Diapositiva 1 - Marche Expo 2015

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Diapositiva 1 - Marche Expo 2015
Agro-alimentare
Sintesi di dati e informazioni economiche
sul settore produttivo nelle Marche
Giugno 2014
• Dati dimensionali:
Imprese, Unità locali,, Produzione e Unità di lavoro ………………… pag. 2
• Esportazioni:
Ammontare, andamento, principali paesi di destinazione,
quota regionale………………..………………….………………………… pag. 3
• Estratto da Documenti Confindustria Marche sul settore Alimentare
Indagine Congiunturale Trimestrale – Rapporto 2013…………..…... pag. 4
• Estratto da Giuria della congiuntura UnionCamere Marche sul settore
Indagine Congiunturale Trimestrale – Sintesi 2013………………...…..pag. 5
• Estratto da Osservatorio Nazionale dei distretti italiani - UnionCamere
Descrizione sintetica dei distretti del settore nella regione ……..…..pag. 8
Agro-alimentare
Imprese attive iscritte ai registri camerali
Marche
Fonte: Infocamere
Imprese
Agricoltura e zootecnia
29.153
-4,01%
Silvicoltura
265
+3,92%
Pesca
685
-1,15%
1.651
+0,86%
76
+2,70%
31.830
-3,63%
Industrie alimentari
Industrie delle bevande
Dati dimensionali
TOT. Agro-alimentare
Imprese e Unità Locali Nel concetto di settore agroalimentare vengono conteggiate le imprese del settore
primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) e le imprese del
manifatturiero che producono generi alimentari, bevande e
tabacco. In generale sono considerate le imprese attive
iscritte ai registri camerali; per l'agricoltura in essi si
iscrivono solo le aziende agricole che svolgono attività
commerciali o che desiderano usufruire di benefici fiscali.
Nelle Marche al 2013 le imprese attive dell'agro-alimentare
sono 29.153 e rappresentano ben il 20% delle attività
imprenditoriali totali. Rispetto al 2012 le imprese
dell'intero settore sono diminuite del 3,6% ma
considerando le sole industrie di alimenti e bevande, come
si nota dal grafico di andamento, negli ultimi anni esse sono
in aumento.
Le industrie alimentari e delle bevande rappresentano il 9%
dell'industria manifatturiera.
Produzione
Il settore produce 1 miliardo e 92 milioni di euro pari a
quasi il 3% del PIL marchigiano.
Le industrie alimentari e delle bevande producono oltre
500 milioni di euro.
Unità di lavoro medie annue
Fonte: ISTAT – dati al 2011 Db2013
Marche
Agricoltura, caccia e silvicoltura
Unità di
lavoro medie
annue in
migliaia
Incidenza
sulle unità
di lavoro
totali
23,1
3,18%
Pesca, piscicoltura e servizi connessi
3,0
0,41%
Industrie alimentari e delle bevande
Totale settore agro-alimentare
14,2
40,3
1,95%
5,55%
Variaz.
2013/12
Andamento del numero di
Industrie di alimenti e bevande
Produzione in termini di valore aggiunto
Fonte: ISTAT – dati al 2011 Db2013
Marche
Valore
aggiunto
in milioni di €
Agricoltura, caccia e silvicoltura
Pesca, piscicoltura e servizi
connessi
Industrie alimentari e delle
bevande
Totale settore agro-alimentare
Incidenza
sul PIL
regionale
502,4
1,37%
84,4
0,23%
505,7
1,38%
1.092,5
2,98%
Unità di lavoro
In termini di unità di lavoro, il settore occupa
in media 40.300 unità di lavoro all'anno,
corrispondente al 5% delle unità di lavoro
occupate dal sistema produttivo marchigiano
nel suo complesso.
Le industrie alimentari e delle bevande
occupano 14.200 unità di lavoro.
Giugno 2014– Sistema Informativo Statistico – Regione Marche
pag. 2
Esportazioni di prodotti del settore Agro-alimentare-Marche
L'agro-alimentare marchigiano viene esportato nel
mondo con andamento in crescita. La prima voce di
esportazione è "Cereali e ortaggi«, che rispetto
all'anno precedente ha una forte crescita, seguito da
"Bevande", ramo composto principalmente dal vino.
Al terzo posto dei gruppi merceologici si trova una
voce (Altri prodotti alimentari) che comprende i
piatti pronti , quindi nel contesto marchigiano,
anche i preparati delle industrie del freddo.
