duri. Ma
a guardare la sua vita costellata
da laceranti dolori e da colpi
crudeli, dall’incomprensione e dal
sospetto dei contemporanei –
che egli comunque non ha mai
fatto molto per sopire – e da
conseguenti solitudini, l’autore
infondo appare, in queste frasi,
molto vicino al vero. Frutto indesiderato di una relazione,Thomas
Bernhard nasce a Heerlen in
Olanda il 9 febbraio 1931: il
padre, il falegname salisburghese
Alois Zuckerstatter, abbandona la
madre Herta Bernhard appena
messo al corrente della gravidanza e la donna, che per lo scandalo
fugge da casa, viene riaccolta dalla
famiglia, a Vienna, col bimbo.
Fin dalla più tenera infanzia,
Thomas Bernhard si rivela un
individuo molto problematico,
irrequieto, non incline a qualsivoglia autorità, incapace di vivere
un normale legame con la madre.
Solo nel nonno materno, lo scrittore Johannes Freumbichler, trova
un punto di riferimento affettivo
ed esistenziale.
Nel 1936 la madre sposa un
attivista del partito comunista
austriaco, Emil Fabjan e poco
dopo con lui si trasferisce in
6
Thomas Bern
«Tutto quello che scrivo, tutto quello che faccio, è distu
Germania, portando con sé il
figlio: il distacco dal nonno e
l’estraneità del patrigno arrecano
a Bernhard grande sofferenza,
assieme anche alla discriminazione che subisce, in quanto
austriaco, nell’ambiente scolastico. Giunge addirittura ai tentativi
di suicidio. Viene dunque affidato
dalla madre ad un istituto di
rieducazione per bambini difficili:
si tratta in realtà di un duro centro di ispirazione nazista, dove
il ragazzino non avrebbe mai
trovato serenità. Durante la sua
assenza nascono due fratellastri
e Bernhard resta sempre più
solitario, confortato ancora dal
nonno che cerca di introdurlo
all’arte: prima la pittura, poi la
musica che si rivela la sua vera
passione. A dodici anni è iscritto al convitto nazionalsocialista
di Salisburgo, dove la sua unica
ragione di sopravvivenza diviene lo studio del violino: dopo
nhard
urbo e irritazione...»
la guerra frequenta un istituto
cattolico, ugualmente inumano.
Sedicenne abbandona il collegio:
studia soltanto musica e s’impegna quale apprendista in un
negozio di alimentari. Scopre una
sconosciuta pace: lavora, il nonno
lo manda a lezione di canto e
il notevole talento gli fa adombrare una carriera teatrale che
inizia al Festival di Salisburgo…
Purtroppo il destino lo beffa:
un’infreddatura trascurata si
“Ritter/Dene/Voss”
trasforma in grave pleurite, egli
rimane a lungo in pericolo di vita
e quando migliora, comprende
di non poter più cantare. In questo doloroso momento perde il
nonno e, nel convalescenziario,
contrae la tubercolosi. Costellata
da sciagure la sua esistenza lo
vuole, fino ai diciott’anni, ricoverato in sanatorio, solo, sofferente
e confortato dalla lettura dei
grandi filosofi e dalla scrittura, che
intraprende proprio allora. Nel
1951 è definitivamente dimesso e
avvia – concludendolo finalmente
con successo nel 1957 – un
percorso di studi al Mozarteum.
Inizia anche l’attività giornalistica
per il quotidiano Demokratische
Volksblatt: molti degli accadimenti
di cronaca o di cultura che tratta
sul giornale divengono spunto
per le sue opere di narrativa. La
prima, intitolata Maddalena la
pazza, appare sulle colonne del
quotidiano stesso, altri racconti
seguono sulle pagine dell’importante rivista letteraria Stimmen
der Gegenwart. Da qui la sua
produzione diviene sempre più
feconda e sperimenta diverse
forme: il racconto, il romanzo, la
poesia, il teatro. A partire dal 1963
la sua parabola artistica tocca le
vette più alte: ha molto successo
il suo primo romanzo, Gelo, e
segue subito Amras, il più amato
dall’autore. Nel 1967 pubblica il
suo capolavoro, Perturbamento,
cui seguono ulteriori libri molto
apprezzati (La fornace, Il soccombente, Estinzione) e numerosi
premi internazionali (il prezioso Premio di Stato Austriaco, il
Julius Campe, in Italia il Mondello
e il Feltrinelli, per citarne solo
alcuni).
Fra gli anni Settanta e gli Ottanta
si occupa molto di drammaturgia
e scrive alcuni testi destinati a
divenire pietre miliari del teatro
contemporaneo: come anche
nella narrativa, i suoi protagonisti guardano sconfortati una
realtà insensata, incombente, un
assieme incomprensibile di tare
e algidità. Essi stessi in verità risultano malati, paranoici, attratti dal
fallimento e dal degrado morale,
immersi in situazioni che non
mutano perché tutto è già successo, tutt’al più monologanti e
tesi verso un gesto estremo che
sembra imminente ma non arriva
mai. Nel teatro è stato fondamentale il rapporto di Bernhard
con il regista Claus Peymann, che
ha messo in scena quasi tutte le
sue opere, fra cui vanno menzionate Una festa per Boris, Piazza
degli Eroi, Minetti, Il riformatore del
mondo, Alla meta, tutti rappresentati con buon esito anche in
Italia. Parallelamente ai successi però, la sua carriera è stata
connotata da scandali, accuse di
diffamazione, querele: Bernhard
ha sempre espresso a chiare
lettere il suo disappunto verso
gli austriaci, la sua resistenza e
la sua ribellione a quasi tutte le
regole dell’esistenza... Attraverso
i suoi scritti colpisce aspramente
i salisburghesi e con ferocia, in
Piazza degli Eroi del 1988, l’intera
Austria per le sue inclinazioni
antisemite: in quell’occasione
molti politici chiesero addirittura
l’annullamento della messinscena,
che debuttò al Burghtheater di
Vienna fra fischi e proteste… Alla
sua morte, nel 1989, Bernhard
indirizza al suo Paese un ultimo
feroce smacco: nelle sue volontà
testamentarie proibisce di fatto la
stampa, la lettura o la rappresentazione pubblica di qualsiasi suo
scritto, entro i confini austriaci.
