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n. 4/2011
RECENSIONI
E NOTE BIBLIOGRAFICHE
MARIA MALATESTA, Impegno e potere (Le professioni italiane dall’ottocento a
oggi), (a cura di), Bononia University Press, Bologna, 2011
Dopo l’Atlante delle professioni (2009) e Universita` e Professioni (2010), il
Centro di Ricerca sulla storia delle Professioni di cui è autorevole e infaticabile
direttrice la prof. Maria Malatesta pubblica questo nuovo originale volume dedicato al rapporto tra le professioni e l’attività politica, appunto l’impegno e il
potere.
In effetti non sono mai stati approfonditi con serietà dalla sociologia e dalla
storia i rapporti tra l’attività professionale (in genere relegata al circuito interno
tra i bisogni del committente e la prestazione dei servizi) e l’esercizio del potere (che di tanto in tanto si avvale del contributo dei professionisti per finalità
assolutamente autoreferenziali).
Eppure vi è un intreccio profondo tra professioni e società e la ricerca compiuta tende a dimostrarlo. In tal senso sono i saggi che compaiono nel volume, tutti opera di autorevoli studiosi: Maria Pia Casalena (Professionisti e patrioti: istituzioni e impegno nell’eta` del Risorgimento), Salvatore Botta, Fulvio
Cammarano e Maria Serena Piretti (Ministri, sottosegretari e deputati: quali professioni e quali studi), Maria Malatesta (Professioni e impegno dagli anni Sessanta
agli anni Ottanta), Alessandra Cantagalli (Professionisti e corporate governance:
profilo di una e´lite di potere), Stefano Magagnoli (La toga e il regolo. Professionisti e governo locale nell’Italia del Novecento), Sandro Bellassai (Diversamente abili. Retoriche misogine e professioni in eta` contemporanea).
Nella prefazione di Maria Malatesta, poi, si espone con ammirevole precisione la sintesi del percorso: ‘‘i dati raccolti evidenziano in modo inequivocabile che
le professioni hanno contribuito in misura massiccia alla governance in politica e
in economia, hanno combattuto per gli ideali nazionali, hanno usato i loro saperi
per cambiare la societa` e ampliare la sfera dei diritti, si sono infine misurate con
la sfida piu` difficile, ossia il superamento della cultura maschilista e patriarcale
che le caratterizzava da secoli’’.
Parole importanti, che richiamano il fenomeno dell’uso sociale del diritto e
l’esercizio militante dell’Avvocatura, ma richiamano anche la responsabilità sociale dell’avvocato, trasfusa in un canone complementare dell’art. 7 del codice
deontologico forense: ‘‘l’avvocato deve esercitare la sua attivita` nel rispetto dei do109
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veri che la sua funzione gli impone verso la collettivita` per la salvaguardia dei diritti dell’uomo nei confronti dello Stato e di ogni altro potere’’.
Ciascuno di noi ha sempre avvertito che l’impegno della professione ha un
valore più ampio, ma raramente ha potuto sperimentare di persona che l’attività professionale è utile concretamente per migliorare il nostro declinante Paese.
Oggi percepiamo con maggiore forza il legame tra impegno e potere e ne
traiamo motivo e conforto per continuare ad operare.
Remo Danovi
ROBERTO CALVO, La successione del coniuge. Garanzie individuali e nuovi
scenari familiari, Ipsoa, 2010
L’A. è professore associato di diritto privato presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino.
Mi ero ripromesso di redigere una recensione, ma la ricchezza della presentazione del libro da parte del prof. Michi Sesta, ha reso inutile il mio intento.
Quella presentazione è un’opera tanto intelligente quanto esente da inutili
lungaggini.
A Sua volta l’A. ha in modo eccezionale svolto una rappresentazione essenziale nel raccogliere quattro capitoli di assoluta chiarezza: Il vincolo di coniugio
nel prisma dell’ordine successorio; la riserva ‘‘qualitativa’’ ed il diritto di abitazione; gli obblighi matrimoniali e le vicende estintive dei diritti successori del
coniuge; il coniugio e le vocazioni speciali.
Infine: una ricca bibliografia, una lettura tanto essenziale quanto assolutamente esauriente.
G.F.
E. DOLCINI - G. MARINUCCI, Codice penale commentato, III ed., Ipsoa,
Milano, 2011
Il Codice penale commentato curato dai proff. Emilio Dolcini e Giorgio
Marinucci, giunto alla terza edizione, si conferma uno strumento estremamente utile per gli operatori del diritto.
In questa edizione, venuta alla luce a distanza di cinque anni dalla precedente, l’opera - che si è avvalsa della collaborazione di illustri docenti universitari,
di autorevoli esponenti della magistratura e dell’avvocatura, di ricercatori e collaboratori di molte cattedre penalistiche, coordinati dal prof. Gian Luigi Gatta
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- registra una serie di novità legislative intervenute negli ultimi anni, che hanno interessato la parte generale, la parte speciale del codice e la legislazione
complementare.
Quanto alla parte generale, si dà ampiamente conto delle riforme che hanno
interessato le circostanze del reato e alcune tipologie sanzionatorie. In particolare, il catalogo delle circostanze aggravanti comuni è stato per la prima volta
ampliato, con l’inserimento di tre nuove ipotesi (art. 61 nn. 11bis, 11ter e
11quater c.p.), una delle quali - relativa ai reati commessi dallo straniero ‘irregolare’ - è stata peraltro dichiarata costituzionalmente illegittima. Sono state
poi ridefinite la circostanza aggravante comune della c.d. minorata difesa (art.
61 n. 5 c.p.) e l’aggravante di cui all’art. 112 c.p. in materia di concorso di
persone nel reato. Si è intervenuti infine sull’art. 62bis c.p., vietando di applicare le attenuanti generiche in ragione della sola assenza di precedenti condanne. Nel capitolo delle sanzioni, si è fissato un nuovo criterio di ragguaglio tra
pena detentiva e pena pecuniaria (art. 135 c.p.) e si è integralmente riscritto
l’art. 235 c.p. in tema di espulsione o allontanamento dello straniero dallo Stato. La nuove edizione del Codice penale commentato, d’altra parte, non si limita a dar conto delle novità legislative, ma contiene anche una serie di approfondimenti relativi ad istituti capitali della parte generale che, pur non interessati in questi anni da riforme, sono stati oggetto di un acceso dibattito dottrinale e giurisprudenziale. Spicca il tema della responsabilità penale nell’attività
medico-chirurgica, sul quale si sono pronunciate le singole sezioni della Corte
di cassazione e le Sezioni Unite, chiamando in causa, soprattutto, gli istituti
del consenso dell’avente diritto, dell’esercizio di un diritto e del dolo di lesioni
personali (la relativa trattazione è collocata nell’ambito del commento all’art.
50 c.p.). In questa nuova edizione è stato poi particolarmente approfondito il
tema della confisca: una misura di sicurezza patrimoniale che è al centro di
molteplici e contrastanti orientamenti dottrinali e giurisprudenziali e ha subito
un rilevante ampliamento della sua sfera applicativa, anche per effetto di numerose previsioni della recente figura della confisca per equivalente. Del pari,
è stata notevolmente arricchita la trattazione della recidiva, nella quale si è dato conto soprattutto della cospicua elaborazione giurisprudenziale successiva alla legge ex Cirielli.
La parte speciale del codice è stata oggetto di svariati e rilevanti interventi di
riforma. Tra i più significativi, quelli che hanno interessato: - a) i delitti contro la pubblica amministrazione - reintroduzione del delitto di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341bis c.p.), introduzione del delitto di turbata libertà del
procedimento di scelta del contraente (art. 353bis c.p.), inserimento nel codice
dell’esimente della reazione agli atti arbitrari del pubblico ufficiale (art. 393bis
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c.p.); - b) i delitti contro l’amministrazione della giustizia - estensione della ritrattazione al favoreggiamento personale (art. 376 c.p.), ampliamento della figura della mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art.
388 c.p.), introduzione del nuovo delitto di ‘agevolazione’ ai detenuti sottoposti al regime dell’art. 41-bis ord. penit. (art. 391bis c.p.); - c) i delitti contro
l’ordine pubblico - riformulazione della fattispecie di associazione di tipo mafioso, con inasprimento del relativo trattamento sanzionatorio (art. 416bis
c.p.); - d) i delitti contro la fede pubblica -riformulazione delle norme in tema
di contraffazione, alterazione o uso di marchi, segni distintivi, brevetti, modelli
o disegni (art. 473 c.p.) e di introduzione e commercio di prodotti con segni
falsi (art. 474 c.p.); nuove figure della falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull’identità propria o di altri (art. 495bis c.p.) e
delle fraudolente alterazioni di parti del corpo per impedire l’identificazione
della persona (art. 495ter c.p.); - e) i delitti contro l’economia - le nuove figure della fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale (art. 517ter c.p.) e della contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (art. 517quater
c.p.); - f) i delitti contro la famiglia - nuova figura di sottrazione e trattenimento di minore all’estero (art. 574bis c.p.); - g) i delitti contro la persona nuove aggravanti per l’omicidio doloso (art. 576 comma 1 n. 5 e n. 5.1 c.p.),
per l’omicidio colposo (art. 589 comma 3 c.p.) e per le lesioni colpose (art.
590 comma 3 c.p.); nuove figure delittuose di lesioni personali a un pubblico
ufficiale in occasione di manifestazioni sportive (art. 583quater c.p.) e di impiego di minori nell’accattonaggio (art. 600octies c.p.); nuova disciplina sanzionatoria di alcune ipotesi di sequestro di persona (art. 605 commi 3, 4 e 5
c.p.); nuova figura delittuosa degli atti persecutori (c.d. stalking) (art. 612-bis
c.p.); - h) i delitti contro il patrimonio - nuove circostanze aggravanti del furto
(art. 625 comma 1 nn. 8bis e 8ter c.p.), della rapina (art. 628 comma 3 nn.
3bis, 3ter, 3quater c.p.), del danneggiamento (art. 635 comma 2 n. 3 c.p.) e
della truffa (art. 640 comma 2 n. 2-bis c.p.); riformulazione della norma incriminatrice del deturpamento e imbrattamento di cose altrui (art. 639 c.p.). Un
ulteriore intervento di riforma ha riguardato, infine, i c.d. reati informatici: sono state introdotte alcune nuove figure di reato (danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici - art. 635bis c.p. -; danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente
pubblico o di pubblica utilità - art. 635ter c.p. -; danneggiamento di sistemi
informatici o telematici di pubblica utilità - art. 635quinquies c.p.; frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica - art.
640quinquies c.p.); sono state inoltre riformulate le figure delittuose della dif112
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fusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (art. 615-quinquies c.p.) e quella del danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art.
635quater c.p.). Tra i settori della parte speciale il cui commento - sotto la
spinta di un’imponente produzione giurisprudenziale - è stato oggetto di una
rielaborazione amplissima ed accurata, si segnala la materia dei delitti contro la
Pubblica Amministrazione: particolare attenzione è stata dedicata all’indebita
percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316ter c.p.), alla corruzione
(art. 318 ss. c.p.), alla confisca, anche per equivalente, di cui all’art. 322ter
c.p., nonché alla turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.).
Tra le leggi complementari trattate nel Codice penale commentato, fa la sua
comparsa, in questa edizione, il testo unico sull’immigrazione. La materia, notoriamente, è tra le più rilevanti nella prassi giurisprudenziale: di qui l’esigenza
di un’organica ed approfondita trattazione delle disposizioni penali della legge,
anche in considerazione delle molteplici modifiche portate dai recenti ‘pacchetti sicurezza’ (2008 e 2009), nonché di una serie di pronunce della Corte di
cassazione e della Corte costituzionale. Tra l’altro, nel commento si da‘ anche
conto di una decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea, pronunciata il 28 aprile 2011, nella quale si è affermata l’incompatibilità con il diritto
comunitario delle norme - come l’art. 14 comma 5ter t.u.imm. - che puniscono con pena detentiva lo straniero irregolare che non ottempera all’ordine di
lasciare il territorio dello Stato. Anche il testo unico sugli stupefacenti è stato
al centro di un intervento dell’ultima ora, realizzato con il d.lg. 24 marzo
2011, n. 50, attuativo di un regolamento comunitario, in materia di ‘‘precursori di droghe’’, cioè di sostanze suscettibili di impiego per la produzione di
stupefacenti. Questo intervento, che ha interessato gli artt. 70, 73, 74 e 87
t.u.l.stup., ha formato oggetto di una prima, attenta lettura nell’ambito dell’opera.
Verena Pusateri
GUGLIELMO GULOTTA, Compendio di psicologia giuridico-forense, criminale e investigativa, Giuffrè, 2011.
Frutto della poliedrica esperienza maturata dall’Autore, il testo valorizza gli
aspetti psicologici applicati al diritto Civile e Penale in tutte le loro sfaccettature e pone l’accento sull’utilizzo del metodo scientifico come ricerca della conoscenza attraverso il supporto di riscontri empirici.
Attraverso l’analisi dei crimini commessi (c.d. criminal profiling) l’opera mira
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ad individuare i motivi che spingano un soggetto a delinquere nonché le cause
o gli elementi, soggettivi ed oggettivi, scatenanti tali comportamenti contra ius.
Di particolare rilievo sono l’analisi e l’attenzione dedicate all’assunzione della
prova attraverso l’utilizzo di tecniche all’avanguardia caratterizzate da una elevata connotazione scientifica, anche grazie all’ausilio di periti, esperti nonché
consulenti tecnici, sempre più necessari nella dialettica processuale.
L’Autore dedica un’ampia sezione alla psicosessuologia giuridica, spaziando
dalla pedofilia alle violenze sessuali con particolare attenzione alla vittima del
reato.
Un’attenta lettura meritano anche le pregnanti osservazioni circa l’applicazione della psicologia al contesto familiare al fine di riuscire ad individuare le
dinamiche dissociative di appartenenza.
Inutile negarlo, oggi più che mai assurge la quotidiana necessità di valutare
prove e dati sempre più sofisticati all’interno del sistema giudiziario ed il suddetto testo che mi onoro di recensire offre un rilevante e pregiato contributo
all’operatore del diritto che intenda colmare le proprie lacune o fugare i propri
dubbi.
La psicologia sta ricoprendo un ruolo sempre più apprezzabile ed attuale
nella valutazione della personalità del reo, del suo agire nonché della sua rieducazione sociale ma, purtroppo, la parte rieducativa della pena diventa, nell’impianto dell’ordinamento penitenziario italiano, sempre più una chimera fumosa e inattuabile in assenza di un importante intervento legislativo teso a ristabilire l’equilibrio interno fra il reato e la pena stessa.
Filippo Maria Molinari
GIULIO PAOLI, Fare l’avvocato (con l’arringa nel processo Majorana e scritti
vari), a cura di MARIO PISANI, ETS, Firenze, 2011.
Il prof. Mario Pisani, professore di diritto processuale penale nella Università degli Studi di Milano, ha rievocato la figura di Giulio Paoli, ripubblicando
alcuni suoi scritti e una arringa famosa (quella per il processo Majorana del
1932 avanti la Corte d’Assise di Firenze).
Spiega il prof. Pisani, che Giulio Paoli non è stato soltanto un ottimo professore di diritto e procedura penale all’Università di Firenze (poi trasferito a
Pavia, per punizione per le sue idee antifasciste), ma è stato un battagliero e illuminato difensore della giustizia, nella pratica di avvocato esercitata con eccezionale passione e intensità.
Solo un vero avvocato, può ricordare ‘‘l’affannoso diuturno sfibrante lavoro
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professionale’’, ed è sensibile alle richieste di aiuto (‘‘Ma lo sa egli quali e
quanti gridi di dolore, quali e quante invocazioni, quali e quante angosce
riempiano i nostri studi?’’). E ancora, solo un avvocato può permettersi di dire
che, per parlare delle dispute accademiche sulla necessità di conservare le Corti
d’assiste ovvero di consentire il giudizio di appello contro le decisioni delle
stesse (giudizio allora non ammesso dalla procedura), occorre conoscere concretamente le Corti di Assise (‘‘occorre averne vissuta la vita; occorre averci
combattuto e sofferto’’)!
Cosı̀ si spiega il titolo dello scritto di Paoli del 1934, che viene riprodotto
con altri numerosi saggi pubblicati sulle varie riviste del tempo. In questo
scritto (Io l’avvocato l’ho fatto cosı̀) viene raccontato il sogno della vita, come
deve essere ed è il difensore nell’attività quotidiana: un difensore che deve conoscere accuratamente tutte le cause e leggere criticamente tutte le pagine dei
fascicoli e persino tutte le righe; e poi deve conoscere il diritto, e cioè la dottrina che ‘‘è profonda, ma si muove adagio’’, e soprattutto la giurisprudenza
‘‘che è più duttile, più snella, più vicina alla vita’’.
E poi, mai farsi guidare dal proprio interesse, sempre invece dall’interesse di
chi si affida al difensore, senza distinzioni tra il soggetto che chiede aiuto e
quindi tra ‘‘il grosso e il piccolo, il ricco e il povero, il potente e il meschino’’.
E ancora bisogna rispettare le regole etiche: ‘‘non feci mai la voce grossa ne´
contro il debole ne´ contro il caduto ne´ contro l’indifeso’’. E mai tirare colpi bassi
(‘‘io non ho violato mai questo divieto: ho sempre tirato alto; ... e sono stato un lavoratore, non un guadagnatore’’)!
L’unico difetto che l’Autore confessa (‘‘un grande difetto’’) è quello di aver
amato troppo la professione: ‘‘io ho amato troppo le mie cause ed ho creduto
troppo nelle ragioni che deducevo in giudizio, fino all’angoscia, fino all’irritazione.
Io mi sono finito, in questi trent’anni di lavoro nelle aule giudiziarie, convinto
sempre che la mia tesi fosse quella giusta’’!
Saper fare l’avvocato è dunque una vera e propria missione, una ‘‘sacra funzione’’ per realizzare la giustizia, ‘‘la più alta e la più luminosa tra tutte le funzioni statuali’’, con pari dignità tra tutti coloro che intervengono a celebrarla.
Infatti, ‘‘accusare, difendere e giudicare non sono che tre momenti diversi, tre modi di essere della medesima funzione, ma partecipano di identica natura e sostanzialmente tendono tutti al medesimo fine: la retta celebrazione del rito, da cui derivi la giustizia migliore’’ (cosı̀ è scritto in uno dei saggi riprodotti, ‘‘La posizione di inferiorita` del difensore penale’’).
Per finire, nel volume vi è l’arringa svolta da Giulio Paoli nel dibattimento
avanti la Corte d’assise di Firenze nel 1932 nel famoso ‘‘caso Majorana’’ (un
bambino bruciato nella culla e l’accusa alla cameriera, ma anche ai presunti
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mandanti, le sorelle del padre della vittima e i loro consorti, per ipotizzate
questioni ereditarie).
L’arringa è appassionante e ricalca in alcune frasi lo stile di Emile Zola, nel
famoso J’accuse, nel processo Dreyfus (ad esempio nella reiterazione delle confutazioni, e poi nella frase conclusiva, ‘‘la verita` e` in marcia’’). Possiamo soltanto raccomandarne la lettura integrale, non essendo altrimenti riassumibile la
forza della perorazione.
La sintesi dell’opera e dell’attività di Giulio Paoli è espressa da Calamandrei,
in memoriam dello stesso autore: ‘‘Giulio Paoli era uno di quegli avvocati eccessivi per troppa generosita`, per i quali la difesa del cliente diventa una passione,
un’ossessione, una malattia acuta ... ma quale spreco di se stesso, quale generosa dilapidazione di tutte le forze fisiche e morali per questa quotidiana pratica di altruismo che `
e l’avvocatura esercitata in quel modo’’!
Ecco allora un volume estremamente attuale che va a merito del Curatore
avere riproposto (e nel titolo che gli è proprio ‘‘Fare l’avvocato’’) per rinnovare,
in questa stagione di declino dei valori e di dissacrazione costante delle istituzioni, la fiducia nella giustizia e nell’impegno dell’avvocato che è volta sommamente a realizzarla.
Remo Danovi
AVV. MATTEO M. WINKLER, GABRIELE STRAZIO, L’abominevole diritto. Gay e lesbiche, giudici e legislatori, Saggiatore, 2011
Il libro affronta, con un’appassionata presentazione di Stefano Rodotà, una
delle questioni più nuove e interessanti nel panorama del diritto civile, indicando il (precario) punto d’arrivo del vivace dibattito giuridico e culturale sulle
unioni omosessuali. Gli omosessuali pongono già da mezzo secolo ed in tutto
il mondo la stessa identica questione: quella dell’applicazione del principio di
eguaglianza formale e della correlativa ridefinizione della nozione di famiglia.
Chiedono che in nome del principio di eguaglianza le loro relazioni siano incluse nella nozione di famiglia.
Per tale ragione il libro ha un respiro internazionale, prende l’avvio dai primi dinieghi della giurisprudenza americana, passa per la celebre Lawrence v.
Texas della Corte Suprema che dichiarò illegittime le sodomy laws, arriva alle
decisioni delle Corti di Massachusetts, Sudafrica, California, Iowa e Connecticut, che hanno dichiarato illegittime le leggi che vietavano il matrimonio tra
persone dello stesso sesso. La narrazione si dipana, ancora, tra le storiche sentenze delle corti europee (tra tutte Dungeon, insolitamente citata anche dalla
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Corte U.S.A. in Lawrence), dandoci la vivida impressione di un perdurante e
fecondo «dialogo tra le Corti», e giunge, infine, sino al provvisorio epilogo con
la recentissima Schalk and Kopf v. Austria con cui la Corte di Strasburgo ha dichiarato, finalmente, che le unioni omosessuali, per la concezione europea dei
diritti dell’Uomo, sono, letteralmente, famiglia.
Nel libro si ritrovano le tesi contrarie al matrimonio gay, analizzate e confutate una per una con grande maestria, nel solco della migliore tradizione illuministica dei pamphlet d’autore. È analizzata anche la recente decisione, negativa, della Corte costituzionale italiana, valorizzata tuttavia anche nei suoi risvolti positivi. Alla stringente analisi dei principi e degli istituti giuridici, fa da
sfondo il continuo richiamo ai maestri del liberalismo americano, primo tra
tutti, John Stuart Mill.
Nel testo di Winkler e Strazio il dibattito giuridico è affrontato partendo
sempre dal fatto, dalla narrazione appassionata delle storie, dei protagonisti
delle vicende giuridiche, cosı̀ che ai principi di eguaglianza e di affermazione
della pari dignità di tutti e tutte, si arriva conoscendo la storia dello studente
Matthew Shephard, ucciso da due bulletti in quanto omosessuale, il cui padre
dovette indossare un giubbotto antiproiettile al funerale del figlio per proteggersi dagli attacchi di un drappello di fanatici protestanti; la storia di John G.
Lawrence, perseguitato dalla polizia texana perché trovato nella propria casa
mentre faceva l’amore con un altro uomo; le storie di Lustig-Prean, Beckett,
Smith e Grady, tutti militari radiati, insieme a migliaia di altri, dalle forze armate perché gay, prima che il Presidente Obama mettesse fine negli Stati Uniti, nel settembre 2011, a questa odiosa discriminazione (revocando il cd. «don’t
ask don’t tell»).
Tante altre storie restano sullo sfondo, le vittime dei crimini d’odio, i giovani insultati e vilipesi nelle nostre scuole, i ragazzi giustiziati dai regimi omofobi
in Iran e in molti altri Paesi. A queste storie fa da contraltare il racconto del
percorso che da mezzo secolo ha condotto al riconoscimento della «naturalità»
della condizione omosessuale, prima negli ambienti scientifici poi nell’opinione
pubblica; il coming out di milioni di persone; la diffusione di un sorprendente
movimento globalizzato; l’emersione del fenomeno delle c.d. «famiglie arcobaleno» (decine di migliaia di lesbiche e gay che crescono i loro bambini, col
plauso dell’American Psychiatric Association). Winkler e Strazio ci introducono
cosı̀ a quella che con ottimismo chiamano la «giurisprudenza del coming out»
ricordandoci, con Eleanor Roosvelt, che «nessuno puo` farti sentire inferiore senza
il tuo consenso».
Marco Gattuso
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