Spine nel fianco

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Spine nel fianco
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1,00
DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO
Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona
L'industria produce di più
E i consumatori non riescono a pagare
Leggiamo nella stessa pagina di uno dei due quotidiani
che lottano per la leadership dei lettori in Italia due
articoli con titoli auto esplicativi. Il primo urla: "E'
boom per l'industria, la produzione fa più 6,5%". E il
pezzo inizia con "Scatto in avanti della produzione
industriale" con l'auto, le attività manifatturiere (incluse quelle dell'innovazione dopo 5 anni di calo), e il tessile/abbigliamento a fare da traino. Questi dati, anche
nella versione ridotta che registra 'solo' un più 3,7% a
parità di giorni lavorati, rincuorano gli animi più o
meno di tutti, anche se poi ci toccherà ascoltare i politici contendersi i relativi meriti: quelli della Cdl a reclamare la paternità del nuovo trend positivo, quelli del
nuovo esecutivo di centrosinistra ad attribuire al proprio operato la ripresa della fiducia. Magari trascurando entrambi che, nel mondo globale, conta molto anche
l'ambito internazionale.
Il secondo titolo "Debiti, rischio insolvenza per il 20%
delle famiglie", però, riporta tutti con i piedi per terra.
"Il rischio accomuna giovani in cerca d'impiego e pensionati - mette in allarme l'articolo -, coppie separate e
famiglie numerose: una platea variegata e vasta di
potenziali super indebitati. Di persone che per arrivare
alla fine del mese rischiano di impegnarsi fino al collo
in pericolose richieste di finanziamenti".
Dov'è la verità? Nella ricchezza crescente che dovrebbe
nascere dall'industria in crescita, o nella povertà,
anch'essa montante, che si sta diffondendo tra strati
sempre più vasti della società, per altro aggrediti da
continui inviti al consumo? Nel dubbio, una domanda
inquietante, o addirittura tragica: e se fosse proprio
quella parte dei consumi nazionali legata all'indebitamento a stimolare la crescita industriale? Che solidità
avrebbe questa crescita con consumatori che spendono
ma che fanno sempre più fatica a pagare?
Nel caso fossero i maggiori consumi senza soldi a drogare la produzione, resterebbero almeno due possibilità. La prima è che dietro l'angolo, prima o poi, si
nasconda la crisi, se non la bancarotta, di molti produttori, magari troppo legati al mercato nazionale. La
seconda - una soluzione da auspicare - è che tutti insieme, politici, imprenditori e lavoratori, smettano una
volta per tutte di litigare sui diritti e pensino con urgenza ad un unico dovere che ne accomuna le sorti: quello
di salvare il Paese con l'impegno concreto nella ricerca
di soluzioni eque e durature, per sacrifici comuni, certi
e immediati. Che non siano né di destra né di sinistra,
ma necessari, e soprattutto utili per risolvere i problemi.
Giovanni Coviello
Borgo Scroffa,
l'albero
la rotatoria
e il teatrino
della politica
a pagina 4
Moda dark,
un angolo
di Transilvania
ad Anconetta
a pagina 11
Anno 1 nr. 39 - Sabato 16 dicembre 2006
Spine nel fianco
La Dal Lago alla carica, An in rivolta,
l'Udc verso il Grande Centro:
..
il futuro di Hullweck è appeso a un filo.
Si avvicina lo spettro delle elezioni anticipate?
da pagina 8
Emarginati
o impegnati,
la fatica di essere
anziani
a pagina 6
Donne
in panchina,
intervista doppia
Benelli-Corà
a pagina 12
3
LETTERE
9 DICEMBRE 2006
Dopo l'inchiesta sul mercato immobiliare, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera
Stop al cemento, sì alla qualità della vita
Cara Vicenza Più,
In questo Veneto martoriato
dall'edificazione selvaggia, il
territorio nel suo complesso,
compresi laghi, fiumi e montagne, è coperto di costruzioni per circa il 50%. Nel
nuovo PAT regionale quasi
tutti i Comuni hanno chiesto
un incremento dell'edificabilità. In quest'ottica ritengo
sia giusto chiedere per il
Comune di Vicenza il blocco
dell'espansione costruttiva
su terreno non edificato.
Ridiscutiamo quindi ogni
singolo progetto immobiliare usando criteri di vivibilità
qualitativa, come dichiara
Fulvio Rebesani nell'intervista sull'ultimo numero del
vostro settimanale. Com'è
possibile non capire che la
cattiva qualità costruttiva, di
servizi, di standard e di
verde, crea un disagio sociale che naturalmente sfocia
nella creazione di ghetti o
zone altamente degradate.
Priorità assoluta, quindi, è
far nascere un nuovo sentimento nella popolazione
vicentina: questa è la
NOSTRA città. E come tale
deve essere costruita, ricostruita, ristrutturata, non
secondo criteri utilitaristici,
favorevoli a pochi, ma di bellezza vivibile che soddisfi le
esigenze materiali e spirituali di tutti. I mezzi ci sono: i
In centro, tra i tavoli dei bar.
Una città è fatta anche di spazi sociali
costruttori, il denaro, le
aree dismesse o degradate, o rese disponibili
(come l'aeroporto Dal
Molin), le necessità abitative. La parte mancante di sicuro è una
classe politica decisa ad
attuare, non solo a
parole, ma anche nei
fatti, un coraggioso
programma di cambiamenti. Una classe politica che non abbia il
timore di perdere il
potere: amministrare
male ed essere riconfermati, questa è la
tragica
realtà
a
Vicenza. E se mancano gli ideali e il desiderio di attuarli in chi
ci governa, come possiamo pretenderli da
chi è giovane o da un
semplice cittadino?
Come cittadino voglio
ritornare ad essere
fiero di abitare in una
terra per secoli da
tutti declamata come
una delle più belle
d'Italia ed oggi così
degradata nel corpo
(territorio) e nello
spirito
(vivibilità).
Voglio riappropriarmi
della possibilità di
poter decidere che
bello e vivibile non sia
solo cemento, asfalto,
traffico, ma armonia paesaggistica,
rispetto
ambientale, qualità di vita.
Fondamentale è l'impegno
personale, come è successo
nella nascita, negli ultimi
anni, di innumerevoli
comitati cittadini. Essi
hanno lottato strenuamente contro le speculazioni
edilizie, miranti solo al
profitto economico, e talvolta hanno avuto successo
nelle loro battaglie.
Auspico quindi ad un ricongiungimento tra tutte queste
forze, politiche e cittadine,
che aspirino ad un siffatto
progetto. Voglio che Vicenza
abbia un obiettivo futuro e
un'anima determinati da
una visione lungimirante e
non da immediati interessi
personalistici.
Paolo Ruffato
Vicenza, 10 dicembre 2006
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ATTUALITÀ
16 DICEMBRE 2006
Una zona intasata e inquinata alle prese con i tira-e-molla della politica
E con un dilemma "arboreo" sulla nuova rotatoria
Borgo Scroffa e l'albero della discordia
DI
ALESSIO MANNINO
Borgo
Scroffa,
sotto le mura di
Santa Lucia all'ingresso del centro
storico, è una
camera a gas.
Questa resta per
ora l'unica certezza dopo il firmato compromesso sul "rondò
Zocca", ossia il progetto di rotatoria presentato dall'assessore al
bilancio&urbanistica che ha surclassato quello precedente del
collega alla mobilità Claudio
Cicero. Quest'ultimo, l'artefice
massimo dei rondò vicentini, se
l'è visto bocciare per diretto
intervento
del
sindaco
Hullweck, che non ne ha voluto
sapere di abbattere un albero
secolare che dà sull'incrocio tra
Borgo Scroffa, via Ceccarini, via
Legione Gallieno e via IV
Novembre. "Non sapevo che si
sarebbe impuntato sull'albero",
si schermisce Cicero. Dietro a un
apparentemente banale diatriba
sull'ennesima rotatoria, tuttavia, c'è più di un albero.
C'è, per cominciare, il problema
di come si è "risolto" il traffico.
Nel 2000, all'incrocio incriminato, si è abolita la svolta a sinistra da ogni lato convogliando il
flusso di auto sulle strade residenziali vicine, soprattutto quelle dietro l'istituto Rossi, intasandole. Stiamo parlando di una
zona in cui ci sono una scuola
superiore e una media, l'ex provveditorato, svariati uffici e l'unità sanitaria con relativo sbarco
in massa di studenti, lavoratori e
pazienti. "C'è senz'altro bisogno
della rotatoria", avverte il presidente della circoscrizione 4
Mauro Marchetti (An). Che, pur
accettando la delibera Zocca che
prevede la sperimentazione
entro fine anno di un rondò più
piccolo e senza abbattimento di
alberi, ammette: "Per farla bene
bisognerebbe eliminare il famoso albero. Che, diciamolo, tanta
salute non porta: con tutti i pollini che emette in primavera
bisogna stare con finestre e finestrini chiusi, senza contare le
allergie. E quando piove le foglie
che lascia cadere hanno fatto
scivolare più di qualcuno".
Il fatto è che questo benedetto
Il progetto della rotatoria.
La forma ellittica occuperà meno spazio
albero ha 100 anni: come mai,
sindaco in testa, ci si è accorti
solo ora della sua esistenza? "Ce
lo siamo chiesti anche noi",
ribatte il consigliere di circoscrizione Alberto Cozza. E qui entra
in gioco la politica. "Lo stop a
Cicero è arrivato forse in un
momento in cui lui era meno
'protetto', se mi passa l'espressione". Cioè quando l'assessore
era in polemica col primo cittadino, dissidio poi rientrato
(almeno ufficialmente). Un "no"
Sotto le mura si è fatto un affare. Del cubo
Collegato al nodo traffico, a Borgo
Scroffa si deve fare i conti anche con
quello dei parcheggi. "Il Borgo è in
centro e in centro di parcheggi ce n'è
già abbastanza, non ne servono altri",
taglia corto il presidente di circoscrizione Marchetti. L'assessore e suo
compagno di partito Cicero è dell'avviso opposto: "Di parcheggi ce n'è
sempre bisogno". Fatto sta che fino a
due anni fa in via Ceccarini, proprio
davanti alle mura, il distributore Q8
ospitava 50 posti auto; oggi, dopo che
il proprietario dell'area dove sorgeva
il benzinaio ha venduto al costruttore
Fabio Amadu, al loro posto c'è un
cubo, sede dell'immobiliare, con
garages privati sotterranei. "Almeno
le sue macchine non stanno sulla strada", prova ad auto-consolarsi Cicero, Il contestato "cubo" al posto dell'ex stazione di servizio
che nella passata consiliatura aveva
poteva discutere di più coi privati. Non è che
promesso un parcheggio.
Ma l'accordo con Amadu, ex consigliere di circo- c'entrano gli scontri interni nel partito?".
scrizione in quota Forza Italia, non si è trovato. L'abitante Rossi è convinto che "questa 'soluzio"Era stato approntato da un urbanista un piano ne' soffoca il quartiere, che invece aveva bisogno
che prevedeva un'area polivalente con parking di dell'area polivalente". Una "piazzetta che avrebquartiere, lo spostamento dell'edicola e il merca- be potuto fare da sfogo", la definisce Marchetti.
to rionale, di cui la zona è una delle poche a esse- Ma allora, se tutti erano d'accordo, perché poi
re sprovvista", ricorda il residente Pietro Rossi. non se n'è fatto nulla? Alla fine a spuntarla è
"A maggior ragione se Amadu era di Forza Italia, stato solo il privato, cioè Amadu. Che inizialmenperché non si è riusciti a trovare una soluzione te voleva costruire addirittura un palazzo. S'è
che fosse a vantaggio della comunità?", chiede il 'accontentato' del cubo.
consigliere ex-azzurro Cozza. Che una sua spieA.M.
gazione la dà: "Forza Italia non sa mediare, si
futuri per le rotatorie sono stati
dirottati per la manutenzione
stradale (leggi: buche nei marciapiedi). "Non per questa a
Borgo
Scroffa",
precisa
Marchetti. Il costo messo a
bilancio è infatti di 200 mila
euro a opera ultimata.
Infine c'è anche chi non crede
all'utilità in sé della rotatoria.
Come Pietro Rossi, residente in
via Ceccarini: "Si può anche sperimentare, ma qualcuno allora
mi spieghi che senso ha se poi in
fondo a via Legione Gallieno
resta il semaforo a imbuto" E
sugli alberi dà ragione al sindaco: "Non si toccano: fanno parte
di un borgo storico e devono
restare. O vogliamo diventare
un semplice confine di periferia?".
Attacca invece l'ex forzista
Cozza: "Chi vuole salvare l'albero perché poi propone la costruzione di cinque condomini nel
parco delle Montagnole, un vero
disastro urbanistico? È dal
luglio del 2004 che attendiamo
questa rotatoria senza la quale,
ci era stato detto, non si poteva
procedere al riordino globale
della viabilità che noi avevamo
caldeggiato con indicazioni precise e approvato, lo sottolineo,
all'unanimità, centrodestra e
centrosinistra insieme. Oggi il
progetto non è nemmeno arrivato in circoscrizione, Zocca in
questi anni s'è fatto vedere solo
per il Pat. È così che si fa amministrazione?".
per ragioni che nulla hanno a
che fare con la viabilità, dunque? Nell'aprile 2005 Cozza, con
la collega di circoscrizione
Giovanna Riello, ha lasciato
Forza Italia e con lei ha fondato
il nuovo gruppo "Insieme per la
4". Deluso, sostiene, dal "totale
scollamento fra partiti e vita
reale dei cittadini, per cui i primi
sono semplici pullman su cui si
sale e si scende per convenienza". E prende ad esempio della
mala-amministrazione che ne
deriva proprio il caso della rotatoria: "Reggerà il traffico? Ci
passeranno gli autobus? E quanto durerà il periodo di prova?
Soprattutto: si può tornare
indietro? Non vorrei che fosse la
solita soluzione gattopardesca di
cambiare tutto per non cambiare niente". Aver rimpicciolito il
diametro può infatti far sorgere
il dubbio che alla fine si
dovrà tornare all'incrocio.
Cicero sotto sotto al fallimento ci spera, perché di passare da
"padre putativo" della
"mini-rotatoria" non ha
una
gran
voglia:
"Secondo me così progettata non funzionerà,
anzi ne sono sicuro".
Ma lui, orgoglioso delle
sue creature ("finché ci
sarò io di rotatorie se
ne continueranno a
fare") è altrettanto
sicuro che verrà recuperato il "suo" rondò,
più grande e con 9 alberi di nuova piantumazione al posto di quelli
attuali. I finanziamenti
però potrebbero essere
L'incrocio di Borgo Scroffa e
uno scoglio non da
poco, dato che quelli l'imponente albero che si cerca di salvare
5
16 DICEMBRE 2006
ATTUALITÀ
A Vicenza il 25 dicembre è sempre più multietnico. Dagli ortodossi agli evangelici,
sono tante le comunità cristiane che festeggiano a modo loro la nascita di Gesù
Non solo cattolici, i mille Natali della città
DI
LUCA MATTEAZZI
Ucraini,
moldavi,
serbi, rumeni, ghanesi
e filippini. Metodisti,
ortodossi, pentecostali e anche islamici.
Senza presepe, con
l'albero, con una
messa molto semplice
oppure con danze e canti in più lingue.
Se per tanti vicentini il 25 dicembre
significa ancora messa di mezzanotte
e cenoni in famiglia, con il moltiplicarsi delle comunità di immigrati anche
nella nostra città il modo di festeggiare una delle ricorrenze più importanti
e amate del calendario cristiano si
tinge di sfumature diverse. Ogni
comunità ha le proprie usanze e le
proprie tradizioni, e il Natale vicentino diventa di anno in anno più colorato e multietnico.
Russi, moldavi, ucraini e gli altri ortodossi che si riconoscono nella chiesa
di Mosca si troveranno a festeggiare,
per il secondo anno consecutivo, nei
locali che hanno ottenuto in uso dalla
diocesi presso la parrocchia di Santa
Maria Ausiliatrice, a Saviabona. La
differenza principale con la tradizione
cattolica, in questo caso, sta nella data:
il Natale Ortodosso non cade infatti il
25 dicembre ma il 7 gennaio, visto che
i cristiani d'Oriente sono rimasti legati all'antico calendario giuliano (e non
a quello gregoriano seguito in
Vestiti cangianti per il Natale Pentecostale
Occidente). Per il resto, spiega il
responsabile della comunità padre
Veniamin Onu, "ci sono poche differenze rispetto alla festività cattolica:
come da voi, la liturgia è un po' particolare, alla fine ci si scambia gli auguri, e si regalano panettoni".
Natale all'insegna della sobrietà per la
comunità di evangelici metodisti che
ogni domenica si ritrovano a San
Faustino, dietro il cinema Odeon.
Niente messa di mezzanotte (la celebrazione rimane alla domenica mattina), e niente presepe, dato che come
Celebrazione natalizia serbo ortodossa,
una delle più diffuse in città tra i non cattolici
tutti i protestanti sono contrari all'uso
di immagini sacre: nella loro chiesa
potrebbe però esserci l'albero di natale. "È una tradizione un po' discussa,
dato che l'origine del simbolo non è
nemmeno cristiana, ma alcune comunità lo fanno, più che altro per i bambini. Nella liturgia del giorno di
Natale, poi, generalmente viene dato
più spazio ai canti, e a volte a piccole
recite che ricordano la
natività di Cristo, spesso con il coinvolgimento dei bambini".