7
“prosa”
Ritter
Manuela Mandracchia
«Un fascio di cavi che scarica
continuamente la sua elettricità»
e ancora «bellissima nel disfacimento interiore della sorellina che
ama il vino e le labbra dell’unico
maschio veramente concupito
(…)» così la stampa nazionale ha
definito Manuela Mandracchia nel
ruolo complesso e contrastato di
Ritter, la più giovane delle sorelle
Worringer. Nei panni che furono
di Ilse Ritter, l’attrice austriaca di
Claus Peymann che per prima
interpretò il testo bernhardiano,
la Mandracchia è stata molto
apprezzata. D’altra parte è una
DENE
Maria PAIATO
La rassicurante, conservatrice
Dene di Maria Paiato conquista il
pubblico per l’evidente dramma
che soffoca in sé e che cerca
di celare sotto euforie coatte e
speranze cieche, «maestra di sfumature difficili, esitazioni d’animo
e sicurezze apparenti (...)» come
scrive Rita Sala in una recente
recensione apparsa sulle colonne
de Il Messaggero. L’attrice si è
imposta nel teatro italiano per la
sua raffinatezza e sensibilità, per
la capacità di incredibili intensità
espressive di cui ha dato prova
eccellente fra l’altro, nel recen-
VOSS
Massimo POPOLIZIO
Carismatico, capace di vibranti profondità drammatiche ma
anche sottilmente analitico,
Massimo Popolizio è un attore
che coinvolge ed emoziona in
ogni sua prova: impersonare la
lucida follia di Voss sarà per lui
un’ulteriore sfida, vinta con eleganza, in una carriera caratterizzata da risultati di assoluta eccellenza. Allo Stabile regionale è stato
applaudito l’ultima volta lo scorso
anno, impeccabile nei panni del
Barone Laborde, diretto da Luca
Ronconi, ma innumerevoli sono
state le sue apparizioni sul pal-
8
“Ritter/Dene/Voss”
delle più affermate artiste della
scena contemporanea: diplomatasi nel 1993 all’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica,
subito viene notata dalla giuria
del Premio Wanda Capodaglio
che le conferisce il riconoscimento attribuito ai miglior allievi
delle scuole di recitazione d’Italia.
Importante per la sua carriera
teatrale è il sodalizio che la lega
a Luca Ronconi con la regia del
quale spicca particolarmente nei
ruoli di Rosaura ne I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni,
Lucia ne Il Candelaio di Giordano
Bruno e (accanto a Mariangela
Melato) in quello di Lidia in Amor
nello specchio di Giovan Battista
Andreini. Per quest’ultimo ruolo
nel 2003 ottiene l’ambito Premio
Ubu come migliore attrice non
protagonista ed il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di
Teatro (la cerimonia fu ospitata allora proprio dallo Stabile
regionale). Lavora con ottimi esiti
anche con Massimo Castri: recita
la parte di Mommina in Questa
sera si recita a soggetto di Luigi
Pirandello (e nuovamente riceve l’Ubu come migliore attrice
giovane) e – accanto a Umberto
Orsini – Laura ne Il padre
di August Strindberg applaudito
anche al Politeama Rossetti nella
Stagione 2005-06. Sono inoltre
da ricordare le sue prove ne
L’ignorante e il folle di Thomas
Bernhard con la regia di Mauro
Avogadro, e nel 2006 in Roma ore
11, spettacolo che idea e dirige
con Sandra Toffolatti, Mariàngeles
Torres ed Alvia Reale: la messinscena ha vinto il Premio ETI
- Gli Olimpici del Teatro come
miglior spettacolo d’innovazione
del 2007.
te monologo Un cuore semplice
tratto dal romanzo omonimo
di Gustave Flaubert per la regia
di Luca De Bei. Lo spettacolo
è stato uno dei massimi casi
dell’anno passato, ha sorpreso
ed è stato amato tanto da valere all’attrice il Premio Olimpici
del Teatro nella categoria “One
woman show”. Diplomata
all’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica Silvio d’Amico nel
1984, Maria Paiato ha in realtà
alle proprie spalle una ricca esperienza teatrale e cinematografica,
precedente all’exploit con que-
sto monologo, e ha dimostra una
notevole versatilità.
La sua ricca attività nella prosa la
porta a collaborare con importanti registi come Luca Ronconi
(ne Il silenzio dei comunisti nel
2006), Antonio Calenda che la
dirige ne La tana di Alberto
Bassetti, Mauro Bolognini che
la sceglie per lo shakespeariano
Sogno d’una notte di mezza estate,
Giancarlo Sepe che la vuole in
Un marito ideale di Oscar Wilde.
Inoltre è apprezzata da Maurizio
Scaparro con cui lavora in Fatto
di cronaca di Viviani, da Nanni
Loy e da Roberto Guicciardini.