Andamento delle esportazioni del settore
(in milioni di euro)
Dati ISTAT - Elaborazioni SIS
Agro-Alimentare
332.922.061
+1,3%
Cereali e ortaggi
63.547.558
+86,0%
Bevande
62.610.934
+0,4%
Altri prodotti alimentari
55.557.484
-9,0%
Prodotti per l'alimentazione degli animali
35.978.699
24.515.072
-39,7%
-12,7%
21.602.430
+7,8%
18.317.684
+3,6%
12.951.065
+27,3%
di cui:
Pesci ed altri prodotti della pesca;
Frutta e ortaggi lavorati e conservati
Prodotti da forno e farinacei
Carne lavorata e conservata e prod. a base
di carne
Pesce, crostacei e molluschi lavorati e
conservati
Oli e grassi vegetali e animali
Prodotti delle industrie lattiero-casearie
9.281.097
+5,4%
6.280.786
5.719.908
-10,4%
+8,9%
Tabacco
4.928.404
+7,9%
Frutta e altre colture permanenti
4.430.974
+21,1%
Piante vive
3.733.492
-0,7%
Granaglie, amidi e di prodotti amidacei
2.345.485
+121,4%
727.811
-15,8%
317.640
+5,8%
57.512
+88,6%
18.026
-59,6%
Animali vivi e prodotti di origine animale
Piante forestali e altri prodotti della
silvicoltura
Legno grezzo
Agro-alimentare
Export 2013 Variazione
in euro 2013/2012
Prodotti vegetali di bosco non legnosi
A livello nazionale le Marche hanno una posizione
piuttosto marginale, con l'1% dell' export agroalimentare che dall'Italia viaggia verso il Mondo. In
questo settore infatti primeggia l'Emila Romagna,
seguita dalla Lombardia e dal Veneto.
Principali destinazioni esportazioni
del settore Agro-alimentare
Paesi
Principali destinazioni esportazioni di Bevande
Export
Variazione
2013
2013/2012
in milioni
1 Emirati Arabi Uniti
57
+15%
2 Germania
3 Spagna
28
26
-6%
-18%
4 Stati Uniti
24
-0%
5 Francia
16
+0%
6 Arabia Saudita
7 Paesi Bassi
12
11
+117%
+2%
8 Regno Unito
9 Giappone
11
10
-8%
-15%
10
-24%
333
+1%
10 Svizzera
ecc..
Mondo
Osservando le destinazioni
dell'agro-alimentare nel suo
complesso,
troviamo
gli
Emirati al primo posto, dove in
particolare vengono esportati
cereali
e
prodotti
per
l'alimentazione degli animali,
seguiti dalla Germania, Spagna
e Stati Uniti.
L'Arabia Saudita mostra una
buona crescita tra il 2012 e il
2013.
Gli Stati Uniti primeggiano in
particolare come destinazione
delle esportazioni di vino e
altre bevande, seguiti da
Giappone e Svezia.
Giugno 2014 – Sistema Informativo Statistico – Regione Marche
pag. 3
da Confindustria Marche
Indagine Congiunturale Trimestrale sull'Industria Manifatturiera – Rapporto 2013
INDUSTRIA ALIMENTARE
Indice ISTAT della produzione industriale Italia e indice Confindustria Marche
INDUSTRIA ALIMENTARE
Variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente
E’ proseguita anche nel 2013 la contrazione dei livelli produttivi dell’industria alimentare italiana anche se con
variazioni decisamente più contenute dell’industria nel suo complesso.
La flessione dell’attività produttiva rispetto al 2012 è stata pari allo 0,8%, come sintesi della flessione dello 0,2%
dell’industria alimentare e del 3,7% di quella delle bevande.
Il calo dei consumi delle famiglie residenti, proseguito nel 2013 anche se con minore intensità rispetto all’anno
precedente, ha riguardato anche i consumi di alimentari e bevande che hanno registrato una diminuzione del 3,1%
rispetto al 2012. Positiva invece l’attività commerciale del settore sui mercati esteri.
L’export di prodotti alimentari e bevande nel 2013 ha registrato un incremento del 5,3% rispetto all’anno precedente
grazie alla crescita del 7,9% delle vendite all’estero di bevande e del 4,5% di prodotti alimentari.
Tra questi ultimi crescono le vendite all’estero di altri prodotti alimentari (+3,9%), di prodotti da forno e farinacei
(+4,7%), di frutta e ortaggi lavorati e conservati (+2,5%), di carne lavorata e conservata (+2,6%), di prodotti delle
industrie lattiero casearie (+5,1%), di oli e grassi vegetali e
Variazioni percentuali
animali (+10,1%), di granaglie e prodotti amidacei (+2,6%), di
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente
prodotti per l’alimentazione degli animali (+10,3%) e di
I trim
II trim
III trim IV trim
pesce, crostacei e molluschi lavorati (+8,2%). Tra le bevande,
2013
2013
2013
2013
crescono del 7,3% le esportazioni di vini di uve il cui peso sul
Produzione
-0,3
+0,8
-1,1
-0,9
totale dell’export del comparto raggiunge il 75%.
