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28 Mensile d’informazione cinematografica del Cinema Smeraldo - Teramo ALTERNATIVA CINEMA 2016-17 programma di marzo mercoledì 1° marzo MONTE mercoledì 8 marzo 150 MILLIGRAMMI mercoledì 15 marzo (Amir Naderi) (Emmanuelle Bercot) (Fabio Bobbio) I CORMORANI mercoledì 22 marzo mercoledì 29 marzo (Léa Fehner) (Joachim Lafosse) LES OGRES DOPO L’AMORE a cura di Anna Fusaro Smeraldo Cinema - Teramo www.smeraldocinema.it 1° spettacolo: ore 18.00 • 2° spettacolo: ore 21.30 biglietto d’ingresso: 5,00 euro alternativa CINEMA mercoledì 1° marzo (ore 18.00 - 21.30) Monte Juste la fin du monde Regia, sceneggiatura, montaggio, sound design: Amir Naderi Fotografia: Roberto Cimatti Scenografia: Daniele Frabetti Costumi: Monica Trappolini Suono: Gianfranco Tortora Interpreti: Andrea Sartoretti, Claudia Potenza, Zaccaria Zanghellini, Anna Bonaiuto, Marco Boriero Nazione: Italia, Stati Uniti, Francia Anno: 2016 Durata: 105’. Attraverso uno scrupoloso lavoro sul suono, Amir Naderi narra l’impresa titanica e allegorica di un uomo che cerca di abbattere una montagna a martellate. Nell’Italia medioevale una famiglia fatica a sopravvivere in una zona rocciosa all’ombra di un monte che non lascia passare i raggi del sole e rende il terreno incoltivabile, ridotto a pietre e sterpaglie. Agostino con la moglie Nina e il figlio Giovanni vive nell’abitazione in cui ha sempre vissuto la sua famiglia da generazioni e non intende lasciarla, nonostante tutto gli suggerisca di andarsene. Trattati come appestati quando si recano nei centri più grandi per vendere senza successo le pessime verdure che coltivano e respinti da tutti perché accusati di portare sfortuna, sembra non esserci salvezza per loro. Almeno fino a che Agostino, che di trasferirsi non vuole saperne, non decide che quel problema che li affligge lui lo distruggerà, che da solo abbatterà la montagna a martellate, non importa quanto ci vorrà. (filmup.it) Presentato fuori concorso all’ultima Mostra di Venezia, un’opera apolide diretta da un iraniano, coprodotta da vari Paesi, interpretata da attori italiani. Un po’ penitenziale, questo va detto; tutt’altro che priva di valori cinematografici, però. Amir Naderi riveste la sua allegoria di belle immagini dalle luci caravaggesche e i suoi attori di costumi che ricordano certo cinema di Pasolini; mentre elabora con estrema cura la materia sonora. I rumori, soprattutto; perché i dialoghi, in italiano corrente e pulito, stonano alquanto con il tono atemporale e metaforico dell’insieme. (Roberto Nepoti, La Repubblica) Monte lavora con ostinazione sull’esigenza di una resistenza oltre i propri limiti. Le motivazioni non risiedono nella cieca testardaggine, bensì nella convinzione che le proprie radici portino sempre con loro un senso e una speranza. Costruito su dialoghi esigui e una poderosa presenza scenografica naturale (il film è stato girato sulle Dolomiti a 2.500 metri di quota), Monte offre la quintessenza del dispositivo cinematografico che sfida la persistenza, in una sfida fisica che si fa riflessione spirituale senza precedenti. Cinema puro. (Anna Maria Pasetti, Il Fatto Quotidiano) mercoledì 8 marzo (ore 18.00 - 21.30) 150 milligrammi La fille de Brest Regia: Emmanuelle Bercot Sceneggiatura: Séverine Bosschem, E. Bercot, Romain Compingt, Irène Frachon Fotografia: Guillaume Schiffman Montaggio: Julien Leloup Interpreti: Sidse Babett Knudsen, Benoît Magimel, Charlotte Laemmel, Anne Jouan, Philippe Uchan, Patrick Ligardes Nazione: Francia Anno: 2016 Durata: 128’. Erin Brockvich c’est moi! Se il film del 2000 con Julia Roberts vi piacque, troverete cinema per i vostri occhi in 150 milligrammi, storia vera della pneumologa lrène Frachon in lotta contro un colosso