in questo numero Ritter/Dene/Voss La luce di dentro Hairspray
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in questo numero Ritter/Dene/Voss La luce di dentro Hairspray
stagione 2008-09, numero 3, 11 novembre 2008 in questo numero Ritter/Dene/Voss La luce di dentro Hairspray Politeama Rossetti ritter/dene/ voss di Thomas Bernhard regia di Piero Maccarinelli con Massimo Popolizio, Maria Paiato, Manuela Mandracchia Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★ Biglietti Platea A-B interi € 28 ridotti € 23 Platea C interi € 20 ridotti € 16 Gallerie interi € 15 ridotti € 12 SOCIETÀ DEI CONCERTI HAIRSPRAY regia di Massimo Romeo Piparo con Stefano Masciarelli, Giovanna D’Angi, Simone Di Pasquale Platea A-B 3★★★ Platea C-I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Biglietti Platea A-B interi € 39 ridotti € 33 Platea C interi € 35 ridotti € 29 I Galleria interi € 29 ridotti € 24 II Galleria interi € 24 ridotti € 19 Loggione interi € 7,50 SOCIETÀ DEI CONCERTI robin hood il musical di Beppe Dati regia di Christian Ginepro con Manuel Frattini,Valeria Monetti Platea A-B 3★★★ Platea C-I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Biglietti Platea A-B interi € 39 ridotti € 33 Platea C interi € 35 ridotti € 29 I Galleria interi € 29 ridotti € 24 II Galleria interi € 24 ridotti € 19 Loggione interi € 7,50 SOCIETÀ DEI CONCERTI Sala Bartoli 20.30 PRI 16.00 E 20.30 A 20.30 B 20.30 C 16.00 D 20.30 20.30 M 20.30 20.30 20.30 O 20.30 N 16.00 P 20.30 mar ★ 11 novembre mer 12 novembre gio 13 novembre ven 14 21.00 21.00 16 17.00 dom novembre lun 18 novembre mer 19 novembre gio 20 novembre ven 21 novembre sab 22 novembre dom 23 novembre lun 24 novembre mar 20.30 FAM 27 novembre 20.30 O 28 novembre mer gio ven sab Il Gabbiano, Best of Parsons, Mummenschanz, L’Istruttoria, Rondò Veneziano, Sala d’Attesa Il Gabbiano, Best of Parsons, Mummenschanz, L’Istruttoria, Rondò Veneziano, Sala d’Attesa 21.00 29 21.00 30 17.00 novembre dom novembre lun 1 dicembre mar 20.30 PRI di Luigi Pirandello regia di Massimo Castri Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★ Biglietti Platea A-B interi € 28 ridotti € 23 Platea C interi € 20 ridotti € 16 Gallerie interi € 15 ridotti € 12 16.00 E 20.30 A 20.30 B 20.30 C uno spettacolo di Giuliano Scabia Posto unico 1★ 17 26 novembre COSÌ È (SE VI PARE) la luce di dentro novembre mar 20.30 20.30 21.00 15 novembre ★ 25 novembre 16.00 P Gran Varietà Brachetti Cirque Eloize “Rain” Gomorra novembre sab 20.30 M 20.30 N Gran Varietà Brachetti Cirque Eloize “Rain” Gomorra 2 21.00 3 21.00 4 19.00 5 21.00 6 21.00 dicembre mer dicembre gio dicembre ven dicembre sab dicembre ALEXANDRIA di Renata Ciaravino regia di Franco Però con Elisabetta Pozzi Posto unico 1★ Biglietti Posto unico interi € 15 ridotti € 12,50 “prosa” Ilse Ritter, Kirsten Dene e Gert Voss furono i primi interpreti della pièce Dedica d’autore a tre grandi attori Arriva per la prima volta a Trieste uno dei capolavori di Thomas Bernhard Sono molte le ragioni che rendono interessante Ritter/Dene/Voss di Thomas Bernhard: innanzitutto la drammaturgia di uno dei geni più presaghi e affascinanti della letteratura del Novecento, autore qui di una tragicommedia che dipinge con rara incisività le dinamiche familiari e interiori dei tre protagonisti. Un testo aperto, induttivo, che si lascia interpretare in modo disperato oppure consolatorio, o come qualcosa che ricomincia sempre, e che possiede molteplici risonanze. Scritto nel 1984 il lavoro del grande scrittore austriaco ha una forza sorprendente: «Credo che la finis Austriae del Novecento in qualche modo ci sia vicina» spiega il regista Piero Maccarinelli. «È stato così anche con la vera finis Austriae, cento anni fa: se prendi Arthur Schnitzler, è un magnifico autore ancora oggi, anche se ben lontano dalla nostra realtà. Anche nei testi di Bernhard c’è qualcosa che ci riguarda, che riguarda la nostra vita e la nostra sensibilità. Si potrebbe dire che a ogni cambio di secolo l’Austria con i suoi scrittori si fa specchio della crisi europea». Regista sottilmente analitico, Maccarinelli è esperto della drammaturgia di Bernhard e il suo incontro con Ritter/Dene/ Voss è un’altra delle ragioni che assicurano allo spettacolo particolare appeal, assieme all’apporto dei protagonisti Massimo 4 Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia che rappresentano a pieno titolo, nelle loro generazioni, il meglio del teatro italiano. Il loro dialogo a tre, ricco di tensioni, euforie, conflittualità latenti, scoppi d’ira di malata passione terrà ogni spettatore teso, per la forza delle emozioni trasmesse, ma anche per la perfezione tecnica, espressiva che i tre possiedono. Sono i degni eredi di Ilse Ritter, Kirsten Dene e Gert Voss, attori nobili e coltissimi della compagnia di Claus Peymann, ai quali Bernhard dedicò il testo. Il plot vuole che Ritter, Dene e Voss siano figli del ricco industriale Worringer, ormai deceduto: le sorelle Ritter e Dene vivono nella lussuosa dimora di famiglia e attendono l’arrivo del fratello Voss, filosofo, la cui figura allude a Ludwig Wittgenstein. Voss – dopo un passato trascorso cercando la libertà dal controllo paterno e la possibilità di sviluppare le proprie teorie – si è fatto volontariamente rinchiudere nel manicomio di Steinhof (unico luogo in cui sente di poter esprimere liberamente le sue “verità”) e solo saltuariamente ritorna a casa, convinto dalla sorella Dene, contro il parere di Ritter. Dene e Ritter sono attrici, privilegiate dato che il padre ha lasciato loro in eredità la proprietà del teatro cittadino: la prima vive da vestale dei ricordi familiari, la seconda invece è per- corsa dal desiderio di liberarsi di essi, attraverso un impeto distruttivo cui però non riesce a dare attuazione. Sono tre figure al limite della follia, lui chiuso nelle sue