30/05/09 XINING Ce l`ho fatta, dopo i 3 voli incrociati

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30/05/09 XINING Ce l`ho fatta, dopo i 3 voli incrociati
DIARIO TIBET & PECHINO 2009
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30/05/09 XINING
Ce l’ho fatta, dopo i 3 voli incrociati magicamente, grazie al bagaglio solo a mano
e nonostante il mio ultimo volo fosse scomparso dal computer fino al mio arrivo a
Pechino, eccomi qua! BRU-AMS, AMS-PEX e PEK-Xining, dove all’arrivo mi
immaginavo un aeroporto enrome per una città di 2 milioni di abitanti, e invece é
un paio di gates, un paio di check-in e basta. Scopro anche che la pagina
stampata in cinese dal sito dell’ostello per far vedere l’indirizzo al tassista in
realtà non ha l’indirizzo, ma con l’aiuto dell’unico non-cinese sul volo e del suo
amico cinese mi trascrivono l’indirizzo ed eccomi qua! L’ostello é molto carino, la
città invece sembra una merda, vialoni dritti enormi con intorno edifici mostruosi
messi più o meno bene. Comunque ho più intenzione di riprendermi che di
visitare Xining, di cui tra l’altro non ho né guida né mappa. Dopo un po’ spuntano
in ostello Estelle e Kazu, francese e giapu con cui andro’ in giro per il Tibet, e con
Estelle chiacchieriamo un po’ e andiamo a mangiare noodle soup a 4Y in un
baracchino vicino all’ostello. Ora sono circa le 8 ma sono distrutta e credo che me
ne vado a dormire…domani treno !!
31/05/09 TRENO PER LHASA
Mega-dormita di credo 14 ore, svegliata da una strana musica lagnosa che ho
pensato potesse essere 1) l’inno nazionale 2) una specie di banda per qualche
festa 3) una musica per accompagnare i tipi che asfaltano le strade.
Incontriamo Wangden, il tipo tibetano dell’agenzia super-simpatico, che ci dice
che ci siamo persi il giapu per strada, ci spiega tutto quanto per il Tibet (in realtà
a Xining siamo già in Tibet, dove andiamo é la T.A.R., Tibetan Autonomous
Region) e ci fa compagnia mentre facciamo colazione, e addirittura ci saluta con
un abbraccio.
Per passare la giornata nell’orrenda Xining andiamo a visitare il Museo di Medicina
Tibetana dove si trova la thangka più lunga del mondo, 600m di stoffa dipinta con
un po’ di tutto, dai Dalai Lama (« casualmente » manca l’ultimo) alle divinità
buddhiste e a un certo punto pure la Casa Bianca ! Ci fermiamo a mangiare degli
steamed dumplings spettacolari (a 50 cents), compriamo un po’ di snack e acqua
per il treno e poi arriviamo in ostello dove incontriamo Claire, appena arrivata in
treno da Shangai. E finalmente si parte per la famosa stazione ! dopo vari
controlli di biglietto, passaporto, permesso ecc, ci installiamo nello
scompartimento con 4 tibetani, il treno non é per niente male a parte la coltre di
fumo, c’é pure la famosa bocchetta di ossigeno ! Dopo aver riempito la famosa
health declaration dove confermo di non essere né schizofrenica, né tubercolotica,
né una « highly dangerous pregnant woman », si parte…domani Lhasa !!
01/06/09 LHASA
Giornata sul treno, alle 7 di mattina é partito il nastro registrato della propaganda
cinese tra musica lagnosa, info sul treno e sui vari punti che passavamo.