Ha lavorato anche nel mondo
del teatro musicale con Saverio
Marconi (Le notti di Cabiria). Al
cinema è stata diretta, tra gli
altri, da Francesca Archibugi in
Lezioni di volo, del 2007 e – nello
stesso anno – da Marco Martani
in Cemento armato. Ha ottenuto
numerosi riconoscimenti come
migliore attrice italiana, tra cui il
Premio Borgio Verezzi (1994), il
Premio Flaiano (2001), il Premio
Olimpici del Teatro (2004), la
Maschera d’Oro (2005), e due
Premi Ubu (2005 e 2006).
coscenico del Politeama Rossetti,
sempre applaudite dal pubblico come pure dalla critica più
severa. Formatosi all’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica di
Roma inizia subito una proficua
collaborazione artistica con Luca
Ronconi, che solo un anno dopo
il diploma gli affida già un ruolo da
protagonista nella Commedia della
seduzione di Schnitzler. Inizia da lì
una serie di prove impeccabili in
regie ronconiane, fra cui vanno
menzionate almeno Strano interludio e Il lutto si addice ad Elettra di
O’Neill, Gli ultimi giorni dell’umanità
di Krauss, Misura per misura di
Shakespeare, Peer Gynt di Ibsen,
Ruy Blas di Hugo, e poi Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana
di Gadda e I fratelli Karamazov
di Dostoevskij. Ambito anche da
altri prestigiosi registi, ha avuto
ruoli importanti anche in lavori
di Massimo Castri, Cesare Lievi,
Angelo Longoni, Mauro Avogadro.
Nutrito l’elenco dei premi ricevuti, ove figurano più volte l’Ubu,
il Premio della Critica, l’Eschilo
d’Oro e il Nastro d’argento per
il doppiaggio del film Hamlet di
Kenneth Branagh. Al cinema si
impone per intensità e versatilità:
lo ricorderemo in lavori recenti
come Romanzo Criminale diretto
da Michele Placido nel 2005, Mare
nero di Roberta Torre (2006) e Il
Divo di Vittorio Sbardella (2008),
ma merita segnalare anche interpretazioni precedenti, come quella del Marchese ne Le affinità
elettive che i fratelli Taviani nel
1996 hanno tratto da Goethe.
All’impegno teatrale, radiofonico,
nel doppiaggio e cinematografico
ha saputo intrecciare anche ruoli
televisivi in fiction e sceneggiati
di qualità.
9
“eventi speciali”
Alla Sala Bartoli lo spettacolo incentrato sulla figura di Franco Basaglia
La liberazione della luce di dentro
Giuliano Scabia dirige gli attori dell’Accademia della Follia di Claudio Misculin
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia
Giulia ha sempre guardato con
interesse al territorio, ponendo
in luce sia le sue specificità
storiche e culturali, sia le potenzialità dei suoi artisti: è proprio
in questo ambito, e per una
pluralità di ragioni, che trova
spazio la programmazione de
La luce di dentro.
Costruito su un testo di Gianni
Fenzi da Claudio Misculin e
dagli attori dell’Accademia della
Follia diretti da Giuliano Scabia,
La luce di dentro non è uno
spettacolo “fra i tanti”: è qualcosa di più profondo, motivato,
un’esperienza forte per pubblico e attori, che obbliga a una
partecipazione più disarmata e
impetuosa rispetto a quella che
dedichiamo a una qualsiasi serata a teatro. È una “lezione”, fin
dalle prime righe del programma, che ci parlano di una luce
misteriosa e semplice che non
tutti sanno vedere, e del coraggio di aprire in noi una porticina, per farcela entrare; parlano
di andare a teatro rilassati e di
abbandonarci alle sorprese che
potrebbero capitare; parlano di
rischio, attori “a rischio” che
nel rischio vivono amandolo
alla follia…
Lo spettacolo è incentrato sulla
figura di Franco Basaglia, a cui
nel 2008 – anno del trentennale
della legge 180 – si fa omaggio,
ed è giusto che trovi nella
“luce” il suo segno fondante.
Non si potrebbero infatti racchiudere in poche parole, o
10
nelle dinamiche di una piéce,
tutte le vicende, le figure, gli
avvenimenti, il complesso cambiamento che la Legge Basaglia
ha indotto in questi decenni. Si
può però condensarne il senso
in un’immagine: quella del passaggio da una grigia città chiusa,
murata, prigioniera, a una libera
esplosione di luci, colori, potenzialità. Celare, negare dietro una
sofferenza priva di luce, di diritti
e di dignità, o piuttosto esprimere, conoscere, abbracciare una
verità che – certo – possiede
un proprio profilo di fragilità…
ma perché non volerne vedere
anche la ricchezza, la generosità,
il valore? Perché non guardare
all’apporto prezioso di persone
che – abbattute quelle mura
– hanno ricominciato a “succedere, divenire, vivere”?
È questa la luce che Franco
Basaglia ha liberato, e che viaggia ora anche sul palcoscenico
della Sala Bartoli, inducendo a
riflettere sull’atto di un uomo
che “cavalcando un azzurro,
matto cavallo (…) ha trasformato, dopo averlo attraversato,
l’impossibile in possibile”.
Claudio Misculin sarà nei panni
di Basaglia ai tempi di Marco
Cavallo, attorniato dagli attori dell’Accademia diretti da
Giuliano Scabia, un artista che
ha vissuto e conosciuto davvero quei tempi, che ha attraversato l’avanguardia, costruito
un proprio poetico linguaggio
d’autore e regista, capace di
rara profondità, fantasia, delica-
tezza: dimensioni irrinunciabili
per seguire la scia di simbolico azzurro di Marco Cavallo,
del quale sentiremo risuonare
i canti… Su quella scia si muoveranno ben undici interpreti,
provenienti da quell’Accademia
il cui primo nucleo è nato all’interno dell’ ex ospedale psichiatrico di Trieste proprio mentre
le sue mura venivano abbattute.
Il fondatore è Claudio Misculin,
artista, attore e regista, che si
trovava lì, a far parte del “grande sogno”.