manie, le donne affannate nei loro vuoti impegni, divorate da desideri repressi, che esplodono in una non troppo sopita attrazione morbosa per Voss… Un tumulto di conflitti, lapsus e rimozioni che si rivelano – come avviene anche nella realtà – soprattutto nel momento e nello spazio della convivialità: la sala da pranzo che fa da sfondo all’intera messinscena. Davanti al vecchio tavolo di casa Worringer, attorniato da orribili quadri in stile espressionista raffiguranti gli antenati di famiglia, i tre fratelli daranno voce al loro gioco al massacro, ora grottesco, ora drammatico, ora surreale e comunque senza soluzione. Nel magmatico intreccio di parole e pensieri disegnato da Bernhard, ritroviamo una straordinaria stratificazione di piani di lettura: alle sue variazioni tipiche sul tema dell’uomo moderno minacciato nel proprio rapporto col mondo, s’intrecciano riflessioni sull’arte, riferimenti precisissimi alla figura di Wittgenstein, un contrapporsi costante fra trasgressione e tradizione, ribellione e rassegnazione, poli dell’inferno che si scatena attorno al tavolo da pranzo dei Worringer. di Ilaria Lucari “Ritter/Dene/Voss” di Thomas Bernhard regia di Piero Maccarinelli con Massimo Popolizio, Maria Paiato, Manuela Mandracchia Politeama Rossetti dall’11 al 16 novembre 2009 durata 2h e 20’ con intervallo 5 “prosa” «Per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che disturbare. Tutto quello che scrivo, tutto quello che faccio, è disturbo e irritazione (…) Ci sono quelli che lasciano la gente in pace e ci sono altri, tra i quali anch’io, che disturbano e irritano. Io non sono un uomo che lascia in pace la gente, e nemmeno vorrei avere un carattere del genere». Ne La cantina. Una via di scampo, in cui racconta parte della propria biografia, Thomas Bernhard parla di sé in questi termini, cinici e senza dubbio duri. Ma a guardare la sua vita costellata da laceranti dolori e da colpi crudeli, dall’incomprensione e dal sospetto dei contemporanei – che egli comunque non ha mai fatto molto per sopire – e da conseguenti solitudini, l’autore infondo appare, in queste frasi, molto vicino al vero. Frutto indesiderato di una relazione,Thomas Bernhard nasce a Heerlen in Olanda il 9 febbraio 1931: il padre, il falegname salisburghese Alois Zuckerstatter, abbandona la madre Herta Bernhard appena messo al corrente della gravidanza e la donna, che per lo scandalo fugge da casa, viene riaccolta dalla famiglia, a Vienna, col bimbo. Fin dalla più tenera infanzia, Thomas Bernhard si rivela un individuo molto problematico, irrequieto, non incline a qualsivoglia autorità, incapace di vivere un normale legame con la madre. Solo nel nonno materno, lo scrittore Johannes Freumbichler, trova un punto di riferimento affettivo ed esistenziale. Nel 1936 la madre sposa un attivista del partito comunista austriaco, Emil Fabjan e poco dopo con lui si trasferisce in 6 Thomas Bern «Tutto quello che scrivo, tutto quello che faccio, è distu Germania, portando con sé il figlio: il distacco dal nonno e l’estraneità del patrigno arrecano a Bernhard grande sofferenza, assieme anche alla discriminazione che subisce, in quanto austriaco, nell’ambiente scolastico. Giunge addirittura ai tentativi di suicidio. Viene dunque affidato dalla madre ad un istituto di rieducazione per bambini difficili: si tratta in realtà di un duro centro di ispirazione nazista, dove il ragazzino non avrebbe mai trovato serenità. Durante la sua assenza nascono due fratellastri e Bernhard resta sempre più solitario, confortato ancora dal nonno che cerca di introdurlo all’arte: prima la pittura, poi la musica che si rivela la sua vera passione. A dodici anni è iscritto al convitto nazionalsocialista di Salisburgo, dove la sua unica ragione di sopravvivenza diviene lo studio del violino: dopo nhard urbo e irritazione...» la guerra frequenta un istituto cattolico, ugualmente inumano. Sedicenne abbandona il collegio: studia soltanto musica e s’impegna quale apprendista in un negozio di alimentari. Scopre una sconosciuta pace: lavora, il nonno lo manda a lezione di canto e il notevole talento gli fa adombrare una carriera teatrale che inizia al Festival di Salisburgo… Purtroppo il destino lo beffa: un’infreddatura trascurata si “Ritter/Dene/Voss” trasforma in grave pleurite, egli rimane a lungo in pericolo di vita e quando migliora, comprende di non poter più cantare. In questo doloroso momento perde il nonno e, nel convalescenziario, contrae la tubercolosi. Costellata da sciagure la sua esistenza lo vuole, fino ai diciott’anni, ricoverato in sanatorio, solo, sofferente e confortato dalla lettura dei grandi filosofi e dalla scrittura, che intraprende proprio allora. Nel 1951 è definitivamente dimesso e avvia – concludendolo finalmente con successo nel 1957 – un percorso di studi al Mozarteum. Inizia anche l’attività giornalistica per il quotidiano Demokratische Volksblatt: molti degli accadimenti di cronaca o di cultura che tratta sul giornale divengono spunto per le sue opere di narrativa. La prima, intitolata Maddalena la pazza, appare sulle colonne del quotidiano stesso, altri racconti seguono sulle pagine dell’importante rivista letteraria Stimmen der Gegenwart. Da qui la sua produzione diviene sempre più feconda e sperimenta diverse forme: il racconto, il romanzo, la poesia, il teatro. A partire dal 1963 la sua parabola artistica tocca le vette più alte: ha molto successo il suo primo romanzo, Gelo, e segue subito Amras, il più amato dall’autore. Nel 1967 pubblica il suo capolavoro, Perturbamento, cui seguono ulteriori libri molto apprezzati (La fornace, Il soccombente, Estinzione) e numerosi premi internazionali (il prezioso Premio di Stato Austriaco, il Julius Campe, in Italia il Mondello e il Feltrinelli, per citarne solo alcuni). Fra gli anni Settanta e gli Ottanta si occupa molto