farmaceutico. Nell’ospedale di Brest, il medico magnificamente interpretato dalla bella e brava Sidse Babett Knudsen (Borgen, Westworld, La corte) - trova e prova un legame tra 500 morti sospette e l’assunzione del Mediator, un dimagrante in commercio da oltre trent’anni: affiancata da un ricercatore e un’équipe volonterosa, lrène dichiara battaglia alla casa farmaceutica, nel nome della deontologia pro- fessionale e della giustizia per le vittime. (Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano) Prosegue la sorprendente stagione del medical drama alla francese con un film basato su un caso autentico: la lotta (in chiave Davide vs Golia) della pneumologa Irène Frachon contro una Iobby farmaceutica. Alla fine del decennio scorso, la dottoressa intuisce la connessione tra l’uso del farmaco Mediator e i decessi di alcuni pazienti. Assieme ai colleghi dell’università di Brest trova le prove del rapporto, ma le autorità respingono la richiesta di ritirare dal commercio la letale medicina. Non si arrende e pubblica un libro-inchiesta, a rischio di rovinarsi la carriera. Trascinata dalla determinazione del personaggio, Emmanuelle Bercot (che non arretra dinanzi a un’autopsia e a un’operazione a cuore aperto, filmate senza sconti allo spettatore) mette in scena la vicenda abbracciandone radicalmente le scelte e le azioni e scolpendo a colpi di piccone un’eroina alla Erin Brockovich. Là dove un po’ più di sobrietà, anziché smorzarlo, avrebbe giovato sia al film, sia all’umanità della protagonista. (Roberto Nepoti, La Repubblica) Una piccola dottoressa di provincia sfida una grande casa farmaceutica che da decenni commercializza un farmaco pericoloso; affronta umiliazioni private e rischi professionali; mette su una pittoresca task force di irriducibili che la sostengono nella battaglia; incrocia esperienze dirette e dati statistici fino a fugare ogni possibile dubbio su quell’antidiabetico che spacca le valvole cardiache provocando decessi a catena. E naturalmente vince, dopo aver sfidato lo Stato francese, i privati, le connivenze perniciose tra il primo e i secondi, affrontando a testa alta il discredito sistematico che farmaceutici, funzionari e complici di ogni risma gettano su di lei e sul suo più prezioso alleato, un oscuro ricercatore. (Fabio Ferzetti, Il Messaggero) alternativa CINEMA mercoledì 15 marzo (ore 18.00 - 21.30) I cormorani Regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio: Fabio Bobbio Fotografia: Stefano Giovannini Interpreti: Samuele Bogni, Matteo Turri, Valentina Padovan Nazione: Italia Anno: 2016 Durata: 88’. Questa di Fabio Bobbio è la più bella opera prima italiana dell’anno. È un film piccolo e magico, silenzioso, che esprime l’inesprimibile, tallona la vita qualunque di due ragazzini di 12 anni nei loro giri estivi al bosco, al fiume, in un limbo parametropolitano, talvolta inseguiti da torvi coetanei ribelli senza causa. Non si sa nulla di più, un breve incontro con due teenager fuori dalla mischia, amici per la pelle, traiettoria di racconto nature che dal documento fa uscire nascosti grumi poetici con la straordinaria quotidianità di Samuele Bogni e Matteo Turri, che stavolta s’immolano alla ressa del centro commerciale regno del consumismo: spazio e tempo, tutto sospeso, e anche lo strip della prostituta diventa irreale e buffo. (Maurizio Porro, Il Corriere della Sera) Estate in un piccolo paese ai piedi delle montagne: i dodicenni Matteo e Samuele vagano tra strade deserte, campagne assolate e capannoni industriali dismessi, apparentemente senza meta, mossi dalla volontà di sfuggire alla noia attraverso la scoperta e la fantasia, la ricerca dell’avventura. Rispetto agli anni precedenti, però, qualcosa sta cambiando. Il gioco diventa tedio, la fantasia