Canti fino a notte
fonda, invece, ma solo
nella serata della vigilia,
per una delle tante
comunità pentecostali
frequentate da immigrati africani che si
ritrovano nella zona di
Ponte Alto. "Ci riuniamo e cantiamo tutta
una serie di canzoni,
anche quelle più popolari, per celebrare e
lodare il Signore - spiega il pastore che conduce la liturgia -. Nel giorno di Natale, invece, il
nostro è un rito molto
semplice, tutto concentrato sulla vera
essenza del messaggio religioso della
festa".
E non bisogna dimenticare i cattolici
non italiani, sempre più numerosi. In
città c'è una comunità di filippini, che
si trovano nella parrocchia di Araceli,
e una di nigeriani, che si radunano a
San Pio X. A Bassano, invece, il punto
di riferimento è l'istituto dei padri
Scalabrini: "Nella nostra messa di
mezzanotte partecipano diverse etnie
e c'è anche una rappresentanza
musulmana - racconta Mario Dalla
Costa, uno dei responsabili della
comunità -. In particolare c'è una
comunità ghanese e una filippina che
animano la cerimonia, ad esempio al
momento dell'offertorio i filippini
hanno danze e musiche loro. La preghiera dei fedeli, poi, viene letta in otto
lingue. La gente all'inizio era un po'
perplessa, ma alla fine la cosa ha funzionato. E adesso è anche richiesta".
Infine, anche una parte dei musulmani
della città si unirà alla festa dei cristiani.
"Il Natale non è una festa islamica spiega Kamel Layachi, responsabile
del consiglio islamico della provincia , ma la nascita di Gesù e la figura di
Maria sono citati nel Corano. Questo
per noi è un motivo per ricordare il
rapporto di amicizia che lega il messaggio di Gesù a quello del profeta: per
noi sono anelli della stessa catena e
simboli dell'amore di Dio per l'uomo.
Siamo quindi contenti per i cristiani
che festeggiano questo avvenimento, e
anche noi ricordiamo volentieri i valori trasmessi dalla figure di Gesù e di
Maria".
Presepi simbolici e badniak,
la festa dei serbo-ortodossi
La comunità cristiana più numerosa, dopo quella cattolica, è probabilmente quella dei serbi ortodossi. Presenti
in città già dagli anni '90, da tempo hanno trovato accoglienza presso l'istituto delle suore Poverelle di Santa
Lucia. Il loro sacerdote, padre Milivoje Topic, mastica
ancora poco l'italiano. Chi invece non ha problemi linguistici, e accetta volentieri di spiegare come viene vissuto il Natale a Belgrado e dintorni, sono alcuni dei volontari che animano la numerosa comunità serbo - ortodossa. Come Kristina e Slavko Grabovac. "Come tutti gli
ortodossi, anche noi festeggiamo il Natale il 7 gennaio,
due settimane dopo quello cattolico - raccontano -.
Un'altra differenza è che il nostro avvento dura sei settimane, non quattro, e di solito alcune domeniche sono
dedicate a persone particolari: la terza è per i bambini, la
quarta per le madri, la quinta per i padri. E la sesta,
ovviamente, è Natale. Nel periodo dell'avvento, inoltre, è
consigliata l'astinenza da tutti i cibi di origine animale:
carne, latte, uova, un po' come fanno i vegetariani".
Sei settimane senza toccare una bistecca o un pezzo di
formaggio è dura, e infatti anche loro ammettono che
non sempre l'osservanza è totale. Piccole cose, comunque, perché all'interno della comunità serba il ricordo
delle tradizioni del paese d'origine è ben vivo. Il presepe
non c'è, sostituito in modo simbolico da una composizione costituita da paglia, un ramoscello di quercia e
basilico secco. "La paglia simboleggia il giaciglio del piccolo Gesù, la quercia il legno della mangiatoia e della
capanna, ma anche la solidità della caverna in cui è nato.
Il basilico, invece, serve per ricordare che l'annuncio
della nascita di Gesù si è diffuso, come fosse profumo,
grazie ai cori degli angeli". Nemmeno l'albero di Natale
c'è: nel folclore serbo il suo posto è occupato dal Bad?iak,
un ramo di quercia decorato che è al tempo stesso simbolo di festa e augurio di buona fortuna.
La notte delle vigilia la famiglia si riunisce per il cenone,
a base di pesce e ancora senza carne. Alla fine della serata la tavola viene lasciata preparata ("Così gli angeli, se
vogliono, possono mangiare anche loro", osserva
Kristina), mentre i regali per i piccoli di casa vengono
nascosti all'interno di un cesto pieno di paglia, ricordo di
quando tutta la vita ruotava attorno ai ritmi della campagna. La messa di mezzanotte non c'è, ma la mattina ci
si alza comunque prima dell'alba per preparare il pane
per la festa di Natale (e nella pagnotta viene nascosta
una monetina, che porterà bene al fortunato che la troverà nel corso del pranzo). La mattinata è quindi dedicata
al momento centrale di tutta la festa, la celebrazione
liturgica, a cui di solito segue lo scambio di auguri con
amici e conoscenti. Poi, al ritorno, altro banchetto, questa volta con la carne come piatto principale. "Le porchette non possono mancare", scherzano i coniugi
Bragovac. E come la sera precedente, anche questa volta
la tavola viene lasciata imbandita. "Sempre per gli angeli, nel caso volessero venire a farci visita finché noi riposiamo".
6
INCHIESTA
16 DICEMBRE 2006
A Vicenza vivono quasi 25 mila ultrasessantacinquenni. E tra sei anni potrebbero essere molto di più.
Tutte le cifre e i dati di un universo dalle mille sfaccettature
Verso una città con i capelli bianchi
DI
LUCA MATTEAZZI
Lo stereotipo comune li vuole soli, tendenzialmente poveri, magari malati.
E in questo c'è un
fondo di verità.
Ma va anche detto
che molti di loro sono sempre più
attivi: nel volontariato, ad esempio, che in buona parte sopravvive
grazie alle forze e alla buona
volontà di chi ha già i capelli bianchi. Poche realtà sono forse così
variegate come il mondo degli
anziani, e per farsene un'idea
basta dare un'occhiata ai numeri.
Con l'invecchiamento della popolazione, il numero dei "vecchietti"
in città sta continuamente aumentando. I dati statistici del comune
di Vicenza parlavano, al 31 dicembre 2005, di 24.289 ultrasessantacinquenni residenti in città contro
14.480 ragazzi al di sotto dei 14
anni. Il tutto su una popolazione
di poco più di 114 mila abitanti.
All'interno del territorio dell'Ulss
6, invece - quindi considerando
anche quella trentina di comuni
che vanno da Sandrigo a Noventa
- il numero di over 65 sale a
54.843, su un totale di circa 307
mila abitanti. Un sesto dei vicentini (e in città anche di più) ha dunque superato la soglia della terza
età. Ma a preoccupare è soprattutto la crescita costante dei numeri:
negli ultimi dieci anni il numero di
anziani in città è salito di circa il 15
per cento, e secondo alcune previsioni, a livello di Ulss il numero di
ultrasessantacinquenni potrebbe
salire a 68 mila entro il 2020, e
quello degli ultrasettantacinquenni, la categoria più a rischio per
quanto riguarda l'assistenza
medico sanitaria, arrivare oltre
quota 31 mila nei prossimi sei
anni (adesso sono 25 mila).
Attorno all'universo anziani ruota
una rete di sostegno e assistenza
molto complessa, fatta di pasti
caldi, cure mediche e case di riposo. Solo per dare alcune cifre, ne
corso del 2005 il settore interventi sociali del Comune di Vicenza
ha aiutato oltre 350 persone
anziane con il servizio dei pasti a
domicilio e 200 con il servizio di
trasporto per persone non auto-
sufficienti. Inoltre, ha
distribuito 178 contributi regionali destinati alle
famiglie che accudiscono un anziano non autosufficiente e 75 a quelle
che si avvalgono della
collaborazione di una
badante, e ha seguito
358 persone con interventi di assistenza
domiciliare: in pratica,
con operatori qualificati
che si recano a casa
degli anziani per aiutarli
a curare l'igiene personale, a camminare un
po' o a governare la casa.
A questo dato andrebbe poi
aggiunto quello delle persone che
hanno bisogno di interventi di
carattere medico o infermieristico
e che quindi sono seguite anche
dall'Ulss 6 (e allora si parla di assistenza domiciliare integrata): in
questo caso il conteggio totale
arriva a 3286 persone seguite nel
corso del 2005. "La cosa che
abbiamo notato è che c'è stato un
cambiamento qualitativo nella
domanda di assistenza - spiegano
dagli interventi sociali -. Fino ad
una decina di anni fa i nostri interventi erano mirati soprattutto alla
socializzazione, mentre adesso il
grosso delle richieste riguarda servizi specifici e qualificati per persone non autosufficienti".
C'è, però, anche l'altro lato della
medaglia. Quello delle centinaia
di anziani che seguono i corsi dell'università degli adulti del
Rezzara o le lezioni organizzate
dall'Auser, dei tanti "vecchietti"
che si iscrivono in palestra o che
praticano sport a livello amatoriale, e di quelli ancora più numerosi
che tengono in piedi quasi tutto il
volontariato vicentino: in città le
associazioni di anziani sono 54,
ma alcune stime calcolano che
l'80 per cento delle associazioni di
volontariato sia gestito da anziani.
"Il mondo degli anziani è molto
variegato - commenta Davide
Piazza, per tre anni assessore agli
interventi sociali -. Ci sono i malati terminali, ma ci sono anche
moltissime persone attive che
sono una risorsa importante per la
città. È chiaro che sono una delle
categorie più fragili e a rischio, ma
l'importante è non farli sentire
esclusi".
Secondo lo psicologo Conti, giovanilismo e ghettizzazione sono le due facce della terza età.
Che in una società frenetica ha perso il suo ruolo
Vecchiaia negata e ingabbiata, una tragedia della modernità
Recentemente mi sono ritrovato
molte volte a pensare alla vecchiaia,
sia per ragioni individuali (ho 54 anni)
sia come scoperta "filosofico-esistenziale". Dopo i cinquanta, infatti, si
avverte nettamente che il tempo che
"una volta" ci sembrava infinito scorre
veloce e inesorabile.
Così il bilancio della propria vita
comincia ad essere più sincero e realistico, si guarda avanti cercando di non
commettere gli stessi errori della tra-
scorsa gioventù - che oggi dura fino ad
oltre i 40 anni. Si appezzano le cose
più semplici ed essenziali dell'esistenza e soprattutto si perde quella fiducia
incondizionata nell'umanità che forse
appartiene alla crudezza che un tempo
era ritenuta il traguardo della saggezza, del senex contrapposto al puer, per
dirla con i latini.
Fa tristezza vedere come, al di là di
tante discussioni sulla terza e quarta
età, la vecchiaia venga considerata
all'atto pratico nel mondo contemporaneo. Da una parte, viene proposta in
tutti i modi dal circuito mediatico
un'immagine della vecchiaia come
una "condizione psicofisica immaginaria": si deve e si può essere giovani
forever, dice il messaggio. "Dipende
solo da te", "puoi essere giovane per
sempre", e giù con una serie infinita di
cure, diete, attività, abbigliamenti,
comportamenti che propongono più
che il mito dell'eterna giovinezza, la
figura del "puer aeternus", ossia la giovinezza incosciente del fanciullo che
può ancora essere tutto e il contrario
di tutto. Cantare, ballare, spogliarsi,
sposarsi, separarsi, fare il mandrillone
e la mandrillona: tutto, fuorché pensare, ascoltare, consigliare, consolare, da
sempre le principali funzioni psicologiche attribuite all'anziano, che per
secoli hanno avuto così il rispetto e
l'ammirazione nelle nuove generazioni a cui simbolicamente veniva lasciato il testimone.
Dall'altra, nell'immensa moltitudine
delle nostre città e metropoli, assistiamo ad una silenziosa, incombente,
terribile solitudine di migliaia di
uomini e donne: poveri vecchi senza
parenti, o con figli e nipoti troppo
occupati a badare a se stessi o alle proprie famiglie, più o meno immersi
nella dura lotta quotidiana, in una frenetica rincorsa ad una vita di felicità
crudele perché egocentrica e illusoria.
Quando si arriva a questo traguardo,
la vita si conclude nel ricovero, nelle
cosiddette case di riposo, dove verrà
seguito da altre persone che non sono
i familiari e dove spesso morirà (senza
essere circondato dall'affetto e dal
calore di chi ha condiviso con lui la vita
o i momenti più significativi della sua
storia). Non intendo con ciò criticare
chi nelle pensioni per anziani presta
un encomiabile servizio di cura ed
assistenza. La critica è al sistema di
vita sociale che vi rinchiude i suoi
"scarti", cioè i "vecchi". E' un fatto,
purtroppo, che gli tali istituti, spesso al
di là delle intenzioni, per dimensioni
ed organizzazione interna diventano
moderni cronicari-casermoni, in cui ci
si limita a transitare prima di morire.
Perciò, a mio parere, andrebbero
superati. Lì dentro, infatti, l'anziano
terminerà la sua esistenza in un deserto esistenziale, emotivo e sentimentale
tale da rendere vano il significato della
propria morte, così come il senso della
propria vita.
Dr. Raffaello Conti, Psicologo
Psicoterapeuta, 2° Centro di
Salute Mentale di Vicenza
7
INCHIESTA
16 DICEMBRE 2006
Linda Zini, vicepresidente della consulta degli anziani, racconta la vita degli over 65. "Ci manca il contatto con i giovani"
Siamo una risorsa, non un peso
Ma dateci più attenzione
Linda Zini ha superato gli
ottanta da un po', ma
nello sguardo ha ancora la
vivacità di una ragazzina.
Vicepresidente della consulta degli anziani, di cui
ha fatto parte fin dall'anno della sua costituzione,
e con una lunga attività di
volontariato alle spalle, la
signora Zini è una delle
voci più autorevoli, e
autentiche, quando si
parla di terza età. "L'idea
fondamentale è che l'anziano non vuole essere
visto come un oggetto da
assistere, ma come un
soggetto attivo, che ha
delle risorse da offrire sottolinea subito -. La perAnziani soli. È un problema di
sona anziana va messa
mentalkità ma anche di occasioni
nelle condizioni di dare il
d'incontro che scarseggiano
proprio contributo, perché è vero che il futuro è
dei giovani, ma non si può nemmeno re. A meno che non ci sia una rete di
dimenticare il passato. Altrimenti si amicizie su cui poter contare. "La spatolgono le radici su cui è costruito il rizione dei negozietti non è che aiuti presente". Come fare? Le idee non sospira la Zini -. Si è obbligati ad andamancano. "Si potrebbe sviluppare il re al supermercato, E portare a casa la
progetto degli orti urbani, oppure spesa è un problema, bisogna sperare
coinvolgere gli anziani nella gestione di trovare qualcuno che ti porti su le
delle biblioteche. Ci sono tanti inse- borse. È fondamentale avere buoni
gnanti in pensione che lo farebbero rapporti con il vicinato, e trovare pervolentieri, e che avrebbero tanto da sone che abbiano un po' di sensibilità".
dire ai ragazzi".
Per questo qualche anno fa era stato
Anziani come risorsa, dunque, e non proposto il progetto "Un anziano per
come peso. Senza dimenticare, amico", che dava agli anziani la possicomunque, le piccole grandi difficoltà bilità di scegliersi un tutor tra una lista
con cui bisogna fare i conti nella vita di di persone autorizzate dal Comune.
ogni giorno. "Guardi i marciapiedi in Un modo per arricchire le relazioni
che condizioni sono, poi mi dica lei se sociali degli over 65, oltre che assicuraVicenza è a misura di anziano - conti- re un punto di riferimento in caso di
nua -. Oppure provi a vedere quanto bisogno, ma l'iniziativa è rimasta solo
sono alti i gradini degli autobus, quan- sulla carta. "È ancora nel libro dei
ti posti a sedere ci sono negli autobus sogni", conferma la vicepresidente
nuovi e come per sedersi ci sia un altro della consulta. Magari, se il progetto
gradino da fare. Le sembra che aiutino ripartisse, potrebbe aiutare tanti
gli anziani?". Proprio la mobilità è uno anziani ad uscire da una gabbia di isodei problemi principali della terza età; lamento che può diventare davvero
anche per chi, come la signora Zini, sta pesante: "Gli anziani devono avere un
tutto sommato benone e riesce ancora contatto con le altre generazioni, pera guidare l'auto. "Non dimentichiamo- ché chi vive sempre da solo o con altri
ci che l'anziano ha difficoltà anche anziani finisce per perdere il contatto
quando è sano. Io se voglio andare in con la realtà - conclude la Zini -. Io, ad
centro devo parcheggiare all'Eretenio esempio, sono arrivata a scrivere a
oppure al Verdi. Ma da lì ad arrivare in macchina, ma mi sento tagliata fuori
piazza dei Signori è dura: una volta la dal computer e da tutte le nuove tecnofacevo di corsa, ma adesso la salita logie. Mi sento un pezzo d'antiquariadell'Eretenio mi sembra il Monte to. È vero che il Novecento è stato un
Bianco. E questa difficoltà a muoversi secolo breve, perchè la mentalità è
emargina un po' dalla socialità: io so cambiata completamente in poco
che in centro ci sono i mercatini di tempo: così i giovani non capiscono gli
Natale, ma non provo nemmeno ad anziani, e viceversa, e in queste condiandarci".
zioni il dialogo è difficile. Purtroppo le
Se il centro storico è off limits, la situa- occasioni di incontro sono poche".
zione dei quartieri non è molto miglioL. M.