Dopo una pausa nel teatro
tradizionale, Misculin ha proseguito con vigore la sua ricerca che confluisce nel Velemir
Teatro (1983) e poi nel 1992
nell’Accademia della Follia. Un
progetto teatrale e culturale
costituito da attori a rischio,
un’esperienza singolare-universale: «Qui – spiega – la sofferenza individuale trova lo spazio
delle parole e dei gesti. Poter
fare, fare con senso. Qui il
teatro diventa terreno comune
per agire la diversità e la sua
trasformazione. Qui, per finire
o per incominciare, si opera
ai confini: geografici, culturali,
etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio
personale, di gruppo, di età, di
status sociale». Qui – diremmo
noi – s’impara a raccontare e
ad alimentare, anche nel nostro
mondo frettoloso e distratto,
l’indispensabile, vitale magia
della “Fabbrica della Luce”.
di Ilaria Lucari
“La luce di dentro”
uno spettacolo
di Giuliano Scabia
in collaborazione
con Claudio Misculin
e l’Accademia della Follia
Sala Bartoli
dal 13 al 16 novembre 2008
durata 1h
senza intervallo
11
“eventi speciali”
Gianni Fenzi, il piacere di “ridere di teatro”
“Gianni (Giowanni) Fenzi è nato
a Rovigo (Rowigo). Trasferitosi
ragazzo a Genova (Genowa) vi
ha compiuto studi sommarii e
inutilmente eclettici. Dopo un
quadriennio all’Olivetti (Oliwetti)
entra nella grande famiglia del
Teatro da cui dopo trent’anni non si è ancora separato
anche se numerose sarebbero
state le ragioni e/o occasioni per
farlo. Alterna con ostinazione il
mestiere dell’attore e quello di
regista non preoccupandosi del
risultato. In seguito alle cicliche
crisi del Teatro si ricicla con la
piccola narrativa non preoccupandosi del risultato.
Continua a vivere con tenace
inconsistenza a Trieste, preoccupando del risultato chi gli sta
vicino”.
Così, 10 anni fa, rideva di sé
12
Gianni Fenzi mentre continuava
a “ridere di teatro”, che è la
stessa cosa. O quantomeno per
lui lo era. Bisogna avere due polmoni da apnea per immergersi
in questo mare di ridere che nel
corso della sua (troppo breve)
vita Gianni ci ha regalato.
Un giorno di ottobre del 1963,
ventenne, per la prima volta
mette piede su un palcoscenico (quello del Teatro Stabile
di Genova) e da allora non ne
scenderà più.
Sarà, per tutta la vita, un uomo
di teatro, ma anche fuori dal teatro e ovunque Gianni porterà
quella sua risata, il suo piacere di
vivere e di fare, schietto e rispettoso, che “non si preoccupava
del risultato”, la sua spiazzante
ironia mai brutale, inguaribilmente gentile.
Il diavolo e il buon Dio, La coscienza di Zeno, Una delle ultime sere
di Carnovale, I Rusteghi, Madre
Courage e i suoi figli, L’eccezione e
la regola, Don Chisciotte, Le farse
di Fo, La storia di tutte le storie, Misura per Misura, Anfitrione,
La contessa Maritza, Cantando
Cantando, Frankensteinmusical, La
strana coppia, A piedi nudi nel
parco, Smemorando. Sono soltanto alcuni degli spettacoli dove in
un ruolo o nell’altro - ora attore,
ora regista, ora autore, uno doppio e trino - spicca il nome di
Gianni Fenzi.
Luigi Squarzina, Lauretta Masiero,
Gianrico Tedeschi, Gianni
Rodari, Gigi Proietti, Neil Simon,
Zuzzurro e Gaspare, Fabrizio
De Andrè. Sono soltanto alcuni
dei figli cari alle muse cui il nome
di Gianni Fenzi è vincolato.
“La luce di dentro”
Le ragioni di uno spettacolo la locandina
Sono nominato due o tre volte nel
testo di Gianni Fenzi (che avevo
conosciuto allo Stabile di Genova,
lui giovane attore, alla fine degli
anni 60) - e per questo mi sembrava sconveniente che fossi io a guidare la messa in scena. Ma Peppe
Dell’Acqua, Claudio Misculin e gli
attori dell’Accademia della Follia
sono riusciti a sedurmi. Ho voluto
aggiungere al mio nome quello di
Vittorio Basaglia, mio compagno
(con Stefano Stradiotto, Federico
Velludo, Ortensia Mele, Vittoria
Basaglia) nell’azione di Marco
Cavallo (1972/73) - che nel testo
di Fenzi non appare. Ho chiesto
a Misculin (col quale nel 1985
avevamo fatto Cinghiali al limite
del bosco) di interpretare Franco
Basaglia - cercando un modo
attoriale adatto, senza perdere la
forza delle sue straordinarie capacità. Il breve testo di Fenzi, che
regge il racconto, è stato costellato di presenze, quasi convitati
all’apparizione di Marco Cavallo
- del quale risuonano i canti. Sono
grato all’Accademia e a tutti per
avermi fatto fare un nuovo passo
(dopo l’azione del ‘73, il Teatro
Vagante coi cantastorie del ‘75,
i Cinghiali dell’85, la Lettera ai
cavalli di Trieste del ‘95, Il Drago
di Montelupo incontra Marco
Cavallo del 2003) nel cercar di
capire la complessa storia della
malattia mentale, dell’immaginazione, della cura, della metamorfosi del manicomio, dei modi di
curare, della psichiatria - e di ciò
che per ognuno sono la poesia, la
musica e il teatro - nel presente,
senza nostalgie, facendo tesoro di
tutto ciò che è accaduto.
di Giuliano Scabia
Ho conosciuto poco Gianni
Fenzi, attore e regista, ma ho
avuto modo di apprezzare il
suo lavoro. Era di ottobre. Amici
comuni mi invitarono al Museo
Revoltella qualche mese dopo
che Gianni se ne era andato. I
suoi amici più cari parlarono di
lui. Ariella Reggio, Luca Guidi,
Adriano Giraldi rappresentarono un lavoro in due tempi
di Gianni, Passeggeri a Trieste.