Vendite
L’andamento del comparto alimentare nelle Marche è
risultato migliore rispetto al dato nazionale: nella media del
-mercato interno
-3,4
-0,3
-1,4
-3,4
2013, il settore ha registrato una flessione dello 0,4% dei
-mercato estero
+5,6
+1,4
+0,3
+0,1
livelli produttivi rispetto all’anno precedente.
Prezzi
L’attività commerciale è risultata in diminuzione sul mercato
-mercato interno
+1,5
+1,0
+1,6
+2,1
interno (-2,1%) e in crescita sul mercato estero (+1,9%).
-mercato estero
-0,4
-0,7
+0,5
-0,4
I prezzi di vendita hanno sperimentato una variazione
Costi materie prime
dell’1,6% sul mercato interno e sono diminuiti dello 0,3% sul
-mercato interno
+1,3
+1,6
+1,2
+2,0
mercato estero. In crescita i costi di acquisto delle materie
prime sia sull’interno (+1,5%) che sull’estero (+2,1%).
-mercato estero
+1,1
+2,1
+2,0
+3,3
In leggera flessione i livelli occupazionali del settore nella
Tendenza delle vendite *
media del 2013 (-0,9%) mentre in aumento sono risultati i
-mercato interno
ricorsi alla CIG, passati da 318 mila ore del 2012 a 702 mila




ore del 2013 (+121%).
-mercato estero




* Previsioni degli operatori per il trimestre successivo
Pag. 4
da Unioncamere Marche
Indagine Congiunturale Trimestrale sull'Industria Manifatturiera – Sintesi 2013
Industrie alimentari
Industrie alimentari
- Principali indicatori
La produzione del settore delle industrie alimentari
propone un valore di sintesi 2013 pari a -3,3%, un
valore negativo che mostra i segni di una crisi che
perdura ormai da tempo e che non intende, almeno
per il momento, invertire il senso di marcia. Il dato
scaturisce dalle performance trimestrali, tutte di segno
negativo, cha da gennaio-marzo a ottobre-dicembre si
sono così susseguite: -4,0%, -1,2%, -3,8% e -4,4%,
variazioni risultanti dal confronto con lo stesso
trimestre dell’anno precedente.
Più o meno identico a quello della produzione è il
risultato dell’indicatore del fatturato totale a prezzi
correnti, che chiude l’anno con una quota di sintesi pari
a -3,4%: -4,9% è la variazione relativa al primo
trimestre, -1,4% quella riferibile al secondo arco
temporale, -3,4% è la quota con cui chiude il terzo
trimestre e -3,9% per ciò che attiene al quarto
trimestre, un valore, che non fa veramente sperare in
una ripresa del settore.
E’ però il fatturato estero delle industrie alimentari a
presentare, fra tutti gli indicatori esaminati, una
situazione, anche se lieve, di miglioramento con un
incremento del +0,4%, esito che sarebbe stato di gran
lunga più positivo se i risultati del secondo e
soprattutto del terzo trimestre non fossero scesi in
campo negativo. Infatti la media annua scaturisce da
una condizione altalenante: positiva nella prima e
nell’ultima frazione dell’anno: rispettivamente +4,0% e
+1,6% e negativa negli altri due restanti periodi
dell’anno, come sopra accennato, -0,2% e -3,5%.
I due indicatori degli ordinativi, quelli totali, riferiti al
mercato nazionale ed estero, e quelli del solo mercato
estero, si presentano con quote di media annua del
tutto opposte quantitativamente: -3,1% per i primi e
+0,6% per i secondi, quote che ripresentano la stessa
situazione del fatturato totale e di quello estero.
Gli ordinativi totali raggiungono la quota finale
attraverso performance in terreno negativo per tutti i
dodici mesi dell’anno (-2,8% per il primo arco
temporale, -1,4% per il secondo e -3,4% per la terza
frazione annua). Nell’ultimo trimestre, quello riferito al
periodo ottobre-dicembre, la quota è scesa al -5,0%. Gli
ordinativi, invece, quelli riferibili al solo mercato estero,
hanno presentato, nell’arco dell’anno, andamenti
positivi, nel primo e nell’ultimo trimestre con risultati
del +4,1% e +2,2%, mostrando di risentire
dell’andamento dei mercati e degli scambi commerciali:
nel periodo di traino del mercato estero, gli ordinativi
presentano infatti valori positivi e nel momento in cui i
mercati subiscono un arresto o dei rallentamenti, anche
le quote trimestrali scendono di vari punti percentuali e
così infatti nel secondo e soprattutto nel terzo trimestre
con performance pari a -0,6% e -3,0%.