Provato sul campo il nuovo software vicentino pensato per chi
ha i capelli d’argento
Eldy, il pc amico degli anziani
La nonna è curiosa: vede i nipoti che passa- Abbiamo chiesto ad una nonna di oltre setno buona parte del tempo davanti allo tant'anni, che non ha mai utilizzato un comschermo del pc. Qualche motivo ci sarà. puter in vita sua, di provare Eldy per noi. Il
Così accende il computer, un po' per inte- risultato è sorprendente. Appena compreso
resse, un po' perché tutte le nonne si preoc- come i movimenti del mouse sono riprodotcupano dei loro nipotini e vogliono sapere ti sullo schermo, la vecchietta è partita
cosa fanno. La scatola elettronica, però, non come un razzo. I caratteri grandi e lo sfondo
è un qualsiasi sistema che gira con semplice hanno semplificato la lettura.
Windows della Microsoft. All'interno c'è Anche creare una email è stato abbastanza
Eldy, la nuova interfaccia pensata apposita- facile attraverso il servizio di Eldy che ne
mente per anziani, ipovedenti e tutte le per- regala una a tutti gli utilizzatori. Qualche
sone che vogliono semplicemente scrivere piccolo problema c'è ancora: se pulsanti e
un'email e navigare un po' su internet senza puntatori sono di grandi dimensioni così
studiare manuali grandi come enciclopedie. non si può dire per alcuni strumenti come i
Ne avevamo già parlato in anteprima nel menù a tendina. Quando si naviga su internumero 19 di VicenzaPiù: Eldy è un'asso- net le pagine hanno caratteri di dimensioni
ciazione senza scopo di lucro, supportata normali e non c'è il modo per ingrandirli.
dell'azienda vicentina Vegan Solution, che Gli strumenti come gli appunti e la chat
vuole realizzare un computer amico. Eldy è purtroppo sono ancora uno scoglio difficile
anche in nome del programma che l'asso- da superare. "Non so scrivere a macchina"
ciazione sta realizzando, un programma dice la nostra tester bloccandosi per la
gratuito capace di dialogare con persone prima volta dopo diversi minuti d'entusiache hanno difficoltà ad avvicinarsi ai nuovi smo. Alla Eldy stanno già pensando ad una
strumenti informatici.
soluzione: "Gli sviluppatori stanno progetQuesto sistema rivoluzionario è finalmente tando ad una interfaccia video/audio per la
disponibile sul sito www.eldy.org. Per il chat (simile al videotelefono) e il Voip,
momento si tratta di un programma per ovvero le telefonate attraverso internet.
computer Windows che crea un'interfaccia Anche il controllo del computer attraverso
amichevole. In futuro la versione definitiva comandi vocali è una delle soluzioni ipotizsarà integrata con Linux, un sistema gratui- zate. Però anche la vecchia tastiera e il
to e sicuro. Linux, inoltre, è meno esigente mouse non sono da scartare. In commercio
rispetto al sistema operativo Microsoft ed è si trovano prodotti pensati appositamente
adatto anche per computer economici e con caratteri più grandi e tasti più semplici
meno potenti; una caratteristica non tra- da premere".
scurabile per chi ha una pensione come Insomma, Eldy è appena nato e ha molto
unica entrata.
strada da fare, ma promette già molto bene.
"Abbiamo scelto di rilasciare Eldy su Nel frattempo la nonna è rimasta a casa col
Windows perché la versione Linux sta computer e la sua prima versione di questo
richiedendo più tempo del previsto - dice rivoluzionario software. Chissà come sta
Valentina Frigo, una dei responsabili del andando: quasi quasi glielo domandiamo
progetto -. A pochi giorni dal lancio sono via email.
state scaricate già migliaia di copie.
I.T.
Purtroppo, per la versione definitiva, i tempi
lunghi sono inevitabili
perché Eldy è sostenuto
dalla comunità di sviluppatori e degli utenti e
non siamo finanziati da
fondi pubblici. Eldy per
Windows permette di
utilizzare i primi strumenti che abbiamo creato. Questo è importante
perché il progetto crescerà insieme alle persone che lo utilizzano: sarà
grazie ai loro consigli che
A tu per tu con Eldy, il software pensato per i nonni
si evolverà".
ATTUALITÀ
8
16 DICEMBRE 2006
Anche a Vicenza il partito di Casini è pronto ad aggregare i centristi e scardinare i poli
Forse già dalle provinciali 2007
Udc, quella voglia matta di Grande Centro
DI ALESSIO MANNINO
Una volta era
"Io
c'entro",
oggi
il
loro
motto è: "Io
non
c'entro
più".
Sono i democratici cristiani dell'Udc,
che dopo il cambio di linea
politica decisa dal leader
Pierferdinando Casini (e
approvata a larghissima
maggioranza del direttivo
nazionale) hanno messo
una croce sopra alla Casa
della Libertà uscita sconfitta dalle elezioni politiche.
E a Vicenza, cosa porterà lo
strappo dei pasdaràn del
Grande Centro? Fino alle
elezioni provinciali della
primavera 2007, nessuno
sconvolgimento epocale:
l'Udc
resterà
ancorata
all'alleanza
con
Forza
Italia, Alleanza Nazionale e
Lega Nord.
Ma qualche scricchiolio è
già messo nel conto delle
prossime scadenza elettorali, e in prospettiva il disegno di creare una terza
forza centrista fra i due poli
potrebbe concorrere a grossi cambiamenti nella politica
vicentina.
Vediamo
quali.
"Alle provinciali noi andremo coi nostri attuali alleati",
esordisce
Stefano
Cimatti, segretario provinciale Udc (8% dei voti alle
ultime politiche, più del
doppio rispetto al 3,2 del
2001). Questo per sgombrare il campo da dubbi e illazioni sul breve periodo,
fedele, del resto, alla rotta
decisa da Casini per le
amministrative dell'anno
prossimo. Ciò non toglie
che la strategia di lungo
periodo preveda "una federazione di partiti di centro
alternativi alla sinistra".
Che nel Vicentino si chiamano Movimento Veneto
per il Ppe (i seguaci di
Giorgio Carollo fuoriusciti
da Forza Italia), Udeur ma
anche la Liga Fronte
Veneto-Veneti d'Europa di
Comencini e il Progetto
Nord Est orfano di Panto.
E la Margherita. Il capogruppo in regione della
Margherita Franco Frigo
già mesi fa ha
fatto sapere che si
scambiano "contatti" fra il suo
partito e l'Udc
proprio per le
provinciali
di
Vicenza. Cimatti
si aspetta di più,
ribadendo che per
le consultazioni
primaverili
è
troppo presto.
"Devono
uscire
allo
scoperto,
come d'altronde
pare stiano già
facendo almeno a
sentire
quanto
dice il loro segretario
regionale
Bottacin, che fa
presente, parole
sue, di voler porre
fine al compiacimento di essere
all'opposizione",
avverte Cimatti.
Paradossalmente
(ma
neanche
Pierferdinando Casini: lo strappo nazionale dell'Udc
troppo), nel suo
avrà ripercussioni anche sugli equilibri politici vicentini
piano di aggregazione l'Udc potrebbe essere a quanto avviene a Padova re a patti.
favorita dalla nascita del dove la giunta di centrosini- Il test vicentino dell'operaGrande
Centro
Partito
Democratico, stra appoggia provvedimen- zione
approdo - ancora tutto da ti che richiamano i Pacs: su (Udc+Ppe+Udeur+leghisti
scorgere - della fusione fra temi come quelli etici, allo comenciniani+PNE), avvisa
Margherita e Ds. "Se la stato attuale, non c'è dialo- Cimatti, avverrà però solo
nel 2009, alle elezioni europarte radicale di questi ulti- go.
mi se ne va - ipotizza Perché troppo forte è il con- pee: "Sono l'occasione ideaDaniele Guarda, neosegre- dizionamento della sinistra le, perché lì andremo a
tario cittadino Udc -, allora radicale", spiega Guarda. In votare col proporzionale
noi siamo pronti al dialo- poche parole: cari amici del puro". In cui cioè si conta il
go". Perché a quel punto futuro Partito Democratico, peso di ciascun partito e si
non ci sarebbe più l'ostaco- liberatevi di sinistra interna hanno mani libere rispetto
lo oggi costituito da un'in- Ds e mollate partiti come alle alleanze precostituite,
sormontabile differenza nei Comunisti Italiani, Verdi e con la possibilità di sperivalori ispiratori. "Pensiamo Rifondazione, e si può veni- mentarne di nuove e sotto-
porle al gradimento degli
elettori. Invece nelle elezioni locali, dovendo votare
due volte (doppio turno) ed
essendoci un meccanismo
di maggioranza (maggioritario), esperimenti non se
ne possono fare. Ecco perché l'Udc, nonostante la
presa di distanza a livello
nazionale, localmente si
presenterà nel 2007 col
centrodestra, provincia di
Vicenza compresa. Con un
se. "Se per caso un altro
partito, e mi riferisco alla
Lega, dovesse correre da
solo al primo turno come ha
fatto nel 2003, be', a quel
punto noi ci sentiremmo
autorizzati a fare lo stesso",
fa sapere Cimatti. Logico:
se il centrodestra vicentino
si sfalda (vedi box), che
senso avrebbe per lo
Scudocrociato impiccarsi a
un'alleanza a cui non crede
più? E a riprova che i suoi
fanno sul serio, Cimatti
pronuncia la fatidica parola
presaga di capovolgimenti
già pianificati: 'laboratorio'.
"A Thiene, retta da una
giunta di centrodestra ma
in cui noi siamo all'opposizione, la nostra intenzione è
fare un'alleanza a 4. Se però
non ci metteranno nelle
condizioni per poterlo fare,
ad esempio seguendo le
voci che vogliono un altro
sindaco della Lega, allora ci
potrà essere un laboratorio
col Ppe di Carollo. E non
escludo un apparentamento
con loro al secondo turno
delle provinciali".
Palla al Centro, dunque.
E nel capoluogo si aspetta a braccia aperte la Dal Lago
Nell'ambiente dei bene informati
circola la voce che la presidente
della
Provincia,
la
leghista
Manuela Dal Lago, voglia buttare
sulla bilancia delle elezioni di primavera che incoroneranno il suo
successore tutto il suo peso personale con una lista civica a suo
nome. "Sciocchezze", ha fatto sapere l'interessata.
È noto però che la Lega è spaccata
a metà, fra i sostenitori della
Manuela e quelli dell'onorevole
Stefano Stefani. E questo potrebbe
avere conseguenze sui rapporti con
gli alleati, magari portando il
Carroccio a presentarsi in solitaria
al primo turno. Ma è sulla Dal
Lago che sono puntati gli occhi di
chi vuole, come dice il leader cittadino dell'Udc Guarda, "rimescolare
le carte". "Un vero peccato perdere
una come lei", fa notare sornione
Cimatti, che sull'idea di vedere un
altro leghista a Palazzo Nievo non
ha obiezioni: "Semmai ad averle è
Forza Italia, è con questa che la
Lega si sta scontrando per il posto
della Dal Lago".
È sulle comunali di Vicenza del
2008, però, che la Dal Lago
potrebbe avere un ruolo che torna
utile ai disegni centristi dell'Udc
per il capoluogo (dove ha preso
4mila voti alle regionali 2005, balzando al 7% dal 3% del 2003).
Perché una Manuela candidata
sindaco con al seguito le truppe
leghiste a lei fedeli s'iscriverebbe
automaticamente al Grande Centro
sognato dai democristiani Udc.
È Guarda a chiarirlo, pur senza
sbilanciarsi
sui
tempi:
"Francamente una maggioranza
fra centrosinistra, Dal Lago, Udc e
Ppe mi sembra ancora un'ipotesi
lontana. Però se la Dal Lago fa una
lista, questa sarebbe senz'altro una
lista centrista, e allora sarebbe la
benvenuta".
A.M.
ATTUALITÀ
9
16 DICEMBRE 2006
Il caso della fusione fra le due aziende di trasporto pubblico disvela lo scontro interno
alla maggioranza di centrodestra. Potenzialmente fatale per la giunta
Aim-Ftv e incognita Dal Lago,
ecco perché Hüllweck può cadere
DI ALESSIO MANNINO
un'ultima, ardita (?) venisse in soccorso, di fatto esisteipotesi. Che il capo- rebbe già quella "coalizione dei
Ma perché si accagruppo di An in Sala migliori" di cui si vocifera da tempo
pigliano tanto sulla
Bernarda Luca Milani nei palazzi della politica. Complici
fusione Aim-Ftv?
è sembrato indiretta- l'Udc, il Ppe di Carollo e anche una
Che c'è da litigare
mente
confermare parte di Forza Italia, composta
come ossessi su
quando ha dichiarato dagli azzurri dissidenti rispetto alla
un'operazione su
prima del voto: "La linea dominante dettata da Lia
cui tutti sono d'acsinistra sarà disposta a Sartori (ex Psi). Linea a cui anche
cordo? Queste sono le domande
sostenere un sindaco Hüllweck soggiace, dovendo al
del vicentino medio, il quale, sfoprivato di una parte tempo stesso vedersela col terrore
gliando i giornali in queste settimadella sua maggioran- di quest'ultimo scorcio di 2006:
ne, sarà rimasto come al solito
za? (cioè la stessa An, cadere su una buccia di banana
Manuela Dal Lago (presidente della Provincia, che controlla Ftv) e
interdetto di fronte a una diatriba
ndr)"? (Il Vicenza, 13 preparata dalla Dal Lago (magari
Giuseppe Rossi (presidente dell'Aim)
apparentemente incomprensibile.
dicembre 2006). Un sull'approvazione del bilancio) e
Le solite inspiegabili schermaglie uomo), e in mezzo Forza Italia, che dicono autorevoli esponenti della Hüllweck costretto a far passare un andare a elezioni anticipate, accorfra politici che non hanno di meglio mugugna contro una delibera fatta giunta, che evidentemente di progetto malvisto dai due principa- pando le comunali con le provinda fare che dividersi per motivi noti seguendo i dettami di Palazzo lasciare la poltrona prima del li partiti che lo sostengono (Fi e An) ciali di primavera.
solo a loro stessi - avrà pensato il Nievo. La proposta avanzata dalla tempo non hanno molta voglia. In e "salvato" dall'opnormale cittadino. Regolarmente Dal Lago, infatti, prevede uno sta- qualsiasi modo vada a finire questa posizione:
un
ignaro che dietro ogni baruffa c'è tuto societario in cui i soggetti sono vicenda (quando leggete questo segnale che quello
sempre un perché, il più delle volte quattro (Comune, Provincia, Aim, articolo il consiglio comunale avrà scontro interno al
inconfessabile.
Ftv) e non due (Aim e Ftv), come già votato la delibera), resta c e n t r o d e s t r a
proposto da An. In questo modo gli comunque un'esemplare cartina di potrebbe prima o
La potenza è nulla
enti si assicurano un controllo tornasole dello scontro interno alla poi incappare nel
senza controllo
diretto sulla gestione che verrebbe maggioranza di centrodestra che fatale casus belli
E' appunto il caso della newco a mancare qualora nel board si regge Vicenza. Riassumibile così: quando la Dal
(nuova società) fra l'ex municipa- sedessero solo rappresentanti delle An contro Lega in una perenne Lago dovesse tirare
lizzata di San Biagio e l'azienda di due aziende. In politica, infatti, la battaglia per la supremazia, con il troppo la corda. A
trasporti della Provincia guidata potenza è nulla senza controllo.
sindaco azzurro a dover barcame- quel punto, se il
dalla leghista Manuela Dal Lago.
narsi lottando per la sopravviven- centrosinistra
le Le corriere Ftv servono principalmente la provincia
Da varare entro la data-capestro
An e Lega in lotta
za.
del 31 dicembre, pena la privatizzaper il potere…
zione del 20% delle linee su Anche Alleanza Nazionale lo sa
...e il sindaco in lotta
gomma di entrambe. Oppure, bene, ed è per questo che non
per salvarsi
soluzione radicale, la messa a gara demorde. Perdere il feudo del tra- Esempio delle ultime ore di tale
dell'intero servizio. La mappa delle sporto pubblico e in prospettiva lotta intestina, il mal di pancia di
posizioni politiche vede da una dell'intera casa Aim, sarebbe un An verso la trasformazione dell'enparte il centrosinistra spalleggiato colpo mortale negli equilibri di te Fiera in società per azioni, altra
dai sindacati, da anni schierati potere in città. Lo stesso dicasi, delibera marcata Provincia. Al di
all'unisono per la fusione; dall'altra, anche se in misura minore, per fuori dell'autoconservazione, altra
in ordine di 'convinzione', una Lega Forza Italia, anch'essa ben installa- ragione per cui Hüllweck dovrebbe
la cui generalessa Dal Lago è diven- ta nei posti che contano, compresa accettare senza un "ma" i progetti
tata favorevole solo in vista del pos- l'Aim. Ecco spiegato perché della Dal Lago e sopportare l'ennesibile bando di gara, An che recalci- Giorgio Conte è andato su tutte le sima raffica di "fuoco amico" da
tra all'idea di cedere il controllo furie arrivando ad annunciare il parte di An, non c'è. Salvo appunto
politico su Aim (il presidente di "tutti a casa", la crisi e la caduta quella più banale: resistere fino a
quest'ultima è Beppe Rossi, un suo della giunta, quando Hüllweck ha fine mandato. E Forza Italia, il suo
messo la sua maggio- partito? Anch'essa poco incline a
ranza di fronte al fatto mandar giù il "rospo" (voci di corcompiuto della delibe- ridoio parlano di consiglieri azzurri
ra targata Dal Lago. Ed incavolati neri contro Hüllweck,
ecco perché il suo par- reo di subire l'iniziativa della presitito, An, ha posto una dente della Provincia), è arrivata a
serie di condizioni schierarsi per la gara. Anche An
contro il "diktat" della aveva ventilato l'ipotesi, per la serie
Provincia (doppio voto "muoia Sansone con tutti i filistei".
in consiglio comunale, Consapevoli, tuttavia, che quello di
eliminazione
dalle perdere il servizio andando a gara è
competenza
della uno spauracchio: non si vede chi
newco delle soste e del potrebbe materialmente indirla
trasporto per conto (vedi Vicenza Più n°37, pag. 4).
terzi coi relativi proventi, unanimità di
Manuela e la buccia
voto nel cda). "Can che
di banana
Un bus Aim, il trasporto pubblico
abbaia non morde", A voler essere maliziosi c'è poi
nel centro cittadino
10
ATTUALITÀ
16 DICEMBRE 2006
Boom di iscrizioni all'istituto Boscardin. "Diamo una formazione da liceo con più laboratori,
ma non sappiamo più dove mettere gli studenti"
Boscardin, i "liceali" con provetta e pennello
DI
LUCA MATTEAZZI
Può
sembrare
paradossale, ma
ci sono scuole per
cui il problema
principale è costituito dal troppo
s u c c e s s o .