Raccontava di due eccezionali passeggeri: Tina Modotti e
Franco Basaglia. La luce di dentro è il pezzo che racconta
di Franco Basaglia al tempo
di Marco Cavallo. Il testo era
attraversato da interventi musicali, la fisarmonica magica di
Aleksander Ipavec, arie balcaniche e tzigane e uno struggente
Astor Piazzolla. L’atmosfera, le
parole, la recitazione, le musiche congiurarono. L’emozione
fu grande e così la nostalgia.
Dilagarono prepotenti i ricordi e l’intensità di quei giorni.
Non ho avuto dubbi: quel testo
bisognava farlo conoscere. Ho
chiesto a Rita Fenzi, la moglie
di Gianni, di poterlo utilizzare e
Rita non ha nascosto la sua gioia
per quel che le chiedevo. Mi
disse: Gianni e io ci siamo innamorati proprio lì, in quei giorni,
a San Giovanni. Ho chiesto a
Giuliano Scabia se voleva mettere in scena La luce di dentro
dove, a un certo punto, compare anche lui. Ho chiesto ancora
a Claudio Misculin e all’Accademia della Follia. Lo spettacolo di
stasera è nato così. ...e, adesso,
andiamo a incominciare!
di Peppe Dall’Acqua
uno spettacolo di
Giuliano scabia
in collaborazione
con Claudio Misculin
e l’Accademia della
Follia
testo di Gianni fenzi
con inserti
di Alda Merini
umberto saba
peppe dell’Acqua
Claudio Misculin
Giuliano Scabia
Darko Kuzma
canti
di Marco cavallo
coreografie
di Cristiana Fusillo
testa di Marco Cavallo
di Diego Iaconfcic
in scena
Claudio misculin,
donatella de gilio,
Pino feminiano,
francesca
hagelskampf,
darko kuzma,
sabrina nonne,
Gabriele palmano
detto charlie,
valentina sussi,
arianna rossi,
giuseppe denti,
andrea zelesnikar
13
“musical”
Massimo Romeo Piparo porta in Italia il grande successo di Broadway
Hairspray, il musical non è a dieta
Un cast di 30 persone guidato da Stefano Masciarelli e Giovanna D’Angi
È davvero travolgente e irrefrenabile l’entusiasmo di Tracy
Turnblad, la giovane adolescente over size protagonista
di Hairspray. Un entusiasmo
che a poco a poco contagia
i protagonisti dello spettacolo
e il pubblico in platea: perché
Hairspray non è soltanto un
musical che tenta di rifare sugli
anni Sessanta la stessa operazione che Grease fece sugli anni
Cinquanta, con una storia accattivante e una colonna sonora
fatta di pezzi orecchiabili ispirati alle hit dell’epoca. Hairspray
entusiasma perché vuole far
capire come negli anni Sessanta
si sia respirata in America (e nel
mondo) un’aria di cambiamento:
«Mamma, oggi tutto è diverso»
esclama a un certo punto Tracy
a sua madre, che non esce di
casa perché teme le critiche
della gente sui suoi chili di troppo. Ma siamo negli anni Sessanta
e... grasso è bello! E così la voglia
di emancipazione del “grasso” e
del “ciccione” diventa il pretesto
per sognare l’emancipazione dei
“negri”, all’epoca relegati in un
angolo della società e della ribalta televisiva:Tracy combatte così
una crociata per far sì che tutti i
giorni diventino il “negro day” e
sembra quasi sognare il momento in cui un “negro” diventerà presidente degli Stati Uniti
d’America. Tutto questo avviene
nell’ambito della televisione, lo
strumento attraverso il quale è
possibile cambiare la Storia. La
vicenda ruota infatti attorno al
14
Corny Collins Show, trasmissione cult dei giovani di Baltimora,
un Ballando con le stelle ante litteram ispirato al vero Buddy Dean
Show, che nell’America dei primi
anni Sessanta incollava milioni di
adolescenti davanti ai televisori
Come scrive il regista Massimo
Romeo Piparo, «oggi come nel
1962, in Italia come negli USA o
in ogni angolo del Mondo, la TV
crea miti e facili leggende. Oggi
come allora, qui come altrove,
questi Miti e queste Leggende
ci mettono pochissimo a dissolversi come una tempera diluita
in un fiume. Ed è la TV che racconta la realtà ad essere al centro della messinscena: perché
solo in TV ormai può esistere
una realtà che non è mai esistita
né mai esisterà».
Hairspray è uno dei maggiori successi teatrali dell’ultimo
decennio: otto Tony Awards tra
cui quello per il miglior musical a
Broadway, quattro Olivier Award
a Londra, dove per la prima volta
un musical è stato candidato in
tutte le 11 categorie. Nato nel
1987 come commedia cinematografica senza canzoni per la
regia di John Waters, Hairspray
diventa un musical nel 2002 e
debutta in una Broadway ancora
scioccata dalla tragedia dell’11
settembre e desiderosa di divertimento e di leggerezza, dopo il
trionfo di The Producers di Mel
Brooks. Il clamoroso successo
teatrale convince i produttori
a investire sullo spettacolo e a
riportarlo al cinema in un gran-
dioso e scintillante film-musical
con un cast stellare guidato da
John Travolta en travestì, affiancato da Christopher Walken,
Michelle Pfeiffer, Zac Efron e
Queen Latifah.
