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Corriere del Ticino
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Mercoledì 17 aprile 2013
cineclub
doMani
biglieTTi in vendiTa dal 24 aprile
zxy Dopo una tournée di festival europei e statunitensi e la candidatura ai
Quartz per la migliore fotografia, Tutti giù torna in Ticino nell’ambito della
rassegna «Un po’ di cinema svizzero» organizzata dai cineclub. Questa
sera alle ore 20.45 Niccolò Castelli presenterà il suo lungometraggio d’esordio al Multisala Cinema Teatro Mignon di Mendrisio. Dopo la proiezione seguirà una discussione con il regista.
zxy Domani, giovedì 18 aprile, alle 20.30 nella chiesa dei Cappuccini a
Mendrisio nuovo appuntamento con la stagione di Musica nel Mendrisiotto che prevede un concerto dell’Orchestra da camera «Ferruccio Busoni» diretta da Massimo Belli e che potrà contare come solista sul violinista Lucio Degani. In programma pagine di Boccherini, Pärt, Sofianopulo,
Margola, Glass e Bartok.
zxy I big dell’edizione 2013 del Paléo Festival di Nyon – che si terrà dal 23
al 28 luglio – saranno oltre al già annunciato Neil Young, Carlos Santana,
Nick Cave, Blur, Arctic Monkeys e Patrick Bruel. Tra gli altri artisti attesi
anche The Smashing Pumpkins, gli svizzeri Sophie Hunger e Bastian Baker e il gruppo islandese Sigur Ros. I biglietti saranno disponibili da mercoledì 24 aprile nei consueti punti vendita e dalle 12 sul sito del festival.
«Tutti giù» torna in Ticino
Serata cameristica a Mendrisio Anche Santana al Paléo
SPETTACOLI
si è spenTa a 76 anni
Anna Maria Mion,
voce e volto
della storia della RSI
zxy Era una delle voci
e dei volti più noti e
inconfondibili della
RSI: alla radio era
stata per decenni
lettrice dei notiziari
ma anche presentatrice, conduttrice ed
attrice, ruolo che ne
ha fatto conoscere il
volto anche sugli
schermi televisivi in molti sceneggiati sia
in lingua che in dialetto. Nata a Mendrisio
nel 1937, a soli 9 anni Anna Maria entra a
far parte della compagnia dei piccoli radioattori e, da allora, per oltre sessant’anni, si può dire che la sua presenza abbia
caratterizzato molte giornate (e serate)
dei radio e telespettatori della Svizzera
italiana. Anna Maria Mion non ha però
operato solo negli studi radiofonici o sui
set televisivi, ma anche sui palcoscenici
teatrali della nostra regione. Da segnalare
in questo ambito la sua partecipazione
alla prima stagione del Teatro Prisma, in
Gabriella e il marziano di Giuseppe Biscossa nel 1957; nel ruolo di Lisa in Ramina di Sergio Maspoli (1983) e in numerose altre pièce maspoliane in scena a
Chiasso, e poi nelle produzioni di Martha
Fraccaroli. La troviamo inoltre, nel 1999,
nella commedia di Flavio Maspoli E pö
som nài in on balôn e nel coro delle donne in Assassinio nella Cattedrale di T.S.
Eliot ai Vesperali del 1993. Anna Maria
Mion era inoltre poetessa dialettale afferA.M.
mata e vincitrice di diversi premi.