L'istituto Boscardin è una di
queste: nel giro di pochi anni
gli studenti sono passati da
circa 750 a quasi 1200, a cui
vanno aggiunti anche i 300
iscritti del liceo artistico
Martini, che da qualche tempo
è stato aggregato all'istituto.
Risultato: la scuola è praticamente
raddoppiata,
con un ritmo di crescita
che
il
vicepreside
Antonino Rallo definisce "tumultuoso, quasi
imbarazzante". "Non
sappiamo più dove
mettere gli studenti continua -. Negli ultimi
quattro o cinque anni
c'è un gruppo di scuole
che ha perso vistosamente iscritti, e ce ne
sono altre che ne hanno
guadagnati altrettanto
vistosamente.
Noi
siamo una di queste, e
ovviamente ci sono
alcune difficoltà. Anche
se il problema contra-
rio, e cioè la mancanza di
iscritti, sarebbe sicuramente
più sgradevole".
L'istituto di via Baden Powell
sta dunque attraversando un
vero e proprio boom, frutto
delle profonde trasformazioni
degli anni '80. Nato nel lontano 1923 come istituto tecnico
femminile ("in pratica era la
scuola per le ragazze di buona
famiglia che non sceglievano il
liceo, con materie come economia domestica", racconta
Rallo), il Boscardin è arrivato
agli anni '70 in apnea - fuori
tempo e fuori posto -, riuscendo poi a ritrovare slancio e
iscrizioni grazie all'attivazione
di due indirizzi sperimentali:
biologico e artistico. "All'inizio
abbiamo fatto fatica a spiegare
cosa facevamo - ricorda il
vicepreside -. La scuola era un
istituto tecnico femminile, ma
rilasciava un diploma scientifico ad indirizzo biologico
oppure una maturità artistica.
Questo creava un po' di confusione nelle famiglie".
L'impasse è stata superata con
quello che può essere considerato un abile stratagemma di
marketing scolastico. In pratica, la scuola è stata presentata
come un liceo scientifico con
Nel nome di un’infermiera. Santa
grandi della città. Gli alunni sono quasi 1457, di
Sarà che era la scuola delle ragazze di buona
cui 511 iscritti all'indirizzo artistico, 647 all'infamiglia, sarà che Santa Bertilla era morta da
dirizzo biologico e 300 al liceo artistico, mentre
poco quando l'istituto avviò le lezioni, ma il
il gruppo dei docenti e
Boscardin è una delle
dei collaboratori tecnici
poche scuole della città a
supera le 150 unità.
portare il nome di un
Tanti i laboratori di cui è
santo. Anzi, di una
dotato l'istituto: gli stusanta: quella Bertilla
denti dell'artistico hanno
Boscardin, nata nel 1888
a disposizione aule per
a Brendola da una poveapprofondire le tecniche
ra famiglia contadina,
dell'aerografo e dell'inciche a diciassette anni
sione, la computer grafidecise di farsi suora e
ca e video, le discipline
dedicò tutta la propria
architettoniche, quelle
vita alla cura e all'assiplastiche e quelle pittoristenza dei malati.
che, oltre che una sala
Dopo i radicali cambiaper le lezioni di storia
menti degli anni '80, e
dell'arte; chi sceglie l'indopo aver riassorbito il
dirizzo biologico può
liceo artistico statale
invece contare su labora(che per una ventina
tori di chimica e fisica,
d'anni era stato una
scienze, tecnologia, fisiscuola autonoma colleca, chimica generale,
gata all'istituto Martini
chimica organica, chimidi
Schio),
oggi
il
ca strumentale, morfoloBoscardin è una delle
Santa Bertilla Boscardin.
La scuola è dedicata a lei
gia e microbiologia.
scuole superiori
più
più ore di laboratorio,
e come un liceo artistico con più spazio per le
materie culturali. E in
effetti gli studenti del
Boscardin affiancano
ad una preparazione
teorica che è per molti
aspetti comparabile a
quella dei licei, un
numero importante di
ore di applicazioni
pratiche. Per chi sceglie l'artistico, ci sono
lezioni di attività pittoriche (in cui si approfondiscono tutte le tecniche, dall'affresco alla
grafica per computer),
plastiche e architettoniche,
mentre chi sceglie l'indirizzo
biologico ha la possibilità di
sperimentare subito con
alambicchi e provette le formule studiate sui libri. "La
nostra formazione è di tipo
liceale - conferma Rallo -, ma
con dei laboratori che sono il
vero punto di forza della scuola: chi esce da qui sa come
muoversi in un laboratorio di
analisi".
Al termine dei cinque anni,
comunque, la maggior parte
degli allievi sceglie ormai la
strada dell'università. "Oltre il
70 per cento continua gli
studi", conferma il vicepreside. Architettura, Accademia di
belle arti, Conservazione dei
beni culturali sono gli indirizzi più gettonati dagli "artistici", Biologia, Medicina e
Scienze infermieristiche quelli
dei "biologici". Chi si butta nel
mondo del lavoro può invece
trovare spazio in studi di
architettura o di grafica, nel
settore orafo, oppure nel
campo delle industrie alimentari, farmaceutiche e cosmetiche, nelle strutture diagnostiche o nei centri di controllo
sulle condizioni dell'inquinamento ambientale. Un ex studente del Boscardin, solo per
fare un esempio, fa parte dell'equipe di studiosi che ogni
anno prepara i vaccini per le
epidemie invernali. "Curiamo
molto i contatti con i nostri ex
allievi - è sempre Rallo a parlare -, anche perché ci permettono di calibrare meglio le
nostre proposte didattiche: se
uno studente di architettura
mi dice che all'università si
lavora più con il disegno a
matita che con il computer, ad
esempio, noi cercheremo di
muoverci in questa direzione".
Va detto, però, che trovare il
posto adatto al proprio percorso di studi non è sempre
così semplice. "La scuola ci ha
dato una buona preparazione
di base - raccontano Sara e
Anna, due allieve diplomatesi
l'anno scorso , una iscritta
all'Accademia di belle arti,
l'altra impegnata con lavoretti
saltuari -. All'università vedo
che in molte materie vivo un
po' di rendita. Con il discorso
del lavoro, invece, è un po'
diverso: per trovare un'occupazione nel settore in cui hai
studiato devi avere fortuna e
serve comunque una specializzazione ulteriore, altrimenti
ti devi adattare. Forse si
dovrebbero potenziare gli
stage, per aiutare i contatti
con il mondo del lavoro".
E poi rimane il problema degli
spazi. Per il momento una
parte degli studenti è "esiliata" in una succursale ad
Anconetta. Le cose dovrebbero migliorare con l'anno prossimo, quando il Quadri si sposterà nella nuova sede e lascerà nuove aule e nuovi spazi al
Boscardin. "In Italia c'è questo
brutto vizio di costruire le
scuole troppo piccole - conclude Rallo -. Speriamo che le
cose migliorino quando saremo tutti sotto un unico tetto,
anche per poter sfruttare al
meglio laboratori e attrezzature. Comunque occorrerebbe
una riflessione sulle dimensioni delle scuole, perché oltre
i mille studenti la gestione
diventa difficile. Noi ormai
siamo in 1500, come un piccolo paese, e se devo essere sincero c'è un po' di nostalgia per
quando si lavorava in una
dimensione più umana".
11
GIOVANI
16 DICEMBRE 2006
Lattice, pelle, pipistrelli e vampiri: ad Anconetta spunta un negozio uscito da un racconto gotico.
"E i più curiosi sono gli over 60"
Velvet Goth, il lato oscuro dello shopping
DI ILARIO
Originali da paura
TONIELLO
L'aspetto non è dei
più rassicuranti: le
colonne portanti dell'ingresso trasudano
sangue. Dall'interno
spuntano
biechi
sguardi di gatti neri e
un nugolo di pipistrelli è appeso
minaccioso al soffitto. Non stiamo
descrivendo un oscuro maniero
della Transilvania ma la vetrina del
Velvet Goth, un negozio di
Anconetta.
Ne avevamo già parlato su
VicenzaPiù numero 10: a Vicenza,
città provinciale dove divertimento e
cultura sono abbastanza omologati,
esistono molti piccoli negozi di vestiti per giovani specializzati in generi e
sottogeneri particolarissimi. Una
realtà viva e in continua mutazione
come dimostra l'ultimo nato. Così
tra il vintage anni '70 e '80 del Velvet
Underground e lo stile "swinging
London" del Dna (solo per citarne
alcuni) spunta ad Anconetta il Velvet
Goth.
L'assonanza col nome del negozio in
contrà Riale non è casuale: i proprietari del Velvet Goth e del Velvet
Underground sono gli stessi. "L'idea
è nata da uno dei consueti viaggi che
facciamo a Londra per controllare le
tendenze e contattare fornitori - racconta Chiara, una dei gestori -: in
poco tempo abbiamo visto un radicale mutamento delle vetrine delle
vie di tendenza. Da punto in bianco,
anzi "da punto in nero" si sono riempiti di borchie, pelle, pizzi e merletti
dal gusto dark e gotico. Abbiamo
cominciato a proporre qualcosa
all'interno del negozio in centro sto-
Abbiamo scelto per voi alcuni prodotti del Velvet Goth. Per un
regalo di Natale difficile da dimenticare.
Per l'iniziazione
allo stile goth
basta questa confezione di cipria
sbiancante (difficile da trovare
dalle nostre parti)
smalto e rossetto
nero rigorosamente bisex. Il tutto
in una simpatica
scatola regalo a
forma di bara (30
euro circa).
Il negozio in via Postumia. Tantissimi abiti a disposizione
ma esclusivamente neri
rico, ma il materiale è vasto e interessante mentre lo spazio era poco. Cosi
abbiamo deciso di spostare tutta la
linea in uno spazio espositivo diverso, lontano dal centro ma facile da
raggiungere in macchina".
La prima reazione degli abitanti
all'apertura è facile da immaginare.
In realtà, una volta superato lo shock
iniziale e capito che non si tratta di
un locale equivoco, anche loro sono
stati conquistati. Con qualche sorpresa: "Ci siamo stupiti nel vedere
che molti anziani che vanno a fare la
spesa si fermano a guardare e chiedono informazioni - dice Chiara -,
mentre dobbiamo ancora abituarci
al passaggio a livello. Quando passa
il treno si formano lunghe code e gli
occupanti delle macchine ci osservano dalle vetrine a bocca spalancata".
I prezzi non sono proprio economici,
ma è naturale per oggetti così ricercati. "I nostri prodotti vengono dalla
Gran Bretagna, l'Olanda e l'America.
Sono prodotti in piccola quantità e ci
sono grosse spese per l'importazione". In ogni caso sono tutti vestiti e
accessori ricercatissimi e per un pensiero di Natale si può partire da cifre
modeste. Pensateci per i vostri regali: anche se il costo è lo stesso, sorprendere i propri cari con un bel
pipistrello è molto più originale del
solito pigiama in flanella.
Goth e dark
in pillole
Termini non ben definiti e in parte
intercambiabili, il goth e il dark
nascono come movimento musicale in Inghilterra alla fine degli anni
settanta come diretta evoluzione
del post-punk. Hanno raggiunto
l'apice durante la prima metà degli
anni Ottanta e sono considerati la
forma più oscura e tenebrosa del
rock underground. L'estetica è
molto importante: gli elementi
caratterizzanti sono l'uso di trucco pesante e aggressivo, abiti prevalentemente neri e viola e fantasiose acconciature che solitamente
comprendono tagli corti, derivanti
dall'estetica punk.
Le atmosfere sono quelle dei film
di registi come Tim Burton e il
look ricorda quello di attori famosi come Winona Ryder e Johnny
Depp.
Si possono distinguere due filoni
principali: il primo tende ad un'espressione più aggressiva, con
accessori in pelle, borchie, capelli
corti a tinte neon e musiche che si
avvicinano al metal, mentre una
seconda corrente si avvicina alle
atmosfere tipiche dei racconti dell'orrore dell'ottocento, con tessuti
ricamati, cappelli lunghi, accessori
ricercati e look diafano ispirati ai
racconti di Poe e Stoker.
Attirano l'attenzione
i bei pipistrelli di
gomma.
Dotati di un'anima in
fil di ferro, si possono
modificare
nella
forma per appenderli
sonnacchiosi al soffitto o farli planare
minacciosi sugli ospiti.
Per portarseli a casa
si parte da 20 euro.
Non è un busto sadomaso
bensì una borsetta in
pelle dall'aspetto davvero
particolare.
A dispetto dell'apparenza
è pure pratica e capiente.
Il modello più piccolo
parte da 40 euro circa.
Un vero gentiluomo non può
uscire di casa senza un bastone da passeggio. Al Velvet
Goth se ne trovano alcuni
intarsiati con teschi o draghi
sinistri. Da 40 euro circa.
Fanno mostra di sé in vetrina gli
scarponi con zeppe e tacchi vertiginosi in pelle nera. Particolari i
lunghi aculei che fuoriescono dappertutto. Per sentirsi un po'
Marilyn Manson bastano 130 euro.
INTERVISTA DOPPIA
12
16 DICEMBRE 2006
Il coach dell'As Vicenza: "Sono severa, ma Per l'allenatrice della Minetti la prima qualità
se le mie giocatrici me lo chiedono le
di chi siede in panchina è la pazienza. E alle
aiuto. Anche con la matematica"
giovani dice: "Il talento è nella testa"
Marta Corà:
"Una donna deve sempre
dimostrare di essere brava"
Quali sono le qualità indispensabili per essere una brava allenatrice?
"Serve determinazione, grinta e sapere dove si vuole arrivare. Questo
comporta dei rischi, anche come
donna".
E tu che tipo di allenatrice sei?
"Tendenzialmente sono severa e
anche molto esigente, chiedo sempre
il massimo dalla mie giocatrici".
Qual è la situazione peggiore
che ti è capitato di affrontare?
"Beh, direi che la situazione di quest'anno non è facile e abbiamo anche
un obiettivo difficile da mantenere.
Guardando indietro a qualche anno
fa, quando allenavo le squadre giovanili, ho delle incomprensioni con
alcuni genitori delle atlete".
E il tuo ricordo sportivamente
più bello?
"Nel 2002 quando sempre con le giovanili nelle finali regionali, dopo una
stagione molto combattuta, sono
arrivata a conquistare l'interzona. Un
successo che mi ha ripagato di tanti
sacrifici".
Un allenatrice che ti piace? e un
allenatore?
"Sembra forse banale dirlo, ma mio
padre (Claudio Corà ndr) è l'allenatore da cui traggo insegnamento".
Come reagisci alle critiche da
parte della stampa?
"Bene! Non leggo gli articoli che scrivono su di noi per non innervosirmi.
Diciamo che evito di acquistarli
quando magari siamo nei giorni dopo
gara. Per il resto con la stampa ho un
ottimo rapporto".
Qual è secondo te la differenza
nel gestire un team da parte di
una donna rispetto a un uomo?
"Per una donna è più difficile perché
deve sempre dimostrare di essere
brava, mentre alle volte ci sono uomini che sono lì ma non sono poi così
bravi. Credo che dal canto
nostro noi donne siamo più
sensibili e dobbiamo sempre
dimostrare di essere credibili".
Perchè in genere i coach
maschi allenano indifferentemente sia squadre
femminili che maschili
mentre
le
allenatrici
donne seguono solo quelle
femminili?
"Nella pallacanestro ci sono
donne che allenano squadre
maschili a livello giovanile, ma
per una donna secondo me è
difficile allenare una formazione senior maschile".
Le tue giocatrici si confidano con te anche nei loro problemi personali?
"Questo nella squadra che ora alleno
devo ancora sperimentarlo, in fondo
sono solo pochi mesi che ho iniziato.
Finora qualcuna arriva con il libro di
matematica sotto braccio chiedendomi spiegazioni o aiuto per un compito di matematica".
Una donna che fa sport quanto è
attenta al fisico e alla bellezza?
"Una donna che pratica sport per me
ha una marcia in più. Al fisico di sicuro si sta molto attente, si seguono
delle diete particolari e anche un
regime di sonno equilibrato, insomma si ricerca il benessere fisico. E
credo che anche l'estetica conti".
Ti capita una giocatrice di grande talento ma che non si impegna. Che fai?
"Tendenzialmente mi piacerebbe che
tutte si allenassero al meglio delle
proprie forze, ma in alcuni casi si
deve chiudere un occhio. Credo
anch'io che il talento stia più nella
testa che in altro".