cede il passo alla scoperta, l’avventura si trasforma in esperienza di vita: Samuele e Matteo sono come due cormorani, in continuo adattamento nel rapporto con il mondo che li circonda, con il loro corpo che sta cambiando, e alla ricerca di un’autonomia e di uno spazio da far proprio, da colonizzare. Il loro viaggio, affrontato nell’affascinante periodo di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, vuol essere il ritratto di un’età e di un territorio. I due protagonisti sono il filtro con cui l’autore riscopre la terra in cui è cresciuto, e la restituisce allo spettatore attraverso il corpo e la fantasia dei due ragazzi, in un continuo scambio tra reale e immaginato, presente e passato, quotidianità e mito. (filmtv.it) Quello di Bobbio è un esordio notevolissimo, studiato nel dettaglio ma anche intenso per il modo in cui si abbandona e si lascia trascinare da questi due adolescenti. Modo che sembra recuperare frammenti di esperienze di una memoria personale. Di letture o di film visti. Che sembra galleggiare nell’acqua e nell’aria, immergersi e riemergere, pieno di colpi di luce e magie come la scena in bicicletta sulle note di Ho lasciato il tuo amore della Cranchi band o gli sguardi con le ragazze all’autoscontro, in una festa degli occhi e dei sensi che sembra arrivare direttamente dal cinema di Franco Piavoli. (Simone Emiliani, sentieriselvaggi.it) mercoledì 22 marzo (ore 18.00 - 21.30) Les Ogres (versione originale sottotitolata) Regia: Léa Fehner Sceneggiatura: L. Fehner, Catherine Paillé, Brigitte Sy Fotografia: Julien Poupard Montaggio: Julien Chigot Musiche: Philippe Cataix Interpreti: Adele Haenel, Marc Barbé, François Fehner, Marion Bouvarel, Inès Fehner, Lola Dueñas, Philippe Cataix Nazione: Francia Anno: 2016 Durata: 144’. Mostra Nuovo Cinema Pesaro 2016 Premio del pubblico Allegri, irati o dolenti sotto la tenda del circo, gli artisti della scombinata compagnia recitano Cechov con stile barocco ma nelle pause vengono travolti dalle passioni della vita. Léa Fehner ripensa alla sua infanzia girovaga e costruisce la sua ballata nostalgica. Un’improvvisa vampata d’amore può bruciare tutto. Imperfetto e originale, il film merita attenzione. (Claudio Carabba, Sette) L’itinerante Teatro Davaï porta per il sud della Francia due atti unici di Cechov (L’orso e Le nozze) ma rischia di esplodere per le tensioni al suo interno. Mona è incinta. Déloyal soffre di crisi depressive. Marion, moglie del capocomico François, esplode di gelosia quando Lola, ex amante di lui, raggiunge la compagnia. Con vorticosi piano sequenza la 35enne Léa Fehner racconta la vita anticonformista e sempre a nervi scoperti di un gruppo di artisti. Teatro militante, baruffe, allegria, passione, solidarietà e libertà in questo road movie girato tra l’Aude e la Garonna. Un film che trova i suoi riferimenti nel passato, magari nel teatro-vita anni Settanta di Ariane Mnouchkine (1789, Molière) o nel cinema ispido e sincero di Maurice Pialat (Ai nostri amori, L’amante giovane). [...] Ci vuole un fisico bestiale per fare gli attori girovaghi in questo nostro tempo sedentario e tecnologico. Condividere le difficoltà, le gioie, gli umori, i soldi, il cibo, i viaggi, le esperienze: bisogna essere appunto Orchi o Giganti o comunque personalità insofferenti alla banalità, trasgressive, sincere sino alla crudeltà. Léa Fehner proviene proprio da una famiglia di teatranti attiva tra Tolosa e dintorni. E con Les Ogres, sua opera seconda, ha voluto mettere in scena il suo passato, così unico, differente. Infatti nel melange tra volti cinematografici noti (la almodovariana Lola Dueñas) e attori di teatro […] ha assegnato proprio ai suoi genitori François Fehner e Marion Bouvarel (e a sua sorella Inès) i ruoli fondamentali. (Massimo