di drammaturgia e scrive alcuni testi destinati a divenire pietre miliari del teatro contemporaneo: come anche nella narrativa, i suoi protagonisti guardano sconfortati una realtà insensata, incombente, un assieme incomprensibile di tare e algidità. Essi stessi in verità risultano malati, paranoici, attratti dal fallimento e dal degrado morale, immersi in situazioni che non mutano perché tutto è già successo, tutt’al più monologanti e tesi verso un gesto estremo che sembra imminente ma non arriva mai. Nel teatro è stato fondamentale il rapporto di Bernhard con il regista Claus Peymann, che ha messo in scena quasi tutte le sue opere, fra cui vanno menzionate Una festa per Boris, Piazza degli Eroi, Minetti, Il riformatore del mondo, Alla meta, tutti rappresentati con buon esito anche in Italia. Parallelamente ai successi però, la sua carriera è stata connotata da scandali, accuse di diffamazione, querele: Bernhard ha sempre espresso a chiare lettere il suo disappunto verso gli austriaci, la sua resistenza e la sua ribellione a quasi tutte le regole dell’esistenza... Attraverso i suoi scritti colpisce aspramente i salisburghesi e con ferocia, in Piazza degli Eroi del 1988, l’intera Austria per le sue inclinazioni antisemite: in quell’occasione molti politici chiesero addirittura l’annullamento della messinscena, che debuttò al Burghtheater di Vienna fra fischi e proteste… Alla sua morte, nel 1989, Bernhard indirizza al suo Paese un ultimo feroce smacco: nelle sue volontà testamentarie proibisce di fatto la stampa, la lettura o la rappresentazione pubblica di qualsiasi suo scritto, entro i confini austriaci. 7 “prosa” Ritter Manuela Mandracchia «Un fascio di cavi che scarica continuamente la sua elettricità» e ancora «bellissima nel disfacimento interiore della sorellina che ama il vino e le labbra dell’unico maschio veramente concupito (…)» così la stampa nazionale ha definito Manuela Mandracchia nel ruolo complesso e contrastato di Ritter, la più giovane delle sorelle Worringer. Nei panni che furono di Ilse Ritter, l’attrice austriaca di Claus Peymann che per prima interpretò il testo bernhardiano, la Mandracchia è stata molto apprezzata. D’altra parte è una DENE Maria PAIATO La rassicurante, conservatrice Dene di Maria Paiato conquista il pubblico per l’evidente dramma che soffoca in sé e che cerca di celare sotto euforie coatte e speranze cieche, «maestra di sfumature difficili, esitazioni d’animo e sicurezze apparenti (...)» come scrive Rita Sala in una recente recensione apparsa sulle colonne de Il Messaggero. L’attrice si è imposta nel teatro italiano per la sua raffinatezza e sensibilità, per la capacità di incredibili intensità espressive di cui ha dato prova eccellente fra l’altro, nel recen- VOSS Massimo POPOLIZIO Carismatico, capace di vibranti profondità drammatiche ma anche sottilmente analitico, Massimo Popolizio è un attore che coinvolge ed emoziona in ogni sua prova: impersonare la lucida follia di Voss sarà per lui un’ulteriore sfida, vinta con eleganza, in una carriera caratterizzata da risultati di assoluta eccellenza. Allo Stabile regionale è stato applaudito l’ultima volta lo scorso anno, impeccabile nei panni del Barone Laborde, diretto da Luca Ronconi, ma innumerevoli sono state le sue apparizioni sul pal- 8 “Ritter/Dene/Voss” delle più affermate artiste della scena contemporanea: diplomatasi nel 1993 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, subito viene notata dalla giuria del Premio Wanda Capodaglio che le conferisce il riconoscimento attribuito ai miglior allievi delle scuole di recitazione d’Italia. Importante per la sua carriera teatrale è il sodalizio che la lega a Luca Ronconi con la regia del quale spicca particolarmente nei ruoli di Rosaura ne I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, Lucia ne Il Candelaio di Giordano Bruno e (accanto a Mariangela Melato) in quello di Lidia in Amor nello specchio di Giovan Battista Andreini. Per quest’ultimo ruolo nel 2003 ottiene l’ambito Premio Ubu come migliore attrice non protagonista ed il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (la cerimonia fu ospitata allora proprio dallo Stabile regionale). Lavora con ottimi esiti anche con Massimo Castri: recita la parte di Mommina in Questa sera si recita a soggetto di Luigi Pirandello (e nuovamente riceve l’Ubu come migliore attrice giovane) e – accanto a Umberto Orsini – Laura ne Il padre di August Strindberg applaudito anche al Politeama Rossetti nella Stagione 2005-06. Sono inoltre da ricordare le sue prove ne L’ignorante e il folle di Thomas Bernhard con la regia di Mauro Avogadro, e nel 2006 in Roma ore 11, spettacolo che idea e dirige con Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres ed Alvia Reale: la messinscena ha vinto il Premio ETI - Gli Olimpici del Teatro come miglior spettacolo d’innovazione del 2007. te monologo Un cuore semplice tratto dal romanzo omonimo di Gustave Flaubert per la regia di Luca De Bei. Lo spettacolo è stato uno dei massimi casi dell’anno passato, ha sorpreso ed è stato amato tanto da valere all’attrice il Premio Olimpici del Teatro nella categoria “One woman show”. Diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico nel 1984, Maria Paiato ha in realtà alle proprie spalle una ricca esperienza teatrale e cinematografica, precedente all’exploit con que- sto monologo, e ha dimostra una notevole versatilità. La sua ricca attività nella prosa la porta a collaborare con importanti registi come Luca Ronconi (ne Il silenzio dei comunisti nel 2006), Antonio Calenda che la dirige ne La tana di Alberto Bassetti, Mauro Bolognini che la sceglie per lo shakespeariano Sogno d’una notte di mezza estate, Giancarlo Sepe che la vuole in Un marito ideale di Oscar Wilde. Inoltre è apprezzata da Maurizio Scaparro con cui lavora in Fatto di cronaca di Viviani, da Nanni Loy e da Roberto Guicciardini. Ha lavorato anche nel mondo del teatro musicale con Saverio Marconi (Le notti di Cabiria). Al cinema è stata diretta, tra gli altri, da Francesca Archibugi in Lezioni di volo, del 2007 e – nello stesso anno – da Marco Martani in Cemento armato. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti come migliore attrice italiana, tra cui il Premio Borgio Verezzi (1994), il Premio Flaiano (2001), il Premio Olimpici del Teatro (2004), la Maschera d’Oro (2005), e due Premi Ubu (2005 e 2006). coscenico del Politeama Rossetti, sempre applaudite dal pubblico come pure dalla critica più severa. Formatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma inizia subito una proficua collaborazione artistica con Luca Ronconi, che solo un anno dopo il diploma gli affida già un ruolo da protagonista nella Commedia della seduzione di Schnitzler. Inizia da lì una serie di prove impeccabili in regie ronconiane, fra cui vanno menzionate almeno Strano interludio e Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill, Gli ultimi giorni dell’umanità di Krauss, Misura per misura di Shakespeare, Peer Gynt di Ibsen, Ruy Blas di Hugo, e poi Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda e I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Ambito anche da altri prestigiosi registi, ha avuto ruoli importanti anche in lavori di Massimo Castri, Cesare Lievi, Angelo Longoni, Mauro Avogadro. Nutrito l’elenco dei premi ricevuti, ove figurano più volte l’Ubu, il Premio della Critica, l’Eschilo d’Oro e il Nastro d’argento per il doppiaggio del film Hamlet di Kenneth Branagh. Al cinema si impone per intensità e versatilità: lo ricorderemo in lavori recenti come Romanzo Criminale diretto da Michele Placido nel 2005, Mare nero di Roberta Torre (2006) e Il Divo di Vittorio Sbardella (2008), ma merita segnalare anche interpretazioni precedenti, come quella del Marchese ne Le affinità elettive che i fratelli Taviani nel 1996 hanno tratto da Goethe. All’impegno teatrale, radiofonico, nel doppiaggio e cinematografico ha saputo intrecciare anche ruoli televisivi in fiction e sceneggiati di qualità. 9 “eventi speciali” Alla Sala Bartoli lo spettacolo incentrato sulla figura di Franco Basaglia La liberazione della luce di dentro Giuliano Scabia dirige gli attori dell’Accademia della Follia di Claudio Misculin Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha sempre guardato con interesse al territorio, ponendo in luce sia le sue specificità storiche e culturali, sia le potenzialità dei suoi artisti: è proprio in questo ambito, e per una pluralità di ragioni, che trova spazio la programmazione de La luce di dentro. Costruito su un testo di Gianni Fenzi da Claudio Misculin e dagli attori dell’Accademia della Follia diretti da Giuliano Scabia, La luce di dentro non è uno spettacolo “fra i tanti”: è qualcosa di più profondo, motivato, un’esperienza forte per pubblico e attori, che obbliga a una partecipazione più disarmata e impetuosa rispetto a quella che dedichiamo a una qualsiasi serata a teatro. È una “lezione”, fin dalle prime righe del programma, che ci parlano di una luce misteriosa e semplice che non tutti sanno vedere, e del coraggio di aprire in noi una porticina, per farcela entrare; parlano di andare a teatro rilassati e di abbandonarci alle sorprese che potrebbero capitare; parlano di rischio, attori “a rischio” che nel rischio vivono amandolo alla follia… Lo spettacolo è incentrato sulla figura di Franco Basaglia, a cui nel 2008 – anno del trentennale della legge 180 – si fa omaggio, ed è giusto che trovi nella “luce” il suo segno fondante. Non si potrebbero infatti racchiudere in poche parole, o 10 nelle dinamiche di una piéce, tutte le vicende, le figure, gli avvenimenti, il complesso cambiamento che la Legge Basaglia ha indotto in questi decenni. Si può però condensarne il senso in un’immagine: quella del passaggio da una grigia città chiusa, murata, prigioniera, a una libera esplosione di luci, colori, potenzialità. Celare, negare dietro una sofferenza priva di luce, di diritti e di dignità, o piuttosto esprimere, conoscere, abbracciare una verità che – certo – possiede un proprio profilo di fragilità… ma perché non volerne vedere anche la ricchezza, la generosità, il valore? Perché non guardare all’apporto prezioso di persone che – abbattute quelle mura – hanno ricominciato a “succedere, divenire, vivere”? È questa la luce che Franco Basaglia ha liberato, e che viaggia ora anche sul palcoscenico della Sala Bartoli, inducendo a riflettere sull’atto di un uomo che “cavalcando un azzurro, matto cavallo (…) ha trasformato, dopo averlo attraversato, l’impossibile in possibile”. Claudio Misculin sarà nei panni di Basaglia ai tempi di Marco Cavallo, attorniato dagli attori dell’Accademia diretti da Giuliano Scabia, un artista che ha vissuto e conosciuto davvero quei tempi, che ha attraversato l’avanguardia, costruito un proprio poetico linguaggio d’autore e regista, capace di rara profondità, fantasia, delica- tezza: dimensioni irrinunciabili per seguire la scia di simbolico azzurro di Marco Cavallo, del quale sentiremo risuonare i canti… Su quella scia si muoveranno ben undici interpreti, provenienti da quell’Accademia il cui primo nucleo è nato all’interno dell’ ex ospedale psichiatrico di Trieste proprio mentre le sue mura venivano abbattute. Il fondatore è Claudio Misculin, artista, attore e regista, che si trovava lì, a far parte del “grande sogno”. Dopo una pausa nel teatro tradizionale, Misculin ha proseguito con vigore la sua ricerca che confluisce nel Velemir Teatro (1983) e poi nel 1992 nell’Accademia della Follia. Un progetto teatrale e culturale costituito da attori a rischio, un’esperienza singolare-universale: «Qui – spiega – la sofferenza individuale trova lo spazio delle parole