Paesaggio impressionante, da montagne brulle spruzzate di neve, a passi marcati
dalla prayer flags, pianori verdeggianti (anche grazie all’ « official grass »
piantata dai cinesi), e qua e là qualche casetta, o tenda nomade, yak, antilopi e
pecore. Dopo una dose massiccia di biscotti comprati ieri in una bakery, ceniamo
nel restaurant cart dove un pasto costa la bellezza di 200Y a tavolo, quindi
riuniamo un po’ di olandesi di un gruppo e creiamo un tavolo da 6 per far
scendere il prezzo a liveli piu’ normali. Cena non male, varie verdurine cotte con
strani pezzi di carne e sospetto polipo, l’omnipresente salsina marrone e una
zuppetta. All’arrivo la guida ci aspetta con tanto di sciarpe bianche da mettere al
collo, e sulla strada per l’hotel passiamo davanti al Potala Palace: dopo averlo
visto tante volte in foto, é emozionante averlo davanti enorme e illuminato – lo
visiteremo domani. Approdiamo allo Yak Hotel, abbiamo un dorm tutto per noi a
20Y a testa, compreso thermos di acqua calda di cui non so bene cosa dovrei fare
(pare berla). Buonanotte da Lhasa, Tibet !
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02/06/09 LHASA
Colazione al rooftop restaurant con vista Potala, per ora il bollettino medico
dell’altitude sickness é : io raffreddore, Claire mal di testa, Estelle mal di pancia.
Ma per ora resistiamo, finché non mi mettono in quarantena come possibile
portatrice di influenza suina (qui sono paranoici, ci sono cartelli ovunque e un
sacco di gente va in giro con la mascherina – per non parlare del controllo della
temperatura a uno a uno che ci hanno fatto a Pechino prima di farci scendere
dall’aereo). Si comincia con il Potala Palace, che raggiungiamo passando tra i
pellegrini che sgranano rosari, roteano ruote di preghiera e si prostrano fino a
terra girando intorno al palazzo del loro leader in esilio ormai da 50 anni. Il Potala
é una meraviglia, e anche se ora é un monumento e non più la sede di un
governo, in esilio ormai da tanti anni, la vista dei pellegrini che riempiono
lampade di burro di yak, mettono offerte e pregano nelle varie cappelle é
veramente emozionante. Proseguiamo facendo la kora, ovvero il giro intorno al
palazzo con i pellegrini, poi ci mettiamo un po’ all’ombra in ostello prima di
ripartire per il Jokhang, il tempio più sacro del Tibet ; purtroppo le cappelle al
pomeriggio sono chiuse e quindi non abbiamo potuto vedere il monastero in piena
attività con il flusso dei pellegrini, ma ci siamo rifatte abbondantemente con un
giro nel Barkhor, il quartiere tibetano che brulica di vita, bancarelle, pellegrini,
bambini che giocano, nonostante la presenza massiccia di militari armati e in
tenuta d’assalto (pure imboscati sui tetti, stile cecchini). Cena al ristorante
vegetariano direi con poco successo (io ho ordinato quasi alla cieca pezzetti di
tofu freddo con peperoncini piccantissimi), domani ancora Lhasa e poi si parte,
spero tutti quanti acclimatati per l’occasione !
03/06/09 LHASA
Prima missione della giornata (colazione a parte – tibetan bread, fried egg &
ginger tea) : ricerca di un cappello per il sole accecante di Lhasa! Armata di
cappello che urla turista a 100m di distanza, partiamo per il Norbulingka, il
palazzo d’estate del Dalai Lama, la Lonely ne fa un ritratto poco appetibile, e
invece sembra incredibile poter passeggiare nella camera da letto del Dalai Lama,
nel palazzo da cui é fuggito travestito da soldato nel ’59 mentre fuori 30.000
tibetani lo difendevano a costo della propria vita. Pomeriggio al Sera Monastery,
enorme e stavolta pieno di attività, da chi stampa testi sacri recitando mantra, a
monaci che leggono tutti insieme, allo splendido dibattito nel cortile, dove i
monaci si sfidano su temi filosofici a colpi di battiti di mani. Commissioni varie in
giro per Lhasa, un bobi (una specie di tortilla tibetana) con cream cheese e
verdure non dei piu’ freschi probabilmente, ma con danni limitati, un po’ di lettura
della storia del Tibet e dopo una chocolate cake e un altro ginger tea siamo
pronte per l’ultima notte a Lhasa prima dell’ascesa verso Shigatse.