Le aziende del settore alimentare hanno investito il
proprio denaro per una quota pari al 31% e il trend
degli investimenti orienta l’ago della bilancia in favore
di coloro che li hanno realizzati in maniera superiore
all’anno precedente (73%), mentre le quote di imprese
cha hanno realizzato investimenti uguali o inferiori al
2012 raggiungono rispettivamente il 7% e il 20%.
Analizziamo come le aziende alimentari hanno
destinato i propri investimenti: per una quota del 51%
sono stati acquistati impianti e/o macchinari uguali a
quelli esistenti, per il 29% sono stati introdotti nuovi
impianti e/o macchinari innovativi e per il 19% la
destinazione ha riguardato lo sviluppo della
distribuzione. Anche se le percentuali di investimento
non raggiungono livelli ragguardevoli, le imprese
alimentari hanno provato ad innovare, entrando nella
logica che chi innova, investe e ponendosi l’obiettivo di
aprire nuovi spazi in un momento di crisi mondiale.
-
Occupazione
Le ore di Cassa Integrazione Guadagni, di cui le aziende
degli alimentari si sono avvalse in tutto il 2013, hanno
raggiunto il numero totale di 702.365 (+45,2% rispetto
al 2012). Sono i due trimestri estremi dell’anno, il primo
e l’ultimo ad evidenziare un maggiore ricorso alla Cassa
con rispettive 263.546 ore e 215.578 ore. I due periodi
intermedi, quelli relativi al secondo e terzo trimestre
dell’anno mostrano, invece, una richiesta minore e pari
a 158.014 ore per il periodo aprile-giugno e 65.227 ore
per l’arco temporale luglio-settembre. E’ proprio
l’aumento del ricorso alla C.I.G. dell’ultimo periodo
dell’anno che sta a dimostrare come i nostri
imprenditori delle aziende alimentari non riescano a
scorgere ancora segnali di ripresa del ciclo economico.
pag. 5
- Previsioni
Le industrie alimentari guardano con grande cautela ai
primi tre mesi dell’anno in corso.
La produzione prevede una quota del 38% di stabilità,
mentre gli imprenditori che si spendono previsionalmente
per un aumento della produzione e quelli che, all’opposto,
ne prevedono una diminuzione, raggiungono quote
rispettive del 16% e del 46%, con un saldo pari a 30 punti
percentuali in meno.
Il saldo, che presenta anche in questo caso un segno
negativo di 19 punti, è indice della situazione di crisi che
sta attraversando questo settore in particolare e tutta la
nostra economia in generale.
A quanto descritto sopra, per fortuna, si contrappone la
condizione di estrema positività delle previsioni degli
ordinativi esteri, a dimostrazione di come gli imprenditori
delle industrie alimentari siano sì fiaccati dal protrarsi della
crisi, ma nel momento in cui si trovino di fronte ad
un’azione forte di rilancio dell’economia, siano anche
capaci di mettere rapidamente in circolazione nuove
risorse e di dare un’iniezione di vigore ed ottimismo.
Si registrano infatti previsioni stabili per il 71% dei casi,
mentre previsioni in aumento sono attese dal 29% degli
addetti del settore e non sono previste percentuali in
diminuzione. Il saldo che ne scaturisce è pari a +29 punti
percentuali.
Stessa situazione per le previsioni del fatturato, orientate
alla stabilità per il 38% degli imprenditori, ma l’ago della
bilancia pende in favore delle situazioni pessimistiche (46%
dei casi) rispetto a quelle ottimistiche (16% dei casi), per
cui, anche in questo caso, si rileva una differenza negativa
di 30 punti percentuali.