e dei gesti. Poter fare, fare con senso. Qui il teatro diventa terreno comune per agire la diversità e la sua trasformazione. Qui, per finire o per incominciare, si opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status sociale». Qui – diremmo noi – s’impara a raccontare e ad alimentare, anche nel nostro mondo frettoloso e distratto, l’indispensabile, vitale magia della “Fabbrica della Luce”. di Ilaria Lucari “La luce di dentro” uno spettacolo di Giuliano Scabia in collaborazione con Claudio Misculin e l’Accademia della Follia Sala Bartoli dal 13 al 16 novembre 2008 durata 1h senza intervallo 11 “eventi speciali” Gianni Fenzi, il piacere di “ridere di teatro” “Gianni (Giowanni) Fenzi è nato a Rovigo (Rowigo). Trasferitosi ragazzo a Genova (Genowa) vi ha compiuto studi sommarii e inutilmente eclettici. Dopo un quadriennio all’Olivetti (Oliwetti) entra nella grande famiglia del Teatro da cui dopo trent’anni non si è ancora separato anche se numerose sarebbero state le ragioni e/o occasioni per farlo. Alterna con ostinazione il mestiere dell’attore e quello di regista non preoccupandosi del risultato. In seguito alle cicliche crisi del Teatro si ricicla con la piccola narrativa non preoccupandosi del risultato. Continua a vivere con tenace inconsistenza a Trieste, preoccupando del risultato chi gli sta vicino”. Così, 10 anni fa, rideva di sé 12 Gianni Fenzi mentre continuava a “ridere di teatro”, che è la stessa cosa. O quantomeno per lui lo era. Bisogna avere due polmoni da apnea per immergersi in questo mare di ridere che nel corso della sua (troppo breve) vita Gianni ci ha regalato. Un giorno di ottobre del 1963, ventenne, per la prima volta mette piede su un palcoscenico (quello del Teatro Stabile di Genova) e da allora non ne scenderà più. Sarà, per tutta la vita, un uomo di teatro, ma anche fuori dal teatro e ovunque Gianni porterà quella sua risata, il suo piacere di vivere e di fare, schietto e rispettoso, che “non si preoccupava del risultato”, la sua spiazzante ironia mai brutale, inguaribilmente gentile. Il diavolo e il buon Dio, La coscienza di Zeno, Una delle ultime sere di Carnovale, I Rusteghi, Madre Courage e i suoi figli, L’eccezione e la regola, Don Chisciotte, Le farse di Fo, La storia di tutte le storie, Misura per Misura, Anfitrione, La contessa Maritza, Cantando Cantando, Frankensteinmusical, La strana coppia, A piedi nudi nel parco, Smemorando. Sono soltanto alcuni degli spettacoli dove in un ruolo o nell’altro - ora attore, ora regista, ora autore, uno doppio e trino - spicca il nome di Gianni Fenzi. Luigi Squarzina, Lauretta Masiero, Gianrico Tedeschi, Gianni Rodari, Gigi Proietti, Neil Simon, Zuzzurro e Gaspare, Fabrizio De Andrè. Sono soltanto alcuni dei figli cari alle muse cui il nome di Gianni Fenzi è vincolato. “La luce di dentro” Le ragioni di uno spettacolo la locandina Sono nominato due o tre volte nel testo di Gianni Fenzi (che avevo conosciuto allo Stabile di Genova, lui giovane attore, alla fine degli anni 60) - e per questo mi sembrava sconveniente che fossi io a guidare la messa in scena. Ma Peppe Dell’Acqua, Claudio Misculin e gli attori dell’Accademia della Follia sono riusciti a sedurmi. Ho voluto aggiungere al mio nome quello di Vittorio Basaglia, mio compagno (con Stefano Stradiotto, Federico Velludo, Ortensia Mele, Vittoria Basaglia) nell’azione di Marco Cavallo (1972/73) - che nel testo di Fenzi non appare. Ho chiesto a Misculin (col quale nel 1985 avevamo fatto Cinghiali al limite del bosco) di interpretare Franco Basaglia - cercando un modo attoriale adatto, senza perdere la forza delle sue straordinarie capacità. Il breve testo di Fenzi, che regge il racconto, è stato costellato di presenze, quasi convitati all’apparizione di Marco Cavallo - del quale risuonano i canti. Sono grato all’Accademia e a tutti per avermi fatto fare un nuovo passo (dopo l’azione del ‘73, il Teatro Vagante coi cantastorie del ‘75, i Cinghiali dell’85, la Lettera ai cavalli di Trieste del ‘95, Il Drago di Montelupo incontra Marco Cavallo del 2003) nel cercar di capire la complessa storia della malattia mentale, dell’immaginazione, della cura, della metamorfosi del manicomio, dei modi di curare, della psichiatria - e di ciò che per ognuno sono la poesia, la musica e il teatro - nel presente, senza nostalgie, facendo tesoro di tutto ciò che è accaduto. di Giuliano Scabia Ho conosciuto poco Gianni Fenzi, attore e regista, ma ho avuto modo di apprezzare il suo lavoro. Era di ottobre. Amici comuni mi invitarono al Museo Revoltella qualche mese dopo che Gianni se ne era andato. I suoi amici più cari parlarono di lui. Ariella Reggio, Luca Guidi, Adriano Giraldi rappresentarono un lavoro in due tempi di Gianni, Passeggeri a Trieste. Raccontava di due eccezionali passeggeri: Tina Modotti e Franco Basaglia. La luce di dentro è il pezzo che racconta di Franco Basaglia al tempo di Marco Cavallo. Il testo era attraversato da interventi musicali, la fisarmonica magica di Aleksander Ipavec, arie balcaniche e tzigane e uno struggente Astor Piazzolla. L’atmosfera, le parole, la recitazione, le musiche congiurarono. L’emozione fu grande e così la nostalgia. Dilagarono prepotenti i ricordi e l’intensità di quei giorni. Non ho avuto dubbi: quel testo bisognava farlo conoscere. Ho chiesto a Rita Fenzi, la moglie di Gianni, di poterlo utilizzare e Rita non ha nascosto la sua gioia per quel che le chiedevo. Mi disse: Gianni e io ci siamo innamorati proprio lì, in quei giorni, a San Giovanni. Ho chiesto a Giuliano Scabia se voleva mettere in scena La luce di dentro dove, a un certo punto, compare anche lui. Ho chiesto ancora a Claudio Misculin e all’Accademia della Follia. Lo spettacolo di stasera è nato così. ...e, adesso, andiamo a incominciare! di Peppe Dall’Acqua uno spettacolo di Giuliano scabia in collaborazione con