il 25 Maggio a bellinzona
Il rock dei Caravan
da Canterbury
ai Beatles Days
zxy È quasi completo il cast dei Bellinzona
Beatles Days 2013, la più importante manifestazione musicale all’aperto della capitale ticinese che, dopo un prologo a
Giubiasco sabato 18 maggio con gli Acusticom Band, i britannici The Beat Barons
e i The Nowhere Land, da giovedì 23 a sabato 25 si trasferirà nella cornice del centro cittadino. Al già ricco cast annunciato
nelle scorse settimane (comprendente i
Bootleg Beatles e i New Trolls che, accompagnati dagli archi del Conservatorio
della Svizzera italiana, faranno rivivere il
rock sinfonico del Concerto Grosso n. 1),
si è ora aggiunta un’assoluta primizia per
gli amanti del rock classico e, in particolare, della sua corrente «prog». I Caravan,
band di Canterbury che a cavallo tra gli
anni Sessanta e Settanta è stata tra le prime a coniugare il verbo del rock progressivo in dischi quali If I Could Do It All
Over Again, In the land of grey and pink o
Waterloo Lily: autentici manifesti di quel
Canterbury Sound che ha rivoluzionato
la scena musicale britannica, combinando musica pop, jazz e psichedelia in una
originale miscela. Guidati dall’estro di
Pye Hastings, i Caravan si esibiranno ai
Bellinzona Beatles Days nel set conclusivo di sabato 25 maggio, preceduti dai già
citati New Trolls e da una delle più promettenti giovani formazioni ticinesi che
si rifanno al verbo del «prog», ovviamente
attualizzandolo, i Kovlo. La prevendita
per la serata del 25 maggio (tutte le altre
sono gratuite) si svolge presso Bellinzona
Turismo e By Pinguis dal 22 aprile.
spettacolo al femminile da sinistra: Jasmin Mattei, Margherita coldesina e Tatiana Winteler nella pièce di remo binosi.
(Foto NikClick-Teatro Sociale)
L’InTErvISTA zxy anTonio ballerio
Tre donne tra caso e destino
Venerdì e sabato al Sociale di Bellinzona va in scena «L’attesa»
Dopo L’anno della valanga, il Sociale di Bellinzona presenta venerdì e sabato prossimi (19 e 20 aprile) alle 20.45 una nuova coproduzione: L’attesa di
Remo Binosi con Margherita Coldesina, Jasmin Mattei e Tatiana Winteler. Si
tratta di una collaborazione tra il teatro bellinzonese e le compagnie luganesi Labyrinthos e Femme Théâtrale. Uno spettacolo molto impegnativo, di cui
il regista, Antonio Ballerio, ci illustra le particolarità.
AnTOnIO mArIOTTI
zxy Come è nata l’idea di mettere in
scena questo testo poco conosciuto?
«Pensando a una pièce per sole attrici
mi sono ricordato della messa in scena
dell’Attesa presentata nel 1993 al Kursaal di Lugano con Elisabetta Pozzi e
Maddalena Crippa che, sera dopo sera,
si alternavano nei ruoli di Rosa e di
Cornelia, per la regia di Cristina Pezzoli. Una pièce oggi quasi dimenticata,
dalla quale nel 2000 è poi stato tratto
un film piuttosto deludente diretto da
Giorgio Treves. Ho ritrovato il testo,
che da allora è stato messo in scena
soprattutto fuori dall’Italia, proprio
mentre a Milano nel settembre dello
scorso anno il Piccolo Teatro ha ricordato Binosi a dieci anni dalla morte.
L’ho fatto leggere a Margherita Coldesina, che è stata l’iniziatrice di questo
progetto, e le è piaciuto molto. Così
abbiamo continuato a ragionarci su,
trovando l’attenzione del direttore del
Teatro Sociale di Bellinzona, Gianfranco Helbling. È un testo con dei momenti paradossali, con tutta una serie
di coincidenze: le due donne sono entrambe incinte e per di più dello stesso
uomo, che non è altri che Giacomo
Casanova, e partoriranno la stessa notte. Binosi conosceva molto bene il teatro e nel suo testo non c’è solo un’eco di
Goldoni, a causa soprattutto dell’ambientazione a metà del Settecento e del
fatto che una delle due protagoniste
parli in veronese, ma anche di Shakespeare e di Cechov».
L’ambientazione è stata mantenuta?
«Sì, ma puntando sull’astrazione attraverso la scenografia di Giovanni Vögeli,
che permette alle attrici di spostare di
volta in volta i pochi oggetti che sono
necessari, senza spezzare il ritmo dello
spettacolo, grazie anche agli interventi
musicali di Zeno Gabaglio».
Come si è formato il cast delle attrici?
«Il primo scopo era quello di valorizzare dei giovani talenti che operano in
Ticino. A Margherita Coldesina si è così
aggiunta Jasmin Mattei, attrice ticinese
che a teatro finora ha lavorato solo in
Germania dopo aver studiato a Vienna.