Come per la produzione e per il fatturato, così la situazione
previsionale per gli ordinativi interni ed esteri: le quote
riferite alla stabilità si posizionano al 48%, mentre alle
previsioni fiduciose e a quelle meno positive sono
attribuite quote rispettivamente del 16 e del 35% dei casi.
pag. 6
da Osservatorio Nazionale dei distretti italiani - UnionCamere
Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto
Denominazione
Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno)
Sede del Distretto
Il distretto di San Benedetto del Tronto, secondo la delimitazione stabilita dalla Regione (DGR n.3236/1998 e
successiva Deliberazione amministrativa n.259/1999), comprende 26 Comuni della provincia Ascoli Piceno
compresi nella fascia di territorio che iniziando dalla costa adriatica si estende nell’entroterra ascolano e arriva fino
ai piedi dei monti Sibillini (Acquaviva Picena, Appignano del Tronto, Carassi, Castignano, Castorano, Colli del Tronto,
Comunanza, Cossignano, Force, Massignano, Montalto delle Marche, Monte Rinaldo, Monte Vidon, Combatte,
Montedinove, Montefiore dell’Aso, Monteleone di Fermo, Monterubbiano, Moresco, Affida, Ortezzano, Palliano,
Petritoli, Ripatransone, Rotella, San Benedetto del Tronto, Spinetoli).
Complessivamente, il distretto si estende su una superficie complessiva di circa 400 Kmq, che corrisponde al 23%
dell’intera Provincia di Ascoli Piceno e il 5% della superficie regionale.
Specializzazione produttiva
Il distretto agro-industriale di San Benedetto del Tronto, nella sua configurazione territoriale, presenta diverse
specializzazioni produttive nel campo della lavorazione e conservazione del pesce, della produzione di oli e grassi
alimentari, della produzione di vini, olive e ortaggi, della produzione di gelati e della paste alimentari.
Le principali filiere agro-alimentari del Distretto sono tre.
La prima filiera consiste nell’ortofrutta che ha come riferimento il mercato nazionale. I prodotti, sia freschi che
surgelati, sono di tipo maturo. Parte delle materie prime trasformate provengono dalla Sicilia, dalla provincia di
Latina, da Roseto degli Abruzzi, ecc. L’approvvigionamento da queste aree è giustificato dalla necessità
dell'industria di garantire al distributore un flusso continuo e costante nel tempo, in termini di volume e qualità, di
alimenti. I prodotti venduti sono di tipo tradizionale (frutta, ortaggi freschi ) e tipici locali (cavolfiore bianco
marchigiano-abruzzese, bietola, cicoria e lattuga scarola). La qualità dei prodotti è confermata in alcuni casi dalle
certificazioni adottate (Iso 9000) e dall'offerta di prodotti a marchio ma, nel periodo più recente si osserva un forte
abbandono dell'attività da parte delle imprese agricole locali. In generale, il numero di clienti distributori che
acquistano dai trasformatori è limitato e la tipologia prevalente è rappresentata dalla GDO. Il numero totale dei
clienti distributori a livello nazionale è estremamente contenuto.
La seconda filiera è quella ittica e può essere suddivisa tra pesce fresco, pesce surgelato e congelato e pesce
decongelato. Oltre un terzo del pesce è venduto dalla GDO (nord Italia e dettaglio) ed una parte importante del
mercato nazionale del pesce fresco e surgelato - quantità e valore - è localizzata nel Distretto. Questa filiera subisce
una forte concorrenza da parte dei minori prezzi dei prodotti provenienti dai paesi esteri ed il pesce surgelato
destinato alla trasformazione è sempre più di importazione. Accanto a numerose piccole imprese locali di
trasformazione se ne osservano altre di grandi dimensioni e diffusa è la vendita del prodotto senza marchio
aziendale. In generale, le tecniche di trasformazione non mostrano innovazioni sia in termini di strumenti che di
organizzazione. In alcuni casi, i rapporti tra trasformatori e distributori sono realizzati sulla base di disciplinari di
produzione e contratti di filiera. Tra i clienti della trasformazione, rilevante è la presenza della GDO nazionale ed
estera.
Infine, la terza filiera è quella vitivinicola che offre prodotti di elevata qualità ed il mercato nazionale è
caratterizzato da una domanda ancora in crescita.
Le filiere sviluppate all’interno dell’area distrettuale sono supportate dallo sviluppo dell’indotto e di importanti skill
materiali ed immateriali nel campo della logistica, della ricerca e del trasferimento tecnologico dei servizi.
Soprattutto la surgelazione dei prodotti ittici ed ortofrutticoli ha stimolato la diffusione di imprese:
-produttrici di macchinari, impianti per la lavorazione, per la conservazione ed il confezionamento dei prodotti e
relative attività di servizio (assistenza, manutenzione, commercializzazione di articoli tecnici, ecc.)
-produttrici di imballaggi e soluzioni di packaging;
-che svolgono attività di terziario avanzato (design, marketing, progettazione, controllo qualità ed igienicosanitario)
-specializzate in attività di ricerca e trasferimento di tecnologie, nonché in attività e infrastrutture per la logistica e
la distribuzione.
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