04/06/09 SHIGATSE
Il gruppo si rimpicciolisce ulteriormente – oggi abbiamo perso Claire, che continua
ad avere problemi con l’altitudine e quindi ha deciso di rimanere a Lhasa. Io e
Estelle partiamo lungo la Friendship Highway, prima tappa il lago sacro YamdrokTso, che vediamo da un passo di 4700 metri decorato di prayer flags. Il lago é di
un colore turchese spettacolare, circondato da montagne che vi si specchiano
dentro e…da una diga piazzata dai cinesi, alla faccia del lago sacro. Tappa
successiva Gyantse, con un forte impressionante arrampicato su una collina
(collina tibetana, a occhio 4500 m) dove i tibetani avevano combattuto gli inglesi,
e un monastero con monaci intenti a leggere i testi sacri, pellegrini intenti a fare il
picnic o lo sport nazionale ovvero la kora, e una stupa a 6 piani piena di nicchie
con statue e dipinti. Ripartiamo per Shigatse (3800 m) dove ci sistemiamo
all’hotel Manasarovar, edificio super-grandioso con bagni comuni con la porta che
arriva piu’ o meno alla vita, e doccia solo fredda – per fortuna fuori fa abbastanza
caldo. Il monastero lo lasciamo per il ritorno, abbiamo fatto un giro nella città che
sembra esclusivamente cinese almeno dal punto di vista architettonico, a parte
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questo la differenza da Lhasa sono meno militari, la presenza di mendicanti (non
so se le due cose siano collegate) e parecchi negozi di souvenir tra cui uno con
appeso il ritratto di Saddam Hussein. In un ristorante tibetano mangiamo momo
ripieni di yak a 80 cents (tra le altre prelibatezze : testa di capra, e varie parti
dello yak tra cui lingua e intestini), facciamo una passeggiata nella « via
pedonale » con le macchine, salutiamo credo tutti i bambini della città che fanno
« hellooooo » e poi torniamo alla base a chiacchierare con un nepalese che lavora
nell’hotel (l’unico parlante inglese) e a discutere con la guida scazzatissima
dell’itinerario dei prossimi giorni.
05/06/09 SHEGAR
Giornata di guida lungo la Friendship Highway, in teoria dovevamo andare a
Sakya ma per qualche motivo non ci siamo andati, credo perché la guida dormiva
e si é dimenticato di dirlo all’autista – whatever, sarà per il ritorno. In compenso
voleva salire oggi all’Everest Base Camp, ma abbiamo detto di no perché era
coperto di nuvole e non valeva la pena – magari sarà coperto pure domani, ma
oggi lo era di sicuro. Quindi ci installiamo allo Snowland Hotel nella minuscola
Shegar, giusto per evitare sbalzi colossali di altitudine (qua siamo già a 4200 m)
e per il resto del giorno non ci resta molto da fare tranne cercare di acclimatarci,
fare un giro nel minuscolo villaggio e mangiare noodle soup (con le bacchette)
nella sala dell’hotel tutta mobili tibetani, tappeti e ritratto del Panchen Lama con
le sue brave candele di burro di yak e le 7 ciotole d’acqua da svuotare al
tramonto e rimettere all’alba. Menzione speciale per i cessi dell’hotel che sono un
buco per terra con tutto quanto bello accumulato sotto. La doccia non esiste,
giusto un contenitore d’acqua con un rubinetto e that’s it. In compenso le coperte
sono spettacolari! Intanto parliamo un po’ del Tibet con la guida, ‘sto tipo
dobbiamo ancora capirlo, a volte é scazzatissimo e dorme sempre, altre invece ha
voglia di parlare, mah !
06/06/09 SAKYA
Giornatona molto eventful, a partire dal fatto che ci siamo trovate per ben 4 volte
a 5200 metri ! Sveglia alle 6, colazione con chapati e marmellata mentre guida e
driver ci danno dentro con lo yak butter tea, e si parte per l’Everest Base Camp
con un passeggero in più – un cinese della Mongolia Interiore a cui si é rotta la
macchina. Oggi il tempo era perfetto, abbiamo fatto troppo bene ad aspettare !