Nello sport quanto contano: il
talento, la determinazione, lo
spirito di sacrificio e i soldi?
"In primis credo servano lo spirito di
sacrificio e la determinazione, poi il
talento ci vuole. Per i soldi c'è solo
una cosa da dire: se si pratica lo sport
a livello professionistico non possono
non servire. Anche perché come si
camperebbe?"
Qual è l'imprecazione che ti
scappa più spesso?
"Mi spiace ma non si può dire…diciamo che alzo gli occhi al cielo".
Se non avessi fatto l'allenatrice,
cosa avresti fatto?
"Avrei fatto meglio l'ingegnere".
Cosa diresti all'altra?
"Un grande in bocca al lupo per la
stagione e che sia un anno ricco di
soddisfazioni".
Manù Benelli:
"Ma ci sono ancora molti
pregiudizi"
Quali sono le qualità indispensabili per essere una
brava allenatrice?
"Dopo tutti questi anni di lavoro
al primo posto metterei la
pazienza. Poi a questo dobbiamo sicuramente aggiungere che
bisogna avere molta fiducia nel
proprio lavoro".
E tu che tipo di allenatrice
sei?
"Beh, cerco di essere paziente.
Quello che mi ha aiutato e che
mi pone in una situazione particolare è il fatto di essere una
giocatrice/allenatrice. Questo
mi permette di avere un rapporto particolare con le giocatrici".
Qual è la situazione peggiore che
ti è capitato di affrontare?
"A memoria e a livello personale devo
ammettere che l'esperienza più amara
l'ho avuta quando quattro anni fa a
Ravenna sono rimasta senza squadra
all'ultimo momento. Dopo aver lavorato tutta l'estate per fare la squadra di
punto in bianco mi sono ritrovata a
piedi. Dal punto di vista societario l'esperienza più dura è stata a Sassuolo".
E il tuo ricordo sportivamente più
bello?
"Sempre a Sassuolo, dove dopo le
numerose difficoltà siamo riusciti a salvarci all'ultima partita. Poi qui a
Vicenza nella passata stagione, dove mi
sono rapportata con la realtà di A1. Qui
ho trovato un gruppo che mi ha messo
nelle condizioni di lavorare bene con la
soddisfazione di aver creato una buona
squadra e di aver lanciato delle giovani
di talento".
Un allenatrice che ti piace? E un
allenatore?
"Sempre rimanendo nel campo del volley ho una vera ammirazione per l'allenatrice della formazione americana, la
giapponese Lang Ping, ma nutro molta
stima per Barbolini, Zé Roberto e
Bernardini".
Come reagisci alle critiche da
parte della stampa?
"Non ho mai dato peso alle critiche
della stampa. Per me sia i complimenti
che le critiche hanno un peso quando
sono fatti da allenatrici o dal presidente, perché assumono un significato
diverso".
Qual è secondo te la differenza nel
gestire un team da parte di una
donna rispetto a un uomo?
"In teoria è più facile gestire una squadra al femminile, ma il rapporto tra
donne alle volte è difficile".
Perchè in genere i coach maschi
allenano indifferentemente sia
squadre femminili che maschili
mentre le allenatrici donne no?
"Dal mio punto di vista si tratta solo di
pregiudizi. Conosco donne che allenano
squadre maschili a livello giovanile e
sono bravissime".
Le tue giocatrici si confidano con
te anche nei loro problemi personali?
"Diciamo che io non cerco la confidenza, ma se le mie atlete vogliono parlare
con me non mi tiro mai indietro, anche
perché per le donne spesso un problema esterno può incidere sul rendimento".
Una donna che fa sport quanto è
attenta al fisico e alla bellezza?
"Sono abbastanza attente a tutte e due
le cose, e la bellezza non viene di certo
trascurata".
Ti capita una giocatrice di grande
talento ma che non si impegna.
Che fai?
"Le faccio capire il mio credo, e cioè
"che il talento è nella testa". Nella mia
carriera ho visto tante giocatrici di
"talento" perdersi. Mentre ho visto atlete buone impegnarsi al massimo per
ottenere risultati e alla fine divenire dei
talenti".
Nello sport quanto contano: il
talento, la determinazione, lo spirito di sacrificio, i soldi?
"Sono necessari tutti".
Qual è l'imprecazione che ti scappa più spesso?
"Quella che mi scappa più spesso non si
può dire. Posso invece dire quella per
cui sono diventa famosa: è "santo il
cielo".
Se non avessi fatto l'allenatrice,
cosa avresti fatto?
"A dire la verità non so. Da piccola mi
sarebbe piaciuto fare l'architetto o l'avvocato".
Cosa diresti all'altra?
"Direi che deve continuare così e che
deve credere nel suo lavoro, i risultati
prima o poi arrivano".
CULTURA
13
16 DICEMBRE 2006
Documenti rari e attenzione alla didattica: il Museo del Risorgimento e della Resistenza è uno dei più importanti d'Italia
"Conserviamo la memoria degli ultimi due secoli della città"
Villa Guiccioli, la grande storia passa per Vicenza
DI
LUCA MATTEAZZI
Quanti
sanno
che anche a
Vicenza venne
montata, e utilizzata, una ghigliottina? O che
alcuni dei migliori amici di
Garibaldi erano nati all'ombra dei Berici? O, ancora,
che durante le prima guerra
mondiale tutta la città era
circondata da un sistema di
trincee e fortificazioni lungo
qualche chilometro? Sono
solo alcune delle storie che si
potrebbero scoprire con una
visita
al
Museo
del
Risorgimento
e
della
Resistenza di villa Guiccioli,
ospitato in un'ex dimora
signorile a qualche centinaio
di metri da Monte Berico. Un
museo a volte considerato
minore.
Ingiustamente,
come rivendica il curatore
Mauro Passarin: "Tra gli istituti storici è uno dei più visitati e dei più importanti a
livello nazionale - spiega -. È
un museo che funziona
benissimo, che organizza
convegni, festival, attività di
ricerca, e che è tra i primi
cinque in Italia come numero di visitatori. Tanto per
dare l'idea, abbiamo più visitatori
del
Museo
del
Risorgimento di Milano o di
quello di Bologna".
Per gli amanti dei numeri, le
cifre dicono che nelle ultime
stagioni gli ingressi nel
museo di villa Guiccioli sono
oscillati tra i 10 e i 12 mila
all'anno. "Vuol dire mille
persone al mese, e cioè una
trentina al giorno - aggiunge
Passarin -. E considerate che
abbiamo cinque sale, mica
siamo l'Hermitage. In ogni
Il Museo del Risorgimento della città: un luogo dove
cultura e storia si fondono col paesaggio
caso il numero di visitatori è
un parametro relativo: per
un museo potrebbe essere
più importante avere contatti con dieci laureandi che
consultano i materiali per
delle tesi di ricerca piuttosto
che avere una cinquantina di
persone che visitano distrattamente le sale".
In effetti, il fiore all'occhiello
del
Museo
del
Risorgimento sta proprio
nella varietà, e nella qualità,
delle attività culturali svolte.
Da quella classica di conservazione e restauro delle collezioni ("quello che è esposto
è solo l'uno per mille del
nostro patrimonio - precisa
il curatore -: buona parte
della memoria storica della
città negli ultimi due secoli è
qui") ai contatti costanti con
le università, dall'attività
didattica con le scuole all'organizzazione di mostre, con-
vegni e festival. Si è appena
conclusa, ad esempio, una
rassegna
cinematografica
dedicata alle esplorazioni
polari che ha ottenuto riconoscimenti
anche
dalla
stampa nazionale, mentre la
mostra di fotografie dei
cimiteri della Grande Guerra
che il museo ha organizzato
al Lamec ha chiuso i battenti
con i numeri record di 2500
visitatori e oltre 140 cataloghi venduti. E sempre al
Museo del risorgimento
(insieme alla Provincia) si
deve buona parte del lavoro
di organizzazione della rassegna estiva "I Forti in
scena", che ogni estate chiama a raccolta migliaia di
spettatori in alcuni dei luoghi più suggestivi tra quelli
in cui si è combattuta la
guerra del 15- 18.
Poi, naturalmente, ci sono le
raccolte in esposizione.
Asiago durante la Grande Guerra. Nel museo si trovano molte fotografie e altre testimonianze
Il tutto in cinque sale
che ripercorrono gli
ultimi duecento anni
di storia vicentina,
dalla caduta della
Repubblica di Venezia
alla fine della seconda
guerra mondiale, passando
per
l'epoca
napoleonica,
la
Restaurazione,
la
prima guerra d'indipendenza,
l'Unità
d'Italia, la Grande
Guerra e il ventennio
fascista. Ci sono pezzi
unici, come l'ordine di
attacco alla città scritto a mano dal generale
Radetzsky nel 1848 ("è
forse il reperto più
prestigioso" commenta
Passarin), e dettagli
più curiosi, come i servizi da tavola con il
ritratto di Pio IX,
documenti che testimoniano
la fine di un'epoca (il proclama del 1797 con cui vengono
aboliti i titoli e i privilegi
nobiliari) e altri che raccontano i sentimenti più popolari
(le
copertine
della
"Domenica del Corriere").
C'è la lama originale della
ghigliottina montata in piazza Matteotti, all'epoca chiamata piazza dell'Isola (e si
racconta che per tenere sotto
controllo la gran folla accorsa ad una esecuzione i militari spararono sul pubblico,
uccidendo una decina di persone), c'è uno dei bastoni
usati da Garibaldi dopo la
ferita alla gamba, e ci sono
grandi quadri che rappresentano alcuni dei momenti più
rappresentativi della storia
vicentina, come le barricate
del 1848 in corso Palladio.
Gli appassionati di balistica
potranno seguire l'evoluzione delle armi dai vecchi
archibugi ad avancarica alle
mitragliatrici, gli amanti di
stemmi e divise perdersi tra
le uniformi dei "crociati"
risorgimentali e quelle dei
generali delle armate italiane della prima guerra mondiale.
E non mancano fotografie
(come quelle della città bombardata o dei partigiani
impiccati a Bassano), cimeli
personali (come gli archivi di
Cariolato e Radovich, due
vicentini che presero parte
alla spedizione dei Mille e
che furono molto amici di
Garibaldi) e piccole curiosità, come un pezzo di rotaia
del peso di 25 chili catapultato nella zona dell'albergo
San Raffaele, a Monte
Berico, dalla violenza dei
bombardamenti alleati che
colpirono la zona della stazione durante la seconda
guerra mondiale.
"Qui c'è la storia della città conclude Passarin -. E
soprattutto è spiegato come
questa città sia stata importante, a volte assolutamente
determinate, anche per gli
esiti della storia nazionale".
E anche il parco è un museo
a cielo aperto
Non è un caso se il Museo del
Risorgimento
e
della
Resistenza si trova in uno dei
luoghi più significativi per la
storia recente della città. Le
raccolte trovano infatti poste
all'interno di Villa Guiccioli,
sul Colle Ambellicopoli, a poca
distanza dal santuario di
Monte Berico, colle che il 10
giugno del 1848 fu uno dei
capisaldi della resistenza della
città contro gli austriaci.
Il luogo prende il nome da un
direttore della zecca veneziana
di origine greca (Marino
Ambellicopoli) che proprio lì
aveva fatto costruire, alla fine
del '700 la propria residenza.
La proprietà passò nel 1853
nelle mani del marchese di origine
ravennate
Ignazio
Guiccioli, di cui porta ancora il
nome, che fece costruire un
piccolo oratorio privato e che
sistemò il parco, dandogli un
aspetto simile a quello attuale.
La villa venne così acquistata
nel 1935 dal Comune di
Vicenza, e dal 1938 ospita il
museo storico della città. Oltre
ai documenti e ai reperti esposti nelle sale del museo, di
grande importanza è anche il
parco che circonda l'edificio,
uno dei più importanti della
provincia per la varietà e la
rarità di alcune specie di alberi, e per l'imponenza di alcuni
esemplari.
SPORT
14
16 DICEMBRE 2006
I pm che indagano sulle puntate clandestine considerano il bomber
biancorosso estraneo alla vicenda. Scongiurata l'ipotesi squalifica
Caso scommesse verso l'archiviazione
Il Vicenza "ritrova" Capitan Schwoch
DI FRANCESCO CAVALLARO
Schwoch non verrà squalificato. Né ora, né mai. I tifosi
biancorossi possono dunque
dormire sonni tranquilli; tra
due
guanciali,
magari
sognando un gol del capitano
come quello di sabato scorso
contro la Triestina. Da
manuale del calcio. La rincorsa del Vicenza alla tanto
sospirata salvezza è appena
cominciata. E stavolta sì che
c'è da scommetterci: il contributo dell'attaccante da qui
alla fine della stagione sarà
determinante per raggiungere l'obiettivo. Altro che squalifica per un'oscura vicenda
di calcio-scommesse. Tutto
era iniziato a metà maggio
con la perquisizione della
guardia di finanza all'abitazione di Schwoch e di un
altro biancorosso, la mezzapunta
Alessandro
Sgrigna. Le fiamme
gialle cercavano elementi utili riguardanti
l'inchiesta su presunte
puntate illecite via
internet relative al
campionato italiano.
Qualcuno, tuttora non
si sa ancora chi, aveva
tirato in ballo anche il
capitano biancorosso,
"reo" di aver scommesso 1500 euro nel
2005. Si diceva che
l'attaccante
avesse
consegnato il contante
a
tal
Armando
Zamparo, un edicolante del centro di
Udine in stretto con-
tatto con molti giocatori (tra
cui anche gli ex vicentini
Sommese
e
Margiotta),
mediatore per l'occasione.
Zamparo avrebbe quindi
girato (e, naturalmente, giocato) la somma sul sito
"Eurobet". Falso, assolutamente falso. Da parte sua il
capitano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti; a
togliere ogni riserva anche
l'istanza di archiviazione del
caso da parte della procura di
Udine, arrivata nei giorni
scorsi sul tavolo del gip
(mentre resta ancora indefinita la posizione di Sgrigna,
che comunque appare marginale). Una botta di vita per
Schwoch che ora potrà dedicarsi completamente a ciò
che più gli piace e gli riesce
meglio: fare gol. "Il giocatore
è sempre stato sereno - sotto-
linea Andrea Fabris, avvocato che tutela i giocatori del
Vicenza - ; fin dall'inizio
della vicenda ha sostenuto di
non saperne nulla e di essere
stato chiamato in causa chissà per quali motivazioni.
Tanto rumore per nulla, dunque. Schwoch ha sempre
dato la sua massima disponibilità per chiarire tutto
davanti ai giudici; alla fine
non è neanche servito, si
sono convinti da soli che l'attaccante non aveva commesso nessun tipo di illecito.
Non so chi lo abbia messo in
mezzo; a questo punto ci
importa anche poco, l'importante è che il giocatore sia
stato definitivamente escluso
da ogni tipo di coinvolgimento, anche marginale".
Se fosse accaduto il contrario
sarebbe stato deleterio per il
I tifosi possono stare tranquilli: continueranno
a vedere Schwoch in campo
Vicenza. Fortuna
che tutto è bene
quel che finisce
bene. Anche perché, in chiave
futura, la società
punta molto su
Schwoch: come
giocatore, almeno per la prossima
stagione
(facendo comunque tutti gli scongiuri del caso);
come dirigente,
forse fra due
anni.
Discorsi
prematuri, certo.
Ma a tirarli fuori
è lo stesso presidente biancorosso
Sergio
Cassingena:
"Stefan è sempre
stato fondamentale per la nostra
squadra. In questo periodo,
nonostante le sue 37 primavere, sta dimostrando ancora
una volta il suo grande valore. E' un ragazzo serio, ci
tiene a mantenere un fisico
asciutto e a lavorare con
impegno; da parte nostra
puntiamo molto su di lui.
L'ho già detto qualche tempo
fa, lo ribadisco adesso:
Schwoch è una pedina di cui
questo Vicenza non può assolutamente fare a meno.
Figurarsi se fosse arrivata
anche una squalifica: sarebbe
stato un colpo duro da
affrontare. La volontà di continuare il rapporto c'è tutta,
da ambo le parti. Lui è un
giocatore che si sa gestire,
non dovrebbe essere un problema affrontare un altro
campionato ad alti livelli.
Poi, chissà; magari gli troviamo ruolo ad hoc all'interno
della società". Cassingena
coccola l'attaccante come
fosse un figlio. Sarà stata
anche la prestazione nel
derby contro la Triestina a
rinfrancarlo. C'è da dire che
nell'occasione tutta la squadra ha girato a dovere: finalmente si è visto il vero
Vicenza. "Dobbiamo continuare su questa strada dichiara Cassingena -; ero
sicuro che alla fine il lavoro
avrebbe pagato. Così è stato.
Adesso l'importante è rimanere con i piedi ben piantati
per terra; non abbiamo fatto
ancora nulla, la ricorsa alla
salvezza è lunga e piena di
insidie. Chiaro che quando la
squadra gira è tutto diverso: i
giocatori credono di più nelle
loro capacità, acquistano
maggiore fiducia in loro stessi. E scendono in campo convinti dei loro mezzi, a prescindere dagli avversari. Mi
auguro che i ragazzi proseguano su questa strada, l'unica che porta al traguardo che
ci siamo posti fin dalle prime
battute della stagione. Ora
siamo davvero tutti più fiduciosi, speriamo di mantenere
alta la concentrazione e continuare a fare bene".
15
SPORT
16 DICEMBRE 2006
Donato Saltini, il primo procuratore del volley italiano, parla del campionato tricolore.