Nei panni rigorosamente femminili della triste “cicciona” che
riconquista sorriso e fiducia in sé
stessa grazie alla figlia e al ballo,
troviamo l’esuberante Stefano
Masciarelli, reduce da tre anni di
trionfante tournée con La Febbre
del Sabato Sera, chiamato qui ad
una prova molto impegnativa,
non foss’altro per le oltre due
ore di trucco che lo attendono
ogni sera. Giovanna D’Angi è la
fortunata vincitrice dei lunghi
provini per il ruolo protagonista
di Tracy. Il giovane talento siciliano l’ha spuntata sulle oltre 300
pretendenti selezionate in tutta
Italia e corona con Hairspray il
sogno di calcare le tavole di un
palcoscenico e di diventare una
delle stelle nascenti del musical
italiano (il suo debutto il mese
scorso al Sistina di Roma è stato
salutato unanimemente da pubblico e critica). Nel numeroso
cast (30 persone in scena) vi
sono attori di solida esperienza
come Giulio Farnese, affermati talenti del musical italiano
come Christian Ruiz (Jesus Christ
Superstar, Grease, Rent, La Febbre
del Sabato Sera, Alta Società, My
Fair Lady) e il campione della
trasmissione televisiva Ballando
con le stelle Simone Di Pasquale,
“Tony Manero” ne La Febbre del
Sabato Sera dei record. (s.cu.)
“Hairspray”
musiche di Mark Shaiman
libretto di Mark O’Donnell
e Thomas Meehan
regia
di Massimo Romeo Piparo
con Stefano Masciarelli,
Giovanna D’Angi,
Simone Di Pasquale
Politeama Rossetti
dal 18 al 23 novembre 2008
durata 2h e 45’
con intervallo
15
“musical”
ATTO 1
UN GIORNO BALLERÒ
(Good Morning Baltimore)
Tracy
DANZA LA TRIBÙ
(The nicest kids in town)
Corny
MAMMA SONO
GRANDE ORMAI
(Mama. I’m a big girl now)
Tracy, Edna, Amber,
Velma, Penny, Prudy
COME IN UN BEL FILM
(I can hear the bells)
Tracy
MISS BELLA E SNELLA
(Miss Baltimore Crabs)
Velma
MANCHI TU (It Takes Two)
Link
IL VENTO DEGLI ANNI ’60
(Welcome to the ‘60s)
Tracy, Edna, Compagnia
ATTO II
NERO E’ DI PIÙ
(Run and Tell That)
Seaweed, Inez, Motormouth
BELLEZZA IN QUANTITÀ
(Big, Blonde & Beautiful)
Motormouth
IL TEMPO NON PASSA
PER TE (Timeless to Me)
Edna,Wilbur
SENZA TE (Without Love)
Link
LA TUA LIBERTÀ
(I Know Where I’ve Been)
Motormouth
SPRAY (Hairspray)
Corny
UFO (Cooties)
Amber
MUOVITI COSÌ
(You Can’t Stop the Beat)
Tracy, Penny,
Edna, Compagnia
16
Broadway e Hollywood
vanno di nuovo d’accordo
I film musicali ritornano campioni d’incasso
Dopo i successi degli anni
Cinquanta e Sessanta e dopo
il trionfo dei più recenti Grease,
Hair e Jesus Christ Superstar, il
matrimonio tra Hollywood e
Broadway sembrava conoscere un momento di grave crisi:
nella seconda metà degli anni
Settanta e per tutti gli anni
Ottanta, mentre i musical continuavano a riempire i teatri di
Londra, Broadway e di tutto
il mondo, si contavano sulle
dita di una mano i film musicali
(solo la Disney continuava a
crederci, creando un’eccezionale
sequenza di cartoni animati la
cui colonna sonora veniva affidata ai migliori autori teatrali).
A partire dalla fine degli anni
Novanta la crisi sembra essere
finita, e Hollywood ha ritrovato
la voglia di musical: a partire
dal 1996, con l’uscita al cinema
di Evita, il musical di Andrew
Lloyd Webber affidato alla regia
di Alan Parker e all’interpretazione di Madonna, Antonio
Banderas e Jonathan Pryce, più
o meno tutti gli anni sono usciti
almeno un paio di film tratti
da grandi successi di Broadway,
oppure delle produzioni originali, come il bellissimo Moulin
Rouge di Baz Luhrmann, o il
recente Across the Universe
che la regista Julie Taymor ha
costruito sulle intramontabili
canzoni dei Beatles.
Il trend viene consacrato nel
2002 quando Chicago, splendida edizione cinematografica
diretta da Rob Marshall del
musical reso celebre dalle coreografie di Bob Fosse, riceve ben
6 premi Oscar tra cui quello per
miglior film e 7 nomination: nel
cast star del calibro di Catherine
Zeta-Jones, Renée Zellweger e
Richard Gere. Nel 2004 Andrew
Lloyd Webber tenta di ripetere
al cinema il successo planetario
del suo musical più famoso, ma
il risultato è inferiore alle aspettative: Il fantasma dell’opera
non riesce infatti a bissare il successo teatrale. Nel 2005 escono
Rent e The Producers, due
dei più grandi successi degli
ultimi anni a Broadway, ma il
successo rimane confinato prevalentemente agli Stati Uniti e
all’Inghilterra.