100 km di strada sconnessa che l’autista ha guidato come un grande, a un certo
punto arriviamo a un passo a 5200 m con una vista septtacolare sulla catena
dell’Himalaya con le cime coperte di neve. Scendiamo a risaliamo attraverso
piccoli villaggi tibetani con qualche appezzamento coltivato intorno, bimbi che ci
fanno ciao ciao, e la gente del posto che che si sposta su carretti trainati da asini
(con tanto di specchietto!), trattori col rimorchio e moto cinesi, tutti coi visi
bruciati dal sole che da queste parti scalda parecchio – al Base Camp eravamo in
felpa, a 5200 metri ! Foriamo, ripartiamo e dopo circa 3 ore di sterrato arriviamo
al tent camp dove c’é un ufficio postale in una tenda (il più alto del mondo, mi
viene da dire), e i nomadi che hanno improvvisato « hotel » (ad esempio « Hotel
California ») nelle loro tende (neanche male devo dire – non fossero a 5000
metri, con altitude sickness garantita!) e vendono conchiglie fossili, di quando
l’Himalaya era un lago. Saliamo a piedi gli ultimi 4 km fino ai 5200 m del campo
base (fortunatamente abbastanza piatti) e davanti a noi c’é sempre lui, l’Everest,
splendido e completamente scoperto. Al Campo Base c’é una postazione militare
con 2 cose che ormai abbiamo deciso sono tipiche : il tipo che canta (qua cantano
sempre) e i pannelli solari (anche qs sono ovunque, pare che il Tibet abbia
l’insolazione maggiore dopo il Sahara). In lontananza ci sono anche delle tende di
alpinisti – good luck, mancano ancora 3600 m da qui alla cima! Dopo aver fatto
decine di foto e aver privato a sufficienza di ossigeno i nostri cervelli (un casino
parlare francese a 5200 metri!), scendiamo : un tipo ci offre un passaggio in
macchina fino al tent camp, e dopo una tappa al monastero di Ronghpu
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(ovviamente il più alto del mondo, 4900 m) e la macchina che in cima
all’ennesimo passo a 5200 m decide di non partire piu’ (fortunatamente il driver
l’ha aggiustata in tempo record – non é proprio il posto dove rimanere piantati),
torniamo a Shegar, dove scarichiamo il nostro amico mongolo interiore,
mangiamo una noodle soup e ci dirigiamo verso Sakya. All’hotel (anche qui
Manasarovar) chiediamo un dorm ma ci dicono che se stiamo in dorm non
possiamo fare la doccia, ci crediamo poco che non ci sia una doccia in comune ma
visto che l’unico altro posto per dormire per lavarsi ha una pompa in giardino
negoziamo su una stanza e finiamo devo dire in una stanza veramente niente
male con tanto di acqua calda, ma solo fino al tramonto, e un bellissimo wc
occidentale! Facciamo un giretto per Sakya che é un villaggio stupendo (a parte il
quartiere cinese, of course) : casette tibetane con prayer flags e tuniche di
monaci stese ad asciugare, tutti che ci sorridono e ci salutano, e un monasterofortezza enorme più uno piccolino arrampicato sulla montagna. Intanto stiamo
sempre a 4200 m, ma dopo essere stati 4 volte a 5200 oggi é quasi una
passeggiata ! Torniamo in hotel e scopriamo che é saltata la luce, intanto guida e
driver hanno radunato un po’ di gente, 3 casse di birra Lhasa (che qua bevono in
mini-bicchieri) e 3 candele e stanno festeggiando il compleanno di un amico del
driver – che pero’ é a Shigatse! Ci uniamo a loro per un po’, poi torniamo in
stanza a leggere e scrivere con la candela; domani mentre si riprendono
dall’hangover andremo in giro a fare foto per questo splendido posto.
07/06/09 SHIGATSE
Colazione a base di té e pancake, e poi andiamo in giro per le viuzze del villaggio
a curiosare e fare un po’ di foto. Poi ribecchiamo guida e driver e andiamo al
monastero-fortezza, mura altissime grigio cenere con bordi bianchi e rossi, e una
marea di pellegrini muniti di burro di yak fuso nei thermos, o in polvere, semi di
ginepro, bimbi sulla schiena e quant’altro. Monastero super-spooky, buio e con
cappelle tetre con maschere di mostri, animali imbalsamati appesi al soffitto e
varie parti del corpo fatte in stoffa che penzolano in qualche antro buio. In tutto
cio’, i monaci pregavano, i pellegrini si prostravano a terra e c’era pure un
monaco-fortune teller per cui la gente faceva la fila. Poi torniamo a Shigatse,
stavolta in un altro hotel (Qomolangma Friendship Hotel) devo dire molto meglio
del precedente e anche cheaper – e abbiamo di nuovo la western toilet, wow!