E confessa: "Per fare questo lavoro serve tanta passione. E una famiglia comprensiva"
Attenzione, Spagna e Russia ci stanno
sopravanzando. Parola di procuratore
DI TOMMASO QUAGGIO
Donato Saltini è
stato il primo procuratore
nel
mondo della pallavolo italiana. Dal
1989 è entrato nel
mondo del volley
prima
con
il
maschile e poi con il femminile,
ed ora a Modena, dove risiede
con la moglie e la figlia, dirige il
suo studio Gold sport che, con
quattro collaboratori, si occupa
di rappresentare ben 180 atlete
in tutti i campionati del mondo.
Ecco cosa ci ha raccontato al telefono, mentre, tanto per cambiare, stava viaggiando verso
Cannes per assistere ad un incontro del campionato francese.
Nella pallavolo italiana
quando è arrivata la necessita del procuratore?
"Sul finire degli anni '80, precisamente nell'89, quando nella
pallavolo sono entrati i grandi
gruppi industriali con a capo personaggi
come
Benetton,
Berlusconi, Gardini. Da qui il
Donato Saltini rappresenta oltre centottanta atlete
cambiamento con
l'arrivo di budget
importanti e di stipendi più alti per
gli atleti. Così i
giocatori hanno
dovuto tutelarsi
richiedendo
il
nostro aiuto".
Come consideri
la realtà vicentina del volley?
"Per Vicenza rappresento due giocatrici: Stefania
Pacagnella
e
Boiana Radulovic.
Questa società a
mio avviso ha un
grossissimo pregio, ovvero quello
di essere aperta
sul mercato, si
muove autonomamente ricercando
in giro per l'Italia
e l'Europa le giocatrici più interessanti e di talento.
Semplificando, la
società manda i
propri tecnici ad assistere alle
manifestazioni sportive di tutti i
livelli ricercando le qualità più
interessanti, investendo in ricerca. Personalmente credo che in
Italia sia una delle realtà più vive
da questo punto di vista".
Quali sono secondo te i pregi
di questo sport rispetto
magari al calcio?
"Sono convinto che uno dei pregi
più grandi sia il fatto che non ci
sono compromessi, dopo tutti
questi anni non ho mai incontro
il doping corruttivo, un vero e
proprio male per tutto lo sport".
Come vedi il campionato italiano rispetto a quello dei
vari paesi europei?
"Credo che oggi il campionato
italiano sia ancora il più bello del
mondo, ma negli ultimi anni c'è
stato un brusco calo. Il pericolo è
quello di veder crescere, come sta
accadendo oggi, i campionati dei
paesi europei come quello della
Spagna o della Russia. Questo
perché in questi paesi per questo
sport stanno arrivando più soldi.
E quando arrivano più soldi cresce anche la possibilità di attirare
a sé le giocatrici migliori.
Dobbiamo continuare a dare
spettacolo in campo e questo lo si
fa portando qui da noi le migliori
giocatrici del mondo, e questo
inevitabilmente ci porta ad attirare più straniere. In questi ultimi anni la situazione si sta un po'
capovolgendo e stiamo perdendo
giocatrici".
Come si diventa dei procuratori di successo?
"Dopo così tanto tempo credo
che prima di tutto serva una
famiglia comprensiva, non è facile essere sempre in giro per il
mondo lontani dai tuoi cari, mica
si torna a casa alle cinque del
pomeriggio.
Detto questo, credo che in questo
mestiere serva la passione per lo
sport che si rappresenta, poi
ovviamente la conoscenza di
quello che si fa, ma questa si
acquisisce anche con il tempo.
Per ciò che mi riguarda, anche se
sono arrivato alla soglia dei cinquantuno anni, non ho ancora
smesso di giocare a volley, come
sa bene la mia squadra di
Mantova".
Le due giovani Aisha Di Gangi e Martina Bordin raccontano il loro esordio in prima squadra.
E fanno gli auguri al capitano: "Torna presto, abbiamo bisogno di te"
AS Vicenza, il canestro delle debuttanti
Per le ragazze di Marta Corà è
stata una settimana di intenso
allenamento. Le biancorosse,
dopo una sorprendente gara
contro la prima in classifica,
hanno dimostrato ancora una
volta che la determinazione
c'è, il tutto mischiato alla grinta e alla voglia di vincere che
non abbandonano mai la formazione vicentina. La reazione della compagine berica è
stata ancora più forte dopo
l'infortunio, al solito ginocchio, per il capitano Ilaria
Chemello; per lei si parla di
una distorsione e uno stop di
almeno due settimane. A trascinare la squadra anche le
giovani Aisha Di Gangi e
Martina Bordin, entrambe
liceali classe 1990: ecco le loro
impressioni dopo essere arrivate quest'anno in prima squadra.
"Devo dire che in questa squadra mi sto trovando davvero
bene - racconta Aisha -: c'è un
grande spirito di squadra e
Martina Bordin
siamo tutte affiatate, prima o
poi i risultati arriveranno.
Sono crescita nelle giovanili
qui a Vicenza, ed ora ho la possibilità di crescere. Sono reduce da un infortunio ai legamenti crociati e all'inizio non è
stato facile scendere in campo. Ho
molta fiducia in
questa formazione e con l'allenatrice ho un buon
rapporto,
d'altronde mi conosce
da tempo. Ora
dobbiamo stringere i denti e
riuscire a recuperare più punti
possibili.
Sono
rimasta impressionata dall'infortunio di Ilaria,
spero si rimetta
presto
perché
tutta la squadra
ha bisogno di lei".
Anche
Martina
Bordin è approdata quest'anno in prima squadra dopo una lunga gavetta
nelle giovanili biancorosse.
"Penso che la squadra di quest'anno possa dare di più di
quello che abbiamo dimostra-
to finora - commenta -. Siamo un gruppo giovane e a poco
a poso stiamo cres c e n d o .
Personalmente il
balzo dalle giovanili
alla prima squadra
non è stato facile,
ma la passione per
questo sport fa
superare le difficoltà e la stanchezza.
Non è certo facile
allenarsi tutti i giorni e la mattina dopo
andare a scuola. Il
gruppo comunque è
compatto e le più
grandi ci danno una
mano a superare le
difficoltà che alle
volte troviamo. Ci
sono dei giorni in cui è difficile
conciliare lo studio e l'allenamento, ma una volta arrivata
in palestra mi sfogo e tutto
scorre via. Quest'anno ho
incontrato anche l'allenatrice
Aisha Di Gangi
con la quale ho iniziato, e mi
sto trovando bene anche perché coach Corà mi sta dando
fiducia. Spero che il capitano
torni presto in squadra, abbiamo tutte bisogno di lei".
SPORT
16
16 DICEMBRE 2006
Giocatore di serie A negli anni '50, il presidente del Vbg è uno dei volti
storici del basket vicentino. "Le soddisfazioni più grandi arrivano dai ragazzi"
DI TOMMASO QUAGGIO
Da quando esiste
la società di
basket maschile
del
Vicenza
Basket Giovane
lui c'è sempre
stato. Dopo sette
anni da presidente e sei da vice presidente,
da quest'anno Elio Peloso è
tornato alla massima carica
della formazione biancorossa.
Il suo passaggio allo sport
maschile è arrivato nel 91,
anno di fondazione del VBG,
mentre dal 1988 Peloso faceva
parte del consiglio della società
di basket femminile.
Come nasce il progetto
VBG?
"È nato tutto dalla passione di
due amici innamorati alla follia
di questo sport nel 1991. Allora
mi chiesero di aiutarli nella
gestione della società, e di
certo non potevo tirarmi indietro, d'altronde questo sport è
nel mio dna da sempre, e così
siamo partiti dalle giovanili.
Elio Peloso, un cestista
con la passione per il golf
Poi a poco a poco abbiamo iniziato il campionato di serie D,
poi la vittoria e l'inizio dell'avventura in C2 fino al 2003,
quando guadagnammo la promozione in C1".
Guardandosi
indietro
come valuta gli anni passati?
"Sono stati anni brillanti fatti
di passione e sacrificio, ma
quando si arriva ad avere circa
500 ragazzi che giocano per
amore di questo sport la soddisfazione è immensa. Certo, dal
punto di vista finanziario si è
sempre in perdita, ma non è
con questo spirito che facciamo
i conti. Abbiamo creato un
gruppo di dirigenti che negli
anni ha subito dei cambiamenti ma il nucleo forte è rimasto".
Come ricorda i sui anni da
giocatore?
"È passato un po' di tempo.
Ora da vent'anni gioco a golf e
mi basta, ma il periodo da giocatore non si dimentica mai. Si
parla degli anni dal '50 dal '60
Elio Peloso (primo da sinistra), presidente del Vbg
con la formazione di Valdagno
in serie A1, grandi stagioni. Ma
ora gioco meglio a golf anche
se per il basket provo un amore
viscerale".
Quali sono gli obiettivi
della formazione di quest'anno?
"La salvezza, questo resta il
nostro obiettivo. Noi siamo la
società che ha schierato in
campo la formazione più giovane,
una
scommessa.
Sappiamo che questa stagione
non sarà facile, ma i ragazzi,
sono sicuro, si impegneranno
al massimo. Certo contro formazioni più esperte soffrono
un po' l'inesperienza, ma non
mollano mai e questo in una
squadra vuol dire moltissimo".
Le soddisfazioni più grandi che sta ricevendo dal
suo impegno nella società?
"Credo che oltre alla prima
squadra le soddisfazioni più
grandi arrivano senza dubbio
dal
reparto
giovanile.
Insegnare a così tanti ragazzi
ad amare non solo questa
disciplina ma lo sport in generale è davvero molto appagante. Quando poi arrivano anche
i risultati le cose cambiano, per
esempio i ragazzi dell'under 21
che ora sono in testa al loro
campionato. Poi mettiamoci la
convocazione con la nazionale
minore di Andrea Campiello,
fratello del nostro capitano.
Sono soddisfazioni che completano il grande lavoro che
tutti noi siamo chiamati a
fare".
Sul fronte sponsor avete
presentato l'accordo con il
Cuoa…
"Siamo veramente contenti di
avere siglato questo particolare
accordo che prevede una
mutua collaborazione, attraverso occasioni di comunicazione istituzionale, attività culturali e scientifiche, stage, tirocini ed eventuali altre attività
istituzionali. Il nome Cuoa
comparirà sulle maglie della
squadra che partecipa al campionato Under 21".
Dopo quelli con il basket maschile e femminile, il Vicenza Volley sigla un accordo anche con i Diavoli
della Caoduro: "Collaboriamo per migliorare lo sport vicentino"
Hockey e pallavolo, in due si pattina meglio
Ora siamo a tre. Cresce la rete di collaborazione tra alcune delle più storiche e importanti società del
mondo sportivo vicentino. Il primo
accordo è stato firmato a novembre
tra il gruppo Vicenza Volley e l'As
Vicenza di basket femminile, il
secondo mattone era stato posato
qualche settimana dopo sempre tra
il Vicenza Volley e il Vicenza Basket
Giovane. L'ultima stretta di mano è
arrivata adesso tra la società di volley biancorossa e la formazione di
Hockey in line della Caoduro
Diavoli Vicenza. E ancora una volta
il trait d'union tra le due società è il
settimanale VicenzaPiù, che si occupa da 39 numeri di "Fatti, personaggi e vita vicentina", il cui logo comparirà come sponsor sui caschetti
della squadra che milita nel massimo campionato di A1. Al di là della
sponsorizzazione economica, il
patto tra le due società si propone di
dare il via a nuove aggregazioni e
iniziative comuni, con l'obiettivo di
far nascere nell'opinione pubblica
l'idea di sviluppare nuovi spazi a
disposizione delle attività sportive
giovanili, di quelle dilettantistiche e
di quelle professionali.
La stretta di mano è arrivata alla
presenza di tutti i rappresentati
della società coinvolte nel progetto
La stretta di mano tra Coviello e Doria sancisce il patto tra
le due realtà sportive
di sponsorizzazione: Giovanni
Coviello patron del Vicenza Volley,
Claudio Corà, presidente dell'As
Vicenza e Enrico Marin per il Vbg, e
Roberto Dori presidente dei Diavoli.
"La nostra attività nasce nel 1949
con il pattinaggio - spiega Dori -;
siamo riusciti a rimanere in piedi
fino ad oggi, e con l'arrivo nella
massima serie da quest'anno abbiamo deciso di puntare sul nostro
vivaio.
Come molti sanno il nostro sport
nasce come una costola dell'hockey
su ghiaccio e negli ultimi anni questa disciplina sta crescendo in tutta
Italia. Per questo il nostro obiettivo
è quello di puntare sui giovani e in
special modo sui nostri. Questo
accordo nasce anche perché confidiamo molto nello spirito manageriale del presidente Coviello. Noi
siamo ancora un po' "dilettanti" in
questo settore, tutti noi facciamo
questo sport per passione rubando
tempo al nostro lavoro. Grazie a
questo accordo di sponsorizzazione,
ma anche di collaborazione sono
sicuro che questo sport potrà avere
ancora più visibilità".
"Con questo accordo speriamo in
primis di portare fortuna anche
all'Hockey vicentino - aggiunge il
presidente della Minetti Infoplus,
nonché direttore editoriale di
VicenzaPiù, Giovanni Coviello -.
Questo terzo mattone vuole essere
un inizio per migliorare la possibilità di fare sport a Vicenza promuovendo l'attività dei giovani. Sembra
quasi impossibile, ma lo stesso presidente Dori non conosceva personalmente i responsabili del basket
maschile e femminile, questo incontro ha già prodotto qualcosa".
Per coronare la collaborazione tra le
quattro realtà sportive vicentine per
la prima volta mercoledì 20 ci sarà
una grande festa al PalaCia, con inizio previsto per le ore 17.00, dove si
esibiranno tutte le squadre, dalle
giovanili fino alla massima serie,
con l'intento di richiamare gli atleti
e i tifosi. Insomma una serata speciale sotto il segno comune della
passione per lo sport.
17
Ciclismo. La vicentina
Manfrin incoronata Miss
delle due ruote
La ciclista venticinquenne
vicentina Ketty Manfrin ha
conquistato il titolo di "Miss
Ciclismo". Ciclista professionista da ormai 6 anni, per la
portacolori del Team Frw
Gauss Rdzu si tratta sicuramente di un bel successo
ancor prima di iniziare la stagione 2007. Kettj ha ottenuto
2123 voti grazie al concorso
messo in atto dal popolare
sito www.ciclismo-online.it,
sbaragliando la concorrenza
di ventiquattro partecipanti,
in gran parte modelle professioniste.
SPORT
Basket femminile.
As Vicenza, in campo
senza la Chemello
Scenderanno in campo sabato 16 dicembre le biancorosse
del A.S.D. Vicenza in casa del
Tecno Allarmi Cervia alle ore
18.00. In campo non ci sarà il
capitano Ilaira Chemello
costretta a casa dall'infortunio della settimana scorsa:
"Da una prima diagnosi non
sembra sia interessato il legamento crociato - spiega -:
potrebbe trattarsi di un problema relativo alla rotula.
Aspetto qualche giorno, per
consentire al ginocchio di
sgonfiarsi, poi vedremo. Sono
abbastanza tranquilla e spero
16 DICEMBRE 2006
che la sosta sia breve, spero di
ripresentarmi venerdì 22
dicembre, quando dovremo
affrontare Ivrea in casa".
Rugby. Giovani biancorossi sugli scudi con le
selezioni provinciali
Domenica 17 dicembre i
Rangers osserveranno un
turno di riposo, in coincidenza con la prima giornata di
ritorno. Il prossimo appuntamento agonistico cadrà domenica 14 gennaio 2007, in casa
del Lido Venezia. Nel frattempo il tecnico Bovo ha predisposto una fitta serie di allenamenti, che serviranno per
aggiustare alcuni meccanismi
della squadra e caricare i
ragazzi in vista dei prossimi impegni. Sul versante giovanile segnaliamo i
risultati degli atleti vicentini convocati con le selezioni Under 14, 15 e 16
per le province di Padova
e Vicenza, che si sono
scontrate contro altrettante selezioni del Friuli
Venezia Giulia più provincia di Venezia. Due
vittorie (U14 e U16) e una
sconfitta (U15) il bilancio
finale.
Domenica 17
dicembre le Under 15 e 17
biancorosse ospiteranno sul
terreno di via S. Antonino
rispettivamente il Mogliano
(inizio ore 10.00) e il Cus
Padova.
La
Scuola
di
Minirugby, invece,
porterà a Padova
cinque formazioni
per un triangolare
con Cus Padova e
Cus Verona.
Volley. Ancora
una trasferta per
la Minetti
Per
la
Minetti
Infoplus
seconda
trasferta consecutiva dopo il derby con
Padova. Le biancorosse scenderanno
in campo alle ore
17.30
contro
la
Scovolini
Pesaro.
"Pesaro è senz'altro
un'ottima squadra -
spiega
Manù
Benelli - ma dobbiamo
puntare
esclusivamente su
di noi, giocando la
nostra partita.
Va però detto che è
l'ultimo incontro
prima della sosta di
Natale e per esperienza so che è una
giornata un po' particolare,
difficile fare dei pronostici.
Non pensiamo di vincere facile, ma neppure ci diamo per
sconfitte in partenza".
SATIRA
18
16 DICEMBRE 2006
Intervista immaginaria all'architetto simbolo della città. Che nella Vicenza del 2006 non si riconosce più
Andrea Palladio: "Lasciatemi
in pace, mi avete tradito"
DI FEDERICO NICCE
Andrea di Pietro della
Gondola
detto
il
Palladio,
permettete
un'osservazione. Sapete
che non fosse per la calvizie avreste una straordinaria somiglianza col
giovane Sigmund Freud?