Lastrucci, Ciak) All’indomani della notizia che lo spettacolo più grande del mondo, il Circo Barnum, chiuderà a maggio, arriva nelle sale Les Ogres (gli orchi), che racconta l’umanità degli artisti del teatro viaggiante. […] D’altronde il grande schermo è luogo ideale per raccontare gli artisti sulla strada e se la regista cita tra le sue fonti di ispirazione Festen e Milou a maggio, per i critici francesi nel film c’è «un po’ Renoir, un po’ Pialat, un po’ Cassavetes, un po’ Kechiche, un po’ Fellini e molto (Léa) Fehner». (repubblica.it) alternativa CINEMA mercoledì 29 marzo (ore 18.00 - 21.30) Dopo l’amore L’economie du couple Regia: Joachim Lafosse Soggetto: J. Lafosse, Fanny Burdino, Mazarine Pingeot Sceneggiatura: J. Lafosse, F. Burdino, M. Pingeot, Thomas van Zuylen Fotografia: Jean-François Hensgens Montaggio: Yann Dedet Scenografia: Olivier Radot Interpreti: Bérénice Bejo, Cédric Kahn, Jade Soentjens, Margaux Soentjens, Marthe Keller Nazione: Francia, Belgio Anno: 2016 Durata: 98’. Marie e Boris dopo 15 anni di vita insieme decidono di divorziare. Lei, di famiglia benestante, ha comprato la casa in cui vivono con le loro due figlie, mentre lui, architetto che trova solo lavori saltuari, l’ha rimessa a nuovo. Poiché Boris non ha un altro posto dove andare e nessuno dei due è disposto a rinunciare all’abitazione, devono continuare a convivere. […] In una coppia i soldi rappresentano spesso uno dei motivi per cui si litiga ma per Boris e Marie il denaro non è la causa profonda della controversia, non è la ragione per cui non possono più amarsi, è semmai il pomo della discordia, dietro cui si celano altri malesseri. Boris e Marie non riescono a stabilire quanto hanno dato l’uno all’altra, forse perché sin dall’inizio della loro relazione non è mai stato chiaro quanto ognuno investisse nella coppia. […] Ai continui litigi assistono le gemelline Jade e Margaux. Marie detta le regole della coabitazione, ma Boris le trasgredisce regolarmente e sfida la moglie contendendole l’affetto delle bambine. […] La convivenza va avanti tra dispetti, rancori, incomprensioni ma anche improvvisi slanci di tenerezza con la complicità delle figlie. La madre di Marie, invece, spera in una riconciliazione: come molte persone della sua generazione, ha accettato il compromesso secondo cui l’amore si trasforma in amicizia con il passare del tempo. (filmtv.it) Ambientato per il 99 per cento dentro l’abitazione di Marie e Boris, L’economie du couple (bellissimo titolo che l’italiano Dopo l’amore non “traduce” come dovrebbe) offre un ulteriore sguardo al filone cinematografico sulle crisi di coppia: lineare nella scrittura e interpretato senza eccessi gratuiti (da Bérénice Bejo e Cédric Kahn, già regista di, tra gli altri, La noia e Roberto Succo), ma ben calibrando la tensione emotiva, il film si sofferma anche sugli aspetti più micragnosi di ogni fine rapporto. Ed è proprio la casa, l’unità di luogo di quella famiglia e del film stesso, a finire nel mezzo di ogni discussione quando Marie, esausta, cerca di trovare una soluzione definitiva al loro (non) stare insieme. Boris rivendica la metà del valore dell’abitazione in virtù dei lavori di ristrutturazione eseguiti in prima persona. È solo un pretesto per continuare a rimandare la definitiva eutanasia di un amore? Forse. (Valerio Sammarco, cinematografo.it) alternativa C I N E MA Mensile d’informazione cinematografica della Società Smeraldo Srl (Teramo) – Direttore responsabile: Anna Fusaro Progetto grafico e stampa: Giservice Srl (Teramo) Iscrizione al Registro della Stampa del Tribunale di Teramo in data 19 settembre 2007 - n° 573 • Sede legale: Società Smeraldo Srl - via Maestri del Lavoro sn - 64100 Teramo Anno 10, n° 6, marzo 2017 • Periodico gratuito