Pom al monastero di Tashilhunpo, sede del Panchen Lama. Oggi é il giorno di
plenilunio e il monastero e la piazza di fronte sono invasi di gente che fa il picnic,
bambini che fanno volare aquiloni, taniche di chang, gli omnipresenti thermos di
yak butter tea, trattori stracolmi di gente sul rimorchio in partenza o in arrivo, e
come sempre tutti che ci dicono hellooooo. Il monastero é uno spettacolo : i
monaci oltre alle solite tuniche rosse hanno strani copricapi gialli, e in ogni
cappella c’é qualcosa di spettacolare, che sia una statua di 30m del Buddha del
futuro, le tombe dei Panchen Lama o i monaci che pregano. La kora é the place to
be e stracolma di pellegrini rotanti con le ruote di preghiera, le ginocchiere per chi
la fa strisciando e i panni coi bimbi abbioccati dentro a spalle. E ovviamente, pure
qua cantano: a turno uomini e donne, in due squadre impegnate a lisciare un
pavimento.
Dopo un giro su Internet ceniamo a base dei famosi momo tibetani : ordinando
potato momo e cheese momo ci arrivano un piatto di crocchette di patate (!) e
dei mini-calzoni ripieni di formaggio di yak con lo stesso gusto delle lampade nei
templi! Zigzaghiamo tra la folla in full moon party e torniamo in hotel – domani si
torna a Lhasa!
08/06/09 LHASA
Giornata di trasferimento verso Lhasa lungo il ramo nord della Friendship
Highway, costeggiando nientemeno che il fiume Brahmaputra! Sono circa 300 km
ma ci abbiamo messo una vita a causa della versione tibetana dell’autovelox –
praticamente a ogni checkpoint la polizia ti segna l’ora del passaggio su un foglio
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e al checkpoint successivo dai il foglio e controllano che tu non sia rrivato troppo
in fretta ovvero andato troppo veloce. Risultato: ognuno guida come gli pare e si
ferma qualche centinaio di metri prima del checkpoint ad aspettare che venga
l’ora di passare. In tutto cio’ perdiamo anche uno specchietto – povera macchina,
meno male che abbiamo quasi finito il giro! Arrivati a Lhasa torniamo nei dorm
dello Yak Hotel a 20Y, facciamo un giro nel Barkhor uscendone con un tot di
“gioielli” di turchese (quasi sicuramente falsi) a 1 euro al pezzo, ceniamo al solito
Tashi Restaurant dove non potevo non provare la pizza locale (orrenda: fette di
pane con sopra ketchup, formaggio di yak e verdure crude che ho accuratamente
scartato) nonché la prima birra visto che cerdo di esser sufficientemente
acclimatata ai 3600 m di Lhasa – e quindi ecco la Lhasa beer che ha sopra la foto
del Potala Palace e dell’Everest, ha circa 2 gradi ed é pessima!
Nel dorm il resto della popolazione non é particolarmente interessante: un giapu
che scrive al computer, una cinese in cerca di wi-fi che pero’ parla inglese e mi
scrive « Italia » e « Belgio » in cinese sulle cartoline, e una signora cinese dal
comportamento sospetto. Invece fuori incontriamo una ragazza di una tribù
nomade dello Qinghai che venuta a Lhasa a studiare inglese e ci porta nel negozio
dell’hotel per farci vedere com’é fatta la sua città su una delle cartoline : 3 tende
di nomadi! Ci dice che le manca la sua famiglia con cui non ha avuto contatti da
quando é qui – non hanno ovviamente il telefono, ma essendo nomadi neanche
un indirizzo dove mandare una lettera…
Ultima notte a Lhasa, domani spero che Air China si senta in vena di portarmi a
Pechino…bye bye Tibet!