Claudio Misculin e l’Accademia della Follia testo di Gianni fenzi con inserti di Alda Merini umberto saba peppe dell’Acqua Claudio Misculin Giuliano Scabia Darko Kuzma canti di Marco cavallo coreografie di Cristiana Fusillo testa di Marco Cavallo di Diego Iaconfcic in scena Claudio misculin, donatella de gilio, Pino feminiano, francesca hagelskampf, darko kuzma, sabrina nonne, Gabriele palmano detto charlie, valentina sussi, arianna rossi, giuseppe denti, andrea zelesnikar 13 “musical” Massimo Romeo Piparo porta in Italia il grande successo di Broadway Hairspray, il musical non è a dieta Un cast di 30 persone guidato da Stefano Masciarelli e Giovanna D’Angi È davvero travolgente e irrefrenabile l’entusiasmo di Tracy Turnblad, la giovane adolescente over size protagonista di Hairspray. Un entusiasmo che a poco a poco contagia i protagonisti dello spettacolo e il pubblico in platea: perché Hairspray non è soltanto un musical che tenta di rifare sugli anni Sessanta la stessa operazione che Grease fece sugli anni Cinquanta, con una storia accattivante e una colonna sonora fatta di pezzi orecchiabili ispirati alle hit dell’epoca. Hairspray entusiasma perché vuole far capire come negli anni Sessanta si sia respirata in America (e nel mondo) un’aria di cambiamento: «Mamma, oggi tutto è diverso» esclama a un certo punto Tracy a sua madre, che non esce di casa perché teme le critiche della gente sui suoi chili di troppo. Ma siamo negli anni Sessanta e... grasso è bello! E così la voglia di emancipazione del “grasso” e del “ciccione” diventa il pretesto per sognare l’emancipazione dei “negri”, all’epoca relegati in un angolo della società e della ribalta televisiva:Tracy combatte così una crociata per far sì che tutti i giorni diventino il “negro day” e sembra quasi sognare il momento in cui un “negro” diventerà presidente degli Stati Uniti d’America. Tutto questo avviene nell’ambito della televisione, lo strumento attraverso il quale è possibile cambiare la Storia. La vicenda ruota infatti attorno al 14 Corny Collins Show, trasmissione cult dei giovani di Baltimora, un Ballando con le stelle ante litteram ispirato al vero Buddy Dean Show, che nell’America dei primi anni Sessanta incollava milioni di adolescenti davanti ai televisori Come scrive il regista Massimo Romeo Piparo, «oggi come nel 1962, in Italia come negli USA o in ogni angolo del Mondo, la TV crea miti e facili leggende. Oggi come allora, qui come altrove, questi Miti e queste Leggende ci mettono pochissimo a dissolversi come una tempera diluita in un fiume. Ed è la TV che racconta la realtà ad essere al centro della messinscena: perché solo in TV ormai può esistere una realtà che non è mai esistita né mai esisterà». Hairspray è uno dei maggiori successi teatrali dell’ultimo decennio: otto Tony Awards tra cui quello per il miglior musical a Broadway, quattro Olivier Award a Londra, dove per la prima volta un musical è stato candidato in tutte le 11 categorie. Nato nel 1987 come commedia cinematografica senza canzoni per la regia di John Waters, Hairspray diventa un musical nel 2002 e debutta in una Broadway ancora scioccata dalla tragedia dell’11 settembre e desiderosa di divertimento e di leggerezza, dopo il trionfo di The Producers di Mel Brooks. Il clamoroso successo teatrale convince i produttori a investire sullo spettacolo e a riportarlo al cinema in un gran- dioso e scintillante film-musical con un cast stellare guidato da John Travolta en travestì, affiancato da Christopher Walken, Michelle Pfeiffer, Zac Efron e Queen Latifah. Nei panni rigorosamente femminili della triste “cicciona” che riconquista sorriso e fiducia in sé stessa grazie alla figlia e al ballo, troviamo l’esuberante Stefano Masciarelli, reduce da tre anni di trionfante tournée con La Febbre del Sabato Sera, chiamato qui ad una prova molto impegnativa, non foss’altro per le oltre due ore di trucco che lo attendono ogni sera. Giovanna D’Angi è la fortunata vincitrice dei lunghi provini per il ruolo protagonista di Tracy. Il giovane talento siciliano l’ha spuntata sulle oltre 300 pretendenti selezionate in tutta Italia e corona con Hairspray il sogno di calcare le tavole di un palcoscenico e di diventare una delle stelle nascenti del musical italiano (il suo debutto il mese scorso al Sistina di Roma è stato salutato unanimemente da pubblico e critica). Nel numeroso cast (30 persone in scena) vi sono attori di solida esperienza come Giulio Farnese, affermati talenti del musical italiano come Christian Ruiz (Jesus Christ Superstar, Grease, Rent, La Febbre del Sabato Sera, Alta Società, My Fair Lady) e il campione della trasmissione televisiva Ballando con le stelle Simone Di Pasquale, “Tony Manero” ne La Febbre del Sabato Sera dei record. (s.cu.) “Hairspray” musiche di Mark Shaiman libretto di Mark O’Donnell e Thomas Meehan regia di Massimo Romeo Piparo con Stefano Masciarelli, Giovanna D’Angi, Simone Di Pasquale Politeama Rossetti dal 18 al 23 novembre 2008 durata 2h e 45’ con intervallo 15 “musical” ATTO 1 UN GIORNO BALLERÒ (Good Morning Baltimore) Tracy DANZA LA TRIBÙ (The nicest kids in town) Corny MAMMA SONO GRANDE ORMAI (Mama. I’m a big girl now) Tracy, Edna, Amber, Velma, Penny, Prudy COME IN UN BEL FILM (I can hear the bells) Tracy MISS BELLA E SNELLA (Miss Baltimore Crabs) Velma MANCHI TU (It Takes Two) Link IL VENTO DEGLI ANNI ’60 (Welcome to the ‘60s) Tracy, Edna, Compagnia ATTO II NERO E’ DI PIÙ (Run and Tell That) Seaweed, Inez, Motormouth BELLEZZA IN QUANTITÀ (Big, Blonde & Beautiful) Motormouth IL TEMPO NON PASSA PER TE (Timeless to Me) Edna,Wilbur SENZA TE (Without Love) Link LA TUA LIBERTÀ (I Know Where I’ve Been) Motormouth SPRAY (Hairspray) Corny UFO (Cooties) Amber MUOVITI COSÌ (You Can’t Stop the Beat) Tracy, Penny, Edna, Compagnia 16 Broadway e Hollywood vanno di nuovo d’accordo I