Due personalità che si completano
molto bene, alle quali andava abbinata
un’attrice esperta e matura come Tatiana Winteler nel ruolo della nutrice.
Anche dal punto di vista tecnico, poi,
ho abbinato un giovane scenografo
come Vögeli a una costumista molto
esperta come Erica Ferrazzini».
Che immagine si concretizza sul palco di questo universo al femminile?
«L’aspetto più straordinario è la differenziazione del linguaggio nel testo di
Binosi. Cornelia, la contessina, usa un
linguaggio alto, colto, addirittura in
certi momenti lezioso, ma che fa parte
della sua natura. È una persona che ha
letto, forse troppo, e non ha vissuto; a
differenza di Rosa, la servetta che entra
in scena improvvisamente e con la
quale avrà dei forti contrasti. Il conflitto
tra le due donne nasce dal fatto che se
una è colta e intelligente, l’altra invece
ha un’intelligenza che le ha dato la vita,
molto pratica, ma ha anche una sua filosofia, e soprattutto ha vissuto. A poco
a poco però tra le due nascerà una certa confidenza, poiché sono coetanee e
soprattutto Cornelia risente il bisogno
di confidarsi con qualcuno».
E la nutrice?
«La nutrice è un personaggio molto
ambiguo, perché ha l’ordine di sorvegliare Rosa che a sua volta ha il compito di ammazzare il bambino che nascerà da Cornelia. Sembra cattiva, ma in
realtà è obbligata a fare ciò che fa perché sennò sa che sarebbe eliminata».
Come viene evocata la figura di Giacomo Casanova?
«Quando Rosa e Cornelia si confessano, raccontandosi finalmente quello
che è successo perché si scoprono incinte entrambe, la servetta narra tutto
facendo del gran teatro, fa vivere gli
oggetti come se fossero presenze umane. Il suo incontro con Casanova è fatto
di carne, di sesso. La contessina racconta invece il suo incontro in maniera
aulica, durante una serata di carnevale
a Venezia. Sarà lei a fare il nome di Casanova e sarà solo Rosa a sapere che
sono incinte dello stesso uomo».
A livello produttivo come si è sviluppato il progetto de L’attesa?
«Siamo stati portati a collaborare con il
Teatro Sociale di Bellinzona, poiché in
questo momento persegue la via delle
coproduzioni. Avevo già fatto un’esperienza simile lo scorso anno con la ripresa di Pianoforte vendesi e questa è
un’altra occasione importante, poiché
si tratta di uno spettacolo più complesso e più costoso. Mi fanno molto piacere queste iniziative poiché vanno nella
direzione che ho sempre auspicato.
Trovo però che si debba osare ancora
di più in questa direzione, cercando di
aprire le porte dei palcoscenici italiani
alle produzioni realizzate in Ticino
(penso anche a L’anno della valanga),
puntando a scambi di spettacoli nei rispettivi cartelloni».
Margherita Coldesina, da parte sua
cosa l’ha spinta ad associarsi a un
«mostro sacro» del teatro ticinese come Antonio Ballerio?
«A parte il mio ultimo spettacolo, Istruzioni ai cuochi, finora avevo sempre
prodotto monologhi, poiché dal punto
di vista produttivo è tutto molto più
semplice. Sono molto felice dell’attenzione che mi ha dedicato Antonio Ballerio, anche perché grazie a lui abbiamo potuto coinvolgere in questo progetto delle persone di indiscussa qualità. Credo che la sua esperienza, e soprattutto il suo rigore, abbiano traghettato questa produzione verso una
maggiore qualità. Antonio ha una padronanza del mestiere che evidentemente io non ho e mi sono lasciata
guidare registicamente, limitandomi a
fare l’attrice. Con Ballerio non si tende
al ribasso, la qualità è fondamentale, e
infatti – visti i tempi che corrono – ci
metteremo anche del nostro per far sì
che questo spettacolo sia un “grande
spettacolo” e non una produzione da
rappresentare in un garage. L’alternativo ci piace ma ci vuole anche altro, non
deve nascere da un “vorrei ma non
posso”. Vogliamo produrre spettacoli
che possano anche essere scelti da LuganoInScena insomma».