Dite? Secondo me invece l'unica cosa che abbiamo in
comune è l'amore per il bianco candido: io nella pietra,
lui per una strana polverina
che usava proprio in gioventù…Scherzi a parte, lui sarebbe molto più rappresentativo
di me della Vicenza di oggi.
Ma come, siete l'icona
internazionale
della
città, nel 2008 ci saranno sfarzosi festeggiamenti in vostro onore…
Signore, vi confido un segreto: sarei alquanto stufo di
essere nominato invano, ogni
santo giorno, per tutto e il
contrario di tutto.
Ma voi siete uno dei più
grandi architetti rinascimentali italiani.
Appunto. Sono solo un architetto. Ma non pensate sia triste che Vicenza sia menzionata per le mie opere e poi
per nient'altro?
Per la verità c'è anche il
baccalà.
Buono quello. Sul serio dico:
proprio buono. Però nella
mia Padova - perché nacqui
lì, se qualcuno non lo sa hanno lo spritz, l'università,
Giotto, Galileo, e mi sembra
che ci sia tutta un'altra vita
d'intelletto e di piacere.
Scusate ma Freud in
tutto questo che c'entra?
Perché
sarebbe
più
vicentino di voi, lui che è
viennese?
Perché i vicentini sono uno
strano caso da studiare con la
sua scienza chiamata psicanalisi: dicono di star bene
lavorando e ammassando
denari dagli usurai…anzi, ora
si chiamano banche, no? Non
pensano ad altro, ad eccezioni delle solite sparute minoranze. A me sembra che così
ci si ammali di testa. La mia
Vicenza non era così.
Grazie
tante:
nel
La Basilica. Nell'intento dell'architetto doveva essere
un luogo d'incontro, non una cartolina per turisti
Cinquecento le fabbriche
e l'economia moderna
non c'erano.
Lo so bene, come so che
Vicenza non è che una cittadina come tante in Italia e
nel cosiddetto Occidente.
Però fino agli anni '60 del
Novecento si viveva ancora
bene, più o meno come si
viveva ai tempi miei: c'erano
molti campi invece dei
capannoni, e i maggiorenti scusate, la borghesia, come
dite voi - della città coltivavano le lettere, come il mio
amico e maestro Giangiorgio.
Trissino.
Certo, lui. La mia Vicenza s'ispirava a Roma, e io stesso
ho cercato di portare qui un
poco dell'eterna bellezza
dell'Urbe. Oggi invece mi
ricorda Cartagine dopo la
terza guerra punica: s'è sparso il sale delle piccole e vili
passioni bottegaie sul terreno
prima
solcato
dai
Fogazzaro, dai Piovene, dai
Neri Pozza, dai Lioy.
E da un popolo prevalentemente contadino, che
poi
s'è
arricchito.
Secondo
voi
erano
meglio la povertà e la
pellagra?
Meglio un contadino che
combatte con la pellagra ma
fa salva la dignità, che un
contadino arricchito che la
perde dissipando la vita lavorando da schiavo. E poi se i
nostri contadini combattevano contro povertà e malattie,
voi dovete vedervela con
altre malattie come la
depressione e contro un altro
tipo di povertà: la mancanza
di dignità.
Ecco perché fareste bene a
festeggiare, un anno dopo
quello della mia nascita,
anche l'anniversario della
morte di Freud: fatevi un
esame di coscienza.
E' molto duro con coloro
che vi rendono omaggio.
Ma possibile, mi interrogo,
che dopo di me non ci sia
stato altri che possa
portare in alto il
nome di Vicenza
nell'orbe
terracqueo? Voi cosa
rispondete?
Il nostro modestissimo parere è
che sappiamo chi
è il responsabile
della "palladionite",
ma
non
sapremmo dire
se Vicenza sia
stata così avara
di grandi uomini.
La colpa è di
Goethe, se è a lui
che pensate. E' stato
lui a inculcare il mio
mito, e di ciò lo ringrazio. Però fermarsi all'ammirazione di un
geniale viaggiatore mi pare
che per una città del Duemila
sia come per l'Italia essere
famosa solo per Roma imperiale. N'è passata acqua sotto
i ponti, no?
Sicuro: Vicenza è stata
anche il regno della più
potente fazione della
Repubblica
nata
nel
1945, la Democrazia
Cristiana.
Conoscete
Rumor?
Vi ha portato un gran bene:
la Fiera dell'oro, per esempio. Ma proprio l'oro vi ha
Andrea Palladio. Se potesse parlare chissà cosa direbbe
dei moderni vicentini
rovinati. Io amo più le arti, le
lettere, il teatro, il buon vivere.
L'Olimpico e la Rotonda
sono monumenti agli
ultimi due "beni" da voi
citati, Maestro.
Sì, è così. E sono felice, ad
esempio, che stiate allestendo un secondo e più moderno
teatro. Però usatelo bene,
apritelo alla città e ai forestieri di tutte le arti e di tutte
le idee, siate coraggiosi e
spregiudicati.
Il
teatro
dev'essere una seconda casa
per tutti, anche per coloro
che non hanno studiato. Gli
antichi andavano ad assistere
alle tragedie e alle commedie
perché parlavano a tutti, non
a pochi.
Ma quasi tutti, oggi, preferiscono la televisione.
Quell'orrenda scatola d'immagini. Dovreste fare come
uno dei vostri pochi uomini
d'ingegno ancora viventi,
quel Mario Rigoni Stern che
ha consigliato così bene:
"Spegnetela e fatevi una passeggiata". Non rinchiudetevi
in casa a rimuginare, piuttosto state sotto la mia Basilica
in compagnia, come fanno i
giovani. Io l'ho costruita per
quello, non per essere messa
in bacheca.
Un'ultima
domanda,
Maestro. Se vi secca che
Vicenza sia chiamata col
vostro
nome,
come
dovremmo chiamarla,
allora?
La città dei preti. Parise ha
scritto il "Prete bello", grande opera. Ma in realtà ci sono
due tipi di preti: quelli con la
tonaca e quelli senza.
Vicenza è piena dei secondi.
Ai miei tempi si viveva sotto
il governo della Serenissima
Repubblica di Venezia, e
tutta questa ipocrisia non
c'era. Il timor di Dio è giusto,
ma il finto timor di Dio è il
peccato più grande. Vi serve
più audacia. La fortuna aiuta
gli audaci. Voi invece mi
ricordate un po' come quel
curiale oratore con molti nei
sul viso, come si chiama…
Bruno Vespa.
Ecco.
19
SALA STAMPA
16 DICEMBRE 2006
"Morire senza soffrire è un diritto,
lo Stato faccia il suo mestiere"
Ogni settimana, tratto dalla stampa locale o
nazionale, un articolo che fa riflettere,
discutere o arrabbiare. O anche divertire.
Sempre senza alcun commento. Sia il lettore
a farne, secondo le proprie opinioni.
Il filosofo Emanuele Severino
si pone "al di là degli amici o
nemici di Dio". Rivendica
"pari dignità di discussione
tra un caso che interessa un
unico uomo immobile in un
letto e i più grandi massacri
che vive oggi l'umanità".
Quindi si guarda dentro, e
dice: "Se avessi un amico che
soffre
come
Piergiorgio
Welby, un amico del quale ho
capito fino in fondo il profondo desiderio di lasciare questo mondo, io lo aiuterei a
staccare la spina. Cercando di
non incorrere nelle sanzioni
previste dalla legge, ma lo
farei". Primo: "Perché c'è
una contraddizione scandalosa nella nostra legge:
tratta in modo diverso
chi, avendone la capacità
fisica, può darsi la morte
e chi invece, pur desiderandolo intensamente,
non può farlo". Secondo:
"Perché riconoscere a un
uomo il diritto di morire
senza soffrire oltre un certo
limite, è rispettare la sua
dignità". Professore, lei dunque sottoscrive l'appello di
Welby al presidente della
Repubblica Napolitano? "Io
parto da un presupposto: se
il signor Welby fosse in
grado di staccare i fili
delle macchine che lo
tengono in vita e di
lasciare questo mondo
senza soffrire ulteriormente, probabilmente
l'avrebbe già fatto".
Si sarebbe suicidato senza che
il mondo se ne accorgesse?
"Un tempo in molte legislazioni il suicidio era considerato un reato. Chi cercava di
togliersi la vita e falliva nel
suo intento, era perseguito
penalmente. Almeno su questa terra, direbbe qualcuno.
Oggi non è più così, anche in
Italia: il suicida mancato non
è riconosciuto giuridicamente
colpevole". Da qui la contraddizione? "E' come tra il "sì"
all'aborto e il "no" alle cellule
staminali embrionali: "sì" a
chi cerca di suicidarsi, "no" a
chi chiede di essere aiutato a
morire perché da solo non ce
la fa. La nostra legge tratta in
modo diverso i disgraziati che
non hanno la forza o le braccia per lasciare questa vita".
Una contraddizione soltanto
giuridica? "Queste contraddizioni sono dovute
al fatto che siamo in
Italia e che qui i principi
della Chiesa cattolica
hanno un peso che altrove non hanno. La Chiesa
non può che essere un'istituzione di carattere
politico. Indubbiamente
la sua intenzione è quella
di rispettare la laicità
dello Stato, ma oggettivamente ha una vocazione
teocratica. E in questo,
sia chiaro, la Chiesa fa il
suo mestiere. Spetta poi
allo Stato fare il suo". Vale
a dire? "Votare la legge più
democratica possibile.
E' giusto il discorso cattolico:
se una maggioranza cattolica
vota una legge che va bene
alla Chiesa, non c'è nulla da
dire sulla liceità di questa
legge. Rispetta le regole della
maggioranza e quindi della
democrazia. Se non che la
democraticità di una legge è
quantificabile. E io penso che
su argomenti su cui c'è
discussione - dall'eutanasia
all'aborto, dal divorzio alla
Il filosofo Emanuele Severino: "Sulla morte
c´è una contraddizione scandalosa nella legge"
fecondazione assistita - la
legge più democratica è
quella che permette a
ognuno di agire come
crede". Dunque il rispetto
del volere di ciascuno deve
avere più peso del voto di una
maggioranza? "Anche se la
minoranza è rappresentata da
un solo uomo. Non dico che la
democrazia è verità assoluta.
Ho grande stima di Luigi
Einaudi, Einaudi che diceva
che la democrazia è un
mito. Ma in questo
contesto io preferisco
le regole della democrazia. E più democratica è una legge che
tiene conto (sottolineo,
su questi temi) di quello che il singolo vuole".
Dunque il suo "sì" va
dal caso Welby al
testamento biologico,
dall'eutanasia al suicidio assistito? "Io sono
per la libertà di scelta.
Sono convinto che già
oggi, se entro in un
ospedale e chiedo di
non essere oggetto di
accanimento terapeutico, trovo ascolto.
Certo, se non ho questa fortuna ma le gambe mi funzionano, me ne vado altrove.
La tragedia è quando le
gambe non mi funzionano".
Partiamo dall'eutanasia.
"Se viene appurato che
una persona ha questa
volontà, la volontà di
morire senza soffrire
oltre un certo limite, la
legge deve riconoscerle il
diritto a lasciare questo
mondo.
Dignitosamente. Senza
nascondersi. Tanto più che
spesso basta solo l'astensione
da un certo tipo di azioni e un
aiuto a non soffrire". E il suicidio assistito? "Tra eutanasia
e suicidio assistito non vedo
una differenza sostanziale.
In un caso come nell'altro se
un individuo esprime il desiderio di morire deve poter
contare su una struttura pubblica che lo aiuti a raggiungere il suo intento".
Una priorità su tutte che si
sente di indicare al governo?
"Cancellare le contraddizioni
presenti nella nostra legislazione, la soluzione la lascio
agli esperti. Se poi la classe
politica chiamata a decidere è legata alla Chiesa
al punto da non riuscire a
prendere una decisione,
è finito tutto. Anche l'autonomia dello Stato, riconosciuta dalla stessa
Chiesa".
Da Il Corriere della
Sera, 5 dicembre, 2006
E’ in edicola
E’ una iniziativa di
La comunicazione del Nord Est
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Per la tua pubblicità chiama
Il caso di Piergiorgio Welby ha riportato
sotto i riflettori l’eutanasia
045.8015855 - Fax 045.8041460
REGIONE
20
16 DICEMBRE 2006
Zaia: "Durante le feste valorizziamo le produzioni enogastronomiche del Veneto"
A Natale il Veneto nel piatto
Invito a consumare e regalare prodotti della nostra Regione
"Tra le produzioni agroalimentari apprezzate nel mondo - ha detto ancora
il Vicepresidente - ai primi posti troviamo i formaggi, con l'Asiago, il
Monte Veronese, il Montasio, il Grana Padano, il Provolone Valpadana, la
Casatella Trevigiana, il Piave, affiancati da produzioni locali che esprimono una incredibile varietà di gusti. In Veneto si producono il Prosciutto
Veneto Berico Euganeo DOP e la sopressa Vicentina DOP
"Il Natale che si avvicina è sicuramente un'occasione per richiamare ed esaltare la nostra identità e le radici storiche della cultura europea ed occidentale. Ma è
anche una festa che offre l'opportunità di valorizzare le eccellenti produzioni enogastronomiche del Veneto". Lo ha sottolineato il vicepresidente della
Giunta regionale Luca Zaia, che
lancia un chiaro invito a consumare prodotti nostrani.
"Facciamo confezionare nelle
tipiche e caratteristiche ceste
natalizie prodotti veneti - ha
aggiunto - saranno un prelibato
biglietto di auguri che, chi lo
riceve,
saprà
apprezzare.
Faremo la gioia delle persone
che ci stanno a cuore e, nello
stesso tempo, tenderemo una
mano ai nostri produttori e alla
nostra economia".
"Il "made in Veneto" dei sapori
ha radici profonde nella nostra
terra ed è frutto di una antica
tradizione fatta di pazienza,
dedizione, saggezza e lavoro. È
composto da 24 DOC e 3 DOCG
- ha ricordato Zaia - oltre a svariate IGT, da 366 prodotti tradizionali, 21 prodotti DOP o IGP,
due marchi collettivi per la carne
bovina, un marchio certificato
per il coniglio. Il Veneto oggi è il
più straordinario distretto mondiale del vino di qualità.
Solo il Veneto può offrire,
in un contesto unitario di
identità territoriale, storica
e culturale, un vino per
ogni tavola e ogni assaggio: un'anima sola per
tante differenze che si propongono con vini bianchi,
rossi, rosati, giovani e a
lungo
invecchiamento,
tranquilli, frizzanti e spumanti, passiti, che non
temono rivali".
"Tra le produzioni agroalimentari apprezzate nel
mondo - ha detto ancora il
Vicepresidente - ai primi
posti troviamo i formaggi,
con l'Asiago, il Monte Veronese,
il Montasio, il Grana Padano, il
Provolone
Valpadana,
la
Casatella Trevigiana, il Piave,
affiancati da produzioni locali
che esprimono una incredibile
varietà di gusti. In Veneto si producono il Prosciutto Veneto
Berico Euganeo DOP e la sopressa Vicentina DOP. Ed è vastissimo il panorama delle produzioni ortofrutticole di qualità, con il
riso Vialone Nano Veronese
IGP, l'Asparago bianco di
Cimadolmo IGP, il Fagiolo di
Lamon della vallata Bellunese
IGP, la Ciliegia di Marostica
IGP, il Marrone di San Zeno
DOP, i radicchi famosi ed esportati ovunque, a partire dal
Radicchio rosso di Treviso e dal
Radicchio
variegato
di
Castelfranco IGP.
L'olio del Garda DOP e l'Olio
Veneto DOP, tra i più preziosi
esistenti, che nei mercati spuntano le più alte quotazioni.
Accanto a questi, ci sono altri
350 prodotti tipici, vere e pro-
prie culle del sapore, che spaziano dai formaggi all'orticoltura,
dalla frutta alle paste fresche,
dal pesce alla carne, alle bevande". "Insomma - ha concluso
Zaia - acquistare e consumare
veneto non significa chiudersi in
un anacronistico provincialismo, ma fare scelte oculate sul
versante del gusto, della qualità
e della tipicità".
Edificabilità zone agricole:
assessore Marangon
"La nuova legge urbanistica
regionale del 2004 comincia solo
ora a dare i suoi frutti. Passerà
alla
Valutazione
Tecnica
Regionale il Primo Piano di
assetto territoriale completo,
quello del Comune padovano di
Camposampiero. E' un evento
che costituisce la prima rappresentazione concreta della legge
11". Lo ha annunciato l'assessore
alla pianificazione territoriale
del Veneto Renzo Marangon,
concludendo a Mestre il convegno su "Sviluppo delle imprese
agricole e tutele del territorio",
promosso dalla Confederazione
italiana Agricoltori di Venezia.
Il Convegno ha approfondito i
contenuti della legge urbanistica
regionale per quanto riguarda le
aree rurali e i contenuti della
cosiddetta "legge ponte", che ha
sbloccato la possibilità di intervenire nelle zone agricole, in
attesa che i singoli PAT comunali o intercomunali vengano elaborati e diventino operativi.
A questo proposito l'assessore
Marangon ha dato la più ampia
disponibilità ad accogliere suggerimenti e proposte che rispondano alle esigenze del mondo
agricolo e che potrebbero essere
compresi nella legge finanziaria
regionale, in modo da attutire le
difficoltà che possono nascere
nel passaggio dalla "teoria"
legislativa alla "pratica" attrattiva.