film musicali ritornano campioni d’incasso Dopo i successi degli anni Cinquanta e Sessanta e dopo il trionfo dei più recenti Grease, Hair e Jesus Christ Superstar, il matrimonio tra Hollywood e Broadway sembrava conoscere un momento di grave crisi: nella seconda metà degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta, mentre i musical continuavano a riempire i teatri di Londra, Broadway e di tutto il mondo, si contavano sulle dita di una mano i film musicali (solo la Disney continuava a crederci, creando un’eccezionale sequenza di cartoni animati la cui colonna sonora veniva affidata ai migliori autori teatrali). A partire dalla fine degli anni Novanta la crisi sembra essere finita, e Hollywood ha ritrovato la voglia di musical: a partire dal 1996, con l’uscita al cinema di Evita, il musical di Andrew Lloyd Webber affidato alla regia di Alan Parker e all’interpretazione di Madonna, Antonio Banderas e Jonathan Pryce, più o meno tutti gli anni sono usciti almeno un paio di film tratti da grandi successi di Broadway, oppure delle produzioni originali, come il bellissimo Moulin Rouge di Baz Luhrmann, o il recente Across the Universe che la regista Julie Taymor ha costruito sulle intramontabili canzoni dei Beatles. Il trend viene consacrato nel 2002 quando Chicago, splendida edizione cinematografica diretta da Rob Marshall del musical reso celebre dalle coreografie di Bob Fosse, riceve ben 6 premi Oscar tra cui quello per miglior film e 7 nomination: nel cast star del calibro di Catherine Zeta-Jones, Renée Zellweger e Richard Gere. Nel 2004 Andrew Lloyd Webber tenta di ripetere al cinema il successo planetario del suo musical più famoso, ma il risultato è inferiore alle aspettative: Il fantasma dell’opera non riesce infatti a bissare il successo teatrale. Nel 2005 escono Rent e The Producers, due dei più grandi successi degli ultimi anni a Broadway, ma il successo rimane confinato prevalentemente agli Stati Uniti e all’Inghilterra. Nel 2007 è la volta di Hairspray, con un cast stellare che comprende John Travolta, irriconoscibile nel ruolo en tra- “Hairspray” la locandina vesti di Edna Turnbald, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken e la giovane star Zac Efron, reduce dal successo di un altro musical telecinematografico, quell’High School Musical che a sorpresa è riuscito a conquistare e ad appassionare al genere milioni di teenager in ogni angolo del mondo. Nello stesso anno esce Sweeney Todd diretto da Tim Burton, con uno strepitoso Johnny Depp nel ruolo del demoniaco barbiere di Fleet Street. Ma il successo più grande (in parte inatteso) è quello della versione cinematografica di Mamma Mia!: creato dallo stesso team che ha portato in scena l’edizione teatrale dello spettacolo che sarà in scena a fine aprile anche al Rossetti (Phyllida Lloyd alla regia, Anthony van Laast alle coreografie, Judy Cramer alla produzione), e prodotto con un budget relativamente modesto, Mamma Mia! è diventato il musical che ha incassato di più nella storia del cinema, ed è nella top 50 dei film più visti di sempre. Notevole è stato il successo del film anche in Italia, con oltre un milione e mezzo di biglietti venduti. E mentre Broadway va a cercare nel cinema l’ispirazione per nuovi musical (è imminente il debutto di Shrek, in cartellone ci sono Young Frankestein di Mel Brooks e Billy Elliot con le musiche di Elton John, mentre l’estate prossima arriverà niente di meno che Spiderman, con le musiche di Bono e The Edge degli U2), a Hollywood non mancano i progetti di nuovi musical cinematografici: l’anno prossimo uscirà Nine, musical di Maury Yeston ispirato a Otto e Mezzo di Fellini (nel cast sono annunciati Nicole Kidman, Kate Hudson, Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Judy Dench, Sophia Loren ed Elio Germano), mentre nel 2010 potrebbero arrivare sugli schermi Sunset Boulevard di Andrew Lloyd Webber, il remake di My Fair Lady e Wicked di Stephen Schwartz. Intanto è recente l’annuncio dell’acquisizione dei diritti cinematografici da parte della Universal Pictures per In the Heights, il musical premiato con il Tony Award di quest’anno. (s.cu.) Tracy giovanna d’angi Edna stefano masciarelli Wilbur GIULIO FARNESE Link SIMONE DI PASQUALE Corny CHRISTIAN RUIZ Amber FRANCESCA NEROZZI Penny DANIELA SIMULA Velma FLAVIA ASTOLFI Prudy, madre di Penny MANUELA TASCIOTTI Motormouth TIA ARCHITTO Mr Pink PIERO DI BLASIO Seaweed GIANLUCA PETRUZZELLI Inez BARBARA COMI corpo di ballo FANI CAREDDU TRACY HELLENBERG MEKDES CORTILI VINCENZO MINIERI FABRIZIO GRAZIANI GIAMPIERO GENCARELLI CRISTIAN CICCONE NAIKE ORILIO ILARIA SEGONI MARIANNA SCARCI 17 ci sono infiniti modi di essere presenti sulla scena. il nostro, storicamente, sta nel fare che ciò accada. molto, molto prima che il sipario si alzi generali è lì. Generali. dove c’è arte. caféRossetti news Le novità 2008-2009 Teatro a Tavola @ 25 euro 3 portate & 3 bicchieri & acqua & caffè se l’acquisto avviene contestualmente a quello dei biglietti per lo spettacolo Vino in abbonamento offerta riservata agli abbonati del Rossetti. 