09/06/09 QUASI PECHINO
Mattinata di kora intorno al Potala Palace in cerca di un misterioso lago per fare la
foto al palazzo che si riflette nell’acqua – missione compiuta! All’1 compare il
driver per portarci all’aeroporto, senza guida – gli diciamo che la guida non ci
serve e che possiamo andare. Usciti dal centro di Lhasa lo chiama il tipo
dell’agenzia che ci dice che se vogliamo che ci portino all’aeroporto dobbiamo
dargli 300Y – si’ si’ te lo giuro! Dopo discussioni varie il tipo dell’agenzia ci manda
un taxi pagato da lui con dentro la nostra letargica guida che a quanto pare
dovevamo portarci dietro pure all’aeroporto – anyway, ce l’abbiamo fatta ad
arrivare in tempo e senza pagare 300Y. Non abbiamo ancora capito perché gli
costi di meno pagarci un taxi che farci portare dalla loro macchina e dal loro
driver, ma anyway. Non é finita : arriva il volo che deve prendere Estelle, tutti i
passeggeri passano a uno scanner della temperatura e sorpresa – c’é uno
straniero con la febbre e la tosse, e causa sospetta influenza suina non fanno
partire l’aereo. Dopo 1 ora di disinfezione dell’aereo da parte di 5 tipi in tuta
bianca da ghostbuster, Estelle puo’ partire e poco dopo pure io, pure il mio volo
accuratamente disinfettato ma per fortuna senza passeggeri febbricitanti. Volo Air
China turbolento per Chengdu, arrivo a Chengdu nella nebbia, una corsa e un
transfer in ascensore dopo che gli sbirri mi bloccano sulle scale, e volo per
Pechino un po’ meno turbolento, tra un po’ dovremmo arrivare e per iniziare in
bellezza i miei 4 gg di nuovo ad altitudine normale spero ci siano sia il mio zaino
che il tipo dell’ostello ad aspettarmi!
10/06/09 PECHINO
Arrivati sia il tipo che lo zaino, e sorpresa : l’ostello é in un hutong super-cool,
pieno di negozi trendy, locali e caffé – punteggio pieno per Beijing Downtown
Backpackers, che ha i muri scritti da chi ci é stato prima, i dorm con a/c e doccia
meglio che a casa (vogliamo aggiungeere la western toilet?) e pure il free
breakfast nel caffé a lato. Giornata a scarpinare in giro per la città, mi sono
spostata di circa 3 cm sulla mappa e avro’ camminato per 10 km! Prima tappa
Piazza Tienanmen e il mausoleo di Mao, dopo Lenin e Ho Chi Minh credo di aver
completato la raccolta! Cinesini diligenti in fila per entrare al mausoleo, muniti di
apposita rosa comprata al chioschetto, e dopo un rapido passaggio vicino a Mao
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avvolto nella bandiera cinese si passa al negozietto che vende ogni possibile
gadget con la faccia di Mao sopra, piu’ il best seller libretto rosso. La faccia di Mao
con un paio di slogan comunisti intorno accoglie anche i visitatori alla Città
Proibita – immensa, affollata di turisti cinesi e purtroppo con i palazzi visibili solo
da fuori. Mi ha lasciato l’impressione di un palazzo senz’anima, ma la vista
dall’alto della collina di fronte é grandiosa, con la città proibita e gli edifici bassi
della Pechino storica davanti, e sullo sfondo i grattacieli della Pechino di oggi, una
città di 14 milioni di abitanti proiettata verso il futuro. Ritorno attraverso il Parco
e lago di Beihai, poi incrocio un McDonald e scatta anche qui la tradizione del
Sundae – l’indice McSundae a Pechino dice 70 centesimi. Torno in ostello distrutta
a riprendermi dalla caldazza, poi riparto alla ricerca della famosa Peking Duck,e
me ne mangio ben metà con accessori vari che ho identificato come pseudotortilla, cipolla e una salsa spessa scura non meglio identificata - buona ! Un
gelato e un giro nell’hutong super-cool, tra la jeunesse branchée che lo frequenta
e i locals in canottiera seduti fuori dai loro cortili o che passeggiano il loro cane
(pechinese, of course) o passano coi cicloriscio’ chiedendosi probabilmente come
suiano diventati cosi’ cool. Per finire a chiacchierare in stanza con una ceramista
greca e un pilota di aerei sudafricano, e ora a nanna !
11/06/09 PECHINO
Una combinazione di metro e bus mi porta al Summer Palace, la residenza estiva
dell’imperatore con gli edifici disposti in un enorme parco intorno a un grande
lago – e qui di atmosfera ce n’era da vendere, tra padiglioni con vari nomi poetici,
ponti, e barche che si muovono lente sul lago – veramente bello! Il ritorno é piu’
avventuroso, perché il bus a sorpresa fa un percorso diverso dell’andata e salta
la fermata vicino alla metro. Cerco di spiegare facendo vedere una mappa della
metro che voglio andare in una qualsiasi fermata della metro e vengo adottata da
una coppia di teenager pechinesi parlanti solo cinese, casualmente anche loro in
marcia verso lo zoo, quindi dopo pullman, 2 metro e taxi mi lasciano ai cancelli
dello zoo, troppo gentili ! Allo zoo vedo i panda giganti, bellissimi, peccato non
vederli nella natura ma per quello bisogna andare a Chengdu…
Torno in ostello e incontro una coppia di canadesi che hanno appena finito di
insegnare inglese in Sud Corea, andiamo a bere una birra e poi nanna perché
domani la sveglia é alle 6.15 per andare sulla Grande Muraglia !
12/06/09 PECHINO
Giornata di trekking sulla Grande Muraglia, 8 km da Jinshanling a Simatai.
Veramente bello, ore a scarpinare su e giu’ tra una torre di vedetta e l’altra in una
parte di muro non ricostruita e completamente deserta, con la vista di tutto il
serpentone di torri che si snoda sulla montagna. Bellissimo, e spettacolare anche
la vista intorno, montagne ricoperte di foresta, e muraglia a perdita d’occhio.
Dopo una meritatissima mega-doccia, un altrettanto meritato double
cheeseburger e uno yogurt da passeggio bevuto con la cannuccia da brava
pechinese, decido che la mia vita é molto dura e vado a farmi fare 1h di foot
massage a 3.5 euro in un posto qua nella via, e poi torno in camera a
chiacchierare con la nuova inquilina americana. Domani ultimo gg - mi aspettano
il Temple of Heaven, un giro per gli hutong e…il volo verso casa!
13/06/09 PECHINO
Colazione con i compagni di dorm (i canadesi, l’americana in partenza per il Tibet
e il sudafricano pilota della Cathay Pacific) e partenza in metro per il Temple of
Heaven – molto bello, non tanto il tempio in sé che é gigante ma senza atmosfera
coma la Città Proibita, quanto invece gironzolare per il parco che i pechinesi,
ristretti negli spazi del communal housing, utilizzano come cortile di casa per:
fare ginnastica, balli da sala, aerobica in gruppo, tai chi, badminton (mi hanno
pure fatta giocare!), carte, domino e adirittura per cantare arie d’opera – ah, e
c’era anche il tipo che portava a spasso i canarini!
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Proseguo per un food market dove ogni bestia possibile e immaginabile veniva
infilzata su uno spiedo e arrostita – dalle stelle marine agli scorpioni, infilzati a 5
alla volta e che muovevano ancora le zampine! Per fortuna il free breakfast
dell’ostello é sufficientemente consistente, cosi’ ho potuto passare! Invece ho
mangiato lo yogurt da passeggio coi fagioli canditi sopra per cui tutti fanno la
coda nella mia via – ed é buonissimo!
Tappa finale in giro per per viuzze e i negozietti dell’hutong, da cui riemergo con
2 pupazzetti cinesi per me e una t-shirt per Danny. Torno in ostello giusto il
tempo per una doccia e dei vestiti puliti, e rimedio pure un passaggio gratis per
l’aeroporto perché il driver doveva andare a prendere qualcuno, ottimo! Arrivo in
aeroporto con un anticipo allucinante – ora aspetto che aprano il check-in per
Novosibirsk per vedere se riesco a rifilare lo stesso lo zaino a Hainan Air, e poi
cerchero’ di spendere I 50Y che mi rimangono. Gran bel viaggio anche stavolta,
dalla magia del Tibet nonostante il vincolo della guida, e una Pechino
inaspettatamente trendissima e piena di vita. China – I’ll be back!
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