Importante convegno A.n.c.i. a Roma: il Veneto è un modello a livello nazionale
Proteggiamo i diritti dell'infanzia
"Investire sull’infanzia per investire sulla famiglia vera"
"Quanto è stato fatto dal Veneto in
questi anni nel settore dei servizi per
l'infanzia, sia come legislazione innovativa che come crescente impegno
di risorse, dimostra grande capacità
di investimento non solo sui bambini
che sono il nostro futuro ma, in particolare, sulla famiglia vera che è quella prevista dalla Costituzione. Sul
lungo periodo, investire sull'infanzia
significa investire sulla famiglia e
quindi favorire la natalità - che nel
nostro Paese è tra le più basse
d'Europa con ricadute disastrose
sulla società e l'economia - riequilibrare le disuguaglianze strutturali tra
anziani e giovani che provocano un
danno irreversibile al welfare state".
Lo ha affermato a Roma,
nell'Auditorium
del
Museo
dell'ARA
PACIS,
Stefano
Valdegamberi, Assessore alle politiche sociali della Regione Veneto e
coordinatore della Commissione
Politiche
Sociali
della
Conferenza delle Regioni, intervenuto al convegno organizzato dall'A.N.C.I. dal titolo "I
Comuni
per
l'Infanzia".
Valdegamberi ha sottolineato
che, grazie all'incisività delle
proprie politiche il Veneto è
arrivato alla copertura del 20%
dei servizi per la prima infanzia
rispetto alla propria popolazione 0-3 anni. "Il nostro obiettivo ha detto - è di arrivare al 33% di
copertura entro il 2010 come da
impegni comunitari. Ci poniamo così ai primissimi posti in
Italia, a fronte di trasferimenti statali
in continua diminuzione ai quali
abbiamo risposto con un rinnovato e
aumentato impegno finanziario
regionale a dimostrazione della centralità del tema che è basilare per il
futuro dell'economia, per il mantenimento dello stato sociale ma anche
per far continuare i valori e la
cultura che ci sono propri. I
bambini - ha concluso - devono crescere in famiglie vere e
non fittizie o virtuali, e le uniche famiglie che danno queste
garanzie di impegno, di
responsabilità, di durata, sono
quelle naturali, previste dall'articolo 29 della Costituzione". In
merito ai servizi per la prima
infanzia l'Assessore veneto ha
rilevato che "attualmente, nel
territorio nazionale, esistono
grandi differenziazioni che
vanno superate ragionando in
termini di 'sistema'. Nel Veneto - ha
spiegato l'Assessore regionale - la collaborazione e la sinergia tra pubblico
e privato ha consolidato una rete territoriale che trova riscontro sia nei
numeri che nella qualità. Dal 1990, la
legge regionale prevede che, sia enti
pubblici che privati, singoli o in convenzione, realizzino servizi per l'infanzia con modalità differenti che
vanno dall'asilo nido classico al 'servizio innovativo' come i centri infanzia o i nidi integrati che hanno tipologie e organizzazione diversa ma la
stessa finalità educativa; si è creata
così una risposta che si snoda, con
diverse soluzioni dall'età che va da 0
a 6 anni e costituisce un collegamento diretto con il primo asse del sistema scolastico: la scuola dell'infanzia".
REGIONE
21
16 DICEMBRE 2006
Chisso: "L'intervento sarà regolato da accordi di programma tra Enti Locali e Regione"
Il Veneto aiuta le due ruote
Stanziati i finanziamenti regionali per piste ciclabili
La Giunta regionale, su iniziativa dell'assessore alle politiche della mobilità
del Veneto Renato Chisso, ha impegnato 2 milioni 865 mila euro come
contributo a fondo perduto a favore di
enti locali per la realizzazione di percorsi ciclabili e interventi connessi. "Si
tratta di iniziative contenute in una
legge veneta del 1991 - ha ricordato
Chisso - che prevede l'intervento della
Regione a sostegno di questo genere
di opere, finalizzate alla mobilità e alla
sicurezza soprattutto della cosiddetta
utenza debole della strada, con finanziamenti rapportati alla spesa ammessa. L'intervento e i reciproci impegni
saranno regolati da singoli accordi di
programma tra Enti Locali e Regione".
Le opere verranno realizzate sulla
base di un progetto esecutivo redatto
dall'ente locale; per l'approvazione del
progetto definitivo il presidente della
Giunta Regionale Giancarlo Galan
potrà convocare apposite conferenze
di servizi.
Questo l'elenco degli interventi finanziabili.
Provincia di Belluno: Comune di
Sedico, progetto per la realizzazione
della pista ciclabile Mas - Peron,
importo progetto 480.968 euro, contributo
regionale
160
mila
euro.Provincia di Padova: Comune di
Correzzola, pista ciclabile in adiacenza
al lato ovest della S.R. n. 516 tra via
Monti e canale Rebosola, importo progetto 410 mila euro, importo contribu-
to 240 mila euro; Montegrotto Terme,
realizzazione di una pista ciclabile
lungo via Vivaldi, importo progetto
150 mila euro, contributo 100 mila
euro; Piove Di Sacco, realizzazione
pista ciclopedonale tra via Davila e via
Einaudi con prosecuzione fino a via
Caldogno, importo progetto 340 mila
euro, contributo 160 mila euro;
Polverara, realizzazione di una bretella di collegamento fra la S.P. n. 30 e la
S.P. n. 35 e costruzione di una pista
ciclabile lungo la
S.P. n. 35, importo
progetto 750 mila
euro, importo contributo 190 mila
euro; Veggiano, realizzazione nuova
pista ciclabile lungo
via S. Antonio - S.P.
n. 51, importo progetto 150 mila euro,
contributo 60 mila
euro. Provincia di
Rovigo: Comune di
Loreo, realizzazione
pista ciclabile parallela alla S.P. n. 8 tra Loreo e Porto Viro,
importo progetto 800 mila euro, contributo regionale 180 mila euro.
Provincia di Treviso: Comune di
Ormelle, sistemazione viaria, messa in
sicurezza e realizzazione di percorso
ciclabile in via Liette 1° stralcio, importo progetto 318 mila euro, importo
contributo regionale 130 mila euro;
Valdobbiadene, realizzazione pista
ciclabile e sistemazione piazzale del
cimitero e di San Venanzio da destinare a parcheggi scambiatori, importo
progetto 300 mila euro, contributo 120
mila euro.
Provincia di Venezia: Comune di
Concordia Sagittaria, realizzazione
del percorso ciclopedonale tra il centro
storico di Concordia e Cavanella
lungo la S.P. n. 68, importo progetto
un milione 900 mila euro, contributo
regionale 270 mila
euro; Pramaggiore,
ammodernamento
delle strutture viarie
esistenti mediante la
realizzazione del 2°
stralcio della pista
ciclabile lungo via
Belfiore S.P. n. 60 e
la sistemazione e
rifacimento di marciapiedi in centro,
importo 800 mila
euro, contributo 270
mila euro; San Donà
di Piave, costruzione pista ciclopedonale in via Girardi e
parcheggio in via Giovanni XXIII,
importo 300 mila euro, contributo 150
mila euro; Scorzè, lavori di realizzazione pista ciclabile di via Drizzagno
lungo la S.R. 515 Noalese, importo
531.640 euro, contributo 200 mila euro.
Provincia di Vicenza: Comune di
Cartigliano, pista ciclopedonale in via
Mazzini, importo progetto 515.888
euro, importo contributo regionale
160 mila euro; Nove, realizzazione
della pista ciclopedonale lungo via
Molini, 1° stralcio, importo 41 mila
euro, contributo 25 mila euro; Rossano
Veneto, realizzazione pista ciclopedonale in via Salute e via XI Febbraio,
importo 950 mila euro, contributo 200
mila
euro;
Amministrazione
Provinciale di Vicenza, realizzazione
di una passerella ciclopedonale sul
fiume Bacchiglione in località Secula
nel Comune di Longare, importo progetto un milione di euro, importo contributo 250 mila euro.
Alexander Hall: l'impegno
della regione per cortina
All'inaugurazione dell'Alexander
Hall, il nuovo centro congressuale
e spazio multifunzionale di
Cortina d'Ampezzo, è intervenuto
l'assessore veneto Oscar De Bona
che ha sottolineato i motivi per cui
la Regione ha sostenuto la realizzazione di questo progetto nell'ambito del programma comunitario
Interreg-Austria. "Vogliamo dare
nuovo impulso alle attività culturali della località ampezzana - ha
detto - e in tal modo sviluppare
nella maniera migliore la promozione turistica dell'intero Bellunese
e dell'area dolomitica". De Bona ha
voluto mettere in evidenzia il ruolo
e l'impegno che per questo progetto ha avuto l'ex assessore regionale
Floriano Pra, ringraziandolo insieme a tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione.
L'assessore ha poi fatto presente
che questo nuovo polo multifunzionale rappresenta un'infrastruttura di eccellenza per la convegnistica e la cultura, edificata con le
più moderne tecnologie da imprese e maestranze che in quest'opera
hanno saputo dimostrare le loro
grandi capacità e professionalità.
Una struttura - ha detto ancora De
Bona - finalmente all'altezza del
nome di Cortina d'Ampezzo, in
grado di estendere la stagione turistica potenzialmente a tutto l'arco
dell'anno. Infine, l'assessore ha
ricordato che la Regione è impegnata per la realizzazione a Cortina
anche di un campo da golf, rispettoso delle caratteristiche ambientali dei luoghi, oltre al forte sostegno
per ottenere e organizzare i mondiali di sci nel 2013.
Il bilancio 2007 apporterà un taglio di circa il 25 per cento rispetto all'anno scorso
Immigrazione: riunita la consulta
In arrivo le novità del piano triennale
Il piano triennale 2007/2009
di interventi e iniziative nel
settore dell'immigrazione,
che prevede tra le novità
l'introduzione nel Veneto
del patto di accoglienza e di
integrazione per gli immigrati sulla scorta del modello francese, ha ottenuto il
parere favorevole della
Consulta Regionale per l'immigrazione convocata all'assessore ai flussi migratori
Oscar De Bona. Il piano, che
aveva già ottenuto il via
libera del Tavolo Unico di
Coordinamento
e
del
Direttivo della Consulta, per
divenire operativo dovrà
ora essere adottato dalla
giunta veneta e approvato
dal Consiglio regionale.
"Nell'ambito delle iniziative
e degli interventi per il prossimo triennio - ha detto De
Bona - il patto di accoglienza
rappresenta uno strumento
nuovo e qualificante, anche
se non previsto dalla normativa nazionale. Si tratta in
sostanza di un impegno formale reciproco tra la società
ospitante e l'immigrato, che
ne accetta le regole di convivenza, i valori e le leggi.
Tutti i soggetti presenti negli
organismi consultivi attivati
dalla Regione hanno ritenuto che possa rappresentare
una delle opportunità per
affermare il valore dell'integrazione e produrre ricadute positive su tutta la comu-
nità". L'assessore ha inoltre
confermato che il bilancio
2007 apporterà un taglio di
circa il 25% rispetto all'anno
scorso. E' stato comunque
salvaguardato l'impegno di
spesa di un milione di euro
per sostenere la creazione di
un fondo etico immobiliare,
con la Banca del Consiglio
d'Europa, finalizzato a dare
le necessarie garanzie per
l'accesso alla casa da parte
degli
immigrati.
L'operazione è in fase di
definizione. Una parte delle
risorse disponibili - ha
comunicato De Bona - sarà
riservata alla compartecipazione finanziaria alle inizia-
tive su bandi europei a cui la
Regione del Veneto concorrerà. In generale, le linee di
intervento del piano triennale puntano a valorizzare
al massimo il rapporto con il
territorio per la gestione dei
flussi migratori.
Gli interventi riguardano
l'inserimento
lavorativo,
l'alloggio,
l'integrazione
sociale e scolastica, l'informazione e il dialogo tra le
culture, la formazione.
Novità sono previste anche
per l'Osservatorio regionale
e la Rete informativa sull'immigrazione, che hanno
concluso la fase di sperimentazione.
23
TEMPO LIBERO
16 DICEMBRE 2006
Nel delicato Transamerica un viaggio nel difficile rapporto fra un figlio e il suo papà. Transessuale
Alla ricerca del padre perduto.
Che ha scelto di essere donna
DI GIULIANO CORÀ
Disponibile a noleggio dopo una fugacissima apparizione
in
sala,
Transamerica
(2005, Usa) racconta la storia di Bree, un transessuale
in procinto di trasformarsi in
donna. Un fatto inaspettato, però, le
sconvolge i piani. Dal carcere minorile di New York le telefona Toby,
suo figlio, frutto della sua unica
scappatella eterosessuale.
Ha diciassette anni, e si mantiene
prostituendosi e spacciando. Bree
gli paga la cauzione, ma Toby vuole
andare a Los Angeles per sfondare
nel cinema e per conoscere il suo
vero padre. Bree decide di accompagnarcelo - con la segreta intenzione, per strada, di scaricarlo al patrigno che in quegli anni l'ha allevato -
ma non intende rivelargli il rapporto che li lega
né la sua situazione.
Comincia così uno strano viaggio. Toby è alla
ricerca del suo passato,
ma anche e soprattutto
di un futuro, del suo
'diventare grande', del
successo, perfino di una
famiglia. Insomma, di se stesso.
Bree crede di conoscere già se stessa, e vuole solo liberarsi in fretta di
questo 'incidente esistenziale'.
Ma non sarà così semplice. Lungo la
strada, entrambi si troveranno a
dover fare i conti col proprio passa-
to, dovranno chiedersi chi sono
davvero, cosa vogliono, da se stessi
e dagli altri, quale potrà essere la
loro vita futura. Bree e Toby seguiranno ognuno la propria strada, ma
si rincontreranno, questa volta
finalmente se stessi, e pronti a dare
e ricevere amore. Garbato e discreto, Transamerica non è un film sulla
'diversità'. Questa sarebbe una lettura riduttiva e povera.
Attraverso la 'eccezionalità' della
situazione, infatti, il regista Duncan
Tucker racconta l'eterna vicenda del
rapporto tra padre e figlio, la difficoltà di trovare ciascuno una collocazione nell'esistenza e di trovare
un ponte, un linguaggio condiviso
che permetta di comunicare e
soprattutto consenta di scambiarsi
esperienze, di conoscersi veramente, di arricchirsi l'un l'altro.
Tutt'altro che 'scandaloso', bensì
poetico e delicato, il film è sostenuto in gran parte dall'eccezionale
recitazione di Felicity Huffman,
insignita, per questo ruolo, del
Golden Globe.
Adelphi ripropone un romanzo ingiustamente considerato minore di Faulkner:
lucido, nichilista, e con una scrittura di rara potenza
Il Santuario dell'uomo senza volto
DI GIOVANNI MAGALOTTI
Profondo Sud degli
Stati Uniti, durante la
Grande Depressione.
La "casa del Vecchio
Francese" è una distilleria
clandestina
nascosta nei boschi,
abitata da un gruppo di disadattati
guidati dall'enigmatico Popeye. Un
giorno vi capitano la giovane Temple
Drake, "dritta come una freccia nel
vestitino succinto", e il suo alticcio
accompagnatore Gowan Stevens.
Popeye, dopo qualche indugio, prende
in mano la situazione: violenta la
ragazzina, ammazza uno dei suoi
compari e fugge a Memphis dove
tenta di segregare Temple in un bordello.
Quando William Faulkner, nel 1931,
pubblicò "Santuario" aveva già alle
spalle il successo di "L'urlo e il furore"
(1929). Ma non fu certo il timore di
mancare l'altezza di quel capolavoro
che lo spinse ad affermare, in un'introduzione a "Santuario" del 1932:
"Secondo me non è
un granchè, come
idea, perché fu concepito unicamente
allo scopo di fare
soldi". Il curatore
Mario Materassi,
in una nota conclusiva a questa
edizione Adelphi,
evidenzia che
Faulkner, nell'introduzione
menzionata, si
prende gioco
della critica,
provando
deliberatamente a depistarla. Cosa che farà, di lì in avanti, per
tutta la vita.
D'altro canto, anche a un lettore non
avvertito appare chiaro come
"Santuario" sia tutt'altro che un
romanzo minore. A una vivida rico-
struzione d'atmosfera si accompagna
un lucido nichilismo che esclude, nel
finale, qualsiasi consolazione. Ma
sopra tutto spicca la
potenza della scrittura di Faulkner, che
stacca pagine memorabili consegnandole
alla memoria di chi
legge. Così, ad esempio,
è presentato Popeye alla
sua prima apparizione:
"Aveva la pelle di uno
scuro pallore morto, il
naso leggeremente aquilino, e non aveva mento. Il
viso spariva, semplicemente, come quello di una bambola di cera lasciata troppo
vicino a un fuoco acceso e
dimenticata. Una catena di
platino gli traversava il gilè come una
tela di ragno".
William Faulkner, Santuario,
Adelphi, 312 pp., € 18
Vicenza Più Viva: finalmente
la buona notizia
È la rubrica che mancava in città: una pagina dove ogni settimana
i vicentini potranno annunciare la gioia di un figlio, la celebrazione
di un matrimonio, il conseguimento della laurea. Perciò forza genitori,
sposini e neo-laureati: chiamando al numero 0444 923362 o
inviando un'e-mail all'indirizzo [email protected]
potrete dare a Vicenza una buona notizia… in Più.
Tanti auguri!
I compleanni della settimana
Tanti auguri!
Tantissimi auguri!
Tanti auguri Paolo!
alla nostra mucchina per
Un augurio per i 25 anni di
i suoi 20 anni!!!
Paolo Mutterle
BuoncompleannoMichy!
da Martino e Valeria
Alice e Paolo
15 dicembre
Buon compleanno
Claudio!
Auguri da
Alessio e Carla