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Nel cambio, lo Stabile ha guardato a un cult del teatro brillante, arguto ritratto del mondo del teatro, dei suoi tic e delle sue manie, che in qualche modo prosegue una riflessione sul mondo del palcoscenico, iniziata già con To be or not to be. Rumori fuori scena di Michael Frayn rappresenta diverse fasi della costruzione di uno spettacolo, dalle prove alla tournée, tra ripicche e divertentissimi screzi fra attori. Sul palcoscenico e nel backstage accade di tutto: interruzioni, errori, conflitti, tensioni, rappacificazioni, crisi isteriche del regista, tresche amorose fra gli interpreti, e poi entrate sbagliate, scene ripetute, attori che si perdono dietro le quinte… Un irresistibile sguardo su miti e debolezze del mondo del palcoscenico, ma anche metafora dell’uomo, ritratto nelle sue fragilità e nelle sue grandi utopie. La compagnia Attori & Tecnici propone da 25 anni questo piccolo gioiello del teatro comico, da oltre 25 anni: al Politeama Rossetti andrà in scena dal 13 al 17 maggio. Tedeschi e Pagano, successo a Roma Applausi al Valle e al Quirino per le due produzioni Hanno debuttato a Roma con grande successo di pubblico e di critica lo scorso 28 ottobre Lillipupa e La Rigenerazione, entrambi spettacoli prodotti dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia, diretti da Antonio Calenda, e presentati rispettivamente al Teatro Valle e al Teatro Parioli. Mentre Lillipupa di Nicola Fano con Angela Pagano ha concluso la sua parentesi romana domenica 9 novembre, per proseguire ora un tour che lo porterà fra l’altro proprio a Napoli, il capolavoro sveviano, interpretato da Gianrico Tedeschi, replicherà al Teatro Parioli ancora fino al 16 novembre. Per La Rigenerazione ci sarà poi un “giro” fittissimo, che impegnerà il cast per buona parte del 2009 e che toccherà nuovamente anche la regione, con una puntata al Teatro Verdi di Pordenone dal 21 al 23 novembre. Alle prime romane, platee di vip molto calorose, in cui spiccavano, fra gli altri, “nomi” del teatro nazionale come Milena Vucotic, Rigillo, Giuffré, Osvaldo Ruggieri. 21 Prima di arrivare a Trieste il musical in scena a Vienna, Monaco e Zurigo Trionfo per il Rocky Horror Show Pubblico e critica applaudono a Berlino la prima del nuovo allestimento Ha ottenuto unanimi consensi da parte del pubblico e della critica delle principali testate tedesche e inglesi la nuova edizione del Rocky Horror Show che ha debuttato all’Admiralpalast di Berlino il 31 ottobre scorso e che sarà in scena al Rossetti dal 1° al 5 aprile 2009. Il musical, che va in scena sotto la diretta supervisione dell’autore Richard O’Brien - presente in sala alla prima dello spettacolo - è diretto da Sam Buntrock, regista candidato quest’anno al Tony Award per la sua edizione di Sunday in the Park with George, andato in scena a Londra e a Broadway. Applausi per i protagonisti Rob Fowler, straordinario Frank’n’Furter, Chris Ellis Stanton (Brad) e Ceri-Lyn Cissone (Janet). www.ilpiccolo.it 22 Standing ovation a Fermo per Robin Hood Lo spettacolo al Rossetti dal 25 al 30 novembre Lunghi applausi al Teatro dell’Aquila di Fermo per la prima di Robin Hood, il musical di Beppe Dati diretto da Christian Ginepro che ha entusiasmato il pubblico presente in sala. Notevole il successo personale del protagonista Manuel Frattini e di Valeria Monetti. Robin Hood sarà in scena al Politeama Rossetti da martedì 25 a domenica 30 novembre. La prevendita dei biglietti è aperta. il giornale della tua città un assaggio della prossima stagione I Piccoli di Podrecca a dicembre in Bartoli news flash Ritorna il Ballo Viennese a Trieste Già superato l’incasso totale dell’anno scorso Il pianista Piccolowsky e Sinforosa Strangoloni, l’eccentrico violinista e la delicata ballerina e poi l’allegria della Banda d’Affori e il goffo flautista dell’Orchestra Viennese… Non è Natale se questi immortali personaggi non fanno ritorno sul palcoscenico della Sala Bartoli, con le loro gag vissute a ritmo di musica e attraverso le sorprendenti evoluzioni di cui solo le preziose marionette dei Piccoli di Podrecca sono capaci. Anche quest’anno lo Stabile regionale programmerà – dal 22 dicembre all’11 gennaio – le recite del tradizionale Varietà dei Piccoli, uno spettacolo divertente e apprezzabile da spettatori di tutte le età, ma che sembra nato per incantare i bambini. Il biglietto per una delle molte recite (programmate spesso al pomeriggio, proprio per agevolare i più piccoli) rappresenterà un dono gradito da aggiungere al sacco di San Nicolò o sotto l’albero... E – per chi non avesse ancora vissuto l’esperienza – l’incontro con queste magiche creature intessute di musica e fatte di legno, stoffa e fili, rappresenterà un’emozione indimenticabile. Si terrà il prossimo 22 novembre al Circolo Ufficiale il tradizionale Ballo di beneficienza del Forum Europeo Italo-Austriaco; si tratta di una serata di gala all’insegna dei canoni dell’eleganza viennesi divenuto ormai un appuntamento fisso dell’inverno triestino per tutti gli appassionati. Nella serata sarà possibile ballare e gustare una buona cena con servizio al tavolo, il tutto in un’ atmosfera piacevolmente allietata dalla musica dal vivo della Galà Orchestra. L’evento viene organizzato in collaborazione con il Circolo Ufficiali, il Ministero degli Affari Esteri di Vienna, la Città di Vienna, il Comune e la Provincia di Trieste, il Teatro Rossetti, “Le Torri d’Europa”, Illycaffè, Principe e Daytona. Il Ballo per la sua popolarità prevede la prenotazione obbligatoria entro il 14 novembre 2008 - www. italoaustriaco.it alla voce Ballo Viennese. (Ultimi posti ancora disponibili - info@italoaustriaco. it - 040.634.738). La Giselle di dicembre arriverà da Mosca Periodico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia redazione Viale XX Settembre, 45 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it [email protected] Anno XVI - numero 160 11 novembre 2008 Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna Il balletto sarà in scena il 22 e 23 dicembre Il balletto Giselle in programma il 22 e 23 dicembre sarà eseguito dal Russian State Ballet e non dal Balletto Nazionale di Sofia. Nell’impossibilità di portare in tour l’ensemble bulgaro, la produzione sottolinea che la sostituzione è di addirittura più alto livello. Con i suoi cinquanta solisti tra cui molti selezionati tra i vincitori di concorsi nazionali e internazionali il Russian State Ballet è con il Bolshoi e il Kirov una delle più note compagnie di ballo russe nel mondo. 23 Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.