fino al 2.VI.2008Fabre e l`Italia<BR

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23 maggio 2008 delle ore 04:02
fino al 2.VI.2008
Fabre e l'Italia
Torino, Gam
Una monografica ricca e completa. Dedicata a un pittore neoclassico di formazione francese, ma
vissuto lungamente in Italia. E assiduo frequentatore del salotto fiorentino di Alfieri...
Non tutti sanno che François-Xavier Fabre
(Montpellier, 1766-1837) è l’autore di due
ritratti molto noti. Quello di Vittorio Alfieri
(1797), con lo sguardo concentrato, posa
solenne, un gran mantello rosso, capolavoro di
colorismo, e quello di Ugo Foscolo (1813), il
cui viso mosso da un accentuato chiaroscuro
emerge da uno sfondo tempestoso. Due opere
diverse, dipinte a distanza di anni: neoclassico
nel segno da David il ritratto di Alfieri, già
protoromantico -forse malgrado le intenzioni
dell’autore- quello di Foscolo.
Meno conosciuto di alcuni dei suoi quadri è il
nome di Fabre, che fu allievo di David e vinse
nel 1787 il Grand Prix, prestigiosa borsa di
studio che apriva le porte dell’Accademia di
Francia a Roma. La rivoluzione del 1789 e
alcuni fortunati incontri (in particolare a
Firenze quello con Alfieri e la sua compagna,
la contessa d’Albany) cambiarono le carte del
destino di Fabre. Non rientrò mai stabilmente a
Parigi, rimase a lungo in Italia: Roma, Napoli
e infine Firenze, dal 1793 al 1824, città
cosmopolita, punto d’incontro di aristocratici,
artisti e letterati europei che si rifugiavano nel
moderato Granducato per sfuggire al caos della
rivoluzione e della successiva restaurazione.
Non è stato un genio, Fabre, che si mosse nel
solco tracciato da David, ma non fu neppure un
“pittore di poca importanza”, come lo definì
Stendhal.
dispiega una galleria di aristocratici, generali,
dame eleganti e bambini. Fabre ha quello stesso
gusto per dipingere foulard annodati e colorate
cravatte di seta che sarà di Ingres, un’attenzione
per i dettagli alla moda, jabot pieghettati e stoffe
preziose. La cravatta arancione di Canova -un
ritratto incantevole, quello dello scultore-, il
prezioso scialle della contessa Skotnicka, il
volant bianco su bianco della camicia di
Foscolo sono solo alcuni esempi dell’abilità di
Fabre. Che sa abbandonare la rigidità
accademica e infondere intensità psicologica al
soggetto; nel ritratto di Canova, vivacissimo,
nel sorriso accattivante del commerciante
Ferrandy, nello sguardo intenso di un giovane
Alfieri dipinto nel 1793.
La rassegna, molto ben allestita, offre
un’immagine completa dell’opera di quest’artista,
che avrebbe voluto essere pittore di storia ma
fu un dotato ritrattista e dipinse alcuni
sorprendenti paesaggi: Veduta di Firenze dalla
riva nord dell’Arno è una delle più suggestive
opere in mostra, con le colline velate di grigio
e una luce trasparente e azzurrina.
La precisione del disegno e l’uso raffinato del
colore sono le principali attrattive di Fabre. I
quadri di storia sono solenni e teatrali; il pittore
indulge nella descrizione delle anatomie (La
morte di Socrate) tipica dell’allievo d’Accademia
e accentua gesti ed espressioni drammatiche
(Visione di Saul). Merita di essere citato Il
ritorno di Ulisse per il gioco di luci, il gesto
semplice ed eloquente di Ulisse, lo sguardo
intenso della nutrice.
Il meglio di sé lo dà nei ritratti: alla Gam si
dal 10 marzo al 2 giugno 2008
Fabre e l'Italia. Un pittore neoclassico tra
Torino, Roma e Firenze
GAM - Galleria d’Arte Moderna e
contemporanea
Via Magenta 31 (zona Politecnico) - 10128
Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18;
giovedì ore 10-22 (la biglietteria chiude un’ora
prima)
Ingresso: intero &euro; 7,50; ridotto &euro; 6;
gratuito il primo martedì del mese
Catalogo Somogy
Info: tel. +39 0114429518; fax +39
0114429550; [email protected];
www.gamtorino.it
Di sé Fabre ha lasciato pochi autoritratti: due
sono presenti in mostra. Nel primo,
giovanissimo, ha uno sguardo diffidente e
tenace; nell’altro è ormai anziano, con la stessa
determinazione negli occhi ma un’espressione
malinconica sullo sfondo di nuvoloni grigi. Una
sorta di testamento artistico che spetta a noi
interpretare.
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