Nel 2007 è la volta di
Hairspray, con un cast stellare
che comprende John Travolta,
irriconoscibile nel ruolo en tra-
“Hairspray”
la locandina
vesti di Edna Turnbald, Michelle
Pfeiffer, Christopher Walken e la
giovane star Zac Efron, reduce
dal successo di un altro musical
telecinematografico, quell’High
School Musical che a sorpresa è riuscito a conquistare e ad
appassionare al genere milioni di teenager in ogni angolo
del mondo. Nello stesso anno
esce Sweeney Todd diretto
da Tim Burton, con uno strepitoso Johnny Depp nel ruolo
del demoniaco barbiere di Fleet
Street.
Ma il successo più grande (in
parte inatteso) è quello della
versione cinematografica di
Mamma Mia!: creato dallo
stesso team che ha portato
in scena l’edizione teatrale
dello spettacolo che sarà in
scena a fine aprile anche al
Rossetti (Phyllida Lloyd alla regia,
Anthony van Laast alle coreografie, Judy Cramer alla produzione), e prodotto con un
budget relativamente modesto,
Mamma Mia! è diventato il
musical che ha incassato di più
nella storia del cinema, ed è
nella top 50 dei film più visti
di sempre. Notevole è stato il
successo del film anche in Italia,
con oltre un milione e mezzo di
biglietti venduti.
E mentre Broadway va a cercare nel cinema l’ispirazione per
nuovi musical (è imminente il
debutto di Shrek, in cartellone
ci sono Young Frankestein di
Mel Brooks e Billy Elliot con
le musiche di Elton John, mentre
l’estate prossima arriverà niente
di meno che Spiderman, con
le musiche di Bono e The Edge
degli U2), a Hollywood non mancano i progetti di nuovi musical
cinematografici: l’anno prossimo
uscirà Nine, musical di Maury
Yeston ispirato a Otto e Mezzo di
Fellini (nel cast sono annunciati
Nicole Kidman, Kate Hudson,
Daniel Day-Lewis, Penelope
Cruz, Judy Dench, Sophia Loren
ed Elio Germano), mentre nel
2010 potrebbero arrivare sugli
schermi Sunset Boulevard di
Andrew Lloyd Webber, il remake
di My Fair Lady e Wicked
di Stephen Schwartz. Intanto è
recente l’annuncio dell’acquisizione dei diritti cinematografici
da parte della Universal Pictures
per In the Heights, il musical
premiato con il Tony Award di
quest’anno. (s.cu.)
Tracy
giovanna d’angi
Edna
stefano masciarelli
Wilbur
GIULIO FARNESE
Link
SIMONE DI PASQUALE
Corny
CHRISTIAN RUIZ
Amber
FRANCESCA NEROZZI
Penny
DANIELA SIMULA
Velma
FLAVIA ASTOLFI
Prudy, madre di Penny
MANUELA TASCIOTTI
Motormouth
TIA ARCHITTO
Mr Pink
PIERO DI BLASIO
Seaweed
GIANLUCA PETRUZZELLI
Inez
BARBARA COMI
corpo di ballo
FANI CAREDDU
TRACY HELLENBERG
MEKDES CORTILI
VINCENZO MINIERI
FABRIZIO GRAZIANI
GIAMPIERO GENCARELLI
CRISTIAN CICCONE
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ILARIA SEGONI
MARIANNA SCARCI
17
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da Antonio Calenda
Lo spettacolo diretto
sostituisce
Vite private e sarà in scena dal 13 al 17 maggio
Rumori fuori scena chiuderà la prosa
Il divertente cavallo di battaglia degli Attori e Tecnici, in scena da 25 anni
Sarà Rumori fuori scena di
Michael Frayn, allestito dalla compagnia Attori & Tecnici per la regia
di Attilio Corsini a sostituire nel
cartellone Prosa lo spettacolo Vite
private di Noel Coward, con Rupert
Everett, la cui tournée italiana è stata
completamente annullata.
Nel cambio, lo Stabile ha guardato
a un cult del teatro brillante, arguto
ritratto del mondo del teatro, dei suoi
tic e delle sue manie, che in qualche
modo prosegue una riflessione sul
mondo del palcoscenico, iniziata già
con To be or not to be.
Rumori fuori scena di Michael
Frayn rappresenta diverse fasi della
costruzione di uno spettacolo, dalle
prove alla tournée, tra ripicche e
divertentissimi screzi fra attori. Sul
palcoscenico e nel backstage accade
di tutto: interruzioni, errori, conflitti,
tensioni, rappacificazioni, crisi isteriche
del regista, tresche amorose fra gli
interpreti, e poi entrate sbagliate,
scene ripetute, attori che si perdono
dietro le quinte…
Un irresistibile sguardo su miti e
debolezze del mondo del palcoscenico,
ma anche metafora dell’uomo, ritratto
nelle sue fragilità e nelle sue grandi
utopie.
La compagnia Attori & Tecnici propone
da 25 anni questo piccolo gioiello del
teatro comico, da oltre 25 anni: al
Politeama Rossetti andrà in scena dal
13 al 17 maggio.
Tedeschi e Pagano,
successo a Roma
Applausi al Valle e al Quirino per le due produzioni
Hanno debuttato a Roma con grande successo di pubblico e di critica lo scorso 28
ottobre Lillipupa e La Rigenerazione, entrambi spettacoli prodotti dallo
Stabile del Friuli Venezia Giulia, diretti da Antonio Calenda, e presentati rispettivamente al Teatro Valle e al Teatro Parioli. Mentre Lillipupa di Nicola Fano con
Angela Pagano ha concluso la sua parentesi romana domenica 9 novembre, per
proseguire ora un tour che lo porterà fra l’altro proprio a Napoli, il capolavoro
sveviano, interpretato da Gianrico Tedeschi, replicherà al Teatro Parioli ancora fino
al 16 novembre. Per La Rigenerazione ci sarà poi un “giro” fittissimo, che
impegnerà il cast per buona parte del 2009 e che toccherà nuovamente anche la
regione, con una puntata al Teatro Verdi di Pordenone dal 21 al 23 novembre. Alle
prime romane, platee di vip molto calorose, in cui spiccavano, fra gli altri, “nomi”
del teatro nazionale come Milena Vucotic, Rigillo, Giuffré, Osvaldo Ruggieri.
21
Prima di arrivare a Trieste il musical in scena a Vienna, Monaco e Zurigo
Trionfo per il Rocky Horror Show
Pubblico e critica applaudono a Berlino la prima del nuovo allestimento
Ha ottenuto unanimi consensi da
parte del pubblico e della critica delle
principali testate tedesche e inglesi la
nuova edizione del Rocky Horror
Show che ha debuttato all’Admiralpalast di Berlino il 31 ottobre scorso
e che sarà in scena al Rossetti dal 1°
al 5 aprile 2009. Il musical, che va
in scena sotto la diretta supervisione
dell’autore Richard O’Brien - presente
in sala alla prima dello spettacolo - è
diretto da Sam Buntrock, regista candidato quest’anno al Tony Award per
la sua edizione di Sunday in the
Park with George, andato in
scena a Londra e a Broadway. Applausi
per i protagonisti Rob Fowler, straordinario Frank’n’Furter, Chris Ellis Stanton
(Brad) e Ceri-Lyn Cissone (Janet).
www.ilpiccolo.it
22
Standing ovation a
Fermo per Robin Hood
Lo spettacolo al Rossetti dal 25 al 30 novembre
Lunghi applausi al Teatro dell’Aquila
di Fermo per la prima di Robin
Hood, il musical di Beppe Dati
diretto da Christian Ginepro che ha
entusiasmato il pubblico presente in
sala. Notevole il successo personale
del protagonista Manuel Frattini e di
Valeria Monetti.
Robin Hood sarà in scena al
Politeama Rossetti da martedì 25 a
domenica 30 novembre. La prevendita
dei biglietti è aperta.
il giornale della tua città
un assaggio della prossima stagione
I Piccoli di Podrecca
a dicembre in Bartoli
news flash
Ritorna il Ballo
Viennese a Trieste
Già superato l’incasso totale dell’anno scorso
Il pianista Piccolowsky e Sinforosa
Strangoloni, l’eccentrico violinista e
la delicata ballerina e poi l’allegria
della Banda d’Affori e il goffo flautista
dell’Orchestra Viennese… Non è Natale
se questi immortali personaggi non
fanno ritorno sul palcoscenico della Sala
Bartoli, con le loro gag vissute a ritmo
di musica e attraverso le sorprendenti
evoluzioni di cui solo le preziose marionette dei Piccoli di Podrecca sono capaci. Anche quest’anno lo Stabile regionale
programmerà – dal 22 dicembre all’11
gennaio – le recite del tradizionale
Varietà dei Piccoli, uno spettacolo
divertente e apprezzabile da spettatori
di tutte le età, ma che sembra nato per
incantare i bambini. Il biglietto per una
delle molte recite (programmate spesso
al pomeriggio, proprio per agevolare
i più piccoli) rappresenterà un dono
gradito da aggiungere al sacco di San
Nicolò o sotto l’albero... E – per chi
non avesse ancora vissuto l’esperienza
– l’incontro con queste magiche creature intessute di musica e fatte di legno,
stoffa e fili, rappresenterà un’emozione
indimenticabile.
Si terrà il prossimo 22 novembre al Circolo Ufficiale
il tradizionale Ballo di beneficienza del Forum
Europeo Italo-Austriaco; si tratta di una serata di
gala all’insegna dei canoni dell’eleganza viennesi
divenuto ormai un appuntamento fisso dell’inverno
triestino per tutti gli appassionati. Nella serata
sarà possibile ballare e gustare una buona cena
con servizio al tavolo, il tutto in un’ atmosfera
piacevolmente allietata dalla musica dal vivo
della Galà Orchestra. L’evento viene organizzato in
collaborazione con il Circolo Ufficiali, il Ministero
degli Affari Esteri di Vienna, la Città di Vienna, il
Comune e la Provincia di Trieste, il Teatro Rossetti,
“Le Torri d’Europa”, Illycaffè, Principe e Daytona. Il
Ballo per la sua popolarità prevede la prenotazione
obbligatoria entro il 14 novembre 2008 - www.
italoaustriaco.it alla voce Ballo Viennese. (Ultimi
posti ancora disponibili - info@italoaustriaco.
it - 040.634.738).
La Giselle di dicembre
arriverà da Mosca
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia
redazione Viale XX Settembre, 45
34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it [email protected]
Anno XVI - numero 160
11 novembre 2008
Aut. Tribunale di Trieste n° 846
del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile
Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna
Il balletto sarà in scena il 22 e 23 dicembre
Il balletto Giselle in programma il 22
e 23 dicembre sarà eseguito dal Russian
State Ballet e non dal Balletto Nazionale
di Sofia. Nell’impossibilità di portare in
tour l’ensemble bulgaro, la produzione
sottolinea che la sostituzione è di addirittura più alto livello. Con i suoi cinquanta
solisti tra cui molti selezionati tra i vincitori di concorsi nazionali e internazionali
il Russian State Ballet è con il Bolshoi e
il Kirov una delle più note compagnie di
ballo russe nel mondo.
23
Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92
il colore del benessere sociale
Non può esserci stabile ricchezza economica
senza ricchezza spirituale.
In qualsiasi ambito siano rivolti
– dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura,
all’arte, al tempo libero –
gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati
da concreto impegno verso la collettività.
In una società evoluta
sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